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Le dieci chiavi del giardino del re
Ogni riferimento a fatti realmente accaduti o luoghi e/o a persone realmente
esistenti è da ritenersi puramente casuale.
Giovanna Vitaliti
LE DIECI CHIAVI
DEL GIARDINO DEL RE
Romanzo d’avventura
www.booksprintedizioni.it
Copyright © 2017
Giovanna Vitaliti
Tutti i diritti riservati
“A mia madre, che nelle avversità della vita
e nella solitudine di una famiglia spezzata,
mi ha saputo condurre per mano verso la luce della sapienza e della fede;
che da sola ha saputo infondermi il valore di una profonda moralità,
invitandomi a essere gentile e generosa con il mio prossimo;
che nei momenti ostili mi ha insegnato a pregare il Signore con devozione,
chiedendo la protezione Divina nella fermezza e nell’amore.
A mia madre, che senza sosta ha lavorato
per donarmi un’educazione privilegiata;
che ha studiato con costanza per elevare il nostro ceto sociale
e donarmi un presente dignitoso,
per cui ogni giorno ringrazio il Signore
per tanta fortuna e tanta grazia.
A mia madre, che mi ha anteposto a tutto,
ai suoi desideri, alla sua libertà,
alle sue emozioni, alla sua vita;
che per me non ha conosciuto ostacoli impossibili,
che nella sua piccola fattezza nasconde la grandezza di una regina.
A mia madre, perché possa rimanere tra le pagine di questo libro,
come un ricordo immortale.”
“Ecco il mio segreto.
È molto semplice: non si vede bene che col cuore.
L’essenziale è invisibile agli occhi.”
Antoine de Saint-Exupery
“Quando si arriva al futuro,
il nostro compito non è di prevederlo,
ma di consentire che accada.”
Antoine de Saint-Exupery
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Un viaggio da programmare
Stremata dalla mia quotidianità, dalla monotonia del susseguirsi
di giorni sempre uguali a se stessi, decisi di prendere una pausa
dall’incessante scorrere del tempo, di fare un viaggio e tuffarmi
nella conoscenza storica dei castelli medievali europei. A soli
ventotto anni avevo già visitato innumerevoli paesi, dall’Europa
del Nord all’America Centro-Meridionale e all’Australia, sia in
compagnia di amici sia nella più completa solitudine, camminando per le strade d’immense metropoli, immergendomi in
sconfinati orizzonti, desolate pianure, piccole città e resti archeologici alle sommità delle più alte montagne. Adesso, però, ero alla ricerca di un viaggio nel tempo, nella cultura dei regali rinascimentali, nell’arte dei pittoreschi castelli sparsi per l’Europa.
Quel pomeriggio di mezza estate passai in rassegna i numeri
di tutti i miei più cari amici, spiegando loro in maniera concisa e
invitante la mia idea, ma nessuno volle aderire al progetto.
“Mi sa che dovrò partire sola” pensai tristemente. Tuttavia il
richiamo di quel viaggio era di tale intensità che non mi lasciai
sopraffare dalle circostanze. Così mi recai presso la “Dream Travel”, l’agenzia più vicina alla mia abitazione e chiesi informazioni su possibili mete da visitare. Dissi all’impiegata che volevo
viaggiare verso qualche antica capitale Europea, sito di sfarzosi
castelli, o perché no? In quel momento un’idea lampeggiò nella
mia mente e davanti a me, come una sorta di casualità predefinita, scorsi un foglietto di carta arancione che riportava un’offerta
irresistibile: “Tour presso i castelli della Loira e della Scozia a soli
millecinquecento euro, tutto incluso!”
«Fantastico!» esclamai. «È esattamente ciò che cercavo.»
In realtà, dovetti ammettere che il destino fu davvero ancor
più sorprendente. L’impiegata dell’agenzia era una giovane ragazza, di circa ventidue anni, dall’aspetto ordinario, vestiti alla
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moda ed espressione serena. Le avevo mostrato il mio progetto
di viaggio che prevedeva una partenza per la Scozia, per poi proseguire verso la Loira, tornando, infine, nel mio paese natale, ma
la ragazza mi consigliò di visitare prima la Loira, poiché secondo
lei i castelli di quella regione erano più invitanti e sfarzosi e
avrebbero soddisfatto il mio desiderio di immersione culturale in
un tempo rigoglioso e nostalgico.
«Inoltre, la Francia è una nazione affascinante» replicò la ragazza a qualche mia perplessità. «Potresti rivivere storie inconsuete raccontate dalle loro mura», aggiunse e ripose gli occhi sul
suo personal computer per stabilire l’itinerario.
In realtà non avevo mai visitato né le zone dei castelli della
Loira, né quelle delle dimore nobiliari scozzesi, pertanto decisi di
seguire il consiglio, sebbene ciò che potesse sembrare una casualità, in realtà si rivelò una scelta ben pianificata del destino. Probabilmente se i miei amici avessero accettato di intraprendere
questo viaggio, non sarebbe mai accaduta la storia che mi accingo a narrare.
«Signorina, mi scusi, vorrei un’informazione, dove si trova
l’uscita per Parigi?»
21 Agosto 2006, data d’inizio della mia avventura.
All’aeroporto Charles de Gaulle di Parigi avrei trovato la guida turistica che mi avrebbe condotto, con il resto della comitiva, a me
sconosciuta, verso la Loira.
«L’uscita si trova in fondo a questo corridoio, proprio sulla sua
destra. Si sbrighi! L’imbarco sta per terminare!»
«Si, Si. Ha ragione. Vado subito!»
Di corsa mi recai all’uscita d’imbarco, presi posto sull’aereo
verso Parigi e la vacanza ebbe inizio.
«Signore e signori siamo giunti a Charles de Gaulle. Sono le
ore quindici e trenta e la temperatura è di venticinque gradi centigradi. Speriamo che il volo sia stato di vostro gradimento. Il
comandante vi augura una buona permanenza in Francia.»
«Devo essermi addormentata. Queste ore sono passate in fretta.»
Mi ero appena destata dal mio sonno e, con le gambe un po’
intorpidite, presi il mio bagaglio a mano e uscii dal velivolo.
L’aria fresca della Francia sfiorò i miei capelli e, dopo un viaggio
di circa tre ore chiusa in aereo, fu una sensazione gradevole sentire quella tiepida brezza accarezzarmi il volto.
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Mi recai all’interno dell’aeroporto, presi la mia valigia e
all’uscita incontrai un giovane di circa trent’anni che teneva alzato un cartellino con su scritto il mio nome.
«Buongiorno, sono Laura. Dove si va?» salutai così il mio accompagnatore, un po’ imbarazzata, dato il suo piacevole aspetto
e il suo elegante portamento.
«Venga con me, signorina», mi rispose lui con accento francese ed io lo seguii.
Mi condusse verso il pullman che ci avrebbe portati alla Valle
della Loira. Riposi i miei bagagli sul cofano del mezzo di trasporto e occupai un posto tra i sedili anteriori. Accanto a me si sedette una ragazza italiana, mia compaesana, con la quale intrapresi
una piacevole conversazione sulla bellezza del territorio francese.
Sembrava una socievole compagna di viaggio.
«Piacere, io sono Laura. Non conosco nessuno qui, spero di
poter trascorrere una vacanza divertente» così dicendo mi presentai alla sconosciuta.
«Io mi chiamo Marina. Nemmeno io conosco i nostri compagni di avventura. Sono sola qui, però sono contenta di avere incontrato te. Almeno avrò una compagnia della mia stessa provenienza!»
Durante il tragitto in pullman, il paesaggio bucolico scorreva
sotto i nostri occhi: fitti boschi stagliati su distese di prati verdi,
attraversati da fiumi d’acqua limpida, a volte interrotti da qualche paesino francese, si susseguivano armonicamente ed io osservavo affascinata quel quadro di beatitudine naturale, quando,
dopo qualche ora di viaggio, giungemmo nella Valle della Loira.
«Il castello dove alloggerete è la dimora di Ambiose» iniziò così a parlare la nostra guida turistica. «La dimora si trova nei
pressi della località omonima di Amboise. Il castello era originariamente di proprietà del re Carlo VIII della casata dei Valois
che, sulle rudimentali fortificazioni della dimora, costruite nel
XIII secolo, fece erigere le prime mura, durante gli anni del suo
prosperoso regno. Carlo VIII era nato e cresciuto ad Amboise e si
rivelò un sovrano profondamente legato alla sua terra e al suo
popolo.
Come potrete ammirare al nostro arrivo, la Cappella SaintHubert, sita all’esterno del corpo principale del castello, è costruita in stile gotico flamboyant e adornata da scene di caccia
(Saint-Hubert è il patrono dei cacciatori). La cappella contiene la
tomba di Leonardo da Vinci, orgoglio della vostra Italia!
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All’interno del castello potete trovare due ale: l’ala Luigi XII, in
stile rinascimentale, che ospita appartamenti risalenti al XIX secolo; l’ala detta di Carlo VIII, anch’essa in stile gotico flamboyant,
in cui sono siti gli appartamenti del Re e della Regina. Tuttavia
quest’ultima ala in atto è inaccessibile.»
La guida improvvisamente si fece scura in viso, i suoi occhi
s’incupirono, come se fosse preoccupato di qualche pericolo imminente, sebbene dopo una breve pausa riprese a parlare in un
tono flebile, con voce grave.
«Si dice che Carlo VIII sia morto a soli ventisette anni, dopo
aver sbattuto violentemente la testa su un architrave del castello
e quindi, cadendo da cavallo, subì un secondo trauma cranico in
sede occipitale. Tuttavia la veridicità di tale vicenda è stata messa in dubbio dagli storiografi di tutti i tempi, poiché in punto di
morte, disteso sull’asfalto, Carlo VIII disse al fedele scudiero le
seguenti parole: “Il mondo ruota spinto dall’amore, un sentimento
intenso, vero ed eterno che ti conduce alla dolce follia ed alla morte.
Con questo desiderio, tormento della mia anima, traggo il mio ultimo anelito”.
Non si conoscono né il reale significato di quella frase, né il
mistero che si cela attorno a quella vicenda, sebbene sembri che
la vita di Carlo VIII potesse essere costellata da strani intrighi.»
«Scusi, signor Flambert» interruppi con curiosità. «Perché
l’ala di Carlo VIII non è accessibile alle visite?»
«Chiamami semplicemente Luis», rispose la guida con aria
sobria. «Beh, in verità non posso rispondere a questa domanda,
perché… ehm, non lo so, mi dispiace!» La guida assunse
un’espressione ancor più cupa. Ero sicura che stesse nascondendo qualcosa, ma, poiché Luis non continuò il discorso e si sedette silenzioso, io non volli aggiungere altro. Avevo la sensazione
che il castello celasse dei misteri reconditi, di cui la guida era in
parte a conoscenza ed io fui pervasa dal forte impulso di scoprire
quali fossero.
Cominciò a piovere, una pioggerellina leggera, ma il cielo era
pieno di nuvole grigie da cui si preparava un temporale. Finalmente potemmo scorgere all’orizzonte il castello di Amboise che
si ergeva imponente davanti ai nostri occhi. Un ampio percorso,
che suddivideva la verde pianura, ci accoglieva verso il candido
edificio, la cui immagine si rifletteva sulle acque limpide del suo
lago.
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