St Nicholas News 22 - Centro Studi Nicolaiani

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St Nicholas News 22 - Centro Studi Nicolaiani
St Nicholas News
22
From Fr. Gerardo Cioffari, o.p. director of the Centro Studi Nicolaiani
22
October 16, 2
15 marzo, 2014
Foglio inviato gratis agli amici di S. Nicola
sparsi per tutto nel mondo
Da P. Gerardo Cioffari, o.p.,
direttore del
Centro Studi Nicolaiani di Bari (Italy)
[email protected]
SAN NICOLA NELL’ARTE
..LL
61
DEL
BEATO ANGELICO
TRITTICO DI PERUGIA. 1438
Al centro: Vergine col Bambino; a sinistra: San Domenico e San Nicola; a destra: San
Giovanni Battista e Santa Caterina. I tre riquadri della predella presentano sette
episodi della vita di San Nicola. L’opera si trova alla Galleria Nazionale di Perugia, ad
eccezione di due riquadri della Predella che si trovano alla Pinacoteca Vaticana.
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IL BEATO
ANGELICO
Il Beato Angelico nacque a Vicchio del
Mugello intorno al 1395. La data di nascita
è molto controversa. Alcuni, come Tito
Centi mantiene il 1387, altri, come W. Cohn
e St. Orlandi la portano al 1401. Certo è che
l’Angelico il 31 ottobre 1417 si recava nella
chiesa di Santa Maria del Carmine a Firenze
per chiedere l’iscrizione alla Compagnia
di S. Niccolò di Bari, che era stata
fondata nel 1334, ed era spiritualmente
curata dai Padri Carmelitani.
Presunto ritratto del Beato Angelico
di Luca Signorelli. Particolare della
“Caduta dell’Anticristo”, nel Duomo
di Orvieto (1501 circa).
Nel documento di iscrizione (ASF,
Compagnie, n. 1549, , f. 18r, n. 507, edito da Werner
Cohn, Il Beato Angelico e Battista Sanguigni, in
“Rivista d’Arte”, vol. 30, L. S. Olschki, Firenze 1955,
pp. 207-216, in particolare doc. I, p. 210-211)
Chiesa del Carmine a Firenze, dove
il Beato Angelico nel 1417 si iscrisse
alla Compagnia di San Niccolò,
costituita soprattutto da pittori.
A presentarlo e raccomandarlo era stato il
pittore miniaturista Battista di Biagio
Sanguigni, che vi era entrato due anni
prima.
compare col suo vero nome: Frate Guido
di Piero dipintore del popolo di santo
Michele Bisdomini fu ricevuto nella nostra
Compagnia addì 31 ottobre 1417, menato
per Battista di Biagio nostro fratello al
tempo dei nostri rettori Christoforo di
Lotto, Donato di Aldobrando, Niccolò di
Arrigo. Feciesi frate di santo Domenico.
La Compagnia aveva iscritto tra i suoi
fratelli anche il card. Giovanni Dominici,
il grande continuatore della riforma
propugnata dal Beato Raimondo da Capua.
Il suddetto cardinale, infatti, aveva
patrocinato l’ottenimento di particolari
indulgenze per la Compagnia stessa (ASF,
Compagnie, cit., f. 15v) ed era stato ricevuto
nella Compagnia il 29 luglio 1407.
Naturalmente
tutti
gli
studiosi
domenicani (I. Taurisano, T. Centi, S.
Orlandi, E. Marino, V. Alce), considerando
che il Dominici fu il fondatore del convento
di S. Domenico di Fiesole e che più tardi
Guido di Piero sarebbe entrato in quel
convento, tendono a stabilire un rapporto
diretto tra il pittore e il cardinale
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riformatore, quasi una certa figliolanza
spirituale.
La prima formazione artistica le
ricevette a Firenze, ove si dedicò alla
miniatura. I primi dipinti sono perduti, e
l’opera più antica pervenutaci è la pala di
Fiesole (1425), realizzata nella Chiesa di
San Domenico, ove era entrato tra i frati
domenicani osservanziali nel 1421 col
nome di fra Giovanni. Al 1428, anno in cui
ricevette l’ordinazione sacerdotale,
risale il Trittico di San Pietro Martire
commissionato dalle suore di San Pietro
Martire a Firenze.
Nonostante
appartenesse
alla
congregazione osservanziale e vivesse
un’intensa vita religiosa a San Domenico
di Fiesole, gli anni trenta di quel secolo lo
videro pittore affermato e i superiori gli
permisero di inserirsi nel mondo degli
artisti laici. Ad esempio nel 1434 fu
chiamato insieme al pittore Rossello di
Jacopo Franchi per una valutazione di un
dipinto realizzato da Bicci di Lorenzo e
Stefano d’Antonio per San Niccolò
d’Oltrarno.
Firenze. San Niccolò d’Oltrarno,
oggi
Fu in questi anni che realizzò alcune delle sue
famose Annunciazioni.
Luce e oro sono i mezzi impiegati
dal Beato Angelico per comunicare un senso di
misticismo. Qui: Pala dell’Annunciazione.
Cortona. Museo Diocesano.
Poi, nel 1438, essendo terminato il
convento di San Marco a Firenze (voluto da
Cosimo dei Medici), anch’egli vi si trasferì
con la comunità osservanziale, mentre
conventuale rimaneva la comunità di Santa
Maria Novella, che nel 1438-1439 ospitò
il Concilio di Firenze. Notevoli opere di
questo periodo furono la crocifissione, con
San Domenico ai piedi della croce, e in San
Marco la Trasfigurazione. Il mondo dell’arte
non esauriva comunque tutta la sua attività,
trovandolo vicario del priore a Fiesole negli
anni trenta ed economo (“sindicho”) a San
Marco di Firenze nel 1443.
In quest’ultimo convento eseguì un gran
numero di affreschi, che però gli studiosi
(proprio per la quantità in rapporto al
tempo impiegato) non li attribuiscono tutti
alla sua mano, ma anche a quella di suoi
allievi, come Benozzo Gozzoli. Questi
affreschi segnano la fase matura della sua
arte, in cui evita ogni eccesso nelle
decorazioni per concentrarsi maggiormente
sulle figure che vengono realizzate con una
maggiore rigorosità formale, secondo i
canoni del Masaccio. Tuttavia è la luce, che
qualcuno ha definito metafisica, a dare
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ancora una volta un qualcosa di veramente
personale al risultato artistico.
A farla da protagoniste sono le figure
storiche dell’Ordine domenicano.
Niccolò V. Certo è che morì in questa città
il 18 febbraio del 1455.
Fu sepolto nella Basilica domenicana di
Santa Maria sopra Minerva.
Sul suo sarcofago fu inciso:
Hic iacet Venerabilis pictor Frater Johannes
de Florentia Ordinis Praedicatorum (Qui
riposa il venerabile pittore Fra Giovanni di
Firenze dell’Ordine dei Predicatori).
In latino continua: Non mi si dia lode come ad
un secondo Apelle, ma per aver dato ai tuoi, o
Cristo, tutti i miei guadagni. Alcune opere
resteranno sulla terra, altre nel cielo. A me
Giovanni i natali li ha dati la città che è il
fiore dell’Etruria.
Incoronazione della Vergine.
Firenze. Uffizi (particolare).
Essendo stato chiamato a Roma dal
papa Eugenio IV, tra il 1446 e il 1447
soggiornò a Santa Maria sopra Minerva.
Alcuni degli affreschi realizzati in San
Pietro andarono poi distrutti all’epoca di
Giulio II. Mentre si conservano gli
affreschi della cappella Niccolina voluti dal
papa Niccolò V, eletto dopo la morte di
Eugenio IV (23 febbraio 1447), per i quali
ebbe ancora una volta l’aiuto di Benozzo
Gozzoli.
Nel 1447 per alcuni mesi il suo gruppo
lavorò ad Orvieto, quindi tornato a Roma
completò la Cappella Niccolina nel
1448. Nel 1449 lavorò ancora per il papa,
poi nel 1450 fece ritorno a Firenze, ove fu
ben presto eletto priore a San Domenico
di Fiesole.
Non è molto chiaro il motivo del suo
ritorno a Roma tra il 1453 e il 1454, anche
se si suppone un rinnovato invito del papa
Guido di Piero, divenuto fra Giovanni da
Fiesole, è passato alla storia come Beato
Angelico, come lo aveva chiamato anche il
Vasari. Fu beatificato e dichiarato patrono
degli artisti da papa Giovanni Paolo II il 3
ottobre del 1982.
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L’ANGELICO
E
SAN NICOLA
L’incontro dell’Angelico con San Nicola
avvenne abbastanza presto a motivo del
fatto che la confraternita o Compagnia
dei pittori aveva come patrono san
Nicola di Bari.
Successivamente, però, ebbe occasione
di dipingere non solo il Santo ma anche vari
episodi della sua vita. La più antica
raffigurazione sembra l’immagine che
alcuni studiosi hanno collegato alla pala di
Fiesole.
San Nicola della
Pala di Fiesole.
Pilastri:
S. Marco e
San Matteo,
entrambi a
Chantilly, Musée
Condé.
San Nicola e
San Michele,
entrambi già a
Sheffield,
collezione rev.
Hawkins-Jones.
che, in primo piano, assiste alla celebre
Incoronazione della Vergine. Trattasi
della famosa Pala del Louvre del 1430
circa. L’identificazione è certa a motivo
delle tre sfere ai suoi piedi.
Pala di Fiesole, 1430
Questa prima immagine di San Nicola non
si trova nel riquadro centrale della pala, ma
era una delle quattro raffigurate sui pilastri
smembrati.
Fu Pope Hennessy a metterla in
relazione con la pala suddetta. Una scritta
sul retro dei dipinti ne favorì
l’identificazione.
Una seconda raffigurazione, sia pure
quasi di spalle è quella del santo vescovo
Pala del Louvre, 1430.
Il Poggi e il Douglas-De Nicola attribuirono
all’Angelico anche la Crocifissione con
San
Nicola
e
San
Francesco,
recentemente restaurata. Il dipinto su tavola
sagomata si conserva nella chiesa di S.
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Niccolò del Ceppo, a Firenze (una chiesa
che, come già quella del Carmine, ospitava
una Compagnia di San Niccolò).
Altri ritengono che non sia della mano
dell’Angelico, ma della sua bottega.
Firenze. San Niccolò del Ceppo, interno.
Crocifissione,
con San Nicola e san Francesco
in San Niccolò del Ceppo a Firenze.
Apparteneva un tempo alla cappella
Strozzi nella sagrestia della chiesa suddetta
che, costruita verso il 1420, fu decorata
prima da Lorenzo Monaco e alla sua
morte (1425) dal Beato Angelico. La
predella con storie di Sant’Onofrio e di San
Nicola, che oggi si trova nella Galleria
dell’Accademia, fu commissionata da Palla
Strozzi, e non sembra che il Beato Angelico
vi abbia messo mano.
San Niccolò del Ceppo, Firenze
Va menzionata poi la pala di Santa
Trinità, chiamata così per il luogo di
provenienza. La pala stessa, infatti, fu
successivamente portata all’Accademia, e
quindi al Museo di San Marco, ove si trova
ancora oggi.
Miracolo di San Nicola di Lorenzo
Monaco. Predella della Pala di santa
Trinità, continuata e terminata dal
Beato Angelico.
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IL
TRITTICO
DI PERUGIA
Il Trittico di Perugia è una grande
pala d’altare eseguita dal Beato Angelico nel
1437 per la cappella di San Nicola nella
chiesa di San Domenico di Perugia. A
commissionare l’opera sembra che sia stato
il vescovo Guidalotti, al patronato della cui
famiglia apparteneva la cappella.
Nell’Ottocento la pala fu scomposta e
trasferita nella cappella di Sant’Orsola,
nella stessa chiesa. Nel 1901 il Weisbach
avanzò l’ipotesi che autore della predella
fosse il Pesellino. La sua tesi fu accolta dalla
Ma la maggior parte della critica
attribuisce tutti e tre gli scomparti al Beato
Angelico. Il primo scomparto, di cm 34
x 60 è custodito alla Pinacoteca Vaticana. In
occasione della pulitura del 1955 venne
asportata una fascia di 3 cm sul lato destro.
Sulla sinistra si vede la Nascita di San
Nicola, al centro l’Ascolto della parola di
Dio, e la Dote alle fanciulle povere.
Predella del Trittico di Perugia con storie di San Nicola. Da sinistra a destra: 1. Nascita del Santo;
ascolto della parola di Dio; dote alle tre fanciulle; 2. Miracolo delle navi granarie; 3. Salva tre
innocenti dalla decapitazione; morte del Santo.
Collobi Ragghianti nel 1955. Il Berti nel 1967
aveva parlato del portoghese Giovanni
Consalvo.
Il riquadro centrale raffigura il celebre
episodio delle navi granarie, nel quale
san Nicola convince il capitano di una nave
(non il messaggero dell’imperatore, come
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spesso si scrive) a lasciare un quantitativo a
Mira, ove c’è la carestia. Sullo sfondo a
destra San Nicola interviene a salvare un
veliero.
Di cm 34 x 60 è conservato ugualmente
nella Pinacoteca Vaticana.
Il terzo scomparto, delle stesse
dimensioni, è conservato alla Galleria
Nazionale dell’Umbria. Esso raffigura sulla
sinistra l’intervento a favore di tre
condannati alla decapitazione, mentre sulla
destra è rappresentata la morte del Santo.
Il giovane ascolta la Parola di Dio
Ecco i tre episodi del primo scomparto:
Nascita di San Nicola
Nicola di notte getta gruzzoli di monete
d’oro nella casa delle fanciulle povere
permettendo loro un decoroso matrimonio.
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Questi sono invece i due episodi del
secondo scamparto della predella, cioè
quello centrale.
Il primo si riferisce alle navi granarie che
approdarono ad Andriake mentre Mira
stava soffrendo una grave carestia. San
Nicola riesce a convincere il capitano a
scaricarne una parte a Mira. Il miracolo è
costituito dal fatto che, quando fu poi
pesato dai controllori a Costantinopoli il
peso risultava quello registrato ad
Alessandria. Il miracolo avrà una notevole
diffusione nel mondo mercantile.
Il secondo miracolo è quello dei naviganti
che stanno per affondare, e che Nicola
accorre a salvarli.
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Il terzo ed ultimo scomparto presenta
l’episodio storicamente meglio fondato, la
Praxis de stratelatis.
San Nicola sta parlando con il generale
Nepoziano e altri due ufficiali per fare
calmare i soldati che nel porto di Andriake
hanno provocato disordini. All’improvviso
accorrono a lui dei cittadini che lo
informano di tre innocenti che stanno per
essere decapitati, a motivo di una sentenza
del
corrotto
governatore
Eustazio.
Nonostante l’età si affretta sul luogo delle
decapitazioni, e salva i tre innocenti.
Il secondo episodio è la morte del Santo,
della quale non si conosce la data, ma che
dovrebbe aggirarsi al 336 o 337.
Nonostante la vivacità dei colori, il Beato Angelico presenta un San Nicola
secondo l’immagine medioevale occidentale, vale a dire come un vescovo
sollecito verso il gregge che Dio gli ha affidato. Per cui si può dire che il
realismo prevalga, come ad esempio negli uomini che scaricano il grano, nello
scatto di Nicola per fermare il carnefice, nel pianto di chi lo vede moribondo e
nello storpio a fianco al suo letto. Inoltre, nelle raffigurazioni di san Nicola
molto presente è la prospettiva architettonica. Tutte le scene sono inserite in
una cornice fortemente prospettica, tra case e paesaggi.
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SALUTI DA BARI
A TUTTI GLI AMICI
DI SAN NICOLA
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