Topics Magazin 2/2013
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Topics Magazin 2/2013
TOPICS MAGAZIN La rivista per gli assicuratori Fatti, mercati, posizioni Numero 2/2013 In cerca di bottino Il Golfo di Guinea è il nuovo punto caldo della pirateria. Obiettivo dei predoni sono le merci a bordo delle grandi navi mercantili. PAGINA 6 Catastrofi naturali L’effetto positivo delle assicurazioni Mercati L’Australia beneficia del boom economico dell’Asia Rischi informatici Come le imprese possono tutelare i propri dati PREFAZIONE Cari lettori, il sole picchia forte, fa caldo, ma la gente si prepara ad affrontare un’alluvione. Lo scorso mese di giugno in Europa la pioggia ha fatto esondare numerosi fiumi, che hanno allagato case, fabbriche, paesi e intere città distruggendoli o comunque rendendoli inagibili per settimane. In molti hanno perso i loro averi e alcuni anche la propria fonte di sostentamento. Di fronte alle forze della natura l’uomo è spesso impotente. Non lo è invece quando si tratta di adottare misure preventive per tutelare il proprio patrimonio in caso di sinistro. Da studi recenti emerge che le assicurazioni esercitano un’influenza decisiva sui tempi necessari all’economia di un Paese per riprendersi dopo una catastrofe naturale, e ciò avviene senza alcun riguardo al livello di benessere. Anche l’Australia e la Nuova Zelanda sono state colpite negli anni pas sati da devastanti calamità naturali, ad esempio la sequenza sismica che ha scosso la Nuova Zelanda nel 2010/2011. Nella nostra analisi di mercato dedicata ad Australia e Nuova Zelanda potete leggere quali insegnamenti ha tratto il settore assicurativo da questi eventi e come i due Paesi beneficino dell’economica dinamica dell’Asia. Monaco di Baviera, luglio 2013 Dr. Torsten Jeworrek Membro del consiglio di gestione di Munich Re e presidente del comitato per la riassicurazione NOT IF, BUT HOW Munich Re Topics Magazin 2/2013 1 Mercantile nel mirino dei pirati Il 25 aprile 2013 la City of Xiamen è stata presa d’assalto dai pirati nel Golfo di Guinea. Al largo della Nigeria l’estra zione di gas e petrolio è in continuo aumento perciò vi incrociano costantemente numerose petroliere e navi da carico, che costituiscono l’obiettivo principale dei predoni. La costa occidentale africana è diventata una delle nuove roccaforti della pirateria. 2 Munich Re Topics Magazin 2/2013 6 Indice Autostrada nei pressi di Concepción, in Cile, distrutta da un terremoto nel 2010. Nell’articolo a p. 14 illustriamo gli effetti positivi delle assicurazioni dopo una catastrofe naturale. 14 TRASPORTI Pirateria nel Golfo di Guinea Davanti alle coste della Nigeria si infittiscono i violenti attacchi di pirati a navi mercantili e di rifornimento. CATASTROFI NATURALI Interventi rapidi per ripristinare strutture vitali Le assicurazioni hanno un impatto positivo sull’economia dei Paesi colpiti da calamità naturali. GESTIONE DEL RISCHIO Rischio atleti: accertamenti rigorosi A cosa devono fare attenzione gli underwriter prima di sottoscrivere una polizza vita con atleti di punta. AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA Dall’Asia vento favorevole per Australia e Nuova Zelanda Il boom economico dell’Asia si riflette positivamente anche su Australia e Nuova Zelanda. 6 14 24 28 L’originale forma del tetto dell’Opera di Sydney ricorda quella di gigantesche vele gonfiate dal vento e sembra voler simbo leggiare la crescita dinamica dell’Australia. Il Paese è avvantaggiato dai successi econo mici dell’Asia. 28 OPERE D’ARTE Affari loschi con le opere d’arte Come i musei si difendono dai furti pur restando a misura di visitatore. Passione per l’arte Il Dr. Matthias Mühling del museo Lenbachhaus di Monaco di Baviera parla della cooperazione con Munich Re. 42 45 Rischi informatici Attacchi devastanti dalla rete 50 Quello che serve sono prodotti assicurativi su misura. Una panoramica degli attuali modelli di copertura Prefazione1 Notizie aziendali 4 Rubrica23 Recensioni49 Colophon58 Munich Re Topics Magazin 2/2013 3 NOTIZIE aziendali NUOVA APP PORTALE CLIENTI Sempre al passo con le energie rinnovabili Buon compleanno «connect»! Il fabbisogno energetico cresce a livello mondiale, tuttavia la quantità di risorse fossili estraibili è limitata, di conseguenza i prezzi delle materie prime aumentano, con forti ripercus sioni sull’economia mondiale. Una pressione di questo genere cambia il modo di concepire l’energia: per chi intende utilizzare le risorse con efficacia e proteggere il clima a lungo termine, le fonti rinnovabili sono imprescindibili. Con il portale connect.munichre, introdotto nel 2003, Munich Re offre una piattaforma online sicura e al passo con le esigenze dei propri clienti, che fornisce conoscenze tec niche, scambio elettronico dei dati e gestione dei documenti. Oggi il nostro portale è leader di mercato nel settore assicurativo. Testi, immagini e video interessanti, ma anche grafici interattivi: l’app di Munich Re presenta le possibilità e le sfide delle energie rinnovabili, p. es. vento, sole e acqua, e spiega come soluzioni assicurative innovative pos sano favorire la svolta energetica. Secondo un sondaggio svolto tra gli utenti quasi il 90% dei clienti e il 70% dei gestori clienti sono soddisfatti o molto soddisfatti della piattaforma. Gli strumenti online sono la funzione più importante del portale per oltre il 90% dei clienti, che si affidano a svariati tool di analisi del rischio e di tariffazione per identificare, stimare e priorizzare i rischi, accelerando così >> Maggiori informazioni alla pagina: www.munichre.com/de/apps/ topicsrenewables il processo di underwriting. MIRA, il nostro strumento per l’esame del rischio nel settore vita, e NATHAN, per la valutazione dei rischi naturali, hanno ottenuto i giudizi più positivi. Oltre il 70% dei clienti ritiene che l’In formation Centre, con le sue pubbli cazioni e altri documenti utili, sia la funzione più importante. Qui sono disponibili in formato PDF riviste come Topics e Topics Schadenspiegel. Molto apprezzate sono le Project Rooms, in cui i documenti possono essere salvati, condivisi con altri col laboratori e con Munich Re e gestiti in maniera sicura. Attraverso il por tale è possibile inoltre effettuare la registrazione online ai nostri seminari «Knowledge in dialogue 2013» e fruire delle offerte interattive di e-learning. >> Per maggiori informazioni potete rivol gervi al vostro gestore clienti o visitare: connect.munichre.com Notizie in breve Dal 12 al 14 novembre 2013 si terrà a Giacarta, in Indone sia, la nona Conferenza internazionale sulla microassicurazione. A fare gli onori di casa sono la Fondazione Munich Re e Microinsurance Network, con il sostegno di numerose organizzazioni. Maggiori informazioni alla pagina: www.munichre-foundation.org MEAG, la società di investimento di Munich Re ed ERGO, ha rilevato tre parchi eolici in Svezia già in rete, che vantano una potenza totale di 30 MW. Questo investimento è parte del programma RENT (Renewable Energies and New Technologies), il cui obiettivo è attualmente un volume pari a 2,5 mld €. A vendere l’impianto è Eolus Vind AB, una delle aziende leader in Svezia nello sviluppo di progetti eolici. 4 Munich Re Topics Magazin 2/2013 Grazie a una definizione più accurata delle zone CRESTA gli assicuratori diretti e i riassicuratori attivi nel ramo danni ai beni possono analizzare in maniera più precisa i dati assicurativi e migliorare la gestione del rischio. Il nuovo standard consente di scambiare dati aggregati su base strutturata. Al posto delle ca. 43.000 zone finora disponibili, ora è possibile accedere a oltre 250.000 zone a livello mondiale. Munich Re e Swiss Re sponsorizzano il potenziato servizio web alla pagina: www.cresta.org Il 31 ottobre 2013 Munich Re China festeggia il suo 10° anniversario con una cena di gala a cui sono attesi il CEO e i membri del consiglio di gestione. Spalle coperte con qualsiasi tempo In numerosi settori una percentuale consistente del fatturato e, di conseguenza, dei profitti realizzati dipende anche dal tempo atmosferico. Le aziende possono tutelarsi contro le perdite finanziarie dovute ai rischi meteorologici. Con i derivati climatici, Munich Re offre una prote zione su misura che consente alle imprese di miglio rare in maniera tangibile il proprio profilo di rischio. Ciò è possibile ricorrendo a strumenti finanziari che coniugano elementi riassicurativi con le caratteristi che tipiche dei prodotti di investimento. Il funziona mento dei derivati climatici è simile a quello di un’as sicurazione, con la differenza che non è richiesta alcuna prova esplicita del danno. Decisivo è piuttosto il superamento o meno di una soglia prestabilita da parte di un indice meteorologico. Tale valore può essere una certa quantità di precipitazione o il livello idrometrico medio di un fiume, ma anche un numero determinato di giorni di sole o di caldo o un livello di vento predefinito. L’entità del risarcimento si orienta quindi al grado di scostamento, in positivo o in nega tivo, dall’indice meteorologico. Sviluppati alla fine degli anni Novanta del secolo scorso come prodotti standardizzati per il settore energetico tradizionale, i derivati climatici si sono evo luti in modo ragguardevole. Accanto ai prodotti stan dard, oggi esistono strutture sempre più raffinate che consentono di gestire i rischi meteorologici rimanendo al passo con i tempi; il loro obiettivo è soprattutto quello di affrontare con successo le sfide delle energie rinnovabili. I vantaggi della copertura emergono con forza proprio in questo settore, poiché la produzione di energia elettrica da vento, acqua e sole dipende esclusivamente dalle condizioni meteorologiche. Ma anche in altri comparti economici, si pensi all’indu stria automobilistica o al commercio al dettaglio, ci sono aziende leader che hanno scoperto i benefici derivanti dal trasferimento dei rischi meteorologici. Basandosi su un’analisi dettagliata dei rischi meteo rologici e della propensione al rischio individuale, gli esperti di Munich Re sviluppano prodotti finanziari su misura che consentono di stabilizzare nel tempo il risultato operativo. In questo modo cresce l’interesse da parte degli investitori, il costo del capitale diminui sce e diventa più semplice pianificare gli investimenti. Un’esperienza pluriennale nel campo delle coperture contro i rischi meteorologici, una solidità finanziaria eccellente e la possibilità di mettere a disposizione anche una elevata capacità assuntiva: Munich Re vi offre tutti questi vantaggi. I nostri esperti Dr. René Mück e Ralf Hungerbühler saranno lieti di fornirvi la propria consulenza se desiderate dotare la vostra azienda degli strumenti giusti per affrontare con suc cesso anche il tempo più inclemente. >> P er maggiori informazioni o ricevere un opuscolo sull’argomento potete rivolgervi al vostro gestore clienti. Munich Re Topics Magazin 2/2013 5 TRASPORTI Africa occidentale: nuova frontiera della pirateria Nel Golfo di Guinea si infittiscono i brutali attacchi di pirati specializzati nella rapina del carico e degli effetti di valore dell’equipaggio. In Somalia la situazione sembra invece avviarsi verso una distensione. Dieter Berg e Tillmann Kratz La lista contenuta nel Live Piracy Report dell’Ufficio marittimo internazionale (IMB) è lunga e quasi non trascorre giorno senza che una nave cisterna o da carico venga assalita dai pirati. Le zone più rischiose si trovano davanti alle coste dell’Indonesia, del Bangladesh, della Somalia e della Nigeria nonché nel canale di Panama. Nelle statistiche dell’IMB figura però sempre più spesso anche il Golfo di Guinea. Al largo della costa occidentale africana si è infatti sviluppato un nuovo punto caldo della pirateria. I moderni predoni si appropriano con violenza del carico e degli oggetti di valore, oppure prendono in ostaggio i membri dell’equipaggio trasferendoli nell’entroterra. Nel Golfo di Guinea l’estrazione di gas e petrolio è in continuo aumento, il 95% delle esportazioni nigeriane è costituito da greggio e derivati. Petroliere e gasiere incrociano costantemente al largo della costa e costituiscono l’obiettivo principale dei predoni. Nonostante la ricchezza di materie prime il Paese è affetto da gravi problemi sociali. Due terzi della popolazione vive in condizioni di povertà e l’inquinamento da petrolio Un motoscafo di pirati in fuga. La foto è stata scattata da un elicottero olandese Westland Lynx. Si vede bene la scala per andare all’arrembaggio delle navi. nel delta del Niger distrugge agricoltura, acquacoltura e pesca, sottraendo alle popolazioni residenti i mezzi di sussistenza. I militari e il governo sostengono le grandi imprese di estrazione perché portano nel Paese molto denaro, di cui tuttavia i danneggiati non potranno mai beneficiare. La povertà e l’ingiustizia politica costituiscono l’humus su cui allignano violenza e criminalità. Nel 2012 si sono verificati 89 assalti riusciti al largo delle coste della Nigeria, per un totale di 61 persone in ostaggio e 4 morti. A fine maggio 2013 gli attacchi segnalati erano già saliti a 19; a confronto in Somalia nello stesso periodo ne sono stati registrati 7. Queste le cifre pubblicate dall’IMB. Si presume però che, a causa dei continui conflitti per il petrolio e del fiorente mercato nero nella regione, solo una piccola parte degli assalti venga ufficialmente denunciata. L’IMB stima che gli eventi siano effettivamente il triplo di quelli denunciati. Già nel 2011 i Lloyd’s of London hanno inserito la Nigeria, il Benin e le acque adiacenti nella massima categoria di rischio per la navigazione marittima. Se questa escalation dovesse proseguire, la Nigeria potrebbe perdere parte del traffico merci portuale, con gravi danni economici. Il Paese dispone di una flotta armata, ma le risorse dei militari di fronte alla Munich Re Topics Magazin 2/2013 7 TRASPORTI Bangladesh Colombia Guayaquil Perú Callao Ecuador Brasile Yemen Nigeria Golfo di Darién Venezuela Lagos Somalia Tanzania Chittagong Golfo di Aden Malaysia Socotra Stretto di Malacca Indonesia Dar es Salaam Stretto di Singapore Santos Attacchi dei pirati nel 2012 Nel 2012 si sono contati 297 attacchi di pirati a livello mondiale. L’Indonesia guida la statistica con 81 eventi, seguita dalla Somalia con 49. La Nigeria con 27 assalti ha raggiunto il terzo posto tra le aree marittime più rischiose al mondo. Attacchi dei pirati Fonte: IMB Annual Piracy Report 2012 pirateria sono limitate. Al nord il Paese deve fronteggiare il terrorismo e non da ultimo i finanziamenti destinati al mantenimento della flotta sono erosi dalla corruzione. Nigeria, Benin e Togo stanno ora sforzandosi congiuntamente di tenere lontani i pirati dalle loro coste. La situazione in Africa occidentale è molto diversa da quella somala: i predoni nigeriani si sono specializzati nella rapina del carico e degli effetti di valore dell’equipaggio. Attaccano le navi rifornimento delle piattaforme petrolifere situate al largo oppure tendono l’agguato ai navigli carichi in prossimità dei porti, ma ultimamente vengono anche sequestrati ostaggi. Diversamente dalla Somalia, dove l’intera nave viene presa in ostaggio con il personale a bordo, qui i membri dell’equipaggio vengono trasferiti nell’entroterra per poi estorcere un riscatto. Non si sono ancora verificati dirottamenti di imbarcazioni con richieste di riscatto, che peraltro in questa regione non sarebbero così agevoli. Infatti, se in Somalia è possibile muoversi abbastanza facilmente su aree poco controllate, le 8 Munich Re Topics Magazin 2/2013 acque territoriali di Nigeria, Benin e Togo sono invece pattugliate dalle forze armate. Gli assalti devono quindi essere progettati diversamente; e sarebbe comunque difficile trovare un buon nascondiglio per una nave dirottata. Queste circostanze esacerbano la violenza degli assalitori, che sono obbligati ad agire con grade rapidità. Spesso i pirati fanno fuoco sul ponte della nave senza preavviso per costringerla a fermarsi; in questo modo il 9 febbraio 2012 il capitano e l’ingegnere capo di un mercantile sono rimasti uccisi. L’impiego indiscriminato delle armi comporta un altro grande pericolo: difficile dire cosa potrebbe accadere se una petroliera con 5.000 t di carico infiammabile prendesse fuoco. Evoluzione positiva in Somalia A differenza dell’Africa occidentale le cifre in Somalia sono fortunatamente in calo. Nel 2012 si sono verificati 49 attacchi riusciti con 212 ostaggi sequestrati e 2 morti tra gli equipaggi. Nel 2011 gli attacchi andati a segno furono invece 160, con 470 ostaggi e 8 vittime. TRASPORTI 1400 1 400 Attacchi di pirati nel mondo dal 2007 al 2012 1200 1 200 1000 1 000 800 800 600 600 Il numero degli attacchi di pirati ha raggiunto il minimo degli ultimi cinque anni grazie alla notevole diminuzione degli eventi al largo delle coste somale. Ciò nonostante l’Africa orientale e quella occidentale restano le aree più rischiose al mondo, con un totale di 150 assalti nel 2012. 400 400 200 200 00 Navi abbordate Attacchi Dirottamenti riusciti Sequestro di ostaggi Feriti Morti 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Fonte: IMB Annual Piracy Report 2007–2012 Durata dei dirottamenti navali dal 2009 al 2012 300 Durata media del dirottamento (in giorni) 250 Nel 2009 la durata media dei dirottamenti era ancora di 55 giorni. Nel 2012 è arrivata a circa 8 mesi. 200 150 Fonte: IMB Annual Piracy Report 2009–2012 100 50 0 2009 2010 2011 2012 66 Riscatti pagati dal 2007 al 2012 Media dei riscatti pagati (in mln US$) 55 Fonti: GAO analysis of Office Naval Intelligence Data, The Economic Cost Of Somali Piracy 2011, 2012, Oceans Beyond Piracy 44 33 22 11 00 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Munich Re Topics Magazin 2/2013 9 TRASPORTI Il personale di sicurezza privato viene addestrato alle missioni in mare attraverso un apposito programma di sei–otto settimane. Le prime cifre del 2013 denotano un’ulteriore flessione rispetto all’anno precedente: nel primo trimestre sono stati segnalati cinque attacchi. Pottengal Mukundan, direttore dell’IMB, mette però in guardia contro i facili ottimismi. Le statistiche in calo sarebbero dovute unicamente all’impegno delle forze navali internazionali, all’impiego di squadre di sicurezza armate a bordo e al rispetto delle migliori pratiche preventive (BMP4, Best Management Practices Version 4). Se le costose misure di protezione venissero ridotte si tornerebbe rapidamente, secondo Mukundan, ai livelli precedenti. È vero che al largo della Somalia un numero minore di navi cade nelle mani dei pirati, ma quando ciò accade la dimensione dell’evento è ben altra: l’equipaggio deve sopportare torture, mutilazioni e mesi se non anni di prigionia prima che il riscatto venga concordato e pagato. Nel 2009 la durata media del sequestro era ancora di 55 giorni, mentre nel 2012 si aggirava già intorno agli 8 mesi, e le richieste di riscatto superano sempre più spesso i 10 mln US$. Nuove strategie di assalto I pirati somali si sono adeguati alla presenza delle forze navali e del personale di sicurezza di bordo. Con navi madre pesantemente armate incrociano nell’intera area dell’oceano Indiano. Portano a bordo piccole imbarcazioni veloci camuffate da pescherecci, che mettono in acqua per sferrare l’attacco circondando l’obiettivo da varie direzioni. I predoni del mare ormai non si fanno più impressionare dalle difese armate e rispondono al fuoco, non solo con i fucili mitragliatori AK47 e i lanciagranate utilizzati fino a oggi, ma anche con mitragliatrici pesanti fisse. Il 22 febbraio 2012 si è verificato il primo conflitto a fuoco tra pirati e forze di sicurezza a bordo di una petroliera Aframax; l’assalto è stato respinto, ma quest’evoluzione è molto preoccupante. Gli assalitori non si arrestano nemmeno di fronte alle camere blindate che offrono un ultimo rifugio sicuro agli equipaggi: incendiano l’ingresso nel tentativo di stanare gli occupanti col fumo oppure li catturano tagliando le porte con la fiamma ossidrica. Cresce così il rischio di perdere tanto la nave quando il carico a causa di un incendio a bordo. Questi drammatici cambiamenti sottolineano la criticità del rischio di una rapida escalation degli scontri armati. Le cifre degli scorsi anni mostrano però che l’impiego di militari e di personale di sicurezza ha 10 Munich Re Topics Magazin 2/2013 TRASPORTI avuto effetto: a oggi la presenza di guardie a bordo ha sempre evitato che la nave venisse catturata. Per questo motivo gli assicuratori adesso raccomandano l’impiego di personale di sicurezza. Nel contempo è migliorata la trasparenza riguardo ai disparati livelli di qualità nelle prestazioni delle società di sicurezza. Un’apposita formazione del personale è obbligatoria non da ultimo per motivi di responsabilità civile, e le certificazioni hanno migliorato nel frattempo la qualità del servizio a bordo. I sottoscrittori dei Lloyd´s richiedono un minimo di quattro addetti alla sicurezza per ogni nave per la copertura dei rischi guerra nell’assicurazione corpi e fanno grande attenzione al rispetto delle direttive BMP4 e alla certificazione del personale. A seconda del livello di rispetto delle prescrizioni di sicurezza possono accordare una riduzione del premio. Per molti assicuratori l’adozione delle misure di sicurezza da parte dell’armatore sono già divenute un presupposto indispensabile per concedere la copertura. Non è infrequente che un dirottamento, la cui durata media è di otto mesi, oggi possa protrarsi per più di un anno. Dopo l’assalto le navi vengono messe alla fonda in luoghi sicuri vicino alla costa somala; solo a quel punto il mediatore può iniziare i negoziati. Raggiungere un accordo sulla somma del riscatto e le modalità di consegna sta diventando sempre più lungo e complicato. Se la nave rimane in possesso dei dirottatori per più di un anno l’assicuratore rischia di dover sborsare l’intera somma assicurata per perdita totale costruttiva (Constructive Total Loss). Richieste di riscatto milionarie Mentre i pirati dell’Africa occidentale si concentrano ancora sul carico e sugli effetti di valore dell’equipaggio, in Somalia sono tuttora in gioco riscatti milionari. Nel 2005 i riscatti ammontavano mediamente a 150.000 US$, mentre il 2011 è stato l’anno più oneroso per armatori e assicuratori con una media di 5,5 mln US$ pagati per ogni riscatto. Secondo il rapporto The Economic Cost Of Somali Piracy, redatto dall’organizzazione Oceans Beyond Piracy, i riscatti versati per i soli dirottamenti di fronte alle coste somale hanno raggiunto nel 2011 circa 160 mln US$. Le cifre disponibili per il 2012 risultano notevolmente inferiori. Con una somma complessiva stimata in 31,75 mln US$, i riscatti nel 2012 si sono ridotti di circa l’80% rispetto all’anno precedente. Ciò è da ricondurre al calo dei dirottamenti in questa regione. Tuttavia, l’esborso medio per nave ha sfiorato ancora i 4 mln US$. La petroliera sudcoreana Samho Dream, fortemente danneggiata dai pirati, raggiunge il porto sicuro di Oman. La nave portava a bordo petrolio per un valore di 170 mln US$ ed è stata liberata il 6 novembre 2010 dietro pagamento di un riscatto di 9,5 mln US$. Munich Re Topics Magazin 2/2013 11 TRASPORTI Considerato che gli importi richiesti continuano a essere elevati, la garanzia Kidnap & Ransom, originariamente pensata per le imprese con dipendenti in missione in Paesi a rischio di sequestro, diviene un prodotto interessante anche per gli armatori. Le polizze sono state adeguate alle situazioni di rischio in mare. La copertura varia da una somma fissa a indennizzo dei riscatti pagati a un pacchetto di servizi che comprende valutazione del rischio, consulenza sulle misure di sicurezza e un supporto attivo e integrale in caso di dirottamento. >> P otete scaricare la nostra nuova pubblicazione sul tema della pirateria in Somalia dal nostro portale clienti connect.munichre.com Piracy – The violence at sea escalates Gli assicuratori si sono adeguati alla situazione di rischio A causa degli eventi in Somalia la pirateria è stata esclusa con un’apposita clausola dalla classica assicurazione corpi e compresa nella corpi rischi di guerra già nel 2009. Temporaneamente il premio assicurativo per il transito nelle zone ad alto rischio era salito fortemente; oggi i tassi di premio risultano leggermente in calo. Considerazioni di costo inducono tuttavia alcuni armatori a rinunciare a una garanzia speciale contro gli atti di pirateria nell’ambito della copertura corpi rischi di guerra quando a bordo siano presenti guardie armate. >> Il nostro filmato sull’attuale situazione di rischio al largo della Somalia è disponibile in TOPICS ONLINE all’indirizzo: www.munichre.com/ topics-online/piracy Anche per le polizze merci gli assicuratori richiedono espressamente l’imbarco di una scorta armata in presenza di beni di consumo pregiati o di costosi impianti industriali, in particolare nel caso in cui siano compresi in garanzia i danni indiretti da ritardata consegna dell’opera o altri danni patrimoniali. Il mercato delle coperture Kidnap & Ransom è molto aumentato negli ultimi anni grazie ai prodotti specifici per il rischio pirateria. Il Balance Protect di ERGO viene utilizzato ad esempio anche dagli armatori per assicurare ai collaboratori traumatizzati una prima assistenza tempestiva in caso di dirottamento. Anche se in mare la pirateria viene combattuta con il massimo impegno, l’origine del problema va tuttora ricercato sulla terraferma. Infatti si continuano a curare i sintomi ma non le cause: né la comunità internazionale né gli armatori potranno garantire in permanenza la sicurezza delle vie di navigazione ed è compito degli Stati interessati sollevare le aree critiche dalla povertà e dalla condizione di fuori legge. Ma su questo punto ci troviamo davvero in alto mare. 12 Munich Re Topics Magazin 2/2013 I NOSTRI ESPERTI: Dieter Berg dirige il reparto Clienti globali/Nord America Trasporti di Munich Re ed è responsabile di progetti che hanno per tema la pirateria. [email protected] Tillmann Kratz è consulente senior in rischi facoltativi e sottoscrizione aziendale presso Munich Re. [email protected] La vostra attività è davvero geointelligente? Chi oggi vuole gestire i rischi in modo integrato deve conoscere esattamente il contesto geografico. NATHAN (Natural Hazards Assessment Network) Risk Suite di Munich Re ottimizza la vostra valutazione dei rischi naturali, dal rischio individuale geocodificato per indirizzi a interi portafogli, e in tutto il mondo. IL VOSTRO SUCCESSO CON LE NOSTRE SOLUZIONI NATHAN Risk Suite vi offre: – dati localizzati con precisione per una tariffazione personalizzata, – correlazioni trasparenti per decisioni chiare, – maggiore informazione per una distribuzione ottimale dei rischi. Per ulteriori informazioni contattate il vostro gestore clienti o visitate il sito connect.munichre.com not if, but how Munich Re Topics Magazin 2/2013 13 Interventi rapidi per ripristinare strutture vitali La rapidità con cui l’economia di un Paese si riprende dalle conseguenze di una catastrofe naturale può essere in una certa misura influenzata. Molti studi scientifici indipendenti tra loro attestano che le assicurazioni hanno in tale contesto effetti marcatamente positivi. Questa autostrada presso Concepción (Cile) venne completamente distrutta dal terremoto del febbraio 2010 (foto piccola). L’immagine grande mostra il medesimo punto un anno più tardi, dopo i lavori di riparazione. CATASTROFI NATURALI Dr. Hans-Jörg Beilharz Lo sviluppo economico di un Paese dopo un evento naturale distruttivo dipende dai danni diretti causati dalla calamità e dagli «effetti indiretti» a essi collegati. riferisce soltanto alle ripercussioni di tipo economico, poiché i danni alla persona che si verificano a seguito di una catastrofe, siano essi fisici, psichici o esistenziali, sono sempre fortemente negativi. I danni diretti si compongono dei danni alla persona e dei danni economici diretti. Questi ultimi si riferiscono a grandezze di stock, ovvero al capitale fisico (p. es. macchinari o elettrodotti) o alle risorse naturali (p. es. le foreste). I danni economici diretti non sono rilevabili direttamente dall’evoluzione del Prodotto Interno Lordo (PIL) di un Paese, dal momento che nella determinazione del PIL non ha alcun ruolo l’ammontare reale degli stock, come l’edificato. Decisivo è il «flusso» di creazione di valore durante un periodo di tempo rilevante, ad esempio i nuovi edifici costruiti in un anno. Il flusso di creazione di valore non viene direttamente influenzato dalle forze della natura: il PIL si modifica soltanto successivamente ovvero indirettamente, ad esempio quando una fabbrica distrutta non è più in grado di produrre. Per misurare gli effetti indiretti vogliamo prendere in considerazione il PIL di un Paese. Non si tratta solo della via più praticabile, ma anche, a prescindere da tutte le limitazioni e inadeguatezze, della grandezza più utilizzata per l’evoluzione del benessere dopo un evento naturale. La variazione di stock capitale fisico è meno idonea a tale scopo, dal momento che non consente di rilevare direttamente gli effetti indiretti, ad esempio l’andamento dell’offerta di prodotti alimentari. In realtà il PIL include a sua volta anche le prestazioni della ricostruzione, che di per sé non accrescono il grado di benessere, ma mirano solo a ripristinare lo stock di capitale originario. Tali prestazioni possono essere però dedotte in maniera relativamente semplice sottraendo i danni economici diretti dal valore del PIL. Questo impatto differito nel tempo rappresenta l’effetto indiretto della catastrofe. Ne sono un esempio le interruzioni di forniture nell’industria automobilistica che si sono verificate a livello mondiale dopo il terremoto e lo tsunami in Giappone nel 2011 e hanno suscitato grande risonanza. In una certa misura l’andamento economico può essere influenzato anche favorevolmente dagli effetti indiretti, ad esempio quando la ricostruzione funziona come un piano congiunturale. Nella maggioranza dei casi prevalgono tuttavia, come illustrato di seguito, gli effetti indiretti negativi. E anche qualora dovessero prevalere gli effetti indiretti positivi, il termine «positivo» si Fattori di influenza dei danni diretti I rilievi empirici dimostrano che i Paesi più ricchi lamentano una minore mortalità (numero delle vittime in rapporto alla popolazione totale) rispetto a quelli più poveri, sebbene non siano esposti a catastrofi naturali di minore portata. Ciò è presumibilmente correlato al fatto che i Paesi più ricchi possono impiegare più risorse nelle misure di prevenzione. Tuttava sarebbe fuorviante concludere che un incremento del reddito costituisca di per sé una protezione da danni più elevati. Uno studio che risale al 2008 (Derek Kellenberg, University of Montana) con dati provenienti da 133 Paesi di ogni livello di reddito è Effetti complessivi, danni diretti ed effetti indiretti dopo una catastrofe naturale Effetti complessivi 16 Danni diretti Effetti indiretti = effetti indiretti «positivi» + effetti indiretti negativi – Danni alla persona – Danni economici diretti, p. es. danni al capitale fisico e alle risorse – Conseguenze dirette dell’azione delle forze della natura – Non rilevabili dall’andamento del PIL – Tutti gli effetti che non vengono originati direttamente dalla catastrofe naturale, ma dai suoi danni indiretti. – Gli effetti indiretti corrispondono alle variazioni del PIL rispetto a un ipotetico andamento del PIL in assenza di catastrofe naturale. Munich Re Topics Magazin 2/2013 Effetti indiretti «positivi», p. es. Effetti indiretti negativi, p. es. – Stimolo da ricostruzione – «Promozione del benessere», p. es. si costruiscono nuove abitazioni di qualità superiore. – «Distruzione creativa», p. es. la distruzione genera una spinta all’innovazione; i nuovi impianti produttivi sono più moderni di quelli andati distrutti. – Perdita di produzione a causa degli impianti distrutti – Pregiudizio per il capitale umano, dal momento che le istituzioni educative sono distrutte. – Effetti sistemici come infrastrutture distrutte, inflazione o indebitamento pubblico CATASTROFI NATURALI Le strade di Port-au-Prince sono un cumulo di macerie. Il terremoto di Haiti del 17 gennaio 2010 è un esempio degli effetti potenzialmente devastanti delle catastrofi naturali nei Paesi poveri. I danni diretti, di cui solo il 2,5% erano assicurati, hanno superato il 100% del PIL. giunto alla conclusione che nel caso di determinati rischi naturali il numero dei decessi inizialmente cresce all’incrementarsi del reddito pro capite e solo a partire da un certo valore soglia – identificato in ca. 3.400, 4.700 e 5.000 US$ rispettivamente per i rischi frana, tempesta e inondazione – tale numero diminuisce nuovamente («U inversa»). È probabile che le persone più agiate si trasferiscano in misura crescente in regioni più appetibili sulle coste o alla foce di fiumi, dove simili catastrofi avvengono con maggiore frequenza. Infatti è interessante notare come questo andamento inverso della curva a «U» non valga per i rischi naturali ondata di calore e terremoto. Secondo questo studio un Paese come l’India con un reddito pro capite di ca. 3.000 US$ e un trend di crescita del benessere dovrebbe affrontare in un primo tempo un numero più elevato di morti in caso di frane, tempeste e inondazioni, per lo meno finché non saranno prese delle contromisure. Oltre al reddito anche l’estensione assoluta di un Paese influisce sui danni diretti, che sono in media correlati positivamente con la superficie assoluta, la forza economica e la popolazione complessiva di quel Paese, perché in questo caso sono presenti più valori distruttibili. I massimi danni economici diretti mai misurati si sono verificati in Giappone (terremoto e tsunami del 2011) e negli Stati Uniti (uragano Katrina nel 2005), come mostrano i dati di NatCatService di Munich Re. Non va trascurata l’influenza che la politica, le istituzioni e la società esercitano sull’entità dei danni diretti. I valori empirici confermano la presunzione intuitiva che un’amministrazione efficiente possa limitare l’entità dei danni. Tuttavia anche negli Stati in cui le istituzioni funzionano bene possono insorgere inefficienze nel processo politico. Uno studio del 2009 indica che gli Stati Uniti attuano una prevenzione delle catastrofi naturali minore di quanto sarebbe necessario dal punto di vista economico. Evidentemente gli elettori premiano una politica di aiuti generosi dopo una catastrofe piuttosto che provvedimenti preventivi «costosi» come l’introduzione di un obbligo di assicurazione. Ulteriori ricerche mostrano che la struttura di una società ha un ruolo altrettanto importante nel superamento di una catastrofe. Uno studio del 2005 ha analizzato il numero dei decessi in 269 terremoti che nel periodo 1960–2002 hanno raggiunto almeno la magnitudo 6 della scala Richter. Secondo tale studio il numero dei morti aumenta considerevolmente con la disparità dei redditi, e ciò indipendentemente dal livello di benessere medio o dall’estensione superficiale del Paese. Questo significa che, a parità di superficie e di reddito pro capite medio di due Paesi colpiti da un terremoto della stessa magnitudo, il numero dei decessi sarà maggiore nel Paese che presenta il maggiore gap reddituale. Qualcosa di simile accade per l’entità della «frammentazione etnica» di un Paese. Munich Re Topics Magazin 2/2013 17 CATASTROFI NATURALI Come si può colmare il gap assicurativo nei Paesi emergenti? La mancanza di protezione assicurativa può far sì che la ricostruzione a seguito di catastrofi naturali si fermi o addirittura non venga iniziata. Soprattutto nei Paesi emergenti e in quelli in via di sviluppo esiste un divario considerevole tra i danni assicurati e quelli economici. A seguito dei mutamenti climatici è prevedibile un ulteriore aumento delle catastrofi naturali di origine meteorologica come siccità e inondazioni. I Paesi che presentano deboli fondamenta economiche avranno difficoltà ad adattarsi a una peggiorata situazione di rischio. Meccanismi di finanziamento basati sul rischio a livello nazionale o internazionale potrebbero costituire un rimedio accanto a una migliore gestione del rischio delle catastrofi naturali. A tale scopo sono indispensabili nuove forme di partenariato tra governi, organizzazioni sovranazionali e industria assicurativa. Un’opzione potrebbe essere quella di consolidare il ricorso ad assicurazioni contro le catastrofi su base privata o pubblico-privata attraverso fondi internazionali. I mezzi finanziari necessari a tale scopo potrebbero essere messi a disposizione sul lungo periodo ad esempio attraverso il Copenhagen Green Climate Fund. Tale fondo fu introdotto al vertice mondiale sul clima del 2009 e meglio specificato tre anni dopo durante la conferenza nel Qatar. Oltre a ciò si tratta di realizzare una collaborazione di lungo termine tra le organizzazioni di soccorso e per la 18 Munich Re Topics Magazin 2/2013 ricostruzione, le banche di sviluppo e l’industria assicurativa. L’obiettivo dovrebbero essere soluzioni di trasferimento del rischio che siano collegate con una chiara strategia di gestione e di finanziamento già prima che si verifichino delle catastrofi . Il settore agrario fornisce un buon modello di quali soluzioni siano possibili attraverso una collaborazione a lungo termine tra operatori privati e pubblici. Si tratta di un settore particolarmente esposto ai rischi naturali di origine meteorologica. Solo un ristretto numero di assicurazioni dei rischi agricoli tra le numerose presenti sul mercato mondiale è in grado di fornire copertura agli agricoltori contro gli eventi catastrofali. Queste soluzioni si caratterizzano per il fatto di essere basate su partnership strategiche tra l’industria assicurativa, i governi e gli agricoltori. Munich Re analizza da anni questo tipo di assicurazioni per comprenderne i più importanti fattori di successo. Da questo lavoro è scaturita SystemAgro, una soluzione su misura di partnership pubblico-privato per il trasferimento del rischio catastrofi, incentrata su assicuratori privati specializzati nel settore agrario che offrono prodotti standardizzati a costi sostenibili e a condizioni trasparenti. L’adeguatezza al rischio dei prezzi delle coperture viene garantita dallo Stato, che cofinanzia i premi e i danni catastrofali in modo che a tali piani possa aderire il maggior numero possibile di agricoltori. Affinché tale modalità di gestione del rischio sia sostenibile e affidabile nel tempo, essa si fonda su una legislazione per l’assicurazione dei rischi agricoli che è consapevolmente armonizzata con la politica agricola dello Stato. Seguendo i modelli di Stati Uniti, Canada, Spagna e Portogallo la strategia di SystemAgro si sta imponendo in misura crescente anche nei Paesi emergenti. Un esempio illustre è la Cina. CATASTROFI NATURALI Catastrofi naturali nel mondo dal 1980 al 2012 La cartina visualizza il rapporto tra danni complessivi e danni assicurati da catastrofi naturali. La quota dei danni assicurati nel periodo considerato è minima in Africa, Asia e Sud America, circostanza che indica un forte divario assicurativo. La situazione è esattamente inversa soprattutto in Nord America, dove i danni da catastrofi naturali sono coperti in misura elevata attraverso meccanismi assicurativi su base privata. 41% 37% 15% 16% 64% 3% 1% 14% 1% <1% 3% 5% Danni complessivi Danni assicurati Fonte: Munich Re I NOSTRI ESPERTI: La Dr. Laila Neuthor è assistente secutiva del Dr. Ludger Arnoldussen. e [email protected] >> Maggiori informazioni sull’argomento alla pagina: www.munichre.com/ topics-online/risk-management Ernst Rauch dirige il Centro climatologico aziendale (Clima e energie rinnovabili) di Munich Re. L’unità sviluppa e controlla la strategia sul clima di Munich Re, che comprende soluzioni assicurative nell’ambito delle misure di adeguamento e programmi di limitazione delle emissioni di CO2. [email protected] Munich Re Topics Magazin 2/2013 19 CATASTROFI NATURALI Canali d’intervento delle assicurazioni in caso di catastrofi naturali Ruolo degli assicuratori Accadimento dell’evento catastrofale Gli assicuratori supportano le misure di minimizzazione del rischio. Gli assicuratori mettono a disposizione mezzi finanziari limitando in tal modo i danni indiretti. – Prevenzione, p. es. attraverso le condizioni contrattuali – Messa a disposizione di know-how, p. es. informazioni sui rischi – Una celere ricostruzione rende possibile una rapida ripresa della produzione. – Si limita l’indebitamento dello Stato e dei privati in modo che non sorgano ulteriori ostacoli alla crescita. Tempo Ex ante Ex post Danni diretti Effetti indiretti Perdita di vite umane e distruzione di patrimonio Effetti della catastrofe naturale Sul breve periodo Sul lungo periodo Ripercussione sul livello del PIL e sulla congiuntura Ripercussione sulla crescita a lungo termine = potenziale di benessere Si suppone che società più frammentate, sia sotto il profilo del reddito sia sotto quello di qualsiasi altra caratteristica sociale distintiva, riescano in misura minore a costruire fiducia nelle istituzioni statali, ad accordarsi sui provvedimenti di prevenzione e a implementarli conseguentemente. Fattori di influenza degli effetti indiretti In linea di principio gli effetti indiretti, ovvero le deviazioni del PIL effettivo dal PIL ipotetico in assenza dell’evento catastrofico, sono molto più difficili da identificare rispetto a quelli diretti, dal momento che si deve fare inevitabilmente ricorso a stime per quanto riguarda l’andamento del PIL ipotetico. Ciò non di meno si possono individuare importanti fattori di influenza economici, che si distinguono in effetti indiretti di breve e medio periodo (fino a cinque anni) ed effetti indiretti di lungo periodo (oltre i cinque anni [vedi figura in alto]). Nella letteratura scientifica dopo risultati inizialmente contraddittori si è cristallizzato un certo consenso sulla constatazione che le catastrofi naturali causano in media ripercussioni indirette negative sul breve e medio periodo. Secondo tale visione nella maggior parte dei casi certi effetti indiretti positivi, come lo stimolo all’economia attraverso la ricostruzione, 20 Munich Re Topics Magazin 2/2013 vengono più che compensati dagli effetti negativi indiretti, come la distruzione degli impianti produttivi. In generale vale l’assunto che le ripercussioni negative indirette sono tanto più percepibili quanto maggiori sono stati i danni diretti. Semmai è ravvisabile un effetto positivo sul PIL quando si verificano eventi dannosi di minore gravità con danni diretti modesti. Simulazioni matematiche indicano che gli effetti negativi indiretti crescono addirittura in modo sproporzionato al crescere dei danni diretti. Ciò vale in particolare per i danni diretti che interessano tutti i settori economici (effetti sistemici) come l’ampia distruzione di un’infrastruttura di trasporto. Un esempio di catastrofe naturale con ripercussioni indirette tutto sommato positive potrebbe essere un’inondazione di dimensioni calcolabili che fungesse da concimazione per la crescita delle piante, migliorando in tal modo la resa dei raccolti. Analogamente a quanto si osserva per le quote di mortalità, anche nel caso degli effetti negativi indiretti i Paesi in via di sviluppo sono colpiti in modo più pesante rispetto ai Paesi industrializzati se si rapportano percentualmente gli effetti indiretti alla forza economica complessiva. Accanto alla già citata qualità delle istituzioni giocano un ruolo anche le dimensioni del settore agrario. Da un lato nei Paesi in via di sviluppo la rilevanza dell’agricoltura per l’economia nazionale è relativamente elevata, dall’altro questo settore viene in genere colpito più duramente dalle catastrofi naturali rispetto ad altri settori economici. CATASTROFI NATURALI Normalmente gli effetti negativi indiretti, espressi in percento della forza economica totale, sono tendenzialmente minori nei grandi Paesi che in quelli piccoli, fatto che presumibilmente è da ascrivere a un maggior grado di opportunità di diversificazione a livello interregionale e intersettoriale. Anche un vivace commercio estero e un elevato volume creditizio a livello di economia nazionale possono mitigare le conseguenze negative. Entrambi i fattori sostengono la ricostruzione: una fitta rete di rapporti commerciali con l’estero facilita l’acquisto di beni, un elevato volume di crediti è sintomo di un sistema finanziario che funziona bene e che è in grado di mettere a disposizione i mezzi necessari alla ricostruzione. Incertezza sugli effetti indiretti di lungo periodo Diversamente che per gli effetti di breve e medio periodo gli studiosi non sono ancora concordi se si producano o meno effetti a lungo termine sulla crescita economica nella media delle catastrofi e dei Paesi. Effetti positivi potrebbero p. es. risultare dal fatto che gli impianti produttivi distrutti vengono sostituiti da altri più moderni, circostanza che potrebbe accelerare il processo di innovazione e migliorare la produttività. D’altro canto le risorse residue dopo gravi catastrofi potrebbero essere appena sufficienti per sopravvivere così che la ricostruzione faticherebbe a decollare. In questo caso l’economia dovrebbe continuamente misurarsi con soluzioni provvisorie, cosa che avrebbe ripercussioni negative su tutti i settori della società. Una simile spirale verso la povertà è senz’altro ipotizzabile quanto meno a livello regionale nei Paesi in via di sviluppo. I dati empirici indicano che ripercussioni negative sul lungo periodo sono prevedibili con tutta probabilità al verificarsi di eventi devastanti. Anche in questo caso la crescita, come per gli effetti di breve e medio termine, dovrebbe restare durevolmente sotto il potenziale soprattutto nei Paesi in via di sviluppo. Lo conferma uno studio del 2007 (Ilan Noy, University of Hawaii) che ha preso in considerazione 476 catastrofi in 98 Paesi tra il 1975 e il 1999. Secondo tale ricerca nel caso di catastrofi naturali con alte percentuali di decessi si verifica una flessione durevole della crescita economica solo negli Stati non OCSE, vale a dire nei Paesi meno sviluppati. È interessante notare come gli autori dello studio non riscontrino alcun indizio di un significativo peggioramento della crescita sul lungo periodo in tale gruppo di Paesi se al posto della quota di mortalità si considera l’entità dei danni economici diretti. Evidentemente i danni alla persona sono molto più difficili da compensare per una società rispetto ai danni al capitale fisico. Le compagnie assicuratrici portano vantaggi significativi Fino a oggi solo poche ricerche scientifiche si sono occupate a fondo dell’importanza dello sviluppo del mercato finanziario (p. es. qualità del sistema bancario e assicurativo) ai fini del superamento in termini macroeconomici delle catastrofi, e ancora meno studi hanno analizzato esplicitamente il ruolo delle assicurazioni. La circostanza è vieppiù sorprendente per il fatto che le compagnie di assicurazione sono in grado di influire sull’entità dei danni attraverso una serie di canali evidenti (vedi figura a p. 20). Una spiegazione potrebbe essere la constatazione che i dati sul mercato assicurativo sono difficilmente accessibili; ciò nonostante negli ultimi due anni svariati studi si sono confrontati con tale tematica. Uno studio è stato scritto da Martin Melecky e Claudio Raddatz della Banca Mondiale (2011), un altro da Götz von Peter, Sebastian von Dahlen e Sweta Saxena della Banca dei Regolamenti Internazionali (BRI, 2012). Una terza ricerca, ancora non pubblicata, è stata realizzata da Florian Englmaier e Till Stowasser dell’università di Würzburg. I ricercatori della BRI e dell’università di Würzburg hanno attinto per le loro analisi statistiche alla banca dati NatCatService di Munich Re. Gli autori dello studio della Banca Mondiale hanno invece utilizzato dati accessibili al pubblico dell’Emergency Disasters Database (EM-DAT). Tutti e tre i lavori giungono alla conclusione che un più alto livello di protezione assicurativa si associa a un andamento economico significativamente migliore dopo una catastrofe. Questo risultato è particolarmente affidabile dato che gli studi sono stati realizzati in modo indipendente l’uno dall’altro e attingendo a banche dati differenti. I ricercatori hanno inoltre scelto approcci differenti di modellizzazione economica. A seconda del tipo di catastrofe e del livello di sviluppo di un Paese gli autori giungono addirittura alla constatazione che la protezione assicurativa può compensare completamente gli effetti indiretti negativi. Stando alla ricerca della Banca Mondiale le ripercussioni negative sulla produzione economica sono tanto minori, quanto più è sviluppato il mercato finanziario (espresso in accensione di crediti dei privati in relazione al PIL) e/o quanto più elevato è l’indice di penetrazione assicurativa (rapporto tra il volume dei premi e il PIL). Tale risultato considera già il fatto che i Paesi più ricchi tendenzialmente affrontano meglio le catastrofi indipendentemente dalla protezione assicurativa. Munich Re Topics Magazin 2/2013 21 CATASTROFI NATURALI Quindi, se si confrontano due Paesi con identico livello di benessere, le migliori performance sono quelle del Paese con una più elevata penetrazione assicurativa e/o con un sistema finanziario che funziona bene. Tuttavia dopo una catastrofe l’indebitamento cresce in modo più deciso negli Stati con un mercato finanziario più sviluppato. Un’eccezione sono i Paesi con un alto indice di penetrazione assicurativa: le somme pagate dall’industria assicurativa a titolo di indennizzo frenano la necessità di indebitamento sul mercato dei capitali. Un fatto, questo, positivo perché rende disponibile per la ricostruzione una quota maggiore del gettito fiscale, che non deve essere impiegato per il finanziamento del debito (estinzione e pagamento degli interessi). Un effetto ugualmente positivo sul PIL emerge dallo studio della BRI. I ricercatori, invece di indirizzare la loro analisi sull’indice di penetrazione assicurativa, l’hanno impostata sulla quota dei danni diretti assicurati rispetto ai danni diretti complessivi. Gli effetti stabilizzanti si manifestano, come nello studio dell’università di Würzburg, già nello stesso anno di avvenimento della catastrofe. Questo indica che le assicurazioni non sostengono lo sviluppo economico solo a posteriori (ex post) attraverso il pagamento degli indennizzi, ma agiscono anche sul versante della prevenzione (ex ante). I ricercatori di Würzburg hanno inoltre trovato indizi del fatto che l’effetto positivo di un incremento della protezione assicurativa non avrebbe un andamento lineare ma a forma di «S»: Paesi con un basso indice di penetrazione assicurativa beneficiano in misura relativamente ridotta di una protezione assicurativa supplementare. Solo a partire da una determinata soglia cresce considerevolmente il valore aggiunto, per ridiscendere nuovamente in presenza di una elevata penetrazione assicurativa. In generale l’indice di penetrazione assicurativa sale con il benessere di un Paese. Ne consegue che i Paesi emergenti, che in genere presentano una media penetrazione assicurativa, potrebbero trarre più di tutti vantaggio da un’estensione della protezione assicurativa. 22 Munich Re Topics Magazin 2/2013 Conclusioni La protezione assicurativa genera effetti significativamente positivi sullo sviluppo dell’economia di un Paese dopo una catastrofe, e questo indipendentemente dal livello di benessere. I risultati di differenti studi scientifici esplicitano tale assunto. A questo riguardo è rilevante l’espressione «significativamente» dal momento che intuitivamente non sorprende che le assicurazioni svolgano un’azione in sostanza positiva. Meno intuitivo è invece l’ampio effetto sull’economia, che va ben oltre il rilievo che esso assume per i diretti interessati. Gli assicuratori dovrebbero utilizzare la conferma empirico-scientifica di questo fatto fornita da studi indipendenti come importante argomento a sostegno dei propri fini. Ad esempio quando si tratta di convincere il governo di un Paese emergente a investire parte delle proprie scarse risorse nell’assicurazione anziché in programmi alternativi. Per capire ancor meglio i meccanismi di azione nel loro complesso sono necessarie ulteriori ricerche. Ad esempio sarebbe utile quantificare la correlazione tra protezione assicurativa ed effetti sul PIL per determinare la protezione assicurativa ottimale. Una descrizione dettagliata dei canali d’intervento potrebbe essere inoltre d’aiuto per migliorare l’allocazione delle risorse tra misure di prevenzione (ex ante) e pagamenti per sinistri (ex post). Tutto questo rafforzerebbe ulteriormente gli effetti positivi dell’assicurazione nel superamento delle catastrofi naturali dal punto di vista economico. IL NOSTRO ESPERTO: Il Dr. Hans-Jörg Beilharz è laureato in economia politica. In Munich Re si occupa dell’analisi dei mercati energetici e degli effetti economici del mutamento climatico e delle catastrofi naturali. [email protected] RUBRICA L’economia attraverso la lente del rischio: i Paesi emergenti Motore della crescita dell’economia e dei mercati assicurativi Dr. Michael Menhart, capo economista di Munich Re [email protected] I mercati emergenti non sono mai stati così importanti come oggi per l’economia mondiale. Tutti sanno ormai che il predominio europeoamericano nell’economia mondiale è acqua passata. Se non ci fossero state le nazioni di recente industrializzazione in Asia e Sud America con la loro sete di importazioni dal resto del mondo, non si può nemmeno immaginare quale evoluzione avrebbe seguito la crisi delle banche e del debito pubblico nei Paesi sviluppati occidentali. Economie come quella tedesca, le cui industrie sono in grado di soddisfare le richieste ad esempio di prodotti a elevata tecnologia di Paesi quali la Cina, scoppiano di salute economica. La megatendenza globale di una crescente rilevanza dei mercati emergenti non si arresta neppure dinanzi all’industria assicurativa. E così l’aumento medio reale dei premi in molti mercati emergenti dell’Asia supererà, ad esempio, il 10% annuo fino al 2020 nelle assicurazioni property e casualty e soprattutto nel vita. Cina (3° posto), Brasile (8° posto) e India (9° posto) sono tre Paesi emergenti di oggi che nel 2020 verranno annoverati tra i 10 maggiori mercati assicurativi al mondo. Sebbene anche allora la quota delle nazioni industrializzate sul volume totale dei premi nell’assicurazione diretta e nella riassicurazione continuerà a essere determinante con un buon 70% circa, chi vuole crescere non può ignorare i Paesi emergenti. Fino al 2020 la sola Cina concorrerà con quasi il 20% all’incremento dei premi dell’assicurazione diretta nei rami property e casualty e con oltre il 25% nel comparto vita. Ma non si tratterà soltanto della Cina: Brasile, Russia e India contribuiranno complessivamente per circa un decimo del volume dei premi assicurativi progressivamente attesi fino al 2020. Altre opportunità arrivano anche da Paesi oltre ai BRIC: in Turchia, ad esempio, nei prossimi sette anni il volume premi dell’assicurazione diretta property e casualty arriverà quasi a raddoppiare raggiungendo i 12,2 mld €. I Paesi emergenti non potranno raggiungere una crescita duratura senza colmare le loro lacune in campo assicurativo. al risparmio, che deriva da un sempre maggiore benessere e da una più elevata necessità di garanzie. Nuove leggi e una migliore tutela dei consumatori spingono al contempo la domanda nei rami auto e responsabilità civile. Naturalmente bisogna stare attenti a non generalizzare quando si valutano i Paesi emergenti e quelli in via di sviluppo. L’espansione economica non è esente da ostacoli o contraccolpi proprio come la costruzione di un mercato assicurativo evoluto. Ciò non toglie tuttavia che lo sviluppo economico e la formazione di un mercato assicurativo redditizio si condizionino reciprocamente. I Paesi emergenti non potranno raggiungere una crescita duratura senza colmare le loro lacune in campo assicurativo. Al contempo l’industria assicurativa globale conseguirà un’espansione stabile sul lungo periodo solo se sfrutterà fin d’ora le opportunità esistenti nei Paesi emergenti. Sul lungo periodo la crescita dell’economia è e resta un motore essenziale affinché i mercati assicurativi siano dinamici. In campo assicurativo i Paesi emergenti hanno ancora un notevole gap da colmare: da un lato si notano carenze talora davvero gravi nell’assicurazione contro le catastrofi naturali; dall’altro sta cambiando anche la consapevolezza del rischio nella popolazione, una tendenza, questa, supportata da un ceto medio in espansione. La richiesta di assicurazioni vita e malattia è avvantaggiata dalla crescente propensione Munich Re Topics Magazin 2/2013 23 GESTIONE DEL RISCHIO Rischio atleti: accertamenti rigorosi Che si tratti di cestisti, calciatori o centometristi, gli atleti di punta vengono acclamati dai tifosi di tutto il mondo e considerati un simbolo di forza fisica e buona salute. Ma quali rischi nasconde una vita al limite delle potenzialità fisiche del corpo umano? Gli atleti di punta sono un gruppo target attraente da un punto di vista assicurativo? Giovani, allenati e ricchi: gli sportivi professionisti sembrano a prima vista un target appetibile per gli assicuratori. Gli underwriter dovrebbero però essere in grado di identificare gli agonisti che soffrono di patologie cardiache non individuate prima di vendere polizze vita con prestazioni molto elevate. 24 Munich Re Topics Magazin 2/2013 GESTIONE DEL RISCHIO Karsten Filzmaier A un primo sguardo gli atleti top sono un gruppo target molto appetibile per gli assicuratori vita: giovani, fisicamente in forma, attivamente seguiti dai medici e con buone disponibilità finanziarie. Molti sportivi di punta hanno oggi elevati guadagni e una corrispondente necessità di protezione assicurativa. Un esempio dal mondo del calcio: un club che investe rilevanti somme nell’acquisto di un nuovo giocatore deve anche assicurarsi contro l’eventualità di una sua morte prematura. Lo stesso vale per gli atleti, che per tutelare se stessi e la propria famiglia stipulano spesso polizze vita con somme assicurate molto alte. Il rovescio della medaglia Proprio tra gli atleti sembrano verificarsi davvero molti e inattesi casi di morte. Tra il 1980 e il 2006 solo negli Stati Uniti 1.866 agonisti sono deceduti inaspettatamente, la maggior parte non a causa di incidenti, ma della cosiddetta morte cardiaca improvvisa. Anche l’annata sportiva 2013 ha già registrato alcuni casi di decesso. Il 27 marzo il calciatore professionista Stanko Zecevic, di soli 19 anni e titolare della nazionale bosniaca Under 21, è crollato dopo l’allenamento davanti a casa e tutti i tentativi di rianimazione sono stati inutili. Solo pochi giorni più tardi, il 7 aprile, un podista di 24 anni ha subito un arresto cardiaco poco prima del traguardo della mezza maratona di Berlino. I sanitari sul percorso di gara sono riusciti a rianimarlo e trasportarlo in ospedale, ma è deceduto poche ore dopo. La morte cardiaca improvvisa ha colpito il 2 maggio anche il calciatore professionista croato Ivan Turina; il 32enne era considerato uno dei migliori portieri del campionato svedese e giocava nello AIK Stoccolma. Questi e tanti altri casi inducono La morte cardiaca improvvisa nello sport −−Al momento dell’evento letale la maggioranza degli atleti ha meno di 26 anni di età. −−La maggior parte dei decessi si verifica nel calcio e nel basket. −−Nove atleti colpiti su 10 sono maschi. a formulare due quesiti: gli agonisti sono davvero un gruppo target così attraente da un punto di vista assicurativo? Come dovrebbero procedere gli underwriter per riconoscere e valutare caso per caso gli atleti con un rischio di morte cardiaca superiore alla norma? Alla prima domanda si può rispondere affermativamente perché lo sport in quanto tale è sano e allunga la vita. Lo dimostra una volta di più uno studio pubblicato nel 2011 a Taiwan su un campione di oltre 400.000 soggetti, i cui risultati rivelano che un’attività fisica quotidiana di soli 15 minuti può incrementare l’aspettativa di vita di quasi quattro anni. Ciò vale in generale anche per gli sportivi di punta, la cui aspettativa di vita secondo ulteriori studi supera quella della normale popolazione di alcuni anni. Riguardo al rischio di morte cardiaca improvvisa il panorama tuttavia cambia: alcuni studi porterebbero alla conclusione che tra gli agonisti si tratti di una causa di morte complessivamente rara, ma comunque più frequente che nella popolazione normale. Il «cuore d’atleta» nell’analisi del rischio La causa della maggiore frequenza della morte cardiaca improvvisa tra gli atleti di punta appare plausibile ma è nello stesso tempo sorprendente: quasi tutti i soggetti colpiti soffrivano di una cardiopatia per lo più non individuata. Tre quarti di queste patologie erano congenite o di origine genetica. Un cuore malato, diversamente da uno sano, da un certo punto in poi non è più in grado di compensare lo sforzo derivante dallo sport agonistico e, nel caso peggiore, si arresta. Ma perché queste patologie non sono state tempestivamente individuate nonostante molti atleti e la quasi totalità degli sportivi professionisti si trovino sotto costante osservazione medica? Uno dei motivi è il cosiddetto «cuore d’atleta», cioè una reazione di adattamento alla continua sollecitazione fisica che determina una dilatazione delle camere cardiache e un ispessimento del muscolo cardiaco. Nel caso di molti sportivi si registrano persino modificazioni dell’ECG, e questo è uno dei problemi: varie cardiopatie provocano infatti trasformazioni molto simili a carico del cuore e nei tracciati dell’ECG. Nel caso degli atleti di punta vi è quindi un elevato rischio di confondere i sintomi di una patologia con l’evidenza di un cuore d’atleta sano e particolarmente ben allenato. −−L’80% dei decessi si verifica durante o poco dopo l’attività sportiva. Fonte: Harmon KG et al., Incidence of Sudden Cardiac Death in National Collegiate Athletic Association Athletes. Circulation 2011;123:1594–1600 Munich Re Topics Magazin 2/2013 25 GESTIONE DEL RISCHIO Sportivi colpiti da morte cardiaca improvvisa D’altronde non tutti gli agonisti sviluppano il cuore d’atleta. Più del 90% dei ciclisti professionisti presenta un diametro e uno spessore del cuore superiori alla norma, ma nel caso dei pallavolisti queste evidenti alterazioni si registrano solo nel 20% dei casi. Incide anche il sesso: il cuore delle atlete è mediamente più grande e più forte rispetto a quello delle donne non allenate, ma solo di rado oltrepassa il limite della norma. Queste conoscenze sono importanti per interpretare correttamente i dati in fase di valutazione del rischio e quindi prendere decisioni adeguate. Progredire attraverso la conoscenza Cardiomiopatia Anomalia coronarica Patologia dei canali ionici Valvulopatia Miocardite Altro Quasi tutti soffrivano di una cardiopatia preesistente spesso non individuata. Circa il 75% delle cardiopatie sono congenite o di origine genetica (quindi ereditarie). Fonte: Maron BJ, Distinguishing hypertrophic cardiomyopathy from athlete’s heart physiological remodelling. Br J Sports Med 2009; 43: 649–656 Le linee guida di valutazione contenute nel MIRA, il manuale di analisi del rischio di Munich Re, consentono di giudicare in modo rapido e attendibile il rischio relativo agli sportivi sulla base di pochi criteri prognostici. L’incidenza economica di questi fattori emerge chiaramente dai fatti: non più dello 0,5% degli atleti presenta una patologia cardiaca, ma in questo gruppo il rischio di morte cardiaca improvvisa è 100 volte maggiore! Nessun assicuratore può permettersi di trascurare un simile dettaglio, considerando che le somme assicurate in gioco sono spesso ingenti. Gli underwriter in concreto dovranno identificare quegli sportivi dove le anomalie a carico del cuore non siano da collegare al cuore d’atleta, ma piuttosto a una condizione patologica. Munich Re ha sviluppato una strategia di analisi del rischio che permette di gestire in modo efficiente e con successo questa necessità grazie a un algoritmo ricavato dalla medicina dello sport, che tiene conto tanto delle conoscenze mediche quanto degli aspetti economici. Il risultato: oltre il 90% degli atleti di punta può essere considerato ai fini dell’assicurazione vita come rischio normale sulla base delle informazioni disponibili e senza l’onere di ulteriori accertamenti. Se gli esiti degli accertamenti mostrano deviazioni significative dalla norma, la valutazione medico-sanitaria richiede conoscenze specialistiche di più ampio spettro, che Munich Re può offrire ai propri clienti ad esempio presso il Centro di Competenza Valutazione medicosanitaria e consulenza sinistri. >> U n ritratto del Dr. Karsten Filzmaier è disponibile alla pagina: www.munichre.com/ topics-online/insurance-medicine 26 Munich Re Topics Magazin 2/2013 GESTIONE DEL RISCHIO Algoritmo di valutazione del rischio per gli sportivi – strategia di sottoscrizione Agonista Anamnesi, visita medica ed ECG > 90% dei casi > 10% dei casi – Anamnesi positiva – Presenza di sintomi – Esame obiettivo positivo – Variazioni atipiche dell’ECG – Anamnesi negativa – Nessun sintomo – Esame obiettivo negativo – ECG normale/variazioni tipiche Nessuna evidenza di patologia cardiaca Accettazione del rischio Ulteriori accertamenti diagnostici (ecocardiogramma, RMN, Holter, ecc.) Evidenze = inoltro proposta al medico esaminatore Alla costruzione dell’algoritmo di valutazione del rischio per gli sportivi di Munich Re concorrono nozioni di medicina dello sport e considerazioni di carattere economico. Oltre il 90% degli atleti di punta può accedere alla sottoscrizione di un’assicurazione vita come rischio normale sulla base dei dati sulla salute disponibili (anamnesi, visita medica e ECG basale) e senza l’onere di ulteriori accertamenti. Solo nel 10% dei casi sono necessarie ulteriori indagini diagnostiche, normalmente un ecocardiogramma. IL NOSTRO ESPERTO: Il Dr. Karsten Filzmaier è consulente medico e responsabile del Centro di Competenza Valutazione medicosanitaria e consulenza sinistri di Munich Re. [email protected] Munich Re Topics Magazin 2/2013 27 AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA Dall’Asia vento favorevole per Australia e Nuova Zelanda La crescita dinamica e i successi economici dell’Asia si ripercuotono anche sull’Australia. Il governo di Canberra ne ha fatto tesoro elaborando un piano nazionale per il riorientamento dell’economia e della società. Heinrich Eder Il libro bianco Australia in the Asian Century presentato nel 2012 descrive una strategia per coltivare le relazioni commerciali dell’Australia nello spazio economico Asia-Pacifico. Anche la vicina Nuova Zelanda, con la sua economia orientata all’esportazione e i suoi stretti legami con l’Australia, si sta avvicinando progressivamente all’Asia. I progetti offrono un enorme potenziale in numerosi comparti, compresa l’industria assicurativa. L’Australia è una delle più importanti economie di libero mercato al mondo e quindi una grande nazione commerciale che gestisce il 30% delle sue esportazioni con la Cina e il 20% con il Giappone. Anche nelle importazioni la Cina è il partner principale dell’Australia (18%), seguita da Stati Uniti (13%) e Giappone (8%). Negli ultimi due decenni l’economia australiana è cresciuta a ritmi costanti, registrando solo un temporaneo arresto durante la crisi finanziaria ed economica mondiale nel 2008. Al momento il tasso di crescita annuale dell’economia nazionale supera di poco il 3%. La quota di gran lunga maggiore è detenuta tradizionalmente dall’attività mineraria. Anche se in misura minore, i settori agricolo e forestale e quello dei servizi finanziari rivestono un ruolo rilevante nell’economia. Il sottosuolo è ricco di risorse come minerali ferrosi, carbone, oro, rame, uranio e gas naturale. L’attività estrattiva, concentrata soprattutto negli Stati federati Western Australia e Queensland, rappresenta una forte attrattiva per gli investimenti dall’estero. Il boom delle esportazioni di materie prime ha provocato un forte apprezzamento del dollaro australiano (dati aggiornati al maggio 2013) che tuttavia danneggia le esportazioni industriali, rendendo meno competitive sul mercato mondiale le merci australiane, prodotte soprattutto negli Stati orientali New South Wales e Victoria. Il risultato? Un’economia a due velocità. Una nuova prospettiva Fino agli anni Sessanta del secolo scorso l’Australia era culturalmente orientata verso la Gran Bretagna e l’Europa. Oggi il quadro è decisamente più complesso perché l’immigrazione dall’Asia, soprattutto India e Cina, è cresciuta in modo costante; il mandarino è Vista mozzafiato su Sidney. A richiamare i visitatori non è solo il teatro dell’Opera, ma anche il ponte sul porto. Munich Re Topics Magazin 2/2013 29 AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA divenuta così la lingua più parlata dopo l’inglese, sorpassando sia l’italiano sia il greco. La cofondazione della Cooperazione Economica AsiaPacifico (APEC, Asia-Pacific Economic Cooperation) nel 1989 ha rappresentato una tappa importante, tuttavia è stata solo il punto di partenza per un cambio di prospettiva. «La trasformazione dell’Asia in una potenza economica mondiale non solo prosegue in maniera stabile, ma diviene via via più dinamica», si legge nel libro bianco che illustra la strategia del governo. Per Canberra i rapporti economici con l’Asia sono senza dubbio la chiave per la futura competitività del Paese. «La prosperità della nostra nazione in questo secolo asiatico richiede un progetto chiaro per sfruttare le opportunità economiche presenti e rispondere con successo alle sfide strategiche del futuro». I rapporti con la Nuova Zelanda Il libro bianco annuncia l’ambizioso obiettivo di portare il PIL nazionale, oggi al 13º posto, entro i primi 10 della classifica mondiale. Analizza gli sviluppi e propone misure per raggiungere l’obiettivo, attribuendo grande importanza tanto al ruolo del commercio quanto ai rapporti diplomatici con i Paesi asiatici. Julia Gillard ha affermato: «Il nostro Paese ha tratto vantaggio dalla fame di materie prime ed energia da parte dell’Asia. Ora bisogna riflettere su come l’Australia possa beneficiare anche di quanto l’Asia necessiterà nel prossimo futuro». Si tratta di una buona notizia per l’economia nazionale e quindi anche per il mercato assicurativo. Mentre i settori come quello minerario e agricolo traggono già profitto dalla grande richiesta asiatica e contano su un aumento costante, il governo vuole creare le condizioni per una crescita sostenibile attraverso la differenziazione economica in nuovi settori chiave come generi alimentari e bevande, educazione, salute e servizi finanziari. L’economia neozelandese è strettamente legata a quella australiana. Mentre le esportazioni australiane si basano tradizionalmente su minerali e materie prime, quelle neozelandesi si concentrano invece sull’agricoltura. Poiché la Nuova Zelanda gestisce oltre il 22% delle sue esportazioni proprio con l’Australia, ogni variazione nella politica economica del suo vicino ha delle ripercussioni tangibili. Inoltre, il Paese si rivolge a sua volta con sempre maggiore intensità ai partner asiatici: nel 2008 ha concluso un accordo di libero scambio con la Cina e nel 2010 le esportazioni verso il Paese del Sol Levante hanno superato l’11% del volume totale; la Cina è diventata così il secondo importatore di merci neozelandesi dopo l’Australia. Da allora le esportazioni verso la Cina sono ulteriormente aumentate e attualmente raggiungono il 14% ca. del totale. In entrambi i Paesi l’espansione nei diversi settori renderà necessario uno sforzo maggiore in termini di gestione del rischio. Se p. es. la produzione agricola aumenta per soddisfare i bisogni del ceto medio in ascesa nei Paesi asiatici, saranno indispensabili soluzioni ben congegnate per l’assicurazione raccolti, Il leone vestito d’agnello: la lana rimane uno dei principali beni d’esportazione e rappresenta un fattore economico decisivo per il Paese. L’Australia ne è produttore leader: oltre il 29% della produzione mondiale proviene da qui. Vaste aree del Paese vengono impiegate come pascoli per oltre 130 milioni di pecore e più di 25 milioni di bovini. 30 Munich Re Topics Magazin 2/2013 AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA soprattutto alla luce dei gravi terremoti, si pensi ai sismi che hanno colpito l’area di Christchurch (Nuova Zelanda) a fine 2010 e inizio 2011, e degli eventi meteorologici estremi possibili come grandine, inondazioni, siccità e incendi boschivi conseguenti. L’andamento del clima e le risultanze dell’attività di ricerca indicano che in futuro si prevede un aumento di simili eventi. È interessante notare che il servizio meteorologico australiano ha aggiunto alla sua cartografia i colori lilla e rosa per raffigurare le temperature che in passato erano considerate anomale (50–52 °C e 52–54 °C). Il mercato assicurativo property australiano è maturo, competitivo e caratterizzato da un’elevata volatilità dei ricavi. Il settore impiega ca. 60.000 lavoratori e registra una spesa media per sinistri di oltre 75 mln € (95 mln AU$) per giorno lavorativo. Nel 2011 gli assicuratori australiani hanno conseguito ricavi pari a ca. 33,26 mld € (42,1 mld AU$). Anche il mercato assicurativo, come il resto dell’intera economia, ha percepito la pressione della crisi finanziaria globale. La redditività degli assicuratori è nettamente calata, pertanto il settore è stato messo a dura prova dalla serie di pesanti catastrofi che ha devastato il Paese nel 2010 e 2011. L’enorme aumento di denunce di sinistro in quegli anni ha avuto forti ripercussioni sulle risorse finanziarie delle imprese assicuratrici. Tutto ciò ha provocato dei ritardi nella liquidazione dei sinistri, ma assicuratori, autorità e organizzazioni hanno rapidamente tratto lezione dagli eventi adeguando le loro strategie. In generale si può affermare che il settore assicurativo australiano ha superato positivamente la crisi finanziaria e ha dimostrato una notevole resistenza di fronte alle recenti catastrofi naturali. Autorità ed esperti concordano sul fatto che sono stati gli eventi meteorologici estremi in Australia a contribuire maggiormente all’incremento generale dei sinistri property nella regione. L’Insurance Council of Australia (ICA), l’organismo che rappresenta le imprese assicuratrici property del Paese, ha segnalato che dalla metà del 2011 il settore ha registrato un numero di denunce di sinistro senza precedenti (oltre 246.000) per danni da calamità naturali, avvenuti tra dicembre 2010 e dicembre 2011, i cui costi superano i 3,84 mld € (5,14 mld AU$). Gran parte dei rischi è stata trasferita a riassicuratori globali come Munich Re. Il sistema di vigilanza Gli assicuratori australiani vengono controllati da due autorità di vigilanza federali, la Australian Securities and Investments Commission (ASIC) e la Australian Prudential Regulation Authority (APRA). Le competenze di entrambi gli organismi sono ben delineate, ma in alcuni casi si sovrappongono. L’ASIC sorveglia imprese, mercati finanziari e fornitori di servizi, inclusi gli assicuratori. Esistono due leggi che riguardano l’ASIC: l’Australian Securities and Investments Act 2001 e la Corporations Act 2001. La prima disciplina le problematiche di tutela del consumatore in materia di servizi finanziari e prodotti, mentre la seconda prescrive un sistema di autorizzazioni La miniera Super Pit Goldmine a Kalgoorlie, Western Australia, che attinge a uno dei giacimenti d’oro più grandi al mondo. Uno dei principali settori economici tradizionali dell’Australia, accanto alla produzione di carne e lana, è proprio l’attività estrattiva. Ancora oggi la produzione di carbone, minerali ferrosi, oro, diamanti, uranio e altri minerali ha un peso notevole sull’economia. Munich Re Topics Magazin 2/2013 31 AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA per tutti i provider di servizi finanziari e la registrazione di tutte le imprese. Il sistema di autorizzazioni prevede anche meccanismi obbligatori per la composizione delle controversie interne ed esterne. L’APRA controlla tutte le banche e le assicurazioni in nome del governo australiano. Più di 10 anni fa l’APRA ha varato importanti riforme per il mercato assicurativo, tra cui severi requisiti patrimoniali, che nel corso del tempo sono stati ulteriormente rafforzati e dettagliati, standard di reportistica migliorati e almeno un’ispezione annuale da parte della stessa autorità. L’APRA è considerata una delle autorità di vigilanza più influenti al mondo e funge da motore trainante per le proposte di rinnovamento dell’Associazione internazionale degli organi di vigilanza nel settore assicurativo (IAIS, International Association of Insurance Supervisors). L’Insurance Council of Australia (ICA) rappresenta gli interessi del comparto assicurativo nelle relazioni con le autorità di regolamentazione e l’opinione pubblica. Fondato nel 1975 come un organismo di punta del settore, riveste un ruolo di supporto sempre più rilevante nella gestione delle crisi e nella liquidazione dei sinistri in condizioni straordinarie. Mantiene i contatti tra danneggiati, assicuratori, autorità e media fungendo da mediatore. L’ICA appoggia inoltre l’adozione di standard migliorati per i servizi del settore assicurativo e livelli adeguati di controllo interno, uno degli obiettivi primari della sua attività. Sotto la guida dell’ICA il comparto ha creato un meccanismo di autoregolamentazione introducendo l’Insurance Industry Code of Practice. 22,9 mln 12,2 mln 3,3% 2,2% 5,6% Nuova Zelanda Abitanti Occupati Crescita economica Inflazione Disoccupazione nazionale 4,37 mln 2,4 mln 2,2% 1,2% 6,5% Munich Re Topics Magazin 2/2013 Il sistema di vigilanza neozelandese si basa su una versione del modello APRA adattato con lo scopo di ridurre le ripercussioni finanziarie su un mercato di piccole dimensioni. Il sistema introdotto dalla Banca Centrale della Nuova Zelanda si ispira piuttosto al recepimento di prescrizioni prudenziali elaborate in altri Paesi e di conseguenza ha un carattere meno normativo rispetto al modello australiano. Previsioni I progetti del governo presuppongono robustezza e competitività dei settori dei servizi finanziari e delle assicurazioni. Non è dato prevedere con quale rapidità si concretizzeranno gli sviluppi sotto il governo del primo ministro Kevin Rudd eletto a fine giugno e quali saranno le nuove sfide per il settore. Ma gli assicuratori locali, dotati di grande professionalità ed esperienza, saranno comunque in grado di reagire con efficacia. Grazie a una stretta cooperazione con il mondo economico e le autorità di vigilanza gli assicuratori australiani e neozelandesi sono ben attrezzati e possono dare un sostanzioso contributo affinché anche i propri Paesi possano cogliere i frutti della crescita asiatica. IL NOSTRO ESPERTO: Australia Abitanti Occupati Crescita economica Inflazione Disoccupazione nazionale 32 L’organismo collabora anche con il Financial Ombudsman Service (FOS), il principale ufficio esterno di conciliazione per gli assicuratori, che è accreditato come organizzazione nazionale di interesse collettivo, indipendente e imparziale, che si occupa di ricorsi contro una molteplicità di servizi finanziari. Heinrich Eder è direttore generale di Munich Re, Sydney. [email protected] AustraliA/nUOVa zelanda Fit for Life In un mercato delle assicurazioni vita fortemente conteso come quello australiano, le compagnie devono essere particolarmente ingegnose per assicurarsi un vantaggio competitivo. Come nella maggior parte dei rami in mercati maturi, anche nel vita l’innovazione è uno strumento importante per gli assicuratori che vogliono rafforzare la propria competitività. I settori Ricerca e Sviluppo (ReS) svolgono per loro stessa natura un’attività molto dispendiosa in termini di tempo e costi, con risultati non prevedibili. Munich Re, Sydney ha costituito un team Ricerca e Sviluppo per il comparto vita per aiutare i propri clienti a rispondere con successo alle sfide connesse all’innovazione e tenere aggiornati i propri processi operativi. Munich Re è un’azienda attiva a livello globale con una vasta esperienza interdisciplinare e si trova quindi in una posizione ottimale per promuovere l’innovazione. Nel 2012 Munich Re, Sydney ha costituito un nuovo team ReS nel comparto vita con un obiettivo preciso: creare un autentico valore aggiunto per i clienti applicando l’analisi dei dati ai processi aziendali e suggerendo dei miglioramenti. A questo scopo sono stati chiamati a fare parte del team ReS molti dei collaboratori più esperti e competenti, tutti specialisti nel proprio settore, che si impegnano a far convergere i loro sforzi su ogni singolo anello della catena del valore nel comparto assicurativo, dall’acquisizione di nuovi affari all’innovazione nella liquidazione dei sinistri. Gli specialisti ReS conoscono da vicino il business di cui si occupano, ma al contempo non sono limitati dalle pressioni del lavoro quotidiano. Un vantaggio dimostrato L’elevato valore generato nelle compagnie partner nel campo della sottoscrizione elettronica ha confermato il potenziale dell’iniziativa. «In tutti gli aspetti del nostro lavoro non dobbiamo perdere d’occhio il futuro, in particolare nella sottoscrizione, nella liquidazione dei sinistri, nello sviluppo di prodotti e nella matematica attuariale» afferma Andrew Francis, manager di ReS. Ma guardare al futuro non significa occuparsi solo di progetti a lungo termine. «Migliorare nel presente il nostro lavoro sul piano assicurativo e operativo rimane uno degli obiettivi chiave», aggiunge Francis. Tra i successi ottenuti finora figurano anche significativi miglioramenti in importanti ambiti dell’assicurazione di invalidità, come il miglioramento qualitativo dei dati sulle cessioni e sui sinistri, studi biometrici periodici, aggiornati e puntuali, relazioni tempestive sull’evoluzione dei sinistri, la profilazione del rischio e l’automatizzazione in caso di nuove denunce di sinistro. Un punto nodale è l’analisi dei dati finalizzata ad assumere decisioni e ad adottare misure sulla base di analisi statistiche e quantitative nonché di modelli descrittivi e di previsione, ma anche di una gestione improntata su dati empirici. In qualità di riassicuratore leader a livello internazionale Munich Re può accedere a enormi banche dati e sfruttare con successo tale potenziale ampliando costantemente la propria capacità assuntiva. Ricerca e Sviluppo: così creiamo valore Studio e realizzazione di innovazioni strategiche Generazione di nuovi affari Sottoscrizione migliorata Acquisizioni conoscitive derivanti dall’analisi dei dati Andamento dei sinistri del portafoglio e pricing Miglioramento della gestione dei sinistri Innovazioni nella liquidazione sinistri Ottimizzazione del processo di creazione del valore e riduzione dei costi di acquisizione Analisi del rischio ed elaborazione dei dati automatizzate Analisi approfondita dei dati dei clienti per migliorarne la performance e supportarne il futuro processo decisionale basato sul rischio Analisi dell’andamento dei sinistri Consulenza sulle best practice Identificazione dei driver Benchmarking dei sinistri a livello di mercato Soluzioni per la liquidazione automatizzata dei sinistri Benchmarking dei nuovi affari e della performance assuntiva Analisi dei dati della proposta di assicurazione Migliore selezione dei rischi attraverso procedure biometriche e fattori predittivi Miglioramento di fattori e basi di calcolo Reporting/ gestione dei sinistri basata su analisi Miglioramento dei processi operativi Modellizzazione predittiva dei sinistri L’analisi applicata dei dati fornisce nuove conoscenze e nuovi approcci per ottimizzare il business Munich Re Topics Magazin 2/2013 33 AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA Scosse devastanti John McWilliams e Diane Dunbar Tra settembre 2010 e giugno 2011 la città neozelandese di Christchurch viene colpita da una serie di terremoti conosciuta come sequenza di Canterbury. I sismi sono provocati da un sistema di faglie inverse fino ad allora ignoto e raggiungono una magnitudo compresa fra i 5 e i 7,1 gradi della scala Richter. Nel complesso rappresentano la catastrofe naturale più onerosa nella storia recente della Nuova Zelanda. Il 4 settembre 2010 alle 4:35 ora locale Christchurch, la città più grande dell’isola meridionale della Nuova Zelanda con ca. 370.000 abitanti, viene colpita da un forte terremoto di intensità pari a 7,1 gradi della scala Richter che causa enormi danni e due feriti gravi. Alla prima scossa seguono migliaia di repliche. Intensità delle scosse registrate nella regione di Christchurch durante il terremoto di Darfield del 4 settembre 2010 Il terremoto di Darfield ha causato gravi danni a Christchurch. Nella zona orientale della città l’accelerazione massima del suolo misurata ha raggiunto 31,7 g (accelerazione di gravità terrestre). 34 Munich Re Topics Magazin 2/2013 Più di cinque mesi dopo il primo sisma, detto di Darfield, il 22 febbraio 2011 alle 12:51 ora locale un terremoto di intensità 6,1 fa nuovamente tremare il centro e i sobborghi di Christchurch. Questo sisma, detto di Lyttelton, provoca 185 morti e immensi danni materiali. Le scosse registrate nel centro della città sono nettamente più violente rispetto a quelle del settembre 2010 perciò i danni sono più concentrati e devastanti e vengono ulteriormente intensificati dall’estesa liquefazione del terreno. Il 13 giugno 2011 alle 14:20 la regione viene colpita da un ulteriore sisma, il cui epicentro è localizzato presso il sobborgo di Sumner. Con una scossa di magnitudo 5,5 e una replica di 6 gradi della scala Richter causa un morto e altri danni a Christchurch e Lyttelton. Quattro ulteriori terremoti di intensità compresa tra 5,0 e 6,0 gradi interessano la costa orientale nelle vicinanze di New Brighton il 23 dicembre 2011. Come negli altri casi si verificano liquefazioni locali del terreno e movimenti di masse sulla costa. AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA Molti danno dipendono dal fatto che numerosi edifici colpiti dal terremoto del 2010 non sono ancora stati riparati e quindi risultano particolarmente vulnerabili. In vaste zone di Christchurch si registrano scosse più forti di 0,5 g (fino a 1,89 g), accompagnate dal crollo di grandi fabbricati in calcestruzzo armato che nel 2010 avevano subito solo danni lievi. Nel centro cittadino l’ultimo terremoto di febbraio distrugge completamente molti edifici in muratura già seriamente danneggiati nel 2010. Grandi opere architettoniche come la cattedrale di Canterbury o il Grand Chancellor Building (26 piani) collassano o subiscono pesanti danni. La gestione dei danni da catastrofi naturali e le conoscenze acquisite La sequenza sismica di Canterbury ha evidenziato che la dimensione di una catastrofe può cogliere di sorpresa anche un mercato evoluto dove tutti i soggetti interessati sono ben preparati e che il nostro approccio a eventi di questa portata deve cambiare. Dopo il settembre 2010 furono registrate migliaia di repliche e cinque scosse principali (4.9.2010, 26.12.2010, 22.2.2011, 13.6.2011, 23.12.2011) per le quali divennero operanti diverse clausole riassicurative «n» ore, che generalmente limitavano la durata dell’evento tra le 72 e le 168 ore. Le scosse al di fuori di queste finestre temporali provocarono danni minimi presi in carico dagli assicuratori diretti. La sequenza sismica diede origine a più di 600.000 denunce di sinistro di privati e aziende, compresi quelli segnalati all’Earthquake Commission (EQC). Furono danneggiate ca. 100.000 abitazioni, 15.000 delle quali resero necessaria una ricostruzione completa. Queste cifre rispecchiano l’elevata densità assicurativa del Paese. Nonostante gli sforzi profusi dagli assicuratori privati e dalla EQC si sono verificati ritardi tanto nella valutazione dei danni quanto nell’avvio degli interventi di ripristino, dovuti alle limitate risorse disponibili per l’attività peritale, al volume dei danni e al numero di eventi in rapida successione. Sia nel caso dei contratti di assicurazione per i rischi civili che per quelli commerciali e industriali ciò ha comportato ulteriori difficoltà nell’imputazione dei danni ai singoli eventi. Intensità delle scosse registrate nella regione di Christchurch durante il terremoto di Lyttelton del 22 febbraio 2011 Le scosse provocate da questo sisma nel quartiere commerciale del centro di Christchurch hanno superato il 60% di g; all’esterno della zona epicentrale è stato misurato un picco di accelerazione al suolo pari al 189% di g. Scosse (% di g) III >0,0 III >0,51 IV >1,1 V >2,5 VI >5,6 VII>12,6 VIII>28,0 IX >62,0 X+>138,0 Fonte: GeoNet / GNS Science Munich Re Topics Magazin 2/2013 35 AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA Il terremoto di Canterbury in cifre Periodo Evento Danni complessivi Danni assicurati Morti in mln NZ$, in mln NZ$, valori originali valori originali 4 settembre 2010 Darfield, NZ 10.000 8.000 22 febbraio 2011 Lyttelton, NZ 27.000 19.500 185 Sumner, NZ 3.000 2.500 1 13 giugno 2011 Totale 40.00030.000 186 Queste statistiche relative ai tre sismi principali esplicitano la gravità delle devastazioni provocate. Dopo il terremoto di febbraio fu dichiarato lo stato di emergenza, soprattutto per il quartiere commerciale del centro rimasto poi chiuso per più di un anno, con ulteriori ritardi per l’accertamento dei danni alle aziende e per l’inizio dei lavori di ripristino. Si sono inoltre verificati problemi di interpretazione e liquidazione dei danni da interruzione d’esercizio. Secondo l’Earthquake Commission Act l’EQC deve accollarsi fino a 115.000 NZ$/73.000 € per i danni ai fabbricati e fino a 23.000 NZ$/14.500 € per i danni al contenuto delle abitazioni e ai terreni, inclusa la Goods and Services Tax. Gli assicuratori privati offrono coperture più estese rispetto a quelle dell’EQC (con l’esclusione dei danni ai terreni). La coesistenza di due polizze diverse ha raddoppiato il lavoro degli accertamenti peritali, con un sovraccarico delle risorse impegnate nella liquidazione. Le differenze tra la polizza sui fabbricati dell’EQC e quella degli assicuratori privati hanno inoltre causato divergenze nei metodi e nei costi di ripristino, nonché complicazioni nella liquidazione dei sinistri tra l’EQC e gli altri assicuratori. I ritardi nella ricostruzione causati dal persistere dell’attività sismica nella regione hanno probabilmente contribuito alla cosiddetta «post-loss inflation». La maggior parte dei contratti assicurativi per i rischi civili erano tarati sul valore a nuovo, calcolato sulla base delle dimensioni dichiarate dell’abitazione. Non era prevista alcuna limitazione della somma assicurata, quindi la liquidazione dei costi di ripristino o ricostruzione è avvenuta secondo le norme vigenti. Si sono evidenziate discrepanze tra la superficie stimata in metri quadri per la sottoscrizione dell’assicurazione valore a nuovo e il costo complessivo finale del sinistro considerando la totalità dei fattori. Anche gli standard di sicurezza antisismica più elevati introdotti nelle norme e prescrizioni edilizie dopo il terremoto nella regione di Canterbury incidono sui costi di ripristino e ricostruzione. In risposta gli assi- 36 Munich Re Topics Magazin 2/2013 curatori vogliono adire l’Alta Corte per accertare se l’amministrazione comunale di Christchurch possa imporre l’applicazione della propria politica edilizia per le zone a rischio sismico alle richieste di edificazione. Si osserva inoltre un’evoluzione del comportamento degli assicurati, che tendono sempre di più a denunciare un danno totale ove possibile, invece di chiedere la riparazione dei danni materiali. L’elevato potenziale di rischio a cui sono soggetti i vecchi edifici nella regione di Canterbury rappresenta un ulteriore problema. Considerati i numerosi fattori aggravanti non meraviglia che gli assicuratori tendano sempre più spesso a delegare ai riassicuratori la risoluzione di questioni contrattuali e la liquidazione dei sinistri. I NOSTRI ESPERTI: John McWilliams è manager sinistri di Munich Re, Sydney e responsabile della gestione dei sinistri in Australia e Nuova Zelanda, inclusi i danni da calamità naturali. [email protected] Diane Dunbar è manager sinistri di Munich Re, Sydney e si occupa della gestione dei sinistri in diversi rami in Australia e Nuova Zelanda nonché degli affari in run-off. [email protected] AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA Conclusioni Questi terremoti hanno evidenziato come nel caso di catastrofi naturali di questo tipo ed entità sia preferibile, dal punto di vista tanto dell’assicuratore diretto quanto del riassicuratore, che un team di liquidazione sinistri appositamente costituito coordini la gestione generale e i gruppi incaricati di liquidare i singoli danni. Ciò consente di agire in maniera mirata e di coinvolgere tecnici e consulenti specializzati, che altrimenti non verrebbero impiegati nelle operazioni quotidiane. Il perdurare dell’attività sismica ha provocato ritardi nella fase di ricostruzione. Per questo motivo è necessario che nell’accantonare le riserve si tengano in dovuto conto le proble- matiche inflattive (costi della manodopera, dei materiali, di alloggio per i lavoratori, ecc.), monitorandole anche con le opere di ricostruzione iniziate. L’istituzione di autorità pubbliche a seguito di una catastrofe pone gli assicuratori, sui quali possono incidere le deleghe e i poteri delle stesse autorità, di fronte a varie problematiche. È rilevante inoltre che le associazioni di settore possano intervenire presso le autorità per garantire che gli interessi e le istanze di assicuratori e riassicuratori vengano tenuti in considerazione. In ogni caso l’assicuratore deve verificare che le condizioni contrattuali in vigore siano rispettate. Il campanile della cattedrale di Christchurch è stato quasi completamente distrutto dal terremoto del 22 febbraio 2011; durante il crollo le macerie hanno danneggiato altre parti dell’edificio. Dopo un’ulteriore forte scossa il 23 dicembre dello stesso anno lo stato di conservazione della cattedrale è talmente peggiorato che nel 2012 è stato deciso di demolirla. Munich Re Topics Magazin 2/2013 37 AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA Il nostro obiettivo è reagire tempestivamente e con efficienza in caso di catastrofe. L’Insurance Council of Australia (ICA) è il massimo organismo di rappresentanza dell’industria assicurativa property del Paese e i suoi compiti vanno dalla protezione contro le catastrofi alla liquidazione dei sinistri. Topics Magazin ha incontrato Rob Whelan, direttore esecutivo e CEO dell’ICA. Topics Magazin: Per cominciare può offrirci una breve panoramica sul ruolo dell’ICA? tori sugli sviluppi internazionali e su eventuali problemi di regolamentazione del settore. Un piano di protezione contro le catastrofi è effettivamente necessario per l’intero comparto? Rob Whelan: L’ICA è il massimo e principale organismo di rappresentanza dell’industria assicurativa property in Australia. Le imprese associate totalizzano il 95% dei premi lordi sottoscritti nel ramo property in Australia. L’ICA rappresenta nel concreto gli interessi dell’industria assicurativa nei confronti di tutti coloro che possono avere un’influenza sull’integrità e sulla sostenibilità futura dell’intero comparto. Uno dei compiti dell’ICA era l’elaborazione di un piano catastrofi per le assicurazioni contro le calamità naturali da concordare poi con il governo. Ci può dire qualcosa di più a tale riguardo? Le singole compagnie, in particolare quelle con le maggiori quote di mercato nei territori più colpiti da fenomeni meteorologici estremi, hanno sistemi autonomi di protezione e gestione delle catastrofi molto sviluppati e affinati. Tuttavia in quanto organismo di riferimento per il settore assicurativo anche noi siamo responsabili affinché in caso di catastrofe tutte le risorse disponibili vengano coordinate e impiegate in modo efficace. Può tratteggiare i rapporti tra l’ICA e il governo? Si tratta indubbiamente di una delle nostre relazioni più importanti. Spendiamo infatti molto tempo e molte energie nell’esporre gli interessi del nostro settore a politici e decisori. Conduciamo colloqui approfonditi con i parlamentari della maggioranza e dell’opposizione per consentire loro di familiarizzare con i temi critici per il settore assicurativo, dalla gestione delle catastrofi all’accessibilità finanziaria delle assicurazioni. Cerchiamo inoltre di creare una consapevolezza dell’importanza e del ruolo dell’industria assicurativa property per l’economia globale. Ci impegniamo anche a tenere aggiornati i nostri interlocu- 38 Munich Re Topics Magazin 2/2013 Direi che in tal senso l’intero settore ha lavorato con grande impegno, in particolare dopo che il ciclone Larry ha colpito l’Australia alcuni anni fa. È stato, per così dire, il segnale di partenza per tutto lo sforzo organizzativo mirato ad affrontare catastrofi naturali che sono manifestamente sempre più devastanti. Le singole compagnie aderenti si sono preparate intensamente per trattare con successo simili catastrofi in futuro. Ma anche l’ICA non è rimasto a guardare: si è assunto il coordinamento dell’intero settore per garantire un impiego delle nostre risorse il più omogeneo ed efficace possibile. Rimaniamo inoltre a disposizione per aggiornare il governo, prendiamo contatto con i servizi di soccorso impegnati nella catastrofe e manteniamo vivo il contatto con l’opinione pubblica per creare consapevolezza sul ruolo delle assicurazioni nella ricostruzione. E naturalmente ci occupiamo anche dei media. L’idea consiste nel rendere visibile all’esterno che l’intero comparto è in grado di reagire alle catastrofi naturali in modo rapido ed efficiente. E credo che ci siamo costruiti un’ottima reputazione nel corso degli anni. Ha parlato di coordinamento e di impiego delle risorse. Vi preoccupate anche di un uso equo delle risorse? Ovvero vi impegnate affinché tutti i soggetti colpiti ricevano il medesimo trattamento? Sì. In passato molti dei nostri problemi erano dovuti alla delusione delle attese riposte nell’industria assicurativa, che poggiavano del resto su una carente conoscenza delle effettive possibilità del settore. A mio parere AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA Rob Whelan è direttore esecutivo e CEO di Insurance Council of Australia (ICA), il massimo organismo di rappresentanza dell’industria assicurativa property in Australia. spesso ci si aspettava che pagassimo semplicemente tutto, indipendentemente dal tipo di evento dannoso o dalla tipologia di assicurazione sottoscritta dal danneggiato. Per questo ci siamo attivamente impegnati in un dialogo con i comuni interessati per fare comprendere le possibilità e i limiti del comparto. Cerchiamo di rispondere al meglio alle attese e di occuparci anche dei casi in cui i danneggiati forse non disponevano della giusta copertura assicurativa. Si tratta insomma di comunicare le informazioni in maniera corretta e spesso molti problemi si risolvono nel momento in cui ci rivolgiamo tempestivamente all’opinione pubblica e rispondiamo a eventuali domande. Potrebbe descrivere più dettagliatamente il ruolo dell’ICA durante una catastrofe? Innanzitutto valutiamo l’intensità e gli effetti di un evento. A tal fine decidiamo in primis secondo determinanti criteri se l’evento vada classificato o meno come catastrofe. Si parla di catastrofe quando la gravità comporta delle conseguenze finanziarie per l’industria assicurativa. E deve essere rilevante per l’opinione pubblica, per la politica locale e nazionale nonché per i media. Se giungiamo alla conclusione che si tratta effettivamente di una catastrofe, inviamo subito delle risorse nell’area colpita, iniziamo a coordinare tutte le compagnie aderenti interessate e ci preoccupiamo che le forze attive sul campo comunichino con noi. Formiamo gruppi di lavoro e ci rendiamo attivi attraverso i canali citati: utilizziamo quindi le vie di comunicazione e le relazioni esistenti con i servizi di pronto intervento, la polizia, le autorità e gli altri soggetti coinvolti per informarli sulla nostra attività e comunicare loro quali risorse possiamo mettere a disposizione. Sono tutti processi standardizzati. Costituiamo unità di contatto per il pubblico nei cosiddetti centri catastrofi, dove sono a disposizione tra l’altro rappresentanti delle autorità, delle organizzazioni di pubblica utilità come la Croce Rossa e la Legal Aid and Advice, che assicura assistenza giudiziaria e consulenza legale gratuite. Ma anche noi siamo presenti in loco e offriamo il nostro supporto. Spesso convochiamo rapidamente un’assemblea con i cittadini in cui nostri esperti rispondono a tutte le domande sull’assicurazione e sulla liquidazione dei danni relativamente all’evento occorso. E coinvolgiamo il Financial Ombudsman Service, l’ufficio esterno di conciliazione per gli assicuratori nonché ogni altro gruppo responsabile per la ricostruzione sul territorio. Quando ha inizio la liquidazione dei sinistri, così importante per i danneggiati? Mettiamo in campo tutte queste risorse e avviamo il processo di liquidazione, informando al contempo i cittadini sul lavoro dei periti. Spieghiamo loro come vengono esaminati i danni che si sono verificati e affrontiamo tutte le questioni inerenti. Collaboriamo anche con i media, fornendo notizie e rispondendo alle richieste di informazioni. Rileviamo inoltre dati per la Australian Prudential Regulatory Authority (APRA) che però utilizziamo anche direttamente per informare il governo sulla liquidazione dei danni, sul numero di sinistri denunciati, sulle riserve stimate per tali sinistri e sulle operazioni in corso. Durante ogni evento queste attività accompagnano in tempo reale l’intero processo liquidativo. Ogni volta che un evento produce danni ingenti, possono verificarsi casi di frode. Su quali misure punta l’ICA per contrastare questo problema? È una domanda interessante, dato che abbiamo appena costituito, in accordo con il nostro consiglio direttivo, un gruppo di lavoro dedicato alle frodi. Finora gli effetti delle frodi sull’industria assicurativa in Australia non sono mai stati valutati in Munich Re Topics Magazin 2/2013 39 AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA maniera coordinata e trasversale nelle diverse compagnie. Alcune assicurazioni hanno un proprio team antifrode che indaga e verifica le singole denunce sinistri alla ricerca di frodi potenziali, ma abbiamo accertato che sono possibili anche frodi sistemiche, organizzate e trasversali, che una singola compagnia avrebbe grandi difficoltà a individuare. Per questo motivo abbiamo istituito un «Fraud Bureau» che da poco ha iniziato uno studio pilota in cui vengono raccolti i dati delle compagnie aderenti. I dati sono elaborati e analizzati al fine di scoprire frodi sistemiche e organizzate a danno di più imprese assicuratrici. Le informazioni così acquisite vengono sottoposte al nostro consiglio direttivo nella prima seduta utile. Ci auguriamo che dallo studio emerga che il comparto è in grado di reagire prontamente adottando misure di deterrenza sufficienti e sviluppando procedure di identificazione delle frodi, tali da rendere l’industria assicurativa meno appetibile per i soggetti che mirano ad azioni criminali organizzate e a lungo termine. Un’altra fonte potenziale di conflitti sono le campagne negative promosse dalle fonti di informazione. Prima ha parlato del rapporto con i media, ma nascono anche delle controversie? Si tratta di un tema che ha assunto un ruolo piuttosto importante. Nel 2010 e nel 2011, quando grandi inondazioni e cicloni colpirono il Queensland e al contempo forti tempeste si abbatterono sull’Australia meridionale con conseguenze devastanti, molti danneggiati non erano assicurati contro i danni da inondazione subiti. Molti media misero sotto osservazione l’industria assicurativa, concentrandosi sulla tipologia di contratti e sui massimali per simili eventi. La vicenda fu piuttosto turbolenta e realizzammo che, in qualità di massimo organismo di rappresentanza, era nostro compito accrescere le nostre capacità di gestione del rapporto con i media e rispondere alle loro esigenze in modo più efficace. Ed è ciò che abbiamo fatto. 40 Munich Re Topics Magazin 2/2013 Per gradi e sempre con l’assenso del nostro consiglio direttivo abbiamo sviluppato all’interno dell’ICA capacità ben differenziate per rapportarci con i media. E disponiamo di esperti che sanno di fatto come trattare con le fonti di informazione, anziché reagire semplicemente a obiezioni aggressive avendo le spalle al muro. Siamo divenuti molto più attivi nei confronti dei media, con i quali siamo in costante contatto. In tal modo possiamo comunicare in modo più efficace ciò che abbiamo da dire. Abbiamo migliorato le nostre capacità nella gestione delle catastrofi e nella liquidazione dei sinistri, ma anche le nostre abilità comunicative. Quale ruolo riveste per l’ICA Munich Re in qualità di leader di mercato nella riassicurazione? Siamo molto lieti che Heinrich Eder di Munich Re, una persona di grande competenza, sia da molti anni membro del nostro consiglio direttivo. Per diversi motivi nel comparto è molto importante avere a bordo rappresentanti di un grande riassicuratore attivo a livello mondiale come Munich Re. Innanzitutto perché così possiamo guardare oltre i nostri confini al contesto internazionale, dato che la nostra attività ha un carattere globale. Disporre di una persona che è in contatto con uno dei principali riassicuratori a livello mondiale è un grande vantaggio perché possiamo accedere in qualunque momento al suo knowhow e alle sue competenze, cosa che peraltro abbiamo fatto spesso. Così sappiamo sempre che posto occupiamo nel confronto globale e siamo consapevoli di come gli eventi in tutto il mondo si ripercuotano sul mercato australiano. Tuttavia, il rapporto con Munich Re è molto importante anche da un altro punto di vista: il fatto che l’azienda sia rappresentata nel nostro consiglio direttivo e abbia un legame così stretto con l’ICA, dà ai nostri soci e ad altri attori la certezza di intrattenere eccellenti relazioni con uno dei principali «global player». Di fatto ciò dimostra il nostro interesse a preservare la stabilità del sistema. Basti pensare anche solo al modo in cui i riassicuratori, e in particolare Munich Re, sono intervenuti in occasione delle recenti catastrofi in Australia e Nuova Zelanda che hanno colpito anche molte imprese australiane. Le reazioni dei riassicuratori hanno dimostrato concretamente come l’industria assicurativa possa reagire di fronte a eventi così straordinari. E credo che in occasione di tali catastrofi si è potuto ben osservare come il comparto sia stato in grado di liquidare i sinistri e di gestire i clienti senza mai mettere in pericolo la stabilità finanziaria. AUSTRALIA/NUOVA ZELANDA Ritratto: Great Lakes Australia Great Lakes Australia (GLA) è un assicuratore diretto specializzato nei mercati australiano e neozelandese. Oltre a soluzioni assicurative per il settore industriale e per i grandi clienti, GLA offre anche prodotti specifici per piccole e medie imprese, privati e aziende agricole attraverso agenzie di sottoscrizione selezionate. GLA è stata fondata nel 2008 con meno di 10 collaboratori come dipendenza di Great Lakes Reinsurance (UK) PLC, una società interamente controllata da Munich Reinsurance Company. GLA ha i medesimi eccellenti rating finanziari di Munich Re e può attingere all’esperienza e alla competenza dell’intero gruppo per supportare la ricerca e lo sviluppo di programmi assicurativi di nicchia per i clienti. Grazie ai centri di competenza Munich Re può fruire di conoscenze tecniche in settori speciali come i grandi rischi industriali, i rischi viaggi e i rischi agricoli. La costituzione di GLA è la risposta di Munich Re ai cambiamenti in materia di vigilanza che prescrivono un’autorizzazione all’esercizio dell’attività assicurativa da parte delle autorità locali, nonché un passo decisivo per poter accedere a segmenti di nicchia in Australia e Nuova Zelanda. Dal 2003 gli affari in Australia venivano gestiti dalla sede centrale britannica attraverso agenzie generali (MGA). Con ca. 40 collaboratori oggi GLA è una delle compagnie leader in Australia. Diversi team specializzati si occupano di sottoscrizione, liquidazione dei sinistri, finanza, compliance e gestione dei clienti. Il modello operativo di GLA riflette l’approccio di Munich Re a una gestione del portafoglio appositamente configurata sulla riassicurazione. Utilizza due canali di vendita: le MGA e l’assunzione diretta di grandi rischi singoli nel settore del business aziendale. Attualmente GLA lavora con otto agenzie generali che assicurano un ampio spettro di rischi industriali e commerciali che va dai rischi tecnologici delle imprese edili alla garanzia grandine per gli agricoltori locali e dall’assicurazione viaggi alle polizze speciali per i rischi di montagna. Le agenzie generali vengono selezionate sulla base di criteri specifici, tra cui l’esperienza nella sottoscrizione e nella vendita in determinati segmenti di mercato. GLA trasferisce all’agenzia individuata il potere di sottoscrivere un determinato portafoglio, p. es. assicurazioni raccolti per i coltivatori di cotone. GLA sostiene inoltre le agenzie nell’esecuzione degli incarichi, vigila che il loro operato sia conforme ai propri interessi e rispetti le leggi vigenti. L’agenzia generale più grande di GLA conta ca. 200 dipendenti e la più piccola solo tre. GLA offre supporto su diversi piani a seconda delle dimensioni e delle esigenze, fornendo p. es. servizi di liquidazione sinistri per le agenzie più piccole e corsi di formazione per i collaboratori di quelle più grandi. Le pesanti catastrofi naturali verificatesi in Australia e Nuova Zelanda negli ultimi quattro anni hanno messo sotto pressione l’industria assicurativa della regione, compresa la GLA. La compagnia ha risposto alla sfida liquidando con successo i sinistri. Facendo parte di Munich Re ha potuto peraltro conservare i propri eccellenti rating finanziari A+ (A.M. Best) e AA– (S&P). Storia Great Lakes venne fondata nel 1951 in Canada e acquisita nel 1975 da Munich Re. Nel 1987 la sede si spostò da Toronto a Londra per servire meglio il mercato londinese. Con il nome Great Lakes Australia il 31 ottobre 2007 la Great Lakes Reinsurance (UK) PLC fu registrata come compagnia straniera in Australia (ARBN 127 740 532), dove iniziò la propria attività il 2 gennaio 2008. Benché in origine il nome facesse riferimento alla regione dei grandi laghi in Canada, non è fuori luogo neppure nell’emisfero australe: a nord di Sidney si trova una regione di grandi laghi che ha dato il nome p. es. a un’azienda vinicola, a un club di vela e a un’emittente radiofonica. Munich Re Topics Magazin 2/2013 41 Opere d’arte Affari loschi con le opere d’arte I furti d’arte sono vecchi quanto il collezionismo e a quanto riferisce l’Interpol rientrano tra i reati più redditizi dopo il riciclaggio di denaro sporco e il traffico di droga e di esseri umani. Per i musei ciò significa fare equilibrismi tra orientamento al visitatore e protezione dei beni. Un furto riuscito al Kunsthal di Rotterdam: nel posto in cui oggi sono rimasti solo due ganci era appesa un’opera di Henri Matisse. Al museo viene contestato di non aver adeguatamente protetto i dipinti. 42 Munich Re Topics Magazin 2/2013 OPERE D’ARTE Charlotte Buchmeier Risale a quasi 25 anni fa uno dei maggiori furti d’arte del XX secolo per il quale la polizia brancola ancora nel buio. Teatro dello spettacolare colpo, messo a segno il 18 marzo 1990, fu l’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston. Due ladri travestiti da poliziotti riuscirono a sopraffare il personale di sicurezza e quindi a fare un bel bottino in tutta tranquillità. I malviventi si appropriarono di 13 capolavori per un valore stimato di 500 mln US$ tra i quali tre Rembrandt, un Vermeer, un Manet e cinque Degas. Nel marzo 2013, in occasione del 23° anniversario del furto l’FBI si è rivolta all’opinione pubblica promettendo insieme al museo una ricompensa di 5 mln US$ a chi fosse in grado di dare indicazioni sul luogo dove sono custodite le opere. Le autorità confidano in tal modo di ricevere informazioni anche dagli ambienti criminali vicini agli autori del colpo e, come avviene solitamente in questi casi, hanno garantito la massima riservatezza. Le possibilità di far luce su un furto spettacolare come questo sono solitamente buone. La maggior parte dei dipinti più celebri rubati in passato è riapparsa prima o poi. Hanno così ritrovato la via di casa nell’aprile dello scorso anno gli ultimi due di quattro dipinti di Edgar Degas e Paul Cézanne rubati nel 2008 dalla Collezione Bührle a Zurigo. Entrambe le tele presentavano tuttavia crepe e sfaldamenti perché i malviventi le avevano ritagliate dalle cornici. Nell’estate del 2012 l’FBI è riuscita inoltre a recuperare l’opera di Matisse Odalisca con i pantaloni rossi che era sparita nel 2002 da un museo in Venezuela. Il recupero delle opere d’arte rubate ha tanto maggiori possibilità di successo quanto meno esperti sono i ladri, che incontrano poi difficoltà nel piazzare la refurtiva per la sua unicità. La polizia è comunque impotente di fronte alla maggior parte dei casi in cui i ladri non sono ostacolati nel monetizzare il furto dalla fama del bottino e quando non sono in gioco valori nell’ordine di milioni che giustifichino un grande investimento a livello investigativo. Secondo le stime dell’FBI il danno causato dai furti d’arte ammonta ogni anno nel mondo a svariati miliardi di dollari, somma in cui rientrano peraltro sia le opere assicurate che quelle non assicurate. La percentuale di recuperi è invece piuttosto ridotta, circostanza che dipende anche dal fatto che privati, gallerie e chiese, diversamente dai musei, spesso non fanno registrare le loro opere d’arte. La collaborazione con la magistratura Non mancano le opportunità messe a disposizione in quest’ambito da organizzazioni pubbliche e private. Nel 2004, ad esempio, l’FBI ha creato l’Art Crime Team, un’unità dedicata alla criminalità nel campo dell’arte, e con il National Stolen Art File dispone di un elenco delle opere d’arte e dei beni culturali rubati. Anche l’Interpol gestisce una banca dati compilata appositamente per i furti nel settore dell’arte e pubblica semestralmente un estratto contenente le «Most Wanted Works of Art». L’Art Loss Register è infine la maggiore banca dati privata al mondo dedicata a opere d’arte perdute o rubate. Con l’obiettivo di prevenire i furti questa banca dati registra in una sorta di raccolta «positiva» anche le opere esposte nella loro normale collocazione ed è riuscita così a contribuire negli anni a far restituire ai legittimi proprietari oggetti del valore di oltre 320 mln US$. Benché le opere d’eccellenza siano praticamente invendibili a causa della sempre migliore catalogazione sul mercato, di fatto non sono certo opere senza valore. È possibile infatti venderle al mercato nero a una frazione del loro valore oppure i malviventi cercano di estorcere un riscatto per restituirle intatte (il cosiddetto artnapping). È già accaduto inoltre che criminali catturati dalla polizia abbiano sfruttato le loro conoscenze su un furto di opere d’arte per negoziare con la magistratura un migliore trattamento. Dopo casi spettacolari come quello del novembre 2012, quando i ladri hanno messo a segno un colpo nel Kunsthal di Rotterdam, o il furto nel museo d’Arte Moderna di Parigi del 2010 si pone sempre più spesso 21 agosto 1911 18 ottobre 1969 18 marzo 1990 Il più celebre furto d’arte della storia va attribuito a un delinquente occasionale. L’artigiano italiano Vincenzo Peruggia trafuga la Gioconda di Leonardo da Vinci dal museo del Louvre a Parigi per riportarlo in Italia. Viene arrestato due anni dopo quando cerca di vendere il dipinto a un commerciante d’arte. Ignoti sottraggono dall’oratorio di San Lorenzo a Palermo il dipinto di Caravaggio Natività con i santi Lorenzo e Francesco d’Assisi. L’opera è considerata tuttora perduta. L’FBI stima il suo valore in 20 mln US$. Due ladri travestiti da poliziotti riescono a entrare nell’Isabella Stewart Gardner Museum di Boston, sopraffanno il personale di sicurezza e si appropriano di 13 dipinti tra i quali capolavori di Rembrandt, Edgar Degas, Edouard Manet e Jan Vermeer. Il valore del bottino viene stimato tra i 300 e i 500 mln US$. Munich Re Topics Magazin 2/2013 43 OPERE D’ARTE la domanda su come si possano prevenire simili perdite. Oltre al valore materiale la gran parte delle opere rubate possiede anche un valore culturale o storico che il denaro non può rimpiazzare. Le opere d’arte nelle chiese sono relativamente difficili da proteggere, invece i musei dispongono di svariate opzioni, a patto che svolgano un buon lavoro di prevenzione. Nel caso ideale le misure da adottare dovrebbero essere pianificate come se non si fosse assicurati. Per la sicurezza delle opere d’arte nei magazzini e nei musei non esistono però degli standard minimi obbligatori uniformi a livello internazionale. Le strategie di protezione sono individuali e si basano prevalentemente su norme locali per la prevenzione degli incendi e la sicurezza antieffrazione. L’Associazione tedesca delle imprese assicuratrici (GDV) ha riassunto delle linee guida non vincolanti nella brochure Sicherungsrichtlinien für Museen und Ausstellungshäuser (Direttive di sicurezza per musei ed enti espositivi), realizzata in collaborazione con la polizia. Contemperare sicurezza e orientamento al visitatore Il giusto equilibrio tra un sistema di sicurezza sofisticato e l’orientamento al visitatore dovrebbe essere elaborato dai responsabili del museo in collaborazione con esperti di sicurezza, assicuratori e polizia. Hanno un’influenza determinante ad esempio i vincoli di tutela storico-artistica, le direttive relative al personale e il valore complessivo di oggetti e opere d’arte. Se malgrado tutte le misure di prevenzione si verifica ugualmente un furto, l’assicurazione rimborsa al massimo il valore concordato in polizza. Dato che la copertura assicurativa dell’intero valore di una collezione avrebbe un costo inaccessibile, si fissa spesso la somma assicurata al valore del danno massimo atteso per evento, il che corrisponde solitamente solo a una frazione dell’effettivo valore complessivo. È quindi consigliabile verificare e stimare periodicamente il valore delle opere d’arte e del danno massimo atteso per non subire una perdita troppo elevata in caso di sinistro. Ma un accertamento di questo genere si dimostra in pratica difficoltoso. >> Maggiori informazioni sull’argomento alla pagina: www.munichre.com/ publications/302-07862_en.pdf Un assicuratore diretto specializzato nel campo dell’arte sta seguendo un altro percorso e ha sviluppato un progetto specifico per la valutazione del rischio. È un sistema per verificare caso per caso gestione e dispositivi di sicurezza e costruire un profilo specifico per ogni rischio. Si basa sull’analisi secondo criteri standardizzati delle risposte fornite a un ampio questionario. Questa procedura consente non solo di effettuare una stima del rischio oggettiva, ma anche di identificare le priorità per una maggiore sicurezza attraverso un particolare sistema di scoring. Gli ambiti oggetto di valutazione comprendono tra l’altro la sicurezza degli edifici, dei sistemi organizzativi ed elettronici, le misure antincendio, il controllo degli inventari nonché la pianificazione di emergenza. LA NOSTRA ESPERTA: Charlotte Buchmeier è gestore sinistri nel settore Sinistri ramo trasporti ed è specializzata in assicurazione valori, opere d’arte e gioiellieri. [email protected] 14 aprile 1991 28 luglio 1994 22 dicembre 2000 Dal museo Van Gogh di Amsterdam vengono trafugati 20 dipinti per un valore di svariati milioni di euro, ritrovati poco dopo nell’auto utilizzata per la fuga. I colpevoli vengono individuati in due uomini della ditta di sicurezza operante nel museo e in due fiancheggiatori. Undici anni più tardi, nella notte del 7 dicembre 2002, nel corso di una nuova effrazione nello stesso museo vengono rubate due opere del valore di ca. 30 mln €. Benché i malviventi siano stati catturati, non vi è ancor oggi traccia della refurtiva. Tre capolavori di William Turner e Caspar David Friedrich vengono rubati nella galleria Schirn di Francoforte sul Meno. Si tratta di prestiti provenienti da Londra e Amburgo per un valore assicurato di ca. 35 mln €. I dipinti verranno riacquistati segretamente alcuni anni dopo. Dal museo nazionale di Svezia a Stoccolma vengono sottratti un autoritratto di Rembrandt nonché le tele Giovane parigina e Conversazione di Pierre-Auguste Renoir. Il valore ammonta a ca. 30 mln €. Le tre opere ricompariranno successivamente e i colpevoli saranno arrestati. 44 Munich Re Topics Magazin 2/2013 OPERE D’ARTE Passione per l’arte Dopo quattro anni di ristrutturazione a maggio 2013 ha riaperto i battenti la Galleria Civica nel Lenbachhaus a Monaco di Baviera. Abbiamo conversato con il Dr. Matthias Mühling, direttore di sezione e curatore per l’arte contemporanea, sui progetti per la sicurezza e sulla recente collaborazione con Munich Re. Topics Magazin: Il Kunsthal di Rotterdam è stato oggetto di critiche dopo il furto subito nell’ottobre 2012 a causa della sua architettura a pianta aperta. In che misura ha avuto rilievo la questione della sicurezza nel risanamento e ampliamento del Lenbachhaus? Dr. Matthias Mühling: Uno degli obiettivi fondamentali dell’intervento di ristrutturazione è stato l’adeguamento tecnico del Lenbachhaus per proteggere le opere non solo dai ladri, ma anche da condizioni microclimatiche e illuminotecniche nocive. Per principio la sicurezza riveste una grande importanza per noi perché l’assicurazione rappresenta una voce pesante in bilancio e ci interessa contenere il più possibile i premi. Per questo motivo abbiamo realizzato un ampio progetto per la sicurezza i cui dettagli vengono tuttavia trattati con grande discrezione. In un simile progetto bisogna contemperare molti interessi contrastanti. Le norme antincendio richiedono ad esempio un’evacuazione dell’edificio in modo quanto più possibile celere e semplice, ma al contempo non dev’essere possibile aprire le porte con eccessiva facilità per tutelarsi da effrazioni. Questo è il genere di cose che bisogna far conciliare e ci siamo riusciti molto bene. I requisiti di sicurezza sono cambiati negli ultimi 20 anni? È chiaro ormai che i malviventi non hanno più remore nell’effettuare assalti armati. C’è un punto preciso oltre il quale non è possibile tutelarsi. Ne è un esempio il museo Edvard Munch di Oslo, che nel 2004 venne assaltato da uomini armati e mascherati in pieno giorno. Dall’11 settembre vige generalmente un più elevato livello di reattività in caso di allarme e le tecnologie per la sicurezza hanno fatto progressi. Come si possono proteggere al meglio da furti o danneggiamenti le opere esposte senza trasformare gli spazi espositivi in complicati percorsi di massima sicurezza? Con la collezione del Blauer Reiter abbiamo raccolto un’esperienza quasi centennale su come garantire la protezione di preziose opere d’arte, che realizziamo attraverso un sistema su più livelli che va dalla difesa meccanica sui dispositivi appendi quadri alle soluzioni elettroniche. Lo stesso approccio viene applicato anche alle mostre temporanee. Il tema della sicurezza è di fatto un’altissima priorità anche per interesse diretto, visto che, al di là del danno materiale, ha una rilevanza notevole anche il danno alla reputazione. Se esistono dubbi sulla sicurezza, i prestatori non sono più disposti a concedere le loro opere. Per poter lavorare in futuro dobbiamo dare il meglio per garantire la sicurezza alle opere d’arte. Il rovescio 9 agosto 2001 11 maggio 2003 22 agosto 2004 Dalla villa dell’imprenditrice spagnola Esther Koplowitz a Madrid vengono rubati 20 dipinti, tra cui opere di Francisco de Goya, Pieter Bruegel e Camille Pissarro. I ladri cercano di estorcere un riscatto, ma dopo un anno vengono catturati. Dal Kunsthistorisches Museum di Vienna viene rubata la Saliera di Benvenuto Cellini del valore di 50 mln €. Il ladro entra nel museo attraverso un’impalcatura. Il furto riesce perché al risuonare della sirena le guardie presuppongono si tratti di un falso allarme. Tre anni dopo l’opera scultorea verrà rinvenuta in una cassa interrata in un bosco. Due uomini armati si introducono in pieno giorno nel museo Edvard Munch a Oslo e rubano i dipinti L’urlo e Madonna, per un valore di 75 mln €. Le tele, che sono parte del patrimonio artistico nazionale della Norvegia, erano appese nelle immediate vicinanze dell’ingresso, circostanza sfruttata dai malviventi. Due anni più tardi le opere ricompariranno con gli spigoli ammaccati, graffi, buchi e macchie di umidità. I due ladri e un terzo complice, l’autista, verranno poi arrestati. Dopo questo furto seguito dal mondo intero il museo Munch è stato chiuso e completamente ristrutturato sotto il profilo della sicurezza. Munich Re Topics Magazin 2/2013 45 OPERE D’ARTE della medaglia sta nel fatto che in ambito artistico molte idee interessanti naufragano perché non sono più compatibili con i piani di sicurezza. Cosa ne pensa del mito del ricchissimo appassionato d’arte che commissiona a criminali il furto delle sue opere preferite? Si può riconoscere una tendenza all’incremento dei furti nei musei dopo che i prezzi sul mercato dell’arte moderna e delle avanguardie sono volati alle stelle negli ultimi anni? L’idea che qualcuno stia per ore nella cassaforte a contemplare il suo van Gogh è perlomeno strana. I collezionisti vogliono che le loro collezioni vengano ammirate, hanno l’esigenza di mostrare gli oggetti d’arte di loro proprietà quanto meno a un pubblico ristretto nella loro casa. Nel caso dei furti d’arte si tratta ormai soprattutto di estorsione. Il ladro professionista che è interessato all’arte e ne sa correttamente stimare il valore è un’eccezione. Di norma i malviventi trattano gli oggetti esposti senza alcuna cautela e solo dopo aver commesso il furto si rendono conto che la refurtiva è invendibile. Solitamente le opere Non conosco le statistiche ma non parlerei di una tendenza all’incremento. In tutto il mondo oggi vi sono molti più musei che 20 anni fa ed è aumentato anche il movimento dei prestiti e il numero delle mostre temporanee. Tutta l’attività museale è diventata decisamente più internazionale e professionale e, considerando i maggiori rischi connessi, direi che i danni sono invece diminuiti. famose ritrovano la via di casa e tornano a essere fruibili al pubblico dopo qualche tempo. In certi casi isolati la vicenda può durare un po’ più a lungo, come accaduto con il dipinto Banchi di nebbia di Caspar David Friedrich, che fu rubato nel 1994 e ricomparve solo nel 2003. Dato che non può esistere una protezione al cento per cento, in che modo è assicurato contro i danni il Lenbach haus? La maggior parte dei danni viene riparata dai nostri cinque restauratori specializzati. Quindi non tutti i danni costituiscono anche un sinistro sotto il profilo assicurativo e le perdite totali sono rarissime. Noi siamo comunque assicurati. Sono stati ad esempio concordati diversi livelli di Matthias Mühling è direttore di sezione e curatore per l’arte contemporanea internazionale del museo Lenbachhaus und Kunstbau di Monaco di Baviera. All’inizio del 2014 diverrà direttore della Galleria Civica nel Lenbachhaus. 24 febbraio 2006 27 febbraio 2007 10 febbraio 2008 Nel tumulto del carnevale alcuni uomini armati di mitra e bombe a mano assaltano il museo Chácara do Céu a Rio de Janeiro; si dileguano con quattro opere rispettivamente di Picasso, Dalì, Monet e Matisse per un valore complessivo di ca. 40 mln €. Le opere risultano ancora disperse. Dall’abitazione parigina di Diana Widmaier-Picasso, nipote dell’artista, vengono rubati due dipinti del pittore spagnolo per un valore complessivo di 50 mln €. Opere e ladri vengono individuati cinque mesi dopo grazie a un’informazione anonima. Tre uomini armati assaltano la sede della Collezione Bührle a Zurigo e fuggono con quattro opere rispettivamente di Paul Cézanne, Edgar Degas, Vincent van Gogh e Claude Monet. I malviventi riescono ad arrivare in auto direttamente davanti al museo, a entrare nell’edificio e a sottrarre nel giro di pochi minuti le tele. All’ingresso vi era solo un’anziana signora, che svolgeva il servizio a titolo gratuito e non sarebbe potuta intervenire. Da allora si può accedere al museo solo su prenotazione. Tutti e quattro i dipinti, per un valore complessivo di ca. 130 mln €, sono ritornati nel frattempo a Zurigo. 46 Munich Re Topics Magazin 2/2013 OPERE D’ARTE copertura per la mostra permanente a seconda della sezione della collezione che viene esposta. Se si tratta di prestiti il prestatore assicura l’opera per un valore prefissato e a spese del prestatario. La garanzia assicurativa include, oltre ai consueti rischi come perdita e danneggiamento, anche gli eventi politici o le catastrofi naturali. Con l’aumento dei prezzi sul mercato dell’arte negli ultimi anni è sensibilmente salito anche il valore assicurato degli oggetti esposti, cosicché i premi possono arrivare a esaurire fino a un terzo del budget di una mostra temporanea. Cosa altro fate per proteggere le opere che vi sono affidate? Se si considera un lasso di tempo un po’ più ampio, i rischi maggiori per le opere d’arte non sono rappresentati dai furti. Illuminazione sbagliata e clima non adatto negli ambienti nonché danni meccanici costituiscono un pericolo ben maggiore. Ecco perché l’architettura del museo deve far sì che anche in caso di grande affluenza i visitatori non costituiscano un pericolo per le opere d’arte. Per evitare i danni causati dai raggi UV, nel Lenbachhaus impieghiamo un impianto di illuminazione a LED di nuovissima concezione. La luce si differenzia appena da quella diurna naturale, ma soddisfa al massimo grado le esigenze di conservazione. Quali criteri applicate quando mettete a disposizione di altri musei vostre opere a titolo di prestito per esposizioni temporanee? Innanzitutto verifichiamo il progetto della mostra. Dalla fruizione delle nostre opere il visitatore deve poter trarre un vantaggio scientifico o ideale. Ai prestiti si applicano dunque direttive molto severe. Nell’ambito dell’attività museale professionale si sono imposti gli standard internazionali dell’ICOM (International Council of Museums). Ciò significa che non ho bisogno di discutere con il prestatario su argomenti come imballaggio, trasporto o accompagnamento. Tutto ciò che è importante anche per l’assicurazione ha fin da subito la massima priorità per ridurre al minimo il rischio. L’ultima decisione se un prestito debba o meno rientrare anticipatamente spetta al corriere accompagnatore del nostro museo sul luogo dell’esposizione. Casi simili non accadono tuttavia di frequente, dato che facciamo molte verifiche in anticipo. La Galleria Civica nel Lenbachhaus e Munich Re hanno definito un accordo per una stretta collaborazione nei prossimi tre anni. Come si realizzerà? È previsto che i curatori della nostra istituzione e della compagnia collaborino strettamente sui contenuti: nel Lenbachhaus vogliamo sviluppare diversi formati espositivi e didattici, pubblicazioni e manifestazioni che poi Munich Re sosterrà finanziariamente. Nell’ambito di questa partnership verrà creato anche un 20 maggio 2010 16 ottobre 2012 Dal museo d’arte moderna di Parigi i ladri sottraggono cinque capolavori rispettivamente di Pablo Picasso, Georges Braque, Amedeo Modigliani, Fernand Léger e Henry Matisse per un valore complessivo stimato in 100 mln €. Il furto è agevolato da carenze organizzative. Il museo era ben protetto, ma il sistema di allarme antieffrazione era fuori uso da mesi. Per ovviare all’inconveniente era stato assunto personale di guardia aggiuntivo, ma solo per l’area d’ingresso. I malviventi sono invece entrati dal retro dell’edificio. Due persone mascherate armeggiano intorno a un’uscita d’emergenza del Kunsthal di Rotterdam e superano gli sbarramenti di sicurezza. Dopo meno di due minuti lasciano l’edificio portando con sé opere di importanti artisti del XX secolo come Pablo Picasso, Claude Monet, Henri Matisse e Paul Gauguin. Il valore stimato complessivo delle sette opere si aggira sui 100 mln €. Tre mesi dopo verranno arrestati tre sospetti in Romania, ma le sette tele rubate risultano ancora disperse. centro studi, il «Munich Re traineeship for the promotion of young scientists». Si tratta di un modello sperimentale per colmare il divario tra formazione accademica e requisiti professionali all’interno di un museo. Gli eventi didattici incentrati ogni anno su un diverso tema inizieranno nel semestre invernale 2013/2014 alla Ludwig Maximilians Universität di Monaco di Baviera. Il programma di contorno, che dovrebbe portare i contenuti alla discussione con un pubblico più vasto, inizierà nella primavera 2014. L’ultimo modulo è rappresentato da una pubblicazione in cui verranno documentati i risultati. Qual è stato lo spunto per tale collaborazione? Susanne Ehrenfried, curatrice di Munich Re, e io abbiamo già da molto tempo un intenso scambio di idee. In molte conversazioni è emerso che abbiamo molti interessi in comune nel nostro lavoro. Si è poi dimostrato un caso fortunato il fatto che Munich Re, gruppo attivo a livello mondiale, stesse riflettendo su come poter valorizzare la propria responsabilità sociale nell’ambito delle attività di sponsorizzazione e cooperazione. Sono nate così le prime idee su come Lenbachhaus e Munich Re potessero sviluppare al meglio delle sinergie. La peculiarità di tale collaborazione sta nel fatto che non è stato stabilito in anticipo cosa avverrà nei prossimi tre anni. L’impegno di Munich Re si scosta qui dalle consuete sponsoriz- Munich Re Topics Magazin 2/2013 47 OPERE D’ARTE Un cubo dorato luccicante: sottoposto a ristrutturazione dal 2009, il Lenbach haus nella Königsplatz di Monaco di Baviera ha riaperto i battenti nel maggio 2013 con l’opulenta nuova costruzione annessa, firmata da Sir Norman Foster. zazioni, per le quali viene solitamente presentata un’idea compiuta e solo in una seconda fase si parla di supporto finanziario. In questo caso abbiamo sviluppato in maniera intelligente un quadro di condizioni per la collaborazione, senza definire però alcun progetto concreto. Nello sviluppo dei progetti novità ed emozioni dovranno avere la precedenza sul consenso generalizzato. Non si corre però il rischio che le manifestazioni si rivolgano in fondo a pochi interessati? Novità ed emozioni muovono un pubblico interessato, ma certamente non la massa dei visitatori; ma si tratta pur sempre del pubblico, non intendiamo essere elitari. Non va dimenticato che in quanto museo assolviamo anche un compito formativo e che quindi non si tratta unicamente di organizzare mostre con grande afflusso di visitatori. Tanto più importante è quindi che Munich Re sia stata d’accordo nel mettere in primo piano la discussione aperta e critica con l’opinione pubblica e non, come avviene solitamente, di utilizzare il numero dei visitatori come metro di valutazione per il successo dell’evento sponsorizzato. In tal modo potremo favorire esperienze che le persone non potrebbero fare altrove. E potrà partecipare chiunque dato che il programma delle manifestazioni sarà a ingresso libero. 48 Munich Re Topics Magazin 2/2013 Quali temi vi siete ripromessi di affrontare in questa collaborazione triennale? Il tema del primo anno è già stato stabilito, ma ne daremo informazione in dettaglio solo in autunno. Per quanto riguarda i temi degli anni successivi, il punto di partenza sono le trasformazioni sociali che stiamo vivendo. È la questione di come vogliamo ad esempio costruire la nostra vita sullo sfondo dei mutamenti climatici, delle variazioni demografiche o della discussione sull’equità. Lenbachhaus e Munich Re nutrono i medesimi interessi nella ricerca delle risposte? Sì. Un assicuratore deve inoltre saper cogliere dove si orienta la società e quali opportunità e rischi ne derivano. Per parte nostra noi sappiamo come si gestisce un museo d’arte di successo. Ma non abbiamo ancora un’idea precisa dove ci porterà questo percorso e come fidelizzeremo in futuro persone che oggi non si interessano ancora d’arte. Un tempo l’arte era soprattutto appannaggio della borghesia illuminata, ma in futuro non saranno più questi i ceti sociali dominanti. Ora disponiamo dei mezzi finanziari e del tempo per stimolare i cambiamenti; se non lo facciamo, allora sarà forse troppo tardi. Non bisogna sottovalutare l’aspetto economico di un museo. Quando l’anno prossimo Lei assumerà la direzione del Lenbachhaus, si vede come un manager classico o in primo piano vi sarà il lavoro in campo culturale? Determinante è un mix di ambedue gli skills. Per me personalmente è importante tuttavia sapere che potrò fare affidamento su collaboratori eccellenti nella nostra amministrazione, dove lavorano persone che si interessano all’arte con passione e che comprendono le esigenze degli storici dell’arte, fatto tutt’altro che scontato. Ciò facilita il compito di sviluppare una visione dell’arte che sia all’altezza delle aspettative del pubblico. RECENSIONI L’economia del bene e del male Zoran Andrić L’economia è neutrale rispetto ai valori o deve sottostare anch’essa a criteri morali? Tomáš Sedláček, filosofo di Praga dal pensiero trasversale, parla del suo libro L’economia del bene e del male, con il quale ha vinto nel 2012 il Deutscher Wirtschaftsbuchpreis (Premio dell’editoria economica tedesca). Sedláček indaga sul ruolo che rivestono lavoro ed economia in culture, religioni e miti antichi che ancora oggi influenzano la nostra vita e analizza quali pregiudizi irrazionali siano presenti nell’economia moderna. Il libro di Sedláček è un itinerario affascinante attraverso il mondo dell’economia, dall’epopea di Gilgamesh attraverso il Vecchio Testamento e Adam Smith per approdare a Wall Street e alle attuali crisi economiche. È nel Vecchio Testamento, in un sogno del faraone, che Sedláček individua il primo ciclo congiunturale. Giuseppe interpreta le vacche grasse e le vacche magre nel sogno come premonizione di una possibile siccità e detta al faraone un piano di risparmio per scongiurare la carestia. Per Sedláček il sogno simboleggia in modo esemplare la situazione in cui versa l’economia attuale. Anziché continuare a indebitarsi, negli anni grassi si potrebbero creare delle riserve per fronteggiare gli anni magri. En passant apprendiamo anche perché il linguaggio dell’economia, la matematica, sia bello e addirittura seducente, pur non essendo esente da giudizi di valore. Sedláček ci esorta a non dimenticare che l’economia consiste di qualcosa di più di cifre e banali descrizioni numeriche. Per l’autore l’essere umano non è soltanto l’homo oeconomicus raziocinante, ma anche l’homo narrans sentimentale, che concrea il mondo nel momento in cui si racconta e racconta altre storie del mondo. Sedláček ha narrato un viaggio avvincente fitto di quesiti complessi attraverso la storia delle idee e della civiltà dell’economia. Tomáš Sedláček. L’economia del bene e del male. Milano, Garzanti, 2012. Munich Re Topics Magazin 2/2013 49 RISCHI INFORMATICI Attacchi devastanti dalla rete Casi eclatanti di criminalità cibernetica catalizzano l’attenzione dei gestori del rischio attivi nelle imprese e aumentano la domanda di prodotti assicurativi ad hoc. Una panoramica sulle coperture a tutt’oggi più diffuse. Andreas Schlayer Per un’azienda asiatica il 2011 è stato uno degli anni più neri della propria storia: a metà marzo ha dovuto interrompere la produzione in diversi stabilimenti giapponesi a causa dello tsunami e a fine aprile è stata colpita da un’ondata di pesanti attacchi di pirateria informatica. In un primo momento sembrava si trattasse di una fuga di dati: senza fornire alcuna spiegazione, l’azienda ha chiuso l’accesso alla propria rete online e al servizio di contenuti video e musicali. Solo una settimana più tardi ha comunicato che tra il 17 e il 19 aprile degli hacker erano penetrati nel database clienti trafugando gli indirizzi, le password e i dati delle carte di credito di 77 milioni di clienti. A inizio giugno 2011 l’azienda ha dovuto denunciare un altro attacco informatico, in cui sono state sottratte le informazioni di un milione di clienti. Secondo i controlli a campione effettuati dal blog statunitense «This Is My Next» i dati si sono rivelati autentici, permet- Sferrando spietati attacchi informatici gli hacker continuano a impossessarsi di dati riservati come password, numeri di conto corrente o date di nascita. Le imprese sono spesso impotenti. tendo l’accesso a 39.000 combinazioni indirizzo e-mail/password e ad altre 12.500 contenenti indirizzo e-mail, password, recapito postale e data di nascita. I dati non erano criptati, bastava «allungare la mano» per appropriarsene, secondo quanto affermano gli hacker di Lulz Security. L’azienda ha reagito attrezzandosi: nel settembre 2011 ha assunto un ex alto funzionario del Dipartimento della sicurezza interna degli Stati Uniti mettendolo a capo del reparto per la sicurezza informatica e ha completamente rivisto la propria architettura di protezione. Ma ciò non è bastato. Dal 7 al 10 ottobre l’azienda è stata vittima di un altro attacco: 93.000 conti sono stati violati, però questa volta le informazioni sulle carte di credito non hanno corso alcun pericolo. Secondo gli insider sono state impiegate le password sottratte negli attacchi precedenti. L’esperienza dimostra che molte persone utilizzano la stessa password per differenti servizi online, un’abitudine assai pericolosa: se viene colpito il server di un servizio online anche gli account utente attivi presso altre società sono a rischio. In questi casi le aziende possono fare ben poco. Munich Re Topics Magazin 2/2013 51 RISCHI INFORMATICI Questi esempi dimostrano come piccoli gruppi di hacker ben organizzati siano in grado di far tremare ripetutamente persino le aziende di grandi dimensioni. Non si tratta di una buona notizia per i risk manager di altre imprese perché gli hacker potrebbero prendere di mira anche la loro azienda. La probabilità di un attacco cresce di giorno in giorno. Le intrusioni informatiche a scapito di questa azienda figurano tra gli attacchi più onerosi finora sferrati nel cyberspazio; solo il danno del primo attacco di aprile dovrebbe ammontare complessivamente a ca. 1,4 mld €. Ma questi eventi hanno anche degli effetti a lungo termine: in primo luogo un danno all’immagine, difficilmente quantificabile dal momento che la fiducia degli utenti nell’azienda è rapidamente calata dopo gli attacchi. Lo dimostrano i dati relativi alle vendite di uno dei suoi prodotti di punta nel terzo trimestre del 2011, periodo nel quale il concorrente diretto ha registrato volumi decisamente più elevati. In secondo luogo un numero inferiore di prodotti venduti non si riflette solamente sul bilancio, ma colpisce anche l’intera catena del valore, ovvero le ditte che a loro volta producono componenti per il prodotto dell’azienda, destinate a registrare perdite sul lungo periodo. Ritardare le comunicazioni causa ingenti danni L’azienda asiatica è stata colta di sorpresa dai pirati informatici, che hanno destabilizzato la struttura di gestione delle crisi, come può accadere a qualunque altra impresa. In questo caso le va però addebitato di aver reagito con ritardo e in modo poco trasparente, attendendo in un primo tempo che la crisi si risolvesse da sé: una decisione fatale dal punto di vista economico. Essendo un’impresa giapponese, essa ha cercato innanzitutto di gestire l’attacco e i danni al proprio interno, sottovalutando l’esposizione e le problematiche legali in altre giurisdizioni, p. es. negli Stati Uniti dove invece avrebbe dovuto comunicare subito la perdita di dati. Se la trasmissione delle informazioni non viene avviata tempestivamente, si apre la strada a costosissime azioni collettive, con un’esposizione RC di entità incalcolabile. Anche in Germania le aziende che subiscono un furto di dati devono informare immediatamente i propri clienti; un’operazione che da sola può rivelarsi molto onerosa nel momento in cui si devono scrivere e spedire milioni di lettere. Oltre al danno proprio si generano anche costi legali e diritti di risarcimento per fatto illecito, una peculiarità rispetto al mondo offline. L’esempio dimostra come le imprese connesse a livello globale si trovino ad affrontare rischi nuovi e incalcolabili, che in giurisdizioni diverse influiscono in maniera differente sull’intera catena di creazione del valore. Se p. es. in passato le aziende del comparto automobilistico potevano mitigare l’impatto di eventuali azioni di responsabilità nei vari mercati regionali effettuando dei controlli di sicurezza, i rischi odierni del cyberspazio sono invece più difficili da circoscrivere e da sti- 52 Munich Re Topics Magazin 2/2013 Le imprese che subiscono un furto di dati devono informare tempestivamente i propri clienti, un’operazione che da sola può generare costi elevati. mare. Il quadro legislativo è in parte così diverso negli Stati Uniti e in Europa da obbligare le imprese a decidere quali prescrizioni di legge violare. Un esempio: secondo il diritto vigente nell’UE i dati finanziari salvati in un servizio cloud non possono lasciare l’Unione Europea: ma come è possibile effettuare i controlli necessari e impedire che ciò avvenga? Che cosa accade invece se in una banca dati sono presenti anche utenti americani? Quale diritto trova applicazione e in quali casi? In qualunque giurisdizione del mondo si possono far valere diritti al risarcimento. Per le imprese questa minaccia diviene reale solo nel momento in cui si concretizza e a quel punto rimane poco tempo per reagire con razionalità. Nel mondo della comunicazione globale i processi sono sempre più complessi, diventano indispensabili tempi di reazione sempre più brevi e requisiti di compliance sempre più stringenti. Non solo un attacco informatico, ma anche un breve blocco dei sistemi IT, causato p. es. da un errore umano, può arrivare subito a costare milioni. Una protezione totale non è possibile I rischi informatici sono rischi d’impresa. Casi spettacolari come quello descritto in questo articolo danno vita a una nuova consapevolezza promuovendo la domanda di soluzioni assicurative specifiche per rispondere alle nuove esigenze e ripercussioni. In Europa solo il 5% delle aziende è assicurato contro i rischi informatici, perché molte sono ancora convinte di avere i mezzi finanziari per poter sostenere direttamente eventuali danni. Eppure quanto più gli attacchi informatici divengono di dominio pubblico, tanto più aumenta il desiderio di stipulare una copertura assicurativa ragionevole. Secondo i dati dell’azienda britannica Chartis che si occupa di ricerca di mercato già il 30% delle grandi aziende statunitensi sono assicurate contro i rischi informatici, a fronte del 5% del Vecchio Continente. RISCHI INFORMATICI Per lo meno i risk manager sono pienamente consci di questa problematica per cui al giorno d’oggi le imprese destinano ingenti investimenti nella sicurezza IT. Se però molti rischi possono essere minimizzati grazie a interventi adeguati e norme comportamentali per i dipendenti, ce ne sono altri, altrettanto numerosi, su cui le imprese possono incidere solo minimamente o che non sono ancora stati identificati dalla gestione rischi IT. Proprio in questo ambito è importante comprendere le diverse interazioni tra i vari rischi. Un danno viene causato intenzionalmente da un hacker o accidentalmente da un errore di aggiornamento del software? Si tratta di un attacco informatico o di un errore umano? L’attacco è mirato o casuale? Le imprese necessitano di una consulenza a tutto campo anche da parte dell’assicuratore per acquistare il prodotto adeguato. Infatti una protezione al 100% non esiste e vi è sempre un rischio residuo, in particolare quando la frequenza è bassa ma l’intensità del danno è elevata. Si tratta di una domanda di garanzie assicurative che crescerà di pari passo con la complessità. Un esempio sono i servizi basati su cloud. Il loro sviluppo e le enormi ripercussioni economiche che esso avrà porteranno trasformazioni significative dei profili di rischio. Soprattutto i rischi sistemici, ovvero quelli che riguardano contemporaneamente più assicurati a livello internazionale nel momento in cui un evento dannoso rende operante la garanzia di più polizze, possono generare danni propri e danni a terzi e quindi un cumulo di esposizioni nei rami RC e property. Proprio queste interazioni raramente identificabili sono difficili da quantificare e modellizzare e rappresentano delle sfide decisive per l’industria assicurativa. In maniera analoga ai buyer che hanno la responsabilità di verificare la stabilità della catena di fornitura, gli assicuratori devono limitare le esposizioni, come p. es. già avviene nella valutazione dei virus informatici. Tutto dipende da una valutazione corretta La strutturazione dei prodotti per la copertura di rischi informatici complessi richiede molta esperienza e know-how nel campo della modellizzazione. In ultima analisi bisogna individuare con precisione quali rischi sono rilevanti per quali clienti e quali ripercussioni possono prodursi. Sicurezza, compliance, danni all’immagine e diritti di risarcimento per fatto illecito come violazioni del diritto d’autore, mancata disponibilità di prodotti e servizi o violazioni della privacy dei clienti devono essere definiti in base alle singole esposizioni dei gruppi di contraenti. Gli obiettivi più frequenti degli attacchi informatici sono le imprese che hanno un valore di mercato e una visibilità elevati e quelle che gestiscono un grande numero di transazioni online, p. es. service-provider, istituti finanziari e operatori di carte di credito. Di norma queste aziende di alto profilo sono ben protette, ma proprio per questo costituiscono una sfida allettante per alcuni hacker. Le interazioni tra i rischi intenzionale attacco mirato causato internamente origini tecniche pilotato casuale guasto tecnico diffuso attacco dall’esterno errore umano incontrollato Munich Re Topics Magazin 2/2013 53 RISCHI INFORMATICI Sulle tracce del crimine Michael Hochenrieder è un esperto di sicurezza IT. Laureato in informatica, è titolare di una ditta di consulenza che offre anche servizi che consentono alle aziende di difendersi dagli attacchi informatici. Munich Re: Signor Hochenrieder, Lei è un esperto forense, quindi una sorta di detective. Conosciamo questa figura professionale dai polizieschi televisivi, dove però ha poco a che fare con l’informatica. Cosa fa un perito forense? Michael Hochenrieder: Un perito forense analizza prove e ricostruisce fatti, indipendentemente dall’ambito d’azione, che può essere quello della medicina legale o un ambiente informatico. In ambito informatico studio casi di sicurezza connessi ai sistemi. Anche i criminali usano in genere un PC, telefoni cellulari o smartphone per creare documenti o comunicare con i propri complici. Quando finiscono nel mirino della polizia tentano di cancellare rapidamente le proprie tracce, p. es. eliminando tutti i dati e le e-mail. Dopo il sequestro del PC da parte della polizia, è l’esperto di informatica forense a scendere in campo. Cosa accade a questo punto? Gli informatici possono p. es. ripristinare i dati cancellati, ricostruendo così le informazioni originali su PC, telefoni, smartphone e anche iPad. Spesso ciò è sufficiente per dimostrare la colpevolezza dei criminali. Come fanno le aziende a riconoscere un attacco informatico mirato? In diversi modi. Da un lato il servizio IT interno gestisce ovviamente complessi sistemi tecnologici di sicurezza che dovrebbero impedire l’accesso non autorizzato a sistemi o documenti. Dico volutamente «dovrebbero» 54 Munich Re Topics Magazin 2/2013 perché purtroppo ogni tecnologia ha i suoi punti deboli. Se la protezione IT raggiungesse il 100% nessuno probabilmente riuscirebbe più a lavorare in modo efficiente. In quasi tutti gli attacchi informatici sferrati con successo dagli hacker la via d’accesso è un dipendente che apre distrattamente l’allegato di un’e-mail di cui non conosce il mittente, naviga su siti anche se gli appaiono «bizzarri» o utilizza una chiavetta USB che ha trovato per terra nel parcheggio. L’attacco inizia così. Come avviene concretamente l’attacco? I virus sono sempre molto diffusi ma gli attacchi di cui parliamo mirano a infiltrare un cosiddetto tool di accesso remoto, popolarmente noto come cavallo di Troia, che viene installato sul PC permettendo all’aggressore di prendere il controllo del computer a distanza attraverso Internet e all’insaputa dell’utente. Gli attacchi non vengono riconosciuti dai programmi antivirus? Normalmente sì, ma anche i «cattivi» fanno progressi. Oggi il cavallo di Troia non si presenta alla porta tutto intero. Facendo clic sull’e-mail ne arriva solo una piccola parte, che però acquisisce via via altri pezzi finché a un certo punto il tool non sarà completo e pronto a scatenare il suo potenziale distruttivo. Ciò spesso sfugge ai programmi antivirus. Anche per questo motivo è importante che tutti i dipendenti utilizzino con cautela e in tutta sicurezza computer, Internet, posta elettronica e social media, riferendo tempestivamente anche la minima anomalia all’ufficio competente, nella maggior parte dei casi l’help desk IT aziendale. Infatti i periti forensi possono entrare in campo solo se possiedono degli indizi di un attacco. È possibile identificare gli aggressori? Ci riusciamo di frequente, ma purtroppo spesso è impossibile perseguirli penalmente perché operano dall’estero. In alcuni Paesi la pirateria informatica non è illegale e viene addirittura praticata in parte su incarico di governi. Comunque è sufficiente che l’attacco sia stato riconosciuto e respinto con successo perché l’impresa sia protetta. Attualmente qual è la frequenza degli attacchi informatici? Per il solo 2011 le statistiche della polizia parlano di oltre 220.000 reati nell’ambito Internet e di ca. 85.000 casi di criminalità informatica. RISCHI INFORMATICI Un clic di un dipendente incauto può spianare la strada agli hacker. Gli attacchi informatici alle aziende sfruttano diverse lacune dei sistemi di sicurezza IT. I costi dei rischi informatici Opzioni di strutturazione delle coperture Un attacco informatico determina costi elevati per un’azienda: In generale i rischi informatici sono quasi sempre esclusi dalle polizze tradizionali contro i danni ai beni e di responsabilità civile. Ecco una selezione dei modelli di copertura disponibili sul mercato: −−Interruzione di esercizio: nel lasso di tempo in cui i sistemi non sono disponibili internamente ed esternamente si generano costi dovuti alla perdita di fatturato (loss of business). L’ammontare dipende dal tempo necessario per il ripristino dei sistemi o per le indagini della polizia scientifica. −−Danni a terzi: si tratta di un aspetto importante soprattutto nella giurisprudenza statunitense. A causa dell’elevata esposizione RC le imprese dovrebbero assolutamente conformarsi ai requisiti di legge, se non altro per evitare azioni legali da parte dei clienti e richieste di risarcimento, potenzialmente molto onerose, attraverso azioni collettive. −−Costi legali: i costi dell’assistenza legale non vanno sottovalutati. Le pene pecuniarie e i costi di difesa possono essere molto elevati. In questo gruppo rientrano le parcelle degli avvocati per la difesa in giudizio, ma anche la consulenza stragiudiziale per evitare il contenzioso, ad esempio per l’analisi giuridica del singolo caso e il suggerimento di azioni gestione giuridicamente coerenti. −−Altri costi: includono p. es. tutti i costi che derivano da misure destinate a ricostruire la reputazione, a informare i clienti e l’opinione pubblica o ripristinare i sistemi. Assicurazione RC I rischi seguenti possono dare origine a diritti di risarcimento nei confronti dell’organizzazione assicurata, che è tenuta per legge al pagamento. L’assicuratore si fa carico dei danni conseguenti (sentenze, transazioni, spese di difesa). −−Violazione della tutela dei dati: accesso non autorizzato (fortuito o colposo), divulgazione, diffusione o trasmissione di dati personali o aziendali sensibili in qualunque formato relativi a persone fisiche o imprese a causa della mancata protezione delle informazioni stesse (anche nel caso di divulgazione da parte di dipendenti). Estendibile ai fornitori di servizi esterni (outsourcer) per i quali l’organizzazione è responsabile. −−Violazione di accesso: indisponibilità dei sistemi a causa dell’accesso negato o limitato ai dati di un terzo (cliente) dovuto a un guasto nel sistema di rete rilevante ai fini della sicurezza. −−Violazione della sicurezza: ogni danno provocato dall’accesso non autorizzato alla rete, dall’utilizzo illecito delle risorse di rete, dall’introduzione o dalla trasmissione di codice eseguibile dannoso (software non autorizzato) oppure di virus sul software o su Munich Re Topics Magazin 2/2013 55 RISCHI INFORMATICI dati nel sistema informatico o nella rete di un’azienda a causa di una carenza nella sicurezza, incluso il blocco del servizio (il cosiddetto denial of service). Per danno si intende anche alterazione/falsificazione, distruzione/danneggiamento ed eliminazione. −−Violazione della proprietà intellettuale: qualunque violazione di contenuti e dati di proprietà intellettuale causata da un errore che rende impossibile garantire la protezione di tali dati e contenuti. Queste violazioni comprendono diritti d’autore, titoli, slogan, marchi, nomi e simboli commerciali, marchi di servizi, servizi o nomi di dominio. −−Canali di comunicazione in Internet: danno alla reputazione di un terzo attraverso diffamazione e ingiuria, lesione dei diritti della privacy, denigrazione di persone, prodotti o servizi con qualunque contenuto elettronico o digitale attraverso falsa pubblicazione e diffusione elettronica. Estendibile a plagio, pirateria, appropriazione indebita o furto di idee e informazioni. Assicurazioni first party −−Costi di informazione: costi necessari per informare i clienti dopo una violazione di dati. Vengono sostenuti dall’assicuratore (rilevanti soprattutto negli Stati Uniti). −−Costi per il ripristino della propria identità −−Costi forensi: costi di analisi della polizia scientifica per identificare i dati sottratti e distrutti −−Costi di assistenza: costi legati a maggiori oneri di assistenza tecnica −−Costi di ripristino per il riavvio dei sistemi e dei dati −−Perdita di fatturato −−Furto di proprietà intellettuale: sul mercato esistono anche delle polizze che tutelano la proprietà intellettuale. Tuttavia, il risarcimento è molto difficile da determinare quando p. es. si tratta del valore di un’invenzione rubata. −−Ripristino della reputazione: per poter offrire una soluzione personalizzata, gli assicuratori che propongono questa copertura non devono sottovalutare la complessità delle interazioni. −−Estorsione: garanzia simile alla «kidnap and ransom» impiegata in altri settori La strategia giusta per ottenere una soluzione ottimale Poiché i rischi informatici sono ancora in gran parte nuovi e mutano molto velocemente, in questi casi le consuete analisi e ricerche sulle tendenze si rivelano inutili ed è necessaria una modellizzazione probabilistica. La capacità assuntiva a disposizione è limitata, quindi per la copertura dei rischi informatici andrebbero impiegate polizze assicurative specifiche e ben definite, anziché inserire le garanzie individuali nelle tradizionali polizze property o RC. Solo in questo modo è possibile definire le singole componenti finalizzate ad affrontare specifici rischi. Molte coperture per rischi informatici rappresentano soluzioni multiramo, ossia riuniscono in sé le caratteristiche di due tipi distinti di assicurazione: property e casualty. Spesso ciò è necessario perché nella maggior parte dei casi le singole componenti della polizza non interessano solo direttamente l’azienda (p. es. sotto forma di interruzione di esercizio). Si possono infatti generare anche costi legati a richieste di risarcimento per fatto illecito. Una buona gestione dei sinistri è un vantaggio per gli assicurati Nel considerare l’entità dei danni, quindi i costi provocati da un uso illecito dei dati, sono possibili vari approcci per quantificare il valore del danno assicurato. Se si confrontano i risultati del famoso studio del Ponemon Institute (costi medi negli Stati Uniti: 5,5 mln US$ per violazione di dati e 194 US$ per record di dati) con le cifre fornite dal Cyber Risk Management Services NetDiligence®, queste ultime appaiono notevolmente più basse, dato che questa indagine si concentra soprattutto sui costi assicurati per evento e meno sui costi 56 Munich Re Topics Magazin 2/2013 per record di dati (che spesso non sono comunque disponibili). Lo studio più recente, pubblicato nell’ottobre 2012, riporta per i danni assicurati nei casi di uso illecito di dati negli Stati Uniti costi medi di 3,7 mln US$ per evento e 3,94 US$ per record di dati. Secondo l’analisi comparativa tra gli studi Ponemon e NetDiligence® condotta da Munich Re la differenza potrebbe giustificarsi da un lato con il fatto che i costi di informazione (e per la consulenza legale) sono infe- riori dove le imprese assicurate investono maggiormente nelle indagini dei periti forensu. Dall’altro con il fatto che l’esistenza di un’assicurazione, unitamente al supporto professionale di specialisti dall’esterno, consente al contraente di trattare un sinistro per uso illecito di dati in maniera molto più efficace ed efficiente (p. es. informando solo le persone realmente colpite), realizzando una gestione migliore ed economicamente meno onerosa. RISCHI INFORMATICI Costi provocati dai rischi informatici Interruzione di esercizio Responsabilità civile Spese legali Altri costi Ripristino dei dati Danni Consulenza legale Relazioni pubbliche Ripristino dei sistemi Misure di informazione Costi di difesa Estorsioni Perdita di fatturato Controllo del credito Pene pecuniarie Indagini della polizia scientifica Ripristino dell’identità Incident response A seconda della struttura della singola polizza è possibile coprire le fattispecie di danno proprio e di danno a terzi più disparate. Settore Danni coperti Cause del sinistro Assicurazioni property/ first party Ripristino di dati, sistemi, programmi Attacchi di hacker, virus informatici Perdita di profitto Furto Sovratensione Errori operativi Manipolazione di dati Assicurazione casualty/ danni a terzi Rischi da interruzione di esercizio Perdita di profitto Richieste di risarcimento/ azioni di rivalsa Fermo di attività Perdita/danneggiamento di dati Perdita di introiti pubblicitari Lesioni/danni a persona Interruzione di esercizio dovuta ad assenza di connessione Accesso ai dati rallentato o impossibile Guasto di sistema Software errato, obsoleto o difettoso Assicurazione casualty/ danni a terzi Perdita/danneggiamento di dati trasmessi/memorizzati Accesso non autorizzato ai dati Rischi di sicurezza Perdita di dati riservati Lesione dei diritti della privacy Comportamenti dannosi come manipolazione di dati Guasto di sistema Diffusione di materiale dannoso Costi di ripristino Simulazione dell’identità di un partner della transazione Perdite patrimoniali Assicurazione casualty/ danni a terzi Oblazioni Rischi relativi ai media Azioni negatorie Provvedimenti d’urgenza Perdite patrimoniali Munich Re si occupa da molti anni di modellizzare nel dettaglio i rischi informatici e di ampliare le opzioni di copertura; ora è anche in grado di riassicurare rischi di cumulo come i danni da worm e virus. Proprio in questo settore i clienti traggono profitto dall’ottima conoscenza che Munich Re ha acquisito sulla base dei sinistri del passato e dalla sua capacità di elaborare gli scenari di danno. Pirateria informatica Lesione dei diritti della privacy (p. es. diffamazione) Violazione di brevetti, diritti d’autore, marchi, nomi di dominio, ecc. IL NOSTRO ESPERTO: Andreas Schlayer lavora in Munich Re come sottoscrittore e si occupa del ramo property in Nord America. [email protected] Munich Re Topics Magazin 2/2013 57 © 2013 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107 80802 München Germania Telefono: +49 89 38 91-0 Fax: +49 89 39 90 56 www.munichre.com Responsabili per il contenuto Comunicazione del Gruppo Redazione Birgit Huber Comunicazione del Gruppo (indirizzo come sopra) Telefono: +49 89 38 91-38 36 Fax: +49 89 38 91-7 38 36 [email protected] Illustrazioni Foto di copertina: AFP/Getty Images p. 1: Robert Brembeck p. 2, 11, 24, 28, 30, 31, 37, 48, 55: picture alliance/dpa p. 3 a sinistra, 14/15: Jose Saavedra/Reuters p. 3 a destra: plainpicture p. 4, 50: Shutterstock p. 5: Corbis p. 6: Ministero della Difesa, Paesi Bassi p. 10, 42: Reuters p. 12, 19, 22, 27, 32, 36, 44, 54, 57: Foto Meinen p. 13: NASA p. 17: Daniel Aguilar/Reuters p. 23: Kevin Sprouls p. 39: Gillianne Tedder Photography p. 46: Julian Baumann Chiusura della redazione 22 luglio 2013 Prodotto con impatto neutro sulle emissioni di CO2 e stampato su carta certificata FSC. >> Leggere Topics Magazin ovunque vi troviate: registratevi sul nostro sito alla newsletter gratuita e riceverete la nostra rivista Topics Magazin (in inglese o tedesco) in formato elettronico nel giorno della pubblicazione. www.munichre.com/en/topics 58 Munich Re Topics Magazin 2/2013 © 2013 Münchener Rückversicherungs-Gesellschaft Königinstrasse 107, 80802 München, Germania Numero d’ordinazione 302-07945