Unione Sarda del 10.04.2013

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Unione Sarda del 10.04.2013
L’UNIONE SARDA
mercoledì 10 aprile 2013 - www.unionesarda.it
REDAZIONE: Cagliari
Piazza L’Unione Sarda
(Complesso Polifunzionale S. Gilla)
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Villacidro. Tombe profanate e scritte blasfeme ma la ragazza nel 2006 si trovava in Trentino Guspini e Villacidro
Due condanne
per le violenze
Cecilia Casu: satanista? No, persa la prova che mi scagionava sulla minorenne
«Si è messo di mezzo il diavolo»
Il contratto di lavoro ad
Andalo, prova della sua
innocenza, è rimasto nello studio del suo precedente avvocato finito agli
arresti e non è mai arrivato in tribunale.
dal nostro inviato
Paolo Carta
VILLACIDRO. Satanista? «Manco
per niente». Lo sostiene una
sentenza del Tribunale: otto
mesi di carcere per aver profanato le tombe nel cimitero. «In
questo caso si è messo davvero
di mezzo il diavolo».
Ventotto anni, sorriso da ragazzina ancora più giovane,
piercing sul labbro, Cecilia Casu non ha l’aria della dark lady,
vorrebbe soltanto un miracolo:
«Dimenticare tutta questa storia. In fretta».
Non può farlo proprio a causa di un sentenza che lei ha appreso dal giornale. «Non sapevo niente del processo. Sette
anni dopo quell’inchiesta credevo di aver chiarito tutto».
Sbagliato. Perché non è stato
prodotto davanti al giudice il
documento che secondo il suo
avvocato, Fabio Basile, l’avrebbe scagionata da ogni accusa.
«La prova - spiega il suo difensore - che all’epoca dei fatti
contestati ai presunti satanisti
Il cimitero di Villacidro; a destra, dall’alto, Mattia Carta e Antonio Deidda
di Villacidro, cioè agosto 2006,
Cecilia Casu si trovava in Trentino, ad Andalo, per la stagione
in un albergo».
I DOCUMENTI. La ragazza aveva consegnato contratto di lavoro, dichiarazione del titolare
dell’albergo e anche il Cud al
suo precedente avvocato, Domenico Alessandrini, arrestato
con l’accusa di aver cercato di
far entrare droga in carcere a
Buoncammino proprio durante
il processo alla sua assistita accusata di satanismo.
«Avevo eletto come domicilio
lo studio dell’avvocato Alessan-
drini - dice Cecilia Casu - gli
avevo consegnato tutte le prove
della mia innocenza. Non ho
saputo più niente: né le date
delle udienze, né la fissazione
della discussione finale del processo. Ho letto solo la sentenza
sul giornale. Colpevole. Mentre
io sono innocente».
La storia le fa male per tanti
motivi. Tra le accuse c’era anche quella di aver profanato alcune tombe dei morti suicidi
seppelliti a Villacidro, comprese
quelle del giudice Luigi Lombardini e del suo ex fidanzato,
Angelo Collu. «E io avrei fatto
Serramanna. Richiesta ufficiale all’amministrazione
[FOTO B.C.]
un gesto simile? Un’accusa infame e gravissima. Io ero e sono legatissima ad Angelo, è
sempre nel mio cuore, non era
neanche lui un satanista. Eravamo giovani e innamorati. Basta. Il resto solo menzogne».
LA DIFESA. La verità di Cecilia
Casu è tutt’altra. E tiene a difendere anche gli altri trentenni villacidresi (Carlo Zucca,
Paolo Collu, Mattia Carta e Antonio Deidda) condannati in
primo grado. «Eravamo una
ventina i giovani ogni sera nel
parco davanti ai cimitero. Per
parlare, chiacchierare, cantare.
Io frequentavo una cricca diversa da quella di Carlo, Paolo,
Mattia e Antonio. Loro suonavano musica metal, avevano
una band, io ero funkyttara.
Quelle foto scattate dentro il cimitero erano di tre anni prima,
bravate di sedicenni appassionati di musica hard, altro che
atti satanici. Gesti da idioti,
quello sì. E io tengo a precisare
che non compaio in nessuna foto scattata dentro il camposanto e trovate nei loro computer
dai carabinieri».
L’APPELLO. Ora il suo nuovo
difensore presenterà un ricorso
in Appello. «Siamo convinti che
i giudici vogliano ristabilire la
verità sul conto di Cecilia, vittima davvero di una ingiustizia»,
annuncia Fabio Basile.
Restano i fatti acclarati: tombe scoperchiate, sepolcri danneggiati, scritte oscene in cimitero. Cecilia Casu è sicura: «A
Villacidro sanno tutti chi può
essere stato: è il classico scemo
di paese che gironzolava sempre attorno al camposanto e
che è riuscito a far accusare altri ragazzi innocenti».
Ora Cecilia vuole soprattutto
dimenticare: il fidanzato morto
non ci riuscirà mai, le leggende
sul paese maledetto lo spera di
cuore: «Chi mi conosce sa che
tipo di ragazza sono. Adesso ho
un lavoro, voglio restare a Villacidro e non credere a tutte le
dicerie sui morti suicidi e sui
satanisti che non esistono».
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Sanluri. Un’interrogazione sulla scelta delle piante
«Uno spazio per il bazar Lite sugli ulivi nel parco
di artisti e artigiani»
tra opposizione e sindaco
Sulla richiesta all’amministrazione comunale di Serramanna, firmata da oltre 100 persone, per la concessione di
spazi adeguati per la vendita di artisti
e artigiani delle opere frutto del proprio ingegno, c’è ora anche un’interrogazione consiliare. A presentarla sono
stati i due esponenti del Psd’Az, Andrea Cocco e Antonio Boassa, che hanno indirizzato al sindaco Sergio Murgia, e all’assessore alle Attività produttive l’interrogazione con richiesta di
risposta orale e scritta. I due consiglieri, «venuti a conoscenza del fatto che
un gruppo di cittadini, il 28 gennaio,
ha formalmente richiesto al sindaco
l’utilizzo di spazi adeguati per la creazione del mercatino degli hobbisti»,
chiedono ora al sindaco spiegazioni.
Replica l’assessore alle Attività pro-
duttive Mariano Ortu: «Una prima risposta scritta è stata già fornita, a suo
tempo, al primo firmatario della richiesta, Marco Atzori». La giunta comunale guidata dal sindaco Sergio
Murgia non chiude le porte a nessuno,
insomma. «Nessuna preclusione»,
commenta ancora Ortu, «gli uffici
stanno lavorando ai regolamenti per
l’utilizzo delle diverse strutture». Dall’ex Mattatoio ai posteggi (Is Postus)
dello storico mercatino di Serramanna, in piazza Montegranatico, allo
stesso Montegranatico gli spazi non
mancano. «Stiamo lavorando per renderli agibili e sicuri: risponderemo così all’interrogazione ma siamo disponibili a parlarne con una delegazione
dei richiedenti», conclude l’assessore
Ortu. (ig.pil.)
Trasmissione televisiva
dedicata ai motori
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«Sì, è vero. L’area esterna al neonato
Polo culturale sarà un vero e proprio
uliveto. E una ragione c’è: fare in modo che diventi tutt’uno col parco S’arei,
in modo che i cittadini comincino a
sentire come propri i locali degli ex Padri Scolopi».
Il sindaco di Sanluri, Alessandro Collu, rispedisce al mittente le accuse
mosse nei suoi confronti, dovute all’ostinazione di riempire il paese con
piante di olivo. I primi ad essere contro sono i consiglieri di minoranza.
Con un’interrogazione Massimiliano
Paderi chiede al sindaco di conoscere
«quali tipologie di alberi e arbusti ornamentali saranno impiantati nel giardino del Polo, con quale criterio saranno scelti e in base a quali indicazioni».
Paderi ricorda le questioni di sicurez-
in onda su
za sollevate in altre occasioni. «Vogliamo sperare che almeno questa volta
vengano presi in considerazione i problemi di tantissimi pazienti, soprattutto bambini, alle prese con svariate allergie che derivano dalle piante di olivo. Inoltre capire perché si insiste nel
voler continuare, in maniera ossessiva,
con i soliti alberi e non pensare ad altro verde più adatto al centro abitato».
Non vuol sentire ragioni il primo cittadino: «A parte la continuità con gli
alberi che adornano già le strade e le
piazze, resta la promessa di affidare
in gestione gli ulivi per la raccolta del
frutto. L’olio che poi si ricaverà sarà
diviso in parti uguali: una resta a chi si
è fatto carico di tutte le spese, l’altra finirà sulla tavola delle mense scolastiche». (s. r.)
Giudici di Cassazione
Una conferma dell’ultima condanna inflitta,
una diminuzione di pena e un nuovo rinvio
in Corte d’appello per ricalcolare gli anni
da infliggere al terzo imputato. Con questa
decisione si è chiuso giovedì scorso il secondo processo di Cassazione contro Attilio
Mocci, 36 anni, di Guspini, il compaesano
Giovanni Foddis, 62, e Raffaele Murgia, 52,
di Villacidro, tutti accusati di violenza sessuale su una ragazzina di quattordici anni
di Villacidro: Mocci, difeso dal legale Luigi
Trudu, sconterà 4 anni e 5 mesi (rispetto ai
4 anni e 8 mesi iniziali: un reato è stato ritenuto prescritto); Murgia, assistito dall’avvocato Salaris, ne trascorrerà 6 in cella come stabilito in precedenza. Foddis, tutelato
dal penalista Carlo Amat, torna invece per
la terza volta davanti alla Corte d’appello: la
Cassazione ha ritenuto si debba rideterminare la pena finale a suo carico in quanto alcuni fatti sono ormai andati in prescrizione.
VIOLENZA. Proprio quest’ultimo, condannato in tutti i gradi di giudizio a dieci anni
di reclusione, era l’uomo al centro dell’inchiesta legata alle violenze sessuali subite a
cavallo del 2000 dalla minorenne. Secondo
gli inquirenti inoltre aveva anche costretto
la ragazzina a fare sesso con Murgia e un
terzo uomo (Giannangelo Piras, 45 anni:
non ha fatto ricorso per Cassazione e la sua
sentenza, 3 anni e 8 mesi, è diventata definitiva già nel 2011) in cambio del pagamento di determinate somme di denaro. Mocci
invece, sempre secondo la versione dell’accusa, aveva violentato la quattordicenne in
un’unica occasione.
LE SENTENZE. Il racconto della vittima, tutelata dall’avvocato Andrea Bicheddu, era
stato ritenuto credibile dai giudici del Tribunale i quali avevano condannato tutti gli imputati. Un verdetto in seguito integralmente confermato dalla Corte d’appello di Cagliari, ma i difensori erano andati in Cassazione ottenendo l’annullamento delle condanne con rinvio ad altra sezione d’Appello. Anche il nuovo processo però si era
concluso con la conferma della prima sentenza di colpevolezza. Si era tornati una seconda volta in Cassazione e una settimana
fa è arrivata la decisione: resta in piedi solo la posizione di Foddis. (an. m.)
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