La maggior sfida oceanica in due 55

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La maggior sfida oceanica in due 55
La maggior
sfida oceanica
in due
Barcelona World Race
2014/2015
La maggior sfida oceanica in due 55
“Partecipare alla Barcelona World Race
è un privilegio, un’avventura e una sfida
enorme. Una grande lezione per la vita.”
Jean-Pierre Dick
UNA GRANDE SFIDA
© Yvan Zedda
D
24.000 miglia in due, senza scali, senza assistenza
La maggior sfida oceanica in due
e in condizioni estreme
ue membri d’equipaggio, una barca e 24.000 miglia attraverso i
tre grandi oceani del mondo. Il 31 dicembre inizierà a Barcellona
ila più grande sfida che la navigazione a vela in due possa presentare: fare il giro del mondo senza scali e senza assistenza.
Il semplice fatto di navigare per più di 24.000 miglia senza soste
è già una sfida in sé. In due, la sfida si moltiplica. A bordo di una
barca di 18 metri di lunghezza non vi è possibilità di fuga. Si devono condividere le allegrie ma anche i momenti di stress. Si deve
imparare a gestire le proprie emozioni ed a sopravvivere ai momenti
buoni e cattivi, sia propri sia degli altri.
E lo si deve fare in un ambiente dove non c’è posto per le comodità. A bordo delle IMOCA 60, i naviganti devono essere totalmente
autosufficienti. Cibo in bustine, brande per dormire e pochi cambi
d’abbigliamento per tre mesi di navigazione continua. Dipendono
assolutamente da loro stessi e dalla loro imbarcazione in un percorso che attraversa le latitudini più inospitali della Terra.
Inoltre, affronteranno le condizioni più dure che la natura possa
riservare. Dalle disperanti calme equatoriali ed il soffocante caldo
dei tropici al freddo più intenso ed il pericolo dei ghiacci. Nel
Grande Sud, le burrasche si susseguono, le terribili onde piramidali
minacciano continuamente barche ed equipaggi e l’umidità penetra
fin dentro le ossa. Le condizioni sfiancanti non danno tregua né al
corpo né alla mente. La Barcelona World Race è una delle maggiori
prove di resistenza fisica e psicologica del pianeta.
E se tutto ciò non fosse sufficiente, è una regata, ossia una
competizione nella quale tutti partecipano per vincere. Guidano la
barca al limite, cercano sempre la massima velocità. Le IMOCA 60
sono bolidi ad alta tecnologia nei quali tutto è pensato per andare
al cento per cento. E, in due, il ritmo sportivo è più intenso che mai.
Tre mesi di navigazione estrema senza soste.
Per questo la Barcelona World Race, che forma parte del
Campionato del Mondo IMOCA Ocean Masters, è un gesto sportivo, umano e tecnologico senza paragoni. In due, senza scali, al
limite ed in condizioni estreme. Questo è il bello della Barcelona
World Race e la ragione del magnetismo che esercita sui migliori
naviganti del mondo, siano specialisti di regate in solitario sia di
quelle con equipaggio.
La maggior sfida oceanica in due
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© Guilian Grenier
Prodotto da
Distribuito da
SOMMARIO
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La maggior sfida oceanica in due
6 16 navigatori e un sogno
22 Con le stesse armi?
32 Una coppia senza possibilità di fuga
42 Uniti via satellite
8 La barca e il percorso
24 E se tutto va male?
34 Dieta: l’importante è il sapore
44 Due regate per la storia
10 Gli equipaggi
26 Lavorare a quattro mani
36 Telemedicina: copertura illimitata
48 Programma scientifico
18 Vivere all’interno di una lavatrice
28 Soli e in compagnia
38 Meteorologia: la chiave della strategia
50 Programma educativo
20 Una regata di resistenza
30 E questa gente come dorme?
40 Il tavolo da carteggio: il terzo membro dell’equipaggio
52 The Game
BARCELONA WORLD RACE MAGAZINE. Direzione: Neus Jordi · Coordinamento editoriale: German de Soler · Foto copertina: © Michèle Paret · Fotografia: archivio Barcelona World Race · Traduzione:
Paolo Petrolillo - Mallol Traductors Associats · Art direction e impaginazione: Cèlia Mínguez · Pubblicità: Barcelona World Race · Edito dalla Barcelona World Race in collaborazione con il
Campionato del Mondo IMOCA Ocean Masters · Prodotto da La Factoría Náutica · Stampato da Litografía Rosés S.A. FUNDACIÓ NAVEGACIÓ OCEÀNICA BARCELONA. Edifici Consorci el Far,
c/ Escar, 6-8 · 08039 Barcellona · Tel: +34 93 557 9700 · Fax: +34 93 557 9701 · [email protected]
Programma completo e maggiori informazioni:
www.barcelonaworldrace.org
La maggior sfida oceanica in due
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16 NAVIGATORI E UN SOGNO
6
Vincere
la Barcelona World Race
“Sedici velisti, otto barche, 24.000 miglia di regata intorno al
mondo, zero scali. Fare Vela sarà sempre con voi.”
Michele Tognozzi, direttore de Fare Vela
“The Barcelona World Race
is an epic test of endurance
and a great illustration of
collaboration and trust
between the two sailors
on each yacht. It will be
compelling to follow.”
Gerard Marín
Conrad
Colman
Alex Thomson
Pepe Ribes
La maggior sfida oceanica in due
Nandor Fa
Dídac Costa
Aleix Gelabert
José Muñoz
Jörg Riechers
Anna Corbella
Guillermo Altadill
Fotomontaggio: © Jorge Andreu
Elaine Bunting, direttrice di Yachting World
“La Barcelona World Race è una prova mitica di
resistenza e un grande esempio di collaborazione
e di fiducia tra i due marinai di ogni barca. Sarà
emozionante seguirla.”
“La Barcelona World Race,
c’est le Vendée Globe à
deux... et donc la plus belle
course du monde!”
Didier Ravon, capo redattore de Voiles et Voiliers
“La Barcelona World Race è la Vendée Globe a
due... e quindi è la regata più bella del mondo.”
Sébastien
Audigane
Bernard Stamm
Bruno García
Willy García
Jean Le Cam
“De entre todos los valores
humanos que encarna la
Barcelona World Race, el más
fascinante es la capacidad
de estos navegantes para
enfrentarse a lo imprevisible.”
Germán de Soler,
direttore di Náutica y Yates Magazine
“Tra tutti i valori umani che incarna la Barcelona
World Race, il più affascinante è la capacità di
questi regatisti di affrontare l’imprevisto.”
“Es ist eine der
härtesten Prüfungen für
Profisegler. Wir werden
jede Stunde des Rennens
verfolgen, jeden Tag.”
Jochen Rieker, capo redattore di Yacht
“È una delle prove più dure per i velisti professionisti.
Seguiremo ogni ora della regata, giorno per giorno.”
La maggior sfida oceanica in due
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LA BARCA
IL PERCORSO
UN VESTITO SU MISURA
Bompresso
U
guali ma diverse. Ogni IMOCA 60 è realizzata su misura per un progetto specifico.
Dall’architettura all’ingegneria, passando dalla configurazione del pozzetto di
manovra o l’interno, ogni veliero è differente; ciò nonostante, tutti adempiono alle
norme essenziali della classe IMOCA, che prevedono delle misure massime: lunghezza
fuoritutto di 60 piedi (18,29 metri), 4,5 metri di pescaggio e 29 d’altezza dell’albero
sulla linea di galleggiamento. A partire da queste misure, e nel rispetto delle complesse
norme di stabilità, ogni designer è libero di concepire la barca secondo le richieste di
chi la piloterà.
L’obiettivo del design è quello di ottenere la migliore relazione tra velocità, stabilità e
sicurezza. E per farlo è essenziale la tecnologia: nella costruzione di queste barche si
usano i materiali più leggeri e resistenti che esistono, come la fibra di carbonio o il kevlar.
Ma non tutti gli equipaggi hanno la fortuna di poter contare con una barca nuova
per ogni regata. Un’IMOCA 60 ha una lunga vita e non sono poche le squadre
che parteciperanno alla Barcelona World Race con imbarcazioni veterane, con vari
giri del mondo sulle spalle, ma riviste dalla punta dell’albero fino alla chiglia, quindi
adattate, modificate e dotate delle ultime novità per poter continuare a perseguire la
finalità per la quale furono create: riportare i naviganti a casa dopo aver fatto il giro
del mondo in regata.
COSÌ È UN IMOCA 60
I
Tavola di
carteggio con
sedile cucceta
Crash box
Verricello
centrale di
manovra
Portelli stagni
PARATIE STAGNE: assicurano che l’imbarcazione
sia inaffondabile. A prua è situata la cosiddetta crash
box, o scatola di collisione, ripiena di spuma, che si
può distruggere in caso di collisione contro un oggetto
galleggiante.
LAME DI DERIVA: sui lati, dritti o curvi, si alzano e si
abbassano come delle sciabole. Alcune hanno anche
delle orzate verticali a prua.
DUE PALE DEL TIMONE: con trasmissione mediante
ruota o barra, possono essere fisse o mobili in verticale.
La maggior sfida oceanica in due
La Barcelona World Race fa il giro del mondo da ovest a est, con partenza
ed arrivo a Barcellona, seguendo la cosiddetta “rotta dei tre capi” attraverso
l’Atlantico, l’Indiano e il Pacifico, doppiando i capi di Buona Speranza, Leeuwin e
Horn a babordo (sinistra) e circumnavigando il continente antartico a tribordo.
Casse di zavorra di prua
Zavorra delle vele
Boccaporto
d’emergenza
Chiglia pivotante
Zattera
Pale dei timoni
8
partecipanti percorreranno circa 24.000 miglia nautiche (44.448 kilometri) e sono
obbligati a rispettare la zona d’esclusione, che si stabilisce nelle latitudini più
australi in funzione della posizione dei ghiacci galleggianti della banchisa antartica,
onde limitare la discesa dei velieri e minimizzare gli eventuali rischi di collisione o di
rimanere al di fuori della portata dei servizi di soccorso.
È permesso un massimo di tre scali tecnici di un minimo di 24 ore per riparazioni
o emergenze mediche, qualora siano indispensabili per portare a termine il
percorso con sicurezza.
I vincitori della prima edizione (2007/08), Jean-Pierre Dick e Damian Foxall, a
bordo del Paprec Virbac 2, impiegarono 92 giorni, 9 ore, 49 minuti e 49 secondi,
ad una media di 11,13 nodi, per completare il percorso. Nella seconda edizione
(2010/11), Jean-Pierre Dick bissò il trionfo, navigando con Loïck Peyron sul
Virbac-Paprec 3, con un tempo de 93 giorni, 22 ore, 20 minuti e 36 secondi (un
giorno e 13 ore più della precedente edizione).
Paratie stagne
CASSE DI ZAVORRA: si possono riempire con un
massimo di cinque tonnellate d’acqua, che spostano
nelle virate o in funzione delle necessità. È la zavorra
mobile.
CHIGLIE PIVOTANTI: possono oscillare fino a 40º su
ogni lato con l’aiuto di un pistone idraulico che muove le
3,5 tonnellate di peso del bulbo.
TRE MESI INTORNO AL
MONDO
Bulbo
Casse di zavorra
centrali e di poppa
Pistone
elettro-idraulico
Lame di deriva
Un’IMOCA 60 pesa
normalmente tra 8 e 9
tonnellate. Un veliero da
crociera con la stessa
dimensione ne peserebbe 20
La maggior sfida oceanica in due
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GLI EQUIPAGGI
“Una regata a
due è soprattutto
un’avventura
umana.”
Jean Le Cam
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© Andrés Soriano/Neutrogena
Sportivi,
navigatori,
sognatori…?
© Guilian Grenier
S’imbarcano per fare il giro del mondo. Può sembrare
abbastanza poetico, ma probabilmente è una delle
decisioni meno idilliche che si possano adottare in
questa vita. Perché la circumnavigazione del globo
nella Barcelona World Race è dura, molto dura; i pochi
eletti che ci riescono, vivono dei momenti straordinari,
indimenticabili: per quanto sono magnifici, ma anche
perché possono essere particolarmente terribili.
APPASSIONATI DEI GRANDI ORIZZONTI
C
hi sono quegli esseri umani
che mettono a rischio la loro
vita per immergersi in una natura
estrema, assolutamente vergine,
per aprirsi un cammino attraverso
degli oceani selvaggi, per quello
che alcuni considerano il sogno
della loro vita? E come scelgono i
loro compagni, nei riguardi dei quali
devono avere una fiducia cieca fino
al punto di mettere la loro propria
vita nelle loro mani? Per alcuni, si
tratta di autentici eroi; altri diranno
che sono degli avventurieri; e ci sarà
anche chi li consideri semplicemente
dei professionisti che non fanno
altro che svolgere il loro lavoro.
Nella flotta di un giro del mondo
a due si riuniscono molti di questi
caratteri diversi, opposti e addirittura
incompatibili.
Ma condividono un denominatore
comune: la passione per i grandi
orizzonti oceanici, la disposizione ad
esplorare i propri limiti e la volontà di
arrivare sempre più lontano.
La maggior sfida oceanica in due 11
Esperti del Grande Sud
© @GAES Centros Auditivos
Thomson sono specialisti nelle regate in solitario.
Per loro la convivenza può diventare più difficile, sebbene Thomson già sia a conoscenza di
cosa significhi navigare con un solo compagno
per più di tre mesi: arrivò al secondo posto nella
prima edizione della Barcelona World Race insieme
all’australiano Andrew Cape.
Le Cam e Stamm non nascondono che il tema
della convivenza è sempre una grande incognita. Il francese ha dichiarato a questo riguardo:
“Personalmente non ho esperienza in proposito per
un tipo di regata di così lunga durata. La mia ultima
Barcelona World Race si concluse a Capo Verde,
con la rottura dell’albero. Sarà la nostra prima esperienza comune con Bernard, ma mi sento ottimista”.
© B.Stichelbaut
iù della metà dei partecipanti sanno cosa significa
circumnavigare il pianeta senza scali, attraversando il Grande Sud, doppiando il mitico Capo Horn,
simbolo della durezza estrema degli oceani australi.
Alcuni hanno addirittura superato la punta meridionale dell’America in sei occasioni.
È il caso di Guillermo Altadill, per esempio, il
velista spagnolo con più miglia navigate in competizioni oceaniche e che ha ben sei giri del mondo nel
suo palmarès. Simile al suo è il caso del francese
Jean Le Cam, lo svizzero Bernard Stamm, il britannico Alex Thomson e lo spagnolo Pepe Ribes.
Con alcune differenze.
Mentre Altadill e Ribes hanno navigato quasi
sempre con equipaggi numerosi, Le Cam, Stamm e
HUGO BOSS
© J. Andreu
© Hugo Boss
Pepe Ribes
Benissa (Spagna),
43 anni
Vincitore della New York-Barcellona 2014, ha partecipato a quattro Volvo Ocean Race. È giunto quarto
nella Barcelona World Race del 2010 ed è in possesso del record della New York-Barcellona ottenuto nel 2010 e quello della Ruta del Descubrimiento.
Ha partecipato tre volte alla Coppa America.
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GAES CENTROS AUDITIVOS
NEUTROGENA
Alex Thomson
Bangor (Gran Bretagna),
40 anni
Vincitore del giro del mondo nella Clipper Race del 1998, è
arrivato secondo nella Barcelona World Race del 2007, nel
corso della quale ha battuto il record di distanza percorsa
in 24 ore, ed è giunto terzo nella Vendée Globe del 2012.
Un’appendicite gli ha impedito di partecipare alla scorsa
edizione. È in possesso del record dell’Atlantico in solitario.
Guillermo Altadill
Barcellona (Spagna),
52 anni
Altadill è lo spagnolo con più giri del mondo nel suo
bagaglio: sei. È in possesso di due record del giro del
mondo e di altri due di velocità in 24 ore. È stato allenatore olimpionico in cinque occasioni, ha partecipato
alla Coppa America ed ha vinto per due volte la SydneyHobart. Nel 2007 si è ritirato dalla Barcelona World Race.
José Muñoz
Algarrobo (Chile),
42 anni
Muñoz è il cileno con più esperienza in regate oceaniche. Spicca il suo secondo posto al
giro del mondo in due Portimao Global Ocean
Race in Open 40 nel 2008 e le sue due partecipazioni alla Fastnet. È il primo cileno che
partecipa a regate della classe IMOCA.
Gerard Marín
L’Escala (Spagna),
32 anni
È stato campione del mondo nel 2012 e due volte vicecampione del mondo nel 2002 e nel 2011 nella classe
Europa. È arrivato quarto nella Mini-Transat del 2007 in
barche di serie e 21º nell’edizione del 2009 per prototipi.
Nell’edizione 2010-2011 della Barcelona World Race è
arrivato ottavo, in squadra con Ludovic Aglaor.
© J. Andreu
CHI SONO?
© Mireia Perelló
P
Un caso speciale è quello di Anna Corbella e Gerard Marín, che a bordo del GAES Centros
Auditivos sarà l’unico equipaggio misto in questa edizione. Hanno in comune un’esperienza
simile: entrambi vengono dalla vela leggera —Anna Corbella è stata preolimpionica del
470 e Gerard Marín è stato campione del mondo della classe Europa — e di navigazione
in solitario nella classe Mini, ed entrambi hanno un giro del mondo nel loro bagaglio: la
Barcelona World Race di quattro anni fa.
© B.Stichelbaut
In una regata come la Barcelona World Race vi sono membri dell’equipaggio che hanno alle spalle già mezza
dozzina di giri del mondo, ed altri che affrontano per la prima volta una sfida di questa grandezza. Per i primi,
sebbene non vi siano due circumnavigazioni uguali, la Barcelona World Race può essere solo uno dei tanti obiettivi
della loro carriera sportiva. Per i secondi, è un’opportunità unica per veder avverato il sogno della loro vita.
Un equipaggio misto e ben sperimentato
Anna Corbella
Barcellona (Spagna),
38 anni
Laureata in veterinaria, è la prima e unica spagnola che ha fatto il giro del mondo senza scali ed
anche la prima donna che ha completato un giro
del mondo a due in un equipaggio femminile nella
scorsa edizione, con Dee Caffari. È stata la prima
donna a partecipare alla Mini-Transat nel 2009.
Bruno García
Barcellona (Spagna),
47 anni
Bruno García ha due grandi passioni: la medicina e la vela.
La prima è il suo lavoro – è cardiologo – e la seconda, il
suo hobby. Dopo aver rotto l’albero nella scorsa Barcelona
World Race, ora cerca di nuovo di avverare il sogno della
sua vita: fare il giro del mondo. E lo fa con il suo grande
compagno di navigazioni oceaniche, suo fratello Willy.
Willy García
Barcellona (Spagna),
42 anni
Questo impiegato barcellonese ha
già cinque regate transatlantiche nel
suo palmarès. È arrivato nono nella
Mini-Transat del 2003, e prima aveva
partecipato anche alla AG2R del 1994
con suo fratello Bruno.
La maggior sfida oceanica in due 13
Una regata iniziatica
La vittoria non è tutto
Per Dídac Costa, Pompiere di professione, e Aleix Gelabert, architetto, questo è
il primo giro del mondo e lo faranno sulla più veterana di tutte le barche: la One
Planet, One Ocean & Pharmaton. Non partecipano alla regata esclusivamente per
vincere, bensì per affrontare una sfida estrema ben diversa: “Partecipare alla
Barcelona World Race è una grande sfida per noi, e desideriamo premiare la
fiducia che ci è stata data di poter competere al più alto livello nella vela
oceanica e di poterlo fare unendo l’aspetto sportivo a quello scientifico”.
Infatti, durante la regata, la One Planet, One Ocean & Pharmaton
misurerà la salinità e la temperatura dell’acqua superficiale del
mare e analizzerà la concentrazione di microplastiche nell’acqua,
oltre a lanciare una balise Argo e valutare la qualità dell’acqua
superficiale, due progetti ai quali collaboreranno anche il resto
delle barche partecipanti, il tutto nel quadro di un programma
scientifico coordinato dalla Commissione Oceanografica
Intergovernamentale dell’UNESCO.
“Partecipare
alla partenza
della Barcelona
World Race è di
per sé una gran
conquista. E se
arrivi fino alla fine,
è un gran trionfo.”
Bruno García
CHEMINÉES POUJOULAT
Nandor Fa
Székesfehérvár (Ungheria),
61 anni
Con tre giri del mondo alle spalle, Nandor Fa è un
autentico mito in Ungheria. Ha completato due giri del
mondo in solitario in regata, il primo a tappe nel 199091 e poi la Vendée Globe del 1992-93, dove arrivò in
quinta posizione. Torna alle regate su IMOCA 60 dopo
essersi ritirato dalle competizioni per 18.
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Conrad Colman
Auckland (Nuova Zelanda),
31 anni
Imprenditore e atleta, possiede una vasta experienza oceanica in solitario e in doppio. Ha partecipato alla Mini Transat del 2009 ed alla Route du
Rhum nella classe 40 nel 2010. Nel 2012 ha vinto
la regata a due Global Ocean Race e nel 2013 è
arrivato secondo nella Classe 40 nell’Atlantic Cup.
Sébastien Audigane
Brest (Francia),
46 anni.
Ha partecipato a vari record: giro del
mondo, New York-San Francisco, distanza percorsa in 24 ore e Atlantico
Nord. Si è ritirato dall’edizione del 2010
della Barcelona World Race a causa di
un’avaria della chiglia della Groupe Bel.
ONE PLANET, ONE OCEAN & PHARMATON
© Mireia Perelló
© Mireia Perelló
© Conrad Colman
© Mireia Perelló
SPIRIT OF HUNGARY
© Mireia Perelló
leix Gelabert e Dídac Costa condividono la barca, per cui non
avranno nessuno con loro che possa rispondere alle domande che si
presenteranno a misura che si avvicinino ai quaranta ruggenti, i paralleli
dell’emisfero meridionale dove il vento a volte sferza senza sosta per
24 ore al giorno. È il regno dei solitari albatros, del freddo… e della
solitudine, giacché è la zona meno frequentata di tutto il pianeta. Il tedesco
Jörg Riechers, invece, avrà vicino qualcuno dotato d’esperienza nel
circumnavigare il mondo. Per il francese Sébastien Audigane, compagno
del tedesco, gli oceani australi sono la sua seconda casa. Sebbene abbia
completato solo un giro del mondo, ha partecipato in altri cinque tentativi e
l’anno scorso ha doppiato il Capo Horn in senso contrario (da est ad ovest)
nella traversata durante la quale ha battuto il record della New York-San
Francisco. Inoltre, ha partecipato alla seconda edizione della Barcelona
World Race: la sua avventura terminò proprio dopo aver doppiato la punta
meridionale dell’America ed essere approdato ad Ushuaia, dove la sua
Groupe Bel arrivò con la chiglia rotta.
© Alfred Farré
A
© Mireia Perelló
Sebbene abbiano una grande esperienza oceanica con equipaggio o in solitario, almeno
quattro dei partecipanti a questa edizione della Barcelona World Race non hanno mai
circumnavigato la Terra. Non hanno mai affrontato il Grande Sud, lo specchio d’acqua più
duro della regata e al tempo stesso il suo più grande stimolo.
Jörg Riechers
Amburgo (Germania), 46
anni
La Barcelona World Race sarà la sua seconda gran regata nella
classe IMOCA, dopo aver partecipato alla Fastnet del 2014. Ha
vinto la Route du Chocolat nel 2012 in Open 40 ed è arrivato
secondo nella Quebec-St Malo e terzo nella Transat Jacques
Vabre del 2013, sempre nella modalità a due. In solitario è stato
sesto nella Route du Rhum del 2010 in Open 40.
Jean Le Cam
Quimper (Francia), 55 años
Formatosi al lato del grande Eric Tabarly, è conosciuto come
il Re Jean per i suoi grandi risultati. Secondo e quinto nella
Vendée Globe del 2004 e del 2012. Tre vittorie nella Solitaire du
Figaro e una nella Transat AG2R. Nel 1982 ha battuto il record
dell’Atlantico. Si è ritirato dalla Barcelona World Race nel 2010
per la rottura dell’albero della sua Président.
Bernard Stamm
Ginevra (Svizzera), 51 anni
Campione del mondo IMOCA nel 2003 e nel 2007.
Nel 2002 e nel 2006 ha vinto due giri del mondo
in solitario con scali. Ha partecipato a tre Vendée
Globe e detiene il record del giro del mondo nel
2005 e della traversata Atlantico Ovest-Est nel
2001. Ha lo stesso sponsor dal 2003.
Dídac Costa
Blanes (Spagna),
37 anni
Pompiere di professione, è stato il migliore
spagnolo nella Mini-Transat del 2011 nella
categoria serie. Come il suo compagno, si è
formato nella classe mini e questa è la sua prima
partecipazione alla Barcelona World Race e il suo
primo giro del mondo.
Aleix Gelabert
Barcellona (Spagna),
34 anni
Architetto, questa è la sua prima partecipazione alla Barcelona World Race
e anche il suo primo giro del mondo.
Formato nella classe mini, è stato il
primo spagnolo nella Mini-Transat del
2011 nella categoria prototipi.
La maggior sfida oceanica in due 15
16 La maggior sfida oceanica in due
La maggior sfida oceanica in due 17
© We Are Water
lavatrice
© Thierry Martinez
Vivere
all’interno di una
La vita durante tre mesi all’interno di un IMOCA 60
trascorre in una cabina di non più di 10 metri quadri.
Il resto della barca è strutturale ed è destinato alle
vele ed all’equipaggiamento. All’interno della barca
tutto è condizionato dal peso. Un fornello a gas,
un piccolo lavandino e due brande sono le uniche
comodità delle quali dispongono. Anche il tavolo
da carteggio è ridotto alla minima espressione. Per
dormire, normalmente i velisti non usano le due
brande ma condividono la stessa cuccetta
in funzione delle necessità di peso e di
sbandamento dell’imbarcazione. Un telo
messo a mo’ d’amaca ed un sacco a
pelo, a volte con dentro dei vestiti per
mantenerlo caldo, sono il loro strumento
di riposo per più di 90 giorni.
A più di 20 nodi di velocità,
il rumore nella cabina è
assordante. Lo sbandamento,
il beccheggio e gli scossoni
causati dai colpi delle onde
contro lo scafo rendono
complesse anche le attività
abitudinali più comuni, come
prepararsi una bevanda
calda o vestirsi.
INVITATO A BORDO
Bernard Stamm 18 La maggior sfida oceanica in due
VITA A BORDO
P
Fuori, nel pozzetto, pur essendo
protetti dal tettuccio, la vita
non è più confortevole. Costretti
nei vestiti impermeabili, quasi
sempre soli eccetto i momenti in
cui è necessario essere in due
per le manovre, sopportano i
continui spruzzi d’acqua, il freddo
o il caldo estremi… Se la vita
all’interno è quanto di più simile a
viere nel tamburo di una lavatrice,
all’esterno ci si trova in quanto
di più lontano ci possa essere da
una placida terrazza con vista.
© Estrella Damm
“Ogni volta che la barca cade
dall’alto di un’onda, è come una
cannonata. È impossibile rimanere
in piedi. È complicato anche stare a
quattro zampe.”
er più di 90 programmi, Albert Om è stato invitato a condividere durante due giorni le case
dei suoi anfitrioni. Adesso prova ad immergersi
per alcuni istanti nella vita a bordo dei velisti della
Barcelona World Race.
Che le pare che due persone s’imbarchino
per un giro del mondo?
Affascinante. Perché ci piace tanto condurre una
vita al limite, fuggire dalla routine, sfidare la natura
per sconfiggerla?
S’immagina l’austerità della sua vita a bordo?
Lottiamo per avere le comodità e poi, alla fine,
quel che vogliamo è fare a meno di esse.
C’è chi ci lascia lo zampino due o tre volte e
nonostante tutto vuole riprovarci…
Mi piacciono i cambi, la sensazione che la vita
è reversibile, che non sarà sempre tutto uguale.
Capisco che c’è molto di questo nel loro caso. È
una dipendenza. Se lo provi, vuoi riprovarci.
Come pensa che si debba fare per condividere questi tre mesi insieme?
Ci vuole molta generosità. E soprattutto ci vuole
la curiosità, che è quel che ti fa arrivare alla vecchiaia ben sveglio e sano. È più facile sopportare
tre mesi insieme in alto mare che a casa. A bordo,
le persone sono predisposte a dare il meglio di sé,
sanno di essere in una situazione estrema ma che
inizia e finisce. Io non m’imbarcherei, ma ammiro
tantissimo chi lo fa, perché uno degli aspetti del
giornalismo che più mi piacciono è la possibilità di
vedere delle vite che sai che non vivrai mai.
Le sue risorse emozionali di giornalista
sarebbero applicabili a questa navigazione?
Il mio tempo di convivenza nel programma El
convidat è di due giorni, non è paragonabile…
La sensazione di fallimento in un’avventura come
questa è essere stato a punto d’imbarcarsi e poi,
alla fine, non avere il coraggio di farlo, e non è il
doverla abbandonare una volta iniziata.
I partecipanti non cercano né fama né denaro…
Quando si vede che ci si avvicina al porto si deve
essere aggrediti da una marea di pensieri. Come
arrivare di nuovo alla superficie provenendo da un
altro mondo? A noi che l’osserviamo dalla spiaggia,
il mare ci sembra infinito. Mi pare fantastico che ci
sia qualcuno che ne vada a cercare i limiti.
Albert Om
Giornalista.
Direttore del
programma di
TV3 El convidat
(L’invitato)
“A noi che l’osserviamo dalla spiaggia,
il mare ci sembra infinito. Mi pare
fantastico che ci sia qualcuno che ne
vada a cercare i limiti.”
La maggior sfida oceanica in due 19
Juan Porcar
© Estrella Damm
© Juan Porcar mar
Primo pilota
spagnolo che ha
partecipato alla
Paris-Dakar e
velista solitario
In una regata di giro del mondo, il giorno trascorre in
una successione frammentata di riposo e attività, senza
praticamente dei tempi morti. Anche se gli equipaggi hanno
normalmente uno schema di lavoro prestabilito per ogni
giorno, la realtà è che non ci sono mai due giorni uguali:
abitualmente, le condizioni e gli imprevisti modificano
tutti i piani, la routine si spezza e la
stanchezza si accumula.
“Bisogna conoscere i propri
limiti e non forzarli. La chiave è
diventare tutt’uno con la barca.”
OCEANI, DESERTI,
IMMENSITÀ
Sébastien Audigane
Con lo sfinimento sorgono
i dubbi e il regatante dovrà
lottare, oltre che contro
l’oceano e le sue avversità,
anche contro i propri timori e
stati d’animo.
20 La maggior sfida oceanica in due
©We Are Water
L
UNA REGATA
DI RESISTENZA
24 ore al giorno
Sebbene dal principio i membri dell’equipaggio siano
consapevoli che per tre mesi non avranno mai più di tre
o quattro ore di seguito per sé, sanno anche che questo
è il prezzo che devono pagare, 24 ore al giorno per più
di 90 giorni, per lo straordinario privilegio di planare
a 20 nodi nell’immensità dell’oceano, con l’unica
compagnia degli albatros.
o scrittore Josep Pla, nel suo libro Cinque storie del mare,
racconta in maniera magistrale un viaggio di appena 100
miglia che realizzò con il suo amico Sebastià Puig da Palafrugell
al Rousillon francese, a bordo di un bou, una barca nella quale
la combinazione di vela e remi faceva sì che fosse il miglior strumento per vivere un’esperienza indimenticabile. Quei 15 giorni
costeggiando la costa, domando la tramontana e disegnando il
mare di sfondo, ebbero delle dimensioni gigantesche per loro.
Sono passati 96 anni. Fu nel 1918, quando le distanze si misuravano per giorni, settimane o mesi e il mondo era quasi infinito.
Oggi, improvvisamente, la Terra si è fatta piccola… E tuttavia,
ancora rimangono spazi dove l’essere umano è insignificante,
fragile; dove ci sentiamo realmente isolati dal mondo e dove
la natura si fa rispettare in forza della sua enorme dimensione:
sono gli oceani e i deserti. Miraggi in una società ipertecnicizzata,
stretta, schiacciata. Sono luoghi dove il mondo è ancora immenso e i concetti come resistenza, sforzo, cameratismo, generosità
o decisione continuano ad avere un senso.
Lo posso sentire ogni giorno nelle mie navigazioni in solitario e
lo constatai nel mio primo Paris-Dakar, nel 1982, quando, perso
nel deserto, esausto e malato, a centinaia di chilometri da qualsiasi parte e con la mia Ossa 310 Pionner al limite, la generosità
e l’impegno delle squadre furono decisivi.
Il mondo ci si è fatto piccolo, ma gli oceani ed i deserti sono
la riserva dei sogni, dell’avventura e dell’immaginazione. La
Barcelona World Race conserva tutta questa essenza.
La maggior sfida oceanica in due 21
Natalia
Vía-Dufresne
“Navigare intorno al mondo solo una
volta nella vita è un’esperienza incredibile.
Circumnavigare il pianeta tre volte senza
scali è un assoluto privilegio.”
Regatante
Dee Caffari
Il mare non guarda il genere e ci rende tutti uguali. In una regata che compie
il giro del mondo, l’analisi, la previsione, la riflessione e anche la capacità di
resistenza e di identificarsi con la natura svolgono un ruolo molto più importante
della mera forza fisica. Inoltre, in un’IMOCA 60, la forza muscolare può essere
compensata in buona parte da una distribuzione della manovra impostata
secondo le caratteristiche dell’equipaggio.
Probabilmente, un equipaggio femminile non sarà tanto rapido come uno
maschile, in determinate manovre, ma questo dettaglio ha un’influenza poco
importante in una regata di resistenza come un giro del mondo.
© Miquel Casanelles
© GAES Centros Auditivos
Normalmente, nel mondo dello sport, uomini e donne competono in categorie
diverse. La vela oceanica è una delle poche eccezioni a questa regola generale.
La Barcelona World Race non fa distinzioni tra generi, né al momento dell’iscrizione,
né al momento di stabilire le classifiche.
© Th.Martinez
22 La maggior sfida oceanica in due
Il genere non importa
Con le stesse armi?
V
incitrice di due medaglie olimpiche, tra i suoi tanti e svariati trofei,
Natalia Vía-Dufresne distribuisce il suo tempo tra l’attività di coaching, il marketing nautico e la scuola di vela.
Crede che ci siano differenze tra come affrontano un giro del
mondo un equipaggio femminile ed uno maschile?
Credo che non ve ne siano. Ciascuno affronta la sfida che si
propone secondo le proprie possibilità, le capacità e i mezzi di cui
dispone, e ciò non ha nulla a che vedere con l’essere un uomo o
una donna.
La versatilità femminile è un vantaggio?
L’adattamento al cambio o la capacità di fare più cose allo stesso
tempo è un aspetto positivo, giacche in una regata si devono adottare decisioni costantemente e si affrontano cambi inattesi.
Crede che ci siano differenze nella maniera di impostare le
strategie?
Per me non ci sono differenze nel predisporre come affrontare la
regata o il percorso. Credo che dipenda piuttosto dal carattere e
dalle esperienze di navigazione di ogni regatante.
Vede difficoltà aggiunte, per un equipaggio femminile?
Credo che le difficoltà che possono sorgere siano di tipo fisico,
giacche si devono maneggiare cose molto pesanti, e forse la preparazione della barca, i sistemi ed altri dettagli tecnici sono diversi.
Si gestisce il rischio in maniera diversa?
L’idea che le donne siano più prudenti degli uomini non può essere generalizzata. L’essere più o meno intrepidi è un’abilità che si allena con la navigazione e diventando consapevoli dei propri limiti.
E la gestione delle emozioni?
Allo stesso modo, non si può generalizzare e dire che le donne
siamo più sensibili e mostriamo di più le nostre emozioni. Dipende da
ogni singola persona, senza distinzioni.
In una navigazione estrema e così lunga come la Barcelona
World Race, pensare alla famiglia è uno stimolo o può essere un
freno al momento di dover adottare decisioni rischiose?
Suppongo che la responsabilità della famiglia, e ancor di più se si
hanno delle persone che dipendono da noi, come i figli, può influire in
tal maniera che si pensi più a loro che a te stesso, in situazioni limite.
Si è sentita discriminata qualche volta, nel mondo della vela,
per il fatto di essere donna?
No, ma posso notare che è difficile contare su una donna per
governare o stabilire la tattica in squadre da regata.
Quattro nomi propri
Le partecipazioni femminili alla Barcelona World Race non hanno mai deluso. Già nella prima edizione,
una delle partecipanti, Michèle Paret, salì sul podio insieme al suo veterano compagno, Dominique
Wavre, e Servane Escoffier fu la prima a completare un giro del mondo a due senza realizzare
nessuno scalo, in compagnia di Albert Bargués. Anna Corbella ci riprova in questa edizione. Nel 2011,
fu la prima spagnola a circumnavigare il pianeta in regata. e Anna e la sua compagna Dee Caffari –
l’unica donna che ha completato tre circumnavigazioni – furono il primo equipaggio femminile a due
che riuscì a fare il giro del mondo senza scali.
La maggior sfida oceanica in due 23
A differenza di altri sport, in un
ambiente estremamente ostile,
con umidità permanente, freddo
e mancanza di sonno, nella
vela oceanica è fondamentale
l’allenamento del controllo emozionale
giacché con le emozioni alterate si è
meno capaci di rendere sportivamente
e di trovare soluzioni a problemi
concreti. I velisti oceanici devono
imparare soprattutto a gestire lo
stress.
© Benoit Stichelbaut
ASSUMERE IL RISCHIO
Clara Duch
“Quando stai in mezzo all’oceano,
le facoltà mentali di alcuni
velisti possono soffrire e, di
conseguenza, le differenze
tecnologiche e di velocità della
barca non importano molto
se non ne puoi ottenere alcun
vantaggio.”
Psicologa
Jean-Pierre Dick
GESTIRE LE EMOZIONI
Fare un giro del mondo a due richiede dei valori e un carattere
sportivo molto speciali. La capacità di assumere il rischio, di adottare
delle decisioni nei riguardi degli elementi della natura che rimangono al di
fuori del proprio controllo, così come l’abilità emozionale di gestire l’incertezza,
sono alcuni dei principali valori necessari per essere un velista oceanico.
E se tutto va male?
24 La maggior sfida oceanica in due
© Jorge Andreu
I
La Barcelona World Race inizia molto tempo prima della
partenza. Ogni IMOCA 60 si prepara con mesi d’anticipo con allenamenti che
sottopongono le barche a massimi sforzi, allo scopo di evitare gli imprevisti e
di disporre di alternative a situazioni concrete. Ma non tutto è prevedibile, e
per questo motivo, per affrontare ciò che è inatteso, i velisti si devono anche
preparare psicologicamente. E lo fanno prevedendo delle situazioni emozionali
e determinando i criteri di risposta nei riguardi degli imprevisti.
n una regata de tre mesi intorno al mondo, sono
numerose le situazioni nelle quali tutto sembra andare male. In questi casi, la pressione e l’angoscia possono portare al collasso o al blocco una persona che
non si sia preparata. In queste situazioni, saper gestire in maniera adeguata le proprie emozioni diventa
determinante. Il velista oceanico è un chiaro esempio
dell’importanza che ha il dominio delle nostre emozioni, piuttosto che essere succubi delle stesse, perché
le emozioni sono informative e bisogna saperle gestire. Sono loro che ci consentono di adottare decisioni
nel giro di pochi secondi quando non abbiamo il
tempo di una riflessione più meditata.
Con frequenza, è l’intensità dell’emozione quella
che ne determina l’adattabilità. La paura davanti ad
una decisione o la rabbia come risposta ad un errore sono disfunzionali e conducono ad un profondo
malessere personale. La chiave sta quindi nel saper
dominare l’intensità dell’emozione, in maniera tale che
questa venga sperimentata nei suoi livelli maggiormente adattativi, ossia che possa essere tradotta in
azioni che risolvano i problemi.
Ciò comporta la capacità di riconoscere l’ansia,
l’arrabbiatura o la tristezza nel momento in cui emergono. Questo “rendersi conto” è quel che ci consente
di gestire i sentimenti in maniera tale che non ci
travolgano e che li possiamo usare con efficacia. E
questo si ottiene solo con un lungo ed arduo allenamento.
Quindi, in certa misura, il colpo di pistola della partenza indicherà anche l’inizio della messa in pratica di
questo apprendistato emozionale.
La
Lamaggiore
maggior sfida
sfidaoceanica
oceanicain
a due 25
Alex Thomson
Virate spossanti
A differenza di una normale barca a vela, in un’IMOCA 60 i membri dell’equipaggio impiegano almeno mezz’ora
per portare a capo in condizioni ideali ciascuna delle due manovre principali, la virata e la strambata.
In ciascuna di esse si devono muovere le vele dall’interno, spostare 600 chili di peso tra vele ed attrezzature,
spostare quasi tre tonnellate d’acqua dei serbatoi mobili, cazzare paterazzi, muovere carrelli, cambiare di lato i
3.500 chili della chiglia basculante, mollare e cazzare scotte di randa e fiocco, abbassare e regolare le derive…
E di manovre come queste se ne fanno centinaia durante la regata. Qualsiasi errore, alla velocità di un’IMOCA
60, che può raggiungere punte di più di 30 nodi in planata, può provocare un disastro irreparabile.
© Miquel Casanelles
© Neutrogena
© Jorge Andreu
MANOVRE
“Navigare a due è
fisicamente più duro
che in solitario giacché
normalmente devi
svolgere più
manovre.”
Due sole persone per controllare una barca di 18 metri di lunghezza, con un albero di quasi 30
e una superficie di vele di circa 300 metri quadri in bolina e di 600 con venti portanti. La forza
che una tale attrezzatura esercita sui cavi e su ogni parte dell’unità si misura in tonnellate ed è
così enorme che è impossibile cazzare un millimetro di cavo senza l’aiuto dei verricelli.
IL POZZETTO: UN CONCENTRATO DI MANOVRA
Lavorare a quattro mani
26 La maggior sfida oceanica in due
U
n chilometro e mezzo di capi convergono nello spazio
ridotto del pozzetto di un’IMOCA 60. Non meno di
cinque winch e almeno un potente mulinello centrale
demoltiplicatore, il cosiddetto grinder, consentono di
muovere le tonnellate di forza che le vele esercitano su
drizze, scotte o qualsiasi altro capo.
Tutto è meccanico: l’elettricità è un bene che scarseggia, a bordo.
Sebbene non vi siano due distribuzioni di pozzetto
uguali, tutti i piani di manovra di un’IMOCA 60 seguono
tre criteri di progettazione: sicurezza, affidabilità e semplicità.
Mulinello winch, strozzatoi... tutto deve stare a portata
di mano ed a pochi passi per ridurre la massimo gli spostamenti sulla coperta ed evitare di dover andare all’albero
o sulla prua, a meno che non sia indispensabile.
Nonostante si sia in due sulla barca,
sono molte le ore durante le quali la
sensazione di solitudine del membro
dell’equipaggio in coperta è spaventosa
© Estrella Damm
Soli
e in compagnia
La Barcelona World Race ha una caratteristica che la rende
unica tra le prove oceaniche di giro del mondo: si fa in
due. Ciò nonostante, durante la maggior parte del tempo si
vive e si naviga come in una regata in solitario: uno lavora
e l’altro riposa. La differenza riguardo alla navigazione in
solitario è che ciascuno è consapevole che può ricorrere al
proprio compagno, se necessario.
“Nell’alpinismo, come in mare, l’immensità del paesaggio e la sobria solennità
che ci circondano ci portano ad uno stato di raccoglimento spirituale.”
VINCERE IN SOLITARIO
© GAES Centros Auditivos
Ferran
Latorre
© Ferran Latorre
Alpinista
LA SFIDA DELLA SOLITUDINE
28 La maggior sfida oceanica in due
U
no dei libri che ha maggiormente segnato la mia adolescenza fu
Vittoria in solitario, di Peter Habeler. L’opera racconta la prima
scalata senza ossigeno artificiale dell’Everest, nel 1978, realizzata
da Reinhold Messner e lui stesso, formando parte di una numerosa spedizione d’alpinisti. Solo alcuni anni più tardi compresi lo
spirito e il messaggio di un titolo omologabile a tutte le scalate che
ha realizzato l’uomo.
L’alpinismo è uno sport che si vive e si gestisce in gran parte
in solitario. Come nel mare, l’immensità del paesaggio e la sobria
solennità che ci circondano ci portano ad uno stato di raccoglimento spirituale. E nonostante i compagni, durante la scalata ogni
passo si fa da soli e si trascorrono lunghe ore in lotta con sé stessi, contro i propri dubbi e le proprie sofferenze. L’attacco ad una
cima come il K2 può comportare circa venti ore d’andata e ritorno
dall’ultimo campo. E vi assicuro che sono ore che, nonostante si
condividano con altri compagni, si vivono in una solitudine esistenziale. A più di 8.000 metri d’altezza, la lotta per andare avanti,
per sopravvivere, per dare ogni singolo passo e non commettere
nessun errore, è una lotta in solitario.
Anche quando scali su pareti e sei il primo della cordata, il legame con il tuo compagno che ti fornisce la corda non è sufficiente
a riempire l’enorme solitudine con la quale ti confronti quando hai
davanti a te un passaggio difficile.
Ma poi, durante le grandi spedizioni, vi è anche la solitudine che
si prova quando si sta lontani da casa. Come quando sei perduto
in mezzo ad un oceano, la nostalgia, l’impossibilità fisica durante
giorni e giorni di ricevere un abbraccio dai tuoi cari, è uno dei sentimenti più forti e più difficili da superare.
Per questo, qualsiasi vittoria nell’alpinismo e nel mondo della
vela è pur sempre una “vittoria in solitario”.
La maggior sfida oceanica in due 29
IL SONNO
Dr. Eduard
Estivill e dr.ssa
Carla Estivill
I velisti della Barcelona World Race dormono in turni di due o tre ore. Ma tra i ghiacci, con l’attrezzatura al limite
della resistenza, con il pericolo di rompere qualcosa o di scuffiare, e la maggiore parte del tempo inzuppati d’acqua,
dormire a bordo non è facile: è necessaria una rigorosa disciplina oraria, che solo si può alterare per cause estreme.
Qualunque angolo è buono
30 La maggior sfida oceanica in due
A bordo, nello spazio ridotto della cabina, i velisti dispongono di due
brande spartane, una su ogni lato, che usano in funzione del bordo che
stanno mantenendo, sebbene in certe occasioni si vedano obbligati a
dormire tra i sacchi delle vele, seduti, completamente vestiti con panni
impermeabili, o nei sedili cuccette del tavolo da carteggio.
IL NON DORMIRE SI
PAGA A CARO PREZZO
I
Il rendimento fisico e cognitivo
dei velisti in un giro del mondo dipende
in gran misura dalla qualità e quantità di
ore che passano dormendo
velieri che partecipano alla Barcelona World
Race stanno sotto il controllo di due velisti
professionisti che dormono in turni compresi
tra due e quattro ore. Quindi, devono continuamente frazionare il loro sonno per sbrigare le
necessità della navigazione. La regata ha una
durata di circa tre mesi, senza soste, per cui
gli atleti dormono in queste precarie condizioni
per circa 90 giorni di seguito. Dopo varie giornate di navigazione, lo sfinimento fisico e psichico che comporta questo frazionamento del
sonno influisce in maniera evidente sulla presa
di decisioni (manovre, strategie, stato d’allerta,
ecc.), la qual cosa può portare a commettere dei drammatici errori. Uno dei progetti di
ricerca più importanti che attualmente sono
in fase di svolgimento presso la Fondazione
Estivill-Sonno è lo studio del sonno in condizioni estreme, al fine di determinare quali orari
di sonno si possono raccomandare ai velisti
per il miglioramento del loro rendimento. A
questo riguardo, Anna Corbella e Gerard
Marín, membri dell’equipaggio della GAES
Centros Auditivos, si sono sottoposti a degli
studi crono-biologici, durante un anno, nei loro
periodi d’allenamento, utilizzando una tecnica
avanzata e unica al mondo, che si basa sui
sensori Kronowise. Questi sensori registrano
i ritmi circadiani di sonno-veglia, temperatura
corporea e ciclo luce-oscurità (relativo alla presenza o assenza di melatonina nel sangue). È
stato anche determinato se sono di predominio
maggiormente notturno (persone che stanno
meglio durante la seconda metà del giorno) o
di predominio diurno (persone che rendono di
più durante la prima metà del giorno), nonché
il loro rendimento cognitivo dopo i giorni di
navigazione.
Tutti questi dati ci sono serviti per fornire loro
delle raccomandazioni personalizzate e ottimizzate sul loro sonno, che dovranno osservare
durante la regata.
© GAES Centros Auditivos
© Yvan Zedda
E questa gente
come dorme?
© Mireia Perelló
Clinica del Sonno
Dr. Estivill
dell’Ospedale
Universitario Quirón
Dexeus di Barcellona
Per la prima volta nella storia della vela oceanica, i velisti avranno delle
istruzioni concrete su come dormire, fondate su studi scientifici
La maggior sfida oceanica in due 31
“Navigare a due è come un
matrimonio; non si tratta di chi
decide, bensì di chi cede.”
Pochi tempi morti
Insieme? In effetti, non molto. Solo quando si manovra
o si devono prendere delle decisioni strategiche. E,
tuttavia, quando il mare ed il vento sono benevoli e il
pilota automatico svolge il suo compito, anche in un giro
del mondo – dove la velocità è la cosa più importante – ci
possono essere momenti per il relax. Possono essere solo
pochi minuti per condividere una bevanda calda, ascoltare
musica, chiacchierare di tutto e di nulla o contemplare
l’orizzonte in compagnia. Un tempo morto che magari non
serve a guadagnare posizioni, ma che non è tempo perso.
Guillermo Altadill
© Dani Ebo
Santi Millán
Attore
IL TEMA
© Virbac Paprec 3
S
Fiducia mutua
32 La maggior sfida oceanica in due
© Jacques Vapillon
Vivere in uno spazio così limitato, nel quale la
distanza fisica si assottiglia e l’intimità è praticamente
inesistente, e quasi sempre in condizioni estreme, esige
una fiducia mutua, ordine e disciplina che si possono
acquisire solo con l’esperienza. Ma, soprattutto, esige
rispetto e capacità di dialogo. Anche questa può essere
la chiave di volta del successo o del fallimento, in un
giro del mondo a due senza scali.
Per tre mesi, i velisti della Barcelona World Race vedranno
solo un’altra persona. Con questa, dovranno convivere in uno spazio
ridotto, quasi senza intimità. Con questo compagno condivideranno
gioie ed emozioni, ma anche dubbi e frustrazioni.
CONVIVENZA A BORDO
Una coppia senza
possibilità di fuga
e qualcuno di offre di fare il giro del mondo in barca,
irrimediabilmente ti vengono in mente tutta una serie
d’immagini idilliache: bagni in mari tropicali dalle acque
turchesi, cene romantiche sotto un cielo coperto di stelle o eterne sieste in coperta, cullati dalle onde. Ma se ti
dicono che è per partecipare alla Barcelona Wold Race,
puoi cominciare a cancellare tutte quelle immagini dalla tua
testa. La Barcelona World Race è una delle prove sportive
più dure che esistono. Non ci sono bagni rilassanti in alto
mare, le cene sono fatte con cibi liofilizzati, si dorme a turni
di due ore e si naviga attraverso gli inospitali e freddi oceani
australi in condizioni estreme.
Sono stato alla presentazione della barca della GAES
Centros Auditivos, con la quale competeranno Anna
Corbella e Gerard Marín. I giornalisti facevano molte
domande ai due velisti, ma nessuno osò parlare del TEMA,
l’unico tema
Che mi preoccuperebbe se dovessi imbarcarmi in
una traversata di tre mesi in compagnia di una donna.
Effettivamente. Quel tema. Non so se avete visto l’interno di
una barca di questo genere. Non ci sono cabine, né bagni,
né scompartimenti che ti offrano un po’ d’intimità, quindi
l’autosoddisfazione si presenta complicata. Io credo che
la situazione migliore sia raggiungere un accordo con il/la
tuo/a compagno/a di viaggio. Un accordo adulto, razionale,
funzionale. In fondo, sono una squadra. Sono certo che
entrambi sarebbero disposti a giocarsi la vita se le cose si
mettessero male, e che farebbero qualsiasi cosa l’uno per
l’altra. Dunque, perché non darsi una mano in qualcosa di
così fondamentale e necessario per allentare le tensioni.
Marinai/e della Barcelona World Race, tenete presente una
cosa: il cibo liofilizzato suona poco appetibile, ma credo
che sia l’unico pasto decente che avrete durante tutta la
traversata. Bon voyage!
La maggior sfida oceanica in due 33
Chef
El Celler de Can
Roca
Mangiare le stesse
cose per tre mesi?
© We Are Water
La risposta è no. Dallo stufato
alla madrilena fino alla pasta
alla carbonara, passando per
arrosti, riso, cereali o dessert… i
liofilizzati rendono possibile una
dieta variegata. Oggigiorno si
possono trovare più di 25 varianti
di cibo liofilizzato, e sebbene
il palato non sia l’elemento
prioritario, si sta ottenendo che il
sapore sia quello che ci si attende.
© Renault ZE
La base dell’alimentazione sono le
bustine di cibo liofilizzato: basta
riscaldare l’acqua, versare il contenuto
di una bustina e attendere 10 minuti, per
avere il menù bello e pronto.
© Yvan Zedda
LA DIETA
Joan Roca i
Fontané
© FNOB
sapore
L’importante è il
Ogni barca carica circa 140 chili di alimenti, conservati in
centinaia di bustine individuali e impermeabili, etichettate
per ogni giorno
Ogni squadra dispone di un nutrizionista
responsabile di assicurare gli apporti
quotidiani necessari e prevedere le quantità
di cibo, mantenendo un margine di riserva
giacché gli alimenti imbarcati potrebbero
rovinarsi ed obbligare al razionamento di
quelli che siano in buono stato.
I NAVIGATORI
ASSAGGIATORI
I
l ristorante El Celler de Can Roca, considerato uno
dei migliori del mondo e con tre stelle Michelin, collabora attivamente con la Fundació Navegació Oceànica
Barcelona e con la Barcelona World Race nella ricerca
sui cibi liofilizzati e sulla divulgazione dei risultati.
“La nostra sfida come cuochi è quella di cercare
di approfittare la sinergia che si produce tra i velisti e
un ristorante d’alta cucina impegnato nell’innovazione
e che sta lavorando alla liofilizzazione e la Barcelona
World Race, e osservare come questi risultati possono
essere utili al mondo della vela”, afferma Joan Roca.
Sono coscienti che questi velisti vivono per più di
tre mesi in condizioni estreme, con limitazioni degli
alimenti che possono imbarcare. Per questo motivo,
prosegue lo chef, “alla sfida iniziale si aggiunge il fatto
che questi atleti estremi possano ottenere, attraverso
la liofilizzazione, l’apporto di prodotti che mantengano
le proprietà organolettiche, e i nutrienti che possano
rendere più facile la loro alimentazione”.
Il legame de El Celler de Can Roca con la Fundació
Navegació Oceànica Barcelona non si esaurisce qui,
bensì acquista un’altra dimensione: stabilire un compromesso con la divulgazione ed il mondo educativo
ed accademico. In questo compito non sono soli,
giacché possono contare su assaggiatori di lusso: gli
stessi velisti. “Il fatto di avere i membri degli equipaggi
della Barcelona World Race come consumatori in
questa parte sperimentale del processo di ricerca offre
un importante valore aggiunto, giacché sono i migliori
divulgatori del lavoro che stiamo svolgendo”.
La maggior sfida oceanica in due 35
© Nando Muñoz
L’ATTENZIONE MEDICA
Uno strappo o una
contusione possono
diventare un grave
problema quando ci
si trova a migliaia
di miglia dal più
vicino luogo
abitato
Assistenza mediante videoconferenza
Ogni barca dispone di una completa valigetta per il pronto
soccorso e di un manuale di medicina a distanza. Per qualsiasi
eventualità o complicazione ce i velisti non siano in grado di
risolvere da soli, potranno consultare la Direzione medica della
regata mediante videoconferenza, e grazie a questo sistema
potranno stare in contatto con il vasto elenco di specialisti del
personale medico dell’Ospedale Quirón-Teknon.
SALUTE A BORDO
E TELEMEDICINA
L
I membri dell’equipaggio degli IMOCA 60
che competono nella Barcelona World Race
dispongono di uno staff medico di primo livello,
che veglia permanentemente, 24 ore al giorno,
per la loro salute.
Telemedicina:
36 La maggior sfida oceanica in due
Ospedale
Quirón-Teknon
copertura illimitata
© Belén Gualis
© Estrella Damm
© Estrella Damm
Dr.ssa Belén
Gualis
’attenzione medica della Barcelona World Race
consiste nella copertura medica della regata
per 24 ore al giorno e sette giorni alla settimana,
durante la competizione. Dalla Direzione medica
avremo la responsabilità dell’adozione di decisioni
in tutti gli aspetti medico-sportivi della regata. Per
farlo, si utilizzano le tecnologie di comunicazione
più avanzate attualmente, allo scopo di poter offrire
un’assistenza sanitaria a distanza di primo livello.
Disporremo di telefoni via satellite e di apparecchiature di videoconferenza installate a bordo delle
barche. I consulti più banali, invece, si potranno
effettuare via posta elettronica. Nel caso di una
chiamata di un velista per qualsivoglia questione
sanitaria, si procederà alla diagnosi, al trattamento
ed al monitoraggio pertinenti. Il velista potrà utilizzare il mezzo di comunicazione più adeguato in fun-
zione della gravità, dell’urgenza del consulto e delle
condizioni meteorologiche. Prima della partenza, i
velisti saranno sottoposti ad un check-up completo
e seguiranno un corso medico speciale con una
preparazione esaudiente e adeguate conoscenze
sanitarie. Si deve tener presente che i velisti saranno le nostre mani e i nostri cinque sensi all’interno
dell’IMOCA 60: seguendo le istruzioni del medico,
potranno eseguire le tecniche necessarie per risolvere il problema a bordo. Come novità di questa
edizione, abbiamo aggiunto uno studio del metabolismo mediante il quale potremo valutare che tipo
di cambi producono sui velisti lo stress continuo
della competizione e le condizioni climatologiche
avverse, per poter affrontare meglio le future regate per quanto si riferisce agli aspetti fondamentali
dell’alimentazione o della medicazione.
“I velisti sono le nostre mani e i nostri cinque
sensi all’interno dell’IMOCA 60.”
La maggior sfida oceanica in due 37
© M. Perelló
Meteorologo
OBIETTIVO: TROVARE
LA ROTTA MIGLIORE
L
Nonostante i progressi delle previsioni meteorologiche e dei programmi informatici, l’ultima analisi
è sempre il fattore umano. Ciò spiega perché, anche se tutte le barche hanno le stesse informazioni,
c’è tanta diversità nella scelta delle rotte da seguire. Alla fine, quel che fa la differenza tra avanzare
più o meno rapidi, tra vincere o perdere, è l’esperienza di ogni velista, la sua intuizione nella corretta
interpretazione delle previsioni e il suo istinto per decidere se confidare nei suggerimenti del computer
o scegliere una rotta diversa. La macchina aiuta e suggerisce, ma i migliori regatanti sono quelli che
sanno interpretare i segnali che manda l’oceano che li circonda.
© We Are Water
François Gabart
Il fattore umano
© Barcelona World Race
a funzione dei meteorologi nella Barcelona World Race
è quella di fornire ai velisti gli strumenti migliori d’analisi e
previsione dei quali disponiamo, al fine di aiutarli nella presa di
decisioni. Queste previsioni sono concentrate in file denominati GRIB, il linguaggio informatico usato per trasmettere i dati
della direzione e forza dei venti, che offrono la previsione per
le ore o i giorni seguenti. Una volta ricevuto il file, il computer
di bordo consente di fare una simulazione su schermo il cui
risultato sono le cosiddette isocrone, un complicato insieme di
linee sulla carta che rappresentano la distanza che la barca, in
funzione dei dati di previsione di velocità individualizzati introdotti precedentemente da parte delle squadre, può percorrere
in varie direzioni ed in uno stesso periodo di tempo.
Con questi dati, il computer potrà svolgere la maggiore
parte del lavoro, ma il risultato è neutro: dovrà essere il velista
a prendere la decisione se scegliere la rotta più breve, quella più rapida o quella più sicura verso il waypoint o punto di
rotta prescelto, tenendo presente la previsione meteorologica
concreta che gli offriamo da migliaia di miglia di distanza, ma
sapendo anche che si tratta di previsioni e che, a nostro malgrado, non sempre si avverano.
“I progressi negli strumenti
meteorologici hanno solo spostato
più lontano l’incertezza.”
38 La maggior sfida oceanica in due
© Central Lechera Asturiana
Quattro volte al giorno, i computer di bordo ricevono le
previsioni meteorologiche che l’organizzazione della Barcelona
World Race fornisce a tutti i partecipanti.
METEOROLOGIA
© We Are Water
La chiave della strategia
Tomàs
Molina
La maggior sfida oceanica in due 39
Luis Gurría
Zendrera
ATTRAVERSO L’ATLANTICO OTTO
VOLTE AL MESE
Un consigliere efficace
N
elle notti stellate, la mia immaginazione scende da
un Airbus 340 fino ai regatisti d’altura che sui loro
velieri ad alta tecnologia solcano gli oceani. Oggigiorno,
i partecipanti ad una regata come la Barcelona World
Race possono comunicare via satellite, ricevono le
previsioni meteorologiche, sanno esattamente in quali
coordinate si trovano, utilizzano un complesso software
per adottare le decisioni tattiche, come quale tipo di
vela usare e quale rotta seguire, dispongono di moderni
radar e addirittura del nuovo sistema automatizzato AIS
“barca a barca” che indica sullo schermo la situazione
delle altre imbarcazioni nella zona. Realmente tutto ciò
rende la Barcelona World Race, a due e senza scali, un
giro del mondo più semplice?
Il mio radar aeronautico mi permette di rilevare una
tempesta a 300 miglia, e virando pochi gradi a destra
o a sinistra posso schivarla perdendo solo pochi
minuti. Ma… e loro? A loro il radar serve a poco, così
come le previsioni meteorologiche, perché per quanto
rapidamente possano navigare, non possono fare
molto per girarle intorno. Insomma, se la beccano
ugualmente.
IL TAVOLO
DA CARTEGGIO
Il terzo membro
dell’equipaggio
Il computer centrale è il terzo cervello a bordo: informa e consiglia, ma l’ultima parola spetta ai velisti
Quando, volando in un aereo, l’ambiente vi risulti
rumoroso, il sedile scomodo, l’aria turbolenta o il pasto
poco gustoso, guardate dal finestrino e cercate le vele
bianche in alto mare. Pensate ai velisti, ai loro calzini
inzuppati d’acqua, ai loro occhi irritati dagli spruzzi e
dal continuo scrutare l’orizzonte, le carte e gli schermi,
le loro mani congelate e piene di tagli, i colpi violenti
delle onde e il ruggito del vento nelle sartie. Il tutto,
dopo settimane di brevi sonni di un paio d’ore, con la
paura di andare a sbattere, a 20 nodi di velocità, contro
oggetti abbandonati e quasi irrilevabili. La tecnologia ha
contribuito con notevoli miglioramenti a questo sport,
ma l’essenza di quanto vissuto da Joshua Slocum 115
anni fa non è cambiata. Cari passeggeri, la navigazione
a vela è sicuramente l’avventura più primitiva e reale
che ci resta qui sulla Terra.
“La navigazione a vela è sicuramente
l’avventura più primitiva e reale che ci
resta.”
Gli occhi che non dormono mai
© Miquel Casanelles
© Nico Martínez
L’elettronica e l’informatica non servono solo a fornire
informazioni chiave, bensì possono anche dare opinioni. Il
software di navigazione, che contiene parametri chiave della
barca come i suoi polari di velocità, consiglia la migliore
combinazione di vele per ottimizzare la velocità in ogni
situazione e suggerisce la rotta migliore per approfittare al
massimo il vento, le correnti o lo stato del mare.
Pilota di linea aerea
e trainer di vela
© Luis Gurría
In un’IMOCA 60 sono stati
definiti fino a 56 parametri
di controllo
Gli schermi della tavola delle carte, connessi a decine
di sensori, scrutano qualsiasi cosa e mostrano tutti i
parametri di cui i membri dell’equipaggio hanno bisogno
per adottare le decisioni giuste. Forniscono informazioni
sulla posizione della barca e quella degli avversari attraverso il GPS, sulla velocità, la direzione e l’intensità del
vento, la pressione atmosferica, la temperatura dell’aria
e dell’acqua, la vicinanza di temporali e di ghiacci grazie
al radar. Forniscono anche dati chiave per ottimizzare il
rendimento dell’imbarcazione: pilota automatico, carica
delle batterie, dell’idrogeneratore o dell’alternatore, la
posizione della chiglia basculante e il livello di zavorra
dei serbatoi dell’acqua.
La maggior sfida oceanica in due 41
Il sistema di
comunicazioni via
satellite di un’IMOCA 60
è il cordone ombelicale
che lega i regatanti alla
terra
© Estrella Damm
© Jorge Andreu
Uniti via
satellite
Il centro dati della
regata è il cuore
tecnologico della
squadra a terra della
Barcelona World Race
© Yvan Zedda
I GUARDIANI DA
TERRA
MONITORAGGIO E COMUNICAZIONE
Se alcune decine di anni fa le uniche antenne che vi erano a bordo erano quelle delle radio VHF e BLU, oggi ogni
IMOCA 60 è dotato anche di un’antenna a cupola Inmarsat per la trasmissione di dati e voce per banda larga, che si
usa anche per ricevere i dispacci meteorologici e le videoconferenze, ed una a radar, particolarmente utile nel Sud
per il rilevamento di ghiacci alla deriva.
42 La maggior sfida oceanica in due
Ogni squadra dispone di tre telefoni satellitari Iridium
–uno di essi è riservato per emergenze– e un Sailor SATT,
il collegamento fondamentale d’emergenza connesso a
livello internazionale. Sono dotati anche di una radioboa
mobile di localizzazione (EPIRB) ed un’altra fissa con
passascafi, che si attiva in caso di scuffiata.
Vivere la competizione in diretta
La radio ha lasciato il posto ai collegamenti via satellite e via internet. Attraverso di essi, si può
seguire in ogni momento la posizione della flotta, con tutto ciò che significa in termini di sicurezza, ed
inviare e ricevere informazioni, dati, voce e immagini ad alta qualità di tutte le barche.
E inoltre consentono di vivere da terra le emozioni e l’andamento passo per passo della competizione
in tempo reale, e ne facilitano la diffusione attraverso i mezzi di comunicazione.
T
utte le informazioni, sia delle posizioni sia delle
comunicazioni e della sicurezza, vengono
raccolte presso il centro dati della Barcelona
World Race, attivo 24 ore al giorno.
È l’autentico nucleo tecnologico della
regata e la sua funzione è quella di garantire la
disponibilità di qualsivoglia tipo d’informazioni
e monitorare le posizioni delle barche e le
comunicazioni allo scopo di effettuare un
monitoraggio effettivo.
Audio, immagini, video, chiamate a voce e
dati… tutto viene raccolto negli otto terabyte
della rete, che è duplicata: una replica in un’altra
localizzazione garantisce la continuità delle
comunicazioni in caso di guasto del sistema
principale.
La maggior sfida oceanica in due 43
UNA REGATA PER LA STORIA
2007/08
INIZIA LA GRANDE AVVENTURA
U
CLASSIFICA
© Chris Cameron / DPPI
Barcellona ha dato il via nel 2007 al primo giro del mondo con nome di città e con una formula
inedita ed originale: due persone per squadra per una circumnavigazione senza scali e senza
assistenza, ma con la possibilità di effettuare soste penalizzate e un percorso che obbliga
i partecipanti a passare attraverso lo stretto di Cook, tra le due isole della Nuova Zelanda.
Competizione, ma anche avventura.
1. Paprec-Virbac 2. Jean-Pierre
Dick (FRA) e Damian Foxall (IRL).
92 giorni, 9 ore, 49 minuti, 49
secondi.
2. Hugo Boss. Alex Thomson (GBR)
e Andrew Cape (AUS). 94 giorni, 17
ore, 34 minuti, 57 secondi.
n totale di 18 velisti salparono da Barcellona l’11 novembre del 2007; solo dieci
di loro riuscirono a ritornare in navigazione alla città di partenza; tra le cinque
imbarcazioni che completarono il giro del mondo, due lo fecero senza effettuare
nessuna fermata: la francese Paprec-Virbac 2 e la Educación sin Fronteras.
Quattro dei partecipanti si ritirarono per rottura dell’albero o della timoneria. Dei
cinque equipaggi che portarono a termine il giro del mondo, due erano misti.
La durezza della sfida risultò chiara sin dal primo momento. La mancanza di
vento all’inizio della regata rese ancora più dura la prova, a tal punto che alcuni
equipaggi dovettero razionare gli alimenti per poter arrivare al traguardo. E una
tempesta da est davanti a Gibilterra, quasi alla fine della regata, dimostrò che
in mare le difficoltà possono presentarsi in qualsiasi luogo, non solo nel mitico
Grande Sud. Lungo il tragitto, la Hugo Boss superò la barriera delle 500 miglia
navigate in 24 ore, stabilendo un nuovo record mondiale.
3. Temenos II. Dominique Wavre
(SUI) e Michèle Paret (FRA). 98
giorni, 6 ore, 9 minuti, 10 secondi.
4. Mutua Madrileña. Javier Sansó
(ESP) e Pachi Rivero (ESP). 99 giorni, 12 ore, 18 minuti, 40 secondi.
44 La maggior sfida oceanica in due
Ritiri
Estrella Damm. Guillermo Altadill
(ESP) e Jonathan McKee (USA).
Ritirata per rottura della timoneria.
© Gareth Cooke
© María Muíña
© Chris Cameron
© Thierry Martinez
© Jorge Andreu
5. Educación Sin Fronteras. Albert
Bargués (ESP) e Servane Escoffier
(FRA). 108 giorni, 18 ore, 55 minuti,
2 secondi.
PRB. Vincent Riou (FRA) e
Sébastien Josse (FRA). Ritirata per
rottura dell’albero.
Dominique Wavre e Michèle Paret, a bordo
della Temenos II, stabilirono il record di massima
velocità istantanea: 27,4 nodi
Delta Dore. Jérémie Beyou (FRA) e
Sydney Gavignet (FRA). Ritirata per
rottura dell’albero.
Veolia Environnement. Roland
Jourdain (FRA) e Jean-Luc
Nélias (FRA). Ritirata per rottura
dell’albero.
La maggior sfida oceanica in due 45
GLI SPAGNOLI
RIVENDICANO PROTAGONISMO
UNA REGATA PER LA STORIA
2010/11
La ripercussione della prima edizione della Barcelona World Race è stato
il primo passo per il grande successo della seconda edizione. I migliori
esponenti della specialità si ritrovarono a Barcellona, insieme al primo
equipaggio formato da due donne che completò una circumnavigazione
senza scali. Fu anche il giro del mondo che vide come due equipaggi
spagnoli salirono sul podio.
CLASSIFICA
1. Virbac-Paprec 3. Jean-Pierre Dick (FRA) e
Loïck Peyron (FRA). 93 giorni, 22 ore, 20 minuti,
36 secondi.
2. MAPFRE. Iker Martínez (ESP) e Xabier
Fernández (ESP). 94 giorni, 21 ore, 17 minuti, 35
secondi.
3. Renault Z.E. Pachi Rivero (ESP) e Antonio Piris
(ESP). 97 giorni, 18 ore, 47 minuti, 36 secondi. J
4. Estrella Damm. Alex Pella (ESP) e Pepe Ribes
(ESP). 98 giorni, 20 ore, 45 minuti.
5. Neutrogena. Boris Herrmann (GER) e Ryan
Breymaier (USA). 100 giorni, 3 ore, 13 minuti. © Yvan Zedda
© María Muíña
ean-Pierre Dick non ne ha avuto abbastanza con la sua vittoria nella prima Barcelona World
Race: ha bissato il successo anche nella seconda edizione. Quello del 2010/11 è stato il primo
giro del mondo senza scali di una donna spagnola, Anna Corbella, che ha portato a capo la sua
impresa insieme alla britannica Dee Caffari che completava la sua terza circumnavigazione senza
scali, un evento senza precedenti nella vela femminile.
La seconda Barcelona World Race è stata anche quella della consacrazione dei velisti oceanici spagnoli: delle nove barche che riuscirono a terminare la prova, su sei di esse vi erano regatanti spagnoli.
La presenza di iceberg più a nord del solito obbligò a spostare più a settentrione i limiti di sicurezza
del Grande Sud e alcuni partecipanti dovettero stringere fortemente controvento invece di poter
planare col vento dei temporali dell’ovest a favore.
6. GAES Centros Auditivos. Dee Caffari (GBR) e
Anna Corbella (ESP). 102 giorni, 19 ore, 17 minuti.
7. Hugo Boss. Wouter Verbraak (NED) e Andy
Meiklejohn (NZL). 111 giorni, 10 ore, 49 minuti.
8. Fòrum Marítim Català. Gerard Marín (ESP) e
Ludovic Aglaor (FRA). 112 giorni, 7 ore, 17 minuti.
9. We Are Water. Jaume Mumbrú (ESP) e Cali
Sanmartí (ESP). 132 giorni, 4 ore, 58 minuti.
Ritiri
46 La maggior sfida oceanica in due
© María Muíña
© Chris Cameron
© @Benoit Stichelbaut
Président. Jean Le Cam (FRA) e Bruno García
(ESP). Ritirata per rottura dell’albero.
La seconda edizione sarà
ricordata come il giro del
mondo che ha portato i
migliori risultati di tutti i tempi
alla vela spagnola
Foncia. Michel Desjoyeaux (FRA) e François
Gabart (FRA). Ritirata per rottura della parte
superiore delll’albero.
Groupe Bel. Kito de Pavant (FRA) e Sébastien
Audigane (FRA). Ritirata per danni alla chiglia.
Mirabaud. Dominique Wavre (SUI) e Michèle Paret
(FRA). Ritirata per rottura dell’albero.
Central Lechera Asturiana. Juan Merediz (ESP) e
Fran Palacio (ESP). Ritirata per danni strutturali
allo scafo.
La maggior sfida oceanica in due 47
Oltre lo sport
Al servizio dell’oceanografia
Nel quadro della collaborazione della Fundació Navegació
Oceànica Barcelona (FNOB) con la Commissione Oceanografica
Intergovernamentale dell’UNESCO (COI-UNESCO) e altri importanti
enti scientifici dediti alla protezione degli oceani, i dati che i naviganti
raccolgono durante il loro giro del mondo saranno oggetto di un’analisi
da parte delle reti di ricerca internazionale sugli oceani, come il Global
Ocean Observing System.
A questo progetto collaborano l’Istituto di Scienze del Mare (ICM)
del Consiglio Superiore delle Ricerche Scientifiche (CSIC), l’Institut
Químic de Sarrià (IQS), JCOMMOPS, COI-UNESCO, Citclops (Citizen’s
Observatory for Coast and Ocean Optical Monitoring) del 7º Programma
quadro della Commissione Europea, e il Barcelona Digital Centro
Tecnológico (BDigital).
Nel loro viaggio attraverso il remoto oceano
Australe, una delle regioni meno studiate del
pianeta, i partecipanti alla Barcelona World
raccoglieranno dati scientifici del mare,
contribuendo in questo modo allo sviluppo delle
ricerche oceanografiche e meteorologiche.
II Conferenza Internazionale di Ricerca
Oceanica
T
Frutto della collaborazione tra la FNOB e l’UNESCO e con l’appoggio
della The Oceanography Society, nel novembre del 2014 si è svolta a
Barcellona la II Conferenza Internazionale della Ricerca Oceanica. Il
congresso, al quale hanno partecipato 600 scienziati provenienti da tutto
il mondo, è stato una grande opportunità per la comunità scientifica
allo scopo di pianificare il prossimo decennio di collaborazione
internazionale con il fine di migliorare la gestione degli oceani.
© María Muíña
Quattro progetti per il mondo
Le barche che partecipano alla Barcelona World Race 2014/15 collaborano a
quattro progetti scientifici coordinati dalla COI-UNESCO.
I dati così ottenuti verranno trasmessi alla comunità scientifica e andranno
a costituire una parte fondamentale dell’aspetto educativo della Barcelona
World Race.
• Misurazione della salinità e la temperatura dell’oceano.
• Misurazione della concentrazione di microplastici.
• Lancio di balise Argo, per migliorare la ricerca sul cambio climatico.
• Progetto Citclops per determinare la qualità dell’acqua nella sua superficie.
48 La maggior sfida oceanica in due
Presidente della
The Oceanography
Society
Mike Roman,
Scienziato
© Mireia Perelló
La Fundació Navegació Oceànica
Barcelona (FNOB) collabora con
la Commissione Oceanografica
Intergovernamentale dell’UNESCO
Mike Roman
© Mireia Perelló
PROGRAMMA SCIENTIFICO
“I partecipanti alla Barcelona World
Race saranno degli scienziati,
là fuori...”
Il lemma “One Planet, One Ocean” dà il
nome ad una delle barche che partecipano
alla Barcelona World Race, pilotata da Aleix
Gelabert e Dídac Costa, e che servirà come
piattaforma per la presa di coscienza nei
riguardi dell’ambiente.
rascorro 100 giorni l’anno in una barca. Sono nato in una fattoria nel
centro degli Stati Uniti, ma Cousteau ha fatto di me un oceanografo.
Adoro navigare, per questo collaboro con la Barcelona World Race.
Non le fa paura il cambio climatico?
Per quale motivo dovrebbe farmi paura?
Dicono che il mare inonderà città e desertificherà interi paesi...
Per quale motivo il cambio deve essere un sinonimo di catastrofe? Dove
vivo io, prima il raccolto si faceva una volta l’anno mentre adesso fanno
due raccolti di mais o di soia.
E non ci sarà anche qualcuno che rimarrà senza raccolto?
In ogni cambio ci sono perdenti e vincenti, ma oggi disponiamo della
tecnologia e dovremmo coltivare la solidarietà in modo tale che in questo
cambio climatico si possa vincere tutti.
Dunque è un fatto.
Senza alcun dubbio. Il pianeta si sta riscaldando, anche se non sappiamo quanto né esattamente a che ritmo. L’Artico si sta fondendo anno
dopo anno.
Orsi polari senza ghiaccio?
È una sfida per quelle specie, ma ciò non significa necessariamente la
loro estinzione. Vedremo la loro capacità di adattamento.
Che ottimista!
Non sono necessariamente pessimista. Mi limito a considerare anche
che possono succedere cose non obbligatoriamente fatali.
Per esempio?
Siamo in possesso di proiezioni che dicono che l’aumento del livello
degli oceani a causa dello scioglimento dei ghiacci artici ci obbligherà
a trasferire le città costiere nell’entroterra. È un cambio, ma anche
un’opportunità per pianificare delle città intelligenti e resistenti alle sfide del
clima...
Mi fa piacere.
L’obiettivo è quello di preservare la biodiversità degli oceani, perché in
essa si trova la soluzione di molti dei nostri problemi. Vi sono alghe, animali
marini e specie miste che contengono delle sostanze che curano le malattie.
Come?
I piantanimali adottano la capacità di fotosintesi delle piante che hanno
mangiato. Oggi si studia la loro incredibile adattabilità allo scopo di ottenere dei modelli biologici che evitino il rigetto nei trapianti di organi.
Vedo che c’è ancora un oceano da scoprire.
Ogni settimana cataloghiamo una nuova specie.
©La Vanguardia. Estratto dell’intervista realizzata da Lluis Amiguet,
pubblicata il 20/02/2014 su La Contra.
La maggior sfida oceanica in due 49
PROGRAMMA
EDUCATIVO
ocean
campus
PROGRAMMA EDUCATIVO
LA VELA ENTRA
NELL’UNIVERSITÀ
UN GIRO DEL MONDO PER IMPARARE
O
Avventura, emozioni, tecnologia, ambiente, esperienze, valori… Il programma
educativo della Barcelona World Race issa di nuovo le vele.
Un Campus virtuale
ffrire la possibilità di approfondire con rigore universitario quegli ambiti di
conoscenza che sono legati alla vela oceanica è la finalità ultima dei primi
MOOC – acronimo di Massive Online Open Courses — che la Fundació
Navegació Oceànica Barcelona e l’Università di Barcellona hanno messo in
marcia in occasione della terza edizione della Barcelona World Race.
Rivolti a tutti gli appassionati della vela, ai professionisti ed agli esperti nelle varie
materie che sono in relazione con la vela oceanica, i MOOC sono corsi online,
aperti e gratuiti, che si svolgono in una piattaforma educativa che ha in tutto il
mondo più di quattro milioni di utenti.
I bambini hanno l’opportunità d’intervistare i
regatanti in diretta durante il giro del mondo,
attraverso videoconferenze
© Neutrogena
La Barcelona World Race, i regatanti e le loro esperienze, l’oceano e la
navigazione sono ancora una volta l’asse principale di un programma
d’apprendimento orientato agli alunni dei centri d’insegnamento inferiore,
superiore e speciale.
I bambini possono seguire, in maniera totalmente gratuita, la vita e le
avventure dei protagonisti della regata attraverso la web del programma
educativo e con l’aiuto delle TAC (Tecnologie dell’apprendimento e della
conoscenza) e il materiale di ogni attività, svolgendo prove ed attività
orientate all’ottenimento di competenze, di obiettivi e di attitudini vincolate al
giro del mondo e relative ai seguenti assi portanti:
• Planeta mare: mari e oceani, meteorologia, oceanografia, organismi
marini, Antartide, pesca, problemi ambientali, ecc.
• Essere umano: l’alimentazione, il sonno, la squadra, ecc.
• Navigazione: la barca, le comunicazioni, l’ottenimento di energia e di
acqua potabile, la cartografia, la navigazione a vela, ecc.
© Mireia Perelló
Vivere il giorno per giorno dei regatanti
Discipline oceaniche
Senza aule, dal computer di casa e senza
doversi sottoporre ad esami presenziali:
i corsi dell’Ocean Campus sono online,
open e con iscrizione gratuita
50 La maggior sfida oceanica in due
© Ana Vico
Nella scorsa edizione, più di 15.000
alunni di 132 centri hanno seguito
la regata
© Pau Vila
Nel corso dello svolgimento del programma educativo, gli alunni realizzano
un insieme di attività complementari, come il concorso di poster “Oceano
Vivo, Pianeta Vivo” relativo alla sfida delle emissioni zero; conferenze in aula
per ascoltare in maniera diretta le esperienze dei regatisti, e la visita al Centro
d’interpretazione della Barcelona World Race.
Si svolgono vari workshop e si visita l’esposizione interattiva riguardante
tutti gli aspetti che sono in relazione con la regata.
AL
IM
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Attività complementari
Il campus inizierà con cinque corsi nelle discipline di Meteorologia, Medicina,
Alimentazione e Dietetica, Oceanografia e Cronobiología, con materiale
didattico offerto in catalano, spagnolo e inglese nel formato adottato dalle
principali università del mondo. L’inizio è previsto per novembre del 2014,
e termineranno a maggio del 2015, e ciascuno di essi avrà una durata
approssimativa compresa tra sei ed otto settimane.
I migliori professori
I contenuti sono stati sviluppati congiuntamente tra professori dell’Università di
Barcellona e il dipartimento educativo e editoriale della Barcelona World Race,
nonché da professori appartenenti a istituzioni specializzate come l’Ospedale
Quirón-Teknon, l’Istituto di Scienze del Mare del CSIC, il CAR di Sant Cugat
e l’Unità Bullipedia dell’UB, e conteranno con la collaborazione di prestigiosi
specialisti di ogni disciplina.
Una volta superati i corsi, l’Università di Barcellona in collaborazione con l’ente
specializzato nell’apprendistato virtuale Inlea emetterà i corrispondenti certificati
per gli studenti che lo desiderino.
Il Barcelona World Race Ocean
Campus è un’iniziativa pioniera nel
mondo della vela oceanica
La maggior sfida oceanica in due 51
THE
GAME
THE GAME
Entra in competizione contro la
flotta del giro del mondo in due
in tempo reale e con grafici 3D
La regata virtuale della Barcelona
World Race
Avresti il coraggio di misurare le
tue abilità contro i regatanti della
Barcelona World Race? Con THE
GAME puoi farlo. L’iscrizione è
gratuita e i posti sono limitati.
In tempo reale e in 3D
Come nella precedente edizione del 2010, alla quale
parteciparono 50.000 internauti, si potrà competere in
regata contro i velisti reali della Barcelona World Race
in tempo reale, con visualizzazione 3D e con gran precisione, contando con le curve polari delle imbarcazioni,
la possibilità di scegliere le vele, usare il pilota automatico o creare gruppi di competitori. Inoltre, in questa
seconda edizione sono stati predisposti degli avvisi per
modificare le vele in caso di cambio del vento e di tempeste. Si può accedere a THE GAME da qualsiasi computer, dal telefono cellulare o da tablet iOS e Android.
Navigare e imparare
In questa edizione, THE GAME, oltre ad essere
dotato con un interfaccia del gioco che facilita la
partecipazione, ha migliorato in aspetti come sono i
contenuti educativi e di promozione della sostenibilità, o
l’interattività tra la comunità dei giocatori.
THE GAME si può scaricare in
www.thegame-barcelonaworldrace.org
52 La maggior sfida oceanica in due
THE GAME mette
in lizza sette automobili elettriche
Renault Z.E. tra i
vari premi
54 The greatest double-handed ocean challenge