La maggior sfida oceanica in due 55
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La maggior sfida oceanica in due Barcelona World Race 2014/2015 La maggior sfida oceanica in due 55 “Partecipare alla Barcelona World Race è un privilegio, un’avventura e una sfida enorme. Una grande lezione per la vita.” Jean-Pierre Dick UNA GRANDE SFIDA © Yvan Zedda D 24.000 miglia in due, senza scali, senza assistenza La maggior sfida oceanica in due e in condizioni estreme ue membri d’equipaggio, una barca e 24.000 miglia attraverso i tre grandi oceani del mondo. Il 31 dicembre inizierà a Barcellona ila più grande sfida che la navigazione a vela in due possa presentare: fare il giro del mondo senza scali e senza assistenza. Il semplice fatto di navigare per più di 24.000 miglia senza soste è già una sfida in sé. In due, la sfida si moltiplica. A bordo di una barca di 18 metri di lunghezza non vi è possibilità di fuga. Si devono condividere le allegrie ma anche i momenti di stress. Si deve imparare a gestire le proprie emozioni ed a sopravvivere ai momenti buoni e cattivi, sia propri sia degli altri. E lo si deve fare in un ambiente dove non c’è posto per le comodità. A bordo delle IMOCA 60, i naviganti devono essere totalmente autosufficienti. Cibo in bustine, brande per dormire e pochi cambi d’abbigliamento per tre mesi di navigazione continua. Dipendono assolutamente da loro stessi e dalla loro imbarcazione in un percorso che attraversa le latitudini più inospitali della Terra. Inoltre, affronteranno le condizioni più dure che la natura possa riservare. Dalle disperanti calme equatoriali ed il soffocante caldo dei tropici al freddo più intenso ed il pericolo dei ghiacci. Nel Grande Sud, le burrasche si susseguono, le terribili onde piramidali minacciano continuamente barche ed equipaggi e l’umidità penetra fin dentro le ossa. Le condizioni sfiancanti non danno tregua né al corpo né alla mente. La Barcelona World Race è una delle maggiori prove di resistenza fisica e psicologica del pianeta. E se tutto ciò non fosse sufficiente, è una regata, ossia una competizione nella quale tutti partecipano per vincere. Guidano la barca al limite, cercano sempre la massima velocità. Le IMOCA 60 sono bolidi ad alta tecnologia nei quali tutto è pensato per andare al cento per cento. E, in due, il ritmo sportivo è più intenso che mai. Tre mesi di navigazione estrema senza soste. Per questo la Barcelona World Race, che forma parte del Campionato del Mondo IMOCA Ocean Masters, è un gesto sportivo, umano e tecnologico senza paragoni. In due, senza scali, al limite ed in condizioni estreme. Questo è il bello della Barcelona World Race e la ragione del magnetismo che esercita sui migliori naviganti del mondo, siano specialisti di regate in solitario sia di quelle con equipaggio. La maggior sfida oceanica in due 3 © Guilian Grenier Prodotto da Distribuito da SOMMARIO 4 La maggior sfida oceanica in due 6 16 navigatori e un sogno 22 Con le stesse armi? 32 Una coppia senza possibilità di fuga 42 Uniti via satellite 8 La barca e il percorso 24 E se tutto va male? 34 Dieta: l’importante è il sapore 44 Due regate per la storia 10 Gli equipaggi 26 Lavorare a quattro mani 36 Telemedicina: copertura illimitata 48 Programma scientifico 18 Vivere all’interno di una lavatrice 28 Soli e in compagnia 38 Meteorologia: la chiave della strategia 50 Programma educativo 20 Una regata di resistenza 30 E questa gente come dorme? 40 Il tavolo da carteggio: il terzo membro dell’equipaggio 52 The Game BARCELONA WORLD RACE MAGAZINE. Direzione: Neus Jordi · Coordinamento editoriale: German de Soler · Foto copertina: © Michèle Paret · Fotografia: archivio Barcelona World Race · Traduzione: Paolo Petrolillo - Mallol Traductors Associats · Art direction e impaginazione: Cèlia Mínguez · Pubblicità: Barcelona World Race · Edito dalla Barcelona World Race in collaborazione con il Campionato del Mondo IMOCA Ocean Masters · Prodotto da La Factoría Náutica · Stampato da Litografía Rosés S.A. FUNDACIÓ NAVEGACIÓ OCEÀNICA BARCELONA. Edifici Consorci el Far, c/ Escar, 6-8 · 08039 Barcellona · Tel: +34 93 557 9700 · Fax: +34 93 557 9701 · [email protected] Programma completo e maggiori informazioni: www.barcelonaworldrace.org La maggior sfida oceanica in due 5 16 NAVIGATORI E UN SOGNO 6 Vincere la Barcelona World Race “Sedici velisti, otto barche, 24.000 miglia di regata intorno al mondo, zero scali. Fare Vela sarà sempre con voi.” Michele Tognozzi, direttore de Fare Vela “The Barcelona World Race is an epic test of endurance and a great illustration of collaboration and trust between the two sailors on each yacht. It will be compelling to follow.” Gerard Marín Conrad Colman Alex Thomson Pepe Ribes La maggior sfida oceanica in due Nandor Fa Dídac Costa Aleix Gelabert José Muñoz Jörg Riechers Anna Corbella Guillermo Altadill Fotomontaggio: © Jorge Andreu Elaine Bunting, direttrice di Yachting World “La Barcelona World Race è una prova mitica di resistenza e un grande esempio di collaborazione e di fiducia tra i due marinai di ogni barca. Sarà emozionante seguirla.” “La Barcelona World Race, c’est le Vendée Globe à deux... et donc la plus belle course du monde!” Didier Ravon, capo redattore de Voiles et Voiliers “La Barcelona World Race è la Vendée Globe a due... e quindi è la regata più bella del mondo.” Sébastien Audigane Bernard Stamm Bruno García Willy García Jean Le Cam “De entre todos los valores humanos que encarna la Barcelona World Race, el más fascinante es la capacidad de estos navegantes para enfrentarse a lo imprevisible.” Germán de Soler, direttore di Náutica y Yates Magazine “Tra tutti i valori umani che incarna la Barcelona World Race, il più affascinante è la capacità di questi regatisti di affrontare l’imprevisto.” “Es ist eine der härtesten Prüfungen für Profisegler. Wir werden jede Stunde des Rennens verfolgen, jeden Tag.” Jochen Rieker, capo redattore di Yacht “È una delle prove più dure per i velisti professionisti. Seguiremo ogni ora della regata, giorno per giorno.” La maggior sfida oceanica in due 7 LA BARCA IL PERCORSO UN VESTITO SU MISURA Bompresso U guali ma diverse. Ogni IMOCA 60 è realizzata su misura per un progetto specifico. Dall’architettura all’ingegneria, passando dalla configurazione del pozzetto di manovra o l’interno, ogni veliero è differente; ciò nonostante, tutti adempiono alle norme essenziali della classe IMOCA, che prevedono delle misure massime: lunghezza fuoritutto di 60 piedi (18,29 metri), 4,5 metri di pescaggio e 29 d’altezza dell’albero sulla linea di galleggiamento. A partire da queste misure, e nel rispetto delle complesse norme di stabilità, ogni designer è libero di concepire la barca secondo le richieste di chi la piloterà. L’obiettivo del design è quello di ottenere la migliore relazione tra velocità, stabilità e sicurezza. E per farlo è essenziale la tecnologia: nella costruzione di queste barche si usano i materiali più leggeri e resistenti che esistono, come la fibra di carbonio o il kevlar. Ma non tutti gli equipaggi hanno la fortuna di poter contare con una barca nuova per ogni regata. Un’IMOCA 60 ha una lunga vita e non sono poche le squadre che parteciperanno alla Barcelona World Race con imbarcazioni veterane, con vari giri del mondo sulle spalle, ma riviste dalla punta dell’albero fino alla chiglia, quindi adattate, modificate e dotate delle ultime novità per poter continuare a perseguire la finalità per la quale furono create: riportare i naviganti a casa dopo aver fatto il giro del mondo in regata. COSÌ È UN IMOCA 60 I Tavola di carteggio con sedile cucceta Crash box Verricello centrale di manovra Portelli stagni PARATIE STAGNE: assicurano che l’imbarcazione sia inaffondabile. A prua è situata la cosiddetta crash box, o scatola di collisione, ripiena di spuma, che si può distruggere in caso di collisione contro un oggetto galleggiante. LAME DI DERIVA: sui lati, dritti o curvi, si alzano e si abbassano come delle sciabole. Alcune hanno anche delle orzate verticali a prua. DUE PALE DEL TIMONE: con trasmissione mediante ruota o barra, possono essere fisse o mobili in verticale. La maggior sfida oceanica in due La Barcelona World Race fa il giro del mondo da ovest a est, con partenza ed arrivo a Barcellona, seguendo la cosiddetta “rotta dei tre capi” attraverso l’Atlantico, l’Indiano e il Pacifico, doppiando i capi di Buona Speranza, Leeuwin e Horn a babordo (sinistra) e circumnavigando il continente antartico a tribordo. Casse di zavorra di prua Zavorra delle vele Boccaporto d’emergenza Chiglia pivotante Zattera Pale dei timoni 8 partecipanti percorreranno circa 24.000 miglia nautiche (44.448 kilometri) e sono obbligati a rispettare la zona d’esclusione, che si stabilisce nelle latitudini più australi in funzione della posizione dei ghiacci galleggianti della banchisa antartica, onde limitare la discesa dei velieri e minimizzare gli eventuali rischi di collisione o di rimanere al di fuori della portata dei servizi di soccorso. È permesso un massimo di tre scali tecnici di un minimo di 24 ore per riparazioni o emergenze mediche, qualora siano indispensabili per portare a termine il percorso con sicurezza. I vincitori della prima edizione (2007/08), Jean-Pierre Dick e Damian Foxall, a bordo del Paprec Virbac 2, impiegarono 92 giorni, 9 ore, 49 minuti e 49 secondi, ad una media di 11,13 nodi, per completare il percorso. Nella seconda edizione (2010/11), Jean-Pierre Dick bissò il trionfo, navigando con Loïck Peyron sul Virbac-Paprec 3, con un tempo de 93 giorni, 22 ore, 20 minuti e 36 secondi (un giorno e 13 ore più della precedente edizione). Paratie stagne CASSE DI ZAVORRA: si possono riempire con un massimo di cinque tonnellate d’acqua, che spostano nelle virate o in funzione delle necessità. È la zavorra mobile. CHIGLIE PIVOTANTI: possono oscillare fino a 40º su ogni lato con l’aiuto di un pistone idraulico che muove le 3,5 tonnellate di peso del bulbo. TRE MESI INTORNO AL MONDO Bulbo Casse di zavorra centrali e di poppa Pistone elettro-idraulico Lame di deriva Un’IMOCA 60 pesa normalmente tra 8 e 9 tonnellate. Un veliero da crociera con la stessa dimensione ne peserebbe 20 La maggior sfida oceanica in due 9 GLI EQUIPAGGI “Una regata a due è soprattutto un’avventura umana.” Jean Le Cam 10 La maggior sfida oceanica in due © Andrés Soriano/Neutrogena Sportivi, navigatori, sognatori…? © Guilian Grenier S’imbarcano per fare il giro del mondo. Può sembrare abbastanza poetico, ma probabilmente è una delle decisioni meno idilliche che si possano adottare in questa vita. Perché la circumnavigazione del globo nella Barcelona World Race è dura, molto dura; i pochi eletti che ci riescono, vivono dei momenti straordinari, indimenticabili: per quanto sono magnifici, ma anche perché possono essere particolarmente terribili. APPASSIONATI DEI GRANDI ORIZZONTI C hi sono quegli esseri umani che mettono a rischio la loro vita per immergersi in una natura estrema, assolutamente vergine, per aprirsi un cammino attraverso degli oceani selvaggi, per quello che alcuni considerano il sogno della loro vita? E come scelgono i loro compagni, nei riguardi dei quali devono avere una fiducia cieca fino al punto di mettere la loro propria vita nelle loro mani? Per alcuni, si tratta di autentici eroi; altri diranno che sono degli avventurieri; e ci sarà anche chi li consideri semplicemente dei professionisti che non fanno altro che svolgere il loro lavoro. Nella flotta di un giro del mondo a due si riuniscono molti di questi caratteri diversi, opposti e addirittura incompatibili. Ma condividono un denominatore comune: la passione per i grandi orizzonti oceanici, la disposizione ad esplorare i propri limiti e la volontà di arrivare sempre più lontano. La maggior sfida oceanica in due 11 Esperti del Grande Sud © @GAES Centros Auditivos Thomson sono specialisti nelle regate in solitario. Per loro la convivenza può diventare più difficile, sebbene Thomson già sia a conoscenza di cosa significhi navigare con un solo compagno per più di tre mesi: arrivò al secondo posto nella prima edizione della Barcelona World Race insieme all’australiano Andrew Cape. Le Cam e Stamm non nascondono che il tema della convivenza è sempre una grande incognita. Il francese ha dichiarato a questo riguardo: “Personalmente non ho esperienza in proposito per un tipo di regata di così lunga durata. La mia ultima Barcelona World Race si concluse a Capo Verde, con la rottura dell’albero. Sarà la nostra prima esperienza comune con Bernard, ma mi sento ottimista”. © B.Stichelbaut iù della metà dei partecipanti sanno cosa significa circumnavigare il pianeta senza scali, attraversando il Grande Sud, doppiando il mitico Capo Horn, simbolo della durezza estrema degli oceani australi. Alcuni hanno addirittura superato la punta meridionale dell’America in sei occasioni. È il caso di Guillermo Altadill, per esempio, il velista spagnolo con più miglia navigate in competizioni oceaniche e che ha ben sei giri del mondo nel suo palmarès. Simile al suo è il caso del francese Jean Le Cam, lo svizzero Bernard Stamm, il britannico Alex Thomson e lo spagnolo Pepe Ribes. Con alcune differenze. Mentre Altadill e Ribes hanno navigato quasi sempre con equipaggi numerosi, Le Cam, Stamm e HUGO BOSS © J. Andreu © Hugo Boss Pepe Ribes Benissa (Spagna), 43 anni Vincitore della New York-Barcellona 2014, ha partecipato a quattro Volvo Ocean Race. È giunto quarto nella Barcelona World Race del 2010 ed è in possesso del record della New York-Barcellona ottenuto nel 2010 e quello della Ruta del Descubrimiento. Ha partecipato tre volte alla Coppa America. 12 La maggior sfida oceanica in due GAES CENTROS AUDITIVOS NEUTROGENA Alex Thomson Bangor (Gran Bretagna), 40 anni Vincitore del giro del mondo nella Clipper Race del 1998, è arrivato secondo nella Barcelona World Race del 2007, nel corso della quale ha battuto il record di distanza percorsa in 24 ore, ed è giunto terzo nella Vendée Globe del 2012. Un’appendicite gli ha impedito di partecipare alla scorsa edizione. È in possesso del record dell’Atlantico in solitario. Guillermo Altadill Barcellona (Spagna), 52 anni Altadill è lo spagnolo con più giri del mondo nel suo bagaglio: sei. È in possesso di due record del giro del mondo e di altri due di velocità in 24 ore. È stato allenatore olimpionico in cinque occasioni, ha partecipato alla Coppa America ed ha vinto per due volte la SydneyHobart. Nel 2007 si è ritirato dalla Barcelona World Race. José Muñoz Algarrobo (Chile), 42 anni Muñoz è il cileno con più esperienza in regate oceaniche. Spicca il suo secondo posto al giro del mondo in due Portimao Global Ocean Race in Open 40 nel 2008 e le sue due partecipazioni alla Fastnet. È il primo cileno che partecipa a regate della classe IMOCA. Gerard Marín L’Escala (Spagna), 32 anni È stato campione del mondo nel 2012 e due volte vicecampione del mondo nel 2002 e nel 2011 nella classe Europa. È arrivato quarto nella Mini-Transat del 2007 in barche di serie e 21º nell’edizione del 2009 per prototipi. Nell’edizione 2010-2011 della Barcelona World Race è arrivato ottavo, in squadra con Ludovic Aglaor. © J. Andreu CHI SONO? © Mireia Perelló P Un caso speciale è quello di Anna Corbella e Gerard Marín, che a bordo del GAES Centros Auditivos sarà l’unico equipaggio misto in questa edizione. Hanno in comune un’esperienza simile: entrambi vengono dalla vela leggera —Anna Corbella è stata preolimpionica del 470 e Gerard Marín è stato campione del mondo della classe Europa — e di navigazione in solitario nella classe Mini, ed entrambi hanno un giro del mondo nel loro bagaglio: la Barcelona World Race di quattro anni fa. © B.Stichelbaut In una regata come la Barcelona World Race vi sono membri dell’equipaggio che hanno alle spalle già mezza dozzina di giri del mondo, ed altri che affrontano per la prima volta una sfida di questa grandezza. Per i primi, sebbene non vi siano due circumnavigazioni uguali, la Barcelona World Race può essere solo uno dei tanti obiettivi della loro carriera sportiva. Per i secondi, è un’opportunità unica per veder avverato il sogno della loro vita. Un equipaggio misto e ben sperimentato Anna Corbella Barcellona (Spagna), 38 anni Laureata in veterinaria, è la prima e unica spagnola che ha fatto il giro del mondo senza scali ed anche la prima donna che ha completato un giro del mondo a due in un equipaggio femminile nella scorsa edizione, con Dee Caffari. È stata la prima donna a partecipare alla Mini-Transat nel 2009. Bruno García Barcellona (Spagna), 47 anni Bruno García ha due grandi passioni: la medicina e la vela. La prima è il suo lavoro – è cardiologo – e la seconda, il suo hobby. Dopo aver rotto l’albero nella scorsa Barcelona World Race, ora cerca di nuovo di avverare il sogno della sua vita: fare il giro del mondo. E lo fa con il suo grande compagno di navigazioni oceaniche, suo fratello Willy. Willy García Barcellona (Spagna), 42 anni Questo impiegato barcellonese ha già cinque regate transatlantiche nel suo palmarès. È arrivato nono nella Mini-Transat del 2003, e prima aveva partecipato anche alla AG2R del 1994 con suo fratello Bruno. La maggior sfida oceanica in due 13 Una regata iniziatica La vittoria non è tutto Per Dídac Costa, Pompiere di professione, e Aleix Gelabert, architetto, questo è il primo giro del mondo e lo faranno sulla più veterana di tutte le barche: la One Planet, One Ocean & Pharmaton. Non partecipano alla regata esclusivamente per vincere, bensì per affrontare una sfida estrema ben diversa: “Partecipare alla Barcelona World Race è una grande sfida per noi, e desideriamo premiare la fiducia che ci è stata data di poter competere al più alto livello nella vela oceanica e di poterlo fare unendo l’aspetto sportivo a quello scientifico”. Infatti, durante la regata, la One Planet, One Ocean & Pharmaton misurerà la salinità e la temperatura dell’acqua superficiale del mare e analizzerà la concentrazione di microplastiche nell’acqua, oltre a lanciare una balise Argo e valutare la qualità dell’acqua superficiale, due progetti ai quali collaboreranno anche il resto delle barche partecipanti, il tutto nel quadro di un programma scientifico coordinato dalla Commissione Oceanografica Intergovernamentale dell’UNESCO. “Partecipare alla partenza della Barcelona World Race è di per sé una gran conquista. E se arrivi fino alla fine, è un gran trionfo.” Bruno García CHEMINÉES POUJOULAT Nandor Fa Székesfehérvár (Ungheria), 61 anni Con tre giri del mondo alle spalle, Nandor Fa è un autentico mito in Ungheria. Ha completato due giri del mondo in solitario in regata, il primo a tappe nel 199091 e poi la Vendée Globe del 1992-93, dove arrivò in quinta posizione. Torna alle regate su IMOCA 60 dopo essersi ritirato dalle competizioni per 18. 14 La maggior sfida oceanica in due Conrad Colman Auckland (Nuova Zelanda), 31 anni Imprenditore e atleta, possiede una vasta experienza oceanica in solitario e in doppio. Ha partecipato alla Mini Transat del 2009 ed alla Route du Rhum nella classe 40 nel 2010. Nel 2012 ha vinto la regata a due Global Ocean Race e nel 2013 è arrivato secondo nella Classe 40 nell’Atlantic Cup. Sébastien Audigane Brest (Francia), 46 anni. Ha partecipato a vari record: giro del mondo, New York-San Francisco, distanza percorsa in 24 ore e Atlantico Nord. Si è ritirato dall’edizione del 2010 della Barcelona World Race a causa di un’avaria della chiglia della Groupe Bel. ONE PLANET, ONE OCEAN & PHARMATON © Mireia Perelló © Mireia Perelló © Conrad Colman © Mireia Perelló SPIRIT OF HUNGARY © Mireia Perelló leix Gelabert e Dídac Costa condividono la barca, per cui non avranno nessuno con loro che possa rispondere alle domande che si presenteranno a misura che si avvicinino ai quaranta ruggenti, i paralleli dell’emisfero meridionale dove il vento a volte sferza senza sosta per 24 ore al giorno. È il regno dei solitari albatros, del freddo… e della solitudine, giacché è la zona meno frequentata di tutto il pianeta. Il tedesco Jörg Riechers, invece, avrà vicino qualcuno dotato d’esperienza nel circumnavigare il mondo. Per il francese Sébastien Audigane, compagno del tedesco, gli oceani australi sono la sua seconda casa. Sebbene abbia completato solo un giro del mondo, ha partecipato in altri cinque tentativi e l’anno scorso ha doppiato il Capo Horn in senso contrario (da est ad ovest) nella traversata durante la quale ha battuto il record della New York-San Francisco. Inoltre, ha partecipato alla seconda edizione della Barcelona World Race: la sua avventura terminò proprio dopo aver doppiato la punta meridionale dell’America ed essere approdato ad Ushuaia, dove la sua Groupe Bel arrivò con la chiglia rotta. © Alfred Farré A © Mireia Perelló Sebbene abbiano una grande esperienza oceanica con equipaggio o in solitario, almeno quattro dei partecipanti a questa edizione della Barcelona World Race non hanno mai circumnavigato la Terra. Non hanno mai affrontato il Grande Sud, lo specchio d’acqua più duro della regata e al tempo stesso il suo più grande stimolo. Jörg Riechers Amburgo (Germania), 46 anni La Barcelona World Race sarà la sua seconda gran regata nella classe IMOCA, dopo aver partecipato alla Fastnet del 2014. Ha vinto la Route du Chocolat nel 2012 in Open 40 ed è arrivato secondo nella Quebec-St Malo e terzo nella Transat Jacques Vabre del 2013, sempre nella modalità a due. In solitario è stato sesto nella Route du Rhum del 2010 in Open 40. Jean Le Cam Quimper (Francia), 55 años Formatosi al lato del grande Eric Tabarly, è conosciuto come il Re Jean per i suoi grandi risultati. Secondo e quinto nella Vendée Globe del 2004 e del 2012. Tre vittorie nella Solitaire du Figaro e una nella Transat AG2R. Nel 1982 ha battuto il record dell’Atlantico. Si è ritirato dalla Barcelona World Race nel 2010 per la rottura dell’albero della sua Président. Bernard Stamm Ginevra (Svizzera), 51 anni Campione del mondo IMOCA nel 2003 e nel 2007. Nel 2002 e nel 2006 ha vinto due giri del mondo in solitario con scali. Ha partecipato a tre Vendée Globe e detiene il record del giro del mondo nel 2005 e della traversata Atlantico Ovest-Est nel 2001. Ha lo stesso sponsor dal 2003. Dídac Costa Blanes (Spagna), 37 anni Pompiere di professione, è stato il migliore spagnolo nella Mini-Transat del 2011 nella categoria serie. Come il suo compagno, si è formato nella classe mini e questa è la sua prima partecipazione alla Barcelona World Race e il suo primo giro del mondo. Aleix Gelabert Barcellona (Spagna), 34 anni Architetto, questa è la sua prima partecipazione alla Barcelona World Race e anche il suo primo giro del mondo. Formato nella classe mini, è stato il primo spagnolo nella Mini-Transat del 2011 nella categoria prototipi. La maggior sfida oceanica in due 15 16 La maggior sfida oceanica in due La maggior sfida oceanica in due 17 © We Are Water lavatrice © Thierry Martinez Vivere all’interno di una La vita durante tre mesi all’interno di un IMOCA 60 trascorre in una cabina di non più di 10 metri quadri. Il resto della barca è strutturale ed è destinato alle vele ed all’equipaggiamento. All’interno della barca tutto è condizionato dal peso. Un fornello a gas, un piccolo lavandino e due brande sono le uniche comodità delle quali dispongono. Anche il tavolo da carteggio è ridotto alla minima espressione. Per dormire, normalmente i velisti non usano le due brande ma condividono la stessa cuccetta in funzione delle necessità di peso e di sbandamento dell’imbarcazione. Un telo messo a mo’ d’amaca ed un sacco a pelo, a volte con dentro dei vestiti per mantenerlo caldo, sono il loro strumento di riposo per più di 90 giorni. A più di 20 nodi di velocità, il rumore nella cabina è assordante. Lo sbandamento, il beccheggio e gli scossoni causati dai colpi delle onde contro lo scafo rendono complesse anche le attività abitudinali più comuni, come prepararsi una bevanda calda o vestirsi. INVITATO A BORDO Bernard Stamm 18 La maggior sfida oceanica in due VITA A BORDO P Fuori, nel pozzetto, pur essendo protetti dal tettuccio, la vita non è più confortevole. Costretti nei vestiti impermeabili, quasi sempre soli eccetto i momenti in cui è necessario essere in due per le manovre, sopportano i continui spruzzi d’acqua, il freddo o il caldo estremi… Se la vita all’interno è quanto di più simile a viere nel tamburo di una lavatrice, all’esterno ci si trova in quanto di più lontano ci possa essere da una placida terrazza con vista. © Estrella Damm “Ogni volta che la barca cade dall’alto di un’onda, è come una cannonata. È impossibile rimanere in piedi. È complicato anche stare a quattro zampe.” er più di 90 programmi, Albert Om è stato invitato a condividere durante due giorni le case dei suoi anfitrioni. Adesso prova ad immergersi per alcuni istanti nella vita a bordo dei velisti della Barcelona World Race. Che le pare che due persone s’imbarchino per un giro del mondo? Affascinante. Perché ci piace tanto condurre una vita al limite, fuggire dalla routine, sfidare la natura per sconfiggerla? S’immagina l’austerità della sua vita a bordo? Lottiamo per avere le comodità e poi, alla fine, quel che vogliamo è fare a meno di esse. C’è chi ci lascia lo zampino due o tre volte e nonostante tutto vuole riprovarci… Mi piacciono i cambi, la sensazione che la vita è reversibile, che non sarà sempre tutto uguale. Capisco che c’è molto di questo nel loro caso. È una dipendenza. Se lo provi, vuoi riprovarci. Come pensa che si debba fare per condividere questi tre mesi insieme? Ci vuole molta generosità. E soprattutto ci vuole la curiosità, che è quel che ti fa arrivare alla vecchiaia ben sveglio e sano. È più facile sopportare tre mesi insieme in alto mare che a casa. A bordo, le persone sono predisposte a dare il meglio di sé, sanno di essere in una situazione estrema ma che inizia e finisce. Io non m’imbarcherei, ma ammiro tantissimo chi lo fa, perché uno degli aspetti del giornalismo che più mi piacciono è la possibilità di vedere delle vite che sai che non vivrai mai. Le sue risorse emozionali di giornalista sarebbero applicabili a questa navigazione? Il mio tempo di convivenza nel programma El convidat è di due giorni, non è paragonabile… La sensazione di fallimento in un’avventura come questa è essere stato a punto d’imbarcarsi e poi, alla fine, non avere il coraggio di farlo, e non è il doverla abbandonare una volta iniziata. I partecipanti non cercano né fama né denaro… Quando si vede che ci si avvicina al porto si deve essere aggrediti da una marea di pensieri. Come arrivare di nuovo alla superficie provenendo da un altro mondo? A noi che l’osserviamo dalla spiaggia, il mare ci sembra infinito. Mi pare fantastico che ci sia qualcuno che ne vada a cercare i limiti. Albert Om Giornalista. Direttore del programma di TV3 El convidat (L’invitato) “A noi che l’osserviamo dalla spiaggia, il mare ci sembra infinito. Mi pare fantastico che ci sia qualcuno che ne vada a cercare i limiti.” La maggior sfida oceanica in due 19 Juan Porcar © Estrella Damm © Juan Porcar mar Primo pilota spagnolo che ha partecipato alla Paris-Dakar e velista solitario In una regata di giro del mondo, il giorno trascorre in una successione frammentata di riposo e attività, senza praticamente dei tempi morti. Anche se gli equipaggi hanno normalmente uno schema di lavoro prestabilito per ogni giorno, la realtà è che non ci sono mai due giorni uguali: abitualmente, le condizioni e gli imprevisti modificano tutti i piani, la routine si spezza e la stanchezza si accumula. “Bisogna conoscere i propri limiti e non forzarli. La chiave è diventare tutt’uno con la barca.” OCEANI, DESERTI, IMMENSITÀ Sébastien Audigane Con lo sfinimento sorgono i dubbi e il regatante dovrà lottare, oltre che contro l’oceano e le sue avversità, anche contro i propri timori e stati d’animo. 20 La maggior sfida oceanica in due ©We Are Water L UNA REGATA DI RESISTENZA 24 ore al giorno Sebbene dal principio i membri dell’equipaggio siano consapevoli che per tre mesi non avranno mai più di tre o quattro ore di seguito per sé, sanno anche che questo è il prezzo che devono pagare, 24 ore al giorno per più di 90 giorni, per lo straordinario privilegio di planare a 20 nodi nell’immensità dell’oceano, con l’unica compagnia degli albatros. o scrittore Josep Pla, nel suo libro Cinque storie del mare, racconta in maniera magistrale un viaggio di appena 100 miglia che realizzò con il suo amico Sebastià Puig da Palafrugell al Rousillon francese, a bordo di un bou, una barca nella quale la combinazione di vela e remi faceva sì che fosse il miglior strumento per vivere un’esperienza indimenticabile. Quei 15 giorni costeggiando la costa, domando la tramontana e disegnando il mare di sfondo, ebbero delle dimensioni gigantesche per loro. Sono passati 96 anni. Fu nel 1918, quando le distanze si misuravano per giorni, settimane o mesi e il mondo era quasi infinito. Oggi, improvvisamente, la Terra si è fatta piccola… E tuttavia, ancora rimangono spazi dove l’essere umano è insignificante, fragile; dove ci sentiamo realmente isolati dal mondo e dove la natura si fa rispettare in forza della sua enorme dimensione: sono gli oceani e i deserti. Miraggi in una società ipertecnicizzata, stretta, schiacciata. Sono luoghi dove il mondo è ancora immenso e i concetti come resistenza, sforzo, cameratismo, generosità o decisione continuano ad avere un senso. Lo posso sentire ogni giorno nelle mie navigazioni in solitario e lo constatai nel mio primo Paris-Dakar, nel 1982, quando, perso nel deserto, esausto e malato, a centinaia di chilometri da qualsiasi parte e con la mia Ossa 310 Pionner al limite, la generosità e l’impegno delle squadre furono decisivi. Il mondo ci si è fatto piccolo, ma gli oceani ed i deserti sono la riserva dei sogni, dell’avventura e dell’immaginazione. La Barcelona World Race conserva tutta questa essenza. La maggior sfida oceanica in due 21 Natalia Vía-Dufresne “Navigare intorno al mondo solo una volta nella vita è un’esperienza incredibile. Circumnavigare il pianeta tre volte senza scali è un assoluto privilegio.” Regatante Dee Caffari Il mare non guarda il genere e ci rende tutti uguali. In una regata che compie il giro del mondo, l’analisi, la previsione, la riflessione e anche la capacità di resistenza e di identificarsi con la natura svolgono un ruolo molto più importante della mera forza fisica. Inoltre, in un’IMOCA 60, la forza muscolare può essere compensata in buona parte da una distribuzione della manovra impostata secondo le caratteristiche dell’equipaggio. Probabilmente, un equipaggio femminile non sarà tanto rapido come uno maschile, in determinate manovre, ma questo dettaglio ha un’influenza poco importante in una regata di resistenza come un giro del mondo. © Miquel Casanelles © GAES Centros Auditivos Normalmente, nel mondo dello sport, uomini e donne competono in categorie diverse. La vela oceanica è una delle poche eccezioni a questa regola generale. La Barcelona World Race non fa distinzioni tra generi, né al momento dell’iscrizione, né al momento di stabilire le classifiche. © Th.Martinez 22 La maggior sfida oceanica in due Il genere non importa Con le stesse armi? V incitrice di due medaglie olimpiche, tra i suoi tanti e svariati trofei, Natalia Vía-Dufresne distribuisce il suo tempo tra l’attività di coaching, il marketing nautico e la scuola di vela. Crede che ci siano differenze tra come affrontano un giro del mondo un equipaggio femminile ed uno maschile? Credo che non ve ne siano. Ciascuno affronta la sfida che si propone secondo le proprie possibilità, le capacità e i mezzi di cui dispone, e ciò non ha nulla a che vedere con l’essere un uomo o una donna. La versatilità femminile è un vantaggio? L’adattamento al cambio o la capacità di fare più cose allo stesso tempo è un aspetto positivo, giacche in una regata si devono adottare decisioni costantemente e si affrontano cambi inattesi. Crede che ci siano differenze nella maniera di impostare le strategie? Per me non ci sono differenze nel predisporre come affrontare la regata o il percorso. Credo che dipenda piuttosto dal carattere e dalle esperienze di navigazione di ogni regatante. Vede difficoltà aggiunte, per un equipaggio femminile? Credo che le difficoltà che possono sorgere siano di tipo fisico, giacche si devono maneggiare cose molto pesanti, e forse la preparazione della barca, i sistemi ed altri dettagli tecnici sono diversi. Si gestisce il rischio in maniera diversa? L’idea che le donne siano più prudenti degli uomini non può essere generalizzata. L’essere più o meno intrepidi è un’abilità che si allena con la navigazione e diventando consapevoli dei propri limiti. E la gestione delle emozioni? Allo stesso modo, non si può generalizzare e dire che le donne siamo più sensibili e mostriamo di più le nostre emozioni. Dipende da ogni singola persona, senza distinzioni. In una navigazione estrema e così lunga come la Barcelona World Race, pensare alla famiglia è uno stimolo o può essere un freno al momento di dover adottare decisioni rischiose? Suppongo che la responsabilità della famiglia, e ancor di più se si hanno delle persone che dipendono da noi, come i figli, può influire in tal maniera che si pensi più a loro che a te stesso, in situazioni limite. Si è sentita discriminata qualche volta, nel mondo della vela, per il fatto di essere donna? No, ma posso notare che è difficile contare su una donna per governare o stabilire la tattica in squadre da regata. Quattro nomi propri Le partecipazioni femminili alla Barcelona World Race non hanno mai deluso. Già nella prima edizione, una delle partecipanti, Michèle Paret, salì sul podio insieme al suo veterano compagno, Dominique Wavre, e Servane Escoffier fu la prima a completare un giro del mondo a due senza realizzare nessuno scalo, in compagnia di Albert Bargués. Anna Corbella ci riprova in questa edizione. Nel 2011, fu la prima spagnola a circumnavigare il pianeta in regata. e Anna e la sua compagna Dee Caffari – l’unica donna che ha completato tre circumnavigazioni – furono il primo equipaggio femminile a due che riuscì a fare il giro del mondo senza scali. La maggior sfida oceanica in due 23 A differenza di altri sport, in un ambiente estremamente ostile, con umidità permanente, freddo e mancanza di sonno, nella vela oceanica è fondamentale l’allenamento del controllo emozionale giacché con le emozioni alterate si è meno capaci di rendere sportivamente e di trovare soluzioni a problemi concreti. I velisti oceanici devono imparare soprattutto a gestire lo stress. © Benoit Stichelbaut ASSUMERE IL RISCHIO Clara Duch “Quando stai in mezzo all’oceano, le facoltà mentali di alcuni velisti possono soffrire e, di conseguenza, le differenze tecnologiche e di velocità della barca non importano molto se non ne puoi ottenere alcun vantaggio.” Psicologa Jean-Pierre Dick GESTIRE LE EMOZIONI Fare un giro del mondo a due richiede dei valori e un carattere sportivo molto speciali. La capacità di assumere il rischio, di adottare delle decisioni nei riguardi degli elementi della natura che rimangono al di fuori del proprio controllo, così come l’abilità emozionale di gestire l’incertezza, sono alcuni dei principali valori necessari per essere un velista oceanico. E se tutto va male? 24 La maggior sfida oceanica in due © Jorge Andreu I La Barcelona World Race inizia molto tempo prima della partenza. Ogni IMOCA 60 si prepara con mesi d’anticipo con allenamenti che sottopongono le barche a massimi sforzi, allo scopo di evitare gli imprevisti e di disporre di alternative a situazioni concrete. Ma non tutto è prevedibile, e per questo motivo, per affrontare ciò che è inatteso, i velisti si devono anche preparare psicologicamente. E lo fanno prevedendo delle situazioni emozionali e determinando i criteri di risposta nei riguardi degli imprevisti. n una regata de tre mesi intorno al mondo, sono numerose le situazioni nelle quali tutto sembra andare male. In questi casi, la pressione e l’angoscia possono portare al collasso o al blocco una persona che non si sia preparata. In queste situazioni, saper gestire in maniera adeguata le proprie emozioni diventa determinante. Il velista oceanico è un chiaro esempio dell’importanza che ha il dominio delle nostre emozioni, piuttosto che essere succubi delle stesse, perché le emozioni sono informative e bisogna saperle gestire. Sono loro che ci consentono di adottare decisioni nel giro di pochi secondi quando non abbiamo il tempo di una riflessione più meditata. Con frequenza, è l’intensità dell’emozione quella che ne determina l’adattabilità. La paura davanti ad una decisione o la rabbia come risposta ad un errore sono disfunzionali e conducono ad un profondo malessere personale. La chiave sta quindi nel saper dominare l’intensità dell’emozione, in maniera tale che questa venga sperimentata nei suoi livelli maggiormente adattativi, ossia che possa essere tradotta in azioni che risolvano i problemi. Ciò comporta la capacità di riconoscere l’ansia, l’arrabbiatura o la tristezza nel momento in cui emergono. Questo “rendersi conto” è quel che ci consente di gestire i sentimenti in maniera tale che non ci travolgano e che li possiamo usare con efficacia. E questo si ottiene solo con un lungo ed arduo allenamento. Quindi, in certa misura, il colpo di pistola della partenza indicherà anche l’inizio della messa in pratica di questo apprendistato emozionale. La Lamaggiore maggior sfida sfidaoceanica oceanicain a due 25 Alex Thomson Virate spossanti A differenza di una normale barca a vela, in un’IMOCA 60 i membri dell’equipaggio impiegano almeno mezz’ora per portare a capo in condizioni ideali ciascuna delle due manovre principali, la virata e la strambata. In ciascuna di esse si devono muovere le vele dall’interno, spostare 600 chili di peso tra vele ed attrezzature, spostare quasi tre tonnellate d’acqua dei serbatoi mobili, cazzare paterazzi, muovere carrelli, cambiare di lato i 3.500 chili della chiglia basculante, mollare e cazzare scotte di randa e fiocco, abbassare e regolare le derive… E di manovre come queste se ne fanno centinaia durante la regata. Qualsiasi errore, alla velocità di un’IMOCA 60, che può raggiungere punte di più di 30 nodi in planata, può provocare un disastro irreparabile. © Miquel Casanelles © Neutrogena © Jorge Andreu MANOVRE “Navigare a due è fisicamente più duro che in solitario giacché normalmente devi svolgere più manovre.” Due sole persone per controllare una barca di 18 metri di lunghezza, con un albero di quasi 30 e una superficie di vele di circa 300 metri quadri in bolina e di 600 con venti portanti. La forza che una tale attrezzatura esercita sui cavi e su ogni parte dell’unità si misura in tonnellate ed è così enorme che è impossibile cazzare un millimetro di cavo senza l’aiuto dei verricelli. IL POZZETTO: UN CONCENTRATO DI MANOVRA Lavorare a quattro mani 26 La maggior sfida oceanica in due U n chilometro e mezzo di capi convergono nello spazio ridotto del pozzetto di un’IMOCA 60. Non meno di cinque winch e almeno un potente mulinello centrale demoltiplicatore, il cosiddetto grinder, consentono di muovere le tonnellate di forza che le vele esercitano su drizze, scotte o qualsiasi altro capo. Tutto è meccanico: l’elettricità è un bene che scarseggia, a bordo. Sebbene non vi siano due distribuzioni di pozzetto uguali, tutti i piani di manovra di un’IMOCA 60 seguono tre criteri di progettazione: sicurezza, affidabilità e semplicità. Mulinello winch, strozzatoi... tutto deve stare a portata di mano ed a pochi passi per ridurre la massimo gli spostamenti sulla coperta ed evitare di dover andare all’albero o sulla prua, a meno che non sia indispensabile. Nonostante si sia in due sulla barca, sono molte le ore durante le quali la sensazione di solitudine del membro dell’equipaggio in coperta è spaventosa © Estrella Damm Soli e in compagnia La Barcelona World Race ha una caratteristica che la rende unica tra le prove oceaniche di giro del mondo: si fa in due. Ciò nonostante, durante la maggior parte del tempo si vive e si naviga come in una regata in solitario: uno lavora e l’altro riposa. La differenza riguardo alla navigazione in solitario è che ciascuno è consapevole che può ricorrere al proprio compagno, se necessario. “Nell’alpinismo, come in mare, l’immensità del paesaggio e la sobria solennità che ci circondano ci portano ad uno stato di raccoglimento spirituale.” VINCERE IN SOLITARIO © GAES Centros Auditivos Ferran Latorre © Ferran Latorre Alpinista LA SFIDA DELLA SOLITUDINE 28 La maggior sfida oceanica in due U no dei libri che ha maggiormente segnato la mia adolescenza fu Vittoria in solitario, di Peter Habeler. L’opera racconta la prima scalata senza ossigeno artificiale dell’Everest, nel 1978, realizzata da Reinhold Messner e lui stesso, formando parte di una numerosa spedizione d’alpinisti. Solo alcuni anni più tardi compresi lo spirito e il messaggio di un titolo omologabile a tutte le scalate che ha realizzato l’uomo. L’alpinismo è uno sport che si vive e si gestisce in gran parte in solitario. Come nel mare, l’immensità del paesaggio e la sobria solennità che ci circondano ci portano ad uno stato di raccoglimento spirituale. E nonostante i compagni, durante la scalata ogni passo si fa da soli e si trascorrono lunghe ore in lotta con sé stessi, contro i propri dubbi e le proprie sofferenze. L’attacco ad una cima come il K2 può comportare circa venti ore d’andata e ritorno dall’ultimo campo. E vi assicuro che sono ore che, nonostante si condividano con altri compagni, si vivono in una solitudine esistenziale. A più di 8.000 metri d’altezza, la lotta per andare avanti, per sopravvivere, per dare ogni singolo passo e non commettere nessun errore, è una lotta in solitario. Anche quando scali su pareti e sei il primo della cordata, il legame con il tuo compagno che ti fornisce la corda non è sufficiente a riempire l’enorme solitudine con la quale ti confronti quando hai davanti a te un passaggio difficile. Ma poi, durante le grandi spedizioni, vi è anche la solitudine che si prova quando si sta lontani da casa. Come quando sei perduto in mezzo ad un oceano, la nostalgia, l’impossibilità fisica durante giorni e giorni di ricevere un abbraccio dai tuoi cari, è uno dei sentimenti più forti e più difficili da superare. Per questo, qualsiasi vittoria nell’alpinismo e nel mondo della vela è pur sempre una “vittoria in solitario”. La maggior sfida oceanica in due 29 IL SONNO Dr. Eduard Estivill e dr.ssa Carla Estivill I velisti della Barcelona World Race dormono in turni di due o tre ore. Ma tra i ghiacci, con l’attrezzatura al limite della resistenza, con il pericolo di rompere qualcosa o di scuffiare, e la maggiore parte del tempo inzuppati d’acqua, dormire a bordo non è facile: è necessaria una rigorosa disciplina oraria, che solo si può alterare per cause estreme. Qualunque angolo è buono 30 La maggior sfida oceanica in due A bordo, nello spazio ridotto della cabina, i velisti dispongono di due brande spartane, una su ogni lato, che usano in funzione del bordo che stanno mantenendo, sebbene in certe occasioni si vedano obbligati a dormire tra i sacchi delle vele, seduti, completamente vestiti con panni impermeabili, o nei sedili cuccette del tavolo da carteggio. IL NON DORMIRE SI PAGA A CARO PREZZO I Il rendimento fisico e cognitivo dei velisti in un giro del mondo dipende in gran misura dalla qualità e quantità di ore che passano dormendo velieri che partecipano alla Barcelona World Race stanno sotto il controllo di due velisti professionisti che dormono in turni compresi tra due e quattro ore. Quindi, devono continuamente frazionare il loro sonno per sbrigare le necessità della navigazione. La regata ha una durata di circa tre mesi, senza soste, per cui gli atleti dormono in queste precarie condizioni per circa 90 giorni di seguito. Dopo varie giornate di navigazione, lo sfinimento fisico e psichico che comporta questo frazionamento del sonno influisce in maniera evidente sulla presa di decisioni (manovre, strategie, stato d’allerta, ecc.), la qual cosa può portare a commettere dei drammatici errori. Uno dei progetti di ricerca più importanti che attualmente sono in fase di svolgimento presso la Fondazione Estivill-Sonno è lo studio del sonno in condizioni estreme, al fine di determinare quali orari di sonno si possono raccomandare ai velisti per il miglioramento del loro rendimento. A questo riguardo, Anna Corbella e Gerard Marín, membri dell’equipaggio della GAES Centros Auditivos, si sono sottoposti a degli studi crono-biologici, durante un anno, nei loro periodi d’allenamento, utilizzando una tecnica avanzata e unica al mondo, che si basa sui sensori Kronowise. Questi sensori registrano i ritmi circadiani di sonno-veglia, temperatura corporea e ciclo luce-oscurità (relativo alla presenza o assenza di melatonina nel sangue). È stato anche determinato se sono di predominio maggiormente notturno (persone che stanno meglio durante la seconda metà del giorno) o di predominio diurno (persone che rendono di più durante la prima metà del giorno), nonché il loro rendimento cognitivo dopo i giorni di navigazione. Tutti questi dati ci sono serviti per fornire loro delle raccomandazioni personalizzate e ottimizzate sul loro sonno, che dovranno osservare durante la regata. © GAES Centros Auditivos © Yvan Zedda E questa gente come dorme? © Mireia Perelló Clinica del Sonno Dr. Estivill dell’Ospedale Universitario Quirón Dexeus di Barcellona Per la prima volta nella storia della vela oceanica, i velisti avranno delle istruzioni concrete su come dormire, fondate su studi scientifici La maggior sfida oceanica in due 31 “Navigare a due è come un matrimonio; non si tratta di chi decide, bensì di chi cede.” Pochi tempi morti Insieme? In effetti, non molto. Solo quando si manovra o si devono prendere delle decisioni strategiche. E, tuttavia, quando il mare ed il vento sono benevoli e il pilota automatico svolge il suo compito, anche in un giro del mondo – dove la velocità è la cosa più importante – ci possono essere momenti per il relax. Possono essere solo pochi minuti per condividere una bevanda calda, ascoltare musica, chiacchierare di tutto e di nulla o contemplare l’orizzonte in compagnia. Un tempo morto che magari non serve a guadagnare posizioni, ma che non è tempo perso. Guillermo Altadill © Dani Ebo Santi Millán Attore IL TEMA © Virbac Paprec 3 S Fiducia mutua 32 La maggior sfida oceanica in due © Jacques Vapillon Vivere in uno spazio così limitato, nel quale la distanza fisica si assottiglia e l’intimità è praticamente inesistente, e quasi sempre in condizioni estreme, esige una fiducia mutua, ordine e disciplina che si possono acquisire solo con l’esperienza. Ma, soprattutto, esige rispetto e capacità di dialogo. Anche questa può essere la chiave di volta del successo o del fallimento, in un giro del mondo a due senza scali. Per tre mesi, i velisti della Barcelona World Race vedranno solo un’altra persona. Con questa, dovranno convivere in uno spazio ridotto, quasi senza intimità. Con questo compagno condivideranno gioie ed emozioni, ma anche dubbi e frustrazioni. CONVIVENZA A BORDO Una coppia senza possibilità di fuga e qualcuno di offre di fare il giro del mondo in barca, irrimediabilmente ti vengono in mente tutta una serie d’immagini idilliache: bagni in mari tropicali dalle acque turchesi, cene romantiche sotto un cielo coperto di stelle o eterne sieste in coperta, cullati dalle onde. Ma se ti dicono che è per partecipare alla Barcelona Wold Race, puoi cominciare a cancellare tutte quelle immagini dalla tua testa. La Barcelona World Race è una delle prove sportive più dure che esistono. Non ci sono bagni rilassanti in alto mare, le cene sono fatte con cibi liofilizzati, si dorme a turni di due ore e si naviga attraverso gli inospitali e freddi oceani australi in condizioni estreme. Sono stato alla presentazione della barca della GAES Centros Auditivos, con la quale competeranno Anna Corbella e Gerard Marín. I giornalisti facevano molte domande ai due velisti, ma nessuno osò parlare del TEMA, l’unico tema Che mi preoccuperebbe se dovessi imbarcarmi in una traversata di tre mesi in compagnia di una donna. Effettivamente. Quel tema. Non so se avete visto l’interno di una barca di questo genere. Non ci sono cabine, né bagni, né scompartimenti che ti offrano un po’ d’intimità, quindi l’autosoddisfazione si presenta complicata. Io credo che la situazione migliore sia raggiungere un accordo con il/la tuo/a compagno/a di viaggio. Un accordo adulto, razionale, funzionale. In fondo, sono una squadra. Sono certo che entrambi sarebbero disposti a giocarsi la vita se le cose si mettessero male, e che farebbero qualsiasi cosa l’uno per l’altra. Dunque, perché non darsi una mano in qualcosa di così fondamentale e necessario per allentare le tensioni. Marinai/e della Barcelona World Race, tenete presente una cosa: il cibo liofilizzato suona poco appetibile, ma credo che sia l’unico pasto decente che avrete durante tutta la traversata. Bon voyage! La maggior sfida oceanica in due 33 Chef El Celler de Can Roca Mangiare le stesse cose per tre mesi? © We Are Water La risposta è no. Dallo stufato alla madrilena fino alla pasta alla carbonara, passando per arrosti, riso, cereali o dessert… i liofilizzati rendono possibile una dieta variegata. Oggigiorno si possono trovare più di 25 varianti di cibo liofilizzato, e sebbene il palato non sia l’elemento prioritario, si sta ottenendo che il sapore sia quello che ci si attende. © Renault ZE La base dell’alimentazione sono le bustine di cibo liofilizzato: basta riscaldare l’acqua, versare il contenuto di una bustina e attendere 10 minuti, per avere il menù bello e pronto. © Yvan Zedda LA DIETA Joan Roca i Fontané © FNOB sapore L’importante è il Ogni barca carica circa 140 chili di alimenti, conservati in centinaia di bustine individuali e impermeabili, etichettate per ogni giorno Ogni squadra dispone di un nutrizionista responsabile di assicurare gli apporti quotidiani necessari e prevedere le quantità di cibo, mantenendo un margine di riserva giacché gli alimenti imbarcati potrebbero rovinarsi ed obbligare al razionamento di quelli che siano in buono stato. I NAVIGATORI ASSAGGIATORI I l ristorante El Celler de Can Roca, considerato uno dei migliori del mondo e con tre stelle Michelin, collabora attivamente con la Fundació Navegació Oceànica Barcelona e con la Barcelona World Race nella ricerca sui cibi liofilizzati e sulla divulgazione dei risultati. “La nostra sfida come cuochi è quella di cercare di approfittare la sinergia che si produce tra i velisti e un ristorante d’alta cucina impegnato nell’innovazione e che sta lavorando alla liofilizzazione e la Barcelona World Race, e osservare come questi risultati possono essere utili al mondo della vela”, afferma Joan Roca. Sono coscienti che questi velisti vivono per più di tre mesi in condizioni estreme, con limitazioni degli alimenti che possono imbarcare. Per questo motivo, prosegue lo chef, “alla sfida iniziale si aggiunge il fatto che questi atleti estremi possano ottenere, attraverso la liofilizzazione, l’apporto di prodotti che mantengano le proprietà organolettiche, e i nutrienti che possano rendere più facile la loro alimentazione”. Il legame de El Celler de Can Roca con la Fundació Navegació Oceànica Barcelona non si esaurisce qui, bensì acquista un’altra dimensione: stabilire un compromesso con la divulgazione ed il mondo educativo ed accademico. In questo compito non sono soli, giacché possono contare su assaggiatori di lusso: gli stessi velisti. “Il fatto di avere i membri degli equipaggi della Barcelona World Race come consumatori in questa parte sperimentale del processo di ricerca offre un importante valore aggiunto, giacché sono i migliori divulgatori del lavoro che stiamo svolgendo”. La maggior sfida oceanica in due 35 © Nando Muñoz L’ATTENZIONE MEDICA Uno strappo o una contusione possono diventare un grave problema quando ci si trova a migliaia di miglia dal più vicino luogo abitato Assistenza mediante videoconferenza Ogni barca dispone di una completa valigetta per il pronto soccorso e di un manuale di medicina a distanza. Per qualsiasi eventualità o complicazione ce i velisti non siano in grado di risolvere da soli, potranno consultare la Direzione medica della regata mediante videoconferenza, e grazie a questo sistema potranno stare in contatto con il vasto elenco di specialisti del personale medico dell’Ospedale Quirón-Teknon. SALUTE A BORDO E TELEMEDICINA L I membri dell’equipaggio degli IMOCA 60 che competono nella Barcelona World Race dispongono di uno staff medico di primo livello, che veglia permanentemente, 24 ore al giorno, per la loro salute. Telemedicina: 36 La maggior sfida oceanica in due Ospedale Quirón-Teknon copertura illimitata © Belén Gualis © Estrella Damm © Estrella Damm Dr.ssa Belén Gualis ’attenzione medica della Barcelona World Race consiste nella copertura medica della regata per 24 ore al giorno e sette giorni alla settimana, durante la competizione. Dalla Direzione medica avremo la responsabilità dell’adozione di decisioni in tutti gli aspetti medico-sportivi della regata. Per farlo, si utilizzano le tecnologie di comunicazione più avanzate attualmente, allo scopo di poter offrire un’assistenza sanitaria a distanza di primo livello. Disporremo di telefoni via satellite e di apparecchiature di videoconferenza installate a bordo delle barche. I consulti più banali, invece, si potranno effettuare via posta elettronica. Nel caso di una chiamata di un velista per qualsivoglia questione sanitaria, si procederà alla diagnosi, al trattamento ed al monitoraggio pertinenti. Il velista potrà utilizzare il mezzo di comunicazione più adeguato in fun- zione della gravità, dell’urgenza del consulto e delle condizioni meteorologiche. Prima della partenza, i velisti saranno sottoposti ad un check-up completo e seguiranno un corso medico speciale con una preparazione esaudiente e adeguate conoscenze sanitarie. Si deve tener presente che i velisti saranno le nostre mani e i nostri cinque sensi all’interno dell’IMOCA 60: seguendo le istruzioni del medico, potranno eseguire le tecniche necessarie per risolvere il problema a bordo. Come novità di questa edizione, abbiamo aggiunto uno studio del metabolismo mediante il quale potremo valutare che tipo di cambi producono sui velisti lo stress continuo della competizione e le condizioni climatologiche avverse, per poter affrontare meglio le future regate per quanto si riferisce agli aspetti fondamentali dell’alimentazione o della medicazione. “I velisti sono le nostre mani e i nostri cinque sensi all’interno dell’IMOCA 60.” La maggior sfida oceanica in due 37 © M. Perelló Meteorologo OBIETTIVO: TROVARE LA ROTTA MIGLIORE L Nonostante i progressi delle previsioni meteorologiche e dei programmi informatici, l’ultima analisi è sempre il fattore umano. Ciò spiega perché, anche se tutte le barche hanno le stesse informazioni, c’è tanta diversità nella scelta delle rotte da seguire. Alla fine, quel che fa la differenza tra avanzare più o meno rapidi, tra vincere o perdere, è l’esperienza di ogni velista, la sua intuizione nella corretta interpretazione delle previsioni e il suo istinto per decidere se confidare nei suggerimenti del computer o scegliere una rotta diversa. La macchina aiuta e suggerisce, ma i migliori regatanti sono quelli che sanno interpretare i segnali che manda l’oceano che li circonda. © We Are Water François Gabart Il fattore umano © Barcelona World Race a funzione dei meteorologi nella Barcelona World Race è quella di fornire ai velisti gli strumenti migliori d’analisi e previsione dei quali disponiamo, al fine di aiutarli nella presa di decisioni. Queste previsioni sono concentrate in file denominati GRIB, il linguaggio informatico usato per trasmettere i dati della direzione e forza dei venti, che offrono la previsione per le ore o i giorni seguenti. Una volta ricevuto il file, il computer di bordo consente di fare una simulazione su schermo il cui risultato sono le cosiddette isocrone, un complicato insieme di linee sulla carta che rappresentano la distanza che la barca, in funzione dei dati di previsione di velocità individualizzati introdotti precedentemente da parte delle squadre, può percorrere in varie direzioni ed in uno stesso periodo di tempo. Con questi dati, il computer potrà svolgere la maggiore parte del lavoro, ma il risultato è neutro: dovrà essere il velista a prendere la decisione se scegliere la rotta più breve, quella più rapida o quella più sicura verso il waypoint o punto di rotta prescelto, tenendo presente la previsione meteorologica concreta che gli offriamo da migliaia di miglia di distanza, ma sapendo anche che si tratta di previsioni e che, a nostro malgrado, non sempre si avverano. “I progressi negli strumenti meteorologici hanno solo spostato più lontano l’incertezza.” 38 La maggior sfida oceanica in due © Central Lechera Asturiana Quattro volte al giorno, i computer di bordo ricevono le previsioni meteorologiche che l’organizzazione della Barcelona World Race fornisce a tutti i partecipanti. METEOROLOGIA © We Are Water La chiave della strategia Tomàs Molina La maggior sfida oceanica in due 39 Luis Gurría Zendrera ATTRAVERSO L’ATLANTICO OTTO VOLTE AL MESE Un consigliere efficace N elle notti stellate, la mia immaginazione scende da un Airbus 340 fino ai regatisti d’altura che sui loro velieri ad alta tecnologia solcano gli oceani. Oggigiorno, i partecipanti ad una regata come la Barcelona World Race possono comunicare via satellite, ricevono le previsioni meteorologiche, sanno esattamente in quali coordinate si trovano, utilizzano un complesso software per adottare le decisioni tattiche, come quale tipo di vela usare e quale rotta seguire, dispongono di moderni radar e addirittura del nuovo sistema automatizzato AIS “barca a barca” che indica sullo schermo la situazione delle altre imbarcazioni nella zona. Realmente tutto ciò rende la Barcelona World Race, a due e senza scali, un giro del mondo più semplice? Il mio radar aeronautico mi permette di rilevare una tempesta a 300 miglia, e virando pochi gradi a destra o a sinistra posso schivarla perdendo solo pochi minuti. Ma… e loro? A loro il radar serve a poco, così come le previsioni meteorologiche, perché per quanto rapidamente possano navigare, non possono fare molto per girarle intorno. Insomma, se la beccano ugualmente. IL TAVOLO DA CARTEGGIO Il terzo membro dell’equipaggio Il computer centrale è il terzo cervello a bordo: informa e consiglia, ma l’ultima parola spetta ai velisti Quando, volando in un aereo, l’ambiente vi risulti rumoroso, il sedile scomodo, l’aria turbolenta o il pasto poco gustoso, guardate dal finestrino e cercate le vele bianche in alto mare. Pensate ai velisti, ai loro calzini inzuppati d’acqua, ai loro occhi irritati dagli spruzzi e dal continuo scrutare l’orizzonte, le carte e gli schermi, le loro mani congelate e piene di tagli, i colpi violenti delle onde e il ruggito del vento nelle sartie. Il tutto, dopo settimane di brevi sonni di un paio d’ore, con la paura di andare a sbattere, a 20 nodi di velocità, contro oggetti abbandonati e quasi irrilevabili. La tecnologia ha contribuito con notevoli miglioramenti a questo sport, ma l’essenza di quanto vissuto da Joshua Slocum 115 anni fa non è cambiata. Cari passeggeri, la navigazione a vela è sicuramente l’avventura più primitiva e reale che ci resta qui sulla Terra. “La navigazione a vela è sicuramente l’avventura più primitiva e reale che ci resta.” Gli occhi che non dormono mai © Miquel Casanelles © Nico Martínez L’elettronica e l’informatica non servono solo a fornire informazioni chiave, bensì possono anche dare opinioni. Il software di navigazione, che contiene parametri chiave della barca come i suoi polari di velocità, consiglia la migliore combinazione di vele per ottimizzare la velocità in ogni situazione e suggerisce la rotta migliore per approfittare al massimo il vento, le correnti o lo stato del mare. Pilota di linea aerea e trainer di vela © Luis Gurría In un’IMOCA 60 sono stati definiti fino a 56 parametri di controllo Gli schermi della tavola delle carte, connessi a decine di sensori, scrutano qualsiasi cosa e mostrano tutti i parametri di cui i membri dell’equipaggio hanno bisogno per adottare le decisioni giuste. Forniscono informazioni sulla posizione della barca e quella degli avversari attraverso il GPS, sulla velocità, la direzione e l’intensità del vento, la pressione atmosferica, la temperatura dell’aria e dell’acqua, la vicinanza di temporali e di ghiacci grazie al radar. Forniscono anche dati chiave per ottimizzare il rendimento dell’imbarcazione: pilota automatico, carica delle batterie, dell’idrogeneratore o dell’alternatore, la posizione della chiglia basculante e il livello di zavorra dei serbatoi dell’acqua. La maggior sfida oceanica in due 41 Il sistema di comunicazioni via satellite di un’IMOCA 60 è il cordone ombelicale che lega i regatanti alla terra © Estrella Damm © Jorge Andreu Uniti via satellite Il centro dati della regata è il cuore tecnologico della squadra a terra della Barcelona World Race © Yvan Zedda I GUARDIANI DA TERRA MONITORAGGIO E COMUNICAZIONE Se alcune decine di anni fa le uniche antenne che vi erano a bordo erano quelle delle radio VHF e BLU, oggi ogni IMOCA 60 è dotato anche di un’antenna a cupola Inmarsat per la trasmissione di dati e voce per banda larga, che si usa anche per ricevere i dispacci meteorologici e le videoconferenze, ed una a radar, particolarmente utile nel Sud per il rilevamento di ghiacci alla deriva. 42 La maggior sfida oceanica in due Ogni squadra dispone di tre telefoni satellitari Iridium –uno di essi è riservato per emergenze– e un Sailor SATT, il collegamento fondamentale d’emergenza connesso a livello internazionale. Sono dotati anche di una radioboa mobile di localizzazione (EPIRB) ed un’altra fissa con passascafi, che si attiva in caso di scuffiata. Vivere la competizione in diretta La radio ha lasciato il posto ai collegamenti via satellite e via internet. Attraverso di essi, si può seguire in ogni momento la posizione della flotta, con tutto ciò che significa in termini di sicurezza, ed inviare e ricevere informazioni, dati, voce e immagini ad alta qualità di tutte le barche. E inoltre consentono di vivere da terra le emozioni e l’andamento passo per passo della competizione in tempo reale, e ne facilitano la diffusione attraverso i mezzi di comunicazione. T utte le informazioni, sia delle posizioni sia delle comunicazioni e della sicurezza, vengono raccolte presso il centro dati della Barcelona World Race, attivo 24 ore al giorno. È l’autentico nucleo tecnologico della regata e la sua funzione è quella di garantire la disponibilità di qualsivoglia tipo d’informazioni e monitorare le posizioni delle barche e le comunicazioni allo scopo di effettuare un monitoraggio effettivo. Audio, immagini, video, chiamate a voce e dati… tutto viene raccolto negli otto terabyte della rete, che è duplicata: una replica in un’altra localizzazione garantisce la continuità delle comunicazioni in caso di guasto del sistema principale. La maggior sfida oceanica in due 43 UNA REGATA PER LA STORIA 2007/08 INIZIA LA GRANDE AVVENTURA U CLASSIFICA © Chris Cameron / DPPI Barcellona ha dato il via nel 2007 al primo giro del mondo con nome di città e con una formula inedita ed originale: due persone per squadra per una circumnavigazione senza scali e senza assistenza, ma con la possibilità di effettuare soste penalizzate e un percorso che obbliga i partecipanti a passare attraverso lo stretto di Cook, tra le due isole della Nuova Zelanda. Competizione, ma anche avventura. 1. Paprec-Virbac 2. Jean-Pierre Dick (FRA) e Damian Foxall (IRL). 92 giorni, 9 ore, 49 minuti, 49 secondi. 2. Hugo Boss. Alex Thomson (GBR) e Andrew Cape (AUS). 94 giorni, 17 ore, 34 minuti, 57 secondi. n totale di 18 velisti salparono da Barcellona l’11 novembre del 2007; solo dieci di loro riuscirono a ritornare in navigazione alla città di partenza; tra le cinque imbarcazioni che completarono il giro del mondo, due lo fecero senza effettuare nessuna fermata: la francese Paprec-Virbac 2 e la Educación sin Fronteras. Quattro dei partecipanti si ritirarono per rottura dell’albero o della timoneria. Dei cinque equipaggi che portarono a termine il giro del mondo, due erano misti. La durezza della sfida risultò chiara sin dal primo momento. La mancanza di vento all’inizio della regata rese ancora più dura la prova, a tal punto che alcuni equipaggi dovettero razionare gli alimenti per poter arrivare al traguardo. E una tempesta da est davanti a Gibilterra, quasi alla fine della regata, dimostrò che in mare le difficoltà possono presentarsi in qualsiasi luogo, non solo nel mitico Grande Sud. Lungo il tragitto, la Hugo Boss superò la barriera delle 500 miglia navigate in 24 ore, stabilendo un nuovo record mondiale. 3. Temenos II. Dominique Wavre (SUI) e Michèle Paret (FRA). 98 giorni, 6 ore, 9 minuti, 10 secondi. 4. Mutua Madrileña. Javier Sansó (ESP) e Pachi Rivero (ESP). 99 giorni, 12 ore, 18 minuti, 40 secondi. 44 La maggior sfida oceanica in due Ritiri Estrella Damm. Guillermo Altadill (ESP) e Jonathan McKee (USA). Ritirata per rottura della timoneria. © Gareth Cooke © María Muíña © Chris Cameron © Thierry Martinez © Jorge Andreu 5. Educación Sin Fronteras. Albert Bargués (ESP) e Servane Escoffier (FRA). 108 giorni, 18 ore, 55 minuti, 2 secondi. PRB. Vincent Riou (FRA) e Sébastien Josse (FRA). Ritirata per rottura dell’albero. Dominique Wavre e Michèle Paret, a bordo della Temenos II, stabilirono il record di massima velocità istantanea: 27,4 nodi Delta Dore. Jérémie Beyou (FRA) e Sydney Gavignet (FRA). Ritirata per rottura dell’albero. Veolia Environnement. Roland Jourdain (FRA) e Jean-Luc Nélias (FRA). Ritirata per rottura dell’albero. La maggior sfida oceanica in due 45 GLI SPAGNOLI RIVENDICANO PROTAGONISMO UNA REGATA PER LA STORIA 2010/11 La ripercussione della prima edizione della Barcelona World Race è stato il primo passo per il grande successo della seconda edizione. I migliori esponenti della specialità si ritrovarono a Barcellona, insieme al primo equipaggio formato da due donne che completò una circumnavigazione senza scali. Fu anche il giro del mondo che vide come due equipaggi spagnoli salirono sul podio. CLASSIFICA 1. Virbac-Paprec 3. Jean-Pierre Dick (FRA) e Loïck Peyron (FRA). 93 giorni, 22 ore, 20 minuti, 36 secondi. 2. MAPFRE. Iker Martínez (ESP) e Xabier Fernández (ESP). 94 giorni, 21 ore, 17 minuti, 35 secondi. 3. Renault Z.E. Pachi Rivero (ESP) e Antonio Piris (ESP). 97 giorni, 18 ore, 47 minuti, 36 secondi. J 4. Estrella Damm. Alex Pella (ESP) e Pepe Ribes (ESP). 98 giorni, 20 ore, 45 minuti. 5. Neutrogena. Boris Herrmann (GER) e Ryan Breymaier (USA). 100 giorni, 3 ore, 13 minuti. © Yvan Zedda © María Muíña ean-Pierre Dick non ne ha avuto abbastanza con la sua vittoria nella prima Barcelona World Race: ha bissato il successo anche nella seconda edizione. Quello del 2010/11 è stato il primo giro del mondo senza scali di una donna spagnola, Anna Corbella, che ha portato a capo la sua impresa insieme alla britannica Dee Caffari che completava la sua terza circumnavigazione senza scali, un evento senza precedenti nella vela femminile. La seconda Barcelona World Race è stata anche quella della consacrazione dei velisti oceanici spagnoli: delle nove barche che riuscirono a terminare la prova, su sei di esse vi erano regatanti spagnoli. La presenza di iceberg più a nord del solito obbligò a spostare più a settentrione i limiti di sicurezza del Grande Sud e alcuni partecipanti dovettero stringere fortemente controvento invece di poter planare col vento dei temporali dell’ovest a favore. 6. GAES Centros Auditivos. Dee Caffari (GBR) e Anna Corbella (ESP). 102 giorni, 19 ore, 17 minuti. 7. Hugo Boss. Wouter Verbraak (NED) e Andy Meiklejohn (NZL). 111 giorni, 10 ore, 49 minuti. 8. Fòrum Marítim Català. Gerard Marín (ESP) e Ludovic Aglaor (FRA). 112 giorni, 7 ore, 17 minuti. 9. We Are Water. Jaume Mumbrú (ESP) e Cali Sanmartí (ESP). 132 giorni, 4 ore, 58 minuti. Ritiri 46 La maggior sfida oceanica in due © María Muíña © Chris Cameron © @Benoit Stichelbaut Président. Jean Le Cam (FRA) e Bruno García (ESP). Ritirata per rottura dell’albero. La seconda edizione sarà ricordata come il giro del mondo che ha portato i migliori risultati di tutti i tempi alla vela spagnola Foncia. Michel Desjoyeaux (FRA) e François Gabart (FRA). Ritirata per rottura della parte superiore delll’albero. Groupe Bel. Kito de Pavant (FRA) e Sébastien Audigane (FRA). Ritirata per danni alla chiglia. Mirabaud. Dominique Wavre (SUI) e Michèle Paret (FRA). Ritirata per rottura dell’albero. Central Lechera Asturiana. Juan Merediz (ESP) e Fran Palacio (ESP). Ritirata per danni strutturali allo scafo. La maggior sfida oceanica in due 47 Oltre lo sport Al servizio dell’oceanografia Nel quadro della collaborazione della Fundació Navegació Oceànica Barcelona (FNOB) con la Commissione Oceanografica Intergovernamentale dell’UNESCO (COI-UNESCO) e altri importanti enti scientifici dediti alla protezione degli oceani, i dati che i naviganti raccolgono durante il loro giro del mondo saranno oggetto di un’analisi da parte delle reti di ricerca internazionale sugli oceani, come il Global Ocean Observing System. A questo progetto collaborano l’Istituto di Scienze del Mare (ICM) del Consiglio Superiore delle Ricerche Scientifiche (CSIC), l’Institut Químic de Sarrià (IQS), JCOMMOPS, COI-UNESCO, Citclops (Citizen’s Observatory for Coast and Ocean Optical Monitoring) del 7º Programma quadro della Commissione Europea, e il Barcelona Digital Centro Tecnológico (BDigital). Nel loro viaggio attraverso il remoto oceano Australe, una delle regioni meno studiate del pianeta, i partecipanti alla Barcelona World raccoglieranno dati scientifici del mare, contribuendo in questo modo allo sviluppo delle ricerche oceanografiche e meteorologiche. II Conferenza Internazionale di Ricerca Oceanica T Frutto della collaborazione tra la FNOB e l’UNESCO e con l’appoggio della The Oceanography Society, nel novembre del 2014 si è svolta a Barcellona la II Conferenza Internazionale della Ricerca Oceanica. Il congresso, al quale hanno partecipato 600 scienziati provenienti da tutto il mondo, è stato una grande opportunità per la comunità scientifica allo scopo di pianificare il prossimo decennio di collaborazione internazionale con il fine di migliorare la gestione degli oceani. © María Muíña Quattro progetti per il mondo Le barche che partecipano alla Barcelona World Race 2014/15 collaborano a quattro progetti scientifici coordinati dalla COI-UNESCO. I dati così ottenuti verranno trasmessi alla comunità scientifica e andranno a costituire una parte fondamentale dell’aspetto educativo della Barcelona World Race. • Misurazione della salinità e la temperatura dell’oceano. • Misurazione della concentrazione di microplastici. • Lancio di balise Argo, per migliorare la ricerca sul cambio climatico. • Progetto Citclops per determinare la qualità dell’acqua nella sua superficie. 48 La maggior sfida oceanica in due Presidente della The Oceanography Society Mike Roman, Scienziato © Mireia Perelló La Fundació Navegació Oceànica Barcelona (FNOB) collabora con la Commissione Oceanografica Intergovernamentale dell’UNESCO Mike Roman © Mireia Perelló PROGRAMMA SCIENTIFICO “I partecipanti alla Barcelona World Race saranno degli scienziati, là fuori...” Il lemma “One Planet, One Ocean” dà il nome ad una delle barche che partecipano alla Barcelona World Race, pilotata da Aleix Gelabert e Dídac Costa, e che servirà come piattaforma per la presa di coscienza nei riguardi dell’ambiente. rascorro 100 giorni l’anno in una barca. Sono nato in una fattoria nel centro degli Stati Uniti, ma Cousteau ha fatto di me un oceanografo. Adoro navigare, per questo collaboro con la Barcelona World Race. Non le fa paura il cambio climatico? Per quale motivo dovrebbe farmi paura? Dicono che il mare inonderà città e desertificherà interi paesi... Per quale motivo il cambio deve essere un sinonimo di catastrofe? Dove vivo io, prima il raccolto si faceva una volta l’anno mentre adesso fanno due raccolti di mais o di soia. E non ci sarà anche qualcuno che rimarrà senza raccolto? In ogni cambio ci sono perdenti e vincenti, ma oggi disponiamo della tecnologia e dovremmo coltivare la solidarietà in modo tale che in questo cambio climatico si possa vincere tutti. Dunque è un fatto. Senza alcun dubbio. Il pianeta si sta riscaldando, anche se non sappiamo quanto né esattamente a che ritmo. L’Artico si sta fondendo anno dopo anno. Orsi polari senza ghiaccio? È una sfida per quelle specie, ma ciò non significa necessariamente la loro estinzione. Vedremo la loro capacità di adattamento. Che ottimista! Non sono necessariamente pessimista. Mi limito a considerare anche che possono succedere cose non obbligatoriamente fatali. Per esempio? Siamo in possesso di proiezioni che dicono che l’aumento del livello degli oceani a causa dello scioglimento dei ghiacci artici ci obbligherà a trasferire le città costiere nell’entroterra. È un cambio, ma anche un’opportunità per pianificare delle città intelligenti e resistenti alle sfide del clima... Mi fa piacere. L’obiettivo è quello di preservare la biodiversità degli oceani, perché in essa si trova la soluzione di molti dei nostri problemi. Vi sono alghe, animali marini e specie miste che contengono delle sostanze che curano le malattie. Come? I piantanimali adottano la capacità di fotosintesi delle piante che hanno mangiato. Oggi si studia la loro incredibile adattabilità allo scopo di ottenere dei modelli biologici che evitino il rigetto nei trapianti di organi. Vedo che c’è ancora un oceano da scoprire. Ogni settimana cataloghiamo una nuova specie. ©La Vanguardia. Estratto dell’intervista realizzata da Lluis Amiguet, pubblicata il 20/02/2014 su La Contra. La maggior sfida oceanica in due 49 PROGRAMMA EDUCATIVO ocean campus PROGRAMMA EDUCATIVO LA VELA ENTRA NELL’UNIVERSITÀ UN GIRO DEL MONDO PER IMPARARE O Avventura, emozioni, tecnologia, ambiente, esperienze, valori… Il programma educativo della Barcelona World Race issa di nuovo le vele. Un Campus virtuale ffrire la possibilità di approfondire con rigore universitario quegli ambiti di conoscenza che sono legati alla vela oceanica è la finalità ultima dei primi MOOC – acronimo di Massive Online Open Courses — che la Fundació Navegació Oceànica Barcelona e l’Università di Barcellona hanno messo in marcia in occasione della terza edizione della Barcelona World Race. Rivolti a tutti gli appassionati della vela, ai professionisti ed agli esperti nelle varie materie che sono in relazione con la vela oceanica, i MOOC sono corsi online, aperti e gratuiti, che si svolgono in una piattaforma educativa che ha in tutto il mondo più di quattro milioni di utenti. I bambini hanno l’opportunità d’intervistare i regatanti in diretta durante il giro del mondo, attraverso videoconferenze © Neutrogena La Barcelona World Race, i regatanti e le loro esperienze, l’oceano e la navigazione sono ancora una volta l’asse principale di un programma d’apprendimento orientato agli alunni dei centri d’insegnamento inferiore, superiore e speciale. I bambini possono seguire, in maniera totalmente gratuita, la vita e le avventure dei protagonisti della regata attraverso la web del programma educativo e con l’aiuto delle TAC (Tecnologie dell’apprendimento e della conoscenza) e il materiale di ogni attività, svolgendo prove ed attività orientate all’ottenimento di competenze, di obiettivi e di attitudini vincolate al giro del mondo e relative ai seguenti assi portanti: • Planeta mare: mari e oceani, meteorologia, oceanografia, organismi marini, Antartide, pesca, problemi ambientali, ecc. • Essere umano: l’alimentazione, il sonno, la squadra, ecc. • Navigazione: la barca, le comunicazioni, l’ottenimento di energia e di acqua potabile, la cartografia, la navigazione a vela, ecc. © Mireia Perelló Vivere il giorno per giorno dei regatanti Discipline oceaniche Senza aule, dal computer di casa e senza doversi sottoporre ad esami presenziali: i corsi dell’Ocean Campus sono online, open e con iscrizione gratuita 50 La maggior sfida oceanica in due © Ana Vico Nella scorsa edizione, più di 15.000 alunni di 132 centri hanno seguito la regata © Pau Vila Nel corso dello svolgimento del programma educativo, gli alunni realizzano un insieme di attività complementari, come il concorso di poster “Oceano Vivo, Pianeta Vivo” relativo alla sfida delle emissioni zero; conferenze in aula per ascoltare in maniera diretta le esperienze dei regatisti, e la visita al Centro d’interpretazione della Barcelona World Race. Si svolgono vari workshop e si visita l’esposizione interattiva riguardante tutti gli aspetti che sono in relazione con la regata. AL IM EN TA M ZI ET EO ON CR RO E LO O NO G IA BI O CE O AN LO G O IA M G ED RA IC FI IN A A Attività complementari Il campus inizierà con cinque corsi nelle discipline di Meteorologia, Medicina, Alimentazione e Dietetica, Oceanografia e Cronobiología, con materiale didattico offerto in catalano, spagnolo e inglese nel formato adottato dalle principali università del mondo. L’inizio è previsto per novembre del 2014, e termineranno a maggio del 2015, e ciascuno di essi avrà una durata approssimativa compresa tra sei ed otto settimane. I migliori professori I contenuti sono stati sviluppati congiuntamente tra professori dell’Università di Barcellona e il dipartimento educativo e editoriale della Barcelona World Race, nonché da professori appartenenti a istituzioni specializzate come l’Ospedale Quirón-Teknon, l’Istituto di Scienze del Mare del CSIC, il CAR di Sant Cugat e l’Unità Bullipedia dell’UB, e conteranno con la collaborazione di prestigiosi specialisti di ogni disciplina. Una volta superati i corsi, l’Università di Barcellona in collaborazione con l’ente specializzato nell’apprendistato virtuale Inlea emetterà i corrispondenti certificati per gli studenti che lo desiderino. Il Barcelona World Race Ocean Campus è un’iniziativa pioniera nel mondo della vela oceanica La maggior sfida oceanica in due 51 THE GAME THE GAME Entra in competizione contro la flotta del giro del mondo in due in tempo reale e con grafici 3D La regata virtuale della Barcelona World Race Avresti il coraggio di misurare le tue abilità contro i regatanti della Barcelona World Race? Con THE GAME puoi farlo. L’iscrizione è gratuita e i posti sono limitati. In tempo reale e in 3D Come nella precedente edizione del 2010, alla quale parteciparono 50.000 internauti, si potrà competere in regata contro i velisti reali della Barcelona World Race in tempo reale, con visualizzazione 3D e con gran precisione, contando con le curve polari delle imbarcazioni, la possibilità di scegliere le vele, usare il pilota automatico o creare gruppi di competitori. Inoltre, in questa seconda edizione sono stati predisposti degli avvisi per modificare le vele in caso di cambio del vento e di tempeste. Si può accedere a THE GAME da qualsiasi computer, dal telefono cellulare o da tablet iOS e Android. Navigare e imparare In questa edizione, THE GAME, oltre ad essere dotato con un interfaccia del gioco che facilita la partecipazione, ha migliorato in aspetti come sono i contenuti educativi e di promozione della sostenibilità, o l’interattività tra la comunità dei giocatori. THE GAME si può scaricare in www.thegame-barcelonaworldrace.org 52 La maggior sfida oceanica in due THE GAME mette in lizza sette automobili elettriche Renault Z.E. tra i vari premi 54 The greatest double-handed ocean challenge