Professionalità nei servizi per le imprese
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Professionalità nei servizi per le imprese
7 N. 1 - Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati (a cura di Luigi Fabbris) N. 2 - Competenze per la ricerca Esigenze delle imprese innovative e profili formativi Professionalità nei servizi per le imprese Collana “FORMAZIONE E LAVORO” 7 FORMAZIONE E LAVORO Professionalità nei servizi per le imprese (a cura di Susanna Zaccarin e Maria Cristiana Martini) N. 3 - Professionalità nei servizi innovativi per studenti universitari (a cura di Luigi Fabbris, Giovanna Boccuzzo, Maria Cristiana Martini) N. 4 - Nuovi profili formativi per professionalità avanzate nel turismo (a cura di Domenica Fioredistella Iezzi) N. 5 - Attività e Competenze nel settore dell’informatica (a cura di Ernesto Toma e Francesco Domenico d’Ovidio) N. 6 - Profili formativi e bisogni di competenze nel terzo settore N. 7 - Professionalità nei servizi per le imprese (a cura di Marisa Civardi e Luigi Fabbris) ISBN 978-88-6129-280-2 a cura di Marisa Civardi e Luigi Fabbris (a cura di Simona Balbi, Giovanna Boccuzzo, Maria Gabriella Grassia) a cura di Marisa Civardi e Luigi Fabbris 7 FORMAZIONE E LAVORO Professionalità nei servizi per le imprese a cura di Marisa Civardi e Luigi Fabbris Prima edizione: ottobre 2008 ISBN 978-88-6129-280-2 © Copyright 2008 by CLEUP sc Coop. Libraria Editrice Università di Padova Via G. Belzoni, 118/3 Padova (Tel. 049 650261) www.cleup.it Tutti i diritti di traduzione, riproduzione e adattamento, totale o parziale, con qualsiasi mezzo (comprese le copie fotostatiche e i microfilm) sono riservati. I servizi alle imprese Imprese di servizi alle imprese. Sembra un gioco di parole, però questa perifrasi indica comunemente il sistema delle imprese, create negli ultimi decenni, che svolgono servizi indirizzati, prevalentemente ma non esclusivamente, al supporto delle imprese produttive di beni o di servizi. I servizi alle imprese comprendono, in senso stretto, quelli che hanno come primo destinatario le imprese e, in senso esteso, anche il commercio e la distribuzione, i servizi di rete e i servizi finanziari. Già ai censimenti del 2001, i servizi alle imprese rappresentavano nell’Unione Europea la quota maggioritaria, circa il 55% dell’occupazione complessiva nell’economia di mercato dell’UE, corrispondente a circa 55 milioni di addetti, e la frequenza è in aumento sia in termini assoluti che percentuali. Per capire quanto le cose siano cambiate rispetto al passato, basta leggere un vecchio testo scolastico di economia. Il terziario vi era definito in modo residuale, comprendeva ciò che non era né primario né secondario. Era un settore eterogeneo, minoritario sul piano dell’occupazione, formato da imprese minute, spesso dirette dal proprietario, a prevalente impiego femminile1. Oggi, il terziario che descriviamo nel volume si denomina talvolta “avanzato” o addirittura “quaternario”, per indicare non solo che merita uno status a se stante, essendo rilevante in termini quantitativi, ma anche perché definisce una nuova era economica. Un gradino, per ora il più alto, dell’evoluzione nella società economica. Il processo che ha determinato questa condizione è nato con la migrazione di funzioni specializzate dall’industria manifatturiera verso i servizi, tramite l’incarico a terzi di svolgere attività altrimenti svolte internamente. Per esempio, il controllo della qualità dei prodotti, funzione un tempo svolta gelosamente all’interno dell’azienda, è stato via via delegato a ditte esterne altamente specializzate 1 Per utili riferimenti, si possono consultare, tra gli altri: Clark C. (1951) The Conditions of Economic Progress, MacMillan, London; Stigler G.J. (1956) Trends in Employment in the Services Industry, Princeton University Press, Princeton; Fuchs V.R. (1968) The Service Economy, National Bureau of Economic Research, New York; Rostow W. (1971) Stages of Economic Growth, Cambridge University Press, Cambridge; Gershumi J. (1978) After Industrial Society. The Emerging Self-Service Economy, The MacMillan Press, London and Basingstoke; Stanback T.M.Jr. (1979) Understanding the Service Economy. Employment, Productivity, Location, The John Hopkins University Press, Baltimore and London; Masuda Y. (1980) The Information Society as Post-Industrial Society, World Future Society, Washington, DC; Riddle D.I. (1986) Service-Led Growth. The Role of the Service Sector in World Development, Praeger, New York. II nell’analisi chimica, fisica, fisico-chimica, batteriologica, ecc., che prestano i loro servizi sul mercato. Il processo di crescita del terziario è stato favorito, e al tempo stesso reso più complesso, dai cambiamenti nei sistemi produttivi, dagli incrementi di flessibilità della manodopera, dalla concorrenza sui mercati internazionali, dal ruolo crescente della tecnologia dell’informazione e della comunicazione e dalla nascita di nuovi servizi specialistici, elementi, tutti, che si sono intersecati con l’esternalizzazione dei servizi delle imprese. Ed è proprio l’insieme di intersezioni strutturali, sociali e produttive che portano il terziario ad assumere un ruolo connettivo rilevante nel sistema delle attività economico-produttive. Le imprese che producono servizi operano non solo tramite strumenti materiali, bensì interagendo con il cliente, il quale ha proprie esigenze, esperienze e capacità. L’impresa fornitrice del servizio si occupa di organizzare le risorse (e le informazioni) necessarie per elaborare risposte appropriate ai problemi di volta in volta posti. L’essere specialisti non esime pertanto dall’adattamento plastico del servizio, in un processo dialettico, alle esigenze della clientela e, di riflesso, ad una continua ri-meditazione sulla competenza del professionista rispetto al mercato. Questa parte del terziario è avanzata anche dal punto di vista delle professioni idonee a ricoprire funzioni all’interno delle imprese in esso operanti. L’estrema specializzazione che caratterizza il settore determina due tendenze: l’innalzamento progressivo della formazione richiesta all’ingresso nelle varie posizioni e la parcellizzazione dei saperi pratici. Ne consegue che le attività svolte dai professionisti dei servizi per le imprese, anche nelle realtà di minori dimensioni, tendono ad assomigliare più di un tempo alle declinazioni delle specializzazioni accademiche. Nel comparto dei servizi per le imprese si registra il massimo incremento di “nuove professioni”. Si tratta non solo di figure dalla professionalità specifica nuova, ma anche di nuovi modi di instaurare relazioni e commerci e di rispondere alle esigenze produttive in un contesto globalizzato. Un contesto che – per quasi tutta la manodopera non direttamente produttiva – tara gli standard di qualificazione sul livello più alto. Nel presente volume, si presentano alcuni studi svolti da gruppi di ricerca organizzati nel PRIN (2005) dal titolo “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”. Ciascuno studio rappresenta un comparto dei servizi per le imprese. La rappresentazione per comparto permette di qualificare le professionalità in un contesto di cui sono definite la struttura, l’operatività, le tendenze. Gli studi miravano a far intuire, dall’analisi dinamica della realtà, i modi possibili per raccordare le esigenze professionali del comparto e i curricula formativi della scuola e più particolarmente dell’università. Sinora, infatti, nell’orientamento e Professionalità nei servizi per le imprese III nella programmazione universitari non è stata dedicata la giusta attenzione alle previsioni sulle prospettive d’impiego dei laureati, quantunque le istituzioni comunitarie, nell’ambito di una strategia comune dell’Unione Europea, vi assegnino alta priorità2. In effetti, la riflessione comunitaria respinge la politica ‘a doppio binario’, del sistema d’istruzione e del mercato del lavoro, a favore di una prospettiva unitaria del bisogno di conoscenze nell’ambito del diritto allo studio e della formazione integrata con l’inserimento lavorativo. Nell’analizzare i fabbisogni di figure professionali, diventa quindi prioritario identificare sia gli strumenti necessari allo sviluppo di professionalità specifiche, sia i criteri per l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. In testa al volume si presenta, appunto, una nota sui criteri per sintonizzare le professionalità che operano nei comparti del terziario con i profili formativi in uscita dalle università italiane. Allo scopo di integrare l’offerta di laureati con il fabbisogno di figure professionali espresso dal mercato del lavoro, si propone una formulazione in grado di associare, nei piani degli studi di un corso di laurea triennale, le richieste del mercato del lavoro alle figure professionali specificate nel relativo ordinamento, assegnando ad ogni figura un peso funzione anche della previsione occupazionale quale risulta dai dati Excelsior. Il DM 270/04, del resto, indica la necessità di cercare la coerenza tra l’offerta formativa progettata dalle università e le esigenze del mercato del lavoro fin dalla fase progettuale dei corsi di studio. Chi elabora l’offerta di un corso di laurea deve quindi comporre un insieme di insegnamenti atto a definire i profili professionali indicati nella declaratoria della classe didattica specifica. Occorre quindi che, una volta definita l’area economica per cui si intende preparare lo studente, se ne esaminino le caratteristiche, si individuino i profili professionali che in essa operano e le relative competenze e li si includa nell’ordinamento del corso di laurea. Il settimo lavoro presentato nel volume affronta proprio l’obiettivo della coerenza tra i profili formativi e i profili professionali partendo dalle informazioni del sistema O*Net3 e li integra applicando la Social Network Analysis. Partendo dai profili professionali identificati come rilevanti per uno specifico settore economico, s’individuano sia i “saperi” necessari per svolgere le mansioni specifiche e sia i settori scientifico-disciplinari che raggruppano le discipline da inserire nel regolamento del corso di laurea. 2 Si ricordano, fra le altre, la Risoluzione del Consiglio dell’Unione Europea del 13 luglio 2001 sul ruolo dell’istruzione e della formazione nelle politiche connesse all’occupazione, G.U.C.E. C 204 del 20/07/01, e la Risoluzione del Consiglio dell’Unione Europea del 19 dicembre 2002 sulla promozione di una maggiore cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale, G.U.C.E. C 13 del 18/01/03. 3 O*Net è una piattaforma online che informa sulle caratteristiche occupazionali del mercato del lavoro nord-americano. IV Poi si presentano due studi sui servizi di carattere amministrativo per le imprese. Uno riguarda le imprese che svolgono attività di ricerca e selezione di personale per altre imprese e l’altro le imprese di consulenza amministrativo-gestionale, contabile, fiscale, legale e notarile. Ambedue i comparti hanno una lunga storia nell’economia del nostro Paese; esistevano, infatti, già prima della nascita del terziario avanzato. Il primo ha avuto un rapido sviluppo dopo l’emanazione delle recenti leggi che regolano il mercato del lavoro (L. 30 del 5/2/2003 e successivo D.Lgs. 276/2003) e comprende le agenzie per il lavoro (per la fornitura di lavoro temporaneo) e quelle di selezione, ricerca e fornitura di personale alle imprese. Il secondo è un vasto ed eterogeneo comparto di servizi specialistici, supportati da albi e ordini professionali, a disposizione delle imprese, dove sopravvivono le funzioni amministrative e contabili che servono per preparare il lavoro dei commercialisti, fiscalisti, legali, notai, consulenti del lavoro, ecc.. Nel volume si presenta un secondo studio sulle professionalità tipiche degli uffici per le risorse umane. Lo studio riguarda le caratteristiche attuali e prospettiche di due figure, l’esperto nello sviluppo e quello nella gestione delle risorse umane. Le caratteristiche attese di queste due figure sono definite in base al parere di esperti con un metodo di rilevazione iterativo di tipo Delphi, descritto in un apposito volume metodologico di questa stessa collana4. Tra i servizi a sostegno della produzione delle imprese, si presenta il comparto degli studi di ingegneria, architettura e altri studi tecnici. Questi sono a disposizione delle imprese (oltre che delle famiglie) per attività di progettazione, realizzazione, collaudo di fabbricati, impianti, progetti. Un altro insieme d’imprese che sostiene l’attività di altre imprese opera per la certificazione della qualità ed eroga consulenze per lo sviluppo di sistemi di gestione della qualità delle imprese. Nel volume sono presentati anche i sempre più differenziati servizi a sostegno delle attività commerciali e di marketing delle imprese. Si riportano uno studio sulle imprese che svolgono ricerche di mercato e sondaggi d’opinione, uno sulle imprese che svolgono attività pubblicitarie e di comunicazione per altre imprese e un altro ancora sulle imprese fieristiche e di organizzazione di eventi, al fine di ampliare il quadro dei servizi con finalità di supporto all’attività commerciale delle imprese. Il comparto delle imprese che svolgono “ricerca e sviluppo” per altre imprese è da qualche anno identificato, dal punto di vista statistico, con un codice a se stante. Per l’inerzia che accompagna le classificazioni, e per un’oggettiva sovrapposizione terminologica, il comparto della ricerca e sviluppo è mescolato nelle statistiche a quello delle ricerche di mercato trattate in questo volume. Nella nostra ricerca abbiamo fatto la netta separazione tra i due comparti, operando su insiemi di dati ripuliti delle sovrapposizioni. Di uno diamo contezza in questo volume, mentre 4 Fabbris L. (a cura di ) (2008) Definire figure professionali tramite testimoni privilegiati, Cleup, Padova. Professionalità nei servizi per le imprese V quello della ricerca e sviluppo, che tanta importanza può assumere in una società che sviluppa conoscenza e pratiche innovative, è descritto in un volume a se stante5. Le professionalità del comparto dell’informatica sono presentate in un altro volume ancora6. Un ultimo contributo descritto nel volume riguarda le professionalità dei dirigenti degli enti locali. Non sfuggirà al lettore di questo contributo la considerevole analogia tra le competenze richieste ai e la formazione attesa per i manager pubblici e le analoghe caratteristiche dei manager di imprese private. Forse è proprio questo che il legislatore si aspettava nel votare la riforma della pubblica amministrazione, ossia che anche nel comparto dei servizi pubblici prenda corpo quel cambiamento che li renda idealmente comparabili, in termini di efficienza e di efficacia, con quelli privati. Il lettore noterà altresì che alcune professioni descritte in questo volume – ma lo stesso si trova in altri volumi della serie “formazione e lavoro” citati nel quarto di copertina – hanno nomi comuni a quelle di altri settori di attività economica. Ci riferiamo, ad esempio, al direttore, alla segretaria, all’addetto all’amministrazione, al responsabile commerciale, al responsabile della qualità e a vari altri. Queste figure professionali svolgono nella propria realtà lavorativa essenzialmente le stesse attività che svolgono le figure che hanno un nome analogo in altri settori produttivi, però le competenze sono talvolta specifiche. Le competenze – e quindi i nomi delle professioni – sono, infatti, diverse secondo i contesti7. Per questo motivo, si evidenziano solo le peculiarità delle loro attività. Naturalmente, il contesto influisce su ogni professione e le differenze possono essere importanti al variare del contesto territoriale e del disegno organizzativo in cui le professionalità sono esercitate8. Le professioni – per ciascuna delle quali si riportano nel volume le attività e i ruoli tipici, le competenze, le doti di personalità pregnanti e la formazione appropriata – sono rappresentate sullo sfondo della realtà sociale ed economica della regione in cui sono state studiate. La rappresentazione socio-grafica non ne limita la possibilità di generalizzazione, ma fa invece capire quali sono le tendenze della professionalità in funzione dell’evoluzione delle caratteristiche economico-produttive dell’area in cui sono situate. Molte attività descritte nel volume sono considerate professioni solo dagli operatori del mercato. La maggior parte non ottiene riconoscimento giuridico, vale a dire non 5 Zaccarin S., Martini M.C. (a cura di) (2008) Competenze per la ricerca. Esigenze delle imprese innovative e profili formativi, Cleup, Padova. 6 Toma E., d’Ovidio F.D. (a cura di) (2008) Attività e competenze nel settore dell’informativa, Cleup, Padova. 7 Spencer L.M., Spencer S.M. (1993) Competence at Work. Models for Superior Performance, John Wiley and Sons, New York. 8 Leoni R. (a cura di) (2006) Competenze acquisite, competenze richieste e competenze espresse, Franco Angeli, Milano. VI è una professione liberale per esercitare la quale è necessario essere iscritti ad un albo, né ha un riconoscimento sindacale, vale a dire protezione rispetto a terzi interessati ad entrarvi. Si può dire che in questo volume sono descritte le occupazioni che ambiscono a diventare professioni. Men che meno queste professioni sono identificate dal punto di vista formativo, nel senso che la base della professionalità necessaria per svolgerle si può acquisire nella scuola superiore o nell’università, in corsi specialistici o generalisti, ma l’affinamento delle competenze che identificano un professionista idoneo a svolgere quel ruolo nell’economia reale è acquisibile esclusivamente con anni di esperienza. È quindi opportuno esplicitare che cosa intendiamo per professione. Una professione è un insieme coeso di attività che è in grado di svolgere un professionista9 e che - fa riferimento ad un corpo sistematico di teorie razionali, universalmente riconosciute; - si accompagna a capacità di problem solving e di comprovata expertise specifica del professionista; - possiede identità sociale come risultato dell’interesse manifestato dagli addetti a farsi riconoscere e a realizzare condizioni monopolistiche di esercizio. Molte tra le professioni che si presentano nel volume s’inquadrano appieno in questa definizione che coinvolge il sistema formativo (corpus di teorie), il mondo del lavoro, gli ordini professionali, la formazione permanente (acquisizione di expertise tramite l’operatività) e gli albi professionali (identità sociale). Dottori commercialisti, avvocati, notai, ingegneri, biologi, medici, consulenti del lavoro, psicologi, tra gli altri, possiedono le tre caratteristiche indicate. Le professioni liberali di cui sopra riguardano prevalentemente funzioni amministrative o produttive. La maggior parte delle professioni presentate riguardano, invece, il comparto commerciale e il marketing. Nella rappresentazione delle nuove professioni, rimane poco o nulla degli elementi definitori delle professioni liberali. Il corpus di teorie di queste “professioni estemporanee” è in sostanza assente, dato che i contenuti formativi attesi in chi si candida per svolgere quelle attività sono circoscritti alle basi culturali e tecniche del professionista. Di lui, o di lei, si dà per scontato che sappia scrivere correttamente in italiano, anche se questa capacità è sempre più messa in discussione persino tra i laureati che si presentano per un lavoro. Deve inoltre avere una formazione tecnica di base, deve 9 Si consultino, tra gli altri: Prandstraller G.P. (1989) Le nuove professioni nel terziario, FrancoAngeli, Milano. Questo studio si rifà anche a: Parsons T. (1968) Professions. In: International Encyclopaedia of the Social Sciences, New York: 536-546; Wilensky H. (1964) The professionalization of everyone, American Journal of Sociology, LXX(2): 137-158; Ritti R.R. (1971) The Engineer in the Industrial Corporation, Columbia University Press, New York. Professionalità nei servizi per le imprese VII cioè conoscere le principali funzioni d’uso del PC e saper sostenere un colloquio in lingua inglese e, secondo i casi, in una seconda lingua straniera. La cultura storica e geografica è parimenti data per scontata, ma pure questa virtù del possibile professionista è talvolta messa in discussione. La capacità di risolvere problemi si perfeziona sul campo, di norma dopo l’acquisizione del titolo scolastico, anche se con uno stage si potrebbe (almeno in parte) formare durante gli studi. L’expertise acquisita sul campo altro non è che la costruzione di competenze specialistiche ignorate dal sistema formativo. Se sia opportuno che il sistema formativo, e in modo particolare quello universitario, insegua l’evoluzione del mercato o se sia, invece, opportuno che rafforzi la formazione di base, è un dilemma che non si affronta specificamente in questo volume. Si può tuttavia dire, in prima approssimazione, che l’obiettivo della formazione specialistica ha spinto le università a dar valore ai master accademici acquisibili – di norma in un anno – dopo il primo o dopo il secondo ciclo di studi universitari. I master stanno avendo alterne fortune che richiederebbero un serio intervento normativo. Inoltre l’università ha ampliato, applicando il DM 270/04, l’offerta formativa anche nei corsi di studio normali, di primo e secondo ciclo, guardando talvolta proprio alle possibili occupazioni. Tuttavia, la modifica dell’offerta universitaria non è stata determinata principalmente da questo tipo di pressione. La possibilità di formare nuove professionalità nell’università sarà reale se e nella misura in cui la specializzazione professionale diverrà un corpo sistematico di saperi e i professionisti faranno massa critica per il riconoscimento delle loro competenze. L’una e l’altra condizione tendono, però, a rinviare all’infinito tale possibilità. Studi sistematici e la creazione di un osservatorio da parte delle associazioni del sistema produttivo e imprenditoriale, assieme alla parte più consapevole dell’università, potrebbero rappresentare le esigenze del sistema economico mediante “studi di settore”, anticipare le tendenze delle singole professioni e proporre modalità di formazione conseguenti. È opportuno evidenziare che già oggi i servizi per le imprese riguardano le funzioni aziendali più disparate: la consulenza d’ogni tipo, l’amministrazione, la contabilità, l’intermediazione, la creazione, la progettazione e altre funzioni tecniche, la tutela legale e notarile, la tutela di diritti, le funzioni didattiche, formative e culturali, di “leisure”, di ricerca e sviluppo, di acquisizione di conoscenza, di comunicazione interna ed esterna, di sicurezza interna, di servizi vari, ecc. L’identità professionale è la qualità che si verifica con minore frequenza tra i professionisti. Il problema non è solo di massa critica dei professionisti, è anche di rilievo sociale percepito, nel senso che la possibilità del riconoscimento giuridico e sindacale di una professione è direttamente proporzionale alla percezione collettiva della sua rilevanza. Il medico non avrebbe un albo se chiunque, proclamandosi VI “guaritore”, potesse mettere le mani sulle persone per guarirle. Un ingegnere non avrebbe un albo se ogni genialoide fosse autorizzato a fare un ponte su un fiume, o un impianto chimico. La rilevanza sociale e il suo riconoscimento indiretto, il reddito, sono quindi fattori critici delle nuove professioni, variabili nel tempo e nello spazio. In Francia, per esempio, la professione del/la parrucchiere/a è protetta da un albo professionale. Il numero di funzioni sociali o produttive “protette da albi” è in continua espansione. Le potenzialità di un professionista sono garantite dalla sua comprovata capacità metodologica. L’università accerta che il laureato acquisisca il metodo della medicina o quello dell’ingegneria civile o industriale, o altro. Se il corpus di teorie sarà sostituito da un corpus di capacità esperte, saranno i gruppi di professionisti, oppure le associazioni d’imprenditori, a governare l’accesso di chi vuole esercitare certe competenze. Si avrà così una garanzia esperenziale accanto ad una metodologica. Acquisisce allora significato compiuto il termine “para-professioni” per indicare quelle occupazioni che hanno alcune, ma non tutte le caratteristiche delle professioni tradizionali. Questa nostra posizione è ben diversa da quella che vigeva qualche anno fa, quando si parlava di proletarizzazione10 dei professionisti perché, in una società in crisi d’identità, anche le professioni avevano perso influenza sociale. Tanto che si è parlato a lungo, anche nell’Unione Europea, di eliminare gli albi professionali. Noi crediamo che la tendenza alla specializzazione, che ha portato ad individuare tante nuove professioni, sia lungi dall’esaurirsi. La stessa Unione Europea ha invertito il proprio atteggiamento sul tema. Negli studi che presentiamo nel volume ricorrono alcune parole chiave: - performance, la quale sta ad indicare l’erogazione di un servizio che, pur essendo catalogabile statisticamente, è un unicum per il professionista, giacché è l’estrinsecazione della sua professionalità nell’interazione con il cliente; - qualità, concetto migrato dal mondo della produzione di beni a quello dei servizi, è in questo mondo più chiaramente identificabile nelle sue accezioni moderne di “orientamento al cliente” ed è plausibile e possibile rilevare la soddisfazione del cliente (customer satisfaction) per la performance ottenuta; 10 Per riferimenti: Oppenheimer M. (1973) The proletarization of the professional. In: Professionalization and Social Change: Sociological Review, Monograph 20, University of Keele, UK: 213-227; Toren N. (1975) Deprofessionalization and its resources: A preliminary analysis, Sociology of Work and Occupations, 2: 323-337; Haug M. (1975) The deprofessionalization of everyone?, Social Focus, 8: 197-213. La cosiddetta proletarizzazione del professionista era anche funzione della complessità dell’assetto produttivo, assetto che sovrastava e sovrasta il professionista e fa parte di un tutto strettamente interdipendente (Scott W.R., 1972, Professionals in hospital technology and the organization of work. In: Georgopoulos B.S. (ed) Organization Research in Health Institutions, Institute for Social Research, The University of Michigan, Ann Arbor, MI: ch. 6. Professionalità nei servizi per le imprese IX tecnico, per indicare un professionista capace di risolvere un problema tecnico con conoscenze specialistiche. Questa capacità si acquista non solo attraverso l’accumulazione di conoscenze scientifiche, ma anche con l’adattamento situato, empirico, delle conoscenze alle realtà multiformi cui applica. 11 L’Isfol indica nelle professioni “da tecnico in su” quelle a cui può fare riferimento la formazione superiore. Un paio di decenni fa, i tecnici erano formati per lo più nella scuola superiore; oggi, e ancor più domani, lo saranno all’università. Nel volume, il tecnico è considerato il primo livello professionale cui associare una preparazione universitaria. L’università svolgerebbe pertanto anche un ruolo formativo professionalizzante. Nel riferirci ai saperi del tecnico, non includiamo esclusivamente le conoscenze tecniche, come quelle ingegneristiche o statistiche, o le conoscenze scientifiche tradizionali, come la matematica, la fisica, la chimica, la geologia, ecc.. La specializzazione che ha accompagnato lo sviluppo della produzione e dei servizi ha cambiato anche la definizione di “professione tecnica”. Per esempio, tra le professioni tecniche bisogna includere anche quella dell’impiegato, nella misura in cui impiega la sua destrezza nell’uso di strumenti elettronici per fare calcoli basilari, sistematizzare informazioni recuperate da Internet e altre fonti, archiviare e ritrovare negli archivi, tenere rapporti scritti o verbali con clienti e fornitori, eventualmente in una lingua straniera, scrivere rapporti multimediali in un italiano corretto12. La tecnologia ha trasformato l’impiegato da burocrate a tecnico. La qualificazione culturale e tecnica degli impiegati ne rende appropriata la formazione universitaria. Forse un giorno si rinominerà anche questa figura professionale in modo più appropriato rispetto alla mera descrizione della posizione professionale che oggi accomuna quasi tutti i laureati. L’attività di ricerca empirica sulle professionalità che operano nel terziario avanzato acquisisce un significato compiuto nel momento in cui, proprio a partire dalla realtà del lavoro, dà spunti per inferire sui contenuti e sui modi per meglio preparare le professionalità nella scuola, nell’università e nella formazione postuniversitaria. Questo volume si può, infatti, considerare un altro spunto per avviare una riflessione sui modi in cui il mondo del lavoro e quello della formazione possono iniziare un dialogo più sistematico e di sostanza di quello cui si assiste oggi. Non si può aspettare che eventuali carenze di competenze si riempiano solo perché l’economia reale aborrisce il vuoto e prima o poi una soluzione si trova. - 11 Isfol (1987) Repertorio delle Professioni, Istituto Poligrafico dello Stato, Roma; Isfol (2008) Nomenclatura e classificazione delle unità professionali, Isfol, Roma. 12 Si veda a questo proposito Fabbris (2005) Il repertorio delle professioni dell’Università di Padova, Cleup, Padova X Per svolgere le ricerche, si è attinto ad un finanziamento PRIN del Ministero dell’Università e della Ricerca e a cofinanziamenti delle Università di Padova e Milano-Bicocca. Per realizzare alcuni studi di settore si è attinto ad un finanziamento dell’Unioncamere e dell’Unioncamere del Veneto e alla collaborazione dell’ANCI .- Associazione Nazionale Comuni Italiani. Tutte le ricerche sono state, però, realizzate “in economia”, con sacrificio dei ricercatori che hanno partecipato in prima persona alla rilevazione e all’analisi dei dati. I curatori rendono sentitamente merito agli imprenditori e ai dirigenti per la collaborazione prestata alle ricerche, ai ricercatori e agli studenti, ora laureati, che hanno collaborato alle attività d’indagine e all’analisi statistica dei dati e agli autori delle memorie scientifiche qui riportate per lo sforzo profuso nel condurre e descrivere le ricerche. I curatori tengono a far sapere che ogni articolo è stato valutato da almeno due referee e conseguentemente revisionato, talvolta in più passaggi. I referee sono stati scelti dai curatori primariamente tra i membri del Comitato scientifico del progetto13. I curatori colgono l’occasione per ringraziare i valutatori per la preziosa attività svolta. I curatori 13 Il Comitato scientifico era composto da: prof.ssa Enrica Aureli Cutillo dell’Università di Roma “La Sapienza”, prof.ssa Simona Balbi dell’Università di Napoli “Federico II”, prof. Franco Bressan dell’Università di Verona, prof.ssa Marisa Civardi dell’Università di Milano-Bicocca, dott.ssa Giuliana Coccia dell’ISTAT, prof. Luigi Fabbris (coordinatore) dell’Università di Padova, prof. Antonio Pacinelli dell’Università di Chieti-Pescara, prof. Nicola Tedesco dell’Università di Cagliari, prof. Ernesto Toma dell’Università di Bari, prof.ssa Susanna Zaccarin dell’Università di Trieste. Indice 1. Esiti universitari e fabbisogni professionali: verso un’armonizzazione Tuning University Outcomes and Job Needs Marisa Civardi, Franca Crippa 2. Pag. 1 La professionalità nelle imprese di ricerca e selezione di personale del Veneto Competencies for the Veneto HR Selection and Recruitment Agencies Roberta Rosa, Gilda Rota 3. “ 17 “ 31 “ 65 “ 79 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali Professional, Occupational and Educational Profiles of Experts on HR Improvement or HR Management Luigi Fabbris, Cristiano Vanin 4. La professionalità nelle imprese di consulenza a fini amministrativi per le imprese nel Veneto Administrative Consultancy Offices for the Veneto Industries Roberta Rosa, Gilda Rota 5. Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani The Technical Offices in the Veneto District. Competencies and Employment, Today and Tomorrow Luigi Fabbris, Paolo Costa, Claudio M. Oliveira 6. Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza Professional Figures in the Veneto Industries that Provide Certification and Consulting Services for Quality, Environment and Safety Management Erica Bezzon, Gilda Rota 7. “ 119 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing Designing Graduates’ Optimal Educational Pathways for Commercial and Marketing Services Marisa Civardi, Paola Zappa, Emma Zavarrone “ 141 XI 8. Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Professional Figures and Employment Perspectives of the Market Research Institutes in the Veneto District Luigi Fabbris, Paolo Costa, Roberto Polegato 9. “ 193 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto Employment and Professionalism in the Veneto Advertising Agencies Erica Bezzon, Gilda Rota 10. “ 237 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Activities and Professional Figures in the Veneto Companies that Organize Meetings and Expositions Luigi Fabbris, Erica Bezzon, Roberta d’Acunto, Roberto Polegato, Gilda Rota 11. “ 261 Fabbisogno professionale e formativo del personale dirigente dei comuni del Veneto Professional Profiles and Possible Education of City Managers of the Veneto Communes Mario Bolzan, Marco Marson, Piero Selle, Nicola Verza “ 311 Esiti universitari e fabbisogni professionali: verso un’armonizzazione Marisa Civardi, Franca Crippa1 Università degli Studi di Milano-Bicocca Riassunto. La massimizzazione delle possibilità di inserimento dei neolaureati nel mercato del lavoro è un elemento costitutivo della programmazione dell’offerta formativa, in modo particolare, di un corso di laurea triennale. In questa nota affrontiamo il problema dell’armonizzazione, in termini quantitativi, dell’offerta di laureati con il fabbisogno di figure professionali espresso dal mercato del lavoro e perveniamo ad una formulazione che ingloba esplicitamente nei piani degli studi di un corso di laurea i “saperi” richiesti dal mercato del lavoro alle figure professionali specificate nel relativo ordinamento e, conseguentemente, assegna ad ogni figura un peso di rilevanza proporzionale anche all’ammontare numerico della previsione di richiesta di queste figure quale risulta dai dati Excelsior. Parole chiave: Sistema di pesi; Probabilità di occupazione; Fabbisogno professionale; Formazione universitaria. 1. Introduzione La conoscenza dei fabbisogni occupazionali del sistema produttivo (Bresciani et al., 1992) è un elemento chiave per la predisposizione di interventi formativi in ambito universitario in termini di numerosità e specificità delle figure professionali richieste. Sinora, nondimeno, i dati sulle prospettive d’impiego non sempre sono stati messi pienamente a frutto nell’orientamento e nella programmazione universitari, nonostante che le istituzioni comunitarie, nell’ambito di una strategia comune per l’occupazione, assegnino alta priorità alla previsione di tali fabbisogni2 (Eurostat, 1 Il presente lavoro è stato finanziato nell’ambito del progetto “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR. Coordinatore nazionale è Luigi Fabbris, coordinatore dell’Unità di ricerca di Milano-Bicocca è Marisa Civardi. La nota è stata redatta da: M. Civardi per i Paragrafi 2 e 4 e da F. Crippa per i Paragrafi 3, 5 e 6. I Paragrafi 1 e 7 sono opera comune delle due autrici. 2 Tra le normative europee sul tema, si ricordano la Risoluzione del Consiglio dell’UE del 13 luglio 2001 sul ruolo dell’istruzione e della formazione nelle politiche connesse all’occupazione, GUCE C 2 Esiti universitari e fabbisogni professionali: verso un’armonizzazione 2003; ISTAT, vari anni). La riflessione comunitaria respinge la declinazione a ‘doppio binario’ del recente passato, basata sulle due direttrici del sistema d’istruzione e del mercato del lavoro, a favore di una prospettiva unitaria che tratti organicamente il bisogno di conoscenze nel quadro del diritto allo studio e il fabbisogno di formazione nell’ottica dei processi di inserimento lavorativo (Isfol, 2003). Nell’analizzare i fabbisogni di figure professionali diventa quindi prioritario identificare sia gli strumenti necessari per lo sviluppo di professionalità specifiche sia i fattori d’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Questo processo è necessario per coordinare gli interventi sul versante occupazionale con quelli sull’istruzione e sulla formazione. In Italia, esperienze significative sul tema di fabbisogni di figure professionali, oltre che dall’Unioncamere, sono state condotte dagli organismi bilaterali (organizzazioni sindacali e datoriali), tra i quali l’Organismo bilaterale per la formazione (costituito dalla Confindustria e dalle organizzazioni sindacali) e l’Ente bilaterale degli artigiani (costituito dalle confederazioni artigiane). Tali esperienze, in quanto realizzate nell’ambito della convenzione-quadro stipulata nel 1996 tra Ministero del lavoro, regioni e parti sociali con l’obiettivo di individuare modelli e modalità per la rilevazione permanente dei fabbisogni professionali e formativi, si inseriscono in una cornice istituzionale nella quale la valutazione quantitativa dei fabbisogni professionali espressi dal mercato del lavoro è elemento imprescindibile nella programmazione operata dai sistemi formativi superiori. Scopo della presente nota è esplorare fonti e metodi affinché la definizione dei profili formativi delle lauree triennali possa avvalersi dell’informazione quantitativa della richiesta di laureati per posizione occupazionale, nel quadro di un approccio integrato che associ esplicitamente i “saperi” richiesti dal mercato del lavoro alle figure professionali da inserire negli specifici settori di attività economica. Civardi et al. (2008b) parlano, a tal proposito, di “ricetta di produzione del laureato”. Il riferimento alla ‘produzione’ focalizza l’attenzione sul ruolo attivo dei sistemi formativi e porta all’introduzione, in tale ricetta, dell’effettiva richiesta delle figure lavorative, nello spirito del DM 270/04. Come è noto, infatti, questo Decreto pone l’accento sulla ricerca di coerenza tra l’offerta formativa progettata dalle università e le reali esigenze del mercato del lavoro. In particolare, dà rilevanza alla fase progettuale dei corsi di studio, sottolineando la necessità che il sistema universitario guardi sempre più verso le dinamiche reali del mercato del lavoro, le analizzi e le ponga al centro del dibattito sui contenuti dell’offerta formativa. 204 del 20/07/01; la Risoluzione del Consiglio dell’UE del 19 dicembre 2002 sulla promozione di una maggiore cooperazione europea in materia di istruzione e formazione professionale, GUCE C 13 del 18/01/03. Professionalità nei servizi per le imprese 3 Chi elabora l’offerta di un corso di laurea deve quindi scegliere una composizione di insegnamenti – in termini di tipologia di settori scientificodisciplinari e di numero di crediti assegnati a ciascuno di essi – tale da formare effettivamente i profili professionali indicati nell’offerta. Solo in questo modo, infatti, è possibile massimizzare la probabilità per i neolaureati di trovare un impiego adeguato e coerente con la formazione ricevuta. Affinché quest’ultimo importante obiettivo si realizzi, il sistema universitario deve compiere alcuni passi nella direzione del mercato del lavoro. Una volta definita l’ambito economico per il quale s’intende preparare lo studente, se ne esaminano le caratteristiche, si individuano i profili professionali che vi operano e le competenze richieste e si includono i profili nell’ordinamento del corso di laurea. Questo approccio tende pertanto ad armonizzare, nel disegno dell’offerta universitaria, la maturazione delle aspirazioni professionali con la loro effettiva realizzabilità, così da promuovere, tutelare e valorizzare risorse e investimenti in istruzione delle giovani generazioni. Il fenomeno della sottoccupazione intellettuale (overeducation), intesa come l’inserimento in posizioni lavorative caratterizzate da qualifiche e competenze inferiori a quelle maturate nell’iter formativo dei giovani laureati, è un detrimento per il patrimonio di risorse umane delle giovani generazioni (McGuinness, 2006). Parimenti pregiudizievole è il fenomeno del divario (mismatch) tra domanda e offerta di lavoro qualificato (Pietro e Urwin, 2006; Mariani e Zavanella, 2008) che si verifica a causa della caratterizzazione e della localizzazione territoriale delle figure professionali. 2. Fabbisogni professionali e programmazione universitaria La forbice esistente tra il numero di laureati e le posizioni lavorative loro offerte presenta ampiezze diverse secondo i corsi di laurea. L’annullamento del divario esistente, o quantomeno la sua riduzione, richiede che le finalità della formazione siano coerenti con quelle dell’accessibilità al mondo del lavoro (Palomba et al., 2003; Cedefop, 2001). In linea con questo orientamento, gli obiettivi di coerenza progettuale e di coerenza effettiva tra profili formativi e profili professionali sono stati affrontati (Civardi et al., 2008a) partendo dalle informazioni ottenibili dal sistema O*Net3 e integrandole nella cornice della Social Network Analysis (SNA), 3 O*Net è una piattaforma, disponibile gratuitamente on-line, contenente informazioni sulle caratteristiche occupazionali del mercato del lavoro statunitense. Il database di O*Net è aggiornato con continuità sulle caratteristiche degli occupati (worker) e delle occupazioni o profili professionali (work o job). Per maggiori dettagli sulle caratteristiche di O*Net si rimanda a Civardi et al. (2008a). 4 Esiti universitari e fabbisogni professionali: verso un’armonizzazione così da associare, a ciascun profilo professionale identificato per un settore di attività economica, i “saperi” associati ai settori scientifico disciplinari (SSD) che raggruppano le discipline (insegnamenti e altre attività didattiche) da inserire nel regolamento del corso di laurea. Dal database O*Net sono stati individuati i profili professionali più importanti per la specifica area di attività economica in base alla “relevance” (RS). La relevance di una professione è la sua pertinenza rispetto al settore di attività economica indagato, esprimibile con un punteggio su una scala da 0 a 100. Digitando in O*Net le parole chiave che caratterizzano il settore di attività di interesse, si ottiene la lista degli n profili professionali pertinenti, ordinati in senso decrescente in base al punteggio di relevance. Al fine di individuare i profili professionali che realmente caratterizzano il settore, è necessario fissare un valore minimo di relevance. Per ogni profilo professionale, si determina un vettore di punteggi di relevance. Poiché il punteggio, per costruzione, non tiene conto della posizione occupata dalla professione all’interno del settore, l’analisi univariata trascura di fatto le relazioni tra professioni in termini di condivisione di saperi. Nella misura in cui è plausibile considerare le occupazioni come parte di un sistema a rete, sarà anche possibile integrare i punteggi di relevance di O*Net con le reti identificate tramite la Social Network Analysis. Un settore può essere, infatti, visto come un insieme di professioni interrelate e l’esame della posizione occupata da una professione all’interno del settore permette di meglio comprenderne il ruolo. Il trasformare le prossimità tra professioni in una matrice di adiacenze4 rende possibile rappresentare graficamente ogni settore e le relazioni di similarità tra i profili in esso contenuti, ottenendo un network i cui nodi sono le professioni che, se esiste mutua similarità, sono collegate fra loro da una linea, senza direzione né valore. La successiva analisi dei dati relazionali fornisce indicazioni utili sia a descrivere il settore sia a correggere, nella progettazione dell’offerta formativa, il peso assegnato a ciascuna occupazione. Si perviene così alla determinazione di un vettore di punteggi corretti. Questo vettore, integrato con le informazioni fornite dalla SNA, quantifica la diversa rilevanza delle professioni nel settore di attività. In questa nota si propone uno strumento analitico di smorzamento delle possibili deviazioni del Relevance Score corretto, cioè delle sovra o sotto rappresentazioni delle effettive possibilità d’inserimento dei neolaureati in occupazioni coerenti con il titolo conseguito. L’obiettivo è quello di rispettare la coerenza numerica tra il numero di laureati e quello dei profili richiesti. Per divenire 4 Si tratta di una matrice quadrata (n x n) le cui righe e colonne sono intestate agli nr profili professionali del settore (Galtung, 1967; Wasserman e Faust, 1994), Il generico elemento aij, all’incrocio fra i profili i-esimo e j-esimo, assume valore 1 se tra i due profili esiste la relazione di prossimità e 0 altrimenti. Le celle sulla diagonale sono lasciate vuote. Professionalità nei servizi per le imprese 5 coerenti con la realtà produttiva, i risultati conseguiti mediante la SNA devono essere perfezionati attraverso il confronto con l’effettiva richiesta di queste professioni da parte del mercato del lavoro. Ciò richiede l’introduzione di un sistema di pesi per riequilibrare la rilevanza delle professioni alla luce dell’occupabilità delle figure nel momento storico e nel territorio cui sono destinate. La variabile di ponderazione è il fabbisogno professionale relativo delle imprese: i pesi sono pertanto funzione della probabilità che le imprese assorbano le figure professionali. Questa ponderazione è detta di seconda approssimazione perché segue quella che consente il passaggio dal punteggio di relevance grezzo a quello corretto. 3. Le fonti per la stima dei fabbisogni professionali I pesi di seconda approssimazione discendono dalla composizione della richiesta quantitativa dei profili professionali, che si prevede le imprese effettueranno nell’intervallo temporale (t, t+1), in genere l’anno di calendario a venire. Tale informazione non è ricavabile tout court dai dati occupazionali relativi al tempo più recente, tra gli altri, quelli della rilevazione sulle forze di lavoro dell’ISTAT. Queste ultime, infatti, riflettono la storia recente delle aziende, ma non considerano le previsioni e la pianificazione interne loro proprie. La quantificazione dei dati legati alle strategie occupazionali delle aziende è, invece, attuata da Unioncamere (1998) in collaborazione con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali e con il Fondo sociale europeo con la rilevazione annuale che alimenta il Sistema Informativo Excelsior, il sistema permanente per l’occupazione e la formazione. I dati di Excelsior provengono dalle camere di commercio, da archivi amministrativi e da interviste realizzate direttamente su oltre 100.000 imprese con almeno un dipendente, classificate per settore economico e tipologia dimensionale. Alle imprese intervistate si chiede di rendere noto in modo analitico il proprio fabbisogno di occupazione a breve-medio termine. Le interviste condotte da Excelsior sugli imprenditori consentono di ottenere le previsioni sui flussi di entrata e uscita dei lavoratori dipendenti ed i profili professionali ricercati dalle imprese, con dettaglio sulle caratteristiche delle assunzioni, sulle professioni, sui settori e sulla loro ripartizione territoriale. Excelsior si occupa anche della specificazione di una nomenclatura, raccolta nel corrispondente dizionario delle figure professionali, comparabile con altre fonti e classificazioni ufficiali e nel contempo sufficientemente flessibile per recepire le evoluzioni del mondo del lavoro. A partire dal 2002, le professioni elementari sono classificate secondo la classificazione europea ISCO-88 (International Standard Classification of Occupation), il cui ente promotore è l’International Labour Office 6 Esiti universitari e fabbisogni professionali: verso un’armonizzazione (ILO) di Ginevra. In alcuni casi, le descrizioni associate a determinati codici sono diverse da quelle dell’ISTAT, sia al fine di renderle più esplicite, sia per sottolineare eventuali caratteristiche del fenomeno osservato, sia, ancora, per effettuare integrazioni relative a gruppi professionali poco sviluppati. Tabella 1. Assunzioni previste di figure professionali O*Net del settore Ricerche di mercato e quote percentuali delle stesse rispetto alle assunzioni complessive previste per: a) il settore, b) i tre sub-settori (Ricerche di mercato, Pubblicità, Organizzazione di fiere ed eventi), c) l’intero settore ATECO74 (Fonte: nostra elaborazione di dati Excelsior) Figure professionali Responsabile commerciale Responsabile di progetto nei servizi Assistente tecnico clienti Direttore commerciale Esperto di analisi di mercato Addetto a paghe e contributi Addetto alla selezione del personale Addetto all’amministrazione Addetto alla consulenza fiscale Addetto alla contabilità Addetto all’inserimento dati Progettista settore metalmeccanico Programmatore informatico Responsabile budget e controllo Segretaria polivalente Addetto movimento merci e affini Numero di assunzioni % sul numero totale di assunzioni n 14 5 60 1 11 1 8 20 9 7 3 2 1 1 15 11 168 - a quote % b c 8,33 2,98 35,71 0,60 6,55 0,60 4,76 11,90 5,36 4,17 1,79 1,19 0,60 0,60 8,93 6,55 168 100 2,50 0,89 10,73 0,18 1,97 0,18 1,43 3,58 1,61 1,25 0,54 0,36 0,18 0,18 2,68 1,97 333 30,0 0,07 0,02 0,29 0,00 0,05 0,00 0,04 0,10 0,04 0,03 0,01 0,01 0,00 0,00 0,07 0,05 3651 0,83 Per ampiezza e profondità di campo d’indagine, Excelsior si presenta come uno degli strumenti principali per la conoscenza dell’andamento congiunturale del mercato del lavoro e delle relative modifiche strutturali in termini di professioni emergenti e di fabbisogni formativi. Basti considerare, al riguardo, come le informazioni dallo stesso prodotte siano parte costitutiva del “Sistema nazionale per Professionalità nei servizi per le imprese 7 l’osservazione permanente dei fabbisogni” 5. Tale sistema raccoglie i dati qualitativi, quantitativi e previsionali sulle prospettive annuali di assunzione definite da Excelsior insieme ai risultati delle indagini nazionali sui fabbisogni realizzate negli ultimi anni dalle parti sociali costituite in organismi bilaterali e alle previsioni settoriali di occupazione nel medio termine dell’Isfol. Excelsior è, dunque, una scelta ineludibile per la messa a punto e la convalida del sistema di ponderazione di seconda approssimazione. La distribuzione delle richieste occupazionali per figura professionale, mutuata come sistema di pesi, è suscettibile di affinamenti anche metodologici, cui si fa cenno nelle note conclusive. Nel seguito, si assume la Regione Lombardia come l’ambito territoriale di assorbimento di laureati nei tre sub-settori delle Ricerche di mercato, dell’Organizzazione di fiere ed eventi e della Pubblicità, appartenenti al settore 74 dei servizi avanzati alle imprese della classificazione Ateco6 2007 (Tab. 1). 4. L’occupabilità nel sistema di pesi Nel presente lavoro, le possibilità occupazionali delle specifiche figure professionali sono espresse in funzione delle previsioni del Sistema Excelsior. Il percorso a ritroso, che parte dall’analisi delle richieste di competenze espresse dal mondo del lavoro all’università (Civardi, et al. 2008b), per arrivare all’individuazione dell’insieme di conoscenze necessarie per lo sviluppo della competenza, è antecedente a questo tragitto. Nel seguito, si farà uso delle seguenti notazioni: nr, i profili professionali del settore di attività r-esimo che l’università indica come sbocco occupazionale dei laureati del corso di laurea; CRSr, il vettore di dimensione (nr,1) dei pesi corretti CRSi degli nr profili professionali; l’elemento CRSr(i,1) rappresenta il Relevance Score Corretto assegnato al profilo professionale i-esimo appartenente al settore di attività r; 5 Il “Sistema nazionale per l’osservazione permanente dei fabbisogni” é un’azione del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nell’ambito della programmazione del Fondo Sociale Europeo (FSE) 2000-2006 (Isfol, 2003). 6 ATECO è il sistema classificatorio delle attività economiche, predisposto dall’Istat come versione nazionale della classificazione NACE definita e approvata in ambito europeo (Rev. 1.1). In questo lavoro ci si riferisce alla classificazione NACE-Rev.1.1 approvata con Regolamento della Commissione n. 29/2002, pubblicata sull’Official Journal of the European Communities Serie L. n.45 del 10/1/2002. L’aggiornamento della classificazione delle attività economiche è l’ATECO 2007, entrato in vigore l’1/1/2008. La nomenclatura europea è detta NACE rev.2 (Official Journal del 30/12/2006, Regolamento (CE) n. 1893/2006 del PE e del Consiglio del 20/12/2006). 8 Esiti universitari e fabbisogni professionali: verso un’armonizzazione ASRr, il vettore di dimensione (nr,1) del numero di posizioni lavorative previste dalle aziende nel settore di attività r per ognuno degli nr profili professionali (forecasted job) del settore r; AS3r, il vettore di dimensione (nr,1) del numero di posizioni lavorative previste dalle aziende nei tre settori di attività per ognuno degli nr profili professionali (forecasted job) del settore r; ASTr, il vettore di dimensione (nr,1) del numero di posizioni lavorative previste dalle aziende nel totale dei settori ATECO74 per ognuno degli nr profili professionali (forecasted job) del settore r; TASRr = 1’ ASRr il numero totale di posizioni lavorative previste nel settore r, 1’ essendo il vettore riga unitario di dimensione nr; TAS3r = 1’ AS3r il numero totale di posizioni lavorative previste nei tre settori; TASTr = 1’ASTr il numero totale di posizioni lavorative previste nel totale dei settori ATECO74; MASRr = 1 TASRr/nr il vettore di dimensione nr i cui elementi sono il numero medio di posizioni lavorative previste nel settore r per ciascuno degli nr profili. 1 è il vettore colonna unitario di dimensioni nr; MAS3r = 1 TAS3r/nr il vettore di dimensione nr, i cui elementi costituiscono il numero medio di posizioni lavorative previste nei tre settori per ciascuno degli nr profili; MASTr = 1 TASTr/nr il vettore di dimensione nr i cui elementi costituiscono il numero medio di posizioni lavorative previste nel totale dei settori ATECO74 per ciascuno degli nr profili. Per ogni profilo professionale, i pesi di primo livello, CRSi, devono essere riproporzionati così da inflazionarli o deflazionarli in accordo con le richieste espresse dalle aziende. Il numero di profili professionali interessati è determinato dalle professioni corrispondenti al settore delle Ricerche di mercato, scelto come esempio. Il riproporzionamento richiede che si espliciti numericamente l’assunto, sotteso al vettore CRS, che tutti i profili siano equamente richiesti. L’entità dell’aumento o della riduzione dei pesi CRSi originari sarà allora commisurata allo scostamento, in termini relativi, dalla situazione di uniformità. Si determinano, alternativamente: FJRr =1+[ASRr-MASRr]/0,5TASRr [1] il vettore di dimensione (nr,1) della prima variante del sistema di pesi di Professionalità nei servizi per le imprese 9 ponderazione di seconda approssimazione7. [2] FJ3r=1+[AS3r-MAS3r]/0,5TAS3r il vettore di dimensione nr della seconda variante del sistema di pesi di ponderazione di seconda approssimazione. FJTr=1+[ASTr-MASTr]/0,5TASTr [3] il vettore di dimensione nr della terza variante del sistema di pesi di ponderazione di seconda approssimazione. Nella trattazione che segue, per semplicità, s’indicherà con FJr il vettore del sistema di pesi di seconda approssimazione scelto. In base alle formule [1]÷[3], ogni elemento di FJr sarà pari a 1 se il numero di assunzioni previste per il corrispondente profilo professionale è uguale a quello medio (rispettivamente, del settore, dei tre settori, del totale ATECO74). Sarà minore di 1 se il numero di assunzioni previste per il profilo è minore di quello medio, maggiore di 1 se il numero di assunzioni previste per il profilo è più elevato di quello medio. Con riferimento alla prima variante (FJRr), il peso minimo si verifica in corrispondenza dei profili per i quali sono previste zero assunzioni (elemento ASRr(i)=0) e sarà 1-MASRr(i)/0,5TASRr=1-1/0,5nr. Il peso massimo si ha, invece, nel caso limite in cui tutte le assunzioni previste riguardino il solo profilo i-esimo così che si ha ASRr(i)=nr e ASRr(j)=0 per ji; il valore del peso del profilo i-esimo è, in questo caso, pari a 3/2-1/0,5nr. La sintesi numerica dei due livelli di ponderazione si ottiene moltiplicando ogni elemento del vettore CRSr (nr,1) per il corrispondente elemento del vettore FJr (nr,1), determinando in questo modo il vettore RSDr di dimensione (nr,1): RSDr= CR̂S r x FJr essendo CR̂Sr la matrice diagonale formata dagli elementi del vettore CRSr. Un elemento RSDr(i) rappresenta il peso finale da assegnare al profilo professionale iesimo. 5. Scelte operative e criticità della procedura Per determinare il vettore RSDr, i vettori CRSr e FJr devono avere la stessa dimensione. Ciò comporta che, per il settore r, il numero di profili professionali per i quali sono previste posizioni lavorative coincide con quello delle professioni 7 Generalmente, nr>1 poiché i profili professionali indicati nell’offerta formativa sono più d’uno. Pertanto, sarà FJRr>1 per i profili per i quali sono richieste più posizioni di quella media e 0< FJRr<1 per i profili per i quali sono richieste meno posizioni di quella media. Nel caso limite in cui nr=1, sarà: ASRr(1,1)=TSRr=MASr(1,1) e, pertanto, FJRr=1. 10 Esiti universitari e fabbisogni professionali: verso un’armonizzazione considerate dagli atenei. Se la selezione dei profili che ha condotto alla determinazione del vettore CRSr si fosse potuta basare sul Sistema Nazionale di Osservazione Permanente dei Fabbisogni Professionali (Isfol, 2008), questo requisito risulterebbe soddisfatto sotto il profilo del numero di professioni e della loro nomenclatura. Infatti, i dati concernenti le 811 unità professionali individuate dal Sistema si riferiscono al mercato del lavoro italiano. Tuttavia, il sistema Isfol non è ancora completo e il vettore CRSr è stato determinato ricorrendo ad O*Net. D’altro canto, proprio il Sistema Excelsior è alla base del vettore FJr nella ponderazione di secondo livello qui discussa. Per questa ragione, per la costruzione del vettore FJr è necessario che i profili professionali delle previsioni Excelsior siano ricondotti a quelli contenuti nel vettore CRSr, in corrispondenza bigettiva (Taylor et al., 2008). Figura 1. Equivalenze fra O*Net ed Excelsior: a) equivalenza 1:1, b) equivalenza ‘indistinta’, ovvero senza il medesimo grado di specializzazione, c) corrispondenza di una singola professione con più professioni, d) possibili equivalenze molti a molti Professionalità nei servizi per le imprese 11 Nel complesso, con riferimento all’attività delle ricerche di mercato, il confronto fra le professioni dei sistemi Excelsior e O*Net pare accettabile poiché le due nomenclature sono generalmente affini. La costruzione del sistema di equivalenze solleva alcune questioni sia di metodo sia operative. In primo luogo, il numero di profili espressi dalle previsioni Excelsior non è necessariamente coincidenti con quelli O*Net: nel settore delle Ricerche di mercato, per il 2006, le professioni sono 67, mentre quelle di O*Net sono 68. Le criticità nella corrispondenza scaturiscono anche dalla diversità dei dizionari. La corrispondenza uno ad uno richiede un intervento critico non scevro da discrezionalità. Al riguardo, si riportano alcuni casi esemplificativi, sempre con riferimento al settore in oggetto (Fig.1). In primo luogo, può non esservi corrispondenza: è il caso della figura “attuario”, presente in O*Net ma non in Excelsior. Può, inoltre, far difetto la nomenclatura, come nel caso dello psicologo di relazioni industriali che corrisponde allo psicologo del lavoro nel caso italiano. Oppure sono necessari interventi del ricercatore per trovare la corrispondenza tra professioni definite con diverso grado di specializzazione. Tra le altre, nel settore in questione, ad una professione O*Net possono corrispondere fino a sei professioni Excelsior e ad una professione Excelsior corrispondono fino a tre professioni O*Net. Oppure, ancora, le corrispondenze possono essere del tipo “molti a molti”, vale a dire che un certo numero di professioni di un sistema classificatorio corrisponde un numero di professioni di un altro sistema. Non va neppure dimenticato che ci possono essere ostacoli alla costruzione di serie storiche di dati previsivi Excelsior, a causa delle modificazioni subite nel corso degli anni dalla denominazione, dalla definizione e dalla codifica delle professioni nella ricerca Excelsior. 6. La massimizzazione dell’occupabilità L’ottimizzazione sia del numero dei laureati che trovano occupazioni coerenti con il proprio iter formativo, sia del tempo impiegato per trovare un’occupazione, è un obiettivo rilevante delle politiche universitarie. La ponderazione di seconda approssimazione qui proposta è uno strumento analitico duttile rispetto alle scelte esplicitate dalla governance d’Ateneo. Infatti, le tre alternative di ponderazione proposte fanno riferimento al numero di posizioni lavorative previste dalle aziende per ciascun profilo professionale. Abbiamo proposto tre possibili scenari: il primo considera il totale delle assunzioni effettuate nel settore oggetto di studio (nel nostro caso, Ricerche di Esiti universitari e fabbisogni professionali: verso un’armonizzazione 12 mercato), il secondo l’unione di sub-settori (le Ricerche di mercato, la Pubblicità e l’Organizzazione di fieri ed eventi), il terzo l’intero settore dei servizi avanzati alle imprese. Spetta agli organi di governo dell’ateneo il compito di indicare i settori di sbocco nel mercato del lavoro dei propri laureati secondo tre distinte prospettive: massimizzare l’occupabilità in tutto il settore Ateco74, nell’aggregazione dei tre settori, uno solo d’essi (Fig. 2). Figura 2. Peso di alcune professioni O*Net in ognuno dei tre settori e nel complesso dei restanti settori Ateco74 sondaggi e ricerche di mercato pubblicità 0rganizzazione di eventi altri Ateco 100% 80% 60% 40% 20% 0% i nt ie cl a nz ste le si na as so i to er ist et lp e qu dd de ion ac A to ne raz o et sti ist dd in ge A m o e ic m al ci cn ll'a e er Te o a on m t zi et om ett a dd e c A og r to pr ra i le pe abi o st O at ui s c cq on er a m sp li e i e ag i d Re nl al oa to is ci rs et al er pe m an dd m d' A el co e d rto pe bile ion ivo t z a Es e s ra l on se nist sp i la m al Re to am e et le al dd abi ci A s er on mm sp o Re re c tto ire D La prospettiva occupazionale e, coerentemente, la funzione-obiettivo, sono tanto più specialistiche quanto più si rivolgono a settori di nicchia. Il trade-off nei curricula universitari fra competenze generiche e competenze specifiche risente in misura netta, oltre che delle caratteristiche del profilo professionale e dell’ampiezza del segmento di mercato cui esso s’inserisce, anche della congiuntura economica e della dimensione delle aziende. A questo riguardo, le piccole e medie imprese chiedono al dipendente una versatilità maggiore che le grandi, dove ogni addetto ha un ruolo con specifiche mansioni. Se il segmento target è una nicchia ad elevata qualificazione, lo spazio destinato alle competenze specialistiche si dilata. Professionalità nei servizi per le imprese 13 Sul sistema formativo grava il compito, e la sfida, di pensare alla propria funzione nel preparare i giovani laureati, operando scelte prospettiche, con margini di aggiustamento duttili. A questa prospettiva si apre, come già ricordato, il dettato legislativo della 270/04, quando auspica il coinvolgimento di più attori sociali, in particolare dei protagonisti del mercato del lavoro stesso, nella programmazione della didattica. 7. Sviluppi futuri I criteri per incorporare le previsioni occupazionali dei profili professionali nella programmazione dei percorsi formativi universitari mirano ad essere riferimenti per l’orientamento e il job placement degli atenei. È ovvio che i risultati esposti in questa nota sono un punto di partenza per ulteriori sviluppi. Le basi di dati disponibili per le previsioni occupazionali nell’ambito di una regione presentano discontinuità al loro interno, in ragione delle classificazioni dei settori economici e della nomenclatura delle professioni. Il Sistema nazionale per l’osservazione permanente dei fabbisogni può dare qualità all’informazione, ampliando il numero delle basi di dati. Sia la discontinuità temporale e sia le difficoltà connesse all’integrazione di fonti paiono superabili grazie a procedure statistiche di matching. La letteratura sul matching statistico, sviluppatasi essenzialmente come risposta ad un problema di valutazione dell’impatto di trattamenti economici, ha recentemente generato interesse anche per l’integrazione di informazioni provenienti da fonti differenti (D'Orazio et al., 2002; Sisto, 2006). Infatti, le indagini, singolarmente considerate, spesso mancano delle informazioni necessarie per condurre un’analisi esaustiva sul tema d’interesse. Ne sono esempio, fra gli altri, i comportamenti di risparmio delle famiglie o la spesa in servizi sanitari, nelle quali le informazioni elementari sull’utenza, essendo condotte su sottoinsiemi della stessa, sono reperibili con indagini ad hoc, e richiedono, quindi, di combinare campioni tratti da fonti differenti. La fusione di fonti diverse è immediata se le stesse unità statistiche sono oggetto di rilevazione in tutte le fonti, mentre è assai più complessa se le unità statistiche sono distinte e se l’inclusione di variabili non condivise dalle fonti richiede raffinate metodologie inferenziali. Tra le diverse tecniche di forzatura di dati validi al posto di dati mancanti presenti in letteratura, e adottate dai principali istituti nazionali di statistica, l’attenzione si focalizza sulla riduzione di problemi da multidimensionali a unidimensionali, con conseguente riduzione del costo dell’operazione. 14 Esiti universitari e fabbisogni professionali: verso un’armonizzazione Al riguardo, il cosiddetto propensity score (Rubin, 1974; Rosenbaum e Rubin, 1983, 1984; Michalopoulos et al., 2004) è ormai diventato l’approccio predominante, rivelandosi duttile e adattabile a vari contesti. Esso è stato impiegato, nel panorama scientifico interno, in numerose analisi (Ichino et al., 2004; Biffignandi e Pratesi, 2003; Sisto, 2006). Il ricorso all’integrazione di fonti potrebbe ridurre limiti e criticità incontrate, inevitabilmente, nella costruzione del sistema di ponderazione e conferire incisività ad una procedura che si pone come scopi l’avvicinamento e l’armonizzazione fra il proiettarsi delle giovani generazioni nella dimensione occupazionale e il loro accoglimento nella compagine occupazionale. Riferimenti bibliografici BIFFIGNANDI S., PRATESI M. (2003) Potentiality of Propensity Scores Methods in Weighting for Web Surveys: A Simulation Study, Quaderni del Dipartimento di Matematica, Statistica, Informatica e Applicazioni, n. 1, Bergamo BRESCIANI P., GATTI M., TAGLIAFERRO C., TARONNA P. 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An analytical expression is forwarded so as to match some recent methodological advance that explicitly place knowledge requirements of the labour market into curricula, in order to devise the very ‘knowledge optimal mix’ for a graduate destined to a class of professions. In order to cast such a proposal into a dynamic perspective, the forecasted number of professions is suggested as a weighing variable. Therefore, the spectrum of university offer, that the Decree no. 270/04 urges to support the transition to the labour market, can be tuned in a track that matches students’ development of professional aspirations with their realization, in alternative and even new ways that help to lower the incidence of phenomena such as over-education among graduates at work. Keywords. Weighting system; Employment probability, Job needs; University education. La professionalità nelle imprese di ricerca e selezione di personale nel Veneto Roberta Rosa, Gilda Rota1 Servizio stage e mondo del lavoro, Università degli Studi di Padova Riassunto. Nella presente nota si descrive il settore della ricerca e selezione di personale desunto da una rilevazione svolta presso un campione di imprenditori veneti. Tramite interviste faccia a faccia, basate su un questionario semi-strutturato, è stata rilevata la struttura funzionale delle aziende, il personale in organico e i movimenti avvenuti di recente e previsti nei prossimi anni. Delle figure professionali “da tecnico in su” sono descritte le attività e i ruoli professionali attesi, le competenze e le doti di personalità di cui la figura professionale necessita per svolgere le attività. Parole chiave: Imprese di ricerca e selezione di personale; Competenze; Professioni; Figure professionali. 1. La ricerca Le imprese di ricerca e selezione di personale si distinguono, in base alla classificazione ISTAT (1991, 2002), in imprese di selezione, ricerca, fornitura di personale (codice ISTAT 74.50.1) e agenzie di fornitura di lavoro temporaneo (codice 74.50.2) denominate, dopo l’entrata in vigore della Legge Biagi (L. 30 del 5/2/2003 e successivo D.Lgs. 276/2003), “agenzie per il lavoro”. Su un campione di 20 imprese venete del comparto è stata svolta una ricerca empirica volta a rappresentarne le attività, le aree funzionali e le figure professionali tipiche, la consistenza del personale in servizio e di quello previsto per l’assunzione. La lista delle imprese da sottoporre a campionamento è stata formata con elenchi tratti da diverse fonti: per la categoria ricerca e selezione, si è fatto ricorso a una lista ricavata dal Sistema Infocamere delle camere di commercio; per le agenzie per il lavoro sono state utilizzate le Pagine gialle. Il campione d’imprese è stato selezionato con il metodo sistematico da liste stratificate per provincia, procedendo come segue: 1 Il presente lavoro è stato finanziato nell’ambito del progetto “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR. Coordinatore nazionale e del Gruppo di ricerca di Padova è L. Fabbris. La ricerca empirica è stata realizzata dal personale dell’Osservatorio sul Mercato Locale del Lavoro dell’Università di Padova. 18 La professionalità nelle imprese di ricerca e selezione di personale nel Veneto x le unità del primo strato provinciale sono state poste in ordine crescente rispetto al numero di addetti, quelle del secondo strato sono state poste in ordine decrescente rispetto alla stessa variabile, e così di seguito per gli altri strati provinciali, alternando l’ordinamento ad ogni successivo strato. Il criterio è detto “a serpentina” perché richiama l’immagine stilizzata di un serpente (Fabbris, 1989); x le unità campionarie sono state identificate mediante una selezione sistematica con probabilità di inclusione proporzionale al numero di addetti dell’impresa. Ciò comporta la necessità di applicare ai dati osservati pesi, di entità inversamente proporzionale alla probabilità di inclusione delle unità, al fine di ottenere stime corrette. I dati sono stati raccolti mediante interviste faccia-a-faccia, facendo somministrare da un intervistatore una serie preordinata di domande ad un responsabile della struttura contattato e documentato sugli obiettivi della ricerca. 2. Le imprese di ricerca e selezione di risorse umane Le attività delle imprese di ricerca e selezione di risorse umane sono regolate dalla Legge Biagi che pone le basi per una coesione tra servizi all’impiego privati e pubblici, definendo un unico Albo nazionale delle agenzie per il lavoro. L’Albo è suddiviso in cinque sezioni (Minlavoro-Isfol, s.d.): x Agenzie di somministrazione di lavoro generalista, ossia di tutti i tipi di lavoro; x Agenzie di somministrazione di lavoro specialistico (servizi informatici, vigilanza, pulizie, trasporto, gestione di personale, archivi, magazzini, call center, ecc.); x Agenzie di intermediazione tra domanda e offerta di lavoro; x Agenzie di ricerca e selezione di personale; x Agenzie di supporto alla ricollocazione professionale. Con somministrazione di lavoro s’intende la fornitura professionale di manodopera, a tempo indeterminato o a termine, e con intermediazione l’attività di mediazione tra domanda e offerta di lavoro, anche riguardo all’inserimento lavorativo dei disabili e dei gruppi di lavoro svantaggiati, comprensiva della raccolta dei curricula dei potenziali lavoratori, della preselezione e costituzione di relative banche dati, della promozione e gestione dell’incontro domanda e offerta di lavoro, dell’effettuazione della comunicazione di assunzione conseguente all’attività di intermediazione, orientamento professionale, progettazione ed erogazione di attività formative finalizzate all’inserimento lavorativo. Le agenzie di somministrazione si distinguono in “generaliste” e “specialistiche”, le prime sono abilitate alla somministrazione di manodopera a tempo determi- Professionalità nei servizi per le imprese 19 nato e a tempo indeterminato, le seconde solo a tempo indeterminato. Inoltre, le agenzie di somministrazione sono automaticamente abilitate all’attività d’intermediazione, ricerca e selezione, supporto alla ricollocazione professionale. La ricerca e selezione consiste nella ricerca e individuazione del candidato più idoneo a soddisfare le esigenze dell’impresa attraverso l’analisi del profilo cercato, la realizzazione di un programma di ricerca delle candidature più idonee, la valutazione dei profili individuati, l’eventuale formazione dei candidati e il loro inserimento professionale. L’attività si esplica tramite: x la definizione della posizione ricercata attraverso incontri preliminari con l’impresa committente; x la realizzazione di un programma di ricerca delle candidature più idonee; x la valutazione dei profili individuati; x l’eventuale formazione dei candidati ai fini dell’inserimento lavorativo; x l’eventuale assistenza all’azienda cliente nella prima fase dell’inserimento. Il supporto alla ri-collocazione professionale è l’attività, svolta su incarico dell’impresa committente, finalizzata alla ricollocazione nel mercato del lavoro di prestatori di lavoro, singolarmente o collettivamente considerati, attraverso la preparazione, la formazione finalizzata all’inserimento lavorativo, l’accompagnamento della persona e l’affiancamento della stessa nell’inserimento nella nuova attività. La ricollocazione, in molti casi, richiede preparazione e formazione specifica della persona o del gruppo, accompagnamento o affiancamento nello svolgimento della nuova attività. Alcune imprese di ricerca e selezione svolgono consulenza utile alla gestione delle risorse presenti in azienda: piani di carriera e sviluppo potenziale, analisi e valutazione delle mansioni e delle prestazioni del personale, pianificazione della formazione in azienda. L’esercizio dell’attività di ricerca e selezione del personale richiede l’autorizzazione ministeriale. Infatti, dal 2001, è stata avviata la procedura d’accreditamento presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. 3. Breve storia statistica delle imprese di ricerca e selezione Le imprese di ricerca e selezione di risorse umane svolgono funzioni mirate ad acquisire e a gestire le risorse umane necessarie alle imprese. Dalla base di dati normalizzata dell’ISTAT abbiamo estrapolato il numero di unità locali e addetti ai censimenti dal 1971 al 2001. Nel censimento del 1971 e 1981 il numero di addetti e unità locali di questo comparto è nullo. Ciò dipende dal fatto che proprio in quegli anni era stato introdotto il nuovo codice ATECO che identificava le attività di ricerca, sele- 20 La professionalità nelle imprese di ricerca e selezione di personale nel Veneto zione, fornitura e supporto al ricollocamento di personale. Negli anni precedenti, le imprese che svolgevano questa attività venivano censite in altre categorie economiche, come le consulenze. Nel 1991, si registravano in Italia 654 unità locali. Di queste, la maggior parte era insediata nelle regioni nord-occidentali. Il restante era collocato geograficamente nell’Italia nord-orientale (160 unità), centrale (87 unità), meridionale (40 unità), insulare (22 unità). I 3.671 addetti impiegati nel 1991 si distribuivano in quantità maggiore nelle attività collocate geograficamente nell’Italia nord-occidentale, seguiva l’Italia meridionale con 1.427 addetti (Tab.1). Tabella 1. Unità locali e addetti impegnati nell’attività di ricerca e selezione del personale in Italia nel 1991 e 2001, per ripartizione geografica (ISTAT, vari anni) Ripartizione geografica Unità locali Addetti Unità locali Italia nord-orientale Addetti Unità locali Italia centrale Addetti Unità locali Italia meridionale Addetti Unità locali Italia insulare Addetti Unità locali Totale Italia Addetti Numero medio di addetti per unità locale Italia nord-occidentale 1991 345 1.471 160 374 87 346 40 1.427 22 53 654 3.671 5,6 2001 1.764 62.173 885 36.579 547 24.524 261 16.468 67 4.607 3.524 144.351 41,0 Nel 2001, il numero di unità locali si era incrementato di ben 5 volte rispetto al 1991. Di conseguenza, il numero di addetti ha subito un incremento positivo di ben 39 volte rispetto al 1991. Il numero medio di addetti per unità locale è passato da 5,6 nel 1991 a 41 nel 2001. Nel Veneto, nel 1991 il settore della ricerca e selezione impiegava 136 addetti ed era presente sul territorio con 65 unità locali. Nei 10 anni successivi, il numero di unità locali è aumentato di circa cinque volte (371), gli addetti impiegati sono passati da 136 a ben 14.639, equivalenti a 39 addetti per unità locale contro i 2 registrati nella precedente occasione censuaria (Tab.2). Nel 2001, il numero maggiore di unità locali era collocato dal punto di vista territoriale nella provincia di Padova (83 unità, 22,3% del totale delle unità) seguiva Treviso, dove erano presenti 77 unità locali (20%) per un totale di 3.203 addetti, nel- Professionalità nei servizi per le imprese 21 la provincia di Vicenza erano presenti 76 unità locali (20,5%) che impiegavano 3.282 persone, a Belluno si collocava il 2,4% delle unità e le restanti a Rovigo. Tabella 2. Unità locali e addetti impegnati nell’attività di ricerca e selezione del personale in Italia per provincia e anno di censimento (ISTAT, vari anni) Provincia Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Totale 4. Unità Locali Addetti Unità Locali Addetti Unità Locali Addetti Unità Locali Addetti Unità Locali Addetti Unità Locali Addetti Unità Locali Addetti Unità Locali Addetti 1991 0 0 25 37 0 0 11 18 9 36 8 19 12 26 65 136 2001 9 566 83 2.667 8 260 77 3.203 54 1.903 64 2.758 76 3.282 371 14.639 Struttura e dinamica delle imprese venete del comparto Le considerazioni sulla struttura e sul divenire delle imprese di ricerca e selezione di personale (Par. 4.1) sono presentate separatamente da quelle sulle agenzie per il lavoro (Par. 4.2). 4.1. Le imprese venete di ricerca e selezione di risorse umane Nelle aziende venete di ricerca e selezione di personale intervistate, il numero medio degli addetti è 3,9. Gli addetti si distribuiscono in tre aree funzionali: segreteria e amministrazione del personale, ricerca e selezione di risorse umane, commerciale. 22 La professionalità nelle imprese di ricerca e selezione di personale nel Veneto Nell’area segreteria/amministrazione, che occupa il 23,3% degli addetti, sono svolte le attività di segreteria, amministrative e contabili. Il 10% degli occupati in quest’area svolge “professioni da tecnico in su”, infatti in quest’area sono soprattutto impiegati diplomati in ragioneria oppure diplomati con maturità classica e, anche se in minima percentuale, qualche laureato in giurisprudenza (Tabelle 3 e 4). Nell’area ricerca e selezione trova occupazione il 63,7% degli addetti. In quest’area si svolgono le attività cardine dell’impresa e che implicano l’impegno di una maggior quantità di risorse umane. Il 94,2% degli addetti impiegate per queste attività sono laureati in lettere, scienze politiche, scienze della comunicazione, giurisprudenza, psicologia e anche in economia. Nell’area commerciale, dove sono svolte le attività di contatto e mantenimento delle relazioni con i clienti, si colloca il 13% degli addetti, di cui il 94% ha ruoli “da tecnico in su”. La professionalità richiesta dalle attività svolte in quest’area può necessitare di una formazione universitaria, tipicamente in ambito letterario, sociologico, giuridico, psicologico o in scienze politiche. Tabella 3. Distribuzione percentuale di addetti occupati nelle imprese di ricerca e selezione venete intervistate, per area funzionale Area Direzione Segreteria/amministrazione Ricerca e selezione Commerciale Totale Ricerca e selezione personale (n=10) = 23,3 63,7 13,0 100,0 Agenzie per il lavoro (n=10) 20,7 20,7 51,7 6,9 100,0 Tabella 4. Percentuale di addetti che occupano posizioni da “tecnico in su” delle imprese di ricerca e selezione venete intervistate, per area funzionale Area Direzione Segreteria/amministrazione Ricerca e selezione Commerciale Ricerca e selezione personale (n=10) = 10,0 94,2 94,0 Agenzie per il lavoro (n=10) 83,3 33,3 93,3 100,0 Il 62,7% delle imprese di ricerca e selezione delle risorse umane si rivolge a consulenti esterni, soprattutto per attività occasionali. Una delle attività affidata Professionalità nei servizi per le imprese 23 all’esterno è quella di “cacciare teste”, ossia di individuare profili già impiegati in altre aziende, quindi con esperienza, per posizioni importanti. A volte la consulenza può essere necessaria per valutare candidati a certe posizioni di lavoro (tra le altre, in ambito medico e farmaceutico). In alcuni casi, anche la somministrazione di test o prove psico-attitudinali ai candidati è delegata a consulenti esterni, solitamente laureati in psicologia del lavoro. Il 54,6% delle aziende, al momento dell’intervista, ospitava studenti per un periodo di stage, impiegati soprattutto con mansioni di supporto all’attività di ricerca e selezione del personale. Si trattava soprattutto di laureati in psicologia, scienze della formazione, lettere (Osservatorio sul mercato locale …, 2006). Il 66,9% delle imprese ha dichiarato che non ha nessuna difficoltà a reperire personale, il 33,1% ha incontrato difficoltà per i seguenti motivi: scarsa predisposizione agli spostamenti, competenze linguistiche scarse, mancanza di esperienza (Tab. 5). Tabella 5. Distribuzione percentuale delle imprese di ricerca e selezione venete intervistate, per difficoltà a reperire personale Difficoltà Nessuna difficoltà Qualche difficoltà Non sa Totale Ricerca e selezione personale (n=10) 66,9 33,1 = 100,0 Agenzie per il lavoro (n=10) 70,0 20,0 10,0 100,0 Tabella 6. Distribuzione percentuale delle imprese di ricerca e selezione venete intervistate per tipologia di movimenti di organico avvenuti nei 12 mesi precedenti la rilevazione Movimenti Diminuzione d’organico Solo turnover Nessun movimento Totale Ricerca e selezione personale (n=10) 12,0 29,0 59,0 100,0 Agenzie per il lavoro (n=10) 0,0 60,0 40,0 100,0 Nell’anno precedente l’intervista, il 59% delle imprese non ha registrato alcun movimento di personale, il 29% solo turnover, il 12% ha licenziato (Tab. 6). Nessuna impresa ha assunto personale in eccesso rispetto all’esistente. Nell’applicare il La professionalità nelle imprese di ricerca e selezione di personale nel Veneto 24 turnover, le imprese hanno assunto laureati in materie umanistiche e psicologia con capacità di comunicazione, doti relazionali e di riservatezza. Le previsioni d’assunzione per i prossimi due anni non sono incoraggianti: solo il 6,6 delle imprese crede di potere reclutare nuove risorse umane nel prossimo futuro (Tab. 7). Il numero medio di assunzioni per azienda previste nei due anni è di 0,2 unità di personale per azienda (Tab. 8). Tabella 7. Distribuzione percentuale delle imprese di ricerca e selezione venete intervistate, per movimenti di organico previsto nei prossimi due anni Movimenti Assunzioni Solo turnover, riduzione Nessuna variazione di personale Dipende Totale Ricerca e selezione personale (n=10) 6,6 0,0 93,0 0,4 100,0 Agenzie per il lavoro (n=10) 20,0 0,0 60,0 20,0 100,0 Tabella 8. Assunzioni previste per i prossimi 2 anni dalle imprese di ricerca e selezione venete Indicatori Numero medio di assunzioni previste sul totale delle aziende % di società di ricerca e selezione che assumeranno % di laureati sul totale delle assunzioni previste 4.2. Ricerca e selezione personale (n=10) Agenzie per il lavoro (n=10) 0,2 0,3 6,6 20,0 100,0 100,0 Le agenzie per il lavoro del Veneto Gli addetti presenti nelle agenzie per il lavoro si distribuiscono in quattro aree funzionali: direzione, segreteria e amministrazione del personale, ricerca e selezione di risorse umane, commerciale. Per descrivere le funzioni svolte all’interno delle agenzie per il lavoro, evidenzieremo solo ciò che le distingue dalle imprese di ricerca e selezione di personale. Il numero medio di addetti nelle aziende investigate è 3. I dipendenti a tempo indeterminato sul totale degli addetti sono l’86,2%, mentre la percentuale degli ad- Professionalità nei servizi per le imprese 25 detti a tempo determinato sul totale degli addetti è 13,8%. In nessun caso gli intervistati si rivolgono a consulenti esterni, tutte le attività sono svolte internamente. Nella direzione opera chi coordina il personale e le attività dell’agenzia di cui è responsabile, il Direttore di filiale. In media. Si tratta del 21% degli addetti. Nella segreteria/amministrazione, che occupa un ugual numero di addetti, sono svolte le attività fiscali, contributive, amministrative e sindacali dei dipendenti (elaborazione delle cedoline paga, fatturazione, pratiche per l’assunzione e permessi di soggiorno, comunicazioni all’ispettorato del lavoro e alla questura, gestione ferie e permessi). L’area operativa comprende l’insieme delle funzioni che mirano ad acquisire ed impiegare in modo efficiente ed efficace il personale di cui necessita un’impresacliente. Gli addetti con funzioni commerciali, le quali sono frequentemente incorporate in quelle direttive, sono circa il 79% e sono tutti laureati. Il 10% delle agenzie ospitava stagiaire a supporto della ricerca e selezione delle risorse umane. Il 70% delle agenzie per il lavoro non avverte difficoltà nel processo di reclutamento del personale, nei casi in cui si è rilevata questa difficoltà la motivazione principale è che a volte si ricercano competenze specifiche e difficili da trovare, a volte mancano caratteristiche individuali e caratteriali quali: flessibilità mentale, disponibilità, capacità di sopportare lo stress. Nel corso dei 12 mesi precedenti l’intervista, il 60% delle agenzie ha avuto del turnover, il 20% ha assunto personale. Il numero medio di assunzioni è 0,2 addetti per azienda. Tutti i neo-assunti sono laureati in materie umanistiche. Nei prossimi due anni, solo il 20% delle agenzie prevede di assumere nuovo personale. Il numero medio di assunzioni previste nel biennio è di 0,3 unità per azienda e riguarderà laureati in materie umanistiche. 5. Le professioni del settore della ricerca e selezione Nelle società di ricerca e selezione del personale che hanno fino a cinque addetti, il personale svolge le attività descritte nel Par. 4 pur appartenendo ad un’unica area funzionale. Nel seguito si descrivono le attività svolte e le figure professionali impiegate per area funzionale. 5.1 Segreteria e amministrazione Le figure professionali individuate nell’area amministrativa sono il Responsabile di filiale e l’Addetto all’amministrazione del personale. 26 La professionalità nelle imprese di ricerca e selezione di personale nel Veneto Responsabile di filiale Il responsabile di filiale sceglie, affianca, coordina e dirige il personale. È responsabile della gestione e del coordinamento di tutte le attività della filiale, del proprio personale e del raggiungimento degli obiettivi. Supervisiona le attività amministrative svolte da personale specifico, o se ne occupa lui stesso. È responsabile delle attività commerciali della filiale. In particolare si occupa dello sviluppo del portafoglio clienti e della ricerca di nuove opportunità di business. Si occupa inoltre dell’analisi dei bisogni aziendali. Pianifica le attività della filiale e coordina i gruppi di lavoro. Svolge le pratiche per le offerte di lavoro e definisce i contratti da attivare. Per le selezioni più difficili o per i clienti più esigenti, svolge anche l’attività di selezione. Inoltre, tiene i contatti con i clienti e, in alcuni casi, anche se esiste un responsabile commerciale, prende l’iniziativa di contattare potenziali clienti. Il conoscere le leggi inerenti al mercato del lavoro, il diritto del lavoro, la contrattualistica e la legislazione che regola le società interinali, è indispensabile. Deve inoltre conoscere l’organizzazione aziendale e saper individuare le competenze collegate ad ogni figura professionale, conoscere le tecniche di vendita, conoscere la lingua inglese scritta e parlata ad un buon livello e i principali strumenti informatici, il pacchetto Office, la posta elettronica, un browser per internet. Deve possedere capacità relazionali, competenze di comunicazione efficace, ascolto attivo, capacità di mediazione, capacità organizzative e di problem solving e senso di leadership. È indispensabile l’esperienza nel settore della gestione delle risorse umane. Per svolgere questa attività è opportuno il possesso di una laurea in ambito economico, giuridico o umanistico o almeno un diploma di scuola superiore con una specializzazione nell’area delle risorse umane. Addetto all’amministrazione del personale L’addetto all’amministrazione del personale si occupa di tutte le attività collegate all’amministrazione del personale, sia dipendente che consulente esterno. Per questo predispone e gestisce la documentazione inerente al rapporto di lavoro: assunzione, trasformazione e cessazione. Si occupa di tutte le pratiche di assunzione dei lavoratori, permessi in prefettura e all’ispettorato. Controlla l’orario di lavoro dei dipendenti, contabilizza le ferie e gli straordinari. Provvede all’elaborazione degli stipendi, all’emissione delle cedoline paga e a tutti i versamenti fiscali. Gestisce insomma tutti gli aspetti fiscali, contributivi, amministrativi e sindacali dei dipendenti. Svolge annualmente le attività connesse alla chiusura della contabilità del personale, si occupa dell’analisi dei costi e dei ricavi. Deve possedere una buona conoscenza amministrativa-contabile. Deve avere competenze legali di base e sui fondamenti del diritto del lavoro. È importante che conosca una lingua straniera e sia capace di utilizzare le tecnologie informatiche di Professionalità nei servizi per le imprese 27 base. Deve possedere doti di precisione, serietà, puntualità per le scadenze fiscali, disponibilità a lavorare fuori orario. Di solito, è un diplomato in ragioneria, ma potrà essere un laureato in economia, giurisprudenza o scienze politiche. 5.2 Ricerca e selezione di personale La sola figura professionale afferente a quest’area è il Responsabile della selezione. Responsabile della selezione Il responsabile della selezione definisce il profilo delle persone di cui ha bisogno un’impresa cliente. Ciò comporta un’analisi preventiva delle posizioni o dei ruoli da coprire e una valutazione delle potenzialità e delle caratteristiche personali e attitudinali dei candidati, mettendoli in relazione con la posizione da ricoprire nell’azienda. Deve, quindi, conoscere le modalità di conduzione di una job description per stilare un profilo delle competenze associate ad una posizione e definire i requisiti del candidato ideale: titolo di studio, personalità, professionalità, esperienza, ecc. Deve saper predisporre gli strumenti di comunicazione per la ricerca del personale e saper selezionare e reclutare il personale con uno screening dei curricula dei candidati. Deve saper svolgere e gestire i colloqui di selezione o di preselezione individuali e di gruppo utilizzando anche test attitudinali e di personalità. Deve presentare alle imprese-clienti i candidati selezionati descrivendone le competenze ed illustrando i motivi per i quali ha scelto un candidato piuttosto che un altro. Deve dunque saper creare, gestire e mantenere il rapporto con le aziende committenti. Tra le sue mansioni è compresa anche la gestione e il coordinamento degli altri ricercatori e selezionatori di personale, tramite l’assegnazione dei singoli casi di selezione, ed eventualmente l’affiancandoli nei casi più complessi. Costituisce titolo preferenziale una buona conoscenza della lingua inglese, sia scritta che parlata, e la conoscenza dei principali programmi informatici. Deve possedere doti dialettiche, di comunicazione, predisposizione al contatto con i clienti e all’assunzione di decisioni, serietà e professionalità e capacità di analisi psicologica e attitudinale delle persone, spirito di iniziativa e di orientamento agli obiettivi nell’operare. Per svolgere questa professione, è necessaria una laurea in ambito umanistico, economico o giuridico, con una o più specializzazioni nel campo delle risorse umane. 5.3 Area commerciale In quest’area troviamo la figura professionale del Responsabile Commerciale. 28 La professionalità nelle imprese di ricerca e selezione di personale nel Veneto Responsabile commerciale/Addetto commerciale Il responsabile commerciale è responsabile del servizio clienti di un’agenzia. La sua attività consiste nello sviluppare e monitorare il portafoglio clienti, tramite visite periodiche presso la clientela potenziale e quella già acquisita. Propone strategie di marketing e di comunicazione. Illustra ai clienti i servizi svolti dall’impresa ed i vantaggi ad essi connessi, li aggiorna su eventuali nuovi servizi e fornisce loro assistenza e cura in un’ottica di fidelizzazione. Ha inoltre il compito di monitorare il mercato e le azioni della concorrenza, partecipare alla definizione e alla realizzazione delle strategie di sviluppo commerciale, implementare le attività in modo coerente con le strategie definendo criticità e opportunità di sviluppo, monitorare i risultati commerciali attraverso strumenti di controllo (tabelle, report). È possibile che gli vengano richieste attività di formazione di altri commerciali o di ricercatori e selezionatori che potrebbero coadiuvare nell’attività commerciale. Deve conoscere il mercato e le sue tendenze, le tecniche di comunicazione, di negoziazione, di marketing e di vendita, l’organizzazione aziendale e le scienze sociali. Per quanto riguarda le competenze specifiche, deve conoscere il mercato di riferimento, la contrattualistica dei vari settori commerciali ed i termini tecnici delle diverse professioni, possedere managerialità e qualità d’approccio, padronanza delle tecniche di budgeting (capacità di fare previsioni e di analisi dei clienti). Dal punto di vista personale, deve saper lavorare in gruppo e per obiettivi, saper organizzare e pianificare il proprio lavoro, essere dinamico, puntuale e disponibile a frequenti spostamenti sul territorio provinciale. È rilevante anche la conoscenza dell’inglese, sia scritto che parlato, e del pacchetto Office, in particolare dei fogli di calcolo Excel ed Access. Per svolgere questa professione, è necessario possedere almeno un diploma di tecnico commerciale o di ragioneria, ma è largamente preferita la laurea, anche di primo livello, in ambito economico o giuridico, possibilmente con specializzazione nell’area delle risorse umane. 5. Conclusioni I dati raccolti sulle imprese che svolgono attività di ricerca, selezione e fornitura di personale per alte imprese confermano che, fino all’anno precedente l’indagine, le imprese di ricerca e selezione di personale e le agenzie interinali avevano avuto una crescita regolare anche se contenuta. Secondo gli intervistati, le ragioni sono da attribuirsi alla crisi economica che ha investito le imprese produttive. Le previsioni d’assunzione per i prossimi anni non sono incoraggianti. L’area funzionale che offre Professionalità nei servizi per le imprese 29 maggiori opportunità per i laureati delle imprese di ricerca e intermediazione di personale è quella operativa della ricerca e selezione di risorse umane. Si cercheranno laureati in lettere, scienze politiche, scienze della formazione, giurisprudenza e psicologia. La figura professionale più richiesta sarà quella del ricercatore e selezionatore del personale. Questa figura professionale è di recente entrata a far parte del repertorio delle professioni e sta gradualmente affinando non solo le conoscenze di base, ma anche le competenze necessarie per svolgere l’attività di mediazione tra domanda e offerta di lavoro. Sicuramente necessita di una cultura umanistica di base, nonché di competenze basilari nel campo dell’informatica e della psicologia, oltre a doti di comunicatività e dialettica. Per quanto riguarda i rapporti possibili tra il mondo del lavoro e quello della formazione, riportiamo in sintesi alcune valutazioni ottenute dagli imprenditori interpellati. In primis, la larga maggioranza delle imprese del comparto conosce i nuovi titoli: il 37,4% delle imprese di ricerca e selezione di personale si ritiene documentato e il 32,5% ha addirittura avuto modo di vedere all’opera i nuovi laureati. Delle agenzie per il lavoro, il 60% è documentato e conosce i nuovi titoli e un altro 10% ha avuto modo di incontrare i nuovi laureati nei colloqui di inserimento lavorativo. Persistono, tuttavia, alcune diffidenze sui nuovi titoli. Alcuni intervistati ritengono, infatti, che: o i nuovi programmi didattici siano superficiali e generici; o non permettano di acquisire tutte le competenze necessarie per affrontare il mercato del lavoro a causa di una discrasia tra la “teoria accademica” e la prassi del lavoro professionale; o i laureati triennali non siano valutati come validi dagli imprenditori, i quali tendono a scartarli a priori nella fase di selezione. Secondo gli intervistati, l’Università di Padova dovrebbe: o informare le imprese sui cambiamenti di sistema scolastico, eventualmente tramite le associazioni di categoria e le camere di commercio (incontri, invii di materiale informativo alle imprese che svolgono ricerca e selezione per le imprese); o promuovere più attività di stage e tirocinio, in questi contesti l’imprenditore può “testare” le nuove professionalità; o chiedere esplicitamente alle aziende quali figure professionali possono interessare loro e proporre le nuove figure. 30 La professionalità nelle imprese di ricerca e selezione di personale nel Veneto Riferimenti bibliografici FABBRIS L. (1989) L'indagine campionaria. Metodi, disegni e tecniche di campionamento, La Nuova Italia Scientifica, Roma MINLAVORO – ISFOL (s.d.) Alla scoperta delle professioni. Gestione delle risorse umane, Litografia Spoletina – De Gallo Editore, Spoleto ISTAT (1991) Classificazione ATECO 91. Classificazione delle attività economiche, Metodi e Norme, Serie C, n. 11, ISTAT, Roma. ISTAT (2002) Classificazione delle attività economiche – ATECO 2002 ISTAT (vari anni) Censimento dell’industria e dei servizi, ISTAT, Roma OSSERVATORIO SUL MERCATO LOCALE DEL LAVORO - UNIVERSITÀ DI PADOVA (2006) La professionalità nelle imprese di servizi a carattere amministrativo per le imprese nel Veneto, Quaderni PHAROS 12/2006, Cleup, Padova Competencies for the Veneto HR Selection and Recruitment Agencies Summary. In this note we represent the companies that search and recruit personnel. The data has been drawn from a face-to-face survey carried out on the entrepreneurs and human resources managers of the Veneto district. The survey, based on a partially structured questionnaire, was concerned with the functional structure of firms and the actual and the incoming staff. Same qualified professional figures are described in detail, as far as the activities, roles, professional competencies and personality traits are concerned. Keywords: Personnel research and recruitment companies; Competencies; Jobs; Professional figures. Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali1 Luigi Fabbris*, Cristiano Vanin** *Dipartimento di Scienze Statistiche, Università di Padova, **Regione del Veneto Riassunto. Nella nota si descrivono i profili di due figure professionali che operano negli uffici del personale di grandi e medie imprese: l’addetto allo sviluppo e l’addetto alla gestione delle risorse umane. I profili sono tracciati in base alle competenze ottimali, alla desiderabilità sociale e alle speranze occupazionali a medio e lungo termine di chi si candida a ricoprire questi ruoli. La proiezione della desiderabilità sociale, la previsione di occupabilità e la formazione auspicabile mirano a rendere dinamica la rappresentazione dei profili. I dati sono stati ottenuti con una rilevazione web-based di tipo Delphi presso un campione di direttori del personale e uno di professori universitari. L’iterazione dei questionari ha messo a fuoco le opinioni degli esperti sulle caratteristiche attuali e prospettiche delle due figure. Parole chiave: Addetto allo sviluppo delle risorse umane; Addetto alla gestione delle risorse umane; Metodo Delphi; Competenze; Desiderabilità sociale, Formazione; Speranza occupazionale. 1. La professionalità negli uffici per le risorse umane Nelle aziende private e negli enti pubblici2 si sono consolidate le funzioni di gestione e sviluppo del personale. La necessità di gestire e sviluppare, con criteri di ottimalità, le qualità del personale deriva dal riconoscimento della centralità delle risorse umane 1 Il presente lavoro i ricerca è stato realizzato con un finanziamento PRIN 2005 dal titolo “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR e dall’Università di Padova, in collaborazione con Unioncamere nazionale e Unioncamere del Veneto. Coordinatore nazionale del PRIN e del gruppo di ricerca di Padova è L. Fabbris. La nota è stata redatta da: L. Fabbris per i Paragrafi 1, 2 e 5 e da C. Vanin per i Paragrafi 1.1, 1.2, 3 e 4 e relativi sottoparagrafi. 2 Nel seguito della nota, per semplicità di presentazione, si fa riferimento alle imprese. La necessità di gestire e sviluppare la forza lavoro è analoga nelle pubbliche amministrazioni. 32 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali (RU) in ogni organizzazione produttiva e dalla continua ricerca di nuovi modi di rapportarsi alla componente umana del capitale d’impresa. In Italia, la funzione di gestione del personale si afferma negli anni Cinquanta e Sessanta, con specificità quasi esclusivamente di tipo amministrativo3. Fino allora, infatti, gestire era sinonimo di amministrare il personale in una logica d’impresa che traeva profitto non tanto dalla rilevanza strategica del capitale umano aziendale, quanto dalla necessità di amministrare i rapporti di lavoro (Costa e Nacamulli, 1997; Auteri, 1998; Zappi, 1998; Bolognini, 2001). Dagli anni Ottanta, la funzione è stata valorizzata fino a farle assumere lo status di direzione con dipendenza diretta dal vertice e con l’assunzione di funzioni di organizzazione, relazioni esterne e ambiente/sicurezza (Boldizzoni, 1997). Il cambiamento di status è riconducibile al cambiamento di ruolo del lavoro come fattore di costruzione del vantaggio competitivo dell’impresa, tramite processi di innovazione dal basso e di realizzazione di politiche della qualità. La gestione delle RU comporta attività caratterizzate da (Costa, 1992): - pervasività nelle politiche aziendali, - una relativa de-specializzazione, nel senso che non riguarda solo l’ufficio del personale, bensì, in varia misura, ogni centro di responsabilità dell’impresa, - cambiamenti nella professionalità e nella cultura degli addetti. L’orientamento al futuro implica un’organizzazione del lavoro qualificata da una progettualità di lungo periodo, vale a dire che le strategie aziendali sono rivolte non solo alla ricerca di un’efficienza immediata, ma ad un’efficacia duratura. Il capitale umano è strategico per la sopravvivenza e lo sviluppo dei sistemi aziendali moderni e fonte di vantaggio competitivo per l’impresa. Ciò riguarda tutti i paesi economicamente sviluppati. La riforma dei sistemi di gestione delle RU nelle imprese è dovuta a (Minlavoro-Isfol, sd): - l’introduzione delle nuove tecnologie che riducono l’impiego di manodopera nei processi produttivi, - l’outsourcing (cioè lo svolgimento all’esterno) di varie funzioni aziendali, che ha fatto nascere i servizi per le imprese, il cosiddetto terziario avanzato, - la progressiva riduzione del lavoro manuale a vantaggio di quello tecnico, impiegatizio e intellettuale, con la conseguente evoluzione del concetto di prestazione, legata ad aspetti anche qualitativi della produzione e del lavoro. Nelle aziende produttive, la gestione delle risorse umane comprende le attività di selezione, reclutamento, formazione, valutazione, retribuzione e carriera 3 Il termine americano di tale funzione aziendale (Human Resource Management) indica l’insieme di politiche, attività, unità funzionali e ruoli professionali aventi responsabilità e competenze di gestione e sviluppo del capitale umano. È dalla fine degli anni Cinquanta che questa cultura e questa prassi approdano nell’accademia italiana, definendo una disciplina autonoma, caratterizzata da una letteratura che affianca le materie giuslavoristiche, la sociologia e la psicologia del lavoro e dell’organizzazione (Boldizzoni, 2003). Professionalità nei servizi per le imprese 33 del personale e le relazioni sindacali, ossia il contratto che lega lavoratori e azienda4. Nelle realtà aziendali più specializzate, le figure professionali tipiche sono (Isfol, sd) l’orientatore al lavoro, l’esperto in relazioni industriali, l’esperto in selezione e valutazione del personale, lo psicologo del lavoro, l’esperto in analisi e valutazione del lavoro, il tecnico dell’amministrazione del personale, l’esperto in compensation, l’esperto in formazione, il consulente del lavoro, l’esperto in outplacement, l’esperto in gestione del personale, l’esperto in comunicazione aziendale. Nel tempo, il modello descrittivo dei compiti delle figure professionali è cambiato da statico, conservativo e prevalentemente burocratico a dinamico con compiti d’integrazione delle risorse aziendali. Una parte crescente delle attività degli uffici per il personale – e in modo particolare quelle inerenti all’amministrazione e alla formazione – sono svolte in outsourcing5. Restano di competenza diretta delle imprese, soprattutto se di piccola o media dimensione, le attività di gestione del personale dipendente. La direzione del personale, in questa situazione “ibrida”, di commistione tra lavoro interno subordinato e soggetti esterni all’organizzazione (Costa, 1992), funge da sorta di agenzia che fornisce competenze e servizi alle altre aree funzionali dell’azienda. Gli addetti alla gestione delle risorse umane devono pertanto “sviluppare capacità di analisi della cultura e delle competenze distintive dell’organizzazione, nonché di osservazione e interpretazione del campo di forze da cui prende corpo l’azione organizzativa e si sviluppano i processi di apprendimento” (Boldizzoni, 1997) all’interno di un’organizzazione “concepita come sistema” (Piccardo, 1991). Le aziende che si aprono a questa prospettiva basano la propria gestione del personale sulla ricerca di compatibilità e di coerenze organiche tra scelte imprenditoriali strategiche e politiche del personale (Costa, 1990). Detto altrimenti, le politiche del personale evolvono parallelamente alle strategie d’impresa. Le funzioni del reclutamento e della selezione del personale sono la definizione dei fabbisogni, l’identificazione dei profili da acquisire nell’azienda, la selezione del personale cercato, l’assunzione, l’inserimento o orientamento in ingresso del personale (www.isfol.it/orientaonline/). Reclutamento e selezione mirano a trovare la persona giusta per una posizione vacante. 4 Le relazioni sindacali sono gli accordi tra parti sociali inerenti agli addetti di una categoria economica (contratti collettivi di categoria), di un settore economico (interconfedereali) o di una specifica azienda (contratti collettivi aziendali). Definiscono varie questioni, come le retribuzioni, le ferie, i diritti di informazione e di consultazione, la formazione e le pari opportunità e possono essere di tipo individuale o collettivo. 5 Rosa e Rota (2008) individuano nelle agenzie di ricerca e selezione di personale, oltre a figure riconducibili agli uffici per il personale di grandi imprese produttive, anche quelle di responsabile di filiale e responsabile di area commerciale. Negli uffici per il personale delle aziende si trovano anche figure segretariali e di supporto che gestiscono gli archivi, supportano operativamente le funzioni dell’ufficio, redigono e diffondono documenti sulla sicurezza e la prevenzione degli infortuni e svolgono funzioni connesse a queste funzioni. 34 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali Lo sviluppo delle RU, stricto sensu, riguarda la formazione, l’analisi e la valutazione delle prestazioni, la programmazione delle carriere e le politiche retributive, la comunicazione e l’amministrazione del personale, le relazioni interne e quelle sindacali, la trasparenza delle politiche e le pari opportunità. Lato sensu, riguarda la valorizzazione complessiva dei dipendenti. Il lavoro è analizzato e valutato con metodi di job analysis, vale a dire con studi che determinano le conoscenze, le capacità e le caratteristiche di personalità necessarie per svolgere con successo il ruolo associato ad una posizione lavorativa. Con il metodo della job evaluation si svolge, invece, il confronto tra varie posizioni e si determina il valore relativo delle specificità in analisi. Con il metodo della job description si descrivono i compiti che compongono la mansione o il ruolo d’interesse, gli standard e le regole da seguire, la definizione delle competenze, delle caratteristiche umane e dei valori richiesti per realizzare i compiti previsti. La valutazione delle prestazioni è un processo che, tramite elementi oggettivi e soggettivi, valuta le attività di singoli per migliorarne le prestazioni, orientare interventi retributivi, attivare processi di sviluppo della produttività, confrontare reparti, divisioni o fabbriche. Il coordinamento delle politiche del personale è una funzione diventata più importante negli anni più recenti. Le attività sono spesso definite da norme di legge che mirano a disciplinare le assunzioni e a limitare la discriminazione nella scelta dei collaboratori. La maggior parte delle aziende attua programmi di azione positiva, favorendo la mobilità ascendente delle minoranze e dei gruppi tutelati dalla legge e creando al contempo un senso di uguaglianza e di pari opportunità. Sempre dal punto di vista della prevenzione di rimostranze e vertenze, le aziende attuano programmi di modifica degli atteggiamenti e della cultura aziendale. Le relazioni sindacali mirano a creare un ambiente cooperativo, nel quale il sindacato interno e la dirigenza lavorano insieme per rendere l’azienda più vitale e profittevole, responsabilizzando le maestranze al fine di definire il contratto collettivo di lavoro, ridurre le vertenze e le interruzioni dell’attività produttiva, arrivare rapidamente ad arbitrati. Le relazioni interne si sostanziano in attività e programmi diretti a migliorare il benessere dei dipendenti. I programmi possono riguardare il job sharing (suddivisione di una posizione lavorativa su due o più lavoratori), il part-time, l’orario flessibile e la concessione di orari per assistere i figli in tenera età, il counselling per superare momenti di disagio esistenziale dovuti a droga, alcoolismo, crisi di coppia, questioni legali e finanziarie dei dipendenti, la concessione di borse di studio ai figli (Phillips, 1998). La formazione del personale, funzione che interessa in modo particolare questa nota, è la serie d’attività volte a fornire, mantenere e migliorare la preparazione professionale dei lavoratori. I programmi di formazione comprendono l’addestramento tecnico, il servizio ai clienti, la formazione alle vendite e quella Professionalità nei servizi per le imprese 35 manageriale vera e propria. Riguardano pertanto l’acquisizione sia di competenze tecniche che di competenze relazionali, di doti psicologiche e capacità utili ad affrontare situazioni nuove e complesse. Molte aziende sono attente alla carriera dei dipendenti e cercano di far convergere le attese dei lavoratori e le esigenze dell’organizzazione. Per le aziende, la formazione e lo sviluppo del personale, soprattutto se posti in relazione con gli obiettivi generali dell’impresa, sono forme d’investimento. Gli interventi di formazione continua sono sostenuti sul piano economico e normativo dall’Unione Europea6. La mobilità in uscita (outplacement) è determinata dal moltiplicarsi di momenti di crisi e di cambiamento di attività del singolo. La funzione può essere esercitata in forma collettiva, quando i servizi sono offerti a gruppi di persone o a tutto il personale di un’organizzazione, oppure in forma individuale. I servizi sono erogati su mandato dell’azienda, talvolta a seguito di accordi sindacali e in genere senza oneri per il dipendente. Giova precisare che il servizio è reso quand’anche il singolo passasse ad altro tipo di attività, interrompendo il rapporto di lavoro con l’azienda. Le attività riguardano, tra l’altro, la definizione delle capacità professionali della persona interessata all’intervento, la determinazione dei suoi obiettivi professionali o di carriera, l’elaborazione di strategie attive d’intervento e il supporto nell’azione di ricerca fino all’inserimento nella nuova realtà lavorativa (Isfol, s.d.). Nel seguito, si analizzano le caratteristiche professionali e sociali dell’addetto alla gestione del personale e dell’addetto allo sviluppo del personale, figure che incarnano le più recenti tendenze evolutive della direzione delle risorse umane. La prima figura è presentata in termini generali nel Par. 1.1, la seconda nel Par. 1.2. Le caratteristiche delle due figure professionali sono descritte in base all’esito di una ricerca svolta interpellando due campioni di esperti, uno composto da direttori del personale di grandi e medie imprese operanti in Italia e l’altro da professori universitari italiani di materie inerenti alle competenze tecnico-specifiche dei due profili. La ricerca è stata svolta a cavallo tra il 2007 e il 2008, applicando per via telematica un metodo di rilevazione Delphi, variante Shang (Ford, 1975; BaruchsonAhbib e Bronstein, 2002), consistito in una sequenza di tre contatti con ciascuno dei due campioni di esperti, al fine di mettere progressivamente a fuoco – sul piano quantitativo e qualitativo – le caratteristiche da esaminare. La metodologia di ricerca e le tecniche utilizzate sono descritte nel dettaglio da Fabbris et al. (2008). 6 Il “quadro comunitario di sostegno” dell’UE, misura D2, si pone tra gli altri obiettivi specifici, quello di “sostenere le politiche di rimodulazione degli orari e di flessibilizzazione del mercato del lavoro e sviluppare la formazione continua (…) attraverso interventi di formazione continua a sostegno dell’invecchiamento attivo e della permanenza nel mercato del lavoro, lo sviluppo di sistemi di certificazione delle competenze, lo sviluppo della capacità di adattamento (..). 36 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali I profili professionali sono caratterizzati dalle competenze, da alcune proiezioni della loro immagine sociale (Par. 2), dalle loro speranze occupazionali nel breve e medio periodo (Par. 3) e dal tipo di formazione che gli esperti ritengono congrua per definire, nel modo più compiuto possibile, le competenze professionali e la cultura che dovrebbero possedere (Par. 4). Nel paragrafo finale della nota (Par. 5), si traggono alcune conclusioni sulle analisi svolte e si fa un ragionamento sulla possibilità di estendere ad altre figure professionali i criteri di rilevazione e analisi dei dati adottati per lo studio delle due figure. 1.1 L’addetto alla gestione delle risorse umane L’addetto alla – o esperto nella – gestione delle risorse umane ha prevalentemente funzioni giuridico-amministrative e organizzativo-gestionali del capitale umano aziendale. La figura professionale ha autonomia nell’organizzare la funzione amministrativa anche rispetto alla direzione aziendale. I suoi compiti si estendono al supporto tecnico della direzione generale nella selezione delle persone da inserire nell’azienda e alla realizzazione di analisi motivazionali e bilanci di competenze. L’addetto è un “consulente interno” all’impresa, senza responsabilità dirette sulla direzione del personale. Nelle aziende in cui, dal punto di vista organizzativo, la funzione del personale risponde direttamente ai vertici aziendali, ha tuttavia un certo margine d’autonomia che può influenzare direttamente le politiche delle risorse umane. Qualunque sia il grado d’autonomia riconosciuto alle politiche del personale, esse reagiscono e si adattano alle strategie aziendali (Boldizzoni, 2003). La professionalità degli addetti è piuttosto generica per gestire le RU nei loro aspetti amministrativi e burocratici. È, invece, specialistica per svolgere gli aspetti tecnici legati all’impiego di raffinati strumenti professionali. Diversamente dall’addetto all’amministrazione delle risorse umane, che trova spazio anche nelle imprese di piccola dimensione, il gestore del capitale umano è richiesto in ambienti caratterizzati da esperienza nella direzione del personale e dall’appartenere ad aziende vivaci, di dimensioni almeno medie e che operano in contesti produttivi e commerciali dinamici. La pianificazione del personale, funzione inizialmente riservata solo alle organizzazioni grandi e complesse, si sta diffondendo anche in aziende di più modeste dimensioni. Anche nelle aziende medie si manifesta mano a mano la necessità di gestire razionalmente il fattore umano, in considerazione del costo sempre più elevato del personale, di mantenere l’azienda al passo con l’ambiente esterno e di migliorare i rapporti aziendali, motivando i singoli e riducendo la conflittualità interna (Maeran, 2003). Professionalità nei servizi per le imprese 1.2 37 L’addetto allo sviluppo delle risorse umane Sviluppare le risorse umane di un’impresa significa migliorarne le metodologie e attivare strumenti di collegamento e di armonizzazione con la direzione del personale e con gli obiettivi aziendali. Le imprese “eccellenti” nella direzione del personale adottano modelli integrati di gestione e sviluppo del capitale umano, cioè a dire applicano strumenti e tecniche e trovano modelli di analisi volti ad ottimizzare il rapporto tra le risorse professionali disponibili e gli obiettivi da raggiungere (De Vito Piscicelli, 1991). Le figure professionali che operano nella formazione sono l’analista dei fabbisogni formativi e il progettista di formazione oltre, naturalmente, al formatore o docente (www.isfol.it/orientaonline/). L’addetto allo – o esperto nello – sviluppo del capitale umano7 rappresenta la sintesi delle dette figure negli uffici del personale che non hanno un volume di attività tale da assegnare le funzioni a persone diverse. L’addetto allo sviluppo si occupa prevalentemente di problematiche strategiche, direzionali e operative, in stretto rapporto con i vertici aziendali. Contribuisce al processo di programmazione aziendale ricevendo e offrendo indicazioni, generando conoscenza e progresso. Ha una posizione più proattiva dell’addetto alla gestione del personale rispetto ai vertici e alle strategie aziendali, preparando il terreno e attuando politiche del personale per raggiungere vantaggi competitivi. L’addetto allo sviluppo adotta strumenti e strategie per combattere l’obsolescenza delle funzioni del personale, a cui ogni azienda che non si rinnova può andare incontro seguendo le evoluzioni del mercato e della concorrenza. L’addetto, inoltre, fa ricerche per evitare la perdita progressiva di efficienza, funzionalità e valore dell’organizzazione. Il criterio primario per valutare la sua performance è la capacità di alimentare il vantaggio competitivo dell’organizzazione sviluppando competenze distintive delle RU aziendali. L’attivazione e la gestione del portafoglio “invisibile” di competenze dell’impresa8 (Itami, 1987) si basano sulla sedimentazione di informazioni che hanno tempi lunghi di maturazione e sono difficilmente quantificabili e trasferibili nel mercato. Nell’incrementare il portafoglio di competenze dell’azienda, l’addetto allo sviluppo è alla continua ricerca di coerenza tra le strategie d’impresa, le condizioni ambientali e l’organizzazione interna9 (Costa, 1990). 7 Secondo l’Isfol (www.isfol.it/orientaonline/), il nome esteso della figura professionale qui esaminata è “esperto di analisi organizzativa e sviluppo risorse umane”. 8 Il portafoglio di competenze è un invisible asset che non compare nei bilanci, ma che è tra i fondamenti del potere competitivo (D’Egidio, 2004). Riguarda, tra l’altro, il sapere tecnologico, l’immagine aziendale, le conoscenze accumulate sul mercato e sui consumatori, la cultura d’impresa. 9 O’Reilly e Pfeffer (2000), nell’analizzare alcune imprese di successo statunitensi, individuano alcuni valori basilari di un’azienda competitiva che dovrebbero essere gestiti attraverso cultura 38 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali Un compito dell’addetto allo sviluppo è lo studio e la messa a punto di piani di carriera e di retribuzione volti a compensare chi maggiormente contribuisce al miglioramento della performance complessiva dell’organizzazione mediante la condivisione e la messa in pratica delle proprie conoscenze. Questo compito è spesso condiviso con chi, nell’azienda, si occupa di gestione di risorse umane. Per poter svolgere efficacemente questi compiti, l’addetto deve possedere una professionalità elevata tanto nella gestione aziendale quanto negli aspetti tecnici di gestione e sviluppo delle risorse umane. Chi si occupa di risorse umane deve avere capacità, oltre che di trattare le questioni amministrative e le relazioni industriali, di assicurare la vitalità dell’impresa creando conoscenza, valorizzando le esperienze e le capacità delle persone e integrando tale patrimonio con gli obiettivi strategici dell’azienda (D’Egidio, 2004). L’addetto allo sviluppo è più frequentemente presente in aziende di medie e grandi dimensioni, orientate all’innovazione di prodotto e di mercato e operanti in contesti che offrono maggiori opportunità. 2. Competenze professionali I due gruppi di esperti che hanno fornito i dati che si analizzano nel seguito esprimono punti di vista convergenti ma diversi quanto a percezione dei ruoli professionali degli addetti al personale (Fabbris et al., 2008). In genere, i direttori tendono a valorizzare gli aspetti “situazionali”, vale a dire quelli specifici del luogo e dei processi di lavoro in cui operano gli addetti, quasi dando per scontate le capacità tecniche che questi devono possedere per poter essere efficaci sul lavoro, mentre i professori sono più inclini a dare importanza alle conoscenze tecniche, ritenendo le doti lavorative trasversali e di carattere come “doni di natura” che le persone possono avere, o che possono procurarsi alla bisogna, ma non creabili sui banchi di scuola. Le competenze messe in campo dalle due categorie di esperti sono le stesse, solo che la diversità tra i punti di vista fa apprezzare in modo diverso le competenze trasversali rispetto a quelle tecnico-specifiche. Il direttore che vive le situazioni, dà maggior valore alle prime, il professore che opera per formare le figure professionali, considera più rilevanti le seconde. Il problema che ci si pone ora è se sia opportuno scegliere uno tra i due punti di vista, o eventualmente un terzo, oppure sia possibile mediare tra i punti di vista d’impresa, investimenti sulle persone e sul loro sviluppo, lavoro in squadra e riconoscimenti non esclusivamente monetari. Questi valori dovrebbero essere chiari, articolati e condivisi dall’intera organizzazione, coerenti con le politiche di gestione del personale e idonei a concretare la cultura d’impresa (Solari, 2004). Professionalità nei servizi per le imprese 39 degli esperti consultati. Per giungere ad una decisione compiuta, analizzeremo prima le peculiarità dei due punti di vista, individuando i motivi delle eventuali differenze, e poi proponendo una sintesi dei punti di vista. Le analisi che svolgeremo mirano ad orientare il mondo della formazione e quello dell’operatività, nel primo caso, al fine di definire le capacità da fare acquisire alle persone da formare, anche in un’ottica di formazione permanente, e nel secondo caso nell’individuazione delle persone più idonee a svolgere determinati ruoli. Conviene, prima di avviare una discussione sulle figure professionali, configurare le funzioni per le quali operano. Una è l’acquisizione di personale, ossia la costituzione dello stock di personale dell’organizzazione produttiva attraverso la gestione di flussi in entrata nell’azienda. Una seconda funzione degli uffici per le RU riguarda il sostegno all’impiego efficace ed efficiente del personale acquisito dalla struttura. Un altro servizio è il sostegno per chi esce dall’azienda per cercare un nuovo lavoro: riguarda l’analisi della personalità e della professionalità, l’aiuto alla definizione di obiettivi professionali e il supporto nell’azione di ricerca di lavoro. Nel seguito, si analizzano le seguenti competenze. o Le competenze tecnico-specifiche che distinguono gli addetti allo sviluppo e alla gestione del personale tra loro e da altre figure professionali di elevata professionalità (Par. 2.1). Queste competenze, nella forma di conoscenze e di abilità, sono tipicamente formate nei corsi di studio universitari. o Le competenze tecnico-trasversali, dette anche più semplicemente trasversali o generali, vale a dire le competenze comuni a una vasta platea di professioni superiori (Par. 2.2). La comunanza di competenze permette il confronto tra mansioni anche molto diverse tra loro, e a maggior ragione, tra professioni che appartengono alla medesima area funzionale. o Altre doti di personalità rilevanti per svolgere con successo attività di lavoro. Si esaminano solo alcune caratteristiche di questo tipo, inglobandole con le competenze trasversali nel Par. 2.2. 2.1 Le competenze tecnico-specifiche Le competenze tecnico-specifiche che caratterizzano i due addetti sono ben distinte. Quelle dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane si discutono nel Par. 2.1.1 e quelle dell’addetto alla gestione delle risorse umane nel Par. 2.1.2. I dati sono stati elaborati con il package SAS (Sas Institute Inc., 1994) 2.1.1 Addetto allo sviluppo delle risorse umane L’addetto allo sviluppo delle risorse umane, secondo i direttori del personale (Tab. 1), deve conoscere i princìpi e le tecniche idonee a sviluppare le capacità del personale. 40 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali Tabella 1. Competenze tecnico-specifiche che, secondo i direttori del personale, dovrebbe possedere l’addetto allo sviluppo delle risorse umane (n=15) Competenze Conoscenze generali di sviluppo (architetture professionali, ecc) Tecniche di analisi attitudinale Tecniche di analisi dei bisogni formativi Tecniche di valutazione Tecniche di selezione Tecniche di compensazione Tecniche di redazione del bilancio di competenze Tecniche di analisi organizzativa e di processo % 82,4 17,7 23,5 52,9 35,3 23,5 70,6 23,5 Pertanto, deve essere in grado di valutare le persone che lavorano o che si candidano per un lavoro, applicando, tra l’altro, tecniche di estrinsecazione della personalità e del potenziale lavorativo10, vale a dire analisi delle capacità intrinseche di tipo prevalentemente non tecnico inerenti al ruolo cui la persona si candida. Per l’esperto, ciò implica la capacità di svolgere un bilancio di competenze, ossia una definizione della personalità professionale dei candidati all’assunzione o a cambi di posizione, e di somministrare test di valutazione della personalità idonei a comprendere le potenzialità delle persone. In alcuni uffici del personale, si chiede al selettore di svolgere anche funzioni di controllo delle capacità tecniche dei candidati. In tale funzione deve essere assistito da personale qualificato nelle funzioni tecniche per le quali le persone si candidano. Il suo ruolo, in tal caso, è solo complementare. Deve, inoltre, saper determinare i fabbisogni di formazione, sia riguardo alle prospettive che il management intende aprire per determinate categorie di persone o comparti aziendali, sia alla necessità di competere con la professionalità attiva delle imprese con le quali l’impresa si misura sul mercato. Deve dunque saper progettare percorsi formativi individuali e di gruppo volti a favorire l’inserimento del personale nelle aree funzionali e nei progetti produttivi dell’azienda e a migliorare le loro performance produttive e avere altresì una visione piena dell’organizzazione, del clima e dei processi interni e dei ruoli per i quali esistono criticità da coprire con competenze adeguate, il che implica il possesso di una capacità d’analisi dell’organizzazione e delle attività che deriva dal confronto tra le conoscenze di organizzazione e l’esperienza di analisi acquisita sul campo. 10 Per potenziale s’intende l’insieme di conoscenze e capacità che, siano già state messe in campo o siano ancora allo stato latente, un individuo possiede. La valutazione del potenziale mira ad accertare tali competenze per orientarne lo sviluppo (www.isfol.it/orientaonline/). Professionalità nei servizi per le imprese 41 Deve, inoltre, conoscere le tecniche per compensare le risorse umane in ragione del contributo che danno all’impresa e deve trovare i modi opportuni per definire con il management aziendale le prospettive delle persone che ricoprono determinati ruoli. I professori universitari hanno manifestato idee molto simili a quelle dei direttori del personale11 (Tab. 2). Le competenze tecniche che hanno indicato come prevalenti sono le stesse manifestate dai direttori, quantunque il quesito posto alla prima categoria di esperti non fosse uguale a quello posto all’altra. Tabella 2. Competenze tecnico-specifiche che, secondo i professori universitari, dovrebbero possedere gli addetti alle risorse umane (n=62) Competenze Conoscenze generali di sviluppo Diritto del lavoro Impiego di tecniche di compensation Uso di strumentazione scientifico-tecnica Analisi di organizzazione e processi Analisi dinamiche di gruppo Conduzione colloqui di lavoro Contrattazione Costruire strumenti valutaz. personalità Selezione personale Valutazione personalità, potenziale Gestione amministrativa (buste paga, ecc.) Gestire relazioni industriali Gestire rapporti con dipendenti Progettare interventi formativi Addetto allo sviluppo delle RU 69,4 62,9 14,5 17,7 59,7 35,5 14,5 4,8 9,7 11,3 53,2 0,0 8,1 9,7 40,3 Addetto alla gestione delle RU 34,2 66,1 29,0 16,1 50,0 17,7 29,0 21,0 11,3 25,8 14,5 17,7 16,1 37,1 8,1 Secondo i professori, la competenza prevalente per l’addetto allo sviluppo delle RU è legata a conoscenze generali di sviluppo del personale che includono, tra le altre, la conoscenza dei sistemi di architetture professionali, l’analisi delle competenze, la job description. La seconda competenza in ordine di rilevanza è, anche per i professori, la capacità di analizzare l’organizzazione nella quale l’addetto opera e di rappresentarsi mentalmente i processi di lavoro interni. La terza è quella di 11 Ai professori è stato chiesto di valutare ambedue le figure professionali tramite un’unica lista di competenze tecnico-specifiche costruita in base alla rilevazione svolta presso i direttori del personale. I direttori del personale sono stati, invece, divisi casualmente in due insiemi e a ciascun insieme è stato sottoposto un questionario specifico di una singola figura professionale. 42 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali valutare la personalità e il potenziale delle persone, sia a fini di selezione per l’assunzione, sia per il progresso nella carriera. Un’altra abilità rilevante è quella di essere in grado di progettare interventi formativi per sviluppare le competenze del capitale umano aziendale. Una netta differenza tra le due categorie di esperti riguarda la rilevanza attribuita alla costruzione e all’impiego di tecniche per valutare la personalità e il potenziale delle persone. I direttori pensano che, tra i compiti dell’addetto allo sviluppo, vadano inclusi quelli di ideare nuovi strumenti, di adattare alla situazione specifica strumenti proposti in letteratura e di immaginare processi di valutazione dei risultati d’interventi, mentre i professori hanno in mente un tecnico che sa applicare i metodi appresi a scuola o nel più vasto ambito formativo, senza la necessità di creare metodiche ad hoc. 2.1.2 Addetto alla gestione delle risorse umane Secondo i direttori del personale, l’addetto alla gestione delle risorse umane12 deve essere esperto nel diritto del lavoro, sia per la parte giuridica, che riguarda i fondamentali di un rapporto di lavoro, le caratteristiche e tipi di contratti collettivi e fattori comuni, e sia per ciò che attiene alle conseguenze amministrative dei rapporti di lavoro e dei contratti. Le conoscenze amministrative si estendono all’ambito economico e fiscale in considerazione dell’ipotesi che l’addetto alla gestione deve conoscere e far comprendere ai dipendenti anche le implicazioni che i contratti di lavoro e i criteri di compenso possono avere sulla busta paga (Tab. 3). Una seconda classe di competenze è quella delle cosiddette relazioni industriali, che includono il tenere rapporti e il saper contrattare con i sindacati aziendali, tanto da orientare i conflitti interni entro i limiti della convivenza civile e favorire lo sviluppo e il benessere del personale. Affinché il confronto interno possa avere sbocchi positivi, l’addetto alla gestione delle RU deve avere il controllo continuo dei carichi di lavoro, del clima aziendale, dell’amministrazione delle esigenze economiche e organizzative del personale. Per questo, deve saper realizzare indagini su piccoli campioni ed elaborazioni statistiche e simulazioni con strumenti informatici (Meroni, 1992). 12 In aziende di ogni dimensione e nelle attività autonome, si trovano figure professionali le cui funzioni sono simili a quelle dell’addetto alla gestione delle RU. Le competenze dell’addetto alla – o tecnico della – amministrazione delle RU si sovrappongono a quelle dell’addetto alla gestione e finiscono per coincidere nelle realtà in cui le due figure non sono compresenti. Un’altra figura specializzata nelle funzioni di gestione è l’esperto in compensation del personale, diffusa negli Stati Uniti. Altre figure analoghe sono l'esperto di analisi-valutazione del lavoro e sviluppo, e l'esperto di politiche retributive e sistemi di incentivazione. Negli uffici in cui esiste un solo esperto nella gestione delle RU, questi svolge ogni attività connessa al ruolo: la selezione, la formazione, la gestione e lo sviluppo del personale. Professionalità nei servizi per le imprese 43 Non solo, ma deve conoscere bene il sistema delle imprese, gli orientamenti strategici e la struttura professionale dell'organizzazione in cui si trova ad operare. Le conoscenze specifiche comprendono teorie, metodi e strumenti atti a verificare la coerenza tra compiti e compensi, a definire strategie e politiche retributive e a trasformare le politiche in piani precisati in termini di tempi e costi. Tabella 3. Competenze tecnico-specifiche che, secondo i direttori del personale, dovrebbe possedere l’addetto alla gestione delle risorse umane (n=22) Competenze Conoscenze giuslavoristiche generali (rapporti lavoro, contratti) Conoscenze giuslavoristiche amministrative Conoscenze amministrative (buste paga, ecc.) Conoscenze sindacali (L. 300, ec.) Gestione delle relazioni industriali Gestione del dipendente, rapporto con i dipendenti Contrattazione Analisi dei carichi lavoro % 50,0 31,8 18,2 31,8 36,4 50,0 36,4 27,3 Una competenza sulla cui importanza insistono sia i direttori che i professori è il saper gestire i rapporti con i dipendenti anche nel quotidiano, avendo con loro contatti periodici, ascoltandone gli umori individuali e collettivi, cercando di comprendere le dinamiche dei gruppi spontanei, fungendo insomma da primo filtro e da tramite per far arrivare le aspirazioni del personale ai vertici aziendali. Il contatto quotidiano determina la capacità di individuare, gestire e ridefinire le politiche retributive, al fine di rinforzare e incentivare il miglioramento continuo delle performance dei dipendenti. L’addetto alla gestione agisce, pertanto, nella fase di assunzione per definire le strategie di remunerazione e in ogni caso in cui si ponga il problema di differenziare stipendi e salari per premiare i collaboratori diretti dell’impresa, nel rispetto dei contratti collettivi di lavoro13, in modo particolare nel reclutamento per posizioni apicali. 13 In alcune aziende, l’esperto in compensation è un quadro, in altre è un consulente esterno. Secondo l’Istituto Internazionale di Ricerca (www.iir-italy.it/d3534), ai fini della compensation, l’esperto deve sapere: (i) verificare la coerenza interna e la competitività esterna delle retribuzioni di base; (ii) definire o rifocalizzare le linee di politica retributiva e i criteri di riconoscimento delle prestazioni e valorizzare gli effetti delle decisioni di tale politica sul monte salari complessivo e sulle retribuzioni individuali; (iii) individuare le aree di miglioramento della retribuzione variabile; (iv) progettare, studiare e revisionare il sistema della retribuzione variabile (definizione di principi, obiettivi e modelli, determinazione di cicli temporali, simulazione costi-benefici, definizione e selezione di criteri di misura delle prestazioni); (v) progettare, analizzare e revisionare i fringe benefits (benefici 44 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali I professori considerano la capacità di porsi in relazione con il personale più importante di quella di gestire relazioni industriali e di contrattare con i sindacati, e in questo manifestano opinioni diverse da quelle dei direttori del personale. Il profilo delle competenze tecniche che caratterizzano l’addetto alla gestione delle RU secondo i professori (Tab. 2) è simile a quello evidenziato dai direttori del personale. Le conoscenze giuslavoristiche sono preminenti, due professori su tre le indicano, infatti, come il fondamento della cultura professionale di questo addetto. La seconda competenza in ordine di rilevanza secondo i professori, è la capacità di analisi delle organizzazioni complesse e dei processi di lavoro. Questa competenza, indicata dal 50% dei professori, non è stata indicata come rilevante che da una parte dei direttori del personale. La capacità di gestire i rapporti con i dipendenti è terza competenza in ordine di priorità secondo i professori e la seconda secondo i direttori. L’addetto alla gestione del personale – ma questo vale per ogni addetto alle risorse umane – deve stare in contatto simbiotico con gli altri dipendenti, sentire e curare i loro bisogni, rapportarsi a ciascuno di loro come un pari capace di dosare socialità individuale e obiettività aziendale. Una funzione da fratello maggiore. Una competenza non specifica a cui i professori assegnano una qualche rilevanza è l’abilità di condurre colloqui di lavoro, in modo particolare per selezionare candidati all’assunzione. I direttori del personale escludono che questa competenza sia specifica dei gestori del personale e la riservano, invece, agli addetti allo sviluppo delle RU. Per svolgere colloqui di lavoro, l’addetto alla gestione deve, infatti, saper valutare le persone e il loro potenziale, applicando anche test di valutazione della personalità. Non è da escludere che, in aziende di medio-piccola dimensione, svolga questo tipo di mansioni una figura dalla professionalità composita. Tuttavia, questa mansione sembra trascurabile a fini della qualificazione tecnica dell’addetto alla gestione delle RU. 2.2 Le competenze tecnico-trasversali e altre doti di personalità Le competenze tecniche a carattere trasversale che le due categorie di addetti dovrebbero possedere sono piuttosto diverse se si paragonano le opinioni dei due gruppi di esperti consultati. Per questo motivo, definiremo i tratti professionali di ciascun tipo di addetti di cui si tratta calcolando un profilo intermedio tra i punti di vista dei direttori e dei professori. Le competenze trasversali e le doti di personalità legate ai ruoli addizionali) per individuare aree di miglioramento del sistema retributivo aziendale in relazione a diversi profili. Negli USA, i benefit incidono in media per il 39% dei costi retributivi (Phillips, 1998). Professionalità nei servizi per le imprese 45 professionali sono presentate nel Par. 2.2.1 per l’addetto allo sviluppo e nel Par. 2.2.2 per l’addetto alla gestione delle RU. La capacità d’uso ad un buon livello delle tecnologie informatiche e telematiche e la padronanza di una lingua straniera, in genere dell’inglese, sono competenze basilari per ambedue le figure professionali (Tabelle 4 e 5). Spesso non sono neppure esplicitate come requisiti per l’accesso all’attività professionale, ma l’eventuale assenza in un candidato all’assunzione è preclusiva. In modo particolare, sono date per scontate in qualunque laureato che miri a ruoli professionali elevati. 2.2.1 Addetto allo sviluppo delle risorse umane Le competenze che deve possedere chi s’interessa di sviluppo delle risorse umane sono prevalentemente relazionali. Le considerano una necessità assoluta il 94% dei direttori consultati. Le competenze relazionali comprendono le abilità per una comunicazione efficace, le quali includono l’ascolto attivo, la capacità di sviluppare empatia con le persone con cui ci si rapporta, la capacità di negoziare senza far irrigidire gli altri. Tabella 4. Percentuale di direttori del personale (n=17) e di professori (n=61) che considerano importanti le competenze trasversali, quelle di base e altre doti di personalità degli addetti allo sviluppo delle RU, e media delle due percentuali. Competenze trasversali Capacità di relazione Leadership e autorevolezza Capacità di lavorare in gruppo Capacità di problem solving Flessibilità Innovatività Proattività (volontà di fare) Presentare idee in pubblico Conoscenza informatica - da utente generico - da esperto - da analista Conoscenza lingua straniera - solo scritta - solo parlata - sia scritta che parlata Direttori 94,1 35,3 47,1 35,3 29,4 23,5 52,9 5,9 Professori 47,5 39,3 37,7 80,3 37,7 63,9 = 0,0 % media 70,8 37,3 42,4 57,8 33,6 43,7 = 3,0 11,8 64,7 23,5 41,0 54,1 4,9 26,4 59,4 14,2 6,3 12,5 81,3 8,2 26,2 65,6 14,5 38,7 73,5 46 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali Tabella 5. Percentuale di direttori del personale (n=22) e di professori (n=61) che considerano importanti le competenze trasversali, quelle di base e altre doti di personalità degli addetti alla gestione delle RU, e percentuale media tra le due Competenze trasversali Capacità di relazione Leadership e autorevolezza Capacità di lavorare in gruppo Capacità di problem solving Flessibilità Innovatività Proattività (volontà di fare) Presentare idee in pubblico Conoscenza informatica - da utente generico - da esperto - da analista Conoscenza lingua straniera - solo scritta - solo parlata - sia scritta che parlata Direttori 31,8 31,8 40,9 36,4 40,9 40,9 18,2 27,3 Professori 78,8 59,0 50,8 39,3 57,4 19,7 = 0,0 % media 55,3 45,4 45,9 37,9 49,2 30,3 = 13,7 0,0 90,9 9,1 26,2 68,9 4,9 13,1 79,9 7,0 9,1 63,6 27,3 14,8 18,0 67,2 12,0 40,8 47,3 È inoltre importante che l’addetto sia capace di lavorare in gruppo e individuare e risolvere problemi, innovando professionalmente nella struttura. La capacità di estendere le conoscenze tecniche ai problemi dell’organizzazione in cui opera è considerata rilevante soprattutto dai professori, mentre è posta in secondo piano dai direttori che manifestano una netta preferenza per la capacità di stare agevolmente nei gruppi di lavoro e nella struttura produttiva nel complesso. Anche le doti caratteriali pongono l’addetto allo sviluppo in una posizione di autorevolezza nel contesto in cui opera. Queste doti si rinforzano mano a mano che la direzione aziendale attribuisce credibilità all’azione dell’addetto e matura l’esperienza. 2.2.2 Addetto alla gestione delle risorse umane Le caratteristiche tecnico-trasversali dell’addetto alla gestione delle RU sono, per buona parte, simili a quelle dell’addetto allo sviluppo. In alcuni ambienti lavorativi, infatti, le due funzioni sono fungibili e le differenze con il profilo dell’addetto allo sviluppo, evidenziate soprattutto dagli studiosi universitari, si rifanno al ruolo Professionalità nei servizi per le imprese 47 cruciale ricoperto da questa figura professionale nelle grandi organizzazioni specializzate. L’esperto nella gestione delle RU svolge una funzione complessivamente più direttiva di quella dell’esperto nello sviluppo che si colloca, invece, in una dimensione più di sostegno del personale. Non è un caso che, soprattutto i professori, considerino importante sia la capacità di leadership e l’autorevolezza nel rilevare, analizzare e far circolare i dati sulle prestazioni del personale e sia le indicazioni delle politiche retributive di merito e di inquadramento sindacale. Le competenze relazionali sono particolarmente appropriate, seppure meno caratterizzanti, anche per l’addetto alla gestione. Sono i professori a dar loro importanza; se si ascoltassero i direttori del personale, infatti, quelle relazionali sarebbero competenze affatto secondarie. Sono inoltre rilevanti la capacità di analisi di situazioni complesse e quella di risolvere problemi operativi, dandone soluzioni concrete e articolate. Una dote considerata rilevante, almeno dai professori, è la flessibilità, ossia la capacità di trovare soluzioni empiriche a problemi nuovi, il che implica solidità nell’impianto culturale e tecnico creato dalla formazione. 3. Speranze occupazionali e desiderabilità sociale La progressiva complessità delle organizzazioni e la periodica revisione delle strategie aziendali inducono a prevedere una crescita nel fabbisogno di professionalità legate alla funzione delle RU. Inoltre, l’attenzione al capitale umano di tipo intellettuale in ogni ambito produttivo, anche pubblico, sta facendo lievitare l’importanza di figure idonee a sviluppare e gestire il patrimonio umano delle organizzazioni per renderlo produttivo e in armonia con – e soddisfatto da – le organizzazioni stesse. La disponibilità di professionisti sul mercato è determinata dal sistema formativo. Quello universitario attrae molti giovani italiani: il numero di laureati in grado di competere per un ruolo di rilievo negli uffici per il personale è aumentato negli ultimi anni in misura considerevole. Domanda e offerta vanno dunque nella medesima direzione, anche se il mondo della produzione e quello della formazione si muovono con velocità autonome. È quasi consequenziale che direttori e docenti universitari concordino nel prevedere una richiesta crescente di tali figure professionali nel medio periodo (Tab. 6). Nel complesso, i docenti universitari sono più ottimisti: ipotizzano, infatti, un incremento occupazionale progressivo, a sei superiore che a tre anni avanti. Per l’addetto allo sviluppo, i docenti prevedono un vantaggio nel lungo termine ancora maggiore. I direttori del personale, invece, immaginano che la richiesta di addetti agli 48 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali uffici per le RU si saturi in pochi anni e prevedono addirittura una leggera flessione nel medio-lungo termine per l’addetto alla gestione. Tabella 6. Previsione di variazione percentuale dell’occupazione a 3 e 6 anni degli addetti allo sviluppo e degli addetti alla gestione delle risorse umane secondo i direttori del personale e i professori universitari (III round) Direttori Docenti Addetto allo sviluppo delle RU A 3 anni A 6 anni Media sqm Media sqm +2,1 3,0 +2,2 2,5 (n) 13 13 +5,9 5,3 +7,7 8,2 (n) 38 38 Addetto alla gestione delle RU A 3 anni A 6 anni Media sqm Media sqm +3,3 1,7 +2,3 2,8 7 7 +4,9 4,8 +6,1 7,5 38 38 I direttori del personale, a previsioni di occupabilità meno generose rispetto ai docenti universitari giustappongono una maggiore desiderabilità sociale, per entrambe le figure professionali in questione (Tabelle 7 e 8). Tabella 7. Valori medi della desiderabilità sociale degli addetti allo sviluppo delle risorse umane (scala 1-10) secondo i direttori del personale e i professori universitari e posizione media tra le due categorie di esperti, per aspetto Aspetti a) economico (reddito) b) sviluppo di carriera (verticale) c) utilizzo delle competenze in azienda d) possibilità di cambiare posto lavoro e) Valorizzazione ruolo sociale f) Desiderab. sociale per neo-laureato g) Desiderabilità secondo datori lavoro Direttori (n=15) 5,6 6,3 6,1 6,5 5,9 6,9 6,7 Professori (n=45) 5,3 5,6 5,3 5,4 5,5 6,0 5,4 Media tra le due categorie 5,5 6,0 5,7 6,0 5,7 6,5 6,1 È possibile che la vicinanza tra i direttori e i datori di lavoro e gli altri membri dello staff, oltre all’esercizio di una professionalità vicina alla propria – quantunque su livelli funzionali diversi – renda i manager delle risorse umane più ottimisti in merito all’appetibilità sociale della professione. Ambedue i panel ritengono che i benefici economici e di prestigio sociale attesi da chi eserciterà le due professioni non siano particolarmente elevati. Sono invece facilitati agli addetti alla gestione delle RU i cambiamenti di posto di lavoro e i miglioramenti della propria posizione di carriera. Professionalità nei servizi per le imprese 49 Tabella 8. Valori medi della desiderabilità sociale degli addetti alla gestione delle risorse umane (scala 1-10) secondo i direttori del personale e i professori universitari e posizione media tra le due categorie di esperti, per aspetto Aspetti a) economico (reddito) b) sviluppo di carriera (verticale) c) utilizzo delle competenze in azienda d) possibilità di cambiare posto lavoro e) Valorizzazione ruolo sociale f) Desiderab. sociale per neo-laureato g) Desiderabilità secondo datori lavoro Direttori (n=11) 5,4 7,0 6,3 7,4 6,5 6,4 6,1 Professori (n=45) 5,1 5,4 5,6 5,8 5,2 5,8 5,6 Media tra le due categorie 5,3 6,2 6,0 6,6 5,9 6,1 5,9 Tabella 9. Coefficiente ȡ di Spearman tra aspetti della desiderabilità sociale proposti agli esperti (direttori e docenti insieme) per la figura di addetto allo sviluppo delle risorse umane (n=60) Econ. (reddito) Sviluppo carriera (verticale) Utilizzo competenz e azienda Possibil. cambiare lavoro Valorizz. ruolo sociale Des. sociale per neo-laur. Sviluppo di 0,72** carriera Utilizzo delle 0,50** 0,45** competenze Poss. di cambiare 0,37** 0,25 0,52** posto lavoro Valorizz. ruolo 0,40** 0,50** 0,28* 0,25 sociale Des. sociale per 0,35** 0,34** 0,34** 0,15 0,54** neo-laureato Des. secondo 0,41** 0,46** 0,46** 0,25 0,19 0,31* datori lavoro Alpha di Cronbach standardizzato = 0,82; ** = Significatività 0,01; * = Significatività 0,05 Le due categorie di esperti concordano nel ritenere quella dell’addetto allo sviluppo una posizione socialmente più desiderabile di quella dell’addetto alla gestione, forse perché il ruolo dell’addetto allo sviluppo lo favorisce nei contatti con il mondo esterno e lo arricchisce sul piano culturale e cognitivo. Gli aspetti della desiderabilità sociale mostrano una robusta coerenza interna, testimoniata dall’elevato valore dell’alpha di Cronbach (0,82 per l’addetto allo Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali 50 sviluppo e 0,88 per quello alla gestione, cfr. Tabelle 9 e 10)14. Per entrambe le figure, gli aspetti più correlati sono la desiderabilità economica e lo sviluppo di carriera: evidentemente, la remunerazione attesa è un tutt’uno con le prospettive di carriera. Tabella 10. Coefficiente ȡ di Spearman tra aspetti della desiderabilità sociale proposti agli esperti (direttori e docenti insieme) per la figura di addetto alla gestione delle risorse umane (n=56) Econ. (reddito) Sviluppo carriera (verticale) Utilizzo competenz e azienda Poss. di cambiare lavoro Valorizz. ruolo sociale Des. sociale neo-laur. Sviluppo di 0,72** carriera Utilizzo delle 0,45** 0,47** competenze Poss. di cambiare 0,44** 0,45** 0,68** posto lavoro Valorizz. ruolo 0,38** 0,44** 0,55** 0,68** sociale Des. sociale per 0,59** 0,69** 0,49** 0,39** 0,51** neo-laureato Des. secondo 0,46** 0,47** 0,42** 0,21 0,28* 0,46** datori lavoro Alpha di Cronbach standardizzato = 0,88; ** = Significatività 0,01; * = Significatività 0,05 Per comprendere quali aspetti della desiderabilità sociale siano maggiormente legati alla previsione di occupabilità a medio e lungo termine, si applica il metodo di analisi “della correlazione canonica” (Fisher, 1936). Questo metodo determina le combinazioni lineari indipendenti di un insieme di variabili maggiormente correlate con combinazioni lineari di variabili poste idealmente a criterio dell’analisi. Nel nostro caso, la variabile dipendente è rappresentata dalle stime di occupabilità a 3 e a 6 anni e quella predittiva è l’insieme degli aspetti della desiderabilità sociale. La stima va calcolata al netto della categoria di esperti che ha espresso le valutazioni. Il modello si può esprimere con la relazione: g ( y) f (X1, X 2 , X 3 , X 4 , X 5 , X 6 , X 7 | Z ) , 14 Il coefficiente alpha di Cronbach (1951) misura la coerenza interna di un insieme di p variabili. Si p 2 definisce come D §¨1 V 2 / V 2 ·¸ p /( p 1) , dove V i denota la varianza della variabile i-esima e T ¸ ¨ ¦ i i 1 ¹ © V T2 quella del punteggio ottenuto sommando i p test. Il coefficiente si può utilizzare per misurare quanto adeguatamente un insieme di variabili rappresenta una stessa dimensione. Nunnaly (1978) giudica 0,70 un valore accettabile per l’alpha di Cronbach, i valori qui ottenuti sono ben superiori. Professionalità nei servizi per le imprese 51 dove Z è una variabile dicotomica che denota l'appartenenza all'uno o all'altro gruppo di esperti, Xi (i=1, …, 7) è uno degli aspetti della desiderabilità sociale e y è la variabile dipendente. Le analisi svolte separatamente per le due figure professionali sono quattro: due per le previsioni occupazionali a 3 anni in avanti per l’addetto allo sviluppo e altrettante per l’addetto alla gestione e due per quelle a 6 anni. Dall’analisi di correlazione (Tab. 11) si ricava che, quando l’orizzonte temporale è lontano (6 anni), il legame tra la desiderabilità sociale e l’aspettativa di occupazione è statisticamente significativo. Gli esperti che considerano la professione di addetto allo sviluppo desiderabile soprattutto dal punto di vista economico, di sviluppo (verticale) di carriera e di valorizzazione del ruolo sociale al di fuori del posto di lavoro, tendono a dare maggiori possibilità occupazionali a lungo termine. Per l’addetto alla gestione, il quadro è analogo, nel senso che sono legati all’occupabilità di lungo termine i medesimi aspetti di desiderabilità sociale. Tabella 11. Pesi della funzione canonica che lega gli aspetti della desiderabilità sociale e la previsione occupazionale (al III round), per tipo di addetto e ampiezza temporale delle stime Economico (reddito) Sviluppo verticale carriera Utilizzo competenze azienda Poss. di cambiare lavoro Valorizz. ruolo sociale Des. sociale per neo-laureato Desid. secondo datori lavoro Docenti (vs direttori) Significatività Addetto sviluppo RU Speranza occupazionale A 3 anni A 6 anni 0,02 0,20 0,09 0,21 0,08 0,10 -0,25 -0,27 0,10 0,22 0,08 0,18 -0,17 -0,20 0,33 0,31 0,19 0,02 Addetto gestione RU Speranza occupazionale A 3 anni A 6 anni 0,38 0,36 0,34 0,33 0,16 0,07 0,09 0,10 0,01 0,08 0,35 0,35 0,03 -0,15 0,09 0,14 0,20 0,05 L’ottimismo nelle previsioni a lungo termine dell’occupabilità si accompagna quindi a valutazioni ottimistiche sui percorsi professionali e sociali dei professionisti degli uffici per le RU. È curioso il legame inverso, ceteris paribus, tra la speranza occupazionale e la desiderabilità delle professioni attribuita dagli esperti ai datori di lavoro: quanto più gli esperti ritengono che la desiderabilità sociale delle professioni sia bassa per i datori di lavoro, tanto più sono propensi ad esprimere previsioni occupazionali ottimistiche, quasi a suggerire un divario tra l’offerta e la domanda di queste figure professionali. 52 4. Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali Formazione auspicata Quale capitale umano deve possedere chi si occupa del capitale umano aziendale? Non è affatto scontato il definire la formazione adatta per chi è destinato a sviluppare e gestire le RU. L’analisi del ruolo e la molteplicità delle competenze da acquisire non determinano automaticamente la migliore formazione degli addetti alle RU. Tali figure necessitano di una formazione variegata che, come per molti altri ambiti lavorativi, si acquisisce principalmente tramite tre canali: la famiglia, il lavoro e la scuola. La famiglia allargata ai parenti e alla cerchia amicale creano prevalentemente doti morali e carattere orientato al lavoro. Le esperienze di lavoro contribuiscono alla sedimentazione e all’arricchimento del capitale umano delle persone, sia in termini di caratteristiche della personalità che di doti professionali. Il percorso formativo porta a sviluppare certe competenze, contribuendo in taluni casi a limare caratteristiche di personalità eccessive o a colmare carenze. La scuola è dunque la prima agenzia che un giovane incontra per poter scoprire e sviluppare le competenze che saranno i tratti distintivi della vita professionale futura. Gli esperti ritengono necessaria una formazione di livello universitario e possibilmente al livello di laurea specialistica. Molti esperti – in modo particolare i docenti universitari – ritengono indispensabile una formazione specialistica dopo la laurea, eventualmente con un master di I o II livello (Tab. 12). Tabella 12. Distribuzione percentuale delle opinioni degli esperti sulla formazione più appropriata per svolgere l’attività di addetto allo sviluppo e di addetto alla gestione delle risorse umane, per categoria di esperto e valore intermedio Addetto allo sviluppo RU Direttori Docenti Media Dipl.sc, superiore 0,0 2,2 1,1 Laurea I livello 35,3 6,7 21,0 Laurea II livello 35,3 42,2 38,8 Master, specializz. 29,4 48,9 39,2 Totale 100,0 100,0 100,0 (n) 17 45 = Se universitario, 52,9 28,9 26,5 corso specifico (n) 17 38 = Addetto alla gestione RU Direttori Docenti Media 27,3 2,2 14,8 22,7 31,1 26,9 40,9 26,7 67,6 9,1 40,0 24,6 100,0 100,0 100,0 22 45 = 77,3 33,3 55,3 22 38 = Professionalità nei servizi per le imprese 53 Lo sviluppo delle RU fa leva sulla creatività e sull’innovazione delle persone, pertanto gli esperti segnalano la necessità che gli addetti allo sviluppo del personale possiedano standard di formazione più elevati rispetto agli addetti che lo gestiscono dal punto di vista amministrativo e sindacale. Chi opera nella scuola tende, in ogni caso, a dare valore alla maturità culturale delle persone che operano negli uffici per le risorse umane, ma non esprime preferenze per un indirizzo di studi specifico. Chi amministra il personale dovrebbe possedere, secondo gli esperti, competenze specificamente orientate alla gestione aziendale. Entrambe le figure professionali dovrebbero essere competenti in vari ambiti, quello organizzativo, sociologico, giuridico, pedagogico, psicologico, economico, umanistico e ingegneristico. La formazione dovrebbe, infatti, preparare figure professionali che operano a tutto tondo come esperti in sviluppo e gestione delle risorse umane, sia all’interno di aziende e organizzazioni complesse che nella consulenza aziendale. Tabella 13. Facoltà in cui possono ottenere formazione gli addetti allo sviluppo o alla gestione delle risorse umane, secondo i direttori del personale e i docenti Economia Giurisprudenza Scienze umane Ingegneria Sc. formazione Psicologia Sociologia Sc. politiche Altro (n) Addetto allo sviluppo RU Direttori Docenti Media 93,3 94,7 94,0 60,0 86,8 73,4 33,3 60,5 46,9 20,0 81,6 50,8 13,3 63,2 38,3 60,0 100,0 80,0 26,7 89,5 58,1 33,3 84,2 58,8 13,3 81,6 47,5 15 38 Addetto alla gestione RU Direttori Docenti Media 61,5 94,7 78,1 84,6 94,7 89,7 38,5 44,7 41,6 7,7 86,8 47,3 15,4 55,3 35,4 53,8 94,7 74,3 15,4 84,2 49,8 23,1 81,6 52,4 15,4 86,8 51,1 13 38 Nel profilo formativo dell’addetto allo sviluppo delle risorse umane è preponderante il ruolo d’insegnamenti della sfera economica e psicologica15 (Tab. 13). I corsi di studio economico-aziendali sono utili a trasferire conoscenze generiche e specifiche di management, organizzazione aziendale, amministrazione e controllo, indispensabili per operare razionalmente nell’ambiente lavorativo, i corsi di psicologia del lavoro supportano funzioni che l’addetto è chiamato a svolgere, quali la selezione del personale, il bilancio delle competenze, l’orientamento e i test 15 La propensione dei docenti può dipendere dalla disciplina di appartenenza. I professori che hanno collaborato sono, infatti, 21 di economia e organizzazione, 16 di psicologia, 20 di scienze politiche e sociali e di area giuridica, e 5 di lettere e scienze della formazione. Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali 54 attitudinali. Significativo è anche l’insegnamento di elementi di diritto del lavoro e sindacale utili a delineare i confini normativi entro cui operare. Secondo gli esperti consultati, la formazione in ambito giuridico è più rilevante per chi opera come addetto alla gestione delle RU. Mansioni di carattere organizzativo e orientate ad assunzioni, licenziamenti e mobilità del personale richiedono, infatti, conoscenze in campo giuridico, economico e psicologico. Di minore peso ma utile per entrambe le professioni, è la cultura umanistica e sociale (traibile da corsi di lettere, sociologia, scienza politica, scienze della formazione e della comunicazione) per chi è chiamato a valorizzare ed innovare le competenze del personale di un’azienda, gestendone con elasticità le mutazioni. 4.1 Il legame tra competenze e formazione Per collegare le competenze tecniche alla formazione universitaria si stima un modello di regressione multipla tra la distribuzione percentuale delle competenze indicata da ciascun direttore e l’indicazione delle facoltà pertinenti da parte dello stesso. Il metodo, che si applicherà più volte nel seguito, si basa sulla seguente procedura analitica (Fabbris, 1980): a. trasformazione delle variabili predittive (nel caso in esame, le facoltà) in componenti principali, b. analisi della regressione tra la variabile dipendente Y (nel nostro caso, l’importanza percentuale di una competenza tecnica) e le componenti principali, dopo un’opportuna standardizzazione, c. stima del peso di ogni variabile predittiva (facoltà) nella spiegazione della variabilità della variabile criterio (competenze). I pesi sono calcolati in base alla formula: q w2j rji2 ¦O E i 1 2 i ( j 1, ..., p ) , (1) i dove si denotano con ȕi il coefficiente di regressione standardizzato tra la Y e la i-esima (i=1, …, q) delle componenti principali ottenute per trasformazione lineare delle p variabili predittive Xj (j=1, …, p); con Ȝi l’autovalore della componente principale e con rji il coefficiente di correlazione tra la componente i-esima e il predittore j-esimo. I pesi definiti dalla formula (1) sommano R2, il coefficiente di determinazione multipla tra la variabile Y e la combinazione lineare delle p variabili predittive: p q ¦w ¦E 2 j j i 2 i Ry2.1, 2, ..., p . (2) Ingegneri a 5,0 2,3 2,2 9,2 2,8 7,3 1,8 2,8 Economi a 5,8 3,7 2,5 4,9 2,7 10,6 3,4 2,6 Psicologi a 5,5 2,4 2,9 6,0 1,9 7,4 3,9 3,9 Sociologi a 13,3 12,9 4,8 11,1 8,1 4,2 1,1 4,5 Scienze politiche 12,5 5,3 8,2 10,6 28,8 5,4 3,7 20,7 Scienze umanist. 13,6 8,7 3,3 12,5 8,3 3,3 1,6 6,0 Scienze educaz. 6,4 2,0 3,8 8,6 11,5 6,1 2,1 7,7 Giurispru denza 11,7 11,8 5,4 7,4 9,2 5,1 2,1 5,1 0,74 0,49 0,33 0,70 0,73 0,49 0,20 0,53 R2 Diritto lavoro Contratti Conosc. amministr. Contratt. sindacali Relazioni industriali Gestione dipendenti Tecn. contrattazione Carichi lavoro Competenze Ingegneri a 9,8 4,3 10,7 9,3 9,8 16,1 12,2 8,7 Economi a 3,6 11,1 13,8 7,4 5,5 9,8 5,8 4,1 Psicologi a 7,0 8,8 9,7 4,1 5,5 13,5 2,4 4,9 Sociologi a 12,6 3,6 13,4 7,2 4,7 17,2 17,9 13,4 Scienze politiche 2,4 4,5 3,9 14,4 20,9 5,0 11,7 7,9 Scienze umanist. 6,2 4,5 8,9 10,7 11,6 12,1 12,5 7,8 Scienze educaz. 4,8 6,8 13,1 19,6 13,2 3,0 14,9 6,6 Giurispru denza 10,1 5,5 10,9 6,1 7,0 21,3 3,9 3,3 0,57 0,49 0,84 0,79 0,78 0,98 0,81 0,57 R2 Tabella 15. Pesi percentuali delle facoltà in cui si possono formare gli addetti alla gestione delle risorse umane, stimati con l’analisi di regressione, secondo i direttori del personale, per competenze tecnico-specifiche (n=12) Generali di sviluppo Analisi attitudinale Fabbisogni formativ Valutaz. personalità Selezion. personale Tecn.compensation Organizz. processi Anal. organizzativa Competenze Tabella 14. Pesi percentuali delle facoltà in cui si possono formare gli addetti allo sviluppo delle risorse umane, stimati con l’analisi di regressione, secondo i direttori del personale, per competenze tecnico-specifiche (n=15) Professionalità nei servizi per le imprese 55 Competenze Generali di sviluppo Diritto del lavoro Tecniche di compensation Strumentaz. scientifico-tecnica Organizzazione e processi Dinamiche di gruppo Colloqui di lavoro Contrattazione Strumenti valutaz. personalità Selezione personale Valut. personalità, potenziale Gestione amministrativa Gestire relazioni industriali Gestire rapporti con dipendenti Progettare interventi formativi Giuris pruden 4,3 7,8 4,5 1,7 2,0 19,0 4,6 4,8 3,6 1,0 6,1 8,9 2,1 3,5 Econo mia 2,9 10,1 7,5 2,5 5,6 5,9 3,7 8,3 12,1 2,1 3,7 4,9 4,7 3,5 3,2 3,5 14,7 1,5 11,1 1,6 2,7 2,5 5,4 2,3 16,3 3,3 4,2 Inform atica 1,8 9,2 6,1 2,2 4,4 2,2 6,1 4,3 9,8 1,2 3,0 2,5 2,3 4,7 Sc. umane 2,9 8,5 5,3 1,7 3,7 8,7 6,8 3,3 7,8 0,6 6,4 4,7 2,2 3,4 Ingegn eria 3,4 5,2 4,8 2,7 3,6 6,2 5,6 2,7 6,1 1,2 8,1 5,3 2,5 2,4 Pedago gia 1,5 11,9 7,9 2,8 6,1 8,2 4,3 9,3 13,9 2,0 3,9 5,8 5,8 2,9 Psicolo gia 3,8 11,1 6,4 2,0 4,5 7,1 5,8 6,9 9,8 1,1 4,8 4,3 3,7 3,5 Sociol ogia 5,0 3,2 3,6 15,5 1,9 11,2 2,3 2,0 3,1 5,6 3,5 17,1 3,3 4,0 Statisti ca 1,9 0,28 0,70 0,50 0,46 0,33 0,80 0,41 0,44 0,69 0,20 0,42 0,70 0,30 0,32 R2 Tabella 16. Pesi percentuali delle aree disciplinari in cui si possono formare gli addetti allo sviluppo delle risorse umane, stimati con l’analisi di regressione, secondo i professori universitari, per competenze tecnico-specifiche (n=38) 56 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali Competenze Generali di sviluppo Diritto del lavoro Tecniche di compensation Strumentaz. scientifico-tecnica Organizzazione e processi Dinamiche di gruppo Colloqui di lavoro Contrattazione Strumenti valutaz. personalità Selezione personale Valut. personalità, potenziale Gestione amministrativa Gestire relazioni industriali Gestire rapporti con dipendenti Progettare interventi formativi Giuris pruden 3,0 5,0 6,9 12,0 6,6 1,9 9,7 5,5 3,5 2,2 4,3 10,3 4,5 1,7 5,7 Econo mia 2,1 3,6 4,9 8,7 6,0 1,9 6,3 4,2 3,2 2,4 5,3 6,3 3,4 2,3 5,3 1,1 6,4 3,9 10,2 4,5 2,1 9,1 3,4 1,3 4,4 7,3 4,0 2,9 2,2 4,1 Inform atica 1,5 5,0 4,8 9,3 2,9 2,3 6,5 3,2 3,1 7,0 6,3 4,2 1,6 2,9 5,5 Sc. umane 1,1 4,6 3,0 5,9 5,7 2,1 11,2 2,6 2,0 1,6 5,6 3,5 3,8 2,6 3,6 Ingegn eria 1,7 11,1 6,0 3,7 7,3 4,8 7,9 2,2 2,2 0,9 2,9 5,3 3,5 6,4 4,5 Pedago gia 1,4 6,5 5,4 12,9 5,8 1,8 6,3 3,8 1,1 1,7 5,3 7,2 6,5 1,5 4,0 Psicolo gia 2,6 3,9 3,9 8,3 4,7 2,0 9,7 4,4 3,7 3,9 5,1 7,0 3,3 1,9 4,2 Sociol ogia 3,7 3,6 2,7 3,0 5,4 2,5 5,7 4,6 5,1 2,8 4,0 7,7 2,0 2,3 3,3 Statisti ca 0,18 0,50 0,42 0,74 0,49 0,21 0,72 0,34 0,25 0,27 0,46 0,56 0,32 0,24 0,40 R2 Tabella 17. Pesi percentuali delle aree disciplinari in cui si possono formare gli addetti alla gestione delle risorse umane, stimati con l’analisi di regressione, secondo i professori universitari, per competenze tecnico-specifiche (n=38) Professionalità nei servizi per le imprese 57 58 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali Le facoltà nelle quali si possono formare le competenze delle due figure professionali sono deducibili dalle Tabelle 14 e 15, rispettivamente, per l’addetto allo sviluppo e per l’addetto alla gestione delle RU. Il legame tra le competenze tecniche e le aree disciplinari secondo i professori universitari si ricava dalle Tabelle 16 e 17. La facoltà di Economia sembra essere il luogo presso il quale gli addetti allo sviluppo possono ottenere la maggior parte delle competenze, in modo particolare quelle che permettono di definire i criteri di compenso del personale, di analisi delle attitudini eventualmente tramite bilanci di competenze e di analisi organizzativa. Secondo i direttori, quello economico-aziendale è l’ambito di formazione più adatto per chi deve gestire e pianificare le retribuzioni al fine di motivare e promuovere il miglioramento continuo delle performance dei dipendenti e assicurarne un equo compenso. Secondo i professori, negli insegnamenti di ambito economico, si possono acquisire anche strumenti di valutazione della personalità e nozioni di diritto del lavoro e della contrattazione. Le discipline economiche sono indispensabili per dare competenze nella predisposizione di contratti, nella direzione amministrativa e nella gestione strategica dei dipendenti anche all’addetto alla gestione delle RU. La seconda area disciplinare in termini d’importanza per la formazione degli addetti in questione è quella psicologica. Il riferimento specifico è alle tecniche di valutazione, anche tramite test di personalità e bilanci di competenze, e ai criteri di compenso del personale. Professori e direttori concordano nel riconoscere alla formazione a carattere psicologico capacità di costruire competenze nella valutazione della personalità dei dipendenti (in servizio o in via di assunzione) finalizzata primariamente a mettere in luce competenze potenziali o di cui hanno già fruito. Una formazione di natura psicologica aiuta l’addetto allo sviluppo delle RU a gestire le dinamiche di gruppo, a favorire la crescita del capitale umano aziendale e dei singoli per l’efficacia nel lavoro e a gratificare chi opera nell’azienda. Quella giuridica è la terza disciplina caratterizzante gli addetti alle RU. Tale ambito di formazione si rivela decisivo per chi gestisce il personale. Consente, infatti, di sviluppare conoscenze amministrative, di diritto del lavoro (problemi sindacali, assunzioni, licenziamenti, ecc.) e di coordinazione delle relazioni industriali. Il bagaglio di nozioni è tanto specifico da essere considerato da parte professori universitari la base tecnico-scientifica della professione. Anche la formazione in campo sociologico e politologico e, in misura più attenuata, in quello umanistico può caratterizzare le conoscenze di un addetto alle RU. Secondo i direttori del personale, la formazione sociale aiuta l’addetto allo sviluppo nel trasmettere al personale capacità e volontà di migliorare nel lavoro. Una cultura sociale e umanistica può altresì supportare le competenze di natura psicologica per la valutazione della personalità e la selezione del personale. Nel definire la figura professionale dell’addetto alle RU è rilevante anche la formazione in campo sociologico e politologico e, in misura più attenuata, in quello umanistico. Secondo i direttori del personale, la formazione sociale aiuta l’addetto Professionalità nei servizi per le imprese 59 allo sviluppo nel trasmettere al personale aziendale capacità e volontà di sviluppo del lavoro attraverso cui aumentare la competitività dell’impresa. Una cultura sociale e umanistica può altresì supportare le competenze di natura psicologica per la valutazione della personalità e la selezione del personale. I pochi direttori che indicano la facoltà di Ingegneria come luogo primario di formazione, avendo forse in mente l’indirizzo gestionale, manifestano convinzioni simili a quelli che indicano come prioritarie le discipline economiche. Secondo i docenti universitari, insegnamenti di area informatica o statistica possono aggiungere conoscenze teoriche, metodologiche e strumentali connesse al processo di selezione e valutazione del potenziale capitale umano e alla gestione delle relazioni industriali. Sulle opportunità offerte dall’ICT per qualificare le performance degli esperti nell’area delle RU degli enti pubblici si appunta Monea (2003). Dal panorama delineato emerge che il percorso privilegiato per la formazione dei profili professionali in esame consiste nell’integrazione di diverse conoscenze e abilità. Un approccio formativo multidisciplinare, che armonizzi competenze economiche, giuridiche, sociologiche, organizzative, gestionali, formative e psicologiche, può rendere gli esperti del mercato e delle relazioni di lavoro in grado di supportare la sfida delle imprese ad adeguarsi – in termini di gestione delle risorse, di organizzazione e di sviluppo delle competenze – alla continua evoluzione del contesto sociale ed economico in cui si trovano ad operare. 5. Conclusioni Nel dare avvio a questo lavoro, c’eravamo proposti di capire se il metodo di rappresentazione basato sulla proiezione dell’occupabilità nel medio termine e sulla desiderabilità sociale di figure professionali aggiungesse dinamicità e vigore alla rappresentazione delineata dalle competenze tecnico-professionali e dalle doti di personalità che dovrebbe possedere chi svolge una determinata attività. Le analisi svolte su due figure professionali attive negli uffici del personale delle aziende ci hanno fatto capire che le speranze occupazionali e la desiderabilità sociale possono dare profondità ad una rappresentazione che ha sullo sfondo la formazione ideale. L’analisi delle figure professionali lungo l’asse temporale futuro e l’incrocio tra, da una parte, l’occupabilità e la desiderabilità sociale e, dall’altra, le competenze professionali possono rendere dinamica una rappresentazione. Il metodo d’analisi proposto costituisce, pertanto, un indispensabile corollario di rilevazioni à la O*Net, basate sulla ricostruzione (dettagliata ma statica) delle competenze, se si vuole capire in quale direzione si muove una professione. La collocazione della professionalità in un futuro economico e formativo probabile ha 60 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali valore sia per definire la relazione tra posizioni lavorative e profili professionali, sia, a maggior ragione, per programmare la formazione culturale e tecnico-professionale delle figure da creare. Un aspetto del metodo adottato è la giustapposizione tra le opinioni di dirigenti di uffici per le RU e quelle di professori universitari di varie discipline accademiche. Ipotizzando che le due categorie di esperti esprimessero opinioni dipendenti dai rispettivi punti di vista, quelli dell’operatività professionale e della formazione, si è cercato di comprendere in quale direzione si estrinsecasse questa diversità e, in definitiva, se fosse necessaria la consultazione di entrambe le categorie per ottenere una rappresentazione verosimile del futuro delle professioni. Si è trovato che, al di là delle competenze fondamentali, la rappresentazione delle figure professionali di coloro che vivono quotidianamente a fianco degli addetti sia abbastanza diversa da quella di chi li prepara, vuoi durante il periodo di formazione universitario, vuoi nei corsi cosiddetti di master dopo il conseguimento della laurea. I professori considerano le persone che escono dai corsi universitari figure professionali rifinite nelle competenze tecniche, pronte a svolgere ogni compito specifico della loro professionalità; i direttori ritengono, invece, che qualunque figura professionale, anche se rivolta prevalentemente all’operatività, debba svolgere anche un ruolo propositivo e creativo sul posto di lavoro, adattando le conoscenze acquisite alle situazioni che si trova via via ad affrontare. E per poter costruire strumenti di valutazione ad hoc, è necessario che l’addetto possieda capacità di riflessione teorica sulla propria materia professionale, sensibilità nel cogliere gli aspetti peculiari dell’organizzazione e dei processi in cui è inserito e abilità tecnica nell’adattare test e questionari o nel costruirne di nuovi. Una seconda distinzione nelle opinioni delle due categorie di esperti, in merito alla professionalità dei due tipi di addetti esaminati, riguarda la specializzazione tecnica dei compiti richiesti. Con esclusione della più fondamentale competenza specifica, i direttori tendono ad individuare compiti ben differenti tra le due figure professionali. I professori, invece, immaginano compiti che, pur essendo inerenti al profilo professionale tecnico che li specifica, sono parzialmente coincidenti. È evidente che i professori immaginano addetti fungibili nelle mansioni tipiche degli uffici per il personale e capaci di esprimere la propria competenza specifica nei casi in cui serve. La diversa rappresentazione può dipendere dai criteri di selezione dei due insiemi di esperti. I direttori appartengono a grandi organizzazioni produttive, nelle quali gli addetti agli uffici per le RU svolgono compiti generalmente parcellizzati e più specifici. I professori, insegnando varie materie legate alle competenze tecniche, si sono probabilmente immaginati figure professionali più eclettiche, idonee ad essere inserite anche in organizzazioni produttive di dimensione inferiore a quelle cui appartengono i direttori consultati. Professionalità nei servizi per le imprese 61 La discrasia tra punti di vista è fisiologica. Se si raccolgono opinioni da punti di vista opposti, va trovata una soluzione mediana tra i punti vista messi a confronto e indipendente dal numero di esperti che esprimono opinioni in rappresentanza di una categoria. In altre parole, la migliore stima delle caratteristiche di una figura professionale è il valore di mezzo delle distribuzioni di frequenza delle categorie di esperti consultati. Uscendo dalla metodologia della ricerca, è emerso che ambedue le tipologie di addetti esaminati si caratterizzano per buone prospettive di occupabilità. La domanda e l’offerta di professionalità per la gestione e lo sviluppo delle RU vanno nella medesima direzione, quella di una crescita costante anche nel tempo medio, coerentemente con i bisogni di valorizzazione del capitale umano aziendale e del gettito di laureati in materie (sociali, umanistiche e persino tecniche) formative di competenze professionali rilevanti per la qualificazione degli addetti all’ufficio per le RU. Tra queste, la figura più particolare per un ufficio del personale, l’esperto nello sviluppo delle RU, e la sua versione più specifica dell’esperto in compensation, mostrano prospettive di ancora maggiore speranza occupazionale. In un sistema aziendale premiante, competitivo rispetto all'esterno, strutturato ed equilibrato, questi esperti possono essere la base su cui gestire con successo politiche complesse di attenzione per il personale. Non è possibile dire se la richiesta del mondo della produzione sarà saturata dal punto di vista quantitativo dall’output dell’università. Si può dire però che i due mondi della produzione e della formazione superiore si muovono nella stessa direzione, anche se con velocità autonome. Il coordinamento tra l’input atteso dal mondo della produzione e l’output possibile dell’università è auspicabile. In modo particolare, è auspicabile che gli accademici prendano atto della necessità di definire programmi formativi coerenti con le precise attese di ogni categoria di esperti, universitari compresi. A meno che non si pensi che la formazione di figure professionali specifiche sia un compito delle istituzioni formative post-universitarie. Nell’università italiana mancano corsi di laurea calibrati per la formazione di addetti alle RU delle organizzazioni produttive. È più facile trovare master universitari disciplinari piuttosto che corsi istituzionali volti a formare professionalità multidisciplinari. Sono invece innumerevoli i master attivati da centri di formazione privati, spesso supportati da imprese private. Si pone dunque il dilemma se formare nell’università figure professionali a carattere multidisciplinare, possibilmente a numero chiuso, oppure se continuare a formare una tra le competenze tecnicoprofessionali specifiche e lasciare al mercato la definizione delle competenze mancanti. Un secondo quesito è se introdurre e quali elementi multidisciplinari introdurre nel tirocinio pre o post laurea. Probabilmente, l’avvicinamento tra le 62 Esperti nello sviluppo o nella gestione delle risorse umane. Competenze, formazione e speranze occupazionali associazioni di categoria consapevoli e le componenti universitarie interessate alla qualificazione del personale degli uffici per le RU può aiutare a risolvere il dilemma. 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In our paper, we delineate the features of two professional figures of the human resources (HR) offices of large and medium size companies: the expert in HR improvement and that in HR management. The profiles are defined as regards the competences a candidate for enrolment should possess, job’s social desirability and employment expectations in the medium and long runs. Some projective aspects of social desirability and the estimate of future employment render the representation of the two professional figures dynamic. The examined data were collected with a webbased Delphi-like survey on two panels, one composed of personnel managers and the other of university professors, with three contacts in order to iteratively focus on the current and perspective characteristics of the profiles. Keywords: HR improvement expert; HR management expert; Professional profile; Delphi data collection method; Competences; Social Desirability; Education; Employment rate estimate. La professionalità nelle imprese di consulenza a fini amministrativi per le imprese nel Veneto1 Roberta Rosa, Gilda Rota Università degli Studi di Padova Riassunto. Nella presente nota si descrive l’eterogeneo comparto della consulenza a fini amministrativi per le imprese, così come emerge da una ricerca svolta presso un campione di imprenditori veneti del comparto. Sono state rilevate le attività, le figure professionali presenti e i bisogni di professionalità nelle imprese di consulenza amministrativo-gestionale, contabilità, fiscale, legale, notarile. Si definiscono alcune figure professionali nuove e si evidenziano alcune carenze di formazione percepite dagli imprenditori nei neo-assunti . Parole chiave: Servizi per le imprese; Consulenza amministrativa; Figure professionali. 1. Le consulenze amministrative alle imprese Nel seguito, si illustrano l’attività e la professionalità nelle imprese che svolgono “consulenza a fini amministrativi” per altre imprese (ISTAT, 1991, 2002). Si tratta delle seguenti attività: x studi legali e notarili (Ateco: 74.11); x contabilità, consulenza societaria, incarichi giudiziari, consulenza in materia fiscale (74.12); x consulenza amministrativo-gestionale (74.14). Questo gruppo comprende le attività di consulenza di tipo finanziario, del lavoro, agraria, amministrativogestionale e di pianificazione aziendale, di pubbliche relazioni e di informazione commerciale, quello di “contabilità, consulenza societaria, incarichi giudiziari, consulenza in materia fiscale” comprende le attività degli studi commerciali, tributari e di revisione contabile. 1 Il presente lavoro è stato finanziato nell’ambito del progetto “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR e dall’Università di Padova. Coordinatore nazionale e del gruppo di ricerca padovano è il prof. Luigi Fabbris. 66 La professionalità nelle imprese di consulenza a fini amministrativi per le imprese nel Veneto Caratteristica rilevante di queste attività è l’eterogeneità del prodotto finale offerto al cliente, dell’ambiente in cui operano le imprese e della tipologia dei clienti a cui il servizio si rivolge. Si analizzano pertanto le imprese dal punto di vista della presenza sul territorio, del numero e delle caratteristiche degli addetti, ai due più recenti censimenti (Tab. 1). Nel 1991, il settore delle consulenze contava sul territorio nazionale 78.597 unità locali, 6.973 sul territorio veneto (8,9% delle unità nazionali). Gli addetti erano 196.243 di cui 16.668 nel Veneto (8,5% della forza lavoro della regione). Nel 2001, le unità locali erano in Italia 146.109 e 12.159 nel Veneto. All’aumento delle unità locali si è accompagnato un aumento nel numero di addetti: 301.784 in Italia e 21.982 nel Veneto (7,3% del totale nazionale). La rilevazione più recente evidenzia un incremento nel numero di unità locali dell’85,9% e di addetti del 53,8% in Italia. Nel Veneto, l’incremento è stato del 74,4% per le unità locali e del 31,9% per gli addetti. Le attività degli studi commerciali, tributari e di revisione contabile si distinguono in entrambe le rilevazioni censuarie sia per presenza nel territorio che per quantità di forza lavoro impiegata. Nel 1991, vi erano 41.211 unità locali e 97.438 addetti, il 52% delle unità locali e il 50% degli addetti del settore. Nella rilevazione successiva, il numero di unità locali è raddoppiato in Italia e nel Veneto è cresciuto di oltre il 145%: in termini assoluti, il numero di addetti impiegati è aumentato di 79.257 addetti in Italia e di 4.111 nel Veneto. Le attività degli studi commerciali tributari e di revisione contabile contavano nel 2001 il 64% delle unità locali italiane, il 61,6% di quelle venete e il 58,9% di quelle della provincia di Padova. Questo gruppo di attività si distingue dalle altre giacché occupa il 59,3% della forza lavoro impiegata nel territorio padovano nel settore della consulenza amministrativa, il 52,8% di quella veneta e il 58,6% di quella italiana. Le restanti unità locali si distribuivano tra gli altri gruppi di attività in percentuali notevolmente inferiori, le attività relative alla consulenza amministrativogestionale e alla pianificazione aziendale rappresentavano il 13,7% delle unità locali nazionali e il 18,1% degli addetti impiegati; nel Veneto rappresentavano il 15,2% delle unità locali e il 18,5% della forza lavoro impiegata nel settore. Il minor numero di unità locali era registrato dalle attività delle società di revisione e certificazione di bilanci (0,4% a Padova, 0,3% nel Veneto, 0,2% in Italia). Il minor numero di occupati riguarda le agenzie di informazione commerciale (0,7% a Padova, 1,4% nel Veneto, 1,7% in Italia). Nel 1991 in Italia erano presenti 42.725 studi legali che impiegavano 75.139 addetti, nel 2001 si è registrato un incremento di 49.903 studi e 60.057 addetti. In entrambe le rilevazioni, il numero maggiore di unità locali si trova nell’Italia meridionale (12.187 unità nel 1991 e 26.310 nel 2001). Professionalità nei servizi per le imprese 67 Tabella 1. Unità locali e addetti degli studi legali in Italia, per ripartizione geografica e anno di censimento (ISTAT, vari anni) Unità locali Italia nord-occidentale Addetti Unità locali Italia nord-orientale Addetti Unità locali Italia-centrale Addetti Unità locali Italia meridionale Addetti Unità locali Italia insulare Addetti Unità locali Totale Italia Addetti 1991 9.556 21.512 6.827 13.586 9.256 16.808 12.187 16.399 4.899 6.834 42.725 75.139 2001 21.697 35.809 13.463 22.672 21.415 31.699 26.310 32.688 9.743 12.328 92.628 135.196 Il 5,6 % degli studi legali presenti nel territorio nazionale nel 1991 erano collocati nel territorio veneto, percentuale che ha registrato una diminuzione nel 2001 registrando il 5,3% del totale nazionale. Nel 1991 il 22,5% degli studi legali del Veneto si distribuivano nella zona di Padova nel 2001 tale percentuale ha registrato un incremento dello 0,8% (Tab.2). Tabella 2. Unità locali e addetti negli studi legali a Padova, Veneto e Italia per anno di censimento(ISTAT, vari anni) Padova Veneto Italia Unità Locali Addetti Unità Locali Addetti Unità Locali Addetti 1991 545 1224 2.416 5.257 42.725 75.139 2001 1202 2027 5.135 9.053 96.628 135.196 Nel 1991, erano presenti sul territorio nazionale 5.329 studi notarili nei quali erano impiegati 24.259 addetti (Tab. 3). Nel 2001 la rilevazione censuaria ha registrato un incremento di 331 unità locali e 3628 addetti. In entrambe le rilevazioni censuarie, le unità locali e gli addetti prevalgono nell’Italia nord-occidentale (1.486 unità locali nel 1991 e 1.616 nel 2001, 8.049 addetti nel 1991 e 9.470 nel 2001). Nel 1991, gli studi notarili erano presenti nel territorio veneto con 333 unità locali dove erano impiegati 1.996 addetti di questi 335 a Padova. Nella provincia di La professionalità nelle imprese di consulenza a fini amministrativi per le imprese nel Veneto 68 Padova, il censimento del 1991 ha rilevato 58 unità locali con 335 addetti distribuiti in 58 unità locali. Nel 2001 gli studi notarili presenti nel territorio veneto erano 398 e impiegavano ben 2.372 addetti (Tab. 4). Tabella 3. Unità locali e addetti degli studi notarili in Italia, per ripartizione geografica e per anno di censimento (ISTAT, 1991 e 2001) Italia occidentale nord- Unità locali Addetti Unità locali Italia nord-orientale Addetti Unità locali Italia-centrale Addetti Unità locali Italia meridionale Addetti Unità locali Italia insulare Addetti Unità locali Totale Italia Addetti 1991 1.486 8.049 997 5.065 1.075 4.994 1.182 3.926 589 2.225 5.329 24.259 2001 1.616 9.470 1.072 5.845 1.236 5.964 1.123 4.290 613 2.310 5.660 27.887 Tabella 4. Unità locali e addetti degli studi notarili a Padova, Veneto e Italia per anno di censimento (ISTAT,1991 e 2001) Padova Veneto Italia 2. Unità Locali Addetti Unità Locali Addetti Unità Locali Addetti 1991 58 335 333 1.996 5.329 24.259 2001 82 417 398 2.372 5.660 27.887 La ricerca La prima fase della ricerca è stata l’individuazione della popolazione statistica. La popolazione statistica è stata ricostruita utilizzando liste provenienti da diverse fonti: per la consulenza amministrativa-fiscale si è fatto ricorso a liste di imprese provenienti dal Sistema Infocamere delle camere di commercio del Veneto. Al fine di in- Professionalità nei servizi per le imprese 69 tervistare imprese “strutturate”, si è deciso di selezionare il campione a partire da una popolazione formata da aziende aventi almeno sei addetti. Il comparto delle consulenze è stato stratificato, separando le attività amministrativo-fiscali da quelle legali e notarili. Per selezionare il campione di imprese di consulenza è stata utilizzata la tecnica di estrazione sistematica da liste stratificate (Fabbris, 1989) procedendo come segue: x le liste provenienti dal Sistema Infocamere sono state ordinate in strati provinciali. Le unità del primo strato sono state ordinate in ordine crescente rispetto alla variabile numero di addetti, mentre per il secondo strato sono state ordinate in ordine decrescente rispetto alla stessa variabile, la tecnica applicata prevede l’inversione dell’ordinamento in modo alternato per ogni strato. Questo criterio è denominato “a serpentina” perché richiama l’immagine stilizzata di un serpente (Fabbris, 1989); x la fase successiva è l’identificazione delle unità campionarie attraverso una selezione sistematica con probabilità di inclusione variabile e proporzionale al numero di addetti dell’impresa. La selezione con probabilità variabili comporta il calcolo di pesi inversamente proporzionali alla probabilità di selezione a fini di stima corretta. Per le imprese di consulenza legale o notarile si è applicata la tecnica di campionamento cosiddetto “a valanga”, che consiste nel selezionare le unità “per passaparola” arrivando a identificare un gruppo di 8 soggetti, nel caso degli studi notarili (i membri del Consiglio Notarile di Padova) e di 15 soggetti nel caso degli studi legali (Tab.5). Tabella 5. Settori di attività, criteri di selezione del campione, modalità di selezione delle unità statistiche della popolazione di imprese. Strato Criterio di selezione della popolazione statistica Criterio di selezione del campione Unità osservate Consulenza amministrativa Numero di addetti t 6 (Fonte: Sistema Infocamere) Selezione sistematica con probabilità proporzionale al numero di addetti 25 Studi legali Membri del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati Selezione di tutte le unità 15 Membri del Consiglio Notarile Selezione di tutte le unità 8 Studi notarili Per la rilevazione dei dati presso le imprese di consulenza, è stato intervistato de visu un responsabile della struttura da parte di intervistatori appositamente adde- 70 La professionalità nelle imprese di consulenza a fini amministrativi per le imprese nel Veneto strati; per la rilevazione di dati sugli studi legali e notarili sono stati svolti focus group, uno per ciascun tipo di studi. Il focus group della categoria studi notarili si è svolto presso la sede del Consiglio Notarile della provincia di Padova, in totale i partecipanti erano otto, tutti membri del Consiglio. Il focus group con i rappresentanti degli studi legali si è svolto presso la sede del Consiglio dell’Ordine degli Avvocati della provincia di Padova, Hanno partecipato alla discussione 15 avvocati appartenenti al Consiglio dell’Ordine. 3. Attività delle imprese di consulenza Le imprese che svolgono attività di consulenza amministrativa hanno mostrato di essere un gruppo molto eterogeneo sia dal punto di vista delle attività svolte sia del segmento di clienti a cui si rivolgono. Le attività di questo gruppo spaziano tra: x consulenza economico-giuridica, fiscale e legale; x consulenza di direzione e organizzazione aziendale, revisione e certificazione di bilanci; x consulenza del lavoro; x servizi di gestione in outsourcing di prodotti finanziari, assicurativi e previdenziali per fondi pensione, compagnie di assicurazioni, banche e società finanziarie; x servizi fiscali e tecnici rivolti in particolar modo alle imprese del settore agricoltura; x tenuta della contabilità a imprese, professionisti e lavoratori autonomi, cooperative, enti no profit e onlus; consulenza tributaria; assistenza presso gli uffici delle entrate; ricorsi e contenzioso tributario; domiciliazione di società, dichiarazioni; x consulenza amministrativa e fiscale, elaborazione dati aziende (di qualsiasi dimensione e tipo) compilazione 730, compilazione scheda ISEE; x servizi agevolati di terziario avanzato per lo sviluppo dell'impresa; x consulenza, progettazione ed assistenza per interventi di ottimizzazione e miglioramento gestionale; x informazioni ipocatastali camerali e del tribunale (banche, cassa di risparmio, studi legali e notarili); x deposito di brevetti e di marchi, registrazione di copyright, assistenza tecnica e legale, consulenza sulla proprietà industriale. Le imprese di consulenza sono organizzate in otto aree funzionali: segreteria; amministrazione; gestione delle risorse umane; marketing, altre funzioni commerciale e relazioni pubbliche; informatica; consulenza fiscale/tributaria/contabile, consu- Professionalità nei servizi per le imprese 71 lenza legale. In un settore denominato “consulenze particolari” trovano ospitalità quel tipo di attività che non sono svolte all’interno delle altre aree. Nella segreteria, detta anche front-office, sono svolte le attività di accoglienza dei clienti, smistamento telefonate e posta, gestione appuntamenti. In quest’area trova impiego l’11,2% del totale degli addetti, per la maggior parte diplomati in ragioneria. Solo il 14,5% degli addetti è laureato.(Tab. 6). Nell’area amministrazione e contabilità sono svolte le attività di registrazione dei movimenti contabili e finanziari dell’impresa (gestione delle entrate e pagamenti, redazione di scritture contabili di base e dei relativi registri - tra cui fatture clienti, prima nota, IVA, gestione banche, archiviazione pratiche, ecc. - preparazione dati per stesura del bilancio, adempimenti fiscali e previdenziali). Vi opera l’8,2% degli addetti, di cui il 41,3% è laureato. Nell’ufficio risorse umane si svolgono le attività di ricerca e selezione di personale per l’impresa (raccolta curriculum vitae, aggiornamento banca dati), gestione della carriera del personale (rapporti con i sindacati, passaggi di livello, gestione permessi e ferie), Vi trova occupazione il 5,3% degli addetti, di cui il 59% ha conseguito lauree di tipo umanistico (lettere, psicologia, scienze formazione). Nelle imprese di consulenza, le attività di marketing, relazioni pubbliche e commerciali confluiscono in un’unica area che funge da “interfaccia” verso i clienti, ossia si occupa di promuovere i servizi offerti, cura i rapporti con i clienti abituali, a volte si occupa di comunicazione con i giornali e la stampa. In quest’area opera il 3,3% degli addetti, di cui il 33,3% è laureato. Nell’area informatica opera chi si occupa dell’installazione e aggiornamento dei programmi contabili, dell’elaborazione dei dati contabili necessari alle attività di consulenza, della creazione di nuovi moduli informatizzati per l’invio telematico dei dati, dello sviluppo software, dell’assistenza alla rete e della manutenzione dei PC. All’interno di quest’area operano inoltre delle figure che si occupano dell’elaborazione di dati contabili, puramente dal punto di vista informatico. I risultati delle elaborazioni passano poi all’ufficio contabilità dove vengono usati per la compilazione dei documenti. Il cliente si rivolge a loro per informatizzare dei servizi, ad esempio il calcolo delle cedoline-paga e il controllo automatico delle presenze. In quest’area trovano impiego i diplomati in ragioneria (ad indirizzo programmatore) periti informatici, laureati in informatica o in ingegneria elettronica, alcuni in economia (in totale, si tratta dell’11,2% degli addetti, di cui il 24,7% è laureato). Le principali attività delle imprese di consulenza sono svolte nell’area della consulenza fiscale, tributaria o contabile. Vi opera il 45,3% degli addetti, il 37,7% dei quali è laureato, soprattutto in economia, e il restante è diplomato in ragioneria. L’area della consulenza legale è quella dove è impiegato il minor numero di addetti, il 2,1% del totale, il 70% dei quali sono laureati in giurisprudenza ma anche in economia e scienze politiche, il restante è diplomato. Le attività svolte in quest’area so- 72 La professionalità nelle imprese di consulenza a fini amministrativi per le imprese nel Veneto no: assistenza e consulenza negli aspetti legali legati alla gestione d’impresa (assistenza contenzioso, con particolare riferimento al diritto societario industriale e del lavoro), svolgimento modulistica concernente gli accordi legali con i clienti, assistenza alle aziende all’inizio dell’attività (apertura partita IVA, iscrizione alla camera di commercio). L’ area consulenza legale impiega il minor numero di addetti è 2,1% di cui il 70% sono laureati. Una percentuale di laureati così alta è da imputare alla tipologia di attività svolta in quest’area ossia l’assistenza e consulenza negli aspetti legali legati alla gestione d’impresa (assistenza contenzioso, con particolare riferimento al diritto societario industriale e del lavoro), svolgimento modulistica relativa agli accordi legali con i clienti, assistenza alle aziende all’inizio dell’attività (apertura partita IVA, iscrizione alla camera di commercio). Le figure professionali specifiche sono: il Responsabile della consulenza fiscale, tributaria e contabile e l’Addetto contabile. Le libere professioni inerenti a queste funzioni sono il Consulente del lavoro, il Dottore commercialista e il Consulente tributario. Tabella 6. Distribuzione percentuale di addetti nelle società di consulenza venete e proporzione di addetti “da tecnico in su”, per area funzionale (n=25) Area Segreteria Amministrazione Gestione risorse umane Marketing, commerciale, relazioni pubbliche Informatica (elaborazioni dati) Consulenza fiscale, tributaria, contabile Consulenza legale Altre consulenze Totale Addetti (%) 11,2 8,2 5,3 3,3 11,7 45,3 2,1 12,9 100,0 % da tecnico in su 14,5 41,3 59,0 33,3 24,7 37,7 70,0 39,5 35,8 Le altre consulenze di tipo organizzativo sono diversificate in base ai servizi offerti dallo studio di consulenza in particolare: attività relative alla certificazione, gestione pratiche per premi UE PAC, comande per contributi, presentazione modulistica relativa alla registrazione di brevetti o marchi, visure ipotecarie con consistenza patrimoniale, visure catastali; relazioni ipocatastali su immobili, gestione di prodotti assicurativi, monitoraggio e gestione dei titoli, sviluppo di programmi di investimento, ecc. In quest’area, opera il 12,9% degli addetti di cui il 39,5% è laureato, spesso in economia o scienze politiche, oppure è diplomato in ragioneria o in altro istituto tecnico. L’eterogeneità del gruppo residuale di consulenze determina la difficoltà a Professionalità nei servizi per le imprese 73 identificare caratteristiche comuni, sia a livello di formazione sia di competenze delle figure professionali che vi operano. Il numero medio di addetti impiegati nelle imprese di consulenza intervistate è 11. Le imprese di consulenza tendono all’autosufficienza funzionale; solo il 20% si rivolge ad altre ditte per la ricerca di risorse umane, l’assistenza informatica, problemi logistici o altre esigenze poste dai clienti. Il 50,4% riscontra delle difficoltà a trovare personale: le domande di lavoro che pervengono sono molte ma i candidati spesso mancano di competenze linguistiche, non hanno esperienza e, soprattutto i laureati, non sempre sono disposti a “fare la gavetta” (Osservatorio del mercato locale…, 2006). Le figure per le quali si è riscontrata una maggiore difficoltà di reperimento sono quelle operative per la consulenza fiscale, tributaria, contabile. Al momento dell’intervista il 76,9% delle imprese ospitava studenti o laureati in stage impiegati soprattutto nell’area consulenza fiscale, tributaria, contabile principalmente studenti o laureati in economia o scienze politiche. 4. Le previsioni di occupazione Il 24,5% delle aziende, nei 12 mesi precedenti l’intervista, ha ridotto l’organico, il 27,1% ha solo sostituito gli uscenti. Il numero medio di uscite del settore e di 0,6 unità. Tuttavia, il 30,5% ha assunto personale nello stesso periodo, per una media di 0,7 unità per unità locale, con un impercettibile saldo positivo (Tab. 7). Tabella 7. Distribuzione percentuale delle società di consulenza venete, per movimenti di organico avvenuti nel corso dei ultimi 12 mesi precedenti la rilevazione (n=25) Movimenti Diminuzione d’organico Solo turnover Nessuno Totale % 24,5 27,1 48,4 100,0 74 La professionalità nelle imprese di consulenza a fini amministrativi per le imprese nel Veneto Le previsioni occupazionali del settore per i prossimi due anni mostrano che il 18,6% delle imprese di consulenza manifesta l’intenzione di ampliare l’organico (il numero medio di assunzioni previste dal settore è di 0,3) mentre il 43% non prevede nessuna variazione. Il 38,4% non riesce a fare previsioni e ha dichiarato che le assunzioni dipenderanno molto da come le aziende riusciranno a reagire a questa crisi di mercato che negli ultimi anni le ha costrette a tagli finanziari nelle voci di bilancio (Tab. 8). Tabella 8. Distribuzione percentuale delle società di consulenza venete intervistate, per movimenti di organico previsto nei prossimi due anni (n=25) Movimenti % Assunzioni 18,6 Turnover o riduzione di personale 0,0 Non prevede variazioni di personale 43,0 Dipende 38,4 Totale 100,0 5. Le professioni del settore consulenza Si descrivono ora alcune figure professionali specifiche del comparto, distinguendo tra le professioni liberali e le figure dipendenti delle imprese di consulenza. Le figure di consulenti professionali di altri settori economici sono solo enunciate; maggiori riferimenti a questo proposito si possono trovare in Fabbris (2005). Nella segreteria opera l’Addetto alla segreteria o Addetto front-office. Nell’area dell’amministrazione opera il Responsabile amministrativo e l’Addetto alla contabilità generale. Nell’ufficio per le risorse umane solitamente trova impiego una sola persona che si sostanzia nella figura del Responsabile della gestione risorse umane. Nell’area informatica sono identificabili le figure dell’Addetto all’analisi dei dati e allo sviluppo del software. Le figure professionali specifiche delle imprese di consulenza sono il Responsabile della consulenza fiscale, tributaria e contabile e l’Addetto contabile. Le libere professioni inerenti a queste funzioni sono il Consulente del lavoro, il Dottore commercialista e il Consulente tributario. Responsabile consulenza fiscale, tributaria e contabile Il Responsabile della consulenza fiscale e tributaria è responsabile di tutte le attività produttive dei servizi offerti dallo studio e supervisiona al lavoro degli addetti contabili. Professionalità nei servizi per le imprese 75 Solitamente, è un laureato in economia con solide basi di contabilità ed esperienza in materia di gestione e organizzazione aziendale. Sono competenze fondamentali solide basi ragionieristiche, in materia fiscale, tributaria e creditizia. Deve interagire con il cliente per capirne le esigenze. Addetto contabile L’Addetto contabile segue l’azienda cliente dal punto di vista contabile, fiscale, tributario. In pratica, si occupa della gestione per conto dell’azienda della: tenuta dei libri paga e matricola, dell’elaborazione dei prospetti paga, della denuncia dei lavoratori occupati agli enti previdenziali, della gestione degli adempimenti fiscali a carico del datore di lavoro, della compilazione dei modelli 730, 740, delle dichiarazioni ai fini degli studi di settore, della consulenza in materia tributaria ed aziendale, della tenuta libri contabili e IVA, della contabilità ordinaria in generale, delle attività di recupero crediti, dell’analisi dei costi e di bilancio, dell’avvio di nuove imprese, della consulenza fiscale, del controllo di gestione. Per svolgere questo ruolo sono necessarie competenze in materia fiscale, contabile, di tributi, conoscenza della normativa in materia di contratti e previdenza e quella dei principali software di gestione contabile. Caratterizzano questa figura la capacità di lavorare in gruppo, l’affidabilità, la precisione, la puntualità (rispetto per le date), la disponibilità a lavorare fuori orario (soprattutto nei periodi con scadenze fiscali imminenti), la capacità di utilizzare software per la gestione della contabilità aziendale. Questo ruolo è di solito svolto da un ragioniere o un laureato in economia con esperienza in materia di gestione contabile di aziende. Esperto legale e di contenzioso L’ Esperto legale e di contenzioso garantisce al cliente consulenza legale. In modo particolare, deve garantire che l’azienda cliente sia in regola con le norme civili, penali, tributarie e del lavoro. Inoltre, gestisce i contenziosi che si possono verificare. Le consulenze legali variano in base alle richieste del cliente. In alcuni casi, il cliente chiede assistenza per risolvere particolari problematiche, come l’ottenimento di finanziamenti europei, registrazione di brevetti e marchi, normative sulla legge 626 in materia di sicurezza sul lavoro, acquisizione di società, ecc. Indispensabili sono le competenze informatiche per l’utilizzo di internet al fine di reperire normative e leggi. Tra le caratteristiche individuali che questa figura deve avere si distinguono per importanza l’affidabilità, la serietà, la precisione e soprattutto la capacità di gestire situazioni a volte complicate dal punto di vista legale. Questa figura è solitamente un laureato in giurisprudenza, economia o scienze politiche. Se è un diplomato di scuola superiore, ha di solito una formazione da ra- La professionalità nelle imprese di consulenza a fini amministrativi per le imprese nel Veneto 76 gioniere con anni d’esperienza alle spalle. Oltre ai codici, alle normative e all’organizzazione aziendale deve conoscere la materia fiscale e tributaria. 5.1 Studi notarili All’interno di uno studio notarile operano solitamente il Notaio, il Responsabile amministrativo e i Praticanti. I consulenti esterni a cui si appoggia lo studio sono il Commercialista, il Consulente per ricerche urbanistiche (che si materializza nella figura di un geometra) e il Consulente informatico. Si è rilevata l’esigenza di inserire nuove figure come il “Direttore di studio” che dovrebbe occuparsi degli aspetti organizzativi dello studio, preferibilmente un laureato in materie umanistiche con predisposizione ai contatti umani oltre che avere buone doti organizzative e conoscenza delle attività svolte all’interno di uno studio notarile. 5.2 Studi legali All’interno dello studio legale operano solitamente la figura dell’Avvocato, dell’Impiegato amministrativo e dei Praticanti. Per particolari attività. lo studio si appoggia di solito a consulenti esterni, quali il Consulente informatico, Visurista, Investigatore privato, Consulente del lavoro, Consulente ricerche urbanistiche, Traduttore. I rapporti di consulenza variano in base al caso di studio trattato. 6. Conclusioni Le imprese del settore della consulenza hanno mostrato di essere un gruppo molto eterogeneo dal punto di vista delle attività svolte e del segmento di clienti a cui si rivolgono. Solo il 18,6% delle aziende di consulenza manifesta l’intenzione di ampliare l’organico nel prossimo futuro. Le figure professionali individuate all’interno delle imprese di consulenza sono numerose, ma le attività specifiche sono svolte nell’area della consulenza fiscale, tributaria e contabile, la quale impiega il 45,3% degli addetti totali di cui il 37,7% laureati. Il Responsabile di consulenza fiscale e tributaria, una delle figure tipiche di questo comparto, è un laureato in economia con solide basi di contabilità ed esperienza in materia di gestione e organizzazione aziendale. Professionalità nei servizi per le imprese 77 Le libere professioni riferite al settore della consulenza sono il Consulente del lavoro, il Dottore commercialista e il Consulente tributario. Solo le prime due richiedono l’iscrizione ad un albo. Negli studi legali e notarili, oltre alle figure professionali ovvie del Notaio e dell’Avvocato, è diventata necessaria la figura del Responsabile amministrativo che dovrebbe svolgere attività di segreteria e di contabilità, di rapporti con le banche, preparazione di documenti utili sia al notaio che all’avvocato e dovrebbe avere buone conoscenze informatiche. La ricerca ha evidenziato difficoltà di trovare persone sufficientemente preparate per svolgere queste attività con garanzia di continuità nel tempo. Infatti, queste mansioni sono svolte da laureati in giurisprudenza nel periodo del praticantato che, una volta superato l’esame di abilitazione per l’esercizio della professione, prendono altre direzioni professionali. Riferimenti bibliografici OSSERVATORIO SUL MERCATO LOCALE DEL LAVORO - UNIVERSITÀ DI PADOVA (2006) La professionalità nelle imprese di servizi a carattere amministrativo per le imprese nel Veneto, PHAROS 12/2006. Cleup, Padova. FABBRIS L. (a cura di) (2005) Il repertorio delle professioni dell’Università di Padova, Cleup, Padova ISTAT (1991) Classificazione ATECO 91. Classificazione delle attività economiche, Metodi e Norme, Serie C, n. 11, ISTAT, Roma. ISTAT (vari anni) Censimento dell’industria e dei servizi, ISTAT, Roma. ISTAT (2002) Classificazione delle attività economiche – ATECO 2002 (www.istat.it/Definizion/) Administrative Consulting Offices for the Veneto Industries Summary. This paper describes the status of the heterogeneous sector of the Veneto administrative consultancy services for industries. Our research aimed at highlighting the economic activities, the professional figures and the need for new competencies in that sector, through face-to-face interviewing a sample of Veneto entrepreneurs. As a research outcome, we define some new professional figures of consulting services for administrative, accountancy, managerial, fiscal, legal and notarial pur- 78 La professionalità nelle imprese di consulenza a fini amministrativi per le imprese nel Veneto poses, and the competencies missing in the newly recruited employees as perceived by the interviewees. Keywords: Industry services; Administrative consulting companies; Professional figures. Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani1 Luigi Fabbris, Paolo Costa, Claudio M. Oliveira Università degli studi di Padova Riassunto. In questa nota si presentano i dati di una ricerca svolta nel Veneto nel 2006 sugli studi architettura, ingegneria e altri studi tecnici. Per realizzare la ricerca, sono state svolte interviste faccia-a-faccia con un campione di titolari di aziende che hanno almeno tre addetti. Le analisi riguardano: la struttura funzionale degli studi, la posizione degli stessi sul mercato, la descrizione delle professionalità più qualificate che vi operano e di quelle che ambiscono a reclutare, la nuova occupazione recente e quella prevista nel medio periodo. La riflessione sulle competenze richieste al personale permette di fare ipotesi sulla formazione idonea a qualificare il personale degli studi tecnici nel prossimo futuro. Parole chiave: Studi tecnici; Studi di ingegneria; Studi di architettura; Competenze; Professioni; Previsioni occupazionali; Formazione universitaria. 1. Gli studi tecnici Gli studi tecnici sono ambienti attrezzati in cui operano più professionisti, ripartendosi i compiti e le spese. Le funzioni principali svolte negli studi sono quelle di progettazione, studio di fattibilità, direzione, collaudo, certificazione e manutenzione in ambito architettonico e ingegneristico, quindi con l’apporto di architetti e ingegneri, ma in alcuni studi si svolgono anche, o esclusivamente, attività più operative di disegno e gestione di progetti con l’apporto di geometri, disegnatori, informatici applicati e altri professionisti. 1 Il presente lavoro è stato realizzato con un finanziamento PRIN 2005 dal titolo “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR e dall’Università di Padova, in collaborazione con Unioncamere nazionale e Unioncamere del Veneto. Coordinatore nazionale del PRIN e del gruppo di ricerca di Padova è L. Fabbris. Questa nota è stata redatta da: C.M. Oliveira e P. Costa per il Par. 3 e da L. Fabbris per i restanti paragrafi. Gli autori colgono l’occasione per ringraziare nuovamente i titolari degli studi tecnici che hanno collaborato alla rilevazione dei dati e gli esperti che hanno partecipato alla rilevazione dei dati. 80 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani Gli studi tecnici sono espressioni di quel fenomeno di frammentazione ed esternalizzazione delle funzioni aziendali che riguarda sia la produzione di beni che l’erogazione di servizi, in Italia come negli altri paesi industrializzati2. Le imprese hanno esternalizzato non solo alcune fasi materiali della produzione e della commercializzazione, ma anche quelle immateriali di ideazione, progettazione, analisi tecnico-scientifica, prospezione dei mercati, valutazione economica di immobili e prestazioni, valutazione dell’impatto sociale ed economico di interventi e investimenti, valutazione della fattibilità di progetti, nonché altre attività di tipo artistico e creativo che un tempo costituivano specificità strettamente legate al marchio aziendale. Tutte queste attività richiedono complesse prestazioni pluridisciplinari. Gli studi che si occupano di progettazione si distinguono in ragione degli ambiti d’attività economica per i quali operano, che vanno dall’edile alle infrastrutture, alle imbarcazioni, alla produzione industriale, alle telecomunicazioni, agli oggetti d’arredo e agli elettrodomestici per le abitazioni private. Anche la struttura dimensionale degli studi varia considerevolmente: nel Veneto va dai tre agli oltre seicento addetti. Le imprese produttive ricorrono al servizio di progettazione in modo analogo alla consulenza legale o fiscale. La progettazione riguarda non solo le strutture e gli impianti produttivi, ma anche l’organizzazione degli spazi, degli arredi interni, delle risorse umane e delle reti di vendita, i servizi antincendio e di sicurezza, la logistica, interna ed esterna, la composizione di costi e prezzi e ogni idea concreta volta a massimizzare la capacità operativa, nonché la previsione dei tempi e dei modi di investire in progetti per migliorare o innovare nelle strutture o nei prodotti. In termini suggestivi, gli studi tecnici si propongono come fornitori di intelligenza tecnica3 per risolvere i problemi operativi e strategici delle imprese. I servizi ideativi sono detti “ingegneria pura” (consulting engineering). Gli studi tecnici possono anche realizzare i progetti. La realizzazione impegna nella programmazione e nel coordinamento degli interventi, nella preparazione delle specifiche tecniche, nella definizione dei progetti esecutivi, nell’assistenza agli approvvigionamenti e ai montaggi, nella supervisione e direzione dei lavori, nella misura e nel controllo di qualità, tempi e costi dei lavori, nel collaudo delle opere e 2 Il fenomeno del ricorso ad imprese specializzate in servizi per le imprese si accompagna a quello della diminuzione della dimensione media delle strutture produttive, sia in Italia che negli altri paesi industrializzati. Riferimenti ai servizi per le imprese si possono trovare in: Filippucci e Lugli, 1985; Cappellin e Boscacci, 1990; Butera, 1992; IlSole24ore Libri (1993), Mullins, 1996; Barbarino e Leopardi, 1997; Bellini e De Laurentiis, 2000; Blasi e Invernizzi, 2002; Regione Toscana, 2004. Per approfondimenti sul terziario avanzato si possono consultare: Vacca, 1980; Grasso e Romano, 1981; Marcotti 1984; Invernizzi, 1985; Pasinetti, 1986; Prandstraller, 1989; Martini e Vairetti, 1989; Barbieri e Rosa, 1990; Antonelli et al., 1991. 3 Anche Di Lorenzo (2001) qualifica gli studi tecnici di ingegneria come “venditori di progettualità”. Professionalità nei servizi per le imprese 81 delle forniture, nell’assistenza all’avviamento e all’esercizio dei prodotti del progetto, nella formazione del personale, e altro ancora. I progetti realizzati “chiavi in mano” sono anche detti di “ingegneria e impiantistica”, o di ingegneria e costruzioni (engineering and contracting), coinvolgono, per quanto è di suo interesse, l’impresa committente ma la responsabilità degli esiti resta dell’impresa realizzatrice. Il coinvolgimento è rilevante, tra l’altro, per la formazione e l’aggiornamento tecnico del personale. L’acquisizione di competenze tecniche dall’esterno, serve alle imprese produttive per rimanere efficacemente su un mercato caratterizzato da competitività e dalla necessità di rinnovamento continuo. Serve anche alle istituzioni e alle organizzazioni che operano cercando la qualità dei servizi e degli interventi di tipo strutturale. Le imprese e le istituzioni si devono, infatti, confrontare nel continuo, rispettivamente, con il mercato globale e con le crescenti esigenze sociali. Le opere d’ingegneria hanno un ruolo importante nel sistema industriale, degli investimenti infrastrutturali e delle opere pubbliche. Gli studi d’ingegneria4, che occupano una nicchia importante di questo mercato, stanno seguendo anche nel nostro Paese un percorso di messa a punto in uno scenario, europeo e mondiale, di interazione sempre più libera tra domanda e offerta di beni e di servizi. La richiesta di progettazione da parte delle imprese produttive è continua, tanto che gli studi di piccole dimensioni finiscono per essere consulenti stabili della stessa impresa. Questi legami fanno intuire che un progetto è, in un certo senso, un prodotto trasferibile. Un singolo progetto, siccome è elemento di un progetto più ampio, può essere commercializzato anche all’estero, se ciò è compatibile con il contratto di fornitura e con le esigenze di riconoscimento della paternità. L’ingegno progettuale plasmato dall’accademia nei laureati entra così in circolo nell’economia. La domanda di attività tecnica da parte delle piccole e medie imprese – della cui rilevanza per il Veneto si dà conto nel Par. 2 – si manifesta in un mercato aperto, seppure vagamente protezionistico per l’azione indiretta degli ordini professionali. Ciò indica che l’ingegneria italiana è capace di adattarsi alle dinamiche produttive, anche se forse con un leggero ritardo rispetto ai paesi europei con economie strutturalmente più forti della nostra, come Francia, Inghilterra e Germania, o più dinamiche della nostra, come Olanda e i paesi scandinavi (OICE, 1986). I settori produttivi nei quali operano gli sudi tecnici sono i più diversi, si può dire quasi tutti, variando dal settore primario a quello manifatturiero, ai trasporti, all’idraulica, alla produzione, trasmissione e distribuzione di energia elettrica, alle costruzioni, alle infrastrutture e agli interventi sul territorio in generale, all’ecologia, 4 Il D.Lgs. 157/95, detto “Merloni”, denomina d’ingegneria “i servizi attinenti all’architettura e all’ingegneria, anche integrata; servizi attinenti all’urbanistica ed alla paesaggistica; servizi affini di consulenza scientifica e tecnica; servizi di sperimentazione tecnica ed analisi”. Per questo motivo, d’ora in avanti, questi servizi pluridisciplinari saranno denominati semplicemente “d’ingegneria”. 82 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani all’ergonomia, alle energie alternative, al turismo, alla formazione professionale e alla pianificazione socio-economica. Nell’industria delle costruzioni, che costituisce il comparto di attività più tradizionale degli studi di progettazione, si intravedono tre aree di attività preminenti: i. una di servizi di ingegneria, che consiste nell’assistenza alla committenza, nella gestione della progettazione (preliminare alla cantierabilità del progetto), nella direzione dei lavori, nel collaudo delle opere realizzate, nella gestione dell’opera nel tempo; ii. un’area di attività volta alla produzione materiale delle opere; iii. una destinata alla produzione di componenti per la realizzazione delle opere. A queste funzioni rispondono due tipi di studi, quelli d’ingegneria in senso stretto e quelli che operano a tutto campo, fornendo servizi e gestendo la produzione. La forma giuridica prevalente è quella dello studio individuale. Molti studi però, da quando la legge lo permette5, sono diventati società. Una buona parte delle società d’ingegneria è nata per gemmazione o scorporo di questa funzione da imprese manifatturiere. Nel seguito, continueremo a chiamare studi tecnici anche quelli che hanno localizzazioni plurime. La maggior parte degli studi d’ingegneria ha partecipazioni o filiali in rete. L’unione armonica degli studi permette la divisione funzionale delle attività e, tramite la creazione di reti sopranazionali, anche l’internazionalizzazione. Queste attività si dicono, a buon titolo, avanzate perché rappresentano la frontiera nella creazione e nell’uso dell’innovazione metodologica, tecnologica e tecnica. Gli studi tecnici hanno un numero ridotto di addetti per rispondere con tempismo alle mutazioni della domanda di servizi delle imprese produttive ed evitare le costrizioni delle norme sul lavoro. Il lavoro all’interno di questo universo di micro-imprese – facilmente confondibile con la libera professione, stante che una buona parte di questi studi professionali sono associazioni di liberi professionisti – ha accompagnato la crescita di una parte importante del tessuto imprenditoriale delle piccole e medie imprese italiane, e di quelle venete in particolare. Le imprese di progettazione rappresentano una via di mezzo tra le società di consulenza tecnicoeconomica e le imprese individuali per la libera professione. Gli studi tecnici, nello svolgere attività per altre imprese, sono essi stessi imprese e sono pertanto soggetti alle medesime leggi di mercato, vale a dire la tendenza alla specializzazione funzionale e professionale, alla minimizzazione del numero di addetti, in modo particolare del personale di supporto, e al ricorso a consulenti e ad altre imprese fornitrici di servizi diversi da quelli che ne costituiscono 5 La L. 415/98 legittima i liberi professionisti ad esercitare attività in forme societarie, dando così la possibilità di esercitare la libera professione sia attraverso società di capitali, sia attraverso società di persone o cooperative. La norma pone sullo stesso piano le società e i liberi professionisti, definendo le condizioni necessarie per essere considerate società di ingegneria. Professionalità nei servizi per le imprese 83 il core business. Gli studi si giovano, pertanto, del supporto segretariale e amministrativo di pochi dipendenti e della consulenza di un esteso reticolo di consulenti esterni. Per conoscere la realtà attuale degli studi tecnici, è stata svolta una ricerca empirica, interpellando direttamente i titolari, o loro delegati, degli studi tecnici del Veneto (Oliveira, 2007). La rilevazione è stata svolta intervistando faccia a faccia un rappresentante per ogni studio. Le interviste sono state svolte da un gruppo di esperti operanti presso l’Università di Padova, consapevoli sia degli obiettivi della rilevazione, sia dei problemi di tipo statistico inerenti alla qualità dei dati. Sono state rilevate informazioni sulle caratteristiche strutturali e sui bisogni di professionalità negli studi, con il proposito ultimo di inferire sulle possibilità di nuova occupazione qualificata per i giovani in possesso di un titolo di studio superiore. Il campione di studi da intervistare è stato selezionato da una lista di studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici nel Veneto tratta dalla base di dati Infocamere attiva presso la Camera di Commercio di Padova. Sono state escluse le imprese fino a due addetti perché tali minute realtà non consentono di tracciare profili professionali riconoscibili e differenziabili. La lista è stata ridotta a 114 unità, escludendo 52 aziende che, sulla base della descrizione sintetica della loro attività resa disponibile da Infocamere, non erano pertinenti con il settore in considerazione o erano prive di un recapito telefonico. Le 114 sono state ulteriormente selezionate in base alla pertinenza definita in seguito ad una telefonata previa; la lista si è così ridotta a 94. Si è, inoltre, individuata un’altra lista di 707 studi tecnici presenti nelle Pagine Gialle (PG), ma assenti in quella di Infocamere. Dalle PG è stato estratto con procedura sistematica un campione di 71 unità, stratificato per provincia (Fabbris, 1989). Gli studi estratti sono stati contattati con un sistema telefonico CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) per avere informazioni sulla loro dimensione. Si è così determinato che il 66,2% delle aziende presenti nelle PG e assenti dalle liste Infocamere hanno fino a due addetti, il 23,9% tra i tre e i nove e che il 9,9% non è raggiungibile per telefono. Gli studi con almeno tre addetti sono stati inclusi nella lista da sottoporre a campionamento. La lista così definita è stata suddivisa in “strati” caratterizzati dalla dimensione degli studi e, con un procedimento casuale, è stato selezionato un campione di 25 unità comprendente tutte quelle di almeno 20 addetti e una selezione delle restanti. Alla ricerca hanno collaborato 6 studi piccoli (3-9 addetti), 11 medi (10-19) e 8 grandi. Va precisato che la denominazione di piccoli, medi e grandi studi riguarda esclusivamente questa nota e tiene conto della dimensione tipica degli studi tecnici, che è inferiore a quella del complesso delle aziende industriali e di molte categorie di aziende del terziario. 84 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani Dagli strati di studi piccoli o medi è stato estratto un campione con probabilità proporzionali alla dimensione. A fini di stima, si terrà conto della differente probabilità di selezione degli studi, associando a ciascuno un peso di entità inversamente proporzionale alla probabilità d’inclusione. La rilevazione è stata svolta nei mesi di maggio e giugno del 2006 somministrando, tramite intervista diretta presso la sede aziendale, un questionario semi-strutturato a rappresentanti dei 25 studi-campione. La visita è stata preceduta da una lettera, recante il logo dell’Università di Padova, dell’Unioncamere nazionale e di quella del Veneto, che, richiamando gli obiettivi della ricerca, chiedeva la collaborazione e forniva i riferimenti di legge per la trasparenza nell’uso dei dati. Le professionalità presenti e quelle complessivamente coinvolte nelle attività degli studi tecnici sono trattate nel Par. 3; le previsioni di occupazione nel medio periodo sono ipotizzate nel Par. 4; le implicazioni in termini di formazione universitaria sono esplicitate nel Par. 5. Le stime che si riportano nel seguito sono state ottenute sulla base dei dati raccolti presso il campione di studi tecnici veneti. 2. Tendenze evolutive degli uffici tecnici in Italia Gli studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici hanno il codice6 Ateco 74.2 delle attività produttive (ISTAT, 2002). Dal censimento del 1981, sono individuate, ed esistono pertanto statistiche, sugli studi di ingegneria e di altre professionalità tecniche in Italia. Gli studi tecnici sono in aumento quantitativo ovunque, in ragione dell’incremento progressivo nella domanda di professionalità tecnica. Solido ma flessibile in Italia e nel Veneto, in crescita ma non omogeneo all’estero. Questo è, per grandi tratti, il quadro della domanda di servizi tecnici in Europa. Gli anni ’70, e ancor più gli anni ’80 del secolo scorso, hanno visto crescere in tutti i paesi industrializzati i semi della terziarizzazione dell’economia con la creazione di nicchie di attività specialistiche quali, appunto, le imprese di ingegneria, architettura e altri uffici tecnici. L’Italia è tra i primi paesi europei per la pubblicazione di appalti sulla Gazzetta comunitaria (IlSole24Ore: 14/06/06): è al sesto posto con 198 bandi, 6 Per una trattazione più compiuta dei cambiamenti intervenuti nelle classificazioni delle attività economiche che hanno avuto un impatto nella classificazione degli studi tecnici, si può consultare Costa et al. (2006). La classe Ateco 2002 74.2 comprende le sottoclassi: “Studi di architettura”, “Studi di ingegneria”, “Servizi di ingegneria integrata”, “Attività di aerofotogrammetria e cartografia”, “Attività di ricerca mineraria”, “Altre attività tecniche”. Al censimento del 1981, la classe corrispondente era la 837.1 (ISTAT, vari anni). Professionalità nei servizi per le imprese 85 sorpassata da Francia con 2406, Spagna con 769, Germania con 437, Gran Bretagna con 432 e Polonia con 295. L’economia italiana è, pertanto, un ambito appetibile per le imprese di cui si tratta. Tabella 1. Imprese, unità locali, addetti e numero medio di addetti per unità locale degli studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici, in Italia e nel Veneto dal 1981 al 2001 (ISTAT, vari anni). 1981* Imprese Unità locali (UL) Addetti N. medio addetti per UL Imprese Unità locali Addetti N. medio addetti per UL 1991 Italia 7.265* 99.621 58.101 102.248 122.132 188.672 2,10 1,85 Veneto 575 9.102 5.102 9.315 9.424 16.047 1,85 1,72 1996 2001 184.026 185.118 253.232 1,37 208.039 211.053 295.299 1,40 15.391 15.480 22.279 1,44 19.267 19.534 27.145 1,39 (*) I dati sono stati aggiustati dall’ISTAT in vista del confronto con il censimento del 1991 Il numero di nuovi studi d’ingegneria e quello degli addetti sono in crescita dal 1981 (Tab. 1). Nel 2001, in Italia, le imprese sono 208.039 per un totale di 211.053 unità locali7 e 295.299 addetti. La progressione nella creazione di nuovi studi è esponenziale dal 1981, sia in Italia che nel Veneto. In Italia, si registra un boom di nuove iniziative dagli anni ottanta, con un raddoppio nel numero di studi ogni dieci anni. Nel Veneto, i tassi di crescita sono simili, seppure lievemente inferiori a quelli nazionali. La progressione geometrica nella creazione di nuovi studi indica che l’incremento è destinato a proseguire per almeno altri due decenni. Le dimensioni degli studi di ingegneria, in termini di addetti, sono molto variabili. Ispezionando la Tab. 2, risulta evidente l’alto numero di studi composti di uno (85% in Italia, 82% nel Veneto) o due addetti (un altro 9% in Italia, un altro 10,6% nel Veneto). Ciò indica che la maggior parte dei liberi professionisti è stata 7 Unità locale di censimento è “il luogo variamente denominato (stabilimento, magazzino, ufficio, studio professionale, ecc) in cui si realizza la produzione di beni o nel quale si organizza o si svolge la prestazione di servizi destinabili o non destinabili alla vendita. Impresa è “l’organizzazione di una attività economica esercitata con carattere professionale al fine della produzione di beni o per la prestazione di servizi destinabili alla vendita”. Può essere costituita da una sola unità locale o plurilocalizzata, vale a dire costituite da due o più unità locali, delle quali una coincide con la sede e le altre sono situate nello stesso o in altro comune. 86 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani censita nella categoria delle imprese individuali, anche se i professionisti svolgono attività continuativamente nell’ambito di organizzazioni economiche complesse. L’entità del fenomeno della cosiddetta “consulenza continuativa nell’ambito dello stesso studio” sarà più evidente nel seguito della nota, là dove si descrive la struttura degli studi. Tabella 2. Distribuzione di frequenze percentuali degli studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici in Italia e nel Veneto nel 2001, per numero di addetti. Numero di addetti 1 2 3 -5 6 -9 10- 15 16- 19 20- 49 50-249 250 e più Totale (N) Italia 85,0 9,0 4,8 0,7 0,2 0,1 0,1 0,1 0,0 100,0 (208.039) Veneto 83,0 10,6 5,9 0,8 0,3 0,1 0,1 0,1 0,0 100,0 (19.267) Le dimensioni degli studi sono generalmente piccole. Il numero medio di addetti per unità locale al censimento del 2001 è 1,40, quando una struttura con almeno un professionista e almeno una segretaria danno dare una media di almeno due unità. Le ridotte dimensioni della grande maggioranza degli studi derivano dall’essere questi strutture produttive con un’essenziale segreteria amministrativa, anche a tempo parziale, e con la quasi totale assenza di lavoro manuale. Se si presta fede ai dati censuari, tuttavia, gli studi diventano ancora più piccoli di quanto sono nella realtà. Ciò dipende dal fatto che vari professionisti sono legati allo studio da un rapporto di libera professione, per cui il professionista è censito come lavoratore autonomo e lo studio, che di questi si giova in modo continuativo, sembra di dimensioni più limitate di quanto non sia nella realtà operativa. Si noti inoltre che il numero medio di addetti rilevati negli studi con il censimento del 2001 è in progressiva diminuzione: nel 1981 era di 2,1 unità in Italia e di 1,85 nel Veneto, nel 1991 era 1,85 in Italia e 1,72 nel Veneto. Questo valore potrebbe ulteriormente diminuire al prossimo censimento, anche se le oscillazioni registrate negli ultimi anni dimostrano che se l’estremo inferiore non è stato già raggiunto, è di poco inferiore al valore calcolato per il 2001. Professionalità nei servizi per le imprese 87 La distribuzione degli studi nel territorio veneto (Tab. 3) segue la tendenza alla terziarizzazione delle attività produttive. La provincia con il maggior numero di studi e di addetti è, infatti, Padova, che tra le province venete non è né la più popolosa né quella con il maggior numero di imprese industriali. Nella “pancia” del Veneto, che comprende le province di Treviso, Vicenza e Verona, dove sono dislocate la maggior parte delle attività produttive, si registra la maggiore presenza di studi tecnici. Anche nel Veneziano si trovano numerosi studi, spesso di dimensioni superiori alla media del Veneto, che offrono servizi sia alle industrie che alle istituzioni pubbliche locali. Tabella 3. Distribuzione di imprese, unità locali e addetti e numero medio di addetti per studio di architettura, ingegneria o altro studio tecnico nel Veneto nel 2001, per provincia. Provincia Imprese Unità locali Addetti Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo Totale 3.335 3.367 1.029 3.627 3.179 3.863 867 19.267 3.388 3.401 1.046 3.684 3.223 3.917 875 19.534 4.830 4.518 1.383 5.015 4.815 5.435 1.149 27.145 N. medio di addetti per UL 1,43 1,33 1,32 1,36 1,49 1,39 1,31 1,39 Il numero di unità locali censuarie è quasi uguale al numero di imprese, sia in Italia che nel Veneto. Il fenomeno della plurima localizzazione è, pertanto, limitato a poche società di alto profilo, quasi tutte contattate ai fini della presente ricerca (Tab. 4). In ogni realtà, anche nelle minori, il lavoro in rete è piuttosto frequente: il 33% delle organizzazioni più piccole lavora in rete8 con imprese consorziate9 o associate tramite una casa madre, il 27% degli studi di dimensione intermedia opera con imprese consorziate e i grandi studi per metà appartengono a consorzi, oppure sono governati da holding, vale a dire da un’unica proprietà di capitali, e sono pertanto legate a vari studi consociati. 8 Con rete di imprese si intende un insieme di imprese che formalmente collaborano stabilmente per almeno una parte delle loro attività. 9 Consorzio è l’organizzazione per la disciplina o lo svolgimento di determinate fasi di più imprese. Nel consorzio ogni impresa mantiene la propria autonomia gestionale, ma beneficia dei vantaggi riguardanti la gestione comune come, ad esempio, la suddivisione dei costi 88 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani Tabella 4. Studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici del Veneto, secondo il tipo di organizzazione e il numero di addetti. % inseriti in una rete di imprese di cui: rete informale consorzio holding % costituiti in società di capitali Da 3 a 9 (n=6) 33,3 50,0 50,0 0,0 50,0 Addetti Da 10 a 19 Da 20 in su (n=11) (n=8) 27,3 50,0 33,3 0,0 66,7 50,0 0,0 50,0 90,9 100,0 Totale (n=25) 33,5 32,2 55,7 12,1 75,4 Tabella 5. Studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici veneti secondo la tipologia di clientela e il numero di addetti. Percentuale di clienti - veneti - di altre regioni italiane - esteri Totale Di cui: almeno il 50% clienti prevalentem. da fuori regione almeno il 50% aziende private almeno il 50% enti pubblici Da 3 a 9 (n=6) 48,7 42,1 9,2 100,0 Addetti Da 10 a 19 Da 20 in su (n=11) (n=8) 65,1 37,4 31,4 53,9 3,5 8,7 100,0 100,0 Totale (n=25) 53,6 39,7 6,7 100,0 66,7% 27,3% 87,5% 46,5% 100% 0% 63,6% 27,3% 62,5% 25,5% 78,5% 15,6% La probabilità di far parte di una rete è dunque superiore se lo studio è di maggiori dimensioni. La rete è di tipo opportunistico, riguarda in altre parole l’ampliamento della capacità di penetrare il mercato, quella di complementare la propria con le competenze di altre organizzazioni produttive o di servizi e quella di condividere risorse. La struttura di rete è informale e nazionale per gli studi più piccoli, consortile e locale per quelli intermedi, di organizzazione capitalistica prevalentemente internazionale per gli studi più strutturati che operano nei contesti nazionale e internazionale. Un’immagine più nitida sulle attività degli studi si ottiene se si considera la loro clientela (Tab. 5). Più della metà degli studi ha un portafoglio clienti locale composto prevalentemente da imprese private. Tuttavia, l’orizzonte degli studi non è esclusivamente rivolto alla dimensione regionale, anzi, due piccoli studi ogni tre, e Professionalità nei servizi per le imprese 89 proporzioni ancora maggiori di quelli grandi, puntano su clienti di altre regioni italiane o su clienti esteri. Alcuni, addirittura non hanno clienti locali. Vale la pena rilevare che gli studi più piccoli hanno una clientela che assomiglia più a quella degli studi maggiori che a quelli intermedi, i quali operano in ambito quasi esclusivamente locale. Sembra dunque che il mercato avvantaggi le piccole dimensioni, agili ed aggressive, e quelle più strutturate e comprensive. Costa et al. (2006) documentano che oltre la metà degli studi ha un cliente principale che copre almeno il 40% del fatturato. La proporzione di aziende che hanno un cliente unico o preferito è la totalità di quelle con meno di 10 dipendenti, quasi la metà di quelle tra 10 e 19 addetti e più di un terzo di quelle di maggiori dimensioni. Oltre il 25% degli studi ha come unico o prevalente cliente un ente pubblico. La composizione della clientela fa trasparire il tipo di origine, oltre che la gestione dell’attività. Se uno studio vive con il lavoro procurato da un solo cliente, è probabilmente un satellite di quel cliente, nato per “partenogenesi professionale”. È, quindi, improbabile, anche se non impossibile, che cambi nel tempo il tipo di legame tra quello studio e il mercato. Ciò non vale, naturalmente, se il maggior cliente è un ente pubblico. Non è, infatti, pensabile che lo studio sia nato all’interno dell’ente per superare la burocrazia delle procedure pubbliche e stare sul mercato: in alcuni casi, questa eventualità è inadeguata sul piano etico. Si tratta, invece, di studi che hanno una più spiccata propensione per la partecipazione sociale e per la gestione di commesse pubbliche. La certificazione è diventata un fenomeno di massa, per gli studi tecnici, solo negli anni più recenti. Negli studi intervistati, la certificazione di più antica data è del 1996 e la massa delle certificazioni è avvenuta agli inizi del nuovo secolo (Tab. 6). La certificazione è doverosa per le imprese che ambiscono ad internazionalizzare le attività e a conquistare commesse e quote di mercato esclusive. Infatti, solo un terzo degli studi con un numero di addetti da tre a nove non trova relazione tra la certificazione e le proprie possibilità di operare. Nessuno studio di almeno venti addetti si considera, invece, esente da quest’obbligo di mercato che si determina in funzione di esplicite richieste della clientela e dai requisiti per l’ammissione a bandi di concorso. La certificazione permette, inoltre, di migliorare l’efficienza organizzativa interna e l’immagine esterna degli studi. Per questi motivi, anche le piccole organizzazioni sentono l’utilità della certificazione. Nel bilanciare l’onere con i risultati, tuttavia, gli studi pospongono finché possibile la decisione di certificarsi. L’attività di consulenza aziendale in ambito prevalentemente locale, che si può considerare il tipo di contoterzismo di questo comparto, non richiede, infatti, la certificazione. 90 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani Per quanto concerne il sito internet (Tab. 7), oltre tre studi su quattro hanno un proprio sito internet, oppure lo stanno realizzando. Le imprese non orientate ad avere un proprio portale sono quelle di ridotte dimensioni; non sono state, infatti, trovate aziende di almeno 10 addetti senza una propria vetrina sulla rete. La metà degli studi che hanno creato un sito internet lo usa solo come vetrina informativa o pubblicitaria, i restanti lo utilizzano anche per finalità interattive, cioè per concedere ai clienti la possibilità di visitare banche dati, ai candidati all’assunzione di inserire da posizione remota il curriculum vitae, in genere per porre domande e ottenere risposte. Tabella 6. Distribuzione percentuale degli studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici per propensione alla certificazione e numero di addetti. Studi Certificati Si stanno certificando Hanno in programma certificaz. Non hanno in programma Totale Da 3 a 9 (n=6) 16,7 33,3 16,7 33,3 100,0 Addetti Da 10 a 19 Da 20 in su (n=11) (n=8) 63,6 87,5 9,1 12,5 18,2 0,0 9,1 0,0 100,0 100,0 Totale (n=25) 48,0 19,7 14,6 17,7 100,0 Tabella 7. Studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici del Veneto, per attività inerenti ad Internet e numero di addetti. Studi tecnici - che hanno o stanno realizzando un proprio sito internet (%) - che utilizzano il proprio sito a scopo interattivo (%) 3. Da 3 a 9 (n=6) Addetti Da 10 a 19 Da 20 in su (n=11) (n=8) Totale (n=25) 50,0 100,0 100,0 79,2 33,3 63,6 37,5 50,3 Professionalità per gli studi tecnici La struttura organizzativa degli studi tecnici di una certa dimensione è rappresentata nella Fig. 1. Le aree funzionali tipiche degli studi sono comuni a quasi tutte le imprese produttive: amministrativa, tecnico-operativa e commerciale. Nelle imprese Professionalità nei servizi per le imprese 91 di progettazione, all’interno dell’area operativa, si distingue un’area per il controllo di qualità con figure professionali specifiche (si veda anche Minlavoro-Isfol, 2003; Pietrogrande e Ruffatti, 2005). Gli studi di dimensioni più ridotte possono “collassare” la propria struttura interna fino alla riduzione in due sole aree, una di direzione, che copre una pluralità di funzioni amministrative e commerciali, e una operativa, nella quale si trovano anche i servizi di segreteria. Le attività che si svolgono nelle varie aree funzionali e i profili professionali correlati non possono non dipendere dalla dimensione dello studio e dall’eventuale rete di imprese cui appartiene. La funzione dominante è la progettazione: nel Veneto, l’85% degli studi svolgeva attività di progettazione e il restante 15% altre attività tecniche, tra le quali servizi di assistenza e consulenza ingegneristica e quelli di consulenza sulla sicurezza e igiene dei posti di lavoro. Per la definizione delle figure professionali che si descrivono nel seguito, sono state esaminate e catalogate le attività degli addetti che operavano nelle posizioni “da tecnico in su” negli studi veneti. Queste posizioni hanno un particolare significato perché sono le destinazioni privilegiate dei giovani che escono dal sistema scolastico con un diploma di scuola superiore o con un titolo universitario. Gli addetti inquadrati in queste posizioni rappresentavano il 74,2% del totale degli addetti impiegati nel comparto in esame (Tab. 8). Tabella 8. Distribuzione percentuale e numero medio per studio degli addetti agli studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici del Veneto, per tipo di contratto e dimensione dello studio. Posizione professionale Titolare, soci Dipendenti Atipici Lib. prof. interni Totale addetti Lib.prof. esterni 10 Addetti operanti nello studio Totale (n=25) 20+ (n=8)10 3-9 (n=6) 10-19 (n=11) % su Numero % su Numero % su Numero % su Numero addetti medio addetti medio addetti medio addetti medio 21,7 1,7 13,3 2,3 3,3 4,7 7,3 2,4 60,9 4,7 55,9 9,8 90,7 127,8 80,0 26,5 8,7 0,7 10,3 1,8 3,9 5,4 5,8 1,9 8,7 0,7 20,5 3,6 2,2 3,0 6,9 2,3 100,0 7,7 100,0 17,6 100,0 141,0 100,0 33,1 1,5 0,9 4,6 1,7 In questa classe dimensionale vi sono aziende che superano i cento addetti, una ne ha addirittura circa 700. AREA COMMERCIALE - Responsabile commerciale AREA AMMINISTRATIVA - Responsabile amministrativo - Segreteria - Responsabile qualità Progettazione Direzione lavori -Responsabile progetto -Responsabile -Progettista direzione lavori -Disegnatore -Assistente di -Informatico cantiere Sicurezza e igiene nei posti di lavoro Medico Paramedico Tecnico della sicurezza AREA OPERATIVA AREA TECNICO-OPERATIVA AREA QUALITA’ DIREZIONE Figura 1. Struttura funzionale degli studi di progettazione e figure professionali da tecnico in su ivi strutturate 92 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani Professionalità nei servizi per le imprese 93 Gli addetti degli studi comprendono, oltre ai dipendenti a tempo determinato o indeterminato e ai titolari o soci lavoratori, anche gli assunti con contratti atipici e i liberi professionisti interni11. Si considerano interni i liberi professionisti che lavorano principalmente o esclusivamente in gruppi di lavoro della stessa azienda. Rispetto ai dipendenti o soci, i liberi professionisti interni hanno il medesimo vincolo del perseguimento di obiettivi comuni, ma una diversa posizione fiscale. Negli studi di architettura, ingegneria e altri studi tecnici, i titolari o soci rappresentano il 7,3% degli addetti, i dipendenti l’80% (di cui 3,1% a tempo determinato e 77,4% indeterminato), gli atipici il 5,8% e i liberi professionisti interni il 6,9%. Le proporzioni cambiano sensibilmente in base alla dimensione dello studio. La percentuale dei liberi professionisti interni varia, infatti, dal 2,2% negli studi grandi, all’8,7% in quelli piccoli, al 20,5% in quelli medi. Il titolare e i soci lavoratori svolgono spesso mansioni operative come professionisti. Se si sommano a questi i liberi professionisti interni, si ottiene una proporzione superiore al 30% di professionisti, sia per gli studi piccoli che per quelli di media dimensione. Lo status di libero professionista integrato si può considerare una posizione d’attesa, in vista di un possibile inserimento in posizioni societarie, quantunque non è escluso che – come si è rilevato nelle visite agli studi veneti – alcune figure carismatiche mantengano una posizione professionale autonoma nello studio anche quando possiedono quote di capitale. La proporzione di dipendenti di uno studio è inversamente correlata con quella dei liberi professionisti interni. Ciò fa capire che lo status di libero professionista integrato è tipico degli studi di media dimensione ed ha motivazioni opportunistiche, mentre nelle imprese di maggiori dimensioni questa posizione contrattuale è un’eccezione alla regola dell’assunzione a tempo indeterminato. Va osservato che la condizione di libero professionista interno può durare anche l’intera vita professionale di un addetto. Nel seguito, si presentano le principali figure professionali “da tecnico in su” individuabili presso gli studi tecnici. Nella Tab. 9 si descrive la distribuzione degli addetti per tipologia professionale degli studi visitati nel corso della nostra ricerca; nella Tab. 10 le principali competenze linguistiche richieste alle figure professionali identificate nella ricerca, in ordine alfabetico; nella Tab. 11 le competenze informatiche richieste alle figure professionali e nella Tab. 12 alcuni indicatori di qualificazione sociale delle professioni richieste dagli studi nei tempi più recenti. I commenti alle tabelle saranno presentati nel descrivere le figure professionali. 11 Libero professionista è chi esercita in conto proprio una professione o arte liberale (ad esempio, notaio, avvocato, medico, dentista, ingegnere edile, dottore agronomo, consulente del lavoro, ecc.). Il libero professionista opera in modo autonomo, in un proprio studio professionale, o in uno studio associato, o in una società di servizi professionali (ISTAT, vari anni). 26,8 36,5 73,5 100,0 Tot. addetti da tecnico in su Tot. addetti degli studi veneti 100,0 83,7 14,2 11,9 100,0 100,0 7,7 7,7 100,0 91,8 17,6 16,1 100,0 64,7 141,0 91,2 100,0 74,2 33,1 24,6 Attività Numero addetti Progettazione Altro 3-9 10-19 20+ Totale Figure professionali (n=22) (n=3) (n=6) (n=11) (n=8) (n=25) “da tecnico in su” Num. % % Num. % Num. % Num. % Num. % Num. addetti medio addetti medio addetti medio addetti medio addetti medio addetti medio Assistente di cantiere 1,0 1,2 1,4 0,4 1,1 0,4 4,3 0,3 Disegnatore 7,6 2,8 2,3 17,4 1,3 11,8 2,1 4,0 5,7 7,1 Informatico 0,3 0,1 0,1 0,5 0,1 0,2 0,3 0,2 Medico 12,7 0,3 1,8 3,6 0,6 0,8 Paramedico 7,2 0,2 1,0 2,1 0,4 0,5 Progettista 41,8 15,2 13,0 32,6 2,5 24,6 4,3 44,8 63,2 39,1 Responsabile amministrativo 1,3 3,6 1,3 8,7 1,2 6,5 0,5 8,7 1,5 2,0 2,8 3,9 Responsabile commerciale 1,0 2,9 1,1 5,4 0,8 2,2 0,2 2,6 0,5 3,3 4,7 3,0 Responsabile direzione lavori 3,0 4,1 0,7 2,8 3,9 1,1 2,8 0,9 Responsabile progetto 17,4 3,1 4,1 8,1 5,8 2,9 7,6 2,5 8,7 0,7 Responsabile qualità 2,6 0,5 0,5 1,0 0,8 0,4 0,9 0,3 Segretaria 1,9 0,7 5,4 0,7 0,8 4,3 0,3 3,6 0,6 1,3 1,8 2,1 Tecnico 25,0 0,5 3,6 13,0 1,0 1,5 0,3 1,6 Tecnico della sicurezza 0,4 0,5 7,2 0,2 1,0 2,1 Titolare 2,4 0,9 12,0 1,0 1,7 10,9 0,8 6,7 1,2 0,6 0,9 3,0 Tabella 9. Percentuale e numero medio di addetti, per attività e dimensione dello studio e per figura professionale 94 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani Professionalità nei servizi per le imprese 95 Tabella 10. Distribuzione percentuale degli addetti degli studi tecnici veneti, per conoscenza linguistica richiesta e figura professionale. Figura professionale Assistente cantiere Disegnatore Informatico Medico Paramedico Progettista Resp.amministrativo Resp.commerciale Resp. lavori Resp. progetto Resp. qualità Segretaria Tecnico Tecnico sicurezza Titolare/direttore 3.1. Inglese 50,0 74,5 51,4 0,0 0,0 71,5 50,7 60,9 29,9 76,5 45,3 50,0 100,0 0,0 76,9 Lingua straniera Tedesco Frances Spagnol 0,0 0,0 0,0 0,0 4,8 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 2,4 0,0 0,0 2,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 10,3 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 50,0 0,0 50,0 35,6 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 6,6 0,0 6,6 Nessuna 50,0 25,5 48,6 100,0 100,0 28,5 49,3 39,1 70,1 23,5 54,7 50,0 0,0 100,0 23,1 La dirigenza La dirigenza fa riferimento a titolari, soci con responsabilità aziendali e direttori. Questi ultimi hanno un contratto di lavoro dipendente, i primi di lavoro autonomo, i soci lavoratori possono essere nell’una oppure nell’altra condizione. Diversamente dalle imprese industriali, i dirigenti degli studi tecnici hanno competenze tecniche e storie formative tra loro simili, sia che svolgano direttamente la funzione imprenditoriale, sia che dirigano l’azienda a nome di altri. Alcuni si sono dichiarati responsabili di progetto o responsabili amministrativi (v. oltre), privilegiando l’aspetto operativo della loro attività piuttosto che quello direttivo, e facendo così capire che le attività svolte dal dirigente sono le più svariate. Direttori e titolari programmano, coordinano, e talvolta supervisionano, le attività e le strutture aziendali, pianificano i finanziamenti e gestiscono, o per lo meno supervisionano, i rapporti con i clienti più importanti. Nelle aziende più grandi, queste sono le uniche attività, mentre in quelle medie, e ancor di più in quelle piccole, il direttore/titolare svolge anche funzioni di tipo amministrativo, quali la selezione e gestione del personale e la logistica, e funzioni tecnico-operative. Sono dei “tuttofare”. 96 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani Tabella 11. Distribuzione percentuale degli addetti impiegati negli studi tecnici veneti, per figura professionale e livello di conoscenza informatica richiesta. Figura professionale Assistente cantiere Disegnatore Informatico Medico Paramedico Progettista Resp. amministrativo Resp. commerciale Resp. lavori Resp. progetto Resp. qualità Segretaria Tecnico Tecnico sicurezza Titolare / direttore Conoscenza informatica richiesta Generica Esperto Programmatore 61,3 38,7 0,0 9,1 86,1 4,8 0,0 48,7 51,4 100,0 0,0 0,0 100,0 0,0 0,0 2,4 76,9 20,7 66,9 28,2 5,0 89,7 10,3 0,0 70,1 29,9 0,0 20,2 51,5 28,3 72,6 27,4 0,0 100,0 0,0 0,0 0,0 100,0 0,0 100,0 0,0 0,0 65,9 34,1 0,0 Le competenze tecniche della dirigenza spaziano dalla gestione alla conoscenza delle normative del settore, alla contabilità generale e finanziaria, alle competenze specialistiche di ingegneria, architettura, urbanistica, fisica, disegno tecnico mediante Auto-CAD e, per essere operativi in ogni realtà applicativa, anche a conoscenze di medicina sociale. Questo “generalismo professionale” non implica che l’operato della dirigenza sia di scarso spessore tecnico, significa semmai che, nei progetti, il lavoro più schiettamente tecnico-operativo è svolto da altri specialisti, che il lavoro in rete, anche con l’apporto di professionisti esterni all’azienda, è la norma, e, inoltre, che il loro ruolo richiede una visione proiettiva della relazione tra metodi e strumenti di lavoro, da una parte, e problemi da risolvere, dall’altra, nonché una compiuta percezione degli snodi tecnico-professionali qualificanti. Tra le competenze trasversali e le doti di personalità, hanno particolare rilevanza l’attitudine a relazionarsi con clienti e fornitori, ad organizzare il lavoro degli altri, a prendere decisioni e a gestire situazioni complesse. Inoltre, il dirigente deve possedere una mentalità flessibile ed essere disponibile a lavorare fuori orario e a viaggiare ogni volta che serve. Nella maggior parte dei casi, deve avere una buona padronanza della lingua straniera inglese, sia parlata che scritta, mentre gli basta avere una conoscenza operativa degli strumenti informatici. Professionalità nei servizi per le imprese 97 Tabella 12. Percentuale di addetti impiegati negli studi tecnici veneti, per figura professionale, genere, possesso di un titolo universitario e status di libero professionista interno. Figura professionale Assistente di cantiere Disegnatore Informatico Medico Paramedico Progettista Responsabile amministrativo Responsabile commerciale Responsabile direzione lavori Responsabile progetto Responsabile qualità Segretaria Tecnico Tecnico della sicurezza Titolare Assunti negli ultimi 12 mesi 3.2. % di donne % di laureati 11,7 9,6 73,8 21,2 11,5 18,7 100,0 25,0 20,7 37,1 28,0 10,8 74,3 100,0 100,0 49,6 14,9 77,7 42,4 72,3 50,3 5,9 25,0 42,7 35,6 % di liberi prof. interni 8,4 48,6 100,0 100,0 7,0 3,8 20,8 12,2 12,2 100,0 = Area amministrativa Un’area amministrativa, con un proprio responsabile, è individuabile in quasi tutti gli studi. Vi si svolgono attività di fatturazione, gestione degli acquisti, rapporti con fornitori e banche, gestione contabile e stesura delle prime note, oltre che attività di segreteria. La gestione delle buste paga e il bilancio sono, invece, quasi sempre delegati a commercialisti esterni. Nell’area amministrativa opera il 6% degli addetti degli studi, in larga maggioranza donne con un diploma di scuola superiore o di scuola professionale. Le figure tipiche sono quelle del Responsabile amministrativo e della Segretaria. Responsabile amministrativo, Amministrativo Gli addetti all’amministrazione svolgono e riconducono ad unità le attività di gestione amministrativa, contabile e logistica, di segreteria, di gestione del personale, 98 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani e, in alcuni casi, di gestione commerciale, di contatto diretto con il cliente. Quanto a funzioni, gli amministrativi degli studi tecnici non si differenziano dunque da quelli che operano in qualsiasi altro comparto produttivo. Il responsabile amministrativo deve possedere conoscenze da ragioniere. Soprattutto delle imprese di grandi dimensioni, deve avere una buona dimestichezza nel parlare e nello scrivere in lingua inglese; in genere gli è sufficiente una generica conoscenza informatica. Deve essere preciso, saper organizzare il proprio lavoro e gestire relazioni interpersonali. Tutte le aziende prevedono un ruolo amministrativo, soprattutto quelle medie e grandi, nelle quali sono impiegati da un minimo di uno fino a tre e più addetti. Nelle aziende piccole, le funzioni amministrative sono ricoperte dal titolare o dalla segretaria. Ricoprono tale posizione prevalentemente donne (74% degli addetti all’amministrazione) in possesso di un titolo di scuola superiore. Solo il 15% degli amministrativi possiede un titolo di studio universitario. Segretaria La segretaria gestisce la segreteria. Questa figura professionale si scrive al femminile perché si tratta in ogni caso di donne. Le attività consistono essenzialmente nella gestione del centralino, dell’archivio documentario e degli appuntamenti con i clienti. Nelle aziende dove non è presente il responsabile amministrativo, si può occupare anche della gestione dei rapporti con i clienti e con i fornitori e di vari aspetti amministrativi, talvolta assieme al titolare dello studio. La norma è che ci sia una segretaria per studio. Negli studi di grandi dimensioni, ce ne sono anche due, raramente più di due. Di norma, possiede un diploma di scuola superiore o ha acquisito abilità in corsi professionalizzanti. Solo il 6% delle segretarie è laureato. In varie realtà, deve sapersi destreggiare con le lingue straniere (inglese, tedesco, spagnolo), In genere, non ha bisogno di conoscenze informatiche particolari, ma deve saper utilizzare le principali funzioni del pacchetto Office. Deve inoltre saper organizzare il proprio lavoro, essere precisa, gestire le relazioni personali con clienti e fornitori, dare il proprio contributo nelle attività di gruppo e possedere una mentalità flessibile per affrontare problemi che si presentano in modo sempre differente. 3.3. Area tecnico-operativa L’area tecnico-operativa comprende le professionalità che caratterizzano gli studi tecnici. Ben il 61,3% degli addetti che ricoprono una posizione “da tecnico in su” opera in questa area. Negli studi di progettazione, le funzioni si possono Professionalità nei servizi per le imprese 99 specializzare nella progettazione e nella direzione lavori. Solo in alcuni studi di progettazione di grandi dimensioni s’identificano due responsabili per l’area tecnica; raramente in quelli medi, mai nei piccoli. La funzione di progettazione coinvolge in ogni caso più del 90% degli operativi nelle posizioni da tecnico in su, la direzione lavori meno del 10%. Negli studi di progettazione, le figure rilevate sono: nell’area della progettazione, il Responsabile di progetti, il Progettista, il Disegnatore e l’Informatico; nell’area della direzione lavori, il Responsabile della direzione lavori e l’Assistente di cantiere. Negli studi che si occupano d’altre attività tecniche, le figure sono: il Tecnico, se l’attività è di tipo ingegneristico, e il Medico, il Paramedico e il Tecnico della sicurezza, se le attività riguardano la sicurezza sul lavoro. Responsabile di progetto Il responsabile di progetto – detto anche progettista senior per evocare l’esperienza – idea e imposta progetti e ne coordina e supervisiona lo sviluppo. Le attività variano secondo la dimensione dello studio: in quelli con molti addetti, si limita alle attività di coordinamento e supervisione, in quelli di dimensione più ridotta formula in prima persona progetti, dirige i lavori nei cantieri e cura anche la gestione amministrativa delle attività conseguenti. Quale che sia la dimensione dell’azienda, si occupa della gestione commerciale, intesa come gestione dei rapporti con i clienti nella fase di sviluppo e realizzazione dei progetti, individuandone le esigenze e garantendone la soddisfazione. È quindi portato a ricoprire anche un ruolo di coordinamento e supervisione. È una figura cardine nelle aziende che si occupano di progettazione. Spesso laureato, rappresenta l’8,1% del totale degli addetti degli studi tecnici, con una media di quasi tre per studio. Nelle aziende di dimensioni ridotte, lo stesso titolare ricopre tale ruolo. Nelle aziende di una certa dimensione, invece, i responsabili di progetto sono gradatamente più numerosi e, in genere, seguono attività di progettazione in ambiti diversi. Le competenze tecniche spaziano dai princìpi di impostazione e realizzazione di progetti alla conoscenza di specifici programmi per il disegno (Auto-CAD), per il cui l’utilizzo sono richieste conoscenze informatiche da utilizzatore esperto, a conoscenze di ingegneria edile, meccanica, elettrica ecc., all’architettura, all’urbanistica, alla fisica fino alla conoscenza delle normative specifiche del settore. Deve sapersi esprimere in un buon inglese, sia parlato che scritto. Tra le competenze trasversali, spiccano la capacità di prendere decisioni e gestire situazioni complesse, l’attitudine ad organizzare il lavoro degli altri e a creare e mantenere relazioni con clienti e fornitori. Deve avere una mentalità flessibile, per potersi destreggiare tra le normative e le metodiche ingegneristiche, ma anche 100 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani analitica e precisa. I tempi del lavoro dipendono dai progetti da realizzare. Soprattutto nelle piccole aziende, deve essere disponibile a frequenti spostamenti. Nell’11,5% dei casi si tratta di donne e nel 12,2% di liberi professionisti interni. Progettista I progettisti rappresentano la forza-lavoro tecnica degli studi di progettazione: il 41,8% degli addetti totali ricopre tale posizione, con una media di 15 addetti per azienda. Tutti gli studi hanno almeno un progettista: in media, le aziende piccole ne hanno 2,5, le medie 4,3 e le grandi addirittura 63,212. Funzionalmente, si colloca tra il responsabile di progetto e il disegnatore. Sulla base delle indicazioni fornite dal primo, esegue i calcoli e gli studi necessari per lo sviluppo del progetto e procede con la progettazione. Le sue mansioni possono variare sensibilmente in ragione della dimensione dello studio. Nelle aziende medie e piccole, si occupa, infatti, della realizzazione grafica del progetto, della direzione dei lavori nel cantiere, dell’assistenza tecnica e della supervisione generale del progetto. Nelle aziende più strutturate, i progettisti sono distinti in senior e junior sulla base dell’esperienza (che include le capacità dimostrate, nonché il titolo di studio). Le attività che svolgono le figure senior e junior sono tuttavia le stesse: le prime tenderanno ad occuparsi dei progetti più complessi, le seconde di quelli più semplici. Le competenze richieste spaziano dai princìpi d’impostazione e realizzazione di progetti alla conoscenza di specifici programmi per il disegno (Auto-CAD), per l’utilizzo dei quali sono richieste conoscenze informatiche da esperto, di ingegneria edile, meccanica, elettrica ecc., architettura, urbanistica, fisica e delle normative specifiche del settore. Il progettista deve conoscere l’inglese parlato e scritto, soprattutto quello tecnico riguardante l’ingegneria e l’architettura. Tra le competenze trasversali, gli sono richieste l’attitudine ad organizzare il lavoro proprio e d’altri e a lavorare in gruppo. Deve inoltre essere una persona precisa, di mentalità analitica e disponibile a lavorare spesso fuori orario lavorativo. Un progettista su due possiede un titolo di studio universitario. I laureati sono molto frequenti tra gli ultimi assunti. Le donne sono solo una ogni dieci. Il 7% degli addetti che ricoprono tale figura è costituito da liberi professionisti interni. Disegnatore Il disegnatore è un tecnico che si occupa della realizzazione grafica delle idee e dei progetti sviluppati dal progettista e del loro “confezionamento” ai fini della stampa su supporto cartaceo. È presente esclusivamente negli studi di progettazione. Il 7,6% 12 Questa media è elevata, giacché vi sono almeno due aziende con più di 100 addetti, di cui una addirittura con circa 700 addetti, influenzando, quindi, considerevolmente la media. Professionalità nei servizi per le imprese 101 degli addetti ricopre tale posizione, con una media di 2,8 addetti per studio. Molti studi hanno uno o più disegnatori: in media, quelli piccoli ne hanno 1,3, i medi 2,1 e i grandi 5,7. Le competenze richieste sono la conoscenza del disegno tecnico e della geometria, oltre che di specifici software per il disegno elettronico, spesso tridimensionale e di rendering13 (Auto-CAD e CAE), per l’uso dei quali deve essere esperto in informatica ma anche nel formato dei fogli, segni e simboli, scale e metodi di rappresentazione ecc.. Il perfezionamento del disegno avviene dopo il confronto con quanti sono coinvolti nella progettazione e nella commercializzazione dei progetti. Deve anche stabilire le caratteristiche tecniche dell’oggetto disegnato per poter intervenire a modifica delle versioni predisposte. Lavorando a stretto contato con i progettisti, deve avere nozioni basilari di ingegneria, conoscere i princìpi della progettazione, le basi della matematica, della geometria e del calcolo industriale e del linguaggio tecnico. Deve saper organizzare il proprio lavoro, saper lavorare per obiettivi, saper ascoltare e lavorare in gruppo. Deve, inoltre, essere particolarmente preciso, avere una mentalità flessibile e orientata alla risoluzione di problemi, al fine di poter tradurre le idee del progettista in prodotti grafici, e deve avere interesse per l’innovazione. Come il progettista, deve essere disponibile a lavorare anche fuori orario. Gli è anche richiesta una discreta conoscenza dell’inglese. Solamente il 10,8% dei disegnatori possiede un titolo di studio universitario, la larga maggioranza è, invece, composta da periti (meccanico, elettronico, elettrotecnico, grafico, ecc.) e da geometri. Di solito, l’attività è svolta come dipendente. I liberi professionisti interni che operano come disegnatori sono quasi tutti laureati e si trovano più frequentemente negli studi di grandi dimensioni. Le donne rappresentano l’11,7% degli occupati, una proporzione che cresce nel tempo. Responsabile direzione lavori Il responsabile della direzione dei lavori è l’anello di congiunzione tra l’attività di pura progettazione svolta nello studio e quella di realizzazione sul campo delle opere. È l’interfaccia tra l’azienda, i clienti, i fornitori e le istituzioni. Infatti, dirige i lavori nei cantieri, verificando che siano rispettati il progetto e le norme sulla sicurezza, e si tiene in rapporto con i clienti. Si occupa della supervisione delle attività inerenti al progetto dal punto di vista della fattibilità tecnica ed amministrativa. Negli studi in cui non è presente, le sue funzioni sono ricoperte dal responsabile di progetto o dai progettisti senior. È presente esclusivamente negli studi di progettazione. Il 3% degli addetti degli studi ricopre tale posizione, con una media di 1,1 addetti per studio. La figura 13 Si dice rendering l’elaborazione elettronica di un disegno che riproduce immagini reali. 102 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani professionale è però propria delle strutture di una certa dimensione, essendo assente in quelle piccole. Negli studi grandi se ne trovano in media quasi quattro. Le competenze richieste al responsabile dei lavori sono di carattere tecnicospecifico. Tra queste, la conoscenza delle procedure di realizzazione, quella di coordinamento dei lavori per la realizzazione delle opere e della relativa contabilità finale, quella delle norme tecnico-specifiche e quelle legate alla sicurezza nei cantieri, nonché le conoscenze ingegneristiche più varie e la conoscenza dei princìpi della progettazione e del disegno tecnico. Deve avere maturato propensione agli spostamenti, essere preciso e di mentalità flessibile, essere capace di prendere decisioni e di gestire situazioni complesse sul piano organizzativo, saper organizzare il lavoro degli altri oltre che il proprio. Per ora, gli addetti in Veneto sono esclusivamente uomini, il 42,4% dei quali in possesso di un titolo di studio universitario. In tale posizione si trovano numerosi liberi professionisti interni (21% degli addetti), tutti laureati. Assistente di cantiere L’assistente di cantiere è un tecnico a supporto del responsabile della direzione lavori. Nei casi in cui l’assistente è assente, le sue funzioni sono coperte dai progettisti con esperienza, o sono fatte proprie dal responsabile della direzione lavori. Le competenze richieste per tale figura sono essenzialmente le medesime rilevate per il responsabile della direzione lavori, anche se hanno carattere meno direttivo. Nella sua attività è sistematicamente a contatto con i clienti. Si tratta di una figura specifica delle aziende di progettazione. Solamente l’1,2% degli addetti impiegati in tale ambito d’attività ricopre tale posizione: non sempre è presente nelle aziende piccole, più spesso lo è in quelle di grandi dimensioni (in media 1,4 addetti per azienda), è assente in quelle medie. Come il direttore dei lavori, deve avere propensione agli spostamenti e a lavorare spesso in orari diversi da quelli lavorativi canonici, possedere una mentalità flessibile e precisa, avere capacità di organizzare il lavoro degli altri, generalmente operai addetti alla realizzazione delle opere, e quello proprio. Infine, deve saper lavorare insieme ad altri professionisti e saper scrivere relazioni, soprattutto per spiegare al suo diretto responsabile le situazioni, i procedimenti e i processi lavorativi. Gli assistenti di cantiere negli studi visitati erano esclusivamente uomini, il 28% dei quali in possesso di un titolo di studio universitario. Informatico L’informatico cura gli aspetti informatici dell’azienda e, in alcuni casi, anche la logistica legata alle macchine e ai software necessari per l’azienda. Di norma, è un Professionalità nei servizi per le imprese 103 laureato cui si chiedono competenze di programmazione informatica e sistematiche conoscenze di hardware e software. La presenza di professionisti esperti nell’informatica (quali il responsabile di progetto, il progettista, o il disegnatore) raramente rende necessario il contributo di un informatico a tempo pieno in uno studio tecnico. Questo ruolo è previsto in uno su dieci grandi studi. Nell’azienda in cui opera, ha spesso un contratto di libera professione interna. Le sue competenze sono ovviamente attinenti all’informatica e, in modo particolare, alla programmazione. Deve saper organizzare il lavoro altrui, progettando e ottimizzando la disposizione delle reti e individuando i programmi informatici adatti alle attività dello studio. Gli si richiede un continuo aggiornamento professionale per stare al passo dell’innovazione tecnologica e informatica e una discreta conoscenza dell’inglese per poter capire il funzionamento dei software. Tecnico Il tecnico si occupa, tra l’altro, dell’installazione, movimentazione e manutenzione degli impianti e delle strutture industriali, del collaudo e della manutenzione di schede elettroniche, del coordinamento e della supervisione delle attività svolte dagli eventuali operai, della gestione dei rapporti con i clienti, della logistica. Le competenze richieste sono di carattere tecnico-operativo che comprendono conoscenze di ingegneria elettronica, meccanica, dei materiali, oltre che di fisica e del funzionamento e dell’utilizzo di specifici macchinari. Deve possedere un’ottima padronanza della lingua inglese e buone nozioni d’informatica. Deve essere in grado di organizzare il proprio lavoro, lavorare in gruppo, relazionarsi con clienti e fornitori. Deve, inoltre, essere preciso e di mentalità volta alla risoluzione di problemi. Dovrà sapersi adeguare a lavorare fuori orario e a spostarsi per lavoro. Il tecnico, così come il progettista per gli studi di progettazione, è la forza lavoro delle aziende che svolgono attività tecniche a carattere ingegneristico. Negli studi tecnici, il 25% degli addetti ricopre tale posizione, con una media di 3,6 addetti per azienda. La posizione è, per ora, ricoperta esclusivamente da diplomati di scuola superiore. Medico, Paramedico e Tecnico della sicurezza Il medico e il paramedico svolgono consulenze per la sicurezza e l’igiene nel posto di lavoro. Quelle svolte dal tecnico della sicurezza sono analoghe, ma legate ad aspetti tecnici specifici. Mentre il medico eroga consulenze nel campo della medicina legale e corsi di pronto soccorso, il paramedico esegue prelievi, audiometrie e spirometrie e il tecnico della sicurezza fornisce assistenza tecnica per gli impianti antincendio e i metodi e i prodotti per la pulizia. 104 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani Le competenze richieste al medico e al paramedico sono quelle specifiche della propria professionalità. Al tecnico della sicurezza si chiede la conoscenza delle normative sulla sicurezza nei posti di lavoro e degli aspetti operativi e degli obblighi affinché queste siano rispettate. Ad ambedue si chiede capacità di organizzare il proprio lavoro, mentalità analitica e una particolare precisione. Devono saper accettare orari di lavoro allungati e spostamenti nelle sedi decentrate dell’impresa. Medici e paramedici sono esclusivamente laureati, mentre lo sono il 25% dei tecnici della sicurezza. Le funzioni interne di medico e paramedico sono svolte con contratti di libera professione. Negli studi tecnici che non si occupano di progettazione, il 27% degli addetti svolge tali funzioni: il 12,7% quella di medico, con una media di quasi due addetti per studio, il 7,2% quella di paramedico e altrettanto quella di tecnico della sicurezza, entrambi con una media di un addetto per studio. 3.4. Area qualità L’area “qualità” è presente negli studi di progettazione di una certa dimensione. Vi opera l’1% degli addetti, con una media inferiore a una persona per studio. La figura professionale che svolge questa funzione è il Responsabile della qualità. Responsabile qualità Il responsabile della qualità gestisce il sistema qualità e supervisiona i lavori prodotti nello studio dal punto di vista normativo e procedurale. Deve conoscere i princìpi, le prassi gestionali e le normative specifiche del sistema qualità. Negli studi di progettazione, questa funzione richiede anche la conoscenza dei fondamenti dell’ingegneria e della progettazione, al fine di poter interagire con i progettisti e intervenire a valle sui progetti in via di realizzazione. Deve, inoltre, avere attitudine ad organizzare il lavoro proprio e di altri e al problem solving. Deve pertanto possedere una mentalità flessibile e analitica. Gli è sufficiente una dimestichezza operativa col computer. Il 50,3% dei responsabili della qualità negli studi veneti possiede un titolo di studio universitario e nel 18,7% dei casi è donna. Il 12,2% degli addetti a questa funzione ha un contratto di libera professione interna. 3.5. Area commerciale L’area commerciale di uno studio tecnico è deputata al reperimento di nuovi clienti e alla gestione dei rapporti con quelli in essere. È un’area funzionale presente in pochi Professionalità nei servizi per le imprese 105 studi, tanto che solo un quarto delle aziende impegna un solo addetto allo svolgimento di funzioni commerciali. Di solito, infatti, è il titolare o il direttore dello studio ad occuparsi dello sviluppo commerciale. Operano in quest’area non più del 3% degli addetti negli studi veneti, per la maggior parte in quelli di grandi dimensioni. In queste ultimi, tuttavia, il numero medio di addetti al marketing e alla ricerca di nuovi contratti arriva quasi a cinque addetti. Responsabile commerciale Il responsabile commerciale trova nuovi clienti, e quindi nuovo lavoro per lo studio, mantiene e gestisce i rapporti con i clienti. Promuove le attività dell’azienda presso i clienti potenziali, anche mediante campagne di telemarketing, vale a dire telefonate informative ad un indirizzario di clienti potenziali, cerca bandi per appalti (per gli studi che sogliono lavorare con enti pubblici), coordina gli appuntamenti con i clienti e cerca di capirne le esigenze, proponendo soluzioni e fornendo preventivi di spesa. Negli studi in cui non è presente un addetto commerciale, la funzione è assunta dal titolare dello studio o dai responsabili di progetto. Deve avere una visione complessiva delle potenzialità e delle attività in corso nell’azienda, oltre ad un’istintiva propensione commerciale e a dimestichezza con le tecniche per la presentazione di proposte commerciali. Deve possedere spiccate capacità relazionali, saper promuovere relazioni con i clienti attuali e potenziali e saper presentare le proprie idee in pubblico. Deve, inoltre, saper gestire situazioni complesse, prendere decisioni e organizzare il lavoro altrui. Si tratta, quindi, di una persona dalla mentalità flessibile e precisa, animata da spirito di intrapresa. Per una posizione così impegnativa e di responsabilità, è normale che gli si chieda di essere disponibile a lavorare fuori orario. È d’obbligo, soprattutto nelle grandi imprese, possedere una fluidità linguistica, in particolar modo dell’inglese, per stabilire rapporti con la clientela estera; non è necessario che sappia usare i mezzi informatici da esperto, mentre deve essere autonomo nella navigazione su Internet e nella comunicazione attraverso posta elettronica. Chi copre tale funzione è, nel Veneto, per il 78% in possesso di un titolo di studio universitario, per il 21% è di genere femminile e per il 4% ha un contratto di libero professionista interno. 3.6. Una mappa delle attività e professioni Per sintetizzare le relazioni che intercorrono tra attività e figure professionali per gli studi tecnici si è applicato il metodo dell’analisi delle corrispondenze (Fabbris, 1997; SAS Institute Inc., 2004) sulle attività e sulle figure professionali indicate come appropriate per gli studi. L’analisi è svolta considerando le attività come variabili 106 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani attive per la ricerca della soluzione fattoriale e le figure professionali come variabili illustrative, ossia proiettate a posteriori sullo spazio fattoriale ottenuto. Il grafico della soluzione bifattoriale14 è riportato nella Fig. 2. I puntiimmagine delle attività (Tab. 13) descrivono una forma a brioche, detta effetto Guttman, che su un corno ha la segreteria e passa attraverso le figure professionali, sequenziate in ragione di una specificità professionale che va dai servizi amministrativi, informatici e commerciali, al controllo di qualità, ai disegnatori, ai tecnici, ai responsabili di progetto e di settore, al titolare. Il secondo fattore rappresenta l’internalità, ossia la tendenza degli studi ad individuare al proprio interno le competenze utili allo svolgimento delle attività. La gradazione varia dal minimo dei disegnatori, medici e paramedici, i quali operano per la maggior parte come liberi professionisti, al massimo rappresentato dal titolare. L’analisi della prossimità tra le attività e le figure professionali indica che il responsabile della progettazione coordina e supervisiona le attività di progettazione e propone corsi di formazione e aggiornamento per il personale. Il responsabile della direzione dei lavori si colloca, nella figura, vicino alla gestione della sicurezza dei cantieri, alla direzione dei lavori, all’assistenza tecnica sul campo. Quest’ultima funzione è condivisa con il tecnico della sicurezza. Il progettista, il tecnico e l’assistente di cantiere sono concomitanti con le attività di esecuzione dei lavori. Il medico e il paramedico sono incaricati della sicurezza dell’ambiente lavorativo. Il disegnatore sta prossimo alla sua attività primaria, il disegno. Nell’area delle mansioni gestionali, si trovano il responsabile commerciale e quello per la qualità con mansioni di gestione della qualità, da una parte, e il responsabile amministrativo e la segreteria con mansioni di gestione della logistica, del personale, della segreteria e della contabilità, d’altra parte. L’amministrazione è gestita in comune dai due gruppi citati, soprattutto nelle aziende di piccole e medie dimensioni. L’informatico ha un compito prettamente tecnico di gestione delle reti, di analisi e archivio di dati su basi informatiche. Il titolare tende a gestire l’attività commerciale e a coordinare la struttura. Quella commerciale è un’attività curata nelle realtà minori sia dal responsabile commerciale e di progetto e sia dal titolare. Il titolare si trova a cavallo tra l’area della progettazione e quella della gestione, e ciò sta ad indicare che, negli studi più piccoli, il titolare funge anche da progettista. 14 Dall’elaborazione delle variabili attive si ottengono i seguenti autovalori: 0,157; 0,122; 0,106; 0,098; 0,095; 0,090; 0,087; 0,080. I due fattori principali spiegano il 9,8% e il 7,7% dell’inerzia totale, valori che salgono all’11,6% e all’8,7% con l’aggiustamento suggerito da Greenacre (1984). Figura 2. Mappa delle attività e delle figure professionali degli studi tecnici del Veneto ottenuta applicando l’analisi delle corrispondenze. Professionalità nei servizi per le imprese 107 108 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani Tabella 13. Coordinate delle attività e delle figure professionali degli studi tecnici del Veneto ottenute applicando l’analisi delle corrispondenze. Variabile assistenza tecnica sul campo attività di segreteria calcoli tecnici controlli sicurezza coordin. strutture coordina attività direzione dei lavori Disegno esecuzione lavoro corsi di formazione gestione amministrativa gestione commerciale gestione contabilità gestione personale gest. sicurezza cantieri gestione informatica gestione logistica gestione qualità preventivi progettazione supervisione attività ASS. CANTIERE DISEGNATORE INFORMATICO MEDICO PARAMEDICO PROGETTISTA RESP.AMMINISTRATIVO RESP.COMMERCIALE RESP.LAVORI RESP.PROGETTO RESP.QUALITA' SEGRETARIA TECNICO TECNICOSICUREZZA TITOLARE Dim1 Dim2 0,6678 -1,9968 0,8482 0,1104 0,0259 0,6272 1,2891 0,4782 0,5445 0,7735 -1,1366 0,0198 -1,3252 -1,4591 1,2508 -0,7036 -1,5336 -0,6703 1,0657 0,8648 0,8263 0,3887 0,3005 -0,5142 0,2742 -0,0534 0,7712 -1,6702 -0,5267 0,9311 1,0235 -0,2824 -1,2418 0,4460 0,6340 0,0404 -0,0156 -0,0423 -0,2758 -1,0370 1,7959 1,1143 0,0542 -1,5599 -0,6912 0,7633 -0,0209 0,8207 0,2740 0,7197 -0,2650 -0,6504 0,3995 0,3779 -0,9680 0,0198 0,7858 -0,4357 -1,7440 -0,6770 -0,8028 -1,2713 -0,6763 -0,1302 0,2689 -0,0156 0,9989 0,0958 -0,3070 -0,6477 -0,0647 1,6529 Professionalità nei servizi per le imprese 109 L’analisi multivariata tipizza professionalmente le attività dello studio, rendendo trasparente la corrispondenza tra le attività e le professionalità. La tipicità, tuttavia, è tanto più sfumata quanto più lo studio è di piccole dimensioni, dato che, chi è gerarchicamente in una posizione privilegiata, vi deve svolgere una pluralità di mansioni, talvolta di livello meno qualificato, altre volte di livello superiore a quelle della posizione ricoperta. 4. L’occupazione di personale qualificato A dispetto della difficile congiuntura nazionale e internazionale, nel corso del 2006, quattro studi tecnici veneti ogni cinque hanno raggiunto gli obiettivi economici che si erano prefissi. Addirittura, uno su tre ha fatto meglio del previsto (Tab. 14). Il 17% degli studi ha però mancato alcuni obiettivi importanti. Tabella 14. Distribuzione degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici secondo che abbiano raggiunto gli obiettivi previsti e il numero di addetti. Nell'ultimo anno, rispetto agli obiettivi prefissati, hanno - fatto meglio del previsto - raggiunti all'incirca tutti - mancato obiettivi Totale Da 3 a 9 (n=6) 33,3 50,0 16,7 100,0 Addetti Da 10 a 19 Da 20 in su (n=11) (n=8) 36,4 12,5 45,5 75,0 18,2 12,5 100,0 100,0 Totale (n=25) 31,2 52,1 16,6 100,0 Le difficoltà hanno colpito gli studi di ogni dimensione, in proporzione quasi uguale. I migliori, ma anche i peggiori risultati li hanno ottenuti le aziende di piccole e medie dimensioni. Evidentemente, un certo numero di piccole aziende, marginali nel mercato, non riesce a passare indenne tra le burrasche del mare della globalizzazione; altre, invece, essendo qualificate oltre che agili, riescono a fare utili cogliendo le opportunità meglio di quelle di dimensioni più impegnative. Quasi la metà degli studi veneti ha assunto nuovi addetti nel corso dell’ultimo anno (Tab. 15). Nello stesso tempo, il 20% delle aziende ha licenziato e il 33% ha mantenuto le posizioni occupazionali dell’anno precedente. Nel complesso, si constata un aumento del 3,4% degli effettivi, pari a circa un nuovo addetto per studio. Negli studi tecnici, in particolar modo se di grosse dimensioni, regna, inoltre, un relativo ottimismo sull’andamento dell’occupazione nel futuro di medio periodo 110 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani (Tab. 16). Ciò è correlato con l’auspicio di un altro miglioramento della situazione economica generale. Addirittura, circa la metà delle organizzazioni pensa che, nel peggiore dei casi, nel prossimo futuro, il fatturato sarà stabile. Solo un professionista su cinque, soprattutto negli studi piccoli e medi, è cauto sulla possibilità di assumere perché teme che la domanda di progettazione cali. Tabella 15. Distribuzione percentuale e saldo occupazionale degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici, per variazione del personale nell’ultimo anno e per numero di addetti. Hanno aumentato il personale Hanno diminuito il personale Hanno fatto solo turnover Non hanno variato il personale Totale % Saldo occupazionale nell’ultimo anno: - numero medio per azienda - % sul totale degli addetti Addetti Da 3 a 9 Da 10 a 19 Da 20 in (n=6) (n=11) su (n=8) 33,3 54,5 62,5 33,3 18,2 0,0 0,0 0,0 25,0 33,3 27,3 12,5 100,0 100,0 100,0 0,2 2,4 1,0 7,6 3,3 2,4 Totale (n=25) 47,0 21,5 4,1 27,4 100,0 1,0 3,4 Tabella 16. Distribuzione percentuale e saldo occupazionale degli studi di architettura, ingegneria ed altri studi tecnici, per variazione del personale nell’ultimo anno e per numero di addetti. Nei prossimi 2 anni prevedono - assunzioni - solo turnover - diminuzione del personale - nessuna variazione - Dipende Totale Nei prossimi 2 anni: - numero medio per azienda - % sul totale degli addetti Addetti Da 3 a 9 Da 10 a 19 Da 20 in (n=6) (n=11) su (n=8) 50,0 54,5 87,5 0,0 0,0 12,5 0,0 0,0 0,0 50,0 18,2 0,0 0,0 27,3 0,0 Totale (n=25) 58,0 2,0 0,0 28,5 11,5 100,0 100,0 100,0 100,0 1,0 14,3 1,3 9,0 5,1 3,8 1,8 5,8 Professionalità nei servizi per le imprese 111 Le professioni cui gli studi associano maggiori possibilità occupazionali sono i progettisti e i disegnatori, le figure più operative degli studi di progettazione. Nonostante l’ottimismo espresso per il futuro dell’occupazione nel settore, molti imprenditori affermano (Oliveira, 2007) di avere difficoltà nel reclutare personale qualificato, in modo particolare progettisti e disegnatori, poiché la scuola e l’università non danno loro una conoscenza adeguata per operare e il mercato è avaro di persone che già possiedono esperienza specifica. Gli studi, al fine di reperire personale, ospitano stagiaire e tirocinanti in formazione. Più di tre su quattro ospitano costantemente almeno uno stagiaire o tirocinante e, in non pochi casi, offrono una posizione di lavoro allo stagiaire alla fine del periodo di stage (Oliveira, 2007). Tabella 17. Saldo percentuale tra entrate e uscite di addetti negli studi veneti di architettura, ingegneria e altri studi tecnici tra il 2005 e il 2008 Addetti Saldo 2005-2006 Da 3 a 9 Da 10 a 19 20 e oltre Totale + 2,3 + 7,7 + 2,4 + 3,4 Previsione 2006-2007 + 7,3 + 4,5 + 1,9 + 2,9 Previsione 2007-2008 + 6,5 + 4,3 + 1,9 + 2,9 Tabella 18. Distribuzione percentuale delle nuove assunzioni previste nel 2007 e 2008 negli studi veneti di architettura, ingegneria e altri studi tecnici, per numero di addetti e tipo di figura professionale. Figure previste in assunzione Amministrativo Disegnatore Impiantista Progettista Segretaria Tecnico Totale 3-9 (n=6) 17,5 32,5 0,0 32,5 0,0 17,5 100,0 Addetti 10-19 (n=11) 0,0 0,0 9,1 65,9 25,0 0,0 100,0 20 e più (n=8) 2,3 29,1 0,0 68,6 0,0 0,0 100,0 Totale (n=25) 5,3 22,4 2,4 59,4 6,5 4,1 100,0 Quantunque l’economia italiana sia costantemente sotto la pressione di eventi internazionali non positivi, ingegneri, architetti e altri tecnici rimangono ottimisti in merito alle assunzioni nel breve e medio periodo. Prevedono che l’aumento numerico del personale nei loro studi professionali sarà di poco inferiore alla proporzione 112 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani registrata nel 2006 e ipotizzano un 2,9% di aumento sia nel 2007 che nel 2008 (Tab. 17). Il 62% degli imprenditori pensa di dover cercare nuovo personale nei prossimi due anni per nuove attività dello studio. L’aumento può essere più considerevole in termini relativi nelle piccole aziende, dove può superare il 7% medio annuo. Le figure più cercate sono ancora il progettista e il disegnatore (Tab. 18). Tuttavia, anche amministrativi e segretarie avranno un discreto mercato negli studi tecnici. I piccoli studi cercano figure amministrative per poter gestire i contratti, la fiscalità, l’amministrazione, la finanza aziendale, i rapporti con le banche, con le pubbliche amministrazioni, con i clienti e i fornitori, con il personale. Per comprendere i fattori che determinano la propensione ad assumere o a licenziare personale, si è applicata l’analisi della regressione lineare ponendo come variabile dipendente una prima volta le variazioni nel numero complessivo di unità di personale nell’anno precedente l’indagine e una seconda volta le variazioni previste nei due anni successivi all’intervista. Per selezionare le variabili, si è applicato il metodo stepwise. Le variabili introdotte nell’analisi e quelle selezionate come esplicative sono descritte nella Tab. 19. Il primo modello di regressione indica che le nuove assunzioni sono direttamente correlate alla dimensione dello studio e dipendono significativamente dal suo stato di salute economica. Gli studi che hanno assunto di più sono quelli che hanno raggiunto i propri obiettivi economici, e che con le nuove assunzioni possono allargare lo spettro delle attività professionali, il numero dei propri clienti e conquistare nuovo peso economico. La relazione tra il saldo dei movimenti in entrata e in uscita e il numero di addetti con contratto part-time è negativa, mentre è positiva la relazione aumento del personale e numero di lavoratori con contratto atipico. Ciò indica che gli studi tendono ad assumere nuovo personale con contratti a progetto. Questa propensione sembra limitata dal part-time, nel senso che la presenza in azienda a tempo parziale di donne che stanno a casa per maternità o accudimento dei figli piccoli, o di altre persone che limitano la loro presenza al lavoro per problemi di organizzazione familiare, inibisce la propensione alla ricerca di nuovo personale. Può darsi che la concessione del part-time sia legata a inerenti difficoltà economiche dell’azienda. L’analisi di regressione per la determinazione delle variabili correlate con le previsioni di assunzione/licenziamento indica nuovamente che le aziende più grandi e quelle di progettazione sono quelle che, in assoluto, tendono ad assumere di più15. 15 L’analisi di regressione non indica direttamente che le imprese di progettazione sono quelle più disponibili ad assumere nuovo personale. Tuttavia, la tendenza alla certificazione è correlata con l’attività principale dello studio tanto che la presenza della prima variabile rende nel modello irrilevante la seconda. Questo è trasparente anche nell’applicazione inerente alle “assunzioni nell’anno più recente”: se si ammettesse nel modello una variabile in più (meno significativa di quelle descritte nella seconda colonna della Tab. 19), la variabile che rappresenta la certificazione sostituirebbe in termini di significatività quella che rappresenta l’attività di progettazione. Professionalità nei servizi per le imprese 113 Le variabili legate all’ottimismo nelle assunzioni indicano successo negli affari. Sono così significativamente più ottimisti gli imprenditori che operano anche all’estero e gli assegnatari di commesse pubbliche. Tabella 19. Variabili esplicative costruite per l’analisi di regressione stepwise (variabili dipendenti: numero di assunti nel 2006 e numero di assunzioni previste nei due anni successivi all’indagine). Variabile Se l’attività è progettazione Dimensione dell’azienda Numero di unità locali Se inserito in consorzio / rete Se fa parte di holding Se rete estesa in Veneto Se rete estesa in Italia Se iscritto associazione categoria Se certificato o in certificazione % clienti regionali % clienti Italia % clienti estero % clienti aziende private % clienti enti pubblici Se obiettivi raggiunti o superati Se crisi mercato sull'occupazione N. titolari o soci N. addetti part-time N. addetti familiari N. liberi professionisti Dipendenti, tempo indeterminato Dipendenti, tempo determinato Lavoratori interinali Apprendisti o contratti atipici Se ospitano stagiaire/tirocinanti Se utilizzano stage per selezione Se studio previsto in crescita (1) Se settore previsto in crescita (1) Se settore previsto stabile (1) Intercetta % devianza spiegata dal modello Impiego nell’analisi Dummy(+) Numeric(+) Numerica Dummy Dummy Dummy Dummy Dummy Dummy Numerica Numerica Numerica Numerica Numerica Dummy Dummy Numerica Numerica Numerica Numerica Numerica Numerica Numerica Numerica Dummy Dummy Dummy Dummy Dummy Saldo tra entrate e uscite nel 2006 0,934* 0,016** Saldo entrate-uscite 2007 e 2008 -0,587 0,029** 0,928* 0,053* 0,024** 2,109** -0,651* -0,484* 0,496** 1,203* -3,093** 81,0 (**) Significatività al 99%; (*) Significatività al 95%; (+) Forzata nell’analisi -0,409 92,0 114 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani I titolari degli studi che hanno molte unità di personale con contratto a tempo determinato sono più pessimisti degli altri sulla possibilità di nuove assunzioni. Non è da escludere che il mantenere molte unità di personale in posizione d’attesa, qual è il tempo determinato, sia indice indiretto di difficoltà gestionali. 5. Lavoro, professioni e formazione negli studi tecnici I dati della ricerca dimostrano che la professionalità richiesta dagli studi tecnici è strettamente legata alla situazione congiunturale dell’Italia e del mondo. Se l’economia è florida, la domanda di contributi professionali che le imprese rivolgono agli studi tecnici si espande e la domanda di nuova occupazione e di professionalità fine si trasmette dagli studi al mercato del lavoro con rapidità. Si verifica così, oltre all’ovvia maggiore occupazione, anche una maggiore specializzazione della professionalità e una diversificazione delle attività professionali all’interno degli studi. La stagnazione, invece, determina la riduzione degli effettivi o il mero rimpiazzo del turnover, la precarizzazione dei contratti e una maggiore variabilità delle funzioni dei singoli addetti. Su queste basi non è sensato fare inferenze circa la formazione dei giovani che sono ancora nel mondo della scuola o nelle università. Le congiunture economiche, per la semantica stessa del termine, si succedono una all’altra e non è possibile programmare la formazione in funzione di esse. Non solo, ma abbiamo visto che alcune aziende, nello stesso mercato, ottengono risultati positivi, altre non reggono la concorrenza. Conviene allora fare una digressione sulla struttura degli studi tecnici per comprendere quali sono i campi più aperti all’assunzione di giovani nel medio periodo e, quindi, quali sono le professionalità che la scuola superiore e l’università in modo più particolare devono considerare. La prima considerazione strutturale è che, in Italia, il settore dell’ingegneria, dell’architettura e degli altri servizi tecnici è in espansione da oltre vent’anni e la crescita numerica e qualitativa delle attività è destinata a proseguire per qualche altro lustro. Le congiunture economiche determineranno chi resta sul mercato perché più forte, professionalmente ed economicamente, e chi soccomberà, ma creeranno anche le condizioni per la creazione di nuove aziende funzionali al mercato. I futuri lavoratori avranno, in ogni caso, positivi riscontri per la professionalità acquisita e per quella che vorranno migliorare. Gli studi più solidi – o per lo meno i più ottimisti sul proprio futuro – sono i più qualificati sul piano professionale. Sono, in altre parole, quelli che si sono certificati non solo per accontentare le esigenze della clientela o le regole dei bandi pubblici ma anche per trovare un modus operandi ottimale, che si sono costituiti per Professionalità nei servizi per le imprese 115 lo più in società di capitali, che operano su un orizzonte almeno regionale e aggrediscono i mercati esteri. La capacità di rispondere ad un ampio spettro di esigenze professionali, la specializzazione professionale interna e la creazione di reti stabili di consulenti fidati, la capacità di legare professionalità tecnica e natura dei problemi posti, vale a dire di compenetrarsi con le esigenze dei possibili committenti e di aiutarli a risolvere i loro problemi16, la possibilità di ridurre i costi, sono gli altri elementi che identificano le imprese solide. Un secondo elemento di riflessione riguarda le professionalità che stanno trovando spazio negli studi tecnici. In aziende come queste, che producono intelligenza operativa e, in certi casi, la traducono in pratica, i laureati sono sempre più frequenti tra i nuovi assunti: in una ricerca, Norsa (2005) trova che, nelle società di ingegneria, i laureati costituiscono più del 50% degli addetti (nel 2004, 56% delle società di ingegneria pura e 49% di quelle di ingegneria e costruzioni). Valori simili si possono trovare nelle società di architettura, mentre sono un po’ inferiori negli altri studi tecnici. Nella nostra ricerca, condotta sulle aziende con almeno 3 addetti, i laureati sono il 36% delle persone assunte di recente. La percentuale è superiore al 50 per medici, paramedici, responsabili commerciali, responsabili di progetto e responsabili della qualità; è quasi del 50 per i progettisti, ma presto supererà questa soglia. Inoltre, la proporzione di addetti con posizione “da tecnico in su”, che rappresenta il bacino potenziale dei laureati, è il 74% degli occupati complessivi del comparto in esame. Detto altrimenti, i laureati hanno un potenziale di occupazione ancora considerevole negli studi tecnici. La critica più evidente rivolta alla scuola e all’università da chi opera nell’economia è la difficoltà a trovare laureati già pronti per svolgere il ruolo per il quale sono assunti. Le critiche dei datori di lavoro non sono rivolte alla formazione di base, ma alla scarsa capacità di tradurre le conoscenze in capacità di risolvere problemi. Si tratta allora di capire qual è il dosaggio appropriato di esperienza operativa da combinare con la conoscenza metodologica. Senza dubbio, la conoscenza teorica è il terreno su cui il laureato razionalizza le sue attività concrete (Greenwood, 1957). Alla persona che sta per diventare un professionista, è necessario il dominio di un intreccio di saperi fondati sulle scienze e sulle loro metodologie che ne strutturi una forma mentis idonea a risolvere ogni tipo di problema che le sia posto di fronte, in un rapporto mezzi-fini “volto a soddisfare il criterio dell’adeguatezza dell’azione nel senso paretiano del termine” (Bell, 1973). È altrettanto indiscutibile che, per risolvere un problema tecnico, è necessario annodare i fili pendenti della conoscenza teorica con quelli degli obiettivi e delle 16 Marshall (1963) ritiene che l’abilità del professionista di individuare i bisogni del cliente e di dargli giusta risposta giustifichi lo status del professionista. Greenwood (1957) distingue a questo proposito ciò che il cliente “desidera” da ciò di cui “abbisogna”. 116 Gli studi tecnici del Veneto. Occupazione e professionalità, oggi e domani condizioni nelle quali si estrinseca il problema. Questa capacità si sviluppa unicamente con l’esperienza. Lo stage sembra a noi lo strumento formativo più appropriato per veicolare quell’esperienza che spesso decide per l’assunzione. Lo stage è realizzabile durante gli studi, possibilmente associato alla tesi, oppure immediatamente dopo il conseguimento del titolo. Con lo stage, non solo si può avviare quella sintesi tra sapere teorico e capacità di fare che anticipa il sapore del successo in ogni attività tecnico-professionale, ma si può anche capire se il laureato è in grado di inserirsi nei meccanismi severi di un’organizzazione complessa. Il laureato ottiene così stimoli per migliorare le attitudini comportamentali che la scuola gli dà in modo insufficiente, per rafforzare gli aspetti della personalità necessari per essere in armonia con la realtà del lavoro e per acquisire quella cultura che gli può permettere in un secondo momento di scalare la gerarchia aziendale. 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The research was carried out through a face-to-face sample survey on the entrepreneurs of Veneto technical offices. Our research deals with the functional structure of the offices, the qualified professional figures recently recruited and those the office’s holders would aim to recruit in the next few years, the market position of the offices, the possible room for new recruitment in the medium run and the educational strategies for the higher-competence personnel. Our considerations on the competencies required to the people recently engaged and to the forecasted ones allow us to indicate the university educational strategies that qualify the offices’ personnel in the near future. Keywords. Technical offices; Engineering offices; Architecture offices; Competencies; Jobs; Employment forecasting; University education. Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza1 Erica Bezzon, Gilda Rota Osservatorio sul mercato locale del lavoro®, Università degli Studi di Padova Riassunto. Il presente lavoro riguarda le certificazioni di qualità e le attività di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per la qualità, l’ambiente e la sicurezza. La ricerca mira a studiare da vicino le realtà aziendali locali per poterne stilare un profilo fedele e coerente con la situazione regionale, sia economica che sociale e individuare le esigenze di professionalità manifestate dai protagonisti del comparto economico oggetto di studio. Il lavoro si divede in tre parti: un’analisi storica del settore oggetto di studio, basata sulle statistiche ufficiali esistenti; una descrizione dell’esito dell’indagine svolta sugli organismi di certificazione aventi sede in Veneto e l’analogo risultato dello studio svolto sulle aziende venete che erogano consulenze per lo sviluppo di sistemi di gestione per la qualità, l’ambiente e la sicurezza. Parole chiave: Professione; Certificazione; Qualità; Previsioni occupazionali. 1. Certificazione e qualità La qualità è un concetto relativo. Con riferimento ad un bene o un servizio, misura il livello di corrispondenza tra le attese del cliente e il prodotto o servizio offerto: quanto più il prodotto (d’ora in avanti, per prodotto s’intende anche un servizio) corrisponde alle attese2, tanto più è di qualità (www.qualitiamo.com). La qualità può essere chiamata a soddisfare due tipi di esigenze: 1 Il presente lavoro è stato realizzato con un finanziamento PRIN 2005 dal titolo “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR e dall’Università di Padova. Coordinatore nazionale del PRIN e del gruppo di ricerca di Padova è il prof. Luigi Fabbris. 2 La qualità è (www.annuarioqualita.it) “la capacità di soddisfare determinate esigenze (…) tradotte nel possesso di requisiti generalmente esplicitati (…) dai riferimenti normativi cogenti o volontari applicabili”. 120 Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza 1) primarie, ossia inerenti alla tutela di diritti fondamentali, quali la salute, la sicurezza, la dignità e la vita in genere degli individui; 2) accessorie, relative allo sviluppo del sistema economico e all’accrescimento del benessere della società: tra le altre, la gestione delle risorse e dei processi produttivi (qualità di sistema), prestazioni, affidabilità, durata e caratteristiche qualitative in genere dei prodotti, strumentali o di consumo (qualità di prodotto). I bisogni primari sono tutelati dalla legislazione nazionale attraverso le cosiddette regole tecniche che prescrivono sia i requisiti essenziali per la protezione di interessi pubblici generali, quali la sicurezza e la salute, sia, in molti casi, le procedure per la dimostrazione della conformità a tali requisiti. La conformità alle regole garantisce il rispetto dei requisiti essenziali e rappresenta il livello di base della qualità. Peraltro, il mancato rispetto di norme costituisce violazione di legge. Le esigenze accessorie sono coperte da norme tecniche, prodotte dagli organismi di normazione o da altri soggetti qualificati, attraverso il consenso delle parti interessate. La conformità – che si ottiene tramite certificazione volontaria – è indice di rispondenza ai più avanzati requisiti di costruzione, prestazione e funzionalità e fornisce, pertanto, garanzie riguardo alla capacità di soddisfacimento dei bisogni, incluso, il rispetto delle leggi applicabili. L’assenza di certificazione volontaria può penalizzare nei confronti del mercato, ma non implica sanzioni. Conviene distinguere i concetti della realizzazione e dell’assicurazione della qualità. La realizzazione della qualità è un obiettivo strategico da perseguire ottimizzando prodotti e processi mediante ricerca, innovazione e sviluppo tecnologico e controllando le attività connesse con la produzione. L’assicurazione della qualità – che consiste nella verifica e attestazione della conformità ai requisiti applicabili – è un obiettivo tattico che l’organizzazione si pone, in accordo a esigenze di origine esterna (obblighi giuridici o contrattuali, promozione dell'immagine, conquista della fiducia, strategie di marketing, ecc.), o interna (verifica oggettiva del modo di operare, organizzazione e ripartizione equa degli incarichi, identificazione di non conformità e stimolo al miglioramento). Sta crescendo la volontà da parte di aziende, enti e organizzazioni di sottoporsi a valutazioni indipendenti ed imparziali da parte di terzi, al fine di assicurare all’utenza la propria capacità di soddisfare i bisogni associati ai prodotti ed ai servizi forniti. La certificazione del sistema di qualità aziendale consiste nella verifica, da parte di un ente o istituto di certificazione, della conformità tra le azioni della filiera produttiva indicate nei documenti specifici (manuale, procedure, istruzioni, ecc.) e le norme recepite dall’azienda. Il conseguimento della certificazione fa emergere gli aspetti nascosti della produzione e aiuta a gestire l’impresa. I vantaggi della certificazione sono evidenti Professionalità nei servizi per le imprese 121 anche nei rapporti con soggetti esteri. Uno degli aspetti che caratterizzano le norme ISO 9000 è la loro diffusione internazionale. ISO è il nome delle norme di riferimento per la qualità. Nate nel 1987 su iniziativa dell’International Organization for Standardization e riviste prima nel 1994 e poi nel 2000, le norme della serie UNI EN ISO 9000:2000 correlano il concetto di qualità certificata con quello di qualità percepita e della soddisfazione del cliente. Vi sono introdotti i concetti di processo, sistema e interazione tra processi. È in corso un’altra revisione delle norme della qualità. Il Sistema Italiano per la Qualità è l’insieme degli strumenti, procedimenti e operatori che realizzano e assicurano la qualità in tutte le attività sociali ed economiche. È costituito da componenti: 1 istituzionali, rappresentate dallo Stato che emette le regole tecniche e sorveglia il funzionamento del sistema; 2 tecnico–scientifiche, costituite da enti di normazione che emettono le norme tecniche volontarie, da enti di ricerca, da associazioni culturali, ecc.; 3 operative, distinte in imprese e organizzazioni produttrici di beni e servizi, che svolgono un ruolo primario nei processi di costruzione della qualità, sia pure con il supporto delle altri componenti del sistema; utenti e consumatori che definiscono i bisogni da soddisfare; infrastrutture per la qualità costituite dagli enti di accreditamento nazionali (e dalle rispettive strutture di collaborazione e mutuo riconoscimento a livello europeo e mondiale) e dagli operatori specializzati della valutazione di conformità (laboratori di prova e taratura, organismi di certificazione e ispezione) accreditati dagli enti e indipendenti dalle due componenti precedenti. Gli organismi di certificazione (OdC) sono enti indipendenti incaricati di verificare in maniera trasparente e neutrale la rispondenza di un sistema di gestione o di un prodotto ad una norma di riferimento. Possono esercitare la loro attività solo se accreditati da un ente di accreditamento3. In Italia, il SINCERT si occupa di accreditare gli organismi di certificazione, che operano nei seguenti settori: A. certificazione di sistemi di gestione per la qualità, B. certificazione di prodotti, C. certificazione di personale, D. certificazione di sistemi di gestione ambientale, E. ispezione di prodotti, processi, impianti, ecc. F. certificazione di sistemi di gestione per la salute e la sicurezza sul lavoro, G. certificazione di sistemi di gestione per la sicurezza delle informazioni. L’Osservatorio sul Mercato Locale del Lavoro dell’Università degli Studi di Padova ha intervistato un campione di imprese di certificazione del Veneto. I dettagli 3 Gli enti di accreditamento possono accreditare, oltre agli organismi di certificazione, anche laboratori, centri di taratura e organismi di ispezione. 122 Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza metodologici della ricerca sono esposti nel Par. 2. Le interviste hanno inquadrato la realtà di queste imprese, scoprendone attività, organizzazione e profili professionali richiesti (Paragrafi 3÷7). Nel Par. 8 si riportano alcune considerazioni conclusive. Figura 1. L’infrastruttura per la qualità in Italia 2. Metodologia e tecnica di indagine L’indagine è stata condotta intervistando faccia a faccia titolari o responsabili delle risorse umane di organismi di certificazione (8 interviste) e di aziende di consulenza per sistemi di gestione qualità, ambiente e sicurezza (altre 12 interviste). Le interviste, della durata media di un’ora, hanno fornito, oltre ai dati quantitativi, informazioni di contorno che hanno permesso al rilevatore di addentrarsi nella realtà studiata, fornendo spunti per affinare gli strumenti di rilevazione utilizzati nelle fasi successive della ricerca. Per aumentare la numerosità campionaria, e dunque l’attendibilità delle stime, restando entro i limiti dei tempi stabiliti e delle risorse disponibili, le aziende non Professionalità nei servizi per le imprese 123 intervistate, sono state invitate tramite posta elettronica a rispondere a un questionario compilabile on line. Per agevolare la compilazione, il questionario è stato ridotto rispetto a quello utilizzato per le interviste de visu. La lista da cui è stato selezionato il campione di aziende da intervistare faccia a faccia, è stata costruita assemblando le liste della camera di commercio nelle quali fossero presenti imprese iscritte con il codice di attività primaria corrispondente a quello dell’attività di collaudi e analisi tecniche (Ateco: 74.3) con le liste di imprese reperite dalle Pagine Gialle on line. La lista di 143 aziende di consulenza così ottenuta è stata ripulita dalle unità non pertinenti, vale a dire le imprese che non svolgevano attività coerenti con il settore oggetto di studio. Le 12 unità da intervistare faccia a faccia sono state selezionate con tecnica sistematica e passo di campionamento costante dopo aver stratificato la lista per provincia (Fabbris, 1989). Le restanti 131 aziende sono state contattate via e-mail per la compilazione del questionario on line e si è ottenuto il 29,8% di risposte dalle aziende di consulenza e il 14,3% dagli organismi di certificazione. La frazione complessiva di collaborazione ottenuta è del 35,7%. La lista dei 15 organismi di certificazione è stata ricavata dal sito del SINCERT (Sistema Nazionale per l’Accreditamento degli Organismi di Certificazione) dove è disponibile l’elenco degli organismi di certificazione italiani accreditati (www.sincert.it). Il campione di 8 organismi è stato selezionato con tecnica sistematica da lista stratificata per provincia e intervistato faccia a faccia. I restanti 7 sono stati contattati tramite e-mail per compilare il questionario on line. La percentuale complessiva di risposta ottenuta è del 60%. I dati sono stati elaborati mediante il package SAS (Sas Institute Inc., 1993). 3. Collaudi, analisi tecniche, controlli di qualità e certificazioni Nel seguito, si presenta una panoramica del settore oggetto di studio basata su statistiche ufficiali. Le attività oggetto d’interesse sono classificate da ATECO 2002 (Istat, 2002) nella categoria 74.3 – Collaudi ed analisi tecniche. Queste attività hanno cominciato a destare l’interesse delle rilevazioni ufficiali dall’anno 1971. Delle sotto–categorie 74.30.1 e 74.30.2 disponiamo, tuttavia, solo dei dati delle rilevazioni censuarie del 1991 e del 20014. Il numero di unità locali rilevate nella categoria 74.3 4 Dal 1 gennaio 2008 è entrata in vigore la nuova classificazione delle attività economiche ATECO 2007, nella quale compaiono interessanti innovazioni nelle classificazioni delle attività di servizi alle imprese. Per la classificazione precedente, si veda Istat (1991). Per ulteriori informazioni e dettagli, si può consultare il sito www.istat.it/strumenti/definizioni/ateco 124 Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza dal 1971 al 2001 in tutte le regioni italiane e nei 5 raggruppamenti territoriali Nord– Ovest, Nord–Est, Centro, Sud e Isole è riportato nella Tab. 1. Tabella 1. Unità locali del settore ATECO 74.3 nelle regioni e nelle ripartizioni geografiche d’Italia dal 1971 al 2001 (Fonte: ISTAT (vari anni)). Anni Regione Piemonte Valle d’Aosta Lombardia Liguria Italia nord – occidentale Trentino – Alto Adige Veneto Friuli – Venezia Giulia Emilia Romagna Italia nord – orientale Toscana Umbria Marche Lazio Italia centrale Abruzzo Molise Campania Puglia Basilicata Calabria Italia meridionale Sicilia Sardegna Isole Totale Italia 1971 18 0 38 8 64 2 11 0 32 45 11 0 3 17 31 5 0 12 13 1 4 35 10 0 10 185 1981 39 1 81 27 148 3 49 20 85 157 52 2 8 26 88 7 0 28 31 2 12 80 28 10 38 511 1991 152 4 373 61 590 13 142 82 208 445 162 23 38 55 278 26 5 60 58 5 9 163 53 32 85 1561 2001 403 4 1021 160 1588 62 433 112 465 1072 381 83 140 306 910 78 29 308 207 31 63 716 243 81 324 4610 L’Italia nord-occidentale presenta, come nella maggior parte dei settori di attività economiche finora studiati, i numeri più alti, con 1.588 unità locali nel 2001, più del doppio del numero rilevato, ad esempio, in Italia meridionale (716 unità locali nel 2001). Le unità locali del Nord–Ovest sono aumentate – dal 1971 al 2001 – Professionalità nei servizi per le imprese 125 di circa 24 volte e – nelle ultime due rilevazioni censuarie, cioè dal 1991 al 2001 – il numero è quasi triplicato (+170% circa). L’Italia nord orientale conta 1.072 unità locali nel 2001 che dal 1971 sono aumentate di circa 23 volte. Dal 1991 al 2001, il numero è più che duplicato (+141% circa). La crescita in queste regioni sembra più lenta rispetto alle regioni del Nord– Ovest. In Italia centrale la crescita è più rapida rispetto al Nord, anche se si attesta su numeri più bassi: le unità locali rilevate nel 2001 erano 910 e, dal 1971 al 2001, sono aumentate di circa 28 volte. Dal 1991 al 2001, il numero è più che triplicato (+227% circa). In Italia meridionale e nelle Isole le unità locali sono aumentate di 22 volte dal 1971 al 2001 ma, nelle ultime due rilevazioni censuarie, l’aumento è stato notevole e soprattutto maggiore rispetto a tutte le altre ripartizioni geografiche (+319%). Presentiamo ora alcune riflessioni sugli andamenti del numero di unità locali e addetti in Veneto mettendoli a confronto con le altre regioni dell’Italia nordorientale. La Tab, 2 mostra nel dettaglio gli andamenti di unità locali e addetti in Italia nord–orientale e nelle sue regioni, dal 1971 al 2001. Tabella 2. Unità locali e addetti del settore “Collaudi e analisi tecniche” nelle regioni dell’Italia nord–orientale dal 1971 al 2001. Fonte: ISTAT (vari anni) 1971 1981 Unità locali Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Emilia Romagna Italia nord - orientale 2 11 0 32 45 Trentino A.A. Veneto Friuli V.G. Emilia Romagna Italia nord - orientale 4 25 0 644 673 1991 2001 3 49 20 85 157 13 142 82 208 445 62 433 112 465 1.072 4 155 45 193 397 46 551 220 778 1.595 108 1.482 344 1.648 3.582 Addetti È evidente che le regioni trainanti sono l’Emilia Romagna e il Veneto, che si distaccano dal Friuli Venezia Giulia e dal Trentino Alto Adige, soprattutto a partire dal 1981. L’aumento nel Veneto negli ultimi 10 anni è stato più rapido di quello registrato in Emilia Romagna, infatti, le unità locali venete sono triplicate (+205%) Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza 126 (+169% nel numero di addetti), mentre in Emilia sono raddoppiate (+123%) (+112% nel numero di addetti). Dal 1971 al 2001, si nota una crescita notevole della provincia di Padova che dal 1991 al 2001 passa da 21 a 116 unità locali (+452%) sorpassando Verona, Treviso e Vicenza (Tab. 3). Tabella 3. Unità locali e addetti del settore “Collaudi e analisi tecniche” nelle province del Veneto dal 1971 al 2001. Fonte: Istat (vari anni) Provincia Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Veneto Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Veneto 4. 1971 1981 Unità locali 0 4 0 3 0 2 2 45 Addetti 0 6 0 5 0 9 5 673 1991 2001 3 8 3 8 9 8 10 157 1 21 9 29 20 22 40 445 13 116 6 82 54 71 91 1.072 14 22 20 14 45 22 18 397 1 48 15 96 203 57 131 1.595 33 295 35 419 202 193 305 3.582 Gli organismi di certificazione in Veneto La maggior parte degli organismi di certificazione in Veneto sono sorti negli anni Novanta. Nel Veneto, sono presenti 15 OdC accreditati SINCERT, dei quali 9 hanno collaborato all’indagine fornendo le informazioni descritte nel seguito. Gli organismi di certificazione intervistati svolgono le seguenti attività: controlli e certificazioni in agricoltura biologica; certificazioni di prodotti ottici e dispositivi di protezione; Professionalità nei servizi per le imprese - 127 certificazione di sistemi di gestione qualità in base a ISO 9001; certificazioni di qualità per il settore automotive (QS9000/ISO TS 16949); certificazioni di sistemi di gestione ambientale (ISO 14001 e EMAS5); certificazioni secondo la norma OSHAS 180016; certificazioni secondo la norma SA 80007; controllo qualità e certificazione dispositivi di protezione e calzature. Tabella 4. Distribuzione percentuale delle aziende a seconda che siano sedi uniche, sedi centrali o filiali (n=9). Struttura Sede unica Sede centrale con rete di filiali Filiale di una rete Altro Totale % 33,3 11,1 44,4 11,1 100,0 Due terzi delle imprese sono strutturate in reti di filiali con sede di riferimento in Italia o all’estero (Tab. 4). Il numero di filiali degli studi varia tra uno e 1.021, distribuite in tutto il mondo. La maggior parte degli studi ha “reti” di collaborazione più o meno formale instaurate con altre aziende o enti, al fine di erogare il servizio finale. Le aziende collaboratrici operano sia nel settore pubblico che nel privato e si tratta spesso di istituti di ricerca, università, consorzi di comuni, società di auditing (valutazione), studi professionali di ingegneria e laboratori di analisi chimiche e biologiche. Tutti gli organismi di certificazione intervistati hanno un sito Internet utilizzato prevalentemente a scopo informativo e pubblicitario. Spesso il sito Internet è dotato di aree riservate per i clienti, nelle quali sono resi disponibili documenti, informazioni precise e regolamenti. Per gli organismi che erogano anche servizi di formazione, il sito è dotato spesso di aree riservate ai docenti e agli iscritti. Ogni organismo di certificazione deve essere accreditato per poter esercitare (Osservatorio sul mercato locale …, 2008). 5 Eco-Management and Audit Scheme (EMAS) è un organo creato dall’Unione Europea al quale possono aderire le organizzazioni (aziende, enti pubblici, ecc.) per valutare e migliorare le proprie prestazioni ambientali e fornire ai soggetti interessati informazioni sulla propria gestione ambientale. 6 La norma OSHAS 18001:1999, “Occupational health and safety management systems – Specification”, rappresenta lo strumento riconosciuto a livello internazionale per consentire alle imprese il conseguimento della conformità legislativa ed il miglioramento continuo in materia di salute e sicurezza dei lavoratori. 7 È uno standard internazionale che elenca i requisiti per un comportamento eticamente corretto delle imprese e della filiera di produzione verso i lavoratori. 128 Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza Il 57% degli organismi di certificazione si affida ai commerciali per l’ampliamento del portafoglio clienti e per la cura dei rapporti con gli stessi. Il 42% invece dichiara di non avere bisogno di figure specifiche che cercano nuovi clienti, in quanto la fama aziendale di leader nel settore, unita ad un sito Internet ricco, a inserzioni su riviste specializzate e ad annunci radio e stampa, sono sufficienti per attirare nuovi clienti mantenendo i clienti fidelizzati. Le aziende intervistate contano in media 14 addetti, da un minimo di 3 a un massimo di 27 (Tab. 5). La distribuzione è piuttosto omogenea con un leggero aumento della percentuale di aziende nella classe che contiene da 1 a 10 addetti. Tabella 5. Distribuzione percentuale delle aziende per classi di addetti. 1 – 10 11 – 20 21 – 30 Totale % 44,4 22,2 33,3 100,0 Tabella 6. Numero medio di addetti nelle aziende intervistate. Addetti A tempo indeterminato A tempo determinato Interinali Atipici Addetti totali Di cui donne Di cui liberi professionisti esclusivi Di cui liberi professionisti non esclusivi Media 10,9 0,6 0,1 2,5 14,1 6,2 13,1 17,7 In media, 11 addetti su 14 sono assunti con contratto a tempo indeterminato e 2,5 sono assunti con contratti atipici (a progetto, apprendistato); le donne sono attorno al 40%. Il numero di liberi professionisti che lavorano per l’azienda è di circa 30. I liberi professionisti esclusivi, che sono ben 13 in media per azienda, formalmente non appartengono all’organico, ma intrattengono con l’azienda un rapporto di lavoro esclusivo. I liberi professionisti esclusivi ricoprono, nella maggior parte dei casi, i ruoli di tecnici controllori, valutatori (auditor), analisti di laboratorio, ispettori. I liberi professionisti non esclusivi coprono invece prevalentemente i ruoli di ingegnere, architetto, commercialista, consulente del lavoro, avvocato, commercialista, docente, consulente informatico, traduttore. Professionalità nei servizi per le imprese 129 Nell’ultimo anno, il 77,8% delle imprese ha assunto nuovo personale (media 1,6 di cui 1,1 laureati, cfr. Tab. 7). I profili professionali delle persone assunte nell’ultimo anno sono i seguenti: agronomi, informatici, valutatori, commerciali, pianificatori (audit coordinator), analisti di laboratorio. Per i prossimi due anni, le imprese prevedono nuove assunzioni nel 88,9% dei casi (media 1,5). I profili professionali ricercati sono quelli di agronomo, valutatore per i sistemi di gestione di qualità e per la sicurezza, ingegnere meccanico, chimico e ambientale per l’area ricerca e sviluppo, addetto alle certificazioni, pianificatore e ispettore. Tabella 7. Distribuzione percentuale delle aziende venete del comparto “Collaudi e analisi tecniche”, per movimento di organico nell’ultimo anno e previsto nei prossimi due anni. Nell’ultimo anno Assunzioni Diminuzione di personale Solo turnover Nessuna variazione Totale 77,8 0,0 22,2 0,0 100,0 Nei prossimi due anni 88,9 0,0 11,1 0,0 100,0 La metà circa delle aziende intervistate incontra dei problemi al momento della ricerca di nuove risorse. I profili professionali più difficili da trovare sono: - Auditor per i sistemi di gestione qualità per la sicurezza: la sicurezza, unita a requisiti severi (legati soprattutto ad anni di esperienza in ruoli analoghi) richiesti per poter ricoprire questo ruolo, rendono questa figura professionale rara e, di conseguenza, molto richiesta; - Chimici specializzati in nanotecnologie: la tematica è nuova e gli specialisti sono ancora pochi rispetto alla domanda; - Auditor esperti in emission trading: la novità dell’argomento, unita a severi requisiti (soprattutto l’esperienza nel ruolo), rendono questa figura professionale rara. 5. Le professioni negli organismi di certificazione Il personale degli organismi di certificazione si distribuisce prevalentemente all’interno delle seguenti aree funzionali (Tab. 8): 130 Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza Direzione, in cui si realizzano la gestione strategica e finanziaria dell’azienda, l’organizzazione e il coordinamento delle altre aree funzionali, le funzioni di rappresentanza, la scelta del personale; in quest’area operano il Direttore generale o il Titolare o i Soci titolari e la Segretaria di direzione; Amministrazione, all’interno della quale sono svolte le attività di gestione contabile dell’impresa e gestione amministrativa del personale; in quest’area operano il Responsabile amministrativo e l’Impiegato amministrativo; Formazione del personale interno ed esterno all’azienda; in quest’area opera la figura del Responsabile della formazione che può essere coadiuvato da un Addetto alla formazione; Ricerca e sviluppo, in cui opera la figura del Responsabile della ricerca e sviluppo coadiuvato da Ricercatori o Analisti; Pianificazione e certificazione, in cui sono organizzate e pianificate le attività di audit, verifica e ispezione, sono preparate le documentazioni necessarie per lo svolgimento e la chiusura degli audit ed i contratti di certificazione; in quest’area opera il Pianificatore; Operativa, in cui si svolgono la verifica, l’ispezione e l’audit; in quest’area operano le figure dell’Auditor e dell’Ispettore, quest’ultimo è di solito un libero professionista; Commerciale, dedicata alla cura del rapporto con i clienti, all’ampliamento del portafoglio clienti e alle presentazioni aziendali; in quest’area operano il Responsabile commerciale e gli Addetti commerciali. Nel seguito, si descrivono le figure professionali tipiche degli organismi di certificazione: il Responsabile delle certificazioni, il Pianificatore, l’Auditor. - Tabella 8. Distribuzione percentuale del personale e dei laureati all’interno delle aree funzionali individuate. Aree funzionali Direzione Amministrazione Commerciale Formazione Ricerca e Sviluppo Pianificazione e Certificazione Operativa Totale % personale 3,1 8,5 17,7 3,1 5,4 55,4 6,9 100,0 % laureati 75,0 36,4 69,6 50,0 100,0 80,6 88,9 75,4 Professionalità nei servizi per le imprese 131 Responsabile delle certificazioni Il Responsabile delle certificazioni è il referente assoluto dei servizi di certificazione. Il suo compito è di controllare la documentazione prodotta dai valutatori e dai pianificatori per verificare che i servizi ed i prodotti da certificare rispondano ai criteri stabiliti e che tutti i documenti siano in regola. S’interfaccia con il cliente, esercitando il ruolo di responsabile commerciale, se questa figura non è già presente in azienda. Nelle aziende di piccole dimensioni, coincide con il titolare o con i soci titolari. Ha la responsabilità totale sul personale dell’area certificazione e pianificazione, quindi sui valutatori e sui pianificatori che fanno riferimento a lui per qualsiasi problematica inerente le certificazioni. Decide a quale valutatore assegnare le commesse e passa poi la documentazione ai pianificatori, inoltre effettua lo smistamento delle richieste ai vari laboratori di analisi (interni o esterni). Infine, effettua un controllo preliminare sulla documentazione finale, prima di sottoporla alla firma del direttore. Nel caso di aziende organizzate in filiali, coincide quasi sempre con il responsabile di filiale; in aziende di medie–grandi dimensioni, è responsabile dell’area certificazioni e ha il compito di effettuare i controlli necessari sui documenti (sia in entrata che in uscita), prima di erogare il documento di certificazione al cliente. La conoscenza fluente dell’inglese sia scritta che parlata è fondamentale. La conoscenza di una seconda lingua straniera è spesso richiesta. Solitamente si chiede la conoscenza ad un certo livello del pacchetto Office, di Internet e della posta elettronica; altri programmi gestionali o di elaborazione dati possono essere ritenuti importanti in ragione del settore di certificazione in cui opera l’azienda. Le competenze tecniche riguardano la conoscenza delle norme di certificazione nei vari settori, ottenibile con continui aggiornamenti, e delle principali tecniche di ricerca e di analisi applicate nell’azienda. Deve essere predisposto ai rapporti interpersonali, capace di instaurare rapporti di fiducia con clienti, i fornitori e i collaboratori, abile nel decidere in autonomia e possedere doti di leadership. Non c’è un titolo di laurea preferito per questo ruolo. I responsabili della certificazione incontrati possiedono i titoli più diversi, in ingegneria, in chimica, in statistica, in economia aziendale, in giurisprudenza. Ciò significa che una laurea è importante se non fondamentale, ma che il titolo specifico non è preclusivo. Ai fini del reclutamento, conta molto l’esperienza accumulata nel settore, anche in ruoli di base. Pianificatore Il Pianificatore, o Addetto alla pianificazione, ha il compito di “pianificare” le attività lavorative. In un organismo di certificazione, il suo ruolo consiste nell’effettuare controlli al fine di verificare se un cliente o i suoi prodotti sono conformi ai requisiti stabiliti, per poi consegnare il documento di certificazione che 132 Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza ne attesti la corrispondenza. Ha il compito di pianificare i servizi di audit. Organizza le visite dei valutatori (o auditor) presso le aziende clienti sulla base delle indicazioni del responsabile delle certificazioni; struttura quindi l’agenda degli appuntamenti e mantiene costanti i rapporti con gli auditor per comunicare loro nuovi appuntamenti o eventuali modifiche nelle visite. Si occupa inoltre di preparare tutti i documenti necessari per lo svolgimento delle verifiche, raccoglie i rapporti dai valutatori dopo le valutazioni, compie un’analisi preliminare e li passa al responsabile delle certificazioni per il controllo effettivo. Nel frattempo, predispone i documenti necessari per la certificazione vera e propria e, dopo aver ottenuto il nulla osta del responsabile, glieli passa per la verifica finale e la firma. In alcuni casi, e soprattutto nelle piccole unità o nelle piccole filiali, il pianificatore analizza la customer satisfaction, studia soluzioni di marketing per potenziare la rete di vendita e cura la comunicazione aziendale, mantenendo stretti rapporti con l’ufficio stampa. Solitamente si richiede una buona conoscenza della lingua inglese, sia scritta che parlata; la conoscenza di una seconda lingua straniera costituisce titolo preferenziale. Si richiede un’ottima conoscenza del pacchetto Office, di Internet e della posta elettronica. Le competenze tecnico-specifiche sono la conoscenza delle norme di certificazione nei vari settori, mantenibile con continui aggiornamenti, e delle principali tecniche di ricerca e analisi applicate nell’azienda. Deve essere capace di organizzare il proprio lavoro, resistere allo stress, essere disponibile a lavorare fuori orario, essere preciso e possedere doti relazionali. Questa professione può essere svolta indifferentemente da un diplomato o da un laureato. I percorsi di studio possono essere i più diversi, ma sono preferibili quelli di stampo tecnico, scientifico o economico. La laurea può tornare utile dopo un po’ di anni di esperienza per eventuali sviluppi di carriera. Valutatore / Auditor Il Valutatore, o Auditor, svolge verifiche ispettive per valutare se gli elementi di un sistema di gestione sono attuati e idonei a conseguire gli obiettivi prefissati8. In seguito alla verifica ispettiva, evidenzia l’eventuale necessità di ridurre, eliminare o prevenire le non conformità e può suggerire eventuali opportunità di miglioramento. Applica i princìpi, le procedure e le tecniche di audit, effettua le verifiche entro i tempi concordati, raccoglie informazioni attraverso interviste, osservazioni e l’esame di documenti, registrazioni e dati, verifica l’esattezza delle informazioni raccolte, conferma la sufficienza e l’idoneità delle evidenze per supportare le risultanze e le 8 I princìpi dell’attività di audit, la gestione dei programmi e la conduzione di audit e le competenze dell’auditor di sistemi di gestione per la qualità o l’ambiente (interno o esterno) si basano sulle linee guida della norma UNI EN ISO 19011: 2002 (Linee guida per gli audit dei sistemi di gestione per la qualità e/o di gestione ambientale). Professionalità nei servizi per le imprese 133 conclusioni dell’audit, valuta quali fattori possono influenzarne l’affidabilità, utilizza documenti di lavoro per registrare le attività svolte, predispone i relativi rapporti. Gli si chiede una buona conoscenza della lingua inglese, sia scritta che parlata; la conoscenza di una seconda lingua straniera è un titolo preferenziale. Oltre a Office, Internet e posta elettronica, deve conoscere i sistemi informativi e la tecnologia per l’autorizzazione, la sicurezza, la distribuzione e il controllo dei documenti, dei dati e delle registrazioni. Sono competenze specialistiche la conoscenza delle situazioni organizzative aziendali, dei sistemi di gestione e dei documenti di riferimento, delle norme sui sistemi di gestione per la qualità o di gestione ambientale, delle procedure applicabili e della documentazione relativa, delle leggi applicabili, dei codici, dei regolamenti locali, regionali e nazionali, dei contratti, dei trattati e delle convenzioni internazionali. Deve tenere un comportamento eticamente irreprensibile (deve quindi essere onesto, obiettivo, riservato, discreto), e deve avere una mentalità aperta, doti di diplomazia, spirito di osservazione, perspicacia, versatilità, tenacia. L’auditor assicura che le conclusioni dell’audit siano basate solo su evidenze verificate. Per diventare auditor, è necessario affinare la formazione acquisita nei corsi scolastici con l’esperienza sul campo. Di solito, si richiede il possesso di un diploma di scuola superiore abbinato a 5 anni di esperienza lavorativa di cui almeno 2 anni nel campo della gestione per la qualità o in quello della gestione ambientale (secondo che voglia diventare auditor di sistemi di gestione per la qualità oppure auditor di sistemi di gestione ambientale). Sono necessarie, inoltre, almeno 40 ore di formazione e addestramento sull’audit e lo svolgimento di almeno 4 audit completi per un totale di almeno 20 giorni di esperienza come auditor in addestramento sotto la guida di un Responsabile di audit. L’esperienza lavorativa richiesta si riduce a un anno se, dopo il diploma, ha svolto un percorso di studi come una laurea in materie tecniche o scientifiche. Gli auditor sviluppano, mantengono e migliorano la loro competenza mediante lo sviluppo professionale continuo e una regolare partecipazione ad attività di verifica. 6. Le imprese di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per la qualità/ambiente/sicurezza Le imprese di consulenza venete svolgono le seguenti attività primarie: consulenza in materia di sicurezza e igiene sui luoghi di lavoro (D.Lgs. 626/94); incarico di RSPP (Responsabile Sicurezza Prevenzione e Protezione) per conto terzi; 134 Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza - consulenza per l’implementazione, la manutenzione e lo sviluppo dei sistemi di gestione per la qualità; consulenza per l’implementazione, la manutenzione e lo sviluppo dei sistemi di gestione per l’ambiente; consulenza per l’implementazione, la manutenzione e lo sviluppo dei sistemi di gestione per la sicurezza; formazione su ambiente e sicurezza; consulenza sulle certificazioni ISO 9001, ISO 14001, OSHAS 18001, HACCP, SA8000; servizio di auditing; analisi di laboratorio, controllo e certificazione di acque e di vini. La maggior parte di queste imprese sono sorte negli anni Novanta e sono strutturate in un’unica sede (84,3%). L’82% delle aziende si serve di reti di collaborazione più o meno formale instaurate con altre aziende o enti, al fine di erogare il servizio finale. Le aziende collaboratrici operano sia nel settore pubblico che nel privato e si tratta spesso di istituti di ricerca, università, centri di formazione, studi tecnici di ingegneria e laboratori di analisi chimiche e biologiche. La maggior parte delle aziende intervistate (84%) ha un sito Internet, utilizzato prevalentemente a scopo informativo e pubblicitario (Osservatorio sul mercato locale del lavoro. …, 2006). Per quanto riguarda la certificazione (Tab 9), il 68,6% di queste imprese è già certificato (UNI EN ISO 9001:2000, UNI EN ISO 17025, UNI EN ISO 14001:2004, OSHAS 18001:2007, SA 8000, VISION 2000, ecc.). Tabella 9. Distribuzione percentuale delle imprese di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per la qualità/ambiente/sicurezza, secondo il possesso di certificazioni o accreditamenti. Sì Stiamo per ottenerli No, Non risposta Totale % 68,6 5,9 25,5 100,0 Le aziende intervistate contano in media 12 addetti, variando da un minimo di 1 a un massimo di 85, con una forte concentrazione di micro-aziende (tra 1 a 10 addetti). Il 19,7% delle aziende conta un numero di addetti da 11 a 20 e il 13,6% ne possiede più di 30 (Tab. 10). In media, 8 addetti su 12 sono assunti con contratto a tempo indeterminato e 2,5 sono assunti con contratti atipici (a progetto, apprendistato); le donne sono in media 4, circa il 30% (Tab. 11). Degno di nota è il numero medio di liberi Professionalità nei servizi per le imprese 135 professionisti che lavorano per l’azienda: in media sono quasi 4 gli esclusivi e 6 i non esclusivi. I liberi professionisti ricoprono in genere i ruoli di ingegneri, architetti, geometri, consulenti ATEX, esperti in materia di ambiente e sicurezza, coordinatori sicurezza cantieri, informatici, biologi, chimici. I liberi professionisti non esclusivi sono, invece, avvocati, commercialisti, consulenti del lavoro, consulenti di direzione, operatori per prove e analisi materiali e controlli non distruttivi. Tabella 10. Distribuzione percentuale delle imprese di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per la qualità/ambiente/sicurezza, per classi di addetti. Addetti 1 – 10 11 – 20 21 – 30 Più di 30 Totale % 62,7 19,7 4,0 13,6 100,0 Tabella 11. Numero medio di addetti nelle imprese di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per la qualità/ambiente/sicurezza, per tipo di contratto. Media 7,9 1,5 2,5 11,9 4,1 3,8 6,3 A tempo indeterminato A tempo determinato Atipici Addetti totali Donne Liberi professionisti esclusivi Liberi professionisti non esclusivi Tabella 12. Distribuzione percentuale delle imprese di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per la qualità/ambiente/sicurezza, per movimenti di organico nell’ultimo anno e previsti nei prossimi due anni. Assunzioni Diminuzione di personale Solo turnover Nessuna variazione Mancanti Totale % 51,0 5,9 0,0 37,3 5,8 100,0 % 54,9 2,0 0,0 39,2 3,9 100,0 136 Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza Nell’ultimo anno, il 51% delle aziende intervistate ha assunto nuovo personale (numero medio di assunti: 2,5 di cui 2,2 laureati). I profili professionali delle persone assunte nell’ultimo anno sono i seguenti: addetto all’organizzazione didattica, consulente tecnico per l’ambiente, responsabile formazione, segretaria organizzazione, consulente tecnico per la sicurezza, tecnici specializzati di laboratorio, ingeneri civili ed elettronici (Tab. 12). Per i prossimi due anni, le aziende intervistate prevedono nuove assunzioni nel 55% dei casi (media 2,1). I profili professionali ricercati sono: addetto all’organizzazione didattica, consulente tecnico specializzato in chimica, consulente tecnico per la sicurezza, analista di laboratorio, consulente tecnico per l’area qualità, consulente tecnico ambientale. 7. Figure professionali nelle imprese di consulenza per sistemi di gestione di qualità/ambiente/sicurezza Il personale degli organismi di certificazione si distribuisce all’interno delle seguenti aree funzionali: Direzione, legata alla gestione strategica e finanziaria dell’azienda, all’organizzazione e al coordinamento delle altre aree funzionali, alla rappresentanza verso l’esterno, alla selezione del personale; in quest’area operano il Direttore Generale o il Presidente o il Titolare o i Soci Titolari e la Segretaria di Direzione; Amministrazione, all’interno della quale sono svolte le attività di gestione contabile dell’impresa e di gestione amministrativa del personale; in quest’area operano il Responsabile Amministrativo e l’Impiegato Amministrativo; Formazione del personale interno ed esterno; in quest’area opera la figura del Responsabile della formazione che a volte è coadiuvato da un Addetto alla formazione; Sistemi di gestione qualità, in cui si sviluppano i sistemi di gestione per la qualità, la sicurezza e l’ambiente; Sicurezza, in cui si progettano i sistemi di sicurezza sul lavoro; Ambiente ed Energia, in cui si effettuano studi di impatto ambientale, VIA e VAS, studi e progettazioni di tecnologie d’avanguardia in campo energetico; Area tecnica / Progettazione, in cui si svolgono gli studi di fattibilità e altri progetti; Professionalità nei servizi per le imprese 137 Commerciale, dedicata alla cura del rapporto con i clienti, all’ampliamento del portafoglio clienti e alle presentazioni aziendali; in quest’area operano il Responsabile commerciale e L’Addetto commerciale. Nel seguito, si descrive la figura professionale del Consulente Tecnico per la gestione di Sistemi Qualità, figura tipica delle aziende di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione qualità/sicurezza/ambiente. - Consulente tecnico per la gestione di Sistemi qualità Il Consulente tecnico per la gestione di sistemi qualità opera a vari livelli per la garanzia della qualità e fornisce supporto metodologico e tecnico ai responsabili (interni ed esterni) delle iniziative di progettazione, implementazione, sviluppo e mantenimento di sistemi di gestione per la qualità della produzione in base alle norme ISO 9001, per la qualità dell’ambiente in base a ISO 14001, per la sicurezza e la salute dei lavoratori in base a OSHAS 18001, per la qualità della filiera agroalimentare in base a ISO 22000, per l’accreditamento di laboratori di analisi in base a ISO17025 e per la responsabilità sociale in base a SA 8000. Definisce il sistema di qualità aziendale in conformità alle norme ISO e pianifica le azioni necessarie al miglioramento continuo, redige e aggiorna il manuale della qualità e le relative procedure, verifica la conformità delle procedure ai requisiti formativi, supporta la direzione nelle attività di verifica, svolge verifiche ispettive e monitora l’attuazione delle azioni correttive, fornisce supporto alle funzioni tecniche nell’esame e deliberazione delle non-conformità e nel monitoraggio delle azioni correttive e preventive, gestisce i rapporti con gli OdC. Se si tratta di un Esperto nel settore della sicurezza, può essere chiamato a ricoprire il ruolo di Responsabile Sicurezza Prevenzione e Protezione (RSPP) per le aziende clienti. Il D.Lgs. 626/94 prevede, infatti, che il datore di lavoro organizzi il servizio di prevenzione e protezione e nomini un RSPP, interno o esterno all'azienda, in possesso di capacità e attitudini per l'espletamento del servizio. Questa persona, interagendo con i responsabili e con i lavoratori: (i) individua i fattori di rischio presenti in azienda, redige il documento di valutazione dei rischi e ne cura l’aggiornamento; (ii) avverte i responsabili e il datore di lavoro dei rischi riscontrati; (iii) valuta i fattori di rischio e individua il programma degli interventi volti al miglioramento della sicurezza e della salubrità degli ambienti di lavoro; (iv) elabora le misure preventive e protettive, individua i dispositivi di protezione individuale più appropriati alla mansione e/o al lavoratore ed i sistemi di controllo di tali misure; (v) elabora le procedure di sicurezza per le attività aziendali; (vi) propone i programmi di formazione e informazione dei lavoratori; (vii) partecipa alle riunioni aziendali periodiche indette per la gestione della sicurezza aziendale; (viii) organizza e presenzia agli incontri tra il datore di lavoro, i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e il medico competente; (ix) redige e aggiorna i piani di emergenza; (x) 138 Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza cura l’addestramento degli addetti antincendio ai sensi del DM 10/03/98; (xi) fornisce ai lavoratori le informazioni inerenti alla sicurezza in azienda, con particolare riferimento ai rischi, alle misure di prevenzione adottate, alle procedure da eseguire in caso di incidente o di emergenza, ai pericoli connessi legati all'uso di certi materiali o sostanze, o a certe attività lavorative. L’Esperto nel settore ambientale è il referente per le strategie ambientali di un’azienda. Opera in collaborazione con il manager ambientale dell’azienda-cliente. Si occupa delle attività dell’impresa sul territorio, e in modo particolare, dell’eliminazione delle sostanze nocive dal ciclo di lavorazione, della riduzione dei rifiuti di lavorazione e delle emissioni inquinanti e della razionalizzazione dei consumi energetici. Cura che il prodotto sia ecologico nelle caratteristiche, nel confezionamento e nel riciclaggio. È esperto di impatto ambientale, pertanto compie studi approfonditi sugli ecosistemi, coinvolgendo tecnici e professionisti e, se un’opera può avere impatti sul territorio, svolge studi d’impatto per il rilascio del giudizio di compatibilità ambientale. Effettua perizie e consulenze tecniche di parte, progetta sistemi di bonifica, contenimento, razionalizzazione e gestione delle risorse energetiche naturali. Il Consulente tecnico deve percepire l’organizzazione come un sistema, in relazione di scambio con l’ambiente naturale e con gli altri ecosistemi umani e applicare in modo sinergico l’insieme di conoscenze di cui dispone all’organizzazione, selezionando gli strumenti strategici. Deve conoscere la normativa cogente che, secondo i casi, è UNI EN ISO 9000:2000, OSHAS 18001 e altre regolamenti sulla sicurezza (D.Lgs. 626/94 e integrazioni), UNI EN ISO 14000 sull’ambiente e altri modelli cogenti, di eccellenza e di responsabilità sociale: HACCP, bilancio ambientale, EFQM, AA accountability 1000, SA 8000, bilancio sociale, codice etico. Deve inoltre conoscere l’approccio TQM, l’organizzazione aziendale e i processi aziendali, la lingua inglese, con particolare riferimento al microlinguaggio del settore, il pacchetto Office, Internet e la posta elettronica. La conoscenza di software di elaborazione dati lo fa preferire ad altri. Possiede in genere un diploma di scuola superiore. Tuttavia, una laurea, soprattutto in materie tecniche o scientifiche, come le lauree in ingegneria, chimica, biologia, agraria, tecnologia alimentare, ma anche statistica ed economia, lo fa preferire ad altri in fase di progresso di carriera. L’ultimo rapporto dell’EURISPES (Istituto di Studi Sociali ed Economici) prevede che nei prossimi due anni gli attuali addetti all’ambiente raddoppieranno. Un altro istituto, l’IRSI (Istituto sulle Relazioni Industriali) calcola che le nuove professioni “verdi” nei prossimi cinque anni rappresenteranno il 5,2% dell’occupazione in Italia. Professionalità nei servizi per le imprese 8. 139 Conclusioni La ricerca sulle imprese di certificazione e qualità ha rivelato un settore variegato, non solo dal punto di vista delle attività svolte, ma anche dal punto di vista delle professionalità impiegate. Si tratta di un settore di attività tecniche regolate da normative comunitarie. Si distinguono due sub-settori: da una parte, gli organismi o enti di certificazione che, sulla base di ispezioni, certificano prodotti, o servizi o sistemi; dall’altra, aziende che forniscono il supporto e la guida necessari affinché le imprese clienti possano ottenere una o più certificazioni. Nei primi, la figura professionale “simbolo” è il valutatore che ha il compito di svolgere le verifiche e assicurarsi che i requisiti aziendali corrispondano alle specifiche stabilite dalla legge e che, in caso contrario, suggerisce le migliorie da apportare al fine di ottenere il documento di certificazione. Nelle seconde, i protagonisti sono i consulenti tecnici per i sistemi di qualità che hanno il compito di valutare lo stato attuale di un’azienda cliente o dei suoi prodotti o del suo sistema produttivo, individuare le fasi dei processi da mettere a norma, suggerire ai responsabili i metodi e le tecniche con cui poter apportare le migliorie proposte e fornire l’apporto necessario all’ottenimento delle certificazioni. Due figure – quella del valutatore e del consulente tecnico – dotate di un profilo simile per molteplici aspetti, che contempla non soltanto una preparazione tecnico–scientifica di base, ma anche la conoscenza delle normative specifiche. Accanto a queste due figure si muovono le professioni “classiche” di settori specifici, come ingegneri edili, civili, ambientali, o chimici, oppure analisti di laboratorio laureati in chimica, biologia o chimica industriale. Accanto alle figure tecniche, non mancano le figure di supporto. Figure come il pianificatore, l’addetto alla formazione e l’addetto alla preparazione delle documentazioni, sono richieste da queste aziende perché sostengono un carico di responsabilità che deve essere supportato da doti di organizzazione, precisione e resistenza allo stress. La tendenza per l’occupazione nel prossimo futuro è abbastanza positiva. Pare che saranno assunti in media 2 persone per azienda, ma le difficoltà sono dietro l’angolo, soprattutto per le professionalità più fini. Gli imprenditori sono, infatti, alla ricerca di figure tecniche specializzate capaci di leggere i risultati di un’analisi situata. Le aziende cercano esperti nei settori della sicurezza, delle energie rinnovabili, delle nanotecnologie e dell’igiene alimentare. Pertanto, in entrambi i sotto-settori si avverte una crescente esigenza di specializzazione, ma si dà estrema importanza alle doti di personalità, in modo particolare all’affidabilità, alla precisione, alla costanza ispettiva e alla disponibilità a lavorare fuori orario, in condizioni di stress e con viaggi frequenti. 140 Professionalità nelle imprese di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza Riferimenti bibliografici FABBRIS L. (1989) L’indagine campionaria. Metodi, disegni e tecniche di campionamento, La Nuova Italia Scientifica, Roma. OSSERVATORIO SUL MERCATO LOCALE DEL LAVORO DELL’UNIVERSITA’ DI PADOVA (2008) Attività e professionalità nelle aziende venete di certificazione e di consulenza per lo sviluppo di sistemi di gestione per qualità, ambiente e sicurezza, Quaderno PHAROS n. 15/2008, CLEUP, Padova ISTAT (1991) Classificazione ATECO 91. Classificazione delle attività economiche, Metodi e Norme, Serie C, n. 11, ISTAT, Roma. ISTAT (2002) Classificazione delle attività economiche – ATECO 2002 (www.istat.it/Definizioni/) ISTAT (vari anni) Censimento dell’industria e dei servizi, ISTAT, Roma SAS INSTITUTE Inc. (1993) SAS Guide for Personal Computers, Version 6.08, SAS Institute Inc, Cary, NC. Professional Figures in the Veneto Industries that Provide Certification and Consulting Services for Quality, Environment and Safety Management Summary. In this paper we present a study on qualified professional figures and working skills of certifications industries and consulting offices for quality, environment and safety management. The study was carried out through face–to– face interviews of human resources managers of a sample of Veneto certification companies. Moreover online questionnaires were sent to companies that provide consultancy for certification to industries. In the first part of the paper we analyse the historical trend of certification companies in Italy and in the Veneto District, in the second part we describe the survey results, while in the third part we focus on qualified professional profiles description. Keywords. Professional figures; Consulting offices; Certifications industries; Employment forecasting. La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing Marisa Civardi, Paola Zappa, Emma Zavarrone1 Università Milano-Bicocca Riassunto. In questa nota si presenta una metodologia per l’identificazione e la quantificazione delle competenze richieste alle figure professionali che operano nei settori delle ricerche di mercato, della pubblicità e dell’organizzazione di fiere ed eventi. Obiettivo del lavoro è determinare la composizione ideale di saperi in cui dovrebbe articolarsi l’offerta formativa di un corso di laurea triennale che si proponga di fornire neolaureati impiegabili in tali settori. Per arrivare al percorso formativo ideale si utilizzeranno congiuntamente le informazioni reperibili nel database O*Net, il sistema messo a punto dall’US Department of Labor Employment and Training Administration, e quelle sulle classi di laurea e sui settori scientificodisciplinari forniti dal MIUR. Il ricorso all’analisi delle reti sociali permetterà di incorporare nel disegno la struttura di ciascuno dei tre settori. Parole chiave: Ricerche di mercato; Pubblicità; Organizzazione di eventi; Profili professionali; Formazione universitaria; Social Network Analysis. 1. Introduzione Il terziario avanzato rappresenta una considerevole quota delle imprese che operano in Lombardia, regione che, concentrando molte imprese o filiali di grandi gruppi internazionali, è caratterizzata da dinamiche altamente concorrenziali. Un elemento distintivo della competitività è rappresentato dal livello delle competenze sviluppate, acquisite e gestite all’interno delle imprese. Le imprese, infatti, tendono a selezionare gli addetti in base al possesso di conoscenze spiccatamente specialistiche. 1 Il presente lavoro è stato finanziato nell’ambito del progetto “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR. Coordinatore nazionale è L. Fabbris, coordinatore dell’Unità di Milano-Bicocca è M. Civardi. La nota è stata redatta da: M.Civardi per i Parr. 1 e 2, da E. Zavarrone per il Par. 3.2.e da P. Zappa per i Parr. 3.1, 4 e 5. Il Par. 6 è opera congiunta delle tre autrici. 142 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing Questo lavoro, si propone di identificare quali conoscenze siano richieste ai neolaureati per trovare occupazione nei settori delle Ricerche di mercato, dell’Organizzazione di fiere ed eventi e della Pubblicità con l’obiettivo, diventato prioritario con le nuove disposizioni legislative in tema di istruzione universitaria, di massimizzare la coerenza tra la formazione universitaria offerta e le richieste di professionalità del mercato del lavoro. Si farà riferimento particolare alla progettazione di un corso di laurea triennale della Classe L-18: Scienze dell’economia e della gestione aziendale2 che si propone di formare figure professionali occupabili nell’ambito dei tre succitati settori. L’emanazione del DM 270/04 ha comportato, per il sistema universitario italiano e, al suo interno, per le singole facoltà, la necessità di riprogettare, sotto i profili culturale e strategico, la propria offerta formativa. I più importanti ed innovativi cardini del Decreto sono, infatti, la qualità della formazione e l’ideazione di percorsi formativi volti a favorire sia l’inserimento nel mondo del lavoro sia l’accesso ai corsi di studio di livello superiore (lauree specialistiche/magistrali, corsi di perfezionamento, master). Nel DM 26 luglio 2007, recante le linee guida per l’istituzione e l’attivazione dei corsi di studio ai sensi del DM 270/04, tra gli obiettivi generali delle azioni di miglioramento del sistema universitario italiano nel contesto europeo, indica di assicurare “allo studente un’adeguata padronanza di metodi e contenuti scientifici generali, anche nel caso in cui sia orientato all’acquisizione di specifiche conoscenze professionali”3. Richiede inoltre che gli atenei effettuino “una effettiva e realistica definizione degli obiettivi formativi di ciascun corso di studio, anche attraverso l’utilizzo di strumenti concordati in sede europea in termini di apprendimento atteso” (i cosiddetti “descrittori di Dublino” del dicembre 2004) e “la collaborazione con il mondo del lavoro e delle professioni nella progettazione dei percorsi formativi e, se necessario e opportuno, nella messa in opera di parti del percorso medesimo;…” Il riferimento al mondo del lavoro ha evidentemente l’obiettivo di ridurre la forbice esistente tra gli sbocchi professionali indicati nelle declaratorie di un corso di studi e quelli effettivamente offerti al laureato. Questo risultato, tuttavia, potrà essere conseguito solo se le facoltà saranno in grado di individuare con buona precisione l’insieme delle conoscenze da impartire e delle competenze che i laureati dovranno acquisire. Sempre il DM 26 luglio 2007 sottolinea che nel dichiarare gli obiettivi formativi del corso di studio, va indicato “il significato del corso di studio sotto il profilo occupazionale, individuando gli sbocchi professionali anche con riferimento alle classificazioni nazionali ed internazionali” e richiama la necessità di “istituire un rapporto costante con il mondo del lavoro, perché sia compreso il valore della 2 La classe L-18, del D.M. 270/04, corrisponde alla classe L-17 del D.M. 509/99. Allegato 1 - Linee guida per la progettazione dei nuovi ordinamenti didattici dei corsi di laurea e di laurea magistrale: capitolo 1- Obiettivi generali, § 1.3- Obiettivi di sistema. 3 Professionalità nei servizi per le imprese 143 riprogettazione in atto dell’offerta formativa e vi sia collaborazione nell’individuare le specificità dei curricula e delle professionalità attese in uscita dalla formazione di laurea e laurea magistrale, ovviando il più possibile alla persistente troppo scarsa visibilità della laurea di primo livello sul mercato del lavoro”. Il lavoro è organizzato come segue: nel Par. 2, dopo aver presentato il contesto di riferimento, sono illustrate la fonte dei dati e le scelte progettuali che sottendono alla predisposizione dell’offerta formativa di un corso di laurea triennale che voglia essere coerente con i fabbisogni professionali del mercato del lavoro nei settori dei servizi commerciali e del marketing. Si vuole così proporre un criterio di formulazione dell’ordinamento “ideale” di un corso di studio o, detto altrimenti, una “ricetta di produzione del laureato”. Nel Par. 3.1 si descrive la metodologia di costruzione degli insiemi di professioni di ciascun settore; nel Par 3.2 si presenta no il processo di determinazione dei saperi richiesti a ciascuna professione, la loro successiva conversione in settori scientifico-disciplinari e i risultati dei test statistici applicati al fine di convalidare i criteri proposti. Nei Parr. 4 e 5 si esaminano le principali caratteristiche di ogni figura professionale, determinandone, grazie alla Social Network Analysis, il ruolo assunto all’interno del settore d’appartenenza. Tale ruolo costituirà la base per l’individuazione di un peso d’importanza per ciascuna professione, pervenendo così (Par. 6) alla proposta di ripartizione dei crediti formativi di un corso di laurea tra i settori scientifico-disciplinari che compongono l’offerta formativa del corso. 2. Architettura del processo di progettazione dell’ordinamento didattico di un corso di laurea Le linee-guida ministeriali impongono che nell’ordinamento di un corso di studi siano indicati i settori di attività economica e i profili professionali che il corso si prefigge di formare. L’individuazione dell’insieme degli insegnamenti e delle attività didattiche in grado di assicurare il raggiungimento dell’obiettivo dichiarato è un procedimento complesso e articolato. Il punto di partenza di tale processo è l’identificazione, da una parte, dei profili professionali che operano nei singoli settori di attività e, dall’altra, dell’insieme di saperi richiesti ad ogni profilo. La fonte informativa dovrà quindi assicurare la possibilità di descrivere le singole occupazioni come un insieme di saperi e di competenze. Il Sistema Nazionale di Osservazione Permanente dei Fabbisogni Professionali (Isfol, 2008) rappresenterebbe la scelta ottimale, poiché i dati concernenti le 811 unità professionali in esso individuate si riferiscono al mercato del lavoro italiano e sono stati raccolti mediante un’apposita indagine campionaria sulle professioni, condotta 144 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing da Isfol e Istat tra oltre 16 mila lavoratori. Tuttavia, il data set di professioni descritte del sistema Isfol, non solo non è completo al momento in cui scriviamo questo lavoro4, ma non è strutturato per fornire una misura del grado d’importanza di ciascuna figura professionale impiegata in un settore. Questa informazione è, invece, essenziale quando, come ci si propone di fare in questo lavoro, si vuole individuare l’insieme di professioni analoghe sotto il profilo delle competenze utilizzate nel settore. Le informazioni di base sono state reperite nel sistema O*Net (Occupational Information Network, cfr. US Department of Labor, 1999)5. Le informazioni necessarie per le analisi (una per ciascun settore d’attività), estratte da O*Net in più fasi; attengono a: x Knowledge — i “saperi”, ciascuno affiancato da una specifica descrizione, richiesti al singolo profilo professionale (ad esempio, Servizi per il cliente, Vendite e marketing, Amministrazione e management, ecc.). x Detailed Work Activities — i compiti e le specifiche attività, dettagliatamente illustrati, svolti dal singolo profilo. Esse sono suddivise in quattro gruppi, in relazione agli aspetti dell’attività lavorativa cui si riferiscono: o “raccolta di informazioni” – le fonti utilizzate e le modalità adottate per reperire informazioni e dati necessari a svolgere uno specifico lavoro; o “interazione con gli altri”– le tipologie di interazioni connesse alla professione esercitata, in termini sia di attività di supervisione, coordinamento o collaborazione con colleghi e di creazione, mantenimento o sviluppo di relazioni con personale esterno, sia di attività di supporto emotivo, sanitario o personale; o “processi di elaborazione mentale” – le attività professionali che implicano il contributo personale del lavoratore e l’impiego delle sue competenze, sotto forma di analisi di dati o informazioni, sviluppo di 4 Al momento dello svolgimento della ricerca (marzo 2008), sul sito www.fabbisogniprofessionali.it, appositamente creato dall’Isfol, era disponibile solo un numero ridotto di Schede descrittive delle 811 Unità professionali codificate. 5 O*Net è una piattaforma, accessibile online, volta a favorire l’incontro tra la domanda e l’offerta di lavoro e ad informare sulle caratteristiche occupazionali del mercato del lavoro nord-americano. Il database di O*Net è disponibile open source e aggiornato con continuità, contenente informazioni sulle caratteristiche degli occupati (worker) e delle occupazioni o profili professionali (work o job). La versione utilizzata in questo studio, aggiornata a maggio 2007, descrive 812 profili professionali. Per maggiori dettagli sulle caratteristiche di O*Net rilevanti ai fini di questa applicazione si rimanda a Civardi et al. (2008). La scelta di fare ricorso ad O*Net trova giustificazione anche sotto il profilo sostanziale, considerato che numerosi studi empirici (Shin et al., 2007; Taylor et al., 2008) hanno dimostrato la possibilità di generalizzare il modello O*Net a contesti geografici differenti da quello nord-americano. Tra l’altro, pure il sistema messo a punto da Isfol è stato realizzato assumendo O*Net come riferimento sia per la raccolta (sono uguali i questionari somministrati) sia per la presentazione dei dati (coincidono i descrittori delle professioni e le scale adottate) Professionalità nei servizi per le imprese 145 obiettivi o strategie, formulazione di progetti, programmazione, suddivisione di incarichi o responsabilità, verifica e valutazione del lavoro e delle capacità dei gruppi di lavoro; o “risultati/output del lavoro svolto” – le attività in cui si esplicita il lavoro e che producono un risultato concreto, eventualmente con l’utilizzo di un supporto meccanico o elettronico. In questo gruppo rientrano, ad esempio, il controllo di macchinari, la gestione ed elaborazione di informazioni, l’uso di un computer o la riparazione di un congegno elettronico; x le professioni correlate: per ogni profilo professionale O*Net elenca i profili che possono essere ritenuti simili, in base alla condivisione di saperi, abilità, attività lavorative e ambiente di lavoro. Quest’ultima informazione è, come si vedrà, particolarmente rilevante ai fini di questo lavoro, così come sono rilevanti alcune misure fornite da O*Net con riferimento sia ai profili sia ai singoli descrittori. Si tratta di misure che, come si vedrà nei prossimi paragrafi, consentono di approfondire i contenuti dei profili professionali di una specifica attività economica. I profili individuati sono visti nel seguito come i soggetti di un network6 (rete). Dallo studio delle mutue relazioni tra profili tramite la Social Network Analysis (SNA), si trarranno indicazioni che possono aiutare il sistema universitario e le imprese, il primo nella creazione e le seconde nella individuazione dei profili più adeguati in termini di saperi. Lo studio del network di un’attività economica, costruito partendo dai profili professionali, rende possibile individuare: x figure che soddisfano, anche se parzialmente, la domanda delle imprese di specifici tipi di saperi; x aspetti importanti o che offrono maggiori opportunità di lavoro e di carriera; x i saperi più richiesti. Nel prosieguo del lavoro, saranno esaminate le diverse fasi in cui dovrebbe articolarsi il processo di predisposizione dell’ordinamento didattico di un corso di laurea che si prefigga di “produrre” laureati occupabili in uno o più settori di attività economica7. Per ogni settore d’attività, si fisserà l’attenzione sulle seguenti fasi: 1: costruzione del network dei profili professionali e determinazione dei rispettivi pesi di rilevanza all’interno del settore di attività; 2: estrazione del set di saperi associati da O*Net ad ogni profilo professionale e conversione dei saperi nei settori scientifico-disciplinari (SSD), definiti dal 6 Un network è rappresentabile con un grafo G(V,L), dove V si riferisce a un insieme di n vertici/nodi/punti/attori e L si riferisce, invece, a un insieme di m edge/linee/link/relazioni tra di essi, ossia V= {v1, v2,…, vi, ..vn} e L= {l1, l2,…, lk, ..lm} (Borgatti e Everett, 1992). 7 Sebbene il modello qui proposto riguardi la procedura di predisposizione di un corso di laurea triennale, esso ha una valenza generale e può essere agevolmente esteso anche alla progettazione di un corso di laurea magistrale e di un corso di master o di specializzazione. 146 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing MIUR, in cui sono raggruppati gli insegnamenti impartiti nei corsi di laurea; 3: determinazione per ciascun profilo professionale dei pesi di importanza di ogni SSD; 4: verifica del grado di pertinenza di ciascun profilo professionale incluso nel network rispetto all’attività economica del settore; 5: correzione del peso di ciascun profilo in base all’analisi del network; 6: composizione dell’ordinamento del corso di laurea in termini di pesi e, quindi, di crediti formativi (CFU) da assegnare ai singoli SSD che lo compongono. La notazione matriciale cui si fa ricorso nel seguito mira a rendere più generale il modello proposto. Assumendo che siano dati: R: settori di attività indicati dalla facoltà come sbocco occupazionale dei laureati di un dato corso di laurea; nr: numero di profili professionali del settore di attività r-esimo (r=1,2,…, R) che l’università dichiara di formare nel corso di laurea; l’: numero di “saperi” definiti da O*Net e richiesti ai profili professionali; q’: numero di SSD indicati dal MIUR, saranno creati, per ogni settore di attività r: ¾ nella fase 1: x il vettore RSr, di dimensione (nr,1), dei valori del relevance score8 di ognuno degli nr profili professionali del settore di attività r ; ¾ nella fase 2: x la matrice PKr, di dimensione (nr,l’), dei pesi di importanza degli l’=33 saperi elencati da O*NET associati a ciascuno degli nr profili professionali; x la matrice KSI, di dimensioni (l’,q’), delle corrispondenze tra gli l’ saperi e i q’=371 SSD. L’elemento KSIjm =1 se il sapere j-esimo è associato all’mesimo SSD e 0 altrimenti; x il vettore KII = KSI x 1, di dimensioni (l’,1), prodotto della matrice KSI con il vettore unitario 1 di dimensione (q’,1). Gli elementi di KII forniscono il numero di SSD associati ad ogni sapere; ¾ nella fase 3: > @ 1 x la matrice PSIr= PKr x KÎ x KSI, di dimensione (nr,q’), dei pesi di importanza dell’ m-esimo SSD per il profilo professionale i-esimo 8 Per la professione i-esima, il relevance score RSi è determinato da O*Net applicando l’analisi testuale sulla base del numero di ricorrenze delle parole-chiave presenti nel profilo con riferimento ad aspetti come titolo, task, ecc. La somma delle ricorrenze per ogni aspetto, pesata per tener conto della loro frequenza relativa sul totale delle parole usate per descriverlo, costituisce il punteggio i-esimo. Il punteggio più elevato è assunto come fattore di normalizzazione: RS i 100 ( Score i / Max ( Score i ) Professionalità nei servizi per le imprese 147 > @ appartenente al settore di attività r. KÎ è la matrice diagonale, di dimensione (l’,l’), formata dagli elementi del vettore KII. Essa esprime formalmente la scelta di ripartire uniformemente il peso di importanza associato al sapere m su ognuno degli SSD che concorrono a formarlo; x la matrice KSIR di dimensione (l,q’) ridotta delle corrispondenze tra gli l=12 saperi, individuati come effettivamente di interesse per gli R settori di attività considerati e i q’ SSD; x il vettore riga KSSr = 1’ x PSIr di dimensione (1,q’), somma dei pesi di importanza dell’ m-esimo SSD nell’insieme dei profili; 1’ è il vettore riga unitario di dimensione nr; ¾ nella fase 4: x la matrice PSr, di dimensione (nr,q), dei pesi d’importanza dell’m-esimo SSD per il profilo professionale i-esimo. È ottenuta eliminando nella matrice PSIr le colonne corrispondenti agli elementi nulli del vettore KSSr; q=15 è il numero finale di SSD che saranno considerati nella costruzione dell’ordinamento del corso di laurea; x il vettore PSSr= PSr x 1 di dimensione (nr,1) somma dei pesi di importanza di tutti gli SSD di ogni profilo, ottenuto come prodotto della matrice PSr per il vettore unitario 1 di dimensione (q,1); x > la matrice PSRr= PŜS r @ 1 x PSr, di dimensione (nr,q), ottenuta come > @ prodotto della matrice diagonale PŜS r formata dagli elementi del vettore PSSr e la matrice PSr. I suoi elementi sono i pesi di importanza relativi dell’m-esimo SSD per il profilo i-esimo; ¾ nella fase 5: x il vettore NDCr, di dimensione (nr,1), dei valori del grado di centralità del nodo (professione) i nel network (settore) r; x il vettore Ȗr, di dimensione (nr,1) dei coefficienti di correzione del relevance score. Il generico elemento Ȗi è diverso da zero se la professione i è un nodo che, qualora rimosso, disconnetterebbe il network (cut-point); x il vettore Cr=1+ Ȗr di dimensione (nr,1) dei fattori di correzione dei relevance score delle nr professioni; x la matrice diagonale F Ĉ r = Ĉr x ND̂Cr di dimensione (nr,nr) dei fattori di correzione dei relevance score; x il vettore CRSr = F Ĉ r x RSr di nr relevance score corretti; ¾ nella fase 6 x il vettore SS cr CRS 'r x PSR r di dimensione (1,q) di somme dei pesi di importanza di tutte le professioni del settore d’attività r per l’m-esimo SSD; 148 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing x la matrice STr = SScr x1 di dimensione (1,1) del totale dei pesi si importanza di tutti i SSD per il settore r. 1 è il vettore unitario di q elementi; 1 x il vettore SSR cr SScr x ST̂r di dimensione (1,q) della somma dei pesi di importanza relativi. Il generico elemento m fornisce la somma dei pesi di importanza relativi da assegnare all’m-esimo SSD nell’ordinamento del corso di laurea che si proponga di formare laureati occupabili nel settore d’attività r. > @ 3. Costruzione dei network delle professioni L’individuazione degli insegnamenti necessari per formare i profili professionali occupabili nell’ambito dei tre settori di attività segue un procedimento articolato in fasi. Il punto di partenza consiste nell’identificazione delle professioni che operano in ciascun settore di attività, individuando, successivamente, l’insieme di saperi richiesti da ognuno di essi. Per questo, si fa ricorso ad O*Net. 3.1 Identificazione dei profili professionali Per individuare i profili professionali d’interesse in ciascun settori analizzato si fa ricorso ad una procedura di identificazione condizionata delle unità campionarie. Il punto di partenza è l’individuazione del campione iniziale di professioni, costituito dai profili professionali con maggior rilievo, ordinati in base ai valori decrescenti del relevance score. Sono incluse solo le professioni con un relevance score superiore ad un valore soglia. O*Net suggerisce di selezionare le figure professionali con un relevance score uguale o maggiore a 67. Tuttavia, considerato l’esiguo numero di quelli includibili, abbiamo scelto 28 come soglia. Per l’inclusione dei profili correlati ad ognuno di quelli iniziali, si adotta il criterio della similarità tra contenuti delle professioni con riguardo a: saperi, skill, abilità, attività e ambiente di lavoro. Questi profili sono denominati di livello 1, per distinguerli dai precedenti, che sarebbero di livello 0. Sui profili di livello 1 si itera lo stesso procedimento così da determinare quelli di livello 2, e così via. Nel nostro caso, la procedura ha avuto termine al secondo livello poiché alla reiterazione successiva non è emerso alcun nuovo profilo. Si sono così ottenuti tre insiemi di profili professionali, uno per ciascun settore di attività: quello relativo alle Ricerche di mercato si compone di 61 profili, quello dell’Organizzazione di fiere ed eventi di 134 e quello della Pubblicità di 125. Professionalità nei servizi per le imprese 149 Le professioni individuate contribuiscono, con importanza rappresentata dal relevance score, allo svolgimento delle attività che caratterizzano un settore. La differente numerosità di figure professionali nei tre settori fornisce una prima indicazione della loro eterogeneità. Il settore delle Ricerche di mercato richiede un numero più limitato di figure professionali ma con un maggior livello di qualificazione. Esso pare, pertanto, caratterizzato da un grado di specializzazione superiore rispetto agli altri due che, forse perché più trasversali rispetto al sistema produttivo, coinvolgono un numero maggiore di professionisti con competenze e ruoli diversificati. Nell’Organizzazione di fiere ed eventi e nella Pubblicità solo poche professioni presentano un valore di RS rilevante. L’eterogeneità tra settori è osservabile con riferimento alle figure professionali iniziali (livello 0) riportate nella Tab. 1. Il numero di professioni nel settore dell’Organizzazione di eventi è il 19,4% del totale, nelle Ricerche di mercato il 13,1% e nella Pubblicità l’8,8%. Tabella 1. Professioni iniziali (livello 0) e relevance score, per settore d’attività Ricerche di mercato Professioni RS 100 Analista ric. merc. 78 Manager marketing 49 Ricercatore 33 Intervistatore 31 Venditori 30 Psicologo e con. RU 29 Manager pubblicitar. 28 Economista Organizzazione di fiere ed eventi RS Professioni 100 Pianificatore meeting, conven 92 Psicologo organizz. industr. 82 Manager servizi sociali 78 Specialista P.R. 77 Manager R.U. 75 Manager Generale 58 Analista gestionale 54 Assistente sociale 52 Dim. e prom. prod. 50 Ag. e Man. di artisti 47 Add. Att. Ricreative 46 Responsabile logistico 45 Amm. Delegato 45 Add. assistenza sociale 44 Add. supporto attività ricr. 40 Amm. Finanziario 39 Manager pubblicitario 39 Gestore retribuzioni 34 Selezionatore personale 32 Manager attività addestramen 32 Manager servizio food 31 Add. servizio informazioni 30 Manager servizi amministrat. 29 Manager trasporti/logistica 29 Manager propr. immobiliari 28 Manager immobili RS 100 100 70 39 36 30 29 29 29 29 29 Pubblicità Professioni Agente vendita pubbl. Manager pubblicitario Copywriter Manager vendita dettagl Analista ric. merc. Publisher Addetto agli ordini Coord. segr. generale Editore Addetto produzione Assistente statistico 150 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing La similarità tra professioni è rilevante anche nella successiva fase di studio. La disponibilità di dati relazionali tra professioni permette, infatti, di determinare la struttura di ogni settore e il ruolo assunto dalle professioni in esso operanti. Per poter esaminare la similarità di contenuti tra le professioni osservate è tuttavia necessario tradurre i dati relazionali in un formato trattabile analiticamente. Questo formato è rappresentato dalla matrice di adiacenze (Galtung, 1967; Wasserman e Faust, 1989)9. Questa strutturazione dei dati consente di rappresentare ogni settore e le relazioni di similarità tra i profili in esso contenuti mediante un grafo. Esso corrisponde ad un network one-mode, cioè con nodi tutti del medesimo tipo. Nel caso in esame, i nodi sono le professioni che, quando la relazione di similarità esiste, sono collegate fra loro da una linea, senza direzione né valore. A titolo d’esempio, si riporta (Fig. 1) il network del settore Ricerche di mercato. Il grafo aiuta ad intuire sia la struttura del settore raffigurato sia i legami tra le professioni che lo rappresentano10. Figura 1. Il network delle Ricerche di mercato 9 La matrice di adiacenze è una matrice quadrata n x n le cui righe e colonne sono intestate agli nr profili professionali del settore. Il generico elemento aij, all’incrocio fra l’i-esimo e il j-esimo profilo, assume valore 1 se tra i due profili esiste la relazione di similarità, valore 0 altrimenti. La diagonale principale è lasciata vuota. 10 Il grafo è realizzato con un metodo “random”, ragion per cui è presente un certo grado di casualità sia nella disposizione spaziale dei nodi sia nella rappresentazione delle distanze tra nodi. Professionalità nei servizi per le imprese 151 L’importanza associata a ciascun profilo professionale, espressa da RS, è il primo elemento indispensabile per l’analisi dei tre network e per interpretarne le caratteristiche. Tuttavia, poiché il valore di RS è fornito da O*Net esclusivamente per le professioni iniziali, per le altre è stato calcolato in base all’espressione: D Ni [1] RS i Ni ¦ j 1 RS j dove RSj = relevance score del profilo professionale j-esimo collegato all’i-esimo profilo (j=1,….,Ni); Ni è il numero di profili collegati all’i-esimo (i=1,….,N); D è la media aritmetica degli RS dei profili collegati all’i-esimo. D è stato posto uguale a 0,735, media aritmetica semplice dei rapporti (RSk/RSh) associati a tutte le coppie di profili h e k appartenenti al livello zero, legati fra loro dalla relazione di similarità e tali che RSk<RSh. Si costruisce così, per il network r (r=1, 2, 3), il vettore RSr, i cui elementi sono i valori del relevance score di ognuno degli nr profili che costituiscono il network del settore. 3.2 Identificazione dei profili richiesti Si tratta ora la predisposizione della matrice KSI (l’,q’) dedicata alla conversione dei saperi in SSD e della matrice PKr (nr,l’) relativa ai pesi di importanza dei l’=33 saperi elencati in O*Net per i profili professionali dei settori in esame11. Sono state pertanto costruite tre matrici PKr di dimensioni (61, 33) per il settore delle Ricerche di mercato, (134, 33) per quello di Organizzazione di fiere ed eventi e (125, 33) per quello della Pubblicità. Il processo di conversione dei saperi in SSD è stato piuttosto articolato anche per minimizzare il rischio di introdurre un’elevata soggettività nelle associazioni saperi/SSD. Nella Tab. 2 si mostra un estratto concernente il settore Ricerche di mercato. Il processo di conversione è stato organizzato in sei momenti: 1) Redazione, sulla base della pertinenza definita dal gruppo di ricerca, di una prima tavola di associazione saperi/SSD, costituita da 33 righe (saperi) e 371 colonne (SSD) al cui incrocio si è posto 1 quando il sapere di riga è stato giudicato associabile all’SSD di colonna e 0 quando il sapere non è stato giudicato associabile. 2) La tavola è stata valutata in modo indipendente da quattro professori universitari (A, B, C e D) afferenti agli SSD caratterizzanti del percorso formativo del corso di laurea. Ad ogni valutatore è stato chiesto di esprimere il proprio accordo su 11 Poiché la descrizione di una professione e l’importanza dei saperi richiesti nello svolgerla non variano tra settori d’attività, i pesi di importanza dei saperi di una professione presente in più settori d’attività rimangono fissi. La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing 152 ogni riga della tavola utilizzando una scala di tipo ordinale a tre gradi: a=disaccordo, b=modesto accordo, c=completo accordo. Tabella 2. Professioni e pesi d’importanza dei saperi per il settore Ricerche di mercato (in grigio la matrice PKr) Saperi Professioni Amministrazione Comunicazione Servizi per il … … e management e media cliente Vendite e marketing Addetto acquisti 57 … 40 71 … 23 Addetto contr. bancari 48 … 0 38 … 29 Addetto contr. crediti 45 … 22 77 … 40 Addetto sollec. pagamenti 46 … 26 73 … 17 Addetto stima prop. immob. 42 … 39 73 … 14 Addetto contratti polizze 34 … 24 71 … 48 Addetto corrispondenza 0 … 46 33 … 0 Addetto servizi clienti 45 … 34 0 … 40 Advert. E prom. manager 69 … 77 77 … 80 Agente acquisto (prod. alimen) 62 … 40 46 … 30 Agente vendita (prod. alim) 60 … … … 65 … 30 … … … 60 … … 3) I giudizi espressi sono stati organizzati in una tabella composta da 33 righe e quattro colonne, una per valutatore. Ogni cella riportava il grado (a,b,c) di accordo del giudice in colonna sull’associazione del sapere posto sulla riga. 4) La verifica dell’accordo tra i valutatori è avvenuta attraverso il confronto delle distribuzioni dei punteggi espressi dalle sei possibili coppie di giudici, AB, AC, AD, BC, BD e CD. Allo scopo sono state costruite sei tabelle di contingenza, di ordine 3x3, una per ogni confronto, del tipo: Giudice A A B C Totale a naa nba nca n.a Giudice B b nab nbb ncb n.b Totale c nac nbc ncc n.c na. nb. nc. 33 Professionalità nei servizi per le imprese 153 Il generico elemento nij indica il numero di saperi che hanno ottenuto il punteggio di riga i dal primo giudice della coppia e il punteggio di colonna j dal secondo. L’applicazione del test di Stuart-Maxwell (Stuart, 1955; Maxwell, 1970; Everitt, 1977) ha indicato l’esistenza di sostanziale accordo tra i quattro valutatori con una probabilità p5%. 5) L’accordo tra i giudici ha consentito di suddividere le righe della tabella costruita al punto 3 in tre gruppi. Il primo è costituito dalle classificazioni (righe) con almeno tre colonne che presentano il codice c (almeno tre giudici hanno espresso completo accordo sulla classificazione di riga) e nessun codice a (nessun giudice ha espresso disaccordo); il secondo gruppo composto dalle classificazioni che hanno ottenuto in almeno una colonna il codice c e in nessuna colonna il codice a; il terzo gruppo formato dalle restanti righe. Per i saperi appartenenti al primo gruppo, la classificazione proposta è stata considerata valida, per i saperi del secondo gruppo si è cercata, attraverso una discussione collegiale con i giudici, una convergenza o sulla classificazione proposta o sulla sua parziale riformulazione, pervenendo anche per queste classificazioni all’assegnazione del punteggio c da parte di almeno tre giudici. Per le rimanenti righe, il gruppo di ricerca ha individuato una nuova associazione e il processo è stato reiterato. La frazione iniziale di classificazioni appartenenti al primo gruppo è stata superiore a 0,70; quella finale, dopo il confronto e la reiterazione, è arrivata al 95%. Il risultato consente di considerare affidabile la conversazione adottata. Si è quindi passati alla costruzione della matrice KSI (di cui la Tab. 3 riporta una porzione). Si noti che uno stesso sapere può essere suddiviso tra più SSD che contribuiscono congiuntamente a trasmetterlo. Ad esempio, a formare il sapere Legge concorrono i settori IUS/01 (Diritto privato), IUS/04 (Diritto commerciale) e IUS/09 (Diritto pubblico). Allo stesso modo, un SSD può concorrere a formare più saperi. È il caso del settore SECS-P/08, Economia e gestione delle imprese, che contribuisce alla formazione di tre saperi. Il vettore colonna KII (Tab. 4), di dimensioni (l’,1), ottenuto sommando riga per rigagli elementi della matrice KSI, fornisce il numero di SSD associati a ciascun sapere. Nella traduzione dei saperi in SSD si è tenuto conto dei pesi assegnati da O*Net ai saperi così da valutare l’apporto di ogni SSD alla formazione di figure professionali inseribili in posizioni lavorative nei settori d’interesse. In questo modo è possibile affiancare alla semplice presenza/assenza di un’area di studio anche un indicatore del peso ad essa associato. In mancanza di informazioni specifiche, si ipotizza, senza perdere in generalità, che ciascun SSD contribuisca in ugual misura a formare un dato sapere e, pertanto, si è equamente suddiviso il peso di quest’ultimo tra gli SSD ad esso associati. 1 0 0 0 1 0 1 0 0 0 0 0 …. …. …. …. …. …. …. …. Lingue straniere Matematica Psicologia Risorse Umane Servizi per il cliente Sociologia e antropologia Vendite e marketing 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 …. …. …. 0 0 0 0 0 0 …. …. …. 0 0 0 0 0 0 1 0 1 0 0 0 …. 0 0 …. 0 1 0 0 0 0 0 …. …. …. …. …. …. …. …. 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 …. 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 1 0 0 0 0 0 0 0 0 SPS/ SPS/ SPS/ 07 08 09 0 0 0 S/06 0 0 0 S/05 …. …. …. S/03 1 0 0 0 0 0 0 1 0 0 1 …. …. …. …. …. 0 0 0 P/08 …. S/01 1 0 0 0 0 …. …. …. P/07 0 0 1 0 0 0 0 0 …. P/01 …. …. …. …. …. 0 0 0 M-PSI/ 01 0 0 0 …. …. …. L-LIN/ 12 0 0 0 0 Legge 0 0 …. 0 Economia 0 …. Comunicazione e media 1 0 0 0 0 0 1 …. Attività d’ufficio 0 0 0 0 IUS/ IUS/ IUS/ IUS/ …. 01 04 07 09 0 INGINF/03 0 INGINF/01 0 …. Amministrazione e …. management Saperi Tabella 3. La associazione tra saperi e SSD, (in grigio la matrice KSI). 154 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing Professionalità nei servizi per le imprese 155 Tabella 4. I saperi e il numero di SSD ad essi associati (evidenziato, in grigio, il vettore KII) Saperi Numero SSD Amministrazione e Management 1 …... … Comunicazione e Media 4 Servizi per il cliente 1 …... … Legge 3 Lingue straniere 1 Matematica. 2 ….. … Risorse Umane 3 …... … Vendite e Marketing 1 Nel vettore KII è evidente la composizione dei saperi in termini di SSD. Il sapere più articolato è Comunicazione e Media12 che corrisponde a quattro SSD: l’informatica, l’economia e la gestione delle imprese, l’arte e la comunicazione mediatica, la sociologia. Il SSD informatico (ING-INF/01-03, Elettronica e telecomunicazioni, cfr. DM 4/10/2000, All. B) “raccoglie le competenze tecniche e scientifiche necessarie per concepire, analizzare, progettare, realizzare, caratterizzare e collaudare dispositivi, circuiti e sistemi che rappresentano la base delle moderne tecnologie della comunicazione e dell’informazione” (ed è) “fortemente interessato alle applicazioni dei sistemi elettronici, che dettano anche le specifiche per il progetto, la realizzazione e la qualità (nella moderna accezione del termine), come, in particolare l'elaborazione e la trasmissione delle informazioni; l’elettronica industriale e di potenza; l'elettronica per la salute, l’ambiente, il turismo, i beni culturali, la casa e lo spazio…” (e comprende) “aspetti di base (teoria dei fenomeni aleatori, dell’informazione, dei codici, dei segnali, del traffico, dei protocolli, ecc.) e competenze sistemistico/tecnologiche indispensabili a una figura professionale che abbia le capacità tecniche ed organizzative per risolvere in modo economicamente 12 O*Net così definisce Comunicazione e media: “Conoscenza delle tecniche e dei metodi di produzione, comunicazione e diffusione dei media. Sono inclusi anche modi alternativi per informare e intrattenere attraverso mezzi scritti, orali e visivi” 156 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing conveniente i problemi di pertinenza e contribuire all’evoluzione scientificotecnologica del settore”. Il secondo SSD è quello tecnico e strategico, Economia e gestione delle imprese (SECS-P/08), che “si occupa, a fini didattici e di ricerca, della gestione e direzione delle aziende di produzione di beni e servizi, sia con riferimento al sistema d'impresa e alle aree funzionali di esso, sia a imprese in tipici settori di attività industriale, commerciale e dei servizi. Particolare evidenza assumono il campo delle decisioni dei dirigenti e delle operazioni aziendali e quello delle relazioni tra sistema d'impresa e sistema competitivo. In posizione di centralità si colloca l'economia e gestione delle imprese, sia negli aspetti istituzionali sia con riferimento a specifici settori e rami di attività. In quest’ambito, assumono fondamentale importanza economia e gestione dell'innovazione, strategie d'impresa, economia e tecnica degli scambi internazionali, marketing, tecniche di gestione degli investimenti e finanziamenti, nonché economia e gestione del settore cooperativo e direzione delle organizzazioni non aventi fine di profitto”. Il terzo SSD è Cinema, fotografia e televisione (L-ART/06), che comprende: “gli studi sugli aspetti teorici e storici dei mezzi di comunicazione audiovisivi, in particolare cinema e televisione, ma per estensione anche gli ambiti espressivi e comunicativi collegati, come la fotografia e le nuove tecnologie visuali, con attenzione rivolta sia alla dimensione diacronica sia a quella sincronica (il linguaggio audiovisivo, le forme di produzione e consumo ecc.) sia alle tecniche e alle finalità particolari di alcune tipologie di prodotto, quali i documentari e filmati a carattere scientifico”. Il quarto SSD è composto da Sociologia generale, Sociologia dei processi culturali e comunicativi e Sociologia dei processi economici e del lavoro, Il primo (SPS/07-08-09) “contiene una serie di campi di competenza concernenti la propedeutica teorica, storica e metodologica della ricerca sociale, i confini epistemologici della sociologia, gli strumenti teorico-metodologici e le tecniche per l’analisi delle processualità micro e macro-sociologiche”, il secondo (SPS/08) comprende “una serie di campi di competenza concernenti la lettura sociologica dei fenomeni della cultura, da quelli assiologici a quelli comunicativi e della socializzazione e formazione (anche delle risorse umane), fino all’impatto sociale dei mass media e delle tecnologie avanzate” e il terzo (SPS/09) “ha come oggetto di studio l’analisi del rapporto ambiente-società a livello sociologico, tanto dal punto di vista dei sistemi sociali urbani, quanto dal punto di vista delle comunità locali e dei sistemi sociali rurali”. Osservazioni del tutto analoghe valgono per i saperi indicati da O*Net come Legge e Risorse Umane, alla cui acquisizione concorrono tre SSD. SECS-P/08 è il settore più ricorrente, essendo coinvolto nella formazione dei Professionalità nei servizi per le imprese 157 saperi Vendite e Marketing13, Servizi per il cliente e Comunicazione e Media. L’analisi congiunta del vettore KII e della matrice KSI ha evidenziato anche la scarsa attinenza di alcuni saperi ai settori oggetto di studio. Numerosi saperi, infatti, quantunque importanti per una specifica area d’attività, apparivano non legati specificatamente al settore. Saperi come Produzione alimentare, Design, Biologia o Edilizia sono richiesti ad alcuni professionisti delle Ricerche di mercato e degli altri due settori in virtù del fatto che chi li possiede svolge la propria attività totalmente, o prevalentemente, per imprese operanti in questi comparti. Tuttavia, tali saperi non dovrebbero essere materia d’insegnamento in un corso di studi che prepari a svolgere una professione nei settori in esame, poiché sono acquisibili principalmente attraverso l’esperienza sul lavoro. A questi saperi è stato attribuito un peso nullo. Si è, inoltre, scelto di conservare lo stesso sottoinsieme di saperi in tutti e tre i settori di studio, sia perché sono tutti servizi del terziario avanzato, sia per agevolare il confronto. Conseguentemente, la matrice KSI è stata ridotta eliminando le righe corrispondenti a questi saperi esclusi, pervenendo alla matrice KSIR relativa a 12 saperi. Tabella 5. Conversione definitiva dei saperi in SSD (in grigio, la matrice KSIR) SSD Saperi INGINF/01 … P/01 P/07 P/08 P/10 … S/06 … Amministr. e managem. 0 … 0 1 0 0 … 0 … Attività d’ufficio 1 … 0 0 0 0 … 0 … Comunicaz. e media 1 … 0 0 1 0 … 0 … Economia 0 … 1 0 0 0 … 0 … Legge 0 … 0 0 0 0 … 0 … Lingue straniere 0 … 0 0 0 0 … 0 … Matematica 0 … 0 0 0 0 … 1 … Psicologia 0 … 0 0 0 0 … 0 … Risorse Umane 0 … 0 0 0 1 … 0 … Servizi per il cliente 0 … 0 0 1 0 … 0 … Sociologia e antropol. 0 … 0 0 0 0 … 0 … Vendite e marketing 0 … 0 0 1 0 … 0 … 13 Il settore Vendite e marketing è definito da O*Net come “Conoscenza di principi e metodi per presentare, promuovere e vendere prodotti e servizi. Comprende il marketing strategico e operativo, le dimostrazioni di prodotto, le tecniche di vendita e i sistemi di controllo delle vendite”. La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing 158 > @ 1 Il prodotto delle tre matrici PKr, KIˆ e KSIR dà le matrici PSIr che contengono i pesi d’importanza dell’m-esimo SSD (m=1, 2, …, q’) richiesto dal profilo professionale i-esimo appartenente al settore r. Nella Tab. 6 si riporta un esempio della forma assunta dalle matrici PSIr di dimensioni (61, 371), per alcune professioni del settore Ricerche di mercato. Tabella 6. SSD e loro pesi d’importanza per alcuni degli nr profili professionali del settore Ricerche di mercato (in grigio la matrice PSIr) Addetto acquisti INGINF/01 85,00 … IUS/09 … P/01 P/07 … 13,50 … 20,50 P/08 … S/06 … 57,00 104,00 … 29,00 … Addetto contr. bancari 70,00 … 5,00 … 28,00 48,00 67,00 … 31,50 … Addetto contr. crediti 63,50 … 16,67 … 27,50 45,00 122,50 … 29,50 … Addetto sollec. Pagamenti 76,50 … 14,00 … 27,50 46,00 96,50 … 24,00 … Addetto stima prop. immob. 64,75 … 19,00 … 22,00 42,00 96,75 … 34,50 … Addetto contratti polizze 70,00 … 12,00 … 21,00 34,00 125,00 … 0,83 … Addetto corrispondenza 99,50 … 0,00 … 25,00 0,00 44,50 … 23,00 … Addetto servizi clienti 65,50 … 5,33 … 14,00 45,00 138,50 … 27,00 … Advert. e prom. Manager Agente acquisto (dettaglio, prodotti alimentari) Agente vendita (prod. alim) 71,25 … 14,00 … 16,50 69,00 176,25 … 20,50 … 76,00 … 8,33 … 30,50 62,00 86,00 … 35,00 … 61,25 … 5,00 … 32,50 60,00 106,25 … 37,50 … … … … … … … … … … … … La soppressione dei saperi non attinenti ha comportato anche SSD con pesi di importanza nulli. Nella matrice PSIr sono state eliminate le colonne corrispondenti agli elementi nulli del vettore KSSr, così da pervenire alla matrice PSr (Tab. 7). Infine sono stati aggregati gli SSD affini in macro settori (creando, ad esempio, un unico settore per le discipline statistiche, indicato come S/01-02-03-0405, uno per le discipline giuridiche, IUS/01-04-07, ad eccezione del Diritto pubblico, trattato separatamente, e uno per la Sociologia, SPS/07-08-09). La relativizzazione, per ciascun profilo, dei pesi associati ai singoli SSD conduce alla determinazione della matrice PSRr di cui la Tab. 8 mostra una porzione. Con riferimento, ad esempio, al profilo di mercato Addetto al controllo crediti, la tabella evidenzia come l’SSD SECS-P/08 rivesta il ruolo più rilevante, con un peso intorno al 26% dei saperi impartiti. Professionalità nei servizi per le imprese 159 Tabella 7. SSD definitivi e loro pesi d’importanza per alcuni degli nr profili professionali del settore Ricerche di mercato (in grigio la matrice PSr) ING-INF/0103 Addetto acquisti 85,00 Addetto contr. bancari 70,00 Addetto contr. crediti 63,50 Addetto sollec. pagamenti 76,50 Addetto stima prop. immob. 64,75 Addetto contratti polizze 70,00 Addetto corrispondenza 99,50 Addetto servizi clienti 65,50 Advert. e prom. manager 71,25 Agente acquisto (prod. alim.) 76,00 Agente vendita (prod. alim) 61,25 … … … P/01 P/07 … … … … … … … … … … … … 20,50 28,00 27,50 27,50 22,00 21,00 25,00 14,00 16,50 30,50 32,50 … 57,00 48,00 45,00 46,00 42,00 34,00 0,00 45,00 69,00 62,00 60,00 … P/08 … S/01-05 S/06 104,00 67,00 122,50 96,50 96,75 125,00 44,50 138,50 176,25 86,00 106,25 … … 0,00 … 0,00 … 0,00 … 0,00 … 0,00 … 0,00 … 0,00 … 4,67 … 11,33 … 0,00 … 3,33 … … 29,00 31,50 29,50 24,00 34,50 0,83 23,00 27,00 20,50 35,00 37,50 … SPS/07 -09 22,67 15,33 18,17 18,17 16,42 12,67 11,5 23,5 41,92 23,33 26,25 … Tabella 8. SSD e loro pesi d’importanza relativi per alcuni degli nr profili professionali del settore Ricerche di mercato (in grigio la matrice PSRr) Addetto acquisti Addetto contr. bancari Addetto contr. crediti Addetto sollec. Pagamenti Addetto stima prop. immob. Addetto contratti polizze Addetto corrispondenza Addetto servizi clienti Advert. e prom. Manager Agente acquisto (dettaglio, prodotti alimentari) Agente vendita (prod. alim) … INGINF/ 01-03 18,7 18,1 13,5 17,7 15,1 19,6 37,8 14,3 12,2 … P/01 P/07 P/08 … S/01 S/06 -05 … … … … … … … … … 4,5 7,2 5,9 6,4 5,1 5,2 9,5 3,1 2,8 12,6 12,4 9,6 10,6 9,8 8,4 0,0 9,8 11,8 22,9 17,3 26,1 22,3 22,6 30,9 16,9 30,2 30,1 … … … … … … … … … 6,4 8,1 6,3 5,5 8,0 0,2 8,8 6,9 5,4 6,4 8,1 6,3 5,5 8,0 0,2 8,8 5,9 3,5 16,3 12,9 … … … … 6,5 6,8 … 13,3 12,6 … 18,4 22,4 … … 7,5 … 8,6 … … 7,5 7,9 … SPS/ 07- Totale 09 5,0 100 4,0 100 3,9 100 4,2 100 3,8 100 3,1 100 4,4 100 5,1 100 7,2 100 5,0 5,5 … 100 100 … Nell’analisi fin qui svolta, le professioni dei tre settori sono state esaminate senza tener conto del loro livello di selezione (cfr. Par. 3.1). Questo implica che la costruzione della matrice PKr si è basata sull’ipotesi che i livelli non influenzino né La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing 160 il grado di condivisione dei saperi né l’importanza media dell’insieme dei saperi considerati. Per verificare la plausibilità di quest’assunzione, le professioni di ciascun settore sono state suddivise in base al livello di estrazione individuando in questo modo 9 gruppi di professioni (tre livelli per tre settori). All’interno di ogni gruppo si è poi calcolato il grado di condivisione di ciascuno dei 12 saperi tra le professioni del gruppo, misurato come la frazione di professioni che condividono il sapere sul totale delle professioni del gruppo. Ad esempio, il sapere Lingue straniere è condiviso dal 66,7% delle professioni del livello 0 per il settore delle Ricerche di mercato (Tab. 9). Vale a dire che le lingue rappresentano il sapere con i più bassi gradi di condivisione ma con un’elevata diversificazione tra i gruppi: si va da un minimo del 44%, delle 18 professioni appartenenti al livello 1 del settore delle Ricerche di mercato all’83% delle 5 professioni appartenenti al livello 1 del settore della Pubblicità. Tabella 9. Condivisione saperi nelle professioni, per settore e tipo di sapere Saperi Amministr, managem. Attività d’ufficio Comunicaz. e media Economia Legge Lingue straniere Matematica Psicologia Risorse umane Servizi per il cliente Sociologia e antropol Vendite e marketing Ricerche mercato LIV.0 LIV.1 LIV.2 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 96,0 100,0 94,0 100,0 100,0 100,0 92,8 66,66 44,0 53,7 100,0 100,0 100,0 100,0 94,0 92,8 100,0 100,0 96,0 100,0 100,0 100,0 100,0 72,0 57,1 100,0 94,0 96,0 Organ. fiere ed eventi LIV.0 LIV.1 LIV.2 100,0 100,0 96,5 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 94,7 100,0 100,0 92,9 95,4 100,0 94,7 68,9 62,5 50,8 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 96,5 100,0 87,5 91,2 100,0 100,0 91,2 100,0 62,5 68,4 95,4 100,0 80.70 Pubblicità LIV.0 LIV.1 LIV.2 100,0 100,0 98,6 100,0 100,0 100,0 100,0 100,0 97,3 90,90 100,0 95,9 81,81 100,0 95,9 45,0 83,0 60,8 45,0 100,0 100,0 81,0 100,0 90,5 100,0 100,0 93,2 100,0 100,0 98,6 72,7 83,0 66,2 90,9 100,0 87,8 Il sapere Matematica è condiviso dalla totalità delle professioni, indipendentemente dal livello, ad eccezione del gruppo delle 11 professioni appartenenti al livello 0 del settore della Pubblicità in cui è condiviso solo dal 45% delle professioni. Ciò può dipendere dal fatto che la maggior parte delle professioni di questo settore ha un carattere prevalentemente artistico, a differenza della caratterizzazione più quantitativa comune alle professioni degli altri livelli. Il sapere Attività d’ufficio è pure condiviso dalle professioni di tutti i gruppi, indipendentemente dal livello, e così il sapere Amministrazione e Management che risulta non totalmente condiviso solo da due dei nove gruppi di professioni. La ridotta variabilità del grado di condivisione dei saperi tra i nove gruppi di Professionalità nei servizi per le imprese 161 professioni e l’andamento non monotòno dello stesso al variare del livello, è una prima indicazione della legittimità di trascurare nell’analisi la suddivisione delle professioni per livello. Si esamina ora, per ogni gruppo di professioni, il grado medio di importanza di ogni sapere (Tabelle 10 e 11). I risultati ottenuti sono coerenti con quanto emerso dall’analisi precedente: a ciascun livello, ai saperi non largamente condivisi corrispondono valori medi di importanza contenuti e piuttosto variabili. Per esempio, le Lingue straniere registrano un basso grado di importanza media, ad indicare che non sono ritenute caratterizzanti ma competenze di base14. La tabella evidenzia la presenza di saperi con importanza media oscillante. È il caso del sapere Sociologia e Antropologia, che presenta valori contenuti per le professioni di livello due contro valori notevolmente più elevati per i saperi richiesti nelle professioni di livello zero, quasi a voler evidenziare l’esistenza di correlazione tra importanza dei saperi e livello delle professioni. La verifica di questa ipotesi, la cui validità inficerebbe il criterio adottato, verrà esaminata con maggior dettaglio nel seguito. Il sapere Servizi per il cliente ottiene una media di importanza elevata, con una variabilità contenuta tranne che per le professioni di livello 2 del settore di Organizzazione di fiere ed eventi dove il coefficiente di variazione è più alto. Il sapere Matematica ha una valutazione elevata, il che conferma che è basilare per la formazione, funzionale all’acquisizione di forma mentis, a differenza del precedente sapere che potrebbe essere classificato come un sapere di tipo operativo. Tabella 10. Importanza media dei saperi, per settore e tipo di sapere Ricerche mercato Organ. fiere, eventi Pubblicità LIV.0 LIV.1 LIV.2 LIV.0 LIV.1 LIV.2 LIV.0 LIV.1 LIV.2 Amministr. e management 65.6 59.0 53.0 68.7 61.6 52.3 56.6 58.0 54.8 Attività d’ufficio 45.8 54.4 58.1 54.9 52.1 52.2 49.7 58.4 55.4 Comunicazione e Media 56.3 35.4 33.2 41.5 44.4 33.2 51.9 47.6 34.9 Servizi per il cliente 73.8 62.4 68.5 72.3 71.3 60.1 68.2 65.8 65.7 Economia 47.3 56.4 44.6 44.0 42.5 39.4 35.4 33.0 39.3 Legge 43.0 47.8 36.9 46.3 42.1 41.3 29.6 28.2 39.9 Lingue straniere 12.0 11.0 11.4 12.9 12.6 12.0 10.8 11.8 14.1 Matematica 58.3 66.6 58.2 51.2 60.9 52.8 50.7 40.2 53.0 Psicologia 46.8 30.4 27.5 44.7 29.1 32.4 27.4 27.2 29.9 Risorse Umane 46.0 46.4 37.2 54.3 47.8 34.3 33.4 38.2 37.0 Sociologia e Antropologia 37.2 18.3 13.3 31.0 16.9 18.8 21.1 17.2 16.5 Vendite e Marketing 60.2 35.8 39.3 47.5 46.8 30.4 51.5 38.8 35.3 Saperi 14 E’ necessario tuttavia tenere presente che questo risultato è conseguenza del fatto che l’indagine è stata condotta con riferimento alle condizioni lavorative degli Stati Uniti in cui è evidente che il ricorso all’utilizzo delle lingue straniere è, per questo tipo di professioni, del tutto irrilevante. La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing 162 Tabella 11. Coefficiente percentuale di variazione dei saperi nelle professioni, per settore e tipo di sapere Ricerche mercato Organ. fiere, eventi Pubblicità LIV.0 LIV.1 LIV.2 LIV.0 LIV.1 LIV.2 LIV.0 LIV.1 LIV.2 Amministr. e management 13.9 13.6 27.0 25.3 16.8 37.8 24.3 37.7 30.8 Attività d’ufficio 19.0 25.8 22.5 24.7 35.5 35.6 14.6 28.3 33.7 Comunicazione e media 29.4 33.2 41.3 38.9 46.3 50.0 45.6 50.8 50.2 Servizi per il cliente 22.8 33.4 28.4 18.4 17.7 42.2 21.5 19.8 30.3 Economia 42.4 39.7 35.3 41.3 31.1 59.2 44.6 37.6 45.9 Legge 37.8 32.3 48.1 43.4 38.9 52.4 56.9 30.0 49.2 Lingue straniere 47.6 70.5 81.9 54.3 74.6 66.5 69.4 32.8 68.3 Matematica 24.2 20.3 26.8 26.2 31.4 35.8 37.2 22.1 31.2 Psicologia 50.7 50.9 47.9 44.9 31.4 55.9 47.4 34.2 50.9 Risorse Umane 49.3 47.1 47.4 44.5 45.4 51.8 47.9 57.6 47.0 Sociologia e antropologia 25.1 70.9 62.9 58.0 59.7 86.7 56.7 52.3 71.3 Vendite e marketing 22.5 52.1 54.2 51.0 47.0 69.0 52.7 33.5 62.3 Saperi Tabella 12. Rango percentile dei saperi nelle professioni, per settore e tipo di sapere Saperi Ricerche mercato Organ. fiere ed eventi Pubblicità LIV.0 LIV.1 LIV.2 LIV.0 LIV.1 LIV.2 LIV.0 LIV.1 LIV.2 Amminist., management Attività d’ufficio 91.7 83.3 75.0 91.7 91.7 83.3 91.7 83.3 83.3 33.3 66.7 83.3 83.3 75.0 75.0 58.3 91.7 91.7 Comunicazione e media 66.7 33.3 33.3 25.0 50.0 41.7 83.3 75.0 33.3 Servizi per il cliente 100.0 91.7 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 100.0 Economia 58.3 75.0 66.7 33.3 41.7 58.3 50.0 41.7 58.3 Legge 25.0 58.3 41.7 50.0 33.3 66.7 33.3 33.3 66.7 Lingue straniere 8.3 8.3 8.3 8.3 8.3 8.3 8.3 8.3 8.3 Matematica 75.0 100.0 91.7 66.7 83.3 91.7 66.7 66.7 75.0 Psicologia 50.0 25.0 25.0 41.7 25.0 33.3 25.0 25.0 25.0 Risorse umane 41.7 50.0 50.0 75.0 66.7 50.0 41.7 50.0 50.0 Sociologia, antropologia 16.7 16.7 16.7 16.7 16.7 16.7 16.7 16.7 16.7 Vendite e marketing 83.3 41.7 58.3 58.3 58.3 25.0 75.0 58.3 41.7 Per la verifica della costanza delle posizioni occupate dai saperi nei rispettivi livelli si fa ricorso al rango percentile. Si trova (Tab. 12) che il predominio di alcuni saperi è indiscusso in quasi tutti i gruppi, come ad esempio il sapere Servizi per il Professionalità nei servizi per le imprese 163 cliente, ma che altri saperi non conservano la stessa posizione al variare del gruppo, come Vendite e Marketing che risulta in terza posizione nel settore Ricerche di mercato (livello zero) e in nona nel settore di Organizzazione di fiere ed eventi. Questo potrebbe implicare che l’importanza e, quindi, l’utilizzo dei saperi all’interno delle professioni non segue una gerarchia prefissata anche se, ad eccezione di una coppia, gli ordinamenti presentano una correlazione di rango statisticamente significativa (Tab. 13). Tabella 13. Correlazione di rango tra tutte le possibili coppie di gruppi di professioni Ricerche mercato LIV.0 Ricerche mercato Organizz. fiere ed eventi Pubblicità LIV.0 LIV.1 LIV.2 LIV.0 LIV.1 LIV.2 LIV.0 LIV.1 LIV.2 LIV.1 LIV.2 Organ. fiere ed eventi LIV.0 LIV.1 LIV.2 Pubblicità LIV.0 LIV.1 LIV.2 1 0,65* 1 0,70* 0,94** 1 0,62* 0,76** 0,84** 1 0,78** 0,84** 0,91** 0,92*** 1 0,58* 0,95** 0,89** 0,81*** 0.85*** 1 0,9** 0,68* 0,76** 0,68* 0,86*** 0,67* 1 0,73** 0,72** 0,83** 0,80*** 0,92*** 0,76** 0,91*** 1 0,55 0,91** 0,93** 0,88*** 0,86*** 0,95*** 0,69* 0,82*** 1 * Significativo al 0,05%;** Significativo al 1%; *** Significativo al 1‰ Esiste dunque una sostanziale uniformità dei contenuti formativi che concorrono a caratterizzare le figure professionali richieste dai tre settori. L’unico valore non significativo è quello relativo alla correlazione tra il livello 2 del settore della Pubblicità e il livello zero del settore delle Ricerche di mercato; tale risultato, d’altra parte, non è sorprendente poiché i profili professionali dei due gruppi sono molto diversi e quindi è presumibile attendersi un diverso ordine di importanza dei saperi in essi richiesti. L’analisi della varianza a due fattori è stata applicata al fine di escludere la presenza di interazione tra i settori e i livelli. Il punto di partenza è la predisposizione del piano degli esperimenti che, in questo caso, prevede 9 celle poiché entrambi i fattori presentano 3 modalità ed è bilanciato essendo costante la numerosità di ciascuna cella. L’applicazione dell’Anova richiede alcune verifiche preliminari riguardanti sia il livello di misura sia la distribuzione della variabile dipendente. Le ipotesi da verificare riguardano: (i) indipendenza delle misure, (ii) variabile dipendente rilevata con una scala di rapporti, (iii) normalità delle distribuzioni all’interno delle celle esaminate, (iv) omogeneità della varianza all’interno dei gruppi. La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing 164 Per quanto riguarda la verifica della normalità, non si può prescindere dallo studio delle misure di curtosi e asimmetria. La prima verifica che si esegue è in ambito descrittivo ed è volta alla quantificazione dell’eventuale presenza di asimmetria e di curtosi condotta attraverso due semplici misure, proposte da Howell (2007), basate sui seguenti rapporti: (a) asimmetria/ due volte il suo errore standard; (b) curtosi/ due volte il suo errore standard. Il campo di variazione di queste misure è dato da più o meno due volte lo standard error e se i valori computati ricadono in questo intervallo la distribuzione potrà essere considerata normale. I risultati riportati in Tab. 14 consentono di confermare la normalità dei dati in esame. Tabella 14. Indice per la verifica dell’ asimmetria e della curtosi nei nove gruppi Asimmetria Errore standard 2* Errore standard Asimmetria/ 2*Errore standard Curtosi Errore standard 2* Errore standard Curtosi/ 2*Errore standard Ricerche mercato LIV.0 LIV.1 LIV.2 -0,92 -0,57 -0,16 0,64 0,64 0,64 1,27 1,27 1,27 Organ. fiere ed eventi LIV.0 LIV.1 LIV.2 -0,57 -0,47 -0,27 0,64 0,64 0,64 1,27 1,27 1,27 Pubblicità LIV.0 LIV.1 LIV.2 -0,18 0,08 -0,08 0,64 0,64 0,64 1,27 1,27 1,27 -0,73 -0,45 -0,13 -0,45 -0,37 -0,21 -0,14 0,06 -0,06 2,17 1,23 2,46 -0,65 1,23 2,46 -0,57 1,23 2,46 1,40 1,23 2,46 -0,19 1,23 2,46 -0,51 1,23 2,46 -0,70 1,23 2,46 -0,72 1,23 2,46 -0,46 1,23 2,46 0,88 -0,27 -0,23 0,57 -0,08 -0,21 -0,29 -0,29 -0,19 La verifica della normalità, considerata la numerosità contenuta, è stata effettuata ricorrendo al test D’Agostino et al. (1990) che si basa sull’asimmetria ed è raccomandato quando n t 8 . La Tab. 15 riporta i valori del test che portano tutti all’accettazione dell’ipotesi di normalità. Tabella 15. Risultati del test di D’Agostino per i nove gruppi z Ricerche mercato LIV.0 LIV.1 LIV.2 0,99 0,99 0,98 Organ. fiere ed eventi LIV.0 LIV.1 LIV.2 0,98 0,56 0,96 Pubblicità LIV.0 LIV.1 LIV.2 0,99 0,99 0,99 L’ultima ipotesi da verificare è quella concernente l’omogeneità della varianza nei gruppi. Tale verifica è stata compiuta ricorrendo al test di Levene la cui significatività è pari a 0,99. L’accettazione delle quattro ipotesi ha consentito l’applicazione dell’analisi della varianza a due fattori (livello e settori) condotta sull’importanza media dei settori. I risultati ottenuti (Tab. 16) hanno confermato che il grado di importanza Professionalità nei servizi per le imprese 165 media non differisce in modo significativo tra livelli e settori. Quindi, poiché l’appartenenza di una professione ad un livello principale piuttosto che ad uno dei successivi non implica né una diversa dotazione né una diversa composizione di saperi, si può procedere ad analizzare tutte le professioni congiuntamente attraverso la creazione della matrice PKr. Tabella 16. Tabella di sintesi dell’Anova a due vie Gradi di libertà 8 Media dei quadrati 155,91 F Significat. 0,58 0,79 190831,50 1 190831,50 707,08 1,31E-46 Livelli 625,47 2 312,73 1,16 0,32 Settori 378,05 2 189,02 0,70 0,50 Interazione: Livelli per Settori 262,25 4 65,56 0,24 0,91 Errore 26448,75 98 269,89 Totale 218193,60 107 27696,04 106 Fonte di variabilità Modello corr. Intercetta Totale corretto 4. 1247,29 Analisi delle distribuzioni del relevance score Si analizzano ora i dati sulle professioni al fine di identificare le occupazioni principali ed i corrispondenti SSD. Il primo passo è lo studio del grado di rilevanza e di pertinenza di un’occupazione rispetto al settore osservato. Nell’esame degli RS si isolano le professioni iniziali, la cui analisi ha evidenziato il possesso di caratteristiche differenti nei tre network. Tali occupazioni, elencate nella Tab. 1, presentano, infatti, per il settore Organizzazione di fiere ed eventi un valore di RS medio pari a 49,09, più elevato rispetto agli altri settori. Nei settori Ricerche di mercato e Pubblicità tale valore, invece, è pari rispettivamente a 47,25 e 47,27. L’esame della struttura complessiva di ciascun network (considerando le professioni iniziali e quelle successive) fornisce informazioni più dettagliate con riguardo sia alla similarità sia alle differenze tra settori. Le statistiche descrittive della distribuzione dei valori di RS riportate nella Tab. 17 indicano che RS assume valori medi pari a 36,24 nel network delle Ricerche di mercato, a 28,33 nell’Organizzazione di fiere ed eventi e solo a 20,64 nella Pubblicità. Tali valori, letti insieme a quelli del coefficiente di variazione, evidenziano che le Ricerche di mercato necessitano nel complesso di professionalità più specializzate (RS medio più La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing 166 elevato e coefficiente di variazione più contenuto), mentre le attività di Organizzazione di eventi e Pubblicità richiedono un numero di figure professioni relativamente maggiore, molte delle quali, avendo associato un valore di RS modesto, verosimilmente svolgono prevalentemente funzioni di supporto rispetto al core business del settore. Nell’Organizzazione di fiere ed eventi, in particolare, la distribuzione di RS è pressoché simmetrica e scarsamente variabile; sono presenti, infatti, numerose professioni ugualmente e moderatamente rilevanti. Tabella 17. Parametri della distribuzione di RS nei tre settori (CV: coefficiente di variazione) Ricerche mercato Organ. fiere, eventi Pubblicità PROFESSIONI INIZIALI frequenza % RS medio varianza RS C.V. RS NETWORK COMPLETO 13,00% 47,25 197,56 0,30 19,40% 49,09 491,51 0,45 8,80% 47,27 823,69 0,61 RS medio 36,24 28,33 20,64 varianza RS 446,48 274,23 196,56 C.V. RS 0,58 0,59 0,68 Per meglio esaminare le caratteristiche dei settori, si concentra l’attenzione sui pesi d’importanza degli insiemi di SSD delle professioni appartenenti al primo e all’ultimo quarto delle distribuzioni degli RS. Con riguardo al settore Ricerche di mercato (Tab. 18), delle sessantuno professioni individuate sono emerse come rilevanti quelle legate alle attività commerciali e di marketing (Agenti di vendita, Manager marketing, ecc.), insieme a quelle di ricercatori ed analisti. Le professioni più marginali, invece, si riferiscono a un ampio spettro di attività, anche se la maggior parte delle occupazioni emerse pare complessivamente riconducibile all’ambito finanziario e, per questa ragione, sembrano giustificabili valori modesti di RS. Apparentemente meno chiara è invece la presenza all’interno di questo gruppo dell’Analista di mercato (operativo) e dello Statistico, per i quali ci si poteva attendere un maggior rilievo data l’elevata pertinenza delle mansioni loro richieste. Considerazioni analoghe possono essere espresse per il settore della Pubblicità (Tab. 19), cui contribuiscono essenzialmente due tipologie di specialisti: coloro che pianificano e decidono le strategie promozionali e pubblicitarie (Manager pubblicitario, Manager marketing, Buyer, …) e coloro che le ideano o le mettono in atto (Copywriter, ecc.). Professionalità nei servizi per le imprese 167 Tabella 18. Professioni, e corrispondente RS, del primo e dell’ultimo quarto nel settore Ricerche di mercato N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 Primo quarto RS Professioni 100,00 Rappresentante generico 100,00 Analista ricerche di mercato 82,16 Agente di vendita assicurativo 79,58 Dimostratore e promotore prodotto 78,00 Manager marketing 71,88 Rappr. vend. (escl. prod. tec./scient.) 71,16 Agente di vendita pubblicitario 70,90 Agente di vendita (servizi finanz.) 65,73 Addetto agli ordini 60,75 Specialista di pubbliche relazioni 54,90 Buyer (prodotti non alimentari) 49,00 Coordinatore indagini 45,71 Agente immobiliare 43,70 Manager vendita 41,87 Agente di vendita (prodotti alim.) N. 47 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 Ultimo quarto RS Professioni 24,02 Analista gestionale 24,00 Manager risorse umane 23,42 Responsabile acquisti 23,29 Analista rischi finanziari 22,93 Manager trasposti/logistica 22,93 Manager distribuzione/logistica 22,40 Legale in ambito finanziario 21,55 Agente d’acquisto (escl. prod. alim.) 21,50 Addetto stima proprietà immobiliare 19,54 Analista budget 18,83 Auditor 18,73 Analista/previsore costi 16,36 Analista lavoro e retribuzioni 2,71 Analista di mercato (operativo) 2,17 Statistico L’analisi del settore Organizzazione di fiere ed eventi restituisce un’immagine più eterogenea: a numerose professioni moderatamente rilevanti e molto diverse per ambito/contesto lavorativo (servizi sociali, spettacolo, comunicazione, ecc.) o per tipologia di attività svolta (logistica, acquisti, pubbliche relazioni, gestione delle R.U., ecc.), se ne affiancano alcune specifiche del settore e altre che possono appartenere ad una qualsiasi attività economica (Psicologo, Responsabile di acquisti, Amministratore delegato o finanziario). La caratterizzazione dei settori – più specifica per le Ricerche di mercato, a spettro più ampio per gli altri due – è confermata da un esame più approfondito delle tipologie di saperi richiesti. Nelle Ricerche di mercato sono emersi come importanti pochi SSD (S/06, P/01, P/07 e P/08); il loro numero diminuisce ulteriormente se si prendono in esame solo le professioni con RS superiore o uguale al primo quartile (RS>39,03), per le quali è particolarmente elevata la presenza dell’SSD SECS-P/08. Nell’Organizzazione di fiere ed eventi, e ancor più nella Pubblicità, paiono invece ugualmente cruciali numerosi SSD, sebbene, limitando l’attenzione alle occupazioni più rilevanti, anche in questi due settori il numero di SSD fondamentali si riduca e, contemporaneamente, il loro peso d’importanza diventi più elevato. 168 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing Tabella 19. Professioni, e corrispondente RS, del primo e dell’ultimo quarto nel settore Pubblicità N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 Primo quarto RS Professioni 100,00 Manager pubblicitario 100,00 Agente di vendita pubblicitario 70,00 Copy writer 46,95 Manager personale di servizio 42,87 Specialista di pubbliche relazioni 41,54 Manager vendita 40,97 Agente di vendita (prodotti alim.) 39,77 agente immobiliare 39,66 Addetto apertura conti bancari 39,00 Manager addetti vendita non retail 38,26 Agente di vendita assicurativo 37,56 Rappresentante generico 36,00 Analista ricerche di mercato 30,80 Buyer (prodotti non alimentari) 30,53 Manager marketing 30,11 Consulente gestione attiv. agricole 30,11 Coordinatore addetti silvicoltura 30,00 Publisher 29,00 Addetto prod., pianif. e spedizione 29,00 Assistente statistica 29,00 Coordinatore segreteria generale 29,00 Editore 29,00 Addetto agli ordini 28,86 Agente di vendita (servizi finanz.) 28,67 Selezionatore personale 27,25 Rappres. vend. (escl. prod. tec./sc.) 27,19 Dimostratore e promotore prodotto 26,84 Manager attività di addestramento 25,23 Addetto mutui 24,84 Agente e manager di artisti, … 22,64 Agente di vendita (titoli e comm.) N. 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 RS 13,20 13,17 12,86 12,83 12,73 12,59 12,48 12,45 12,40 12,38 12,13 12,10 11,69 11,67 11,60 11,60 11,35 11,35 10,65 10,49 10,49 10,44 10,16 9,68 9,61 9,61 9,15 9,15 8,58 8,31 5,76 Ultimo quarto Professioni Agente d’acquisto (escl. prodotti alim.) Operatore billing, post. e cal. machine Gestore servizio postale Segretario generale Addetto documenti medici Manager servizio ristorazione Addetto al controllo crediti Matematico Addetto acquisti Ispettore cargo Coordinatore addetti costr. ed estrazione Annunciatore tv e radio Esaminatore qualifiche Analista/previsore costi Manager attività di giardinaggio Manager campeggio Addetto alla corrispondenza Segretario medico Addetto alla stima propr. immobiliare Intervistatore Addetto ufficio postale Perito assicurativo auto Matematico applicativo Compilatore ordini Analista rischi finanziari Analista del credito Analista lavoro e retribuzioni Analista di mercato (operativo) Analista budget Statistico Addetto cassa Professionalità nei servizi per le imprese 169 Tabella 20. Professioni, e corrispondente RS, del primo e dell’ultimo quarto nel settore Organizzazione di fiere e eventi N. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 Primo quarto RS Professioni 100,00Pianificatore meeting e convention 92,00 Psicologo di organizz. industriali 82,00 Manager servizi sociali 78,00 Specialista di pubbliche relazioni 77,00 Manager risorse umane 75,00 Manager generale 58,00 Analista gestionale 54,02 Manager servizio ristorazione 54,00 Assistente sociale 52,00 Dimostratore e prom. prodotto 50,00 Agente e manager di artisti, … 48,65 Coordinatore segreteria generale 48,14 Specialista attiv. di addestramento 47,04 Buyer (prodotti non alimentari) 47,00 Addetto assistenza sociale 46,00 Responsabile logistico 45,95 Analista ricerche di mercato 45,00 Addetto alla stima propr. immob. 45,00 Amministratore delegato 44,77 Manager personale di servizio 44,00 Addetto supporto attività ricreative 42,63 Certificatore finanziario 42,63 Manager servizi di pulizia 41,24 Manager personale amministrativo 40,00 Amministratore finanziario 39,69 Responsabile acquisti 39,00 Manager pubblicitario 39,00 Gestore retribuzioni 36,02 Manager marketing 35,38 Specialista redazione istruzioni 35,28 Addetto vendita al dettaglio 34,57 Agente di vendita (titoli e comm.) 34,00 Selezionatore personale N. 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 RS 16,75 16,67 16,40 16,38 16,21 16,13 16,02 15,82 15,82 15,82 15,69 15,67 15,67 15,40 14,46 14,36 14,18 14,13 14,04 13,45 13,12 13,12 12,88 12,25 12,03 11,86 11,86 11,41 10,95 10,72 9,30 8,05 7,96 Ultimo quarto Professioni Esaminatore reclami Segretario generale Copy writer Addetto prenotazione viaggi Perito assicurativo auto Addetto apertura conti bancari Analista finanziario Operatore telefonico Addetto ufficio postale Addetto alle licenze Esaminatore di licenze Analista del credito Addetto biblioteca Ispettore cargo Legale in ambito finanziario Segretario legale Addetto reclami assicurativi Addetto ai contratti bancari Gestore/revisore polizze Addetto attività ricreative Ispettore antincendio Ispettore velivoli Addetto pagamenti Segretario amministrativo Addetto mutui Autorizzatore crediti Compilatore dichiarazione redditi Compilatore documenti Addetto acquisti Addetto municipale Addetto cura bambini Compilatore ordini Intervistatore (assistenza/funding) 170 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing Complessivamente nei tre settori economici, i settori scientifici rilevanti sono SECS-P/07 e SECS-P/08, che segnalano un background accademico simile, e le conoscenze di tipo quantitativo occupano una posizione di rilievo solo per le professioni di minore rilevanza. Per il settore della Pubblicità assumono importanza anche i saperi relazionali (PSI/01 e SPS/08 e 09), mentre per l’Organizzazione di fiere ed eventi sono rilevanti quelli dell’ambito giuridico. Il numero e l’elevata variabilità dei saperi associati alle professioni di questi ultimi due settori sono un’altra prova del modesto livello di specificità richiesto ai lavoratori e rendono difficoltosa l’individuazione dei reali “confini” dei settori da includere in uno specifico corso di laurea. 5. Analisi dei network La SNA consente l’esame della posizione occupata da una professione all’interno del settore e dei suoi legami con le altre. I risultati dell’analisi dei network di professioni sono stati sintetizzati nel vettore CRS (relevance score corretto), che sostituisce, integrandolo con le informazioni fornite dalla SNA, il vettore RS originario. I tre network sono stati esaminati separatamente e, per ciascuno, le analisi descrittive sono state svolte a differenti livelli: network nel complesso, sottogruppi del network e singoli nodi. Per descrivere sinteticamente il network, sono state calcolate alcune misure di similarità. Si è focalizzata l’attenzione sulle due misure più caratteristiche della rete, densità15 e centralizzazione16, che rappresentano, rispettivamente, il grado di completezza del network, ossia la condivisione di saperi, e la concentrazione attorno ad un numero ridotto di nodi che detengono molti legami con gli altri nodi. Per entrambe le misure, i valori sono contenuti in tutti e tre i settori che quindi non sono né coesi (ossia è piccola la probabilità che esista un legame di similarità tra una coppia qualunque di attori del network) né centralizzati (non sono, 15 La densità di un network è espressa dal rapporto tra il numero di legami dei nodi che lo compongono e il numero massimo di legami possibili. Essa è pertanto indicativa del grado di completezza del network. In un network non diretto, come quelli in esame, la densità è espressa come (Wasserman e Faust, 1994): D m /(n(n 1)2) dove m è il numero di linee presenti e n quelli dei nodi. Il campo di esistenza di D è [0,1]. 16 Tra le numerose accezioni di centralizzazione esistenti in letteratura si è adottata quella di degree centralization (Freeman, 1979) che considera solo i legami diretti, gli unici d’interesse per la tipologia di relazione studiata. Il campo di esistenza di CD è [0,1]. Professionalità nei servizi per le imprese 171 cioè, caratterizzati da un numero esiguo di professioni centrali, simili a molte altre)17. Risultati più dettagliati sono desumibili dallo studio comparato dei network. Per quanto riguarda la densità, i valori ottenuti sono tutti prossimi a zero (pari a 0,07 per le Ricerche di mercato, a 0,03 per l’Organizzazione di fiere ed eventi e a 0,04 per la Pubblicità). Tuttavia, essi sembrano indicare che nelle Ricerche di mercato le professioni sono relativamente più densamente collegate e, dunque, lievemente più simili tra loro in termini di conoscenze richieste, di quanto non avvenga negli altri network. I valori leggermente più elevati dell’indice di centralizzazione (pari a 0,10 nelle Ricerche di mercato e nell’Organizzazione di fiere ed eventi ed a 0,07 nella Pubblicità) segnalano la presenza di un numero minore di professioni collegate e, dunque, simili a molte altre appartenenti allo stesso network. Figura 2. Il network dell’Organizzazione di fiere ed eventi Infine, si esamina la posizione ricoperta da ciascuna professione all’interno del network. Nell’analizzare i collegamenti tra le professioni si è scelto di assegnare un peso maggiore sia alle professioni che impiegano uno stesso insieme di conoscenze, essendo questo un segnale della maggiore occupabilità dei lavoratori che le possiedono, sia a quelle che si trovano in una posizione di collegamento fra aree 17 L’estremo inferiore, 0, dell’intervallo di valori di densità e centralizzazione corrisponde alla situazione di densità e centralizzazione minima e l’estremo superiore, 1, a densità e centralizzazione massima. La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing 172 d’attività distinte sia, infine, quelle che appartengono ad aree di business di particolare rilievo. La presenza di ciascuna di queste caratteristiche è rilevabile attraverso un’opportuna misura di rete, valorizzabile con un apposito peso. Figura 3. Il network della Pubblicità Tabella 21. Principali statistiche descrittive per la relazione di similarità nei tre network Ricerche mercato Organ. fiere, eventi Pubblicità 245,00 600,00 538,00 media (densità) 0,07 0,03 0,03 varianza 0,06 0,04 0,03 C.V. 3,50 6,67 5,77 somma (n. di legami) Come misura del possesso di conoscenze comuni ad altre professioni, si è calcolata il grado di centralità del nodo, che misura il numero dei legami diretti del nodo e, dunque, il suo “potere” e restituisce un’informazione analoga a quella della centralizzazione – poiché è stata calcolata adottando il medesimo approccio - con Professionalità nei servizi per le imprese 173 riferimento al singolo nodo18. Per agevolare il confronto tra network, si è normalizzato il grado di centralità, rapportandolo al valore massimo che è pari al numero massimo (n-1) di linee incidenti al singolo nodo. Per ogni settore, si è così costruito il vettore NDCr, di cui si mostrano le principali statistiche descrittive nei tre network (Tab. 22). Tabella 22. Parametri del grado di centralità normalizzato per i tre network DEG c N medio DEG Varianza c N DEG C.V. c N Ricerche mercato Organ. fiere, eventi Pubblicità 6,72 3,41 3,47 20,98 6,05 7,40 0,68 0,72 0,78 È evidente che nel settore delle Ricerche di mercato le professioni sono mediamente più simili, ossia condividono conoscenze con un numero più elevato di altre professioni. Tuttavia, poiché tali valori sono piuttosto contenuti, la differenza tra professioni centrali e periferiche non sembra di rilievo e, di conseguenza, il network non sarebbe di natura scale free. Per verificare la veridicità di questo assunto, si è studiata nei dettagli la distribuzione del grado di centralità19, assumendo, per omogeneità con le applicazioni proposte in letteratura, come riferimento la versione non normalizzata. La natura scale free del network implica che i punteggi di centralità (x) seguano una distribuzione di densità di probabilità di tipo power law (Barabasi e Albert, 1999): p( x ) v Cx D [2] per x t x min Per determinare i valori dei parametri dell’equazione [2] e di xmin è stato usato il metodo proposto da Clauset et al. (2007)20, che si basa sulla trasformazione logaritmica di entrambi i membri. Grazie a questa trasformazione, la [2] diventa: log p( x ) D log x costante [2] e indica che la relazione tra log p(x) e log x è lineare quando x xmin. La bontà 18 Per l’occupazione i-esima, il grado di centralità è espresso come: c DEG ( ni ) Ni ¦ j 1 aij , dove aij è il valore della cella di riga i e colonna j della matrice di adiacenze. In letteratura, la verifica della natura scale free di un network è effettuata quando quest’ultimo è costituito da un numero molto grande di nodi (generalmente più di 100). 20 L’algoritmo che implementa le analisi qui descritte è disponibile online. Si veda in proposito http://www.santafe.edu/~aaronc/powerlaws/. 19 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing 174 dell’adattamento della distribuzione teorica a quella empirica si verifica mediante il test di Kolmogorov-Smirnov. Come si evidenzia nella Fig. 4, nella quale la linea tratteggiata della funzione interpolante, stimata per valori x xmin, è stata sovrapposta ai punti che rappresentano la distribuzione empirica, per tutti e tre i settori, l’ipotesi di natura scale free del network non può essere accolta poiché gli scarti non presentano segni alternati. Nei settori esaminati non vi è dunque distinzione netta fra professioni centrali e periferiche, ma la tendenza alla condivisione di conoscenze tra occupazioni simili. Figura 4. La funzione di densità di probabilità del grado di centralità e la corrispondente funzione power law Ricerche di mercato Organizzazione di fiere ed eventi Pubblicità Per il network delle Ricerche di mercato e della Pubblicità la miglior funzione interpolante è l’esponenziale, confermando l’ipotesi di variabilità ridotta nei punteggi di centralità e di assenza di nodi molto connessi. Per quello dell’Organizzazione di Professionalità nei servizi per le imprese 175 fiere ed eventi la funzione interpolante migliore è invece la normale, associata ad un network casuale nel quale nessuna professione prevale sulle altre (Barabasi, 2003). L’analisi si completa, come già fatto per la distribuzione dell’RS, con il calcolo dei quartili della distribuzione di cDEGN (Tabelle 23÷25). Per le occupazioni appartenenti al primo 25% della distribuzione di cDEGN, si è fissata l’attenzione sugli SSD e sui corrispondenti pesi di importanza. Per i tre network le conclusioni ottenute sono simili: occupazioni con un elevato valore di cDEGN presentano un livello contenuto di specializzazione e le conoscenze di tipo più qualitativo tendono a prevalere su quelle di tipo più strettamente quantitativo-matematico. Questo risultato è è parzialmente inatteso per il settore di Ricerche di mercato, in cui le conoscenze di tipo analitico-quantitativo dovrebbero essere condivise dalle diverse occupazioni. Tabella 23. Valori del grado di centralità, cDEGN, delle professioni centrali e periferiche nel settore Ricerche di mercato N. cDEGN Professioni centrali (primo 25%) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 0,17 0,15 0,15 0,15 0,15 0,15 0,13 0,13 0,13 0,13 0,12 0,12 0,12 0,10 0,10 0,10 0,10 Specialista di pubbliche relazioni Certificatore finanziario Addetto al controllo crediti Analista budget Buyer prodotti non alimentari Rappresentante generico Analista del credito Analista di mercato (operativo) Economista Intervistatore (agenzie governat.) Addetto acquisti Agente di vendita (prodotti alim..) Coordinatore segreteria generale Analista finanziario Analista ricerche di mercato Auditor Specialista attiv. di addestramento N. cDEGN Professioni periferiche (ultimo 20%) 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 60 61 0,02 0,02 0,02 0,02 0,02 0,02 0,02 0,02 0,02 0,02 0,02 0,02 0,02 0,00 Addetto ai contratti bancari Addetto al sollecito pagamenti Addetto alla stima propr. immobiliare Agente di vendita (titoli e commodity) Esaminatore reclami Esaminatore di licenze Manager distribuzione/logistica Manager trasporti/logistica Addetto agli ordini Segretario generale Selezionatore personale Statistico Training and development manager Coordinatore indagini Nei tre settori le professioni più centrali, e quindi presenti in più settori di attività e con il maggior grado di condivisione di saperi, sono in prevalenza buyer, agenti di vendita e addetti all’amministrazione. Queste professioni richiedono una formazione diversificata tra ambiti disciplinari, pressoché equamente importanti: P/08, P/07, P/01, ING-INF/01-03, S/06 e varie materie giuridiche. La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing 176 Tabella 24. Grado di centralità, cDEGN, delle professioni centrali e periferiche nel settore Pubblicità N. cDEGN Professioni centrali (primo 25%) 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 34 0,10 0,10 0,10 0,10 0,09 0,09 0,09 0,09 0,09 0,09 0,08 0,08 0,08 0,08 0,07 0,07 0,07 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 Addetto reclami assicurativi Addetto acquisti Gestore/revisore polizze Addetto servizio informazioni Specialista di pubbliche relazioni Rappresentante generico Coordinatore segreteria generale Buyer prodotti non alimentari Analista/previsore costi Addetto controllo polizze Addetto agli ordini Addetto apertura conti bancari Agente di vendita (prod. alim.) Manager servizio di pulizia Segretario legale Addetto riparazioni Addetto biblioteca Segretario generale Manager servizio food Manager attiv. trasp. e mov. mat. Manager addetti vendita non retail Manager campeggio Assistente statistica Specialista attiv. di addestramento Selezionatore personale Segretario esecutivo Manager vendita Matematico Manager trasporti/logistica Esaminatore reclami Analista gestionale Agente e manager di artisti, ecc. Addetto mutui Addetto al sollecito pagamenti N. 91 92 93 94 95 96 97 98 99 100 101 102 103 104 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 cDEGN Professioni periferiche (ultimo 20%) 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 Accompagnatore turistico Addetto stima proprietà immobiliare Addetto alla vendita componenti Addetto bookkeeping, accounting Addetto documenti medici Addetto legale Addetto tribunale Addetto ufficio postale Agente vendita (titoli e commodity) Amministratore delegato Analista di mercato (operativo) Analista lavoro e retribuzioni Assistente legale e paralegale Analista budget Centralinista Consulente gestione attività agricole Coordinatore addetti costr. e estraz. Coordinatore addetti mov. materiali Coordinatore addetti silvicoltura Direttore tecnico Esaminatore di licenze Intervistatore Intervistatore (funding agenzie govern.) Ispettore cargo Ispettore veicoli di trasporto Manager personale di servizio Manager produzione industriale Compilatore ordini Perito assicurativo Regista Selezionatore personale Specialista redazione istruzioni Addetto raccolta dati Training e development manager Analista rischi finanziari Professionalità nei servizi per le imprese 177 Tabella 25. Valori del grado di centralità, cDEGN, delle professioni centrali e periferiche nel settore Organizzazione di fiere e eventi N. cDEGN 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 27 28 29 30 31 32 33 0,13 0,11 0,10 0,08 0,08 0,08 0,08 0,08 0,08 0,07 0,07 0,07 0,07 0,07 0,07 0,07 0,07 0,07 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,06 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 0,05 Professioni centrali (primo 25%) Manager pers. ammin.di supporto Analista gestionale Addetto stima propr. immobiliare Manager attività di giardinaggio Addetto servizio informazioni Addetto acquisti Manager servizi di pulizia Manager distribuzione/logistica Coordinatore segreteria generale Rappresentante generico Addetto agli ordini Addetto apertura conti bancari Manager servizio food Manager servizi amministrativi Manager produzione industriale Manager attiv. trasp. e mov. mat. Amministratore delegato Addetto riparazioni Buyer prodotti non alimentari Segretario generale Segretario amministrativo Manager trasporti/logistica Manager servizio di ristorazione Analista/previsore costi Addetto attività ricreative Training e development speialist Dimostratore e promot. del prodotto Manager marketing Manager personale di sevizio Analista budget Agente e manager di artisti, ecc. Agente di vendita pubblicitario Agente di vendita (prodotti alim.) N. cDEGN 105 106 107 108 109 110 111 112 113 114 115 116 117 118 119 120 121 122 123 124 125 126 127 128 129 130 131 132 133 134 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,01 0,00 0,00 Professioni periferiche (ultimo 20%) Addetto biblioteca Addetto al controllo polizze Addetto cura alle persone Addetto cura bambini Addetto alle licenze Addetto al servizio clienti Addetto all’ ufficio postale Agente di vendita (servizi finanziari) Agente di vendita (titoli e commodity) Agente di viaggio Amministratore finanziario filiale Assistente risorse umane Autorizzatore crediti Esaminatore reclami Coordinatore addetti cura animali Coordinatore addetti produzione cereali Copywriter Direttore tecnico Educatore sanitario Ispettore antincendio Ispettore velivoli Legale in ambito finanziario Manager attività di allevamento Operatore telefonico Compilatore ordini Segretario legale Specialista redazione di istruzioni Compilatore dichiarazione redditi Responsabile logistico Manager generale 178 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing Inoltre, le occupazioni più centrali sono risultate essere anche moderatamente rilevanti. Questa considerazione è confermata dal valore del coefficiente di correlazione tra RS e cDEGN che è 0,17 nelle Ricerche di mercato e a 0,23 nell’Organizzazione di fiere ed eventi e nella Pubblicità. Sembra dunque che l’RS e la centralità si riferiscano a differenti connotazioni di importanza, entrambe utili al fine dello studio dei set di SSD. I gradi di centralità sono stati utilizzati anche per determinare i nodi periferici, ossia quelli caratterizzati da un numero esiguo o nullo (punti isolati) di legami con gli altri nodi. L’utilità di individuare tali nodi consegue all’osservazione che si tratta di occupazioni particolarmente marginali, che potrebbero essere destinate a non essere più richieste e, dunque, a scomparire dal settore. Poiché la distribuzione di cDEGN non ha evidenziato la presenza di outlier, si sono considerati come punti periferici quelli appartenenti al 20% dei punteggi inferiori. Questo valore soglia è stato scelto in quanto corrisponde al valore minimo di cDEGN in ciascun network (ad esclusione, naturalmente, del valore zero, assunto dai nodi isolati). Nel settore delle Ricerche di mercato si sono trovate quattordici professioni che presentano caratteristiche molto differenti: alcune, come Addetto alle pratiche assicurative, Addetto al sollecito pagamenti o Addetto alla stima di proprietà immobiliari, sono anche scarsamente rilevanti rispetto al core business e occupano una posizione secondaria nel settore. Queste professioni svolgono attività marginali, non specifiche del settore. Altre professioni, come Statistico e Coordinatore di indagini, seppure periferiche, sono invece importanti per lo svolgimento delle ricerche di mercato. Si può concludere che il loro ruolo periferico non può essere imputato ad un effettivo scarso rilievo, bensì al possesso di conoscenze altamente specialistiche. Questo risultato sembra confermare l’orientamento del settore all’impiego di conoscenze più di tipo qualitativo che quantitativo. Simili conclusioni possono essere derivate per la Pubblicità, in cui ci sono trentacinque punti periferici, per la maggior parte scarsamente pertinenti o che contribuiscono in maniera moderata all’attività: si tratta, difatti, di occupazioni aventi a che fare con mansioni operative, servizi finanziari o gestione delle risorse umane. Solamente poche altre, come Regista, Addetto raccolta dati o Analista budget, meritano attenzione. L’analisi del settore Organizzazione di fiere ed eventi ha fatto identificare trenta punti periferici, tra i quali Agente di viaggio, Addetto alle licenze o al controllo delle polizze assicurative. Dal momento che ciascuna professione si riferisce ad un aspetto particolare dell’organizzazione di eventi, le conoscenze applicate in queste professioni sono comuni a poche o nessun’altra occupazione. La posizione periferica di queste professioni è dunque perfettamente giustificata e sembra corretto attribuire loro scarsa importanza. Professionalità nei servizi per le imprese 179 Tabella 26. Le professioni cut-point nei tre network Ricerche mercato Addetto acquisti Addetto al controllo crediti Addetto corrispondenza Agente di vendita assicurativo Analista del credito Analista di mercato (operativo) Buyer prodotti non alimentari Coordinatore segret. generale Intervistatore Specialista attiv. addestramento Professioni cut-point Organizzazione di fiere, eventi Addetto ai contratti bancari Addetto riparazioni Addetto stima proprietà immob Agente di vendita pubblicitario Amministratore finanziario Analista/previsore costi Buyer prodotti non alimentari Cassiere Consulente carriera/istruzione Direttore artistico Direttore residence Economista Guida turistica Ispettore edile Manager attività giardinaggio Manger produzione industriale. Addetto apertura conti bancari Addetto agli ordini Rappr. vend. (escl prod. tec.sc.) Receptionist hotel Segretario amministrativo Selezionatore risorse umane Special. attività addestramento Pubblicità Addetto biblioteca Addetto riparazioni Addetto servizio clienti Addetto vendita componenti Adv. e prom. manager Agente e manager di artisti, … Analista di mercato (operativo) Analista/previsore costi Centralinista Consul. gestione attività agricole Coordinatore addetti silvicoltura. Coordinatore segreteria generale Dimostr. e promotore prodotto Gestore servizi amministrativi Manager prod. industriale Manager proprietà immobiliare Manager marketing Addetto agli ordini Responsabile acquisti Selezionatore risorse umane Specialista redazione istruzioni Specialista attiv. di addestramento Compilatore dichiarazione redditi Tecnico biblioteca La collocazione di un’occupazione in una posizione di collegamento all’interno del network è valutabile attraverso l’esame della connettività21. Nei tre network l’esame ha condotto all’identificazione dei cut-point22, i quali sono professioni trasversali che svolgono una funzione di ponte con altre occupazioni. L’importanza di queste professioni risiede nel fatto che chi le esercita possiede un vantaggio distintivo rispetto agli altri lavoratori, poiché dispone di conoscenze che possono essere impiegate in più aree d’attività e quindi in profili professionali anche 21 Esistono due tipi di connettività: node-connectivity e line-connectivity. In questo lavoro ci si riferisce alla node-connectivity di un network, k(n), la quale è definita come il numero minimo di nodi che occorre rimuovere affinché il network sia disconnesso, cioè vi sia almeno una coppia di nodi non collegata/raggiungibile (Wasserman e Faust, 1994; Harary, 1969). 22 I cut-point sono i nodi che, se rimossi, disconnettono il network, dividendolo in due o più sottogruppi coesi, detti componenti, fra i quali non vi è alcun collegamento (Scott, 1991). Una componente è un sottografo composto da punti collegati fra loro attraverso uno o più percorsi ma non connessi con eventuali punti all’esterno del sottografo. La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing 180 molto diversi fra loro: chi svolge queste professioni ha dunque, almeno in teoria, migliori possibilità di occupazione. Per estrarre i cut-point si sono isolate componenti di dimensione tre (Tab. 26)23. In questo modo, si sono identificati dieci cut-point nelle Ricerche di mercato, ventitré nell’Organizzazione di fiere ed eventi e ventiquattro nella Pubblicità. Al fine di conoscere le caratteristiche dei cut-point, si sono confrontati i valori medi di RS e di cDEGN dei tre settori. Con riferimento alla centralità, è emerso che i cut-point presentano un valore medio particolarmente elevato nei tre network (Tab. 27), il che indica che gli SSD cui si riferiscono sono adatti ad essere impiegati in numerose professioni. L’associazione tra il valore elevato di cDEGN e la condizione di cut-point porta a concludere che le due misure forniscono informazioni simili e, dunque, conducono all’identificazione di un insieme di SSD simile. Quest’evidenza non sembra valere per la Matematica (S/06), poco importante per le professioni più centrali, ma che occupa una posizione di particolare rilievo in tutti i cut-point dei tre settori. Tabella 27. I parametri dei cut-point nei tre network Frequenza % RS medio varianza RS C.V RS DEG c N medio varianza cDEGN C.V. cDEGN Ricerche mercato 16,39% 35,99 378,10 0,54 0,12 0,001 0,19 Organizz. fiere, eventi 17,16% 24,93 84,92 0,37 0,05 0,0004 0,40 Pubblicità 19,20% 23,63 296,40 0,73 0,04 0,001 0,79 Nelle Ricerche di mercato e nell’Organizzazione di fiere ed eventi l’importanza delle considerazioni cui si è pervenuti riguardo i cut-point, tuttavia, è ampiamente ridotta dall’osservazione che essi sono scarsamente rilevanti (l’RS medio del set di cut-point è inferiore a quello medio del settore cui appartengono24). Infatti, corrispondono a professioni con un livello di scolarità presumibilmente inferiore alla laurea e che quindi non devono essere considerate come sbocco privilegiato di un laureato. Per questa ragione, benché apportino un contenuto informativo originale alla descrizione dei settori d’attività, il loro contributo all’elaborazione dell’offerta formativa sarà modesto. 23 Wasserman e Faust (1994) suggeriscono di trascurare componenti di dimensione inferiore a tre e di suddividere, invece, quelle individuate ad un livello di soglia più elevato. 24 Nel settore delle Ricerche di mercato l’unica eccezione è rappresentata dall’agente di vendita, il cui RS è pari a 82. Professionalità nei servizi per le imprese 181 Al contrario, nella Pubblicità le professioni cut-point, ad esclusione di Assistenti, Addetti e Operatori, sono occupazioni con un RS elevato e dunque importanti. In questo settore, quindi, tutte le analisi di rete svolte sui singoli nodi conducono all’identificazione dello stesso sottoinsieme di professioni fondamentali. Per valorizzare tali professioni e, di conseguenza, gli SSD associati, a questi nodi è stato attribuito un coefficiente di correzione additivo Ȗi del peso d’importanza, diverso da zero solo nel caso in cui il nodo sia un cut-point. Per definire questo coefficiente si è stabilito che il peso da assegnare ad un cut-point debba essere tanto più elevato quanto maggiore sia la sua capacità di frammentare il network, suddividendolo in ulteriori componenti, (espressa dal coefficiente Ȗ’i) e quanto più le componenti rivestano pari rilievo (coefficiente Ȝi). Il coefficiente Ȝi quantifica il contributo di un cut-point al network di professioni; esso assume valori elevati se l’eliminazione del cut-point porta a disconnettere il network in componenti di numerosità apprezzabile e con un elevata frequenza di legami e valori inferiori se, al contrario, emergono nel network una componente principale di grandi dimensioni e più professioni isolate o collegate ad una sola altra occupazione (pendant)25. Ȝi è stato perciò calcolato come rapporto tra il numero complessivo di edge presenti nel network, meno uno, e il numero di edge che rimarrebbero, dopo l’eliminazione del cut-point, al netto del numero di legami presenti nella componente meno densa. Tale coefficiente assume quindi il valore minimo, pari a 1, quando il cut-point disconnette il network in una componente di grandi dimensioni e in una o più professioni isolate, e un valore via via crescente all’aumentare dei legami presenti nelle componenti. Il peso Ȗi è stato pertanto definito come: Ȗi 0 Ȗi (Ȗ i' Per nodo non cut - point u Ȝi ) Per nodo cut - point dove Ȗ i' Ȝi (n. comp. - 1) (m - 1 ) >m - ( n. edge incid. al cut - point n. edge comp. m numero di legami osservati nel network meno densa ) @ Si è costruito così Ȗr , vettore dei valori di Ȗi nel network del settore r. 25 Si definiscono, rispettivamente, nodo isolato un nodo con grado di centralità uguale a zero (Wasserman, Faust, 1994) e pendant un nodo con grado uguale a 1 (Borgatti, 2005). 182 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing La prossima fase è la ricerca di sottogruppi coesi di nodi, con l’obiettivo sia di identificare occupazioni che dovrebbero essere considerate complessivamente più simili tra loro, sia di assegnare un valore più elevato a quelle appartenenti ai gruppi emersi come cruciali. Ci si attende, difatti, che a ciascun gruppo di professioni corrisponda una particolare area d’attività del settore o una peculiare funzione. Ai settori scientifici dovrà essere assegnato un peso nella definizione del piano di studi in ragione della numerosità delle professioni che compongono le aree/funzioni,. Per l’esame dei sottogruppi si è fatto ricorso alla metodologia del blockmodeling, un approccio di tipo top-down, che consiste nel partire dal network e nel disaggregarlo in sottogruppi localmente più densi (ossia con una concentrazione di legami più elevata all’interno dei gruppi che tra i gruppi), cosicché ciascun nodo – professione – appartenga ad uno e un solo gruppo (Batagelj, 1997; Doreian et al., 1994, 2005). Per individuare i sottogruppi si sono impiegati sia il faction detection algorithm (Hanneman e Riddle, 2005) che suddivide il network in sottogruppi in modo da massimizzare la coesione interna, sia l’algoritmo di Newman-Girvan (Girvan e Newman, 2002; Newman, 2003), che massimizza la edge betweenness26. Questi due algoritmi sono molto simili e per l’obiettivo che perseguono e per i risultati cui conducono; la scelta di applicarli congiuntamente è derivata dall’osservazione della maggior robustezza delle conclusioni cui si può pervenire. Sono stati utilizzati il faction detection algorithm, in quanto il suo framework concettuale è più vicino agli obiettivi della ricerca, e l’algoritmo di NewmanGirvan27, poiché si fonda su una misura di bontà d’adattamento più affidabile (la modularity, indicata con Q28). Il faction detection algorithm richiede di specificare a priori il numero di sottogruppi. La procedura è reiterata fino a pervenire alla migliore partizione. Poiché ciascuna iterazione può condurre ad una suddivisione differente, per testare la robustezza dei risultati si è ripetuta l’operazione più volte fino ad ottenere una partizione stabile o, comunque, molto simile in iterazioni successive. Per individuare il numero di faction iniziale, si è condotta un’analisi sulla descrizione di work activities, skill, task e abilità di ciascuna professione, secondo O*Net, pervenendo ad 26 La betweenness di un edge è una generalizzazione della betweenness (Freeman, 1979), definita come il numero di percorsi più brevi– geodesi – tra una coppia di nodi (Girvan e Newman, 2001). 27 L’algoritmo consiste nella seguente procedura (Girvan e Newman, 2001): (i) Calcolare la betweenness per tutti gli edge nel network; (ii) Rimuovere l’edge con la betweenness più elevata; (iii) Ricalcolare la betweenness per tutti gli edge influenzati dalla rimozione; (iv) Ripetere dal punto (ii) finché non rimane alcun edge. 28 Q è definita come “la frazione di edge presenti all’interno del network, meno il valore atteso della stessa quantità nel caso in cui gli edge siano distribuiti in modo casuale, senza riguardo per la struttura del network” (Newman, 2004): Q (eii a i2 ) ¦ i Professionalità nei servizi per le imprese 183 una partizione in quattro livelli: Impiegato, Agente, Analista e Manager. Tali livelli possono essere descritti nel seguente modo: x Impiegati – operatori che eseguono un compito pratico. Essi sono scarsamente indipendenti nel proprio lavoro e non hanno alcuna responsabilità. La loro attività di lavoro consiste principalmente nello svolgere mansioni e nell’eseguire compiti assegnati loro dal personale di livello superiore. x Agenti – lavoratori che svolgono un compito commerciale e si occupano dell’interazione tra la società presso cui sono impiegati e i suoi partner principali lungo la supply chain (fornitori e clienti, sia intermedi, sia finali, a seconda dell’attività economica considerata). Di fatto, essi sono buyer o venditori, legati all’impresa da differenti tipologie di contratti di collaborazione. x Analisti – lavoratori altamente qualificati e destinati a funzioni specifiche. Essi sono responsabili dei progetti che coordinano o delle ricerche che svolgono, sia che operino da soli sia che facciano parte di un gruppo di lavoro. La loro elevata specializzazione è sovente il risultato di un processo formativo lungo e di alto livello, e nella sostanziale indipendenza decisionale. x Manager – lavoratori che ricoprono un ruolo direttivo e di coordinamento. Essi possono essere a capo dell’intera impresa o di una singola divisione o funzione. Il loro compito principale consta nel coordinare e controllare i lavoratori inquadrati ad un livello inferiore, assegnando loro mansioni e progetti. Si è quindi testato il faction detection algorithm sulla partizione individuata e su un numero superiore e inferiore di possibili faction, al fine di identificare la partizione migliore. Per questo, si è fatto ricorso a due procedure per la verifica della bontà di adattamento, basate, rispettivamente, sui casi di errata classificazione e sull’associazione tra le matrici originaria e adattata (M o Q di Yule). Nella partizione ideale, gli attori hanno il massimo numero di connessioni all’interno di ciascun gruppo e il minor numero tra gruppi. Nel network delle Ricerche di mercato si sono trovate quattro faction. La bontà di adattamento della partizione è soddisfacente (M=0,416), essendo ampiamente superiore al valore 0,30, il valore che la letteratura indica come adeguato per poter considerare la partizione valida. Il risultato è confermato anche dal valore della modularity (Q= 0,622). La composizione dei sottogruppi, tuttavia, non è risultata completamente coerente con la partizione iniziale testata. Difficoltà sono sorte, in particolare, nella classificazione degli Analisti, dal momento che le professioni appartenenti a questa categoria non erano tutte collocate nella stessa faction. Per questa ragione, si è deciso di modificare la partizione iniziale e di 184 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing identificare i quattro gruppi come: Operativi, Esperti di Marketing & Trade (agenti di commercio e analisti di mercato), Esperti di Economia & Finanza (economisti, Analista budget, analisti del credito, ecc.) e Manager generali (responsabili della gestione delle risorse umane, della logistica e di altre attività non specialistiche). I sottogruppi risultanti possiedono, per costruzione, un numero simile di professioni, ma differiscono per i valori medi di RS e cDEGN: gli Esperti di Marketing & Trade sono il gruppo più rilevante e densamente collegato (RS medio = 64,15; densità = 0,31), gli Esperti di Economia & Finanza sono i più centrali (cDEGN=8,65); al contrario, gli altri due sottogruppi sono in posizione più periferica all’interno del settore. L’articolazione delle professioni in sottogruppi dipende non solo dalla struttura del mercato del lavoro ma anche dalla specifica area d’attività in cui opera la società che le impiega. In ogni caso, l’esistenza di sottogruppi con le caratteristiche descritte ha permesso di stabilire che vi è un elevato grado di similarità nei saperi richiesti da profili professionali che, pur se attivi in differenti settori produttivi, hanno un analogo grado di coinvolgimento nell’attività d’impresa. Ciò significa che ai manager è richiesto il medesimo insieme di saperi, indipendentemente dal fatto che siano occupati in un’impresa produttiva o di servizi o, ancora, in un’impresa del settore alimentare o di quello energetico. Questo risultato può essere di particolare utilità per gli addetti alle risorse umane che, nel cercare un candidato adatto a ricoprire una specifica posizione, dovrebbero individuarlo tra chi già la ricopre, anche se in un’altra impresa di un diverso settore, invece che tra un occupato nel medesimo settore, ma ad un livello inferiore. Parimenti, questa informazione potrebbe servire a chi cerca lavoro per condurre la propria ricerca in modo più mirato. Un’ulteriore indicazione, desumibile dalla coesistenza di questi sottogruppi di professioni simili, è la disparità nel fabbisogno formativo dei sottogruppi. L’analisi dettagliata, infatti, evidenzia che solo alcuni sottogruppi (e conseguentemente un certo numero di occupazioni ad essi appartenenti) inclusi nel settore richiedono il possesso di una laurea: alcuni profili potrebbero necessitare di un titolo di studio inferiore, altri di uno superiore o di una più rilevante esperienza sul campo. Per questa ragione, nella progettazione del corso di laurea dovrebbero essere presi in considerazione o, almeno, rivestire un ruolo più focale (in termini di peso assegnato a saperi), solo i profili professionali riconosciuti come rilevanti. Lo studio della composizione dell’insieme di SSD richiesti in ogni sottogruppo ha preso le mosse dalla considerazione che un SSD è tanto più rilevante per il sottogruppo quanto più la media dei suoi pesi d’importanza (in una scala 0100) è maggiore di quella dei pesi ad esso associati nelle professioni degli altri sottogruppi complessivamente considerati. Si sono quindi individuati gli SSD più importanti e caratterizzanti in ciascun sottogruppo: per gli esperti di Economia & Professionalità nei servizi per le imprese 185 Finanza sono necessarie numerose tipologie di saperi e relativi SSD (P/07, P/08, P/01, S/06 e vari insegnamenti in ambito giuridico); le professioni del gruppo Esperti di Marketing & Trade tendono invece ad essere più uniformi e a richiedere conoscenze simili (essenzialmente P/08, declinato in Comunicazione, Vendite e Marketing e Gestione delle Relazioni coi Clienti). Il livello di conoscenza teorica richiesto agli Operativi è molto più contenuto, essendo prevalente per queste professioni il possesso di conoscenze di tipo applicativo, come quelle informatiche di base (corrispondenti agli SSD ING-INF/0103); allo stato attuale del mercato del lavoro, quindi, per queste figure non sembra indispensabile il possesso di una laurea, specialmente in discipline economiche. Per i Manager, infine, si è osservato che gli SSD caratterizzanti non appartengono ad aree specializzate o legate ad una ben individuata formazione universitaria, bensì a saperi di contenuto relazionale e alle lingue straniere. Ciò è dimostrato dal peso predominante dei settori SSD M-PSI/01, SPS/07-09 e P/10, probabile conseguenza delle elevate capacità di coordinamento e organizzazione del lavoro di altri e di relazione chieste a chi è incanalato verso questo tipo di attività. La formazione universitaria è condizione necessaria ma non sufficiente per creare un manager: coltiva indubbiamente la predisposizione ma deve essere accompagnata da esperienza sul campo. Questa configurazione dei sottogruppi illustra bene la struttura del settore Ricerche di mercato: il settore presenta una divisione del lavoro tradizionale, in cui gli Operativi sono occupati in compiti applicativi e con un orizzonte temporale ridotto e i Manager sono responsabili della gestione strategica. Nel mezzo, si trova un ampio numero di professionalità situate al medesimo livello di responsabilità che si occupano di aspetti peculiari dell’attività. Ciò indica, inoltre, che occupazioni appartenenti al medesimo livello tendono ad essere più simili tra loro in termini di conoscenze rispetto ad occupazioni attive nella stessa classe di attività (analisi di mercato, comunicazione, gestione, ecc.), ma con grado di responsabilità e compiti differenti. Solo per i professionisti in posizione intermedia le due classificazioni rivestono importanza simile, per livello e attività. Nell’insieme, la similarità basata sul livello di responsabilità prevale su quella fondata sulla funzione o attività specifica. Ciò potrebbe dimostrarsi di particolare utilità per gli addetti alla selezione del personale, fornendo i criteri da adottare nella ricerca del miglior candidato per una posizione. Inoltre, l’esame dei differenti SSD prevalenti in ciascuna faction e la combinazione delle differenti tipologie suggerisce di concentrare l’attenzione in fase di pianificazione del corso di laurea sulle due categorie di “esperti” e di assegnare un peso inferiore alle altre categorie. Negli altri network si è riscontrato un numero maggiore di faction, precisamente, sette nell’Organizzazione di fiere ed eventi e nove nella Pubblicità. A dispetto del soddisfacente adattamento (per il primo network modularity Q= 0,563 e 186 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing M= 0,315; per il secondo Q= 0,666 e M= 0,408), entrambi i network paiono caratterizzati da scarsa densità all’interno dei sottogruppi, segnale di un modesto grado di coesione tra le occupazioni. Inoltre, differentemente dalle Ricerche di mercato, le faction sono molto eterogenee al proprio interno ed è arduo ricondurle ai livelli di responsabilità o alle funzioni aziendali. Per l’Organizzazione di fiere ed eventi, in particolare, i risultati sembrano confermare il ridotto grado di formalizzazione della struttura gerarchica e la conseguente difficoltà a distinguere tra occupazioni principali e secondarie. Si è pertanto deciso di considerare tutti i sottogruppi come ugualmente importanti. Nel settore della Pubblicità la suddivisione in sottogruppi si è dimostrata più significativa. L’esame delle faction (in termini di RS, grado di centralità normalizzato e peso relativo di ciascun SSD) ha portato alla traduzione delle prime sei in altrettanti sottogruppi di occupazioni simili. Il primo è costituito da Manager pubblicitari e di marketing e da Agenti; caratterizzati da valori medi di RS (42,56) e di centralità (4,00) elevati e dai saperi Comunicazione e Media, Servizi per il cliente e Vendite e Marketing, tutti riconducibili al settore P/08. Il secondo sottogruppo comprende gli specialisti dei Media, come registi e editori, che si occupano di aspetti molto peculiari dell’attività pubblicitaria e che, di conseguenza, richiedono soprattutto conoscenze in Comunicazione e Media (P/08), Sociologia (SPS/08 e SPS/09) e Psicologia (PSI/01). Il terzo sottogruppo è costituito da professioni fondamentali per le attività del settore, anche se con valori di RS modesti (RS medio = 11,84), come Analisti e Tecnici, con una preparazione quantitativa (la matematica è il sapere più rilevante). Il quarto sottogruppo comprende Manager e Supervisor, responsabili di attività generiche, non particolarmente rilevanti per il settore in sé, come l’amministrazione, la gestione delle risorse umane o il training. Gli altri due sottogruppi, uno di modeste dimensioni (9 occupazioni), l’altro più ampio (22 occupazioni) consistono essenzialmente di professioni che operano in ambito economico e finanziario, con ruoli, rispettivamente, di supervisione e di operatore generico, solo parzialmente coinvolte nel core business. Le rimanenti tre faction includono occupazioni periferiche, eterogenee fra loro e differenti sia per grado di coinvolgimento – seppure la maggior parte sia costituita da impiegati – sia per specializzazione, per cui risulta difficile la traduzione in specifici sottogruppi omogenei. I risultati ottenuti sembrano dunque segnalare l’opportunità di differenziare il ruolo dei sottogruppi, distinguendo tra i pochi significativi, cui attribuire un peso maggiore nella progettazione del corso di laurea, e gli altri marginali, da considerare solo come complementari o eventualmente da escludere dalle analisi. Qualora, difatti, una specifica professione permetta a chi la svolge di accedere solo ad occupazioni scarsamente qualificate (come osservato per il settore delle Ricerche di mercato) o così diversificate da rendere difficoltosa la rioccupabilità in posizioni di Professionalità nei servizi per le imprese 187 maggiore importanza o in altri comparti (come emerso nel settore della Pubblicità), pare opportuno ritenere che anche il ruolo della professione debba essere considerato non significativo, indipendentemente dal peso rivestito. 6. La “ricetta di produzione” Le informazioni ottenute dalle analisi descritte sono combinate tra loro e sintetizzate in un vettore che rappresenta, per ognuno dei tre settori di attività, la “ricetta di produzione” dei laureati ad esso destinati. Si perviene, cioè, al vettore SSRr, di dimensioni (q,1), i cui elementi forniscono il peso relativo da assegnare a ciascun SSD all’interno dell’offerta formativa del corso di laurea. In questo lavoro ci si ferma alla specificazione del settore scientificodisciplinare e, quindi, ci si riferisce a ciò che è indicato nell’ordinamento didattico del corso di studio. La fase successiva riguarderà la predisposizione del regolamento didattico che richiede un’opportuna articolazione degli SSD in insegnamenti specifica di ogni settore di attività. La determinazione del contributo del singolo SSD all’offerta formativa avviene moltiplicando i pesi d’importanza degli SDD per i relevance score corretti, integrando, in questo modo, la rilevanza RSi della professione i-esima con le informazioni ottenute dall’analisi del network. Il relevance score corretto della professione i-esima CRSi è calcolato come: CRS i DEG RS i * C Ni 1 J i dove RSi denota il relevance score della professione i-esima; cNiDEG il grado di centralità normalizzato della stessa professione e Ȗi = coefficiente per un nodo cutpoint. I pesi relativi da assegnare a ciascun SSD in ognuno dei tre settori sono ordinati nel vettore SSRr. Infine, per incorporare anche le informazioni sui sottogruppi di professioni discusse nel § 5, si è proceduto, con riferimento al settore delle Ricerche di mercato, a conservare le professioni appartenenti ai sottogruppi 2 e 3, ossia dai profili professionali più rilevanti. Per il settore della Pubblicità sono state conservate le professioni appartenenti ai primi tre sottogruppi, in quanto risultate pertinenti; sono invece state escluse quelle appartenenti ai rimanenti sottogruppi per le quali, per altro, non è stato possibile operare una distinzione in termini di aree funzionali sufficientemente significativa. Nell’Organizzazione di fiere ed eventi, infine, poiché non si è evidenziata l’esistenza di sottogruppi nel network, sono state considerate tutte le professioni. Il peso percentuale dei singoli SSD è mostrato nella Tab. 28. I pesi relativi 188 La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing possono agevolmente essere convertiti nei CFU da indicare nell’ordinamento del corso di laurea29. Tabella 28. La “ricetta di produzione del laureato” SSD ING-INF/01-03 IUS/01-04-07 IUS/09 L-ART L-LIN/12 M-DEA/01 M-PSI/01 P/01 P/07 P/08 P/10 P/11 S/01-05 S/06 SPS/07-08-09 TOTALE Ricerche di mercato Pubblicità Sottogruppi 2 e 3 Valori SS Peso % 72,99 14,40 32,65 6,44 11,32 2,23 9,82 1,94 9,61 1,90 5,88 1,16 31,98 6,31 24,83 4,90 52,02 10,27 133,49 26,34 10,02 1,98 24,83 4,90 33,71 6,65 27,83 5,49 25,72 5,08 100,00 Sottogruppi 1, 2, 3 Valori SS Peso % 60,63 12,54 26,76 5,53 8,69 1,80 13,28 2,75 6,77 1,40 5,24 1,08 29,91 6,19 24,09 4,98 54,2 11,21 128,54 26,59 9,39 1,94 24,09 4,98 34,61 7,16 29,37 6,07 27,91 5,77 100,00 Organizzazione di fiere ed eventi Intero network Valori SS Peso % 60,55 11,70 39,16 7,57 12,15 2,35 9,34 1,81 11,84 2,29 7,67 1,48 37,76 7,29 22,01 4,25 62,07 11,99 125,80 24,31 14,85 2,87 22,01 4,25 34,10 6,59 26,43 5,11 31,86 6,16 100,00 Risulta che, per fornire ad un laureato una formazione adeguata alle esigenze avanzate dal mercato del lavoro nei tre settori considerati, è opportuno ampliare il ventaglio di insegnamenti offerti, inserendo nel percorso formativo non solo i settori previsti dalla corrispondente classe di laurea (costituiti, tipicamente, dalle materie quantitative, come la Statistica, la Matematica e l’Informatica, e da quelle economiche e giuridiche) ma anche altri settori relativi a materie più squisitamente sociali, quali la Sociologia e la Psicologia. Emerge, inoltre, la diversa rilevanza degli SSD: ad un numero contenuto di aree disciplinari predominanti si affianca una molteplicità di aree residuali. In particolare, l’Economia e gestione delle imprese (SSD P/08) ricopre un ruolo decisamente rilevante, rappresentando nei tre settori circa il 25% dei CFU complessivi. Allo stesso tempo si rivelano importanti, anche se con pesi più contenuti, l’Informatica (ING-INF/01-03), l’Economia aziendale (P/07) e l’area statistico-matematica (S/01-06). Al di là delle necessarie conoscenze 29 Si ricorda che, dei 180 crediti che compongono l’offerta formativa, 90 sono assegnati dal MIUR agli SSD previsti dalla classe di laurea in cui il corso è attivato, 12 sono riservati alla scelta dello studente e altri, infine, sono vincolati per la prova finale e altre attività. Professionalità nei servizi per le imprese 189 teoriche, quindi, per svolgere al meglio i tipi di attività qui considerati il neo laureato dovrà possedere anche capacità pragmatiche ed operative consistenti, ad esempio, nell’abilità ad usare uno specifico software o ad applicare una particolare metodologia. La parte restante di CFU dovrà essere distribuita fra un ampio ventaglio di SSD che rivestono un ruolo più marginale. Essi servono essenzialmente a fornire al neolaureato conoscenze che gli permettono di comprendere ed interpretare le dinamiche di mercato, macro e micro, che si troverà ad osservare nello svolgimento del proprio lavoro. Si tratta di SSD di ambito economico (P/01 e P/11) e giuridico (IUS/01-04-07 e IUS/09). Un discorso a parte va fatto, come già accennato, per le lingue straniere: il peso ridotto associato all’inglese discende, infatti, dall’aver fatto ricorso ad una base di dati nordamericana, in cui l’inglese è la lingua madre30 e le lingue straniere vi rivestono plausibilmente un rilievo modesto. Nel progettare l’ordinamento del corso di laurea, pertanto potrebbe essere opportuno assegnare alla lingua inglese un adeguato numero di CFU. In considerazione della contenuta variabilità nel numero di CFU da assegnare ai diversi SSD nei tre settori esaminati, si sono infine sintetizzate le tre “ricette di produzione” riportate nella Tab. 28 in una Ricetta complessiva, ottenuta come media ponderata dei pesi di importanza corretti di ciascun SSD, con pesi di ponderazione dati dal contributo di ognuno dei tre settori (rappresentato dal numero di professioni che li costituiscono). Sono stati infine confrontati i risultati presentati nella Tab. 28 con l’offerta formativa reale. In base alle professioni e ai settori d’attività economica indicati come obiettivo nella declaratoria delle classi di laurea, si è individuata per il confronto la classe Scienze dell’Economia e della Gestione Aziendale (L-18, ex. D.M. 270/2004) attivata nell’anno accademico 2008/2009 in ventitré Atenei italiani, per un totale di cinquantuno corsi di laurea31. Al suo interno, si è selezionata l’offerta formativa di tre corsi di laurea: quelli in Economia e Marketing dell’Università di Bologna Alma Mater Studiorum, in Economia aziendale dell’Università Ca’ Foscari Venezia e in Marketing, comunicazione aziendale e mercati globali dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca (Tab. 29). Quantunque le differenze siano anche consistenti, gli ordinamenti dei tre atenei hanno pesi notevolmente superiori di quelli da noi stimati nelle discipline giuridiche e in quelle quantitative diverse dall’informatica. A quest’ultima, infatti, tutte e tre le offerte, in linea con lo spirito del decreto sulla classe, assegnano un numero di crediti 30 Si tenga presente che nell’individuare i saperi richiesti ai singoli profili professionali si è scelto di non tener conto della padronanza della lingua italiana, considerandola un requisito che ogni laureato dovrebbe possedere. 31 Nell’a.a. 08/09 solo pochi atenei italiani (circa un terzo) ha attivato corsi di laurea in regime 270. Infatti, ben 43 atenei, per un totale di 100 corsi di laurea, hanno continuato nel regime 509 attivando i corsi di laurea nella precedente classe 17. La progettazione del percorso formativo “ottimale” di laureati per le attività di servizi commerciali e marketing 190 ridotto. Nessuno dei tre ordinamenti, inoltre, assegna crediti ai settori L-ART, MDEA, M-PSI, tradizionalmente assenti dai corsi di laurea di una facoltà di economia. L’acquisizione di questi saperi da parte del laureato potrebbe tuttavia essere conseguita tramite i crediti liberi. Il servizio orientamento in itinere potrebbe richiamare l’attenzione dello studente sull’opportunità di effettuare una scelta di questo tipo. Tabella 29. Confronto tra la “ricetta di produzione” e l’offerta formativa di tre corsi di laurea attivati nella classe di laurea L-18 in tre facoltà italiane Ricetta di produzione SSD ING-INF/01-03 IUS/01-04-07 IUS/09 L-ART L-LIN/12 M-DEA/01 M-PSI/01 P/01 P/07 P/08 P/10 P/11 S/01-05 S/06 SPS/07-08-09 Peso % 12,54 6,56 2,11 2,20 1,87 1,26 6,67 4,66 11,36 25,59 2,34 4,66 6,82 5,56 5,80 Bologna Venezia Milano-Bicocca SSD Peso % INF/01 2,50 IUS/01-04 10,00 IUS/09 2,50 L-ART 0,00 L-LIN/12 1,88 M-DEA/01 0,00 M-PSI/01 0,00 P/01 14,38 P/07 5,00 P/08 32,50 P/10 5,00 P/11 0,00 S/01-05 11,25 S/06 7,50 SPS/07-08-09 0,00 SPS/07-08-10 P/05 2,50 P/09 5,00 SSD Peso % INF/01 3,77 IUS/01-04-07 15,09 IUS/09 3,77 L-ART 0,00 L-LIN/12 5,66 M-DEA/01 0,00 M-PSI/01 0,00 P/01 7,55 P/07 11,32 P/08 18,87 P/10 3,77 P/11 0,00 S/01-05 7,55 S/06 11,32 SPS/07-08-09 0,00 P/02 3,77 P/03 3,77 P/09 3,77 SSD Peso % INF/01 3,11 IUS/01-04 11,18 IUS/09 5,59 L-ART 0,00 L-LIN/12 7,45 M-DEA/01 0,00 M-PSI/01 0,00 P/01 14,29 P/07 9,32 P/08 19,25 P/10 0,00 P/11 3,11 S/01-05 10,56 S/06 8,70 SPS/07-08-09 0,00 P/12 2,48 IUS/13 2,48 IUS/14 2,48 Riferimenti bibliografici BARABASI A.L. 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Designing Graduates’ Optimal Educational Pathways For Commercial and Marketing Services Summary. In this paper we discuss a method for the identification and quantification of competencies required to professionals that work in market research, advertisement, and fair and congress organizers. We aimed at defining the ideal mix of knowledge elements that should compose a Bachelor study programme whose graduates could be employed in such economic sectors. For composing an ideal programme we suggest to join the information on competencies drawn from O*Net, the system set up by the US Department of Labor Employment and Training Administration, and on the scientific sectors for Italian universities as defined by the Education, University and Research Ministry. Social network analysis was applied for embedding the expected competencies in study programme designing. Keywords. Market research; Advertising agencies; Professional congress organizers; Professional figures; University education; Social network analysis. Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato1 Luigi Fabbris, Paolo Costa, Roberto Polegato Università degli studi di Padova Riassunto. In questa nota si presentano i dati di una ricerca realizzata nel 2006 sugli istituti veneti che si occupano di ricerche di mercato e sondaggi d’opinione. I dati sono stati raccolti mediante intervista faccia-a-faccia di un campione di titolari di aziende o istituti con almeno tre addetti. Le analisi riguardano: la struttura funzionale delle aziende, la loro posizione economica, la descrizione delle figure professionali più qualificate che vi operano e di quelle che gli istituti ambiscono a reclutare, la nuova occupazione e le previsioni occupazionali nel medio periodo. La riflessione sulle competenze richieste al personale permette di avanzare alcune ipotesi sulla formazione idonea a qualificare il personale degli istituti nel prossimo futuro. Parole chiave: Istituti di ricerche di mercato; Sondaggi demoscopici; Competenze; Professioni; Previsioni occupazionali; Formazione universitaria. 1. Gli istituti per le ricerche di mercato Una ricerca di mercato è una sistematica raccolta, conservazione e analisi di dati e informazioni inerenti al marketing di un bene o di un servizio e alla gestione efficace dei rapporti con la clientela (Customer Relationship Management – CRM). Il marketing è quel ramo della scienza economica che si occupa dello studio del mercato e dell'interazione tra gli orientamenti, attuali o possibili, dei consumatori e le strategie delle imprese. 1 Il presente lavoro è stato realizzato con un finanziamento PRIN 2005 dal titolo “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR e dall’Università di Padova, in collaborazione con Unioncamere nazionale e Unioncamere del Veneto. Coordinatore nazionale del PRIN e del gruppo di ricerca di Padova è L. Fabbris. Questa nota è stata redatta da: R. Polegato per il Par. 3, da P. Costa per il Par. 2 e da L. Fabbris per i restanti paragrafi. Gli autori colgono l’occasione per ringraziare sentitamente i titolari degli istituti che hanno collaborato alla rilevazione dei dati e gli esperti che hanno partecipato alla rilevazione dei dati. 194 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Per l’impresa che deve prendere decisioni di marketing, le ricerche di mercato sono uno strumento d’informazione basilare. Con le ricerche si possono ottenere informazioni per decidere in merito alla produzione, alla distribuzione dei prodotti, alla pubblicità e alle opportunità promozionali, al posizionamento (benchmarking) dell’impresa rispetto alla concorrenza. Alcune ricerche hanno un ambito di applicazione ristretto al mercato di un particolare bene in un particolare momento, altre si pongono obiettivi più strategici (Chisnall, 1990). L’attività di marketing è strettamente connessa alla commercializzazione dei prodotti. In forme variamente codificate, è quindi una funzione aziendale antica almeno quanto lo è la produzione industriale. Come disciplina accademica, il marketing si fa risalire ai primi anni del novecento, quando negli Stati Uniti, prima ancora che in Europa, iniziò la produzione su scala industriale di beni di consumo. Durante la prima industrializzazione, la domanda di beni era superiore all’offerta e i prodotti erano relativamente omogenei. Le decisioni inerenti alla varietà dei prodotti e alle loro caratteristiche dipendevano solo da considerazioni di ordine produttivo. In questo contesto, il marketing produceva materiale pubblicitario, coordinava gli eventi promozionali, e poco altro. Con l’aumento del reddito pro-capite, è cresciuto il consumo delle famiglie, le imprese hanno aumentato correlativamente l’offerta, concentrando lo sforzo sulla vendita della maggiore quantità di beni. Anche in questa fase, detta di orientamento alla vendita, il riferimento primario dell’impresa è stato il prodotto. Quando le imprese iniziano a capire l’importanza di conoscere le esigenze dei consumatori, differenziano i prodotti. Investono somme non banali in test e ricerche di mercato affinché i prodotti realizzati possano sposarsi con le esigenze dei consumatori. Il marketing si orienta al mercato. Ai consumatori, si badi bene, non al singolo consumatore. Il consumatore non si considera, infatti, singolarmente ma come parte di un gruppo omogeneo al quale l’impresa offre un dato prodotto. È intorno agli anni ’60 che si generalizza l’orientamento al consumatore. Il marketing diventa il modo di far coincidere i benefici che il consumatore cerca nei prodotti o nei servizi dell’impresa. La concorrenza tra aziende si manifesta nella qualità dei prodotti e nella ricerca di nuovi mercati. Le aziende devono pertanto intuire e anticipare i bisogni dei consumatori. La relazione con i consumatori è bidirezionale, basata sullo scambio d’informazioni e sulla determinazione di un rapporto solido nel tempo. Il marketing è così investito del difficile compito di instaurare un rapporto e un dialogo continuo con i consumatori, di gestire le interazioni, effettive o ideali, con i clienti, di aprire e allargare i canali di comunicazione. Fidelizzare il cliente diventa uno degli obiettivi più importanti per ottenere un vantaggio competitivo. Per fidelizzare il cliente, bisogna conoscerlo, capirne e prevederne i bisogni e i tempi e rispondere ai suoi segnali. Professionalità nei servizi per le imprese 195 Anche per quanto riguarda il sondaggio di opinione i pionieri sono stati gli USA. In Italia, s’inizia a parlare di sondaggio di opinione durante il fascismo, anche se il governo di allora, intuendo il valore democratico implicito nei sondaggi, ne realizza solo per fini di controllo sociale. Il primo appello all’adozione dei sondaggi in Italia fu di Luzzatto Fegiz nel 1942, ma non trovò sostenitori, soprattutto per quanto riguardava la sua applicazione alla politica. Il primo istituto demoscopico italiano fu la Doxa di Milano, fondata dallo stesso Luzzatto Fegiz nel 1946. La sensibilità nei confronti dell’iniziativa era modesta, il solo apporto finanziario le venne da un’impresa americana, l’IBM. A causa dell’assenza di commesse, la Doxa realizzava sondaggi d’opinione di propria iniziativa, con qualche eccezione, assomigliando così più ad un istituto accademico di ricerca che agli attuali istituti d’opinione commerciali. Una seconda generazione di istituti d’opinione sorse alla fine degli anni Cinquanta durante il “miracolo economico”, quasi esclusivamente per realizzare indagini di mercato. L’indifferenza verso la rilevazione dell’opinione pubblica era determinata dalla mancanza di una vera competizione elettorale, durante e dopo la cosiddetta guerra fredda, essendo l’elettorato fedele principalmente ai due partiti maggiori, DC e PCI. La scarsa fluidità elettorale può spiegare il limitato bisogno d’indagini sull’opinione pubblica sino alla caduta del muro di Berlino, nel 1989. Con il muro a Berlino è caduta anche l’indifferenza nei confronti dei sondaggi politici. La fluidità elettorale, iniziata con la scomparsa/trasformazione dei due partiti che avevano monopolizzato la scena politica italiana, dà maggior valore alla conoscenza previa dei movimenti elettorali e all’analisi dei flussi tra partiti. Le ricerche per il marketing servono a rafforzare le decisioni strategiche delle imprese, soprattutto di quelle di maggiori dimensioni. Le imprese che forniscono servizi di marketing compaiono in Italia con il boom economico degli anni ’50, come fornitrici di indagini di mercato. Bisognerà aspettare gli anni ’80 perché si affermino nello scenario economico italiano e gli anni ’90 per assistere ad una generale esternalizzazione (outsourcing), vale a dire al trasferimento all’esterno della gestione di varie funzioni aziendali che non costituiscono la mission dell’impresa, tra le quali appunto il marketing. Il marketing si può catalogare in strategico e operativo. Quello strategico si basa sullo studio dei bisogni del cliente e sull’analisi dei servizi offerti al mercato al fine di seguirne l’evoluzione, identificare i prodotti e i mercati su cui investire, individuare segmenti reali o potenziali di clientela analizzandone i bisogni. Dei mercati, il marketing strategico misura l’attrattività e l’accessibilità in termini qualiquantitativi e dinamici, ossia riferita al ciclo di vita del prodotto. Lo studio di marketing consente di individuare le strategie da adottare nel medio e lungo termine al fine di cogliere le opportunità esistenti sul mercato e offrire all’impresa un potenziale di crescita e di redditività. 196 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Il marketing operativo è, invece, un approccio attivo di “conquista” dei mercati e il suo orizzonte di azione si situa nel breve/medio termine. Rappresenta l’approccio commerciale classico, centrato sull’obiettivo di realizzare volumi d’affari che massimizzano l’utile e su strategie derivanti dall’insieme delle politiche di prodotto, di prezzo, di distribuzione e di promozione dei prodotti. La politica di prodotto o di servizio consiste nella scelta delle caratteristiche del prodotto/servizio (d’ora in avanti, per “prodotto” intendiamo anche servizio), quali la tecnica e la tecnologia, i materiali, le finiture, l’imballo, l’assistenza, vale a dire l’insieme dei valori offerti all’acquirente. Il successo dell’impresa su un dato segmento di mercato dipenderà pertanto soprattutto dalla capacità del prodotto di soddisfare le esigenze e i desideri della clientela. La politica dei prezzi è l’insieme dei criteri di definizione dei prezzi, degli sconti e delle promozioni, ossia l’insieme dei costi monetari e non monetari sostenuti dall’acquirente per beneficiare del prodotto. La politica di distribuzione è l’insieme delle strategie di individuazione delle attività utili a far giungere un determinato prodotto al consumatore finale nella maniera più pratica per l’acquirente. Saper scegliere una rete distributiva significa individuare le caratteristiche degli intermediari, organizzare la consegna delle merci, determinare i servizi inerenti alla distribuzione del prodotto. La distribuzione avviene tramite la gestione dei canali di distribuzione e dei magazzini, della logistica delle merci e della copertura del mercato. La politica di promozione è l’insieme delle attività di comunicazione necessarie a promuovere, pubblicizzare e far conoscere al mercato un determinato prodotto o servizio. Le ricerche di mercato hanno un ruolo anche alla programmazione del complesso sistema di relazioni e attività mirate al CRM per fidelizzare i clienti, realizzare nuove opportunità, intervenire dove il cliente ha necessità prevedibili e soddisfabili e mantenere viva nel cliente l'attenzione per l'azienda. Un cliente avrà motivi per restare fedele se ravvisa nel fornitore una particolare attenzione alla sua identità (si vedano Farinet e Ploncher, 2002). Svolgono attività per il marketing e il CRM le aziende che: x svolgono ricerche e indagini sulla clientela, sul mercato attuale e potenziale, sul grado di accettazione e la conoscenza di determinati prodotto da parte della gente, sulle abitudini di acquisto dei consumatori, sulla soddisfazione dei clienti circa un determinato prodotto o servizio, sull’immagine aziendale; x ideano e realizzano loghi e marchi, campagne di telemarketing e di pubblicità locale e nazionale, campagne di fidelizzazione dei clienti, business plan; x gestiscono servizi di assistenza ai clienti; x sviluppano siti internet gestendone il posizionamento nei motori di ricerca, attività finalizzate alla promozione del sito internet e dei suoi prodotti on-line. Professionalità nei servizi per le imprese 197 Per conoscere la professionalità utilizzata e quella utilizzabile dalle imprese che svolgono studi di mercato e sondaggi di opinione nel Veneto, è stata svolta una ricerca empirica interpellando un campione di titolari delle aziende venete con almeno tre addetti. Le aziende di uno o due addetti sono state escluse perché si è ritenuto che i profili professionali attivi al loro interno non fossero riconoscibili e differenziabili. Essendo lo studio dei profili professionali e delle attività svolte nelle aziende temi complessi e articolati, rilevabili in forma prevalentemente qualitativa e con indubbio impegno per il rispondente, si è deciso di rilevare i dati mediante intervista faccia a faccia presso le aziende. La lista delle aziende operanti nel comparto degli studi di mercato e dei sondaggi di opinione (che, per comodità, chiameremo aziende di marketing) è stata costruita a partire da un elenco di 148 unità fornito dalla Camera di commercio di Padova, integrato con altre dedotte dal portale Infoimprese delle camere di commercio (www.infoimprese.it) e dalle Pagine gialle (www.paginegialle.it). La lista così ampliata comprendeva 232 unità. Dalla lista sono state escluse 80 aziende, 9 perché dalla descrizione della loro attività, riportata in uno dei portali sopra citati o, più frequentemente, nel sito web dell’azienda, si è capito che erano non pertinenti al settore in esame, 13 perché prive di un recapito telefonico e 58 perché avevano meno di tre addetti. Le 152 rimanenti sono state contattate per telefono sia per ottenere l’informazione sul numero di addetti, sia per controllare ulteriormente la pertinenza delle loro attività con il settore in esame2. La lista delle aziende con almeno tre addetti si è così ridotta a 47 unità. Dagli strati delle aziende da tre a nove addetti (nel seguito denominate “piccole”) e delle aziende da dieci addetti in su (dette “grandi”), è stata selezionato un campione di 23 unità, comprendente tutte le grandi e un campione casuale equiprobabile delle piccole. Per effettuare stime corrette delle grandezze in esame è quindi necessario introdurre dei pesi di entità inversamente proporzionale alle probabilità di inclusione nel campione (Fabbris, 1989). I dati sono stati rilevati da luglio a ottobre del 2005 somministrando, tramite due rilevatori specializzati, un questionario semi-strutturato. Su appuntamento, un rilevatore, e in alcuni casi due, si sono recati presso l’azienda. L’analisi dei dati è stata svolta presso il Dipartimento di Scienze Statistiche dell’Università di Padova utilizzando prevalentemente il sistema SAS (Sas Institute, 2004). 2 Giova ricordare che le classificazioni presso la base di dati delle Camere di commercio sono aleatorie a causa della prassi dell’autoclassificazione da parte degli imprenditori e delle continue modifiche intervenute nei sistemi di classificazione, soprattutto nel comparto dei servizi alle imprese. Le ricerche di mercato e i sondaggi di opinione sono considerevolmente sovrapposti, tra l’altro, con i metodi e i contenuti dei comparti della “Ricerca e sviluppo” e della “Pubblicità”. 198 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Il questionario utilizzato per l’indagine rileva una considerevole quantità di informazioni relative alle aziende venete che operano nel settore degli studi di mercato e dei sondaggi di opinione. Inoltre, rileva le attività che si svolgono nelle aziende in questione, le figure professionali che vi hanno un ruolo e le competenze richieste per svolgere utilmente il ruolo atteso. Il questionario utilizzato si compone di nove sezioni: A. Il rispondente: dove si rilevano informazioni personali sul rispondente (nome, cognome, genere, anno di nascita, titolo di studio, ruolo e funzioni in azienda). B. L’azienda: dove si rilevano informazioni sull’azienda (tra le altre, la ragione sociale, la data d’inizio dell’attività, l’appartenenza ad associazioni di categoria, ecc...). C. Il sito internet: dove si rilevano informazioni sull’utilizzo di un sito internet e sulle sue finalità. D. Certificazione: dove si rilevano informazioni sullo stato della certificazione e sui motivi che spingono alla certificazione. E. Clienti, obbiettivi e risultati: dove si rilevano informazioni sui clienti e sull’andamento dell’azienda rispetto agli obbiettivi prefissati. F. Il personale: dove si rilevano informazioni sugli addetti, sulla struttura organizzativa interna dell’azienda, sulle figure professionali e sull’impiego di studenti in stage/tirocinio. G. Variazioni di personale nell’ultimo anno: dove si rilevano informazioni sulle variazioni di personale nell’ultimo anno e sulle eventuali difficoltà a reperire personale. H. Previsioni: dove si rilevano le previsioni di variazione del personale nei prossimi due anni. I. Per concludere: dove si rilevano le impressioni del rispondente sulle figure professionali che nel prossimo futuro avranno maggiori opportunità occupazionali, e inoltre sull’andamento dell’azienda e del settore in generale nei prossimi anni. Nel seguito, si illustra l’evoluzione negli ultimi vent’anni delle imprese di ricerche di mercato e sondaggi d’opinione (Par. 2), le professionalità rilevanti nelle dette imprese, in modo particolare le figure professionali “da tecnico in su” che costituiscono la destinazione possibile dei laureati italiani (Par. 3) e una previsione sull’occupazione possibile nel medio termine nel comparto in esame (Par. 4). Nel paragrafo conclusivo (Par. 5), si svolge un ragionamento sui percorsi formativi pertinenti alle figure professionali introdotte nel Par. 3. Professionalità nei servizi per le imprese 2. 199 Tratti statistici delle aziende di marketing Le imprese di ricerche di mercato e di sondaggi d’opinione hanno il codice3 Ateco 74.13 delle attività produttive (ISTAT, 2002). Dal censimento del 1991, queste imprese hanno un codice di rilevazione autonomo e l’Istat pubblica pertanto statistiche specifiche sulle aziende di marketing italiane. Nel 2001, le aziende di marketing presenti sul territorio italiano sono 6442. La loro distribuzione territoriale è correlata con la presenza di grandi concentrazioni industriali. Infatti, ben il 68,2% si localizza nel nord Italia, e in particolar modo nell’Italia nord-occidentale, contro il 19% nel Centro e il 12,8% nel Meridione. Analoga è la distribuzione dei 19471 addetti: il 74,7% si trova nel nord Italia, il 15,6% nel Centro e solamente il 9,7% nel Sud e nelle isole (Tab. 1). Tabella 1. Distribuzione assoluta e percentuale degli addetti e delle aziende di ricerche di mercato e sondaggi d’opinione in Italia nel 2001, per grande ripartizione geografica (Istat, vari anni) Ripartizione geografica Italia nord-occidentale Italia nord-orientale Italia centrale Italia meridionale Italia insulare Totale Aziende Numero 2.937 1.458 1.225 626 196 6.442 Addetti % 45,6 22,6 19,0 9,7 3,0 100,0 Numero 11762 2790 3040 1487 392 19471 % 60,4 14,3 15,6 7,6 2,0 100,0 Anche le aziende di marketing sono prevalentemente composte di una o due addetti. Infatti, l’82,3% delle aziende ha da uno a due addetti, e assorbe il 32,2% dell’occupazione del settore. Tuttavia, per quanto le aziende che hanno un numero di addetti tra tre e nove siano il 13,4% e quelle con più di nove siano solamente il 3,8%, queste classi ne assorbono, rispettivamente il 19,6% e il 48,2%. Il Veneto, con le sue 677 unità censite nel 2001, è la seconda regione per numero di aziende di marketing e sondaggi, superata solamente dalla Lombardia che, con 2.271 aziende, rappresenta il 35,3% del totale nazionale. Seguono, nell’ordine, 3 Fino al censimento del 1981, il comparto delle imprese di ricerche di mercato e sondaggi d’opinione era il 74.1 (ISTAT, censimento 1981). Per una trattazione più compiuta dei cambiamenti intervenuti nelle classificazioni delle attività economiche che hanno avuto un impatto nella classificazione degli studi tecnici, si può consultare Costa et al. (2006). 200 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Emilia-Romagna, Lazio e Piemonte con, rispettivamente, il 9,2%, il 9,1% e il 7,6% (Costa et al., 2006). La graduatoria delle regioni per numero di addetti non rispecchia esattamente quella del numero di aziende: la prima regione è ancora la Lombardia con il 49,5% degli addetti del settore. Invece, il Veneto, con i suoi 1185 addetti, pari al 6,1% del totale, scende di due gradini, superato dal Piemonte (9,5%) e dal Lazio (8,8%). La realtà veneta è quindi caratterizzata da un numero importante di aziende di marketing di dimensione modesta. Ben l’86% delle aziende venete è composto da uno o due addetti che, nel complesso, rappresentano più della metà degli occupati nel comparto. Le aziende che superano i nove addetti rappresentano appena l’1,2% e, in nessun caso, superano i 50 addetti (Tab. 2). Il numero medio di addetti per azienda veneta è 1,8, valore nettamente inferiore a quello nazionale, che è di circa 3 addetti per azienda. Tabella 2. Distribuzione di frequenze percentuali delle aziende di marketing in Italia e nel Veneto nel 2001, per numero di addetti. Numero di addetti 1 2 3- 5 6- 9 10 - 15 16 - 19 20 - 49 50 - 99 100 - 199 Totale Italia 68,4 14,4 10,2 3,3 1,6 0,5 1,0 0,3 0,2 100,0 Veneto 74,6 11,4 9,9 3,0 0,7 0,4 0,0 0,0 0,0 100,0 In Lombardia e Piemonte sono situate le aziende maggiori, e ciò determina una media per azienda, rispettivamente, di 4,2 e 3,8 addetti, valori nettamente superiori a quelli medi del Paese. Giova ricordare che queste due regioni sono quelle nelle quali si trovano le aziende industriali di maggiori dimensioni. Ciò conferma la macro-tendenza già ipotizzata che le aziende di marketing si situano con maggiore frequenza in prossimità dei grandi stabilimenti industriali. Padova è la provincia veneta con il maggior numero di aziende e di addetti, seguita da Verona e da Vicenza (Tab. 3). Professionalità nei servizi per le imprese 201 Tabella 3. Distribuzione delle aziende e degli addetti e numero medio di addetti per istituto di ricerca di mercato o sondaggio d’opinione nel Veneto nel 2001, per provincia. Provincia Aziende Addetti Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo Totale 153 125 10 97 87 196 9 677 263 210 13 164 183 333 19 1185 Numero medio di addetti per azienda 1,43 1,33 1,32 1,36 1,49 1,39 1,31 1,39 Nell’arco di dieci anni, dal 1991 al 2001, le aziende italiane di marketing sono più che raddoppiate (+144%, passando da 2645 a 6442 unità), e il numero di addetti è cresciuto con minor vigore (+72,1%, passando da 11315 a 19471 unità). L’aumento più marcato del numero di aziende rispetto al numero di addetti ha inevitabilmente determinato una diminuzione della dimensione media delle aziende che sono così passate da una media di 4,3 addetti nel 1991 a 3,0 nel 2001 (Tab. 4). Tabella 4. Numerosità delle aziende e degli addetti del settore marketing e sondaggi in Italia e in Veneto nel 1991 e nel 2001 (Istat, vari anni). Aziende Italia Veneto 1991 2.645 190 Addetti 2001 6.442 677 1991 11.315 544 2001 19.471 1185 Nel Veneto, la tendenza è stata analoga, ma gli aumenti sono stati più sensibili, sia per quanto riguarda le aziende che gli addetti. Le aziende, infatti, sono più che triplicate in dieci anni (da 190 a 677 unità) e il numero di addetti è più che raddoppiato (da 544 a 1185 unità impiegate). Anche in Veneto il numero medio di addetti per azienda è diminuito, passando da 2,9 del 1991 a 1,8 del 2001. Le aziende venete di marketing operano in settori abbastanza variegati. Accanto al buon numero di aziende che si occupano specificatamente di marketing strategico e ricerche di mercato esistono realtà più piccole con attività molto specifiche. Il gruppo più numeroso è costituito dalle aziende che curano il marketing 202 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato operativo, ossia la realizzazione di una pluralità di servizi diretti al raggiungimento e al mantenimento della clientela (Tab. 5). Tabella 5. Distribuzione percentuale delle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione per anno di nascita e tipo di attività svolta. Marketing operativo 9,8 Tipo di attività Marketing strategico 11,1 Sondaggi 0,0 9,1 Tra il 1990 ed il 1999 35,3 55,6 61,8 46,8 Dal 2000 in poi Totale % (n) 54,9 100,0 (11) 33,3 100,0 (9) 38,2 100,0 (3) 44,0 100,0 (23) % sul totale 46,8 41,2 12,0 100,0 Anno di nascita Prima del 1990 Totale Le aziende venete di marketing e sondaggi sono molto giovani. Nel 2006, il 90,9% di queste, infatti, non ha più di 16 anni e ben il 44% non più di 6. Le poche aziende nate prima del 1990 si occupano di marketing operativo e strategico. Quelle di marketing operativo sono state fondate prevalentemente a partire dal 2000, le seconde, come pure quelle di sondaggi, tra il 1990 e il 1999. Trattandosi di aziende giovani e dinamiche, collegate al mondo della comunicazione, non stupisce che ben il 95,4% disponga di un proprio sito internet (Tab. 6). Il 56% delle aziende, principalmente quelle che si occupano di marketing operativo e sondaggi, utilizzano il sito, oltre che come vetrina pubblicitaria, anche a scopo interattivo per scambiare informazioni con i propri clienti e cercare personale. Quelle che utilizzano il sito per le funzioni più complesse sono il 56%. Le poche aziende che non hanno un proprio sito sono il 4,6% del totale e si occupano esclusivamente di marketing strategico. Le attività svolte dalle aziende di marketing, legate di per sé a procedure di ricerca piuttosto standardizzate per quanto varie, giustificano che il 64,1% di queste non possieda un sistema di certificazione della qualità. Infatti, nessuna delle aziende appartenenti ai due settori più legati alla ricerca economica e sociale (il marketing strategico e i sondaggi) sono certificate (Tab. 7). Sembra, tuttavia, che stiano incominciando ad intraprendere la strada della certificazione, sia per migliorare la propria immagine sia per soddisfare le esigenze di un mercato che sempre più, anche nei servizi, richiede la qualità. Si osserva che le uniche aziende ad essere certificate si occupano di marketing operativo, quindi sono Professionalità nei servizi per le imprese 203 meno legate delle altre a vere e proprie attività di ricerca ma sono, per l’appunto, più operative. Tabella 6. Distribuzione percentuale delle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione per presenza del sito internet e tipo di attività svolta. Sito internet Non possiede Usato come vetrina informativa Usato con funzioni interattive Totale % (n) Tipo di azienda Marketing Marketing operativo strategico Sondaggi Totale 0,0 11,2 0,0 4,6 39,1 44,4 23,6 39,4 60,9 44,4 76,4 56,0 100,0 (11) 100,0 (9) 100,0 (3) 100,0 (23) Tabella 7. Distribuzione percentuale delle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione per situazione rispetto alla certificazione e tipo di attività svolta. Certificazione di qualità assente Tipo di azienda Marketing Marketing operativo strategico 58,6 77,8 Sondaggi Totale 38,2 64,1 in corso 0,0 22,2 61,8 16,6 presente Totale % (n) 41,4 100,0 (11) 0,0 100,0 (9) 0,0 100,0 (3) 19,4 100,0 (23) Il 59,5% delle aziende lavora per clienti da fuori regione. La percentuale è un po’ più alta (69%) se l’azienda ha altre sedi fuori del Veneto. Le aziende che hanno sedi solo nel Veneto lavorano, invece, principalmente per aziende venete. La consulenza di marketing richiede interazione con le aziende clienti, per questo l’attività è legata al territorio (Tab. 8). Per quanto concerne la tipologia della clientela (privati/pubblici), invece, si nota come il 76% delle aziende lavori esclusivamente per clienti privati indipendentemente dalla dimensione dell’azienda (Tab. 9). 204 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Tabella 8. Distribuzione percentuale delle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione per provenienza dei clienti e presenza di altre unità locali. Raggio d’azione prevalente dell’azienda Altre sedi fuori dal Veneto Non ne ha Ha altre sedi Totale (n=23) Regionale 64,5 31,0 40,5 Extra-regionale Totale (n) 35,5 100,0 (19) 69,0 100,0 (4) 59,5 100,0 (23) Tabella 9. Indicatori di tipologia della clientela delle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione, per numero di addetti dell’azienda. Indicatori di tipologia clientela Numero addetti Fino a 5 Oltre 5 (n=14) (n=9) Totale (n=23) % che ha anche enti pubblici come clienti 21,4 28,5 24,0 % che ha un solo cliente principale 21,4 53,9 33,1 Particolarmente interessante è, invece, che un’azienda su tre conta su un cliente principale che copre per lo meno il 40% del fatturato dell’azienda. Ciò accade più frequentemente nelle aziende di maggiori dimensioni e soprattutto in quelle che si occupano di marketing operativo, mentre è più raro nelle aziende di marketing strategico ed assente in quelle di sondaggi (Tab. 10). Tabella 10. Percentuale di aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione che hanno un cliente principale, per tipo di attività. Tipo di attività Marketing Marketing strategico operativo (n=9) (n=11) % che ha un cliente principale 51,2 22,2 Sondaggi (n=3) 0,0 Totale (n=23) 33,1 Professionalità nei servizi per le imprese 205 Tabella 11. Percentuale di aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione inserite in una rete, per tipologia di clientela. Ha un cliente principale Sì No (n=8) (n=15) % di aziende inserite in una rete 27,6 52,1 Totale (n=23) 44,0 Questi dati ci riportano al discorso sull’esternalizzazione. È, infatti, verosimile che le aziende che hanno un solo cliente, o un cliente principale e altre occasioni marginali di attività, siano nate per scissione di una funzione attiva in grandi aziende di produzione di beni o servizi. Le aziende nate per esternalizzazione di un processo avviato si occupano prevalentemente di marketing operativo (51,2% dei casi rispetto al 22,2% del marketing strategico), proprio perché i settori esternalizzati dalle imprese sono principalmente quelli non strategici. Coerentemente, nessuna delle aziende che si occupano di sondaggi ha un cliente principale, trattandosi di realtà da sempre indipendenti. Il 44% delle aziende venete di marketing e sondaggi è inserito in una qualche rete di aziende e, salvo casi eccezionali, ha un cliente principale o unico, mostra ancora una volta come la rete si costruisca per la ricerca della propria posizione nel mercato. Se, invece, l’impresa è nata per esternalizzazione della funzione di ricerca da un’azienda-madre, ci sarà all’origine un forte legame biunivoco, una sorta di “cordone ombelicale” tra l’azienda madre e quella creata, che si può intravedere nel modo di operare, anche se l’azienda di marketing “figlia” esiste da parecchi mesi. Le aziende di marketing da noi interpellate hanno dimensione medio-piccola nel panorama italiano e mondiale: oltre l’80% delle aziende ha tra tre e dieci addetti (Tab 12), il numero medio di addetti è pari a 7, con sensibili differenze secondo il tipo di attività (Tab. 13). Vale la pena riaffermare che si tratta delle aziende con il maggior numero di addetti tra le aziende operanti nel Veneto. Le aziende di marketing strategico sono quelle più piccole. Hanno, infatti, una dimensione media di 4,7 addetti. I titolari e soci pesano considerevolmente (34%) sul complesso degli occupati: mediamente sono 1,6 per azienda. Il personale a tempo indeterminato è piuttosto ridotto in numero ed è superato nettamente dal personale a tempo determinato, o con contratto atipico o legato all’azienda da un rapporto liberoprofessionale interno. Varie commesse di lavoro sono, assegnate volta a volta a liberi professionisti, vuoi perché maggiormente specializzati su un determinato settore, vuoi per acquisire il numero massimo possibile di commesse. Una parte dei liberi professionisti è integrata nell’azienda ed è nel seguito chiamata “liberi professionisti interni” per Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato 206 significare che esercitano un’attività di lavoro autonomo esclusivamente, o quasi, per la stessa società di servizi professionali e sono pertanto inseriti in gruppi di lavoro dell’azienda e operano prevalentemente o esclusivamente all’interno della stessa. Tabella 12. Distribuzione percentuale delle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione per dimensioni dell’azienda, suddivise per tipo di attività svolta Tipo di attività Marketing Marketing operativo strategico 58,6 77,8 29,3 22,2 12,1 0,0 100,0 100,0 (11) (9) Numero di addetti Da 3 a 5 Da 5 a 10 Oltre 10 Totale Totale Sondaggi 38,2 38,2 23,6 100,0 (3) 64,1 27,4 8,5 100,0 (23) Tabella 13. Numero medio di addetti delle aziende venete di studi di mercato e sondaggi di opinione, per posizione del personale, tipo e dimensione dell’azienda. Attività Posizione Marketing Marketing operativo strategico (n=9) (n=11) Numero addetti Sondaggi (n=3) Fino a 5 (n=14) Oltre 5 (n=9) Totale (n=23) 1,4 1,6 1,8 1,6 1,2 1,5 2,7 1,2 3,6 0,9 4,6 2,2 2,9 0,7 - 0,6 3,5 1,6 Contratto atipico 1,4 0,8 1,1 0,6 2,0 1,1 Libero professionista int. 0,5 0,4 1,9 0,9 0,1 0,6 Totale addetti 8,9 4,7 8,4 4,6 11,4 7,0 65,5 30,4 9,8 25,0 78,9 44,4 1,2 2,7 4,9 1,43 3,7 2,3 Titolare o socio Dip. tempo indeterminato Dip. tempo determinato Collaboratore occasionale Libero professionista est. Professionalità nei servizi per le imprese 207 Per la rilevazione dei dati e per la loro eventuale immissione su supporto informatico si fa ricorso a collaboratori esterni, con contratto di collaborazione occasionale. Mediamente, i collaboratori esterni sono circa 30 per azienda. Le aziende di marketing operativo hanno una media di quasi 9 addetti. Per svolgere questa attività sono state create nel Veneto aziende di decine di addetti. Al loro interno, i titolari e i soci pesano ovviamente meno che nelle aziende di marketing strategico, ma la proporzione di addetti inseriti in azienda a tempo indeterminato rimane piuttosto bassa, attorno al 30% del totale, liberi professionisti interni compresi. Queste aziende fanno scarsamente uso di liberi professionisti, sia interni che esterni all’azienda (rispettivamente, 0,5 e 1,2 per azienda). Al contrario, la funzione di call center, attiva all’interno dell’azienda per gestire le attività di telemarketing e di promozione in punti vendita, quella di contact center e le indagini di customer satisfaction alzano considerevolmente il numero di collaboratori impiegati in queste attività, che ammontano in media a 65 per azienda. Si tratta di un numero indicativo, dal momento che ciascuna azienda fa uso di tipi e di quantità di collaboratori in ragione delle richieste della clientela. Per le attività più stabili, è inquadrato un certo numero di dipendenti a tempo determinato. Anche le aziende di sondaggi hanno dimensioni superiori alla media, circa 8 addetti per azienda, ma sono strutturate in modo più tradizionale. Quasi la metà degli addetti è assunta a tempo indeterminato e, in genere, il ricorso a contratti a tempo determinato o atipici è limitato. Il numero di collaboratori per le attività di rilevazione è relativamente contenuto (quasi 10 ad azienda) e vi è un maggior ricorso a liberi professionisti, in particolar modo esterni, soprattutto per realizzare specifiche commesse, oppure per l’analisi dei dati raccolti, qualora il cliente ne faccia richiesta. Si può notare che le aziende di maggiori dimensioni hanno forme di inquadramento del personale più stabili. Nelle aziende con almeno 5 addetti, i titolari, i soci e i dipendenti con contratto a tempo indeterminato rappresentano il 51% degli addetti, che diventano l’82% se si aggiungono anche i dipendenti con contratto a tempo determinato. Le aziende fino a 5 addetti tendono a mantenere una struttura del personale più flessibile, con una limitata proporzione di addetti inquadrati stabilmente in azienda e con contratti meno impegnativi, come le collaborazioni a progetto e i liberi professionisti interni. 3. Attività e professionalità nelle aziende di marketing Le aziende di marketing operativo offrono vari servizi alle imprese produttive. Un primo servizio, il più tradizionale, è la promozione diretta, vale a dire il contatto dei potenziali clienti per offrire determinati prodotti o servizi. Le modalità di contatto 208 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato sono la vendita telefonica (telemarketing) e la gestione di stand, eventualmente con personale ad hoc, presso i punti vendita (promozione in punto vendita). Oltre a questi servizi, si può dire operativi, gli istituti offrono consulenza sui modi e sui tempi della promozione del marchio o di suoi prodotti, gestione delle offerte promozionali e creazione di materiale pubblicitario, dai volantini al merchandising. Un servizio inerente al CRM è la gestione delle forme tradizionali di fidelizzazione (tra le altre, le raccolte di punti o i concorsi a premi legati alla vendita di particolari prodotti) e la realizzazione di sistemi di relazione stabile con la clientela. Le aziende di marketing operativo forniscono consulenza sul tipo di struttura più adatto alle esigenze dell’impresa, quali numeri verdi, sms, e-mail o siti internet, attività la cui realizzazione compete di solito alla stessa azienda tramite il proprio Contact center. Un’altra attività è il web marketing, ossia una serie di azioni per una migliore visibilità del cliente sul www. Questo tipo di attività non è ancora non molto diffuso nel Veneto. Le aziende di marketing realizzano il sito internet del cliente secondo le sue esigenze di comunicazione e ne curano l’aggiornamento e la manutenzione. Sono anche responsabili della visibilità del sito stesso, ragion per cui si occupano di migliorare il ranking del sito nei motori di ricerca e di pubblicare banner pubblicitari sui siti e sulle newsletter correlate alle attività o ai potenziali clienti dell’azienda. L’attività principale delle aziende di marketing strategico è la realizzazione di ricerche di mercato all’interno della più generale consulenza di marketing. Le ricerche sono finalizzate alla comprensione dell’andamento del mercato, dei potenziali concorrenti dell’azienda, del posizionamento dei prodotti e del marchio. Vi sono poi indagini rivolte direttamente ai clienti delle aziende, attuali o potenziali, attraverso l’analisi di dati disponibili o la realizzazione di apposite indagini di customer satisfaction. Per le indagini a carattere quantitativo, le aziende mettono a disposizione i propri sistemi software CATI (Computer Assisted Telephone Interviewing) o CAWI (Computer Assisted Web-based Interviewing) e una struttura di call center con intervistatori reclutati ad hoc per rilevare direttamente i dati. Queste aziende offrono spesso anche la consulenza sulle tecniche di campionamento, sulla struttura del questionario e sulla formulazione delle domande, sul criterio ottimale di contattare le persone. Per le indagini qualitative, realizzano interviste in profondità, focus group e rilevazioni Delphi, mettendo a disposizione del cliente una rete di intervistatori reclutati ad hoc e personale specializzato nella realizzazione di rilevazioni dirette sofisticate. Offrono anche consulenza sulle strategie di marketing. La consulenza può riguardare sia la creazione o la modifica di prodotti specifici dell’impresa-cliente, sia le strategie di comunicazione, commercializzazione e promozione, compresa la creazione di grafiche pubblicitarie, packaging del prodotto, cartellonistica, volantini, Professionalità nei servizi per le imprese 209 pubblicità per radio e televisioni, cataloghi, siti web e piani di comunicazione interna ed esterna. Una particolare attività di promozione, nata di recente ma in crescita, riguarda la gestione delle strategie di sponsorizzazione. In questo caso, l’azienda si occupa di individuare gli eventi da sponsorizzare per aumentare la visibilità dell’immagine del cliente e cura la gestione dei rapporti tra questo e gli organizzatori dell’evento. Le aziende marketing realizzano anche attività connesse al marketing, soprattutto corsi e seminari di formazione su marketing, comunicazione e CRM per il personale delle aziende clienti. Ci sono anche aziende che forniscono consulenza sull’organizzazione aziendale dei clienti. Le aree funzionali individuate nella generalità delle aziende visitate comprende: la direzione (Par. 3.1), l’area amministrativa e segretariale (Par. 3.2), l’area informatica (Par. 3.3), l’area tecnico-operativa (Par. 3.4), l’area commerciale (Par. 3.5) e l’area della comunicazione (Par. 3.6). Tuttavia, la suddivisione per aree funzionali delle attività permette una prima veloce comprensione della strutturazione interna delle aziende di marketing. Queste funzioni sono svolte in ogni azienda di marketing, tuttavia solo nelle aziende di una certa dimensione s’individua un organigramma con aree amministrative, informatiche, commerciali o della comunicazione con propri responsabili. La numerosità delle figure professionali presenti nelle aree funzionali delle aziende di marketing del Veneto è deducibile dalle Tabelle 14 e 15, le competenze professionali richieste dalle aziende alle figure professionali che occupano posizioni da tecnico in su sono descritte nelle Tabelle 16, 17 e 18 e le caratteristiche sociali delle figure nella Tab. 19. 3.1. La Direzione Al vertice dell’organizzazione aziendale si trova la direzione, coordinata dal Titolare o dall’Amministratore nelle società più grandi (Fig. 1). Amministratore Il Titolare o Amministratore dell’azienda costituisce la figura di vertice dell’organizzazione aziendale, responsabile dell’andamento economico e della strategia. L’attività principale riguarda la pianificazione e il coordinamento di ogni attività dell’azienda sotto il profilo economico, amministrativo e operativo. Sviluppatore di pagine web Segretaria Webmaster Programmatore informatico Tecnico informatico AREA INFORMATICA Addetto all’amministrazione AREA AMMINISTRATIVA E SEGRETERIA Responsabile di call center Responsabile di marketing Responsabile di progetto AREA OPERATIVA Amministratore DIREZIONE Addetto commerciale AREA COMMERCIALE Grafico Comunicatore di impresa e di prodotto AREA COMUNICAZIONE Figura 1. Organizzazione per area funzionale delle imprese venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione, con indicazione delle figure professionali 210 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Addetto amministrazione Amministratore Commerciale Comunicat. impresa e prodotto Grafico Intervistatore Operatore di call center Programmatore informatico Promoter Responsabile del call center Responsabile di progetto Ricercatore marketing Segretaria Sviluppatore pagine web Tecnico informatico Webmaster Totale Figura professionale Numero addetti Fino a 5 Oltre 5 (n=14) (n=9) 0,6 1,0 0,9 1,0 0,5 0,4 0,1 0,5 0,2 0,2 0,4 3,3 0,3 0,8 0,6 1,9 1,0 0,8 0,3 0,1 0,3 0,1 0,2 0,4 0,1 11,4 4,6 Tipo di azienda M. operativo M. strategico (n=11) (n=9) 0,6 1,1 1,0 1,0 0,2 0,7 0,4 0,2 0,3 0,2 3,0 0,1 0,5 0,7 1,3 1,2 0,2 0,3 0,1 0,2 0,2 0,1 8,9 4,7 Sondaggi (n=3) 0,4 0,7 0,8 0,4 1,5 4,0 0,2 0,4 8,4 0,9 0,9 0,4 0,2 0,2 1, 5 0,1 0,3 1,0 0,9 0,1 0,2 0,1 0,2 7,0 Totale (n=23) Tabella 14. Numero medio di addetti nelle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione per figura professionale, suddivisi per dimensione e tipo di azienda Professionalità nei servizi per le imprese 211 212 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Tabella 15. Numero medio di addetti delle aziende venete di studi di mercato e sondaggi di opinione per area funzionale, attività e dimensione dell’azienda. Tipo di azienda Numero addetti Marketing Marketing Area funzionale operativo strategico Sondaggi (n=3) (n=9) (n=11) Direzione 1,0 1,0 0,7 Amministrativa 1,2 0,6 0,6 Informatica 0,7 0,4 1,1 Operativa 4,8 1,8 6,0 Commerciale 0,7 0,2 0,0 Comunicazione 0,5 0,7 0,0 8,9 4,7 8,4 Totale Fino a 5 (n=14) Oltre 5 (n=9) 0,9 0,6 0,4 1,9 0,4 0,3 4,6 0,9 1,3 1,1 6,9 0,5 0,8 11,4 Totale (n=23) 0,9 0,9 0,6 3,7 0,4 0,5 7,0 Tabella 16. Distribuzione percentuale degli addetti nelle aziende venete di studi di mercato e sondaggi di opinione per conoscenza linguistica richiesta e figura professionale. Figura professionale Addetto amministrazione Amministratore Commerciale Comunicatore di impresa e di prodotto Grafico Intervistatore Operatore di call center Programmatore informatico Promoter Responsabile del call center Responsabile di progetto Ricercatore marketing Segretaria Sviluppatore pagine web Tecnico informatico Webmaster Totale complessivo Conoscenza della lingua inglese Scritta e Nessuna Parlata Scritta parlata 78,9 0,0 7,0 14,0 31,4 10,1 5,0 53,5 13,1 0,0 0,0 86,9 0,0 0,0 25,0 75,0 40,0 0,0 20,0 40,0 0,0 0,0 0,0 0,0 38,2 23,6 0,0 38,2 0,0 0,0 0,0 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0 27,7 0,0 0,0 72,3 36,1 7,2 11,7 45,0 0,0 0,0 24,5 75,5 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 66,7 33,3 0,0 0,0 76,4 23,6 25,0 25,0 0,0 50,0 30,6 4,9 11,1 43,5 Professionalità nei servizi per le imprese 213 Tabella 17. Distribuzione percentuale degli addetti nelle aziende venete di studi di mercato e sondaggi di opinione, per conoscenze informatiche richieste e figura professionale. Figura professionale Addetto amministrazione Amministratore Commerciale Comunic. impresa/prodotto Grafico Intervistatore Operatore di call center Programmat. informatico Promoter Responsabile call center Responsabile di progetto Ricercatore marketing Segretaria Sviluppatore pagine web Tecnico informatico Webmaster Totale complessivo Conoscenza informatica richiesta Nessuna Generica Esperto Programmatore 7,0 60,5 32,4 0,0 0,0 59,7 35,3 5,0 0,0 60,6 39,4 0,0 0,0 50,0 50,0 0,0 0,0 0,0 60,0 40,0 0,0 100,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0 0,0 72,3 27,7 0,0 7,2 43,3 37,8 11,7 0,0 60,4 39,6 0,0 0,0 72,3 27,7 0,0 0,0 0,0 0,0 100,0 0,0 0,0 0,0 100,0 0,0 0,0 0,0 100,0 2,0 45,1 29,4 13,7 Spesso l’amministratore si occupa direttamente anche della parte commerciale, mantenendo tutti i contatti con la clientela. Se in azienda è presente uno specifico addetto commerciale, l’amministratore destina parte del suo tempo per la cura dei clienti più importanti. È un ruolo assunto in prima persona dal titolare dell’azienda o dall’amministratore unico nel caso di società. Nelle aziende più piccole, l’amministratore si occupa anche di ruoli operativi. Nelle aziende di marketing strategico più piccole, in assenza di un responsabile di progetto (v. oltre) coordina le singole commesse, in assenza del responsabile di marketing cura direttamente le ricerche di mercato e fornisce la consulenza di marketing. Può occuparsi anche della gestione del personale e del coordinamento della struttura di rilevazione, ruolo che è specifico del responsabile di Call center, nonché della contabilità. L’amministratore deve conoscere gli strumenti del marketing strategico e operativo e l’economia aziendale, sia per la gestione della propria azienda, sia per le 214 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato eventuali consulenze esterne. Deve conoscere le potenzialità dell’office automation e saper utilizzare il computer da esperto. La conoscenza della lingua inglese non è richiesta se non ad un terzo degli Amministratori, mentre per la maggioranza degli Amministratori è importante saper scrivere e parlare in inglese. Per svolgere questo ruolo è necessaria attitudine alle relazioni interpersonali, al problem solving e ad organizzare il lavoro di altri. Le figure con funzioni operative devono anche saper presentare in pubblico un rapporto di ricerca. Tra le doti di personalità, è particolarmente importante la flessibilità. In questa posizione sono impiegati quasi esclusivamente uomini. La proporzione di laureati è del 44,6%. 3.2. L’area amministrativa e segretariale L’area amministrativa e di segreteria è comune a quasi tutte le aziende di marketing. Negli ultimi anni, quest’area ha perso molte funzioni. Il processo di esternalizzazione ha, infatti, portato gran parte delle aziende a mantenere al proprio interno, tra le attività amministrative, solo la fatturazione in entrata e in uscita e il controllo di gestione, mentre la gestione della contabilità, la redazione del bilancio e la gestione amministrativa del personale sono delegate all’esterno. Nelle aziende più piccole, svolge questa funzione solo l’Addetto amministrativo, mentre al crescere delle dimensioni aziendali a questo si affianca, in genere, una Segretaria. Segretaria La Segretaria si occupa delle mansioni da ufficio e della reception dell’azienda. Si trova nelle aziende di maggiori dimensioni, dove si occupa di ricevere fornitori, clienti ed ospiti in azienda indirizzandoli negli uffici desiderati, filtrare e smistare la posta e le telefonate, redigere ed archiviare pratiche aziendali. Nelle aziende più piccole, cura anche le pratiche amministrative e contabili in vece dell’addetto all’amministrazione (si veda anche Ghepardi, 1996). Deve avere nozioni amministrative e contabili, saper usare software gestionali e di office automation, deve conoscere l’inglese, anche se lo utilizza con scarsa frequenza. Tra le caratteristiche di personalità, sono importanti la precisione, la capacità di organizzare autonomamente il proprio lavoro, abilità relazionali. Il personale impiegato in questo ruolo, composto esclusivamente da donne, ha prevalentemente un diploma di scuola superiore. 76,7 100,0 25,0 20,0 85,4 38,2 44,7 73,9 24,5 55,3 66,7 38,2 25,0 55,6 Amministratore Addetto commerciale Comunic.impresa, prodotto Grafico Operatore di call center Programm. informatico Responsabile call center Responsabile di progetto Ricercatore marketing Segretaria Sviluppatore pagine web Tecnico informatico Webmaster Totale complessivo 47,6 50,0 23,6 66,7 27,7 30,2 81,1 0,0 38,2 0,0 20,0 25,0 60,6 81,8 43,8 Prs 28,2 75,0 0,0 0,0 0,0 30,2 69,4 0,0 0,0 100,0 20,0 25,0 13,1 25,2 25,4 OrgA 51,1 25,0 61,8 100,0 55,3 69,8 37,8 85,4 100,0 100,0 100,0 50,0 34,4 18,2 100,0 OrgS 27,4 0,0 61,8 33,3 0,0 60,4 26,1 38,2 0,0 55,3 40,0 50,0 13,1 15,1 46,5 Team Competenze trasversali 12,5 50,0 0,0 0,0 0,0 69,8 0,0 23,6 0,0 0,0 0,0 50,0 13,1 5,0 7,0 ScRe 15,4 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 11,7 0,0 0,0 0,0 0,0 50,0 65,6 35,3 0,0 PrPu 40,3 25,0 61,8 0,0 55,3 45,3 62,2 61,8 100,0 55,3 60,0 0,0 39,4 23,3 64,9 Prec 54,3 50,0 38,2 33,3 27,7 84,9 78,3 61,8 0,0 27,7 60,0 100,0 47,5 70,5 42,1 Flex 20,8 50,0 0,0 33,3 0,0 0,0 14,4 23,6 0,0 0,0 40,0 75,0 52,5 30,2 0,0 Fant 39,4 50,0 61,8 66,7 27,7 54,7 45,0 23,6 100,0 72,3 0,0 25,0 47,5 23,3 71,9 MAn Doti personalità 6,9 25,0 38,2 33,3 0,0 15,1 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 13,1 10,1 0,0 MAs LEGENDA: Rel=Capacità di relazionarsi con clienti e fornitori; PrS=Capacità di problem solving; OrgA=Capacità di organizzare il lavoro d’altri; OrgS=Capacità di organizzare il proprio lavoro; Team=Capacità di lavorare in gruppo; ScRe=Capacità di scrivere relazioni; PrPu=Capacità di presentare relazioni in pubblico; Prec=Precisione; Flex=Flessibilità; Fant=Fantasia; MAn=Mentalità analitica; MAs=Mentalità astratta. 63,2 Rel Addetto amministrazione Figure professionali Tabella 18. Frequenza di impiego di competenze trasversali e caratteristiche di personalità, per figura professionale Professionalità nei servizi per le imprese 215 216 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Tabella 19. Percentuale di addetti impiegati negli studi tecnici veneti, per figura professionale, genere, possesso di un titolo di studio universitario e status di libero professionista interno. % di donne % di laureati Addetto amministrazione Amministratore Addetto commerciale Comunicatore di impresa e di prodotto Grafico Intervistatore Operatore di call center Programmatore informatico Promoter Responsabile del call center Responsabile di progetto Ricercatore marketing Segretaria Sviluppatore pagine web Tecnico informatico Webmaster 94,1 0,0 20,8 60,0 40,0 79,2 0,0 100,0 65,4 63,7 100,0 0,0 0,0 50,0 23,7 44,6 58,4 60,0 0,0 20,5 100,0 24,6 68,1 95,1 0,0 0,0 50,0 100,0 % di liberi prof. interni 0,0 0,0 41,6 0,0 20,0 0,0 0,0 0,0 0,0 29,2 0,0 25,0 61,8 0,0 Totale 56,3 47,3 9,1 Figura professionale Addetto all’amministrazione L’Addetto all'amministrazione si occupa della gestione delle pratiche amministrative e contabili dell’azienda. Effettua pertanto la registrazione e l’emissione di fatture, mantiene i rapporti con le banche, clienti, fornitori, uffici tributari ed i consulenti amministrativi esterni, raramente si occupa delle paghe del personale interno (si veda anche Cerase, 2002). È una figura frequente nelle aziende più strutturate, mentre in quelle più piccole le pratiche amministrative e contabili sono affidate alla segretaria. Deve conoscere i principi di contabilità e saper usare i software gestionali dell’azienda. Non è richiesta generalmente la conoscenza della lingua inglese. Deve avere una mentalità analitica, precisione, sapersi organizzare autonomamente ed avere attitudine a relazionarsi con clienti e fornitori. Le persone occupate in questa funzione sono quasi esclusivamente donne, generalmente in possesso di un diploma di scuola media superiore. Professionalità nei servizi per le imprese 3.3. 217 L’area informatica Il personale impiegato nell’area informatica si occupa dell’acquisizione e gestione delle risorse informatiche dell’azienda. Le aziende di marketing strategico destinano poco personale alle funzioni informatiche. Queste, invece, sono molto più importanti nelle aziende di marketing operativo e, soprattutto, negli istituti di sondaggi. Per questi ultimi, infatti, in area informatica si trova il personale che si dedica alla creazione e manutenzione degli strumenti informatici necessari alla rilevazione delle informazioni: Tecnici e Programmatori informatici per la gestione e manutenzione del software per la rilevazione dei dati. Per le aziende di marketing diretto, invece, l’area informatica può costituire una vera e propria area operativa: se l’azienda offre anche servizi di web marketing il Webmaster e lo Sviluppatore di pagine web sono coinvolte in prima persona nell’erogazione del servizio. Webmaster Il Webmaster gestisce il sito internet aziendale4. È presente soprattutto nelle aziende che si occupano di sondaggi e tra le aziende di marketing operativo che hanno una maggiore vocazione per il web marketing. Nelle aziende maggiormente strutturate, coordina il gruppo di lavoro dedicato alla costruzione del sito, gruppo composto dal grafico, dallo sviluppatore di pagine web e dagli addetti alla progettazione e realizzazione dei contenuti. Nelle aziende di web marketing, il webmaster si occupa inoltre dell’amministrazione e della pubblicazione dei siti, della loro manutenzione e revisione in accordo con le strategie di marketing elaborate. Nelle aziende più piccole, gestisce direttamente tutte le attività di creazione del sito, compresa la realizzazione della grafica e la programmazione delle pagine con software specifici (Asp, Java, Flash, ecc.). Nella progettazione, realizzazione e revisione di un sito, il webmaster ha presenti le strategie di comunicazione e marketing dell’azienda, la pratica utilizzabilità del sito5 e la sua visibilità nei motori di ricerca. Costituisce il punto di riferimento per i clienti, gli utenti e i navigatori, garantisce ed organizza accessi e password e cura manutenzione ed aggiornamento. In alcune aziende, si occupa della gestione dei sistemi software, hardware e di rete dell’azienda, 4 Per un approfondimento del Webmaster e delle figure legate alla rete si vedano Montis (2001), Cilli (2004), Banca delle professioni (2006). Sulle attività per la costruzione di un sito si veda Postai (2003). Sulle attività di scrivere su web si vedano poi Carrada (2000) e Grasso (2002). Più in generale, sulle professioni dell’area informatica si vedano Taronna (2002), Isfol (2003a) e i rapporti curati annualmente da Federcomin (2002, 2004). 5 Sulla pratica utilizzabilità (o accessibilità) dei siti si veda il documento tecnico elaborato da G. Gaffney, J. Nielsen, L. Constantine, J. Spool del Mit e ottenibile in italiano sul sito http://www.robertoscano.info/files/wcag10/full-checklist.html. 218 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato svolgendo il compito di Tecnico informatico. Nelle aziende di rilevazione, si occupa anche del software per la rilevazione dati con sistemi computer-assisted, curando la pubblicazione su internet del questionario e la raccolta dei dati, con mansioni analoghe a quelle del responsabile di Call center. Deve conoscere i principali linguaggi di programmazione per Internet e l’uso di software di creazione ed elaborazione di immagini. I webmaster di aziende di rilevazione, devono avere padronanza del software CAWI e conoscenza delle tecniche di campionamento di popolazioni e di creazione di questionari. Per quelli impiegati nelle aziende di web marketing ha importanza la conoscenza del marketing e delle tecniche di comunicazione. La lingua inglese, scritta e parlata, è un prerequisito, dato che i manuali di aggiornamento non sono generalmente disponibili in italiano. È importante il saper organizzare il lavoro di altri e l’avere capacità di problem solving. La posizione è ricoperta esclusivamente da personale laureato e per la metà da donne. Spesso l’attività di webmaster è esercitata da liberi professionisti, ma nelle aziende del marketing i webmaster sono stabilmente impiegati in azienda, data la particolare rilevanza della loro funzione. Sviluppatore di pagine web Nelle aziende maggiormente strutturate, lo Sviluppatore di pagine web, detto anche Web developer, ha il compito di scrivere i programmi per la creazione dei siti internet. Nelle aziende più piccole, cura anche la gestione dei computer e della rete aziendale. Un tempo, doveva conoscere la sintassi Html e per le altre attività poteva rivolgersi a grafici e al personale addetto al marketing. Con il crescere dell’importanza del web, lo sviluppatore ha dovuto ampliare le proprie competenze tecniche, includendo linguaggi come Asp, Xml, Java, Dhtml, Flash. Oltre all’informatica, deve conoscere le tecniche di marketing e di comunicazione e la lingua inglese, almeno per l’uso parlato. Deve essere capace di organizzare il proprio lavoro e avere una mentalità analitica. Questo ruolo è svolto quasi esclusivamente da uomini diplomati. Si trovano anche liberi professionisti sistematicamente inseriti in azienda che curano la realizzazione di pagine web. Programmatore informatico Il Programmatore informatico, o Programmatore software, si trova nelle aziende di marketing operativo e di rilevazione di dati provviste di call center. In queste aziende gestisce il software CATI per la raccolta dei questionari e la gestione dell’assistenza ai clienti. Se in azienda è presente un progettista software, che analizza i bisogni e Professionalità nei servizi per le imprese 219 idea le architetture software più adatte, il programmatore traduce l’architettura software prima in diagrammi di flusso e quindi in programma. In assenza del progettista, cura l’analisi funzionale del software e, nelle aziende che creano propri programmi per la raccolta dei dati, è responsabile anche dell’ideazione del software. In assenza di un tecnico informatico, cura direttamente la manutenzione hardware e software dei computer e della rete dell’azienda. Deve conoscere ed essere aggiornato sui principali linguaggi di programmazione, soprattutto quelli in uso in azienda. È necessaria infine la conoscenza della lingua inglese, scritta e parlata. Deve possedere una mentalità analitica, precisione e capacità di organizzare autonomamente il proprio lavoro. Nel ruolo di programmatore informatico sono impiegati esclusivamente uomini e laureati. Non si riscontrano liberi professionisti sistematicamente inseriti in azienda. Tecnico informatico Il Tecnico informatico si occupa delle risorse informatiche dell’azienda. In primo luogo, cura la manutenzione ordinaria dei computer verificandone periodicamente il corretto funzionamento sia in merito all’hardware sia al software, analizza e risolve i problemi hardware e software che possono presentarsi. Assiste gli utenti della rete locale ed agisce da amministratore di rete e da sistemista. Gestisce infine il sistema di sicurezza delle informazioni presenti nella rete locale. Può occuparsi anche dell'installazione di nuovi computer e di periferiche e dell’installazione e manutenzione delle reti intranet dell’azienda. Si trova esclusivamente nelle aziende di CRM, nelle altre le sue mansioni sono svolte da personale più specializzato, come il webmaster o lo sviluppatore di pagine web. Deve conoscere i principali sistemi operativi e i software gestionali, di office automation, di gestione dei database e, in generale, di ogni programma usato nell’azienda. Deve avere buona conoscenza dei sistemi hardware, dei dispositivi periferici e dei protocolli di comunicazione ed essere aggiornato sulle possibilità di sviluppo tecnologico in modo da comprendere se e come cambiare gli strumenti informatici dell’azienda. Gli è utile possedere nozioni dei principali linguaggi di programmazione. È sempre richiesta la conoscenza della lingua inglese. Deve, inoltre, saper organizzare autonomamente il proprio lavoro, saper lavorare in gruppo, essere preciso e possedere una mentalità analitica. In questa posizione sono impiegati essenzialmente uomini, di cui la metà circa è laureata. Spesso l’attività è svolta in una posizione di libero professionista interno. 220 3.4. Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato L’area operativa Nell’area operativa si collocano le figure dedicate alla realizzazione delle indagini di mercato e di customer satisfaction e ai contact center. Le figure di responsabilità sono il Responsabile di progetto, che funge da responsabile dell’area, e il Responsabile del marketing. Si tratta dell’area più importante in termini occupazionali: assorbe, infatti, più della metà degli addetti. Per le aziende di sondaggi e soprattutto di marketing operativo, una buona parte del personale dedicato al call center o alle attività di promozione e telemarketing opera con contratti a tempo determinato o con prestazioni occasionali. Tra le figure professionali più operative, merita una particolare attenzione il personale impiegato a contratto per lo svolgimento delle mansioni di contatto con la clientela. Si tratta soprattutto di donne, quasi esclusivamente diplomate, assunte esclusivamente con contratti di collaborazione, a tempo determinato o con contratti di lavoro interinale. In media, un’azienda di marketing impiega 44 collaboratori per queste mansioni, con notevoli differenze secondo il tipo di attività. Il numero medio di collaboratori, tra operatori di call center e promoter, arriva a 65 per azienda. Gli Intervistatori si occupano della somministrazione di questionari. Si trovano negli istituti di sondaggi (mediamente quasi 10 intervistatori ad azienda) e di marketing strategico (circa 30 intervistatori). Sono selezionati e formati per ciascuna rilevazione dal responsabile del call center, raccolgono i dati spesso per telefono (mediante sistemi CATI), ma anche faccia a faccia. Compito dell’intervistatore è contattare le persone designate a rispondere all’indagine e raccogliere le informazioni secondo la scaletta di domande predisposta, verificando la correttezza e la completezza dell’informazione rilevata. Gli operatori di call center sono impiegati essenzialmente in aziende di marketing operativo. Gestiscono attività telefoniche in entrata, come i servizi informativi per numeri verdi o servizi di help desk, oppure in uscita, quali il telemarketing e il teleselling. Se l’attività di vendita è svolta principalmente al telefono, sono denominati operatori di telemarketing. Possono fornire informazioni o supporto anche via mail, all’interno di contact center (l’integrazione di telefono e web). Oltre conoscere i servizi/prodotti proposti, devono possedere buone capacità relazionali. Non è, in genere, richiesto alcun titolo di studio specifico. Responsabile di progetto Il Responsabile di progetto, detto anche Responsabile operativo, Project manager o Direttore operativo, è incaricato di gestire commesse specifiche sotto il diretto coordinamento dell’amministratore. Nelle aziende di maggiori dimensioni, le sue mansioni riguardano la progettazione del servizio offerto, il coordinamento delle risorse umane e materiali per l’operatività, il mantenimento dei rapporti con la Professionalità nei servizi per le imprese 221 clientela e la chiusura del progetto stesso, anche sotto il profilo amministrativo e contabile. Nelle aziende più piccole, assume anche un ruolo operativo. In ragione delle specifiche attività che svolge, si identificano figure di responsabile di progetto correlate al tipo di attività dell’azienda. Nelle aziende di sondaggi, il responsabile di progetto sovrintende alla raccolta e all’analisi dei dati, attività tipicamente svolte dal responsabile del marketing. Nelle aziende minori, si occupa direttamente della creazione e dell’informatizzazione dei questionari, della selezione e formazione degli intervistatori e della gestione e verifica dei database raccolti. Nelle aziende di marketing strategico, assume il ruolo di consulente di marketing strategico, la cui attività principale consiste nell’offrire consulenza su prodotti o servizi e sull’analisi della loro immagine per la commercializzazione (si veda anche Gambel, 2006). Il responsabile di progetto individua le tendenze e i bisogni dei consumatori e può occuparsi della pianificazione e realizzazione delle attività per la verifica delle strategie commerciali. Nelle aziende più piccole, realizza direttamente l’indagine; in quelle più strutturate, è il responsabile di marketing che imposta l’indagine e i questionari, coordina gli intervistatori e scrive il report di ricerca, mentre il responsabile di progetto svolge la consulenza di marketing. Nelle attività di supporto al CRM, assume il ruolo di Consulente CRM. Si occupa cioè di pianificare e coordinare le attività di relazione con la clientela: call center, numeri verdi, help desk, forum e chat di supporto e dei sistemi per la gestione del personale di vendita. Si occupa anche della progettazione di sistemi innovativi per la soluzione delle esigenze delle aziende clienti. Nelle aziende di più piccola dimensione, si occupa direttamente della gestione e dell’organizzazione del call center, mentre nelle aziende più strutturate questa attività è delegata ad uno specifico responsabile. Nelle aziende di marketing operativo, il responsabile di progetto può avere vari ruoli, in ragione dei servizi offerti dall’azienda. Il Promotion manager si occupa di individuare e coordinare le strategie per incrementare le vendite usando strumenti quali gadget, concorsi, promozioni, raccolte punti e presenza di stand e punti promozionali all’interno di negozi e spazi commerciali. Identifica gli elementi promozionali e pubblicitari adatti alle richieste del cliente, gestisce le attività programmate e gli spazi promozionali all’interno delle strutture commerciali, seleziona e coordina il personale (operatori di telemarketing e soprattutto promoter), mantiene i contatti con i clienti e titolari degli spazi commerciali gestiti. Nelle aziende orientate al marketing via internet, il responsabile di progetto agisce come Web marketing manager, detto anche Esperto di marketing on line6. 6 Sulla figura dell’Esperto di marketing on line, si veda Isfol (2003a), per una introduzione al Web marketing Ferrandina (2004) e sull’applicabilità del web marketing alle strategie di comunicazione delle piccole e medie imprese Vittori (2004). 222 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Garantisce la corrispondenza tra le tendenze del mercato, le esigenze dell’azienda e l’immagine veicolata attraverso il sito web aziendale. Cura anche i link da e verso il sito dell’azienda e spesso si occupa della visibilità del sito sui motori di ricerca. Nelle aziende più piccole, si occupa direttamente anche della realizzazione del sito e di tutti i servizi accessori, in quelle più strutturate collabora con il gruppo di lavoro costituito dal webmaster, dallo sviluppatore di pagine web e dal grafico. Il responsabile di progetto deve avere una piena padronanza degli strumenti del marketing strategico ed operativo e delle tecniche di comunicazione. Nei casi in cui ha ruoli più operativi, è importante anche la conoscenza di tecniche di rilevazione (creazione del questionario, campionamento e gestione dei sistemi CATI) e di analisi dati applicando metodi statistici anche multivariati, tecniche di vendita e conoscenze di programmazione di pagine web. In un caso su due, è richiesta la conoscenza dell’inglese scritto e parlato, mentre è sempre necessario saper usare il computer. Deve avere una buona capacità di problem solving e di organizzare il lavoro di altri, sapersi relazionare bene con clienti e fornitori ed essere flessibile e preciso. È una funzione svolta in maggioranza da donne (65%) e da laureati (68%), in genere inseriti nell’organico aziendale. Responsabile di Call Center Nelle aziende che realizzano raccolta di dati o attività di telemarketing, o che si occupano di gestire i numeri verdi all’interno di attività di CRM è presente un Call center, della cui organizzazione si occupa un Responsabile, o Supervisore, o Coordinatore, detto anche Call center manager7. Nelle aziende di minori dimensioni, la funzione è svolta dal responsabile di progetto, in quelle più grandi esiste una figura professionale specifica. Gestisce le risorse materiali per l’erogazione del servizio e decide quali altri servizi fornire per via telefonica o via mail, la quantità di numeri telefonici da attivare, la strutturazione da dare ai vari servizi. Si occupa anche della selezione, formazione e organizzazione degli operatori impiegati, e ha quindi una diretta responsabilità nell’immagine dell’azienda cliente veicolata dal call center. Una particolare declinazione di questa figura professionale è il Responsabile del sistema CATI, che si trova nelle aziende di sondaggi di maggiori dimensioni (nelle aziende più piccole questo ruolo è svolto dal ricercatore di marketing). Il responsabile del sistema CATI assicura il corretto svolgimento delle attività di rilevazione dati, l’informatizzazione del questionario, la gestione dei tempi e dei modi di rilevazione, il rispetto delle tecniche di campionamento adottate e la gestione del database con i dati raccolti. 7 Sull’organizzazione dei Call Center e sulle figure professionali al loro interno si vedano Ronchi (1999), Harvard e Reed (2000), Finch (2001), Bagnara et al. (2002), Palamara e Ciampi (2002), Trainito (2002), Altieri (2002), Isfol (2003b; 2003a) e Goi (2003). Sugli aspetti controversi legati alla precarietà di questa professione si veda Cugusi (2006). Professionalità nei servizi per le imprese 223 Deve conoscere i sistemi di rilevazione dati, cui si affiancano conoscenze sulle tecniche di campionamento e di creazione dei questionari, la conoscenza della lingua inglese, sia scritta sia parlata, e l’abilità nell’uso del computer come macchina d’ufficio. È essenziale che sappia organizzare e gestire il personale coinvolto nelle ricerche e il proprio lavoro. Gli è richiesta precisione e mentalità analitica. Si tratta di una posizione ricoperta esclusivamente da donne, in prevalenza diplomate (solo 25% sono laureate), mai affidata a liberi professionisti esterni. 3.5. L’area commerciale L’area commerciale è dedicata al reperimento di nuovi clienti e al mantenimento dei rapporti con la clientela acquisita. Per il reperimento del personale, le aziende investono soprattutto in forme di direct marketing, vale a dire l’invio di materiale promozionale a potenziali clienti oppure il contatto diretto mediante telefono o visita di persona (Tab. 16). Il passaparola rimane una delle maggiori fonti di reperimento della clientela, la partecipazione a fiere di settore è piuttosto residuale. Il reperimento della clientela è curato prevalentemente dal titolare o dai soci. Per le aziende di sondaggi, che non fanno alcun uso di forme dirette di pubblicità, hanno importanza la pubblicità via web (sito internet, invio di email e pubblicazione di banner pubblicitari). Invece, le aziende di marketing operativo non affidano particolare importanza al web, né al passaparola, ma investono molto nel direct marketing e soprattutto nel ruolo degli agenti: sono le aziende che più spesso reclutano personale esclusivamente commerciale. Le aziende di marketing operativo impiegano Promoter per la promozione dei propri servizi direttamente presso centri commerciali, super/ipermercati, eventi, o altri punti vendita, di prodotti specifici. Si tratta di una figura con un taglio spiccatamente commerciale e di relazione, che non richiede particolari competenze specialistiche o titoli di studio. La figura professionale di responsabilità è il Responsabile commerciale, che sarà un Addetto commerciale nel caso in cui non sia identificata un’area funzionale a se stante. Addetto commerciale L’Addetto commerciale si occupa di mantenere i contatti con i clienti e di reperirne di nuovi8. Spesso si tratta di mansioni svolte dall’Amministratore, ma in alcune aziende che si occupano di marketing operativo e di web marketing, per le quali sono 8 Sulle figure di area commerciale si veda Isfol (2003b), sulla formazione dei venditori si veda invece Silvano (2006). 224 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato particolarmente importanti le attività di direct marketing anche come forma di promozione dell’azienda, è presente del personale specifico per questa funzione. L’addetto commerciale svolge specificamente il compito del reperimento e del mantenimento dei contatti con la clientela, salvo collaborare, come punto di collegamento, alla stesura dei progetti e dei preventivi. Deve conoscere gli strumenti del marketing e i servizi offerti dall’azienda. Si caratterizza soprattutto per l’abilità relazionale: deve sapersi relazionare con i clienti, saper presentare relazioni in pubblico e avere buone capacità di problem solving. È fondamentale che conosca la lingua inglese, scritta e parlata, e l’uso del computer, sia a livello di programmi di office automation, sia di utilizzatore esperto. È un’attività spesso assegnata ad agenti o liberi professionisti, per la quale i laureati e i maschi sono maggioritari. Responsabile marketing Il Responsabile del marketing, detto anche Esperto di marketing, Ricercatore di mercato, Analista di mercato, o Marketing analyst, si occupa dello studio delle condizioni del mercato (si veda anche Isfol, 2003a, b; 2006a, b). È una figura specifica delle aziende che si occupano di marketing strategico o di sondaggi, e si trova sia nelle aziende più piccole, di cui costituisce la figura operativa, sia in quelle di maggiori dimensioni. L’attività primaria è quella di predisporre, realizzare ed elaborare indagini di mercato volte a comprendere le quote di mercato possedute dall’azienda cliente, l’andamento del mercato di riferimento, l’offerta dei concorrenti e le loro caratteristiche, le richieste attuali e potenziali dei consumatori e le potenzialità di nuovi segmenti e prodotti. Per le ricerche di mercato, accanto all’analisi di informazioni di business e di dati disponibili, è spesso necessaria anche la raccolta di dati ad hoc: il responsabile di marketing realizza i questionari e individua le tecniche di campionamento. In caso di assenza di un responsabile di call center, può gestire il sistema CATI e occuparsi direttamente dell’informatizzazione dei questionari e della selezione, formazione e coordinamento degli intervistatori. Accanto ai metodi più quantitativi, può fare uso di metodi qualitativi, come interviste in profondità e focus group. Gestisce i dati raccolti che analizza mediante metodi statistici descrittivi e multivariati e redige il rapporto di ricerca. Le ricerche mirano a suggerire particolari prodotti o servizi, innovazioni o rinnovamenti di prodotti o servizi esistenti, oppure strategie di pubblicizzazione e commercializzazione. Opera sotto il coordinamento del responsabile di progetto. Una declinazione di questa figura è lo Sponsorship consultant, il quale è un responsabile di marketing che si occupa dell’analisi e della definizione delle strategie di sponsorizzazione per prodotti e servizi. Accanto alle tradizionali analisi di marketing sul mercato, sulla concorrenza e sulle tendenze, fornisce consulenza su eventi e manifestazioni da sponsorizzare in un’ottica di comunicazione efficace e Professionalità nei servizi per le imprese 225 coerente con le strategie di marketing e si occupa di valutare l’efficacia della sponsorizzazione consigliata elaborando direttamente analisi quantitative e qualitative. Oltre a conoscere le tecniche del marketing, deve saper coniugare l’economia, la psicologia e la sociologia, saper progettare e condurre un’analisi quantitativa, formulando e informatizzando questionari, organizzando il lavoro sul campo, gestendo i database di dati raccolti e svolgendo analisi statistiche anche complesse. Deve saper parlare e scrivere in lingua inglese e saper usare il computer sia per l’office automation, sia per programmi di gestione di questionari elettronici e di analisi statistica dei dati. Tra le competenze trasversali, sono particolarmente importanti il saper organizzare il proprio lavoro, il saper lavorare in gruppo e lo scrivere relazioni. Gli è richiesta una mentalità flessibile e analitica. Il ruolo è affidato essenzialmente a laureati (95%), in prevalenza donne (64%) e talvolta (29%) anche a liberi professionisti inseriti in azienda. 3.6. L’area comunicazione Con comunicazione d’impresa o di prodotto9 si denomina un gruppo di professioni che si occupano della ideazione, realizzazione e diffusione di pubblicità e comunicati su aziende, prodotti e servizi. La figura che incarna questi obiettivi è il Comunicatore d’impresa e di prodotto. Nell’area della comunicazione operano le figure professionali che, come conseguenza delle attività di analisi e marketing svolte in area operativa, si occupano dell’elaborazione e realizzazione delle strategie comunicative più efficaci. Si tratta di un’area che cresce all’aumento delle dimensioni aziendali e ha maggiore importanza nelle aziende di marketing operativo e, soprattutto, di marketing strategico. Comunicatore d’impresa e di prodotto Il Comunicatore d’impresa e di prodotto elabora le strategie comunicative dell’impresa coerenti con le strategie di marketing adattandole non solo ai clienti, ma anche agli addetti dell’impresa stessa e all’opinione pubblica nelle sue componenti politiche, religiose, sportive, economiche, associazionistiche. In genere, si occupa direttamente della realizzazione delle varie attività, ma è possibile individuare più professionalità che curano aspetti specifici. 9 Sulle attività inerenti alla comunicazione d’impresa e di prodotto si possono consultare Crompton (1997), Mazzanti (1999), Coviello (2001), Pirella (2001), Idili e Siliprandi (2002), Isfol (2003b), Di Nallo e La Rosa (2005), Fabbris (2005), Tuzzi (2006). 226 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Una specializzazione di comunicatore è l’Addetto stampa, il quale si occupa della redazione dei comunicati stampa e di eventuali articoli a taglio giornalistico, realizza conferenze stampa e mantiene i contatti con gli organi d’informazione. Nella realizzazione di campagne di comunicazione, gli aspetti grafici della comunicazione sono di pertinenza dell’Art Director (v. oltre), i testi pubblicitari del Copywriter, che cura l’headline (la frase a effetto che apre la pagina pubblicitaria con il compito di catturare l'attenzione del lettore), la bodycopy (il testo esplicativo in cui il prodotto è descritto) e il pay-off (la frase conclusiva spesso accoppiata al marchio del prodotto in modo da ribadirne il posizionamento strategico che si vorrebbe occupasse nella mente dei consumatori). Spesso il copywriter si occupa anche dal testo del comunicato radiofonico o televisivo, della redazione di testi per cataloghi, depliant e cartelli-vetrina. Un ruolo particolare ha il Media planner, il quale mantiene i rapporti con i mass media per la diffusione dei messaggi pubblicitari, identifica i mezzi informativi appropriati per la diffusione del messaggio, scegliendo tra volantinaggio, cartellonistica, pubblicità radiofoniche o televisive o sulla carta stampata o sul web, mantiene i rapporti con radio, tv ed aziende di affissione e volantinaggio per assicurare la corretta diffusione della pubblicità. Simile al Media planner è il Web advertiser che può essere definito come il responsabile delle campagne pubblicitarie on line. Questi si occupa soprattutto di ideare e gestire i banner pubblicitari che si trovano nei siti internet o nelle newsletter, seleziona i siti cui chiedere concessioni pubblicitarie, tiene i contatti con questi e si assicura la pubblicazione del messaggio. Le competenze tecnico-specifiche del comunicatore sono la padronanza delle tecniche di comunicazione e la conoscenza del marketing. Chi si occupa anche di grafica deve conoscere il software per la creazione e l’elaborazione di immagini. Il comunicatore deve conoscere bene l’inglese, sia scritto che parlato e l’uso del computer. Tra le caratteristiche di personalità hanno particolare importanza la flessibilità, la fantasia e la creatività artistica. In questa posizione sono impiegate in maggioranza donne (60%) e laureati (60%). Vi si trovano spesso liberi professionisti interni. Grafico Il Grafico, o Art director, cura gli aspetti grafici delle campagne pubblicitarie. Svolge la sua attività in stretta collaborazione con il comunicatore di impresa o di prodotto (là dove esiste), o con il responsabile di progetto, che impostano la campagna promozionale. Il grafico si occupa degli aspetti visivi, in primis dei colori, delle grafiche, dei disegni ed eventuali animazioni, e poi del carattere tipografico, dell’impaginazione dell’annuncio su stampa o affissione, fino alla scelta e alla supervisione dei professionisti (fotografi, registi e illustratori) che possono Professionalità nei servizi per le imprese 227 collaborare alla realizzazione dell’immagine pubblicitaria. Lavora su cataloghi, packaging, loghi, marchi, grafiche e animazioni per il web, ecc. Deve conoscere i software di creazione ed elaborazione di immagini, anche se il disegno manuale conserva molta della sua importanza; deve conoscere le tecniche di marketing e comunicazione ed essere costantemente aggiornato sulle tendenze del mercato. Deve, inoltre, saper gestire autonomamente il proprio lavoro ed essere flessibile e preciso. La necessità di manipolazione dell’immagine con strumenti informatici può far passare le doti di fantasia in secondo piano. È importante che conosca la lingua inglese, sia scritta sia parlata. In questa posizione sono impiegati in prevalenza uomini (60%), soprattutto diplomati. Nel Veneto, vi sono alcune aziende che si avvalgono di liberi professionisti interni. 3.7. Un’analisi multivariata della relazione tra attività e figure professionali Per costruire un quadro complessivo delle relazioni che esistono tra attività e figure professionali nel settore degli studi di mercato e dei sondaggi di opinione si ricorre al metodo dell’analisi delle corrispondenze multiple (Fabbris, 1997; Sas Institute, 2004). L’analisi è condotta sui dati inerenti alle attività aziendali (rilevate in forma testuale e poi codificate). Sul piano fattoriale risultante (Fig. 2), si proiettano le figure professionali da tecnico in su presenti nelle aziende e si posizionano le aree funzionali commentate nei Paragrafi 3.1÷3.6. Al centro della mappa, in una dimensione separata dalle altre, vi sono le mansioni di area amministrativa e segreteriale con le funzioni Tenere la contabilità e Svolgere mansioni di segreteria. In basso a sinistra si collocano le attività direttive e gestionali, quali Gestire la clientela, Fornire consulenze di marketing e Gestire l’azienda. In basso a destra vi sono invece attività segnatamente operative, di gestione e realizzazione delle ricerche di marketing: Gestire il sistema CATI, Coordinare i progetti e Fare ricerche di mercato. In mezzo ai due gruppi, si posiziona Organizzare il personale, attività che si lega sia alla gestione dell’azienda e sia alla gestione delle commesse. Nel primo quadrante si trovano le attività di comunicazione: Ideare pubblicità e Scrivere testi. A metà strada tra questo settore ed il settore informatico vi è l’attività Disegnare grafici, che riguarda sì la comunicazione, ma con un taglio più tecnologico. In alto a sinistra, si colloca il settore informatico, con le attività legate alla programmazione e manutenzione di sistemi informatici: Gestire e Creare siti web, Programmare software e Mantenere computer. Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato 228 Le figure professionali sono collocate vicino alle funzioni pertinenti, in coerenza con la descrizione delle competenze riportata nei paragrafi precedenti. Tuttavia, l’Addetto commerciale e il Grafico non si collocano all’interno dei gruppi: il primo è vicino all’Amministratore perché spesso la funzione commerciale è svolta direttamente dal titolare, anche quando esistesse nell’azienda un’area commerciale. Il Grafico, invece, rispecchia la sua duplicità di figura a cavallo tra chi programma software per il web e chi, più tradizionalmente, crea immagini e pubblicità. 4. Le speranze di occupazione nelle aziende di marketing Le aziende di studi di mercato e sondaggi d’opinione sono ancora in espansione. Nel corso del 2006, l’86% delle aziende ha raggiunto gli obiettivi prefissati per l’anno o ha superato le proprie attese (Tab. 20). Non vi sono importanti differenze tra aziende né riguardo al tipo di attività svolta, né alla dimensione aziendale, mentre è discriminante l’avere un solo cliente principale. Quasi tutte le aziende che si muovono liberamente sul mercato hanno raggiunto o superato i risultati desiderati, mentre il 24% delle aziende con un solo cliente importante hanno avuto risultati non del tutto positivi. È singolare che quest’ultimo tipo di aziende ad aver avuto anche i risultati migliori. Evidentemente, il legame forte con un’impresa-madre garantisce buoni risultati se a questa gli affari vanno bene, ma trasferisce difficoltà se l’impresamadre ha problemi economici. Tabella 20. Distribuzione percentuale delle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione per andamento dell’azienda nel 2006 rispetto agli obiettivi fissati nel 2005, suddivise per presenza di un cliente principale. Andamento dell’azienda Peggio del previsto Risultati desiderati Meglio del previsto Totale Ha un solo cliente principale No (n=15) Sì (n=8) 7,3 24,3 85,3 43,9 7,3 31,8 100,0 100,0 Totale (n=23) 13,7 69,7 16,6 100,0 In generale, gli intervistati manifestano fiducia sul futuro prossimo del settore: secondo i tre quarti delle imprese il settore è ancora in crescita e nessuna impresa prospetta un calo del mercato (Tab. 21). Sono le aziende che si occupano di marketing (operativo e strategico) ad essere orientate positivamente, mentre gli istituti di sondaggi tendono a manifestare auspici di stabilità più che di progresso. -2 -1 0 1 2 3 Creare siti web Gestire siti web Webmaster Gestire l'azienda -1 Direzione, gestione interna Organizzare il personale Tenere la contabilità 0 Area comunicazione 1 2 Area operativa Responsabile progetto Gestire il sistema Cati Coordinare progetti Fare ricerche di mercato Ricercatore marketing Responsabile call center Ideare pubblicità Comunicatore d’impresa e di prodotto Scrivere testi Area amministrativa e segretariale Svolgere mansioni di segreteria Fornire consulenza di marketing Gestire la clientela Addetto commerciale Amministratore Grafico Disegnare grafiche Programmare software Tecnico informatico Manutenere computer Programmatore informatico Sviluppatore pagine web Area informatica Figura 2. Mappa delle attività e delle figure professionali nelle aree funzionali delle aziende di studi di mercato e sondaggi di opinione, ottenuta con analisi delle corrispondenze. Professionalità nei servizi per le imprese 229 230 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Tabella 21. Distribuzione percentuale delle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione, per previsione di andamento economico nel prossimo futuro, per tipo di attività. In crescita Stabile In calo In crescita Stabile In calo Totale (n) Marketing Marketing Sondaggi operativo strategico Andamento previsto per il settore 84,2 77,8 38,2 15,8 22,2 61,8 0,0 0,0 0,0 Andamento previsto per l’azienda 90,2 100,0 61,8 9,8 0,0 38,2 0,0 0,0 0,0 100,0 100,0 100,0 (11) (9) (3) Totale 76,0 24,0 0,0 90,9 9,1 0,0 100,0 (23) Tabella 22. Saldo percentuale nel numero di addetti nelle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione tra il 2005 ed il 2008, per tipo di attività Attività principale Marketing operativo Marketing strategico Sondaggi Totale Variazione addetti Variazione addetti Variazione addetti 2005-2006 2006-2007 2007-2008 2,7 6,4 6,5 -2,7 4,5 4,5 0,0 0,7 0,8 0,0 11,5 11,6 Per l’andamento della propria azienda, gli intervistati manifestano un ottimismo ancora maggiore: circa il 90% delle aziende prevede una crescita della propria azienda nei prossimi anni, nessuno ipotizza un calo. Anche in questo caso sono maggiormente ottimiste le aziende che si occupano di marketing, mentre le aziende di sondaggi prevedono una certa stabilità degli ordini. Per il prossimo futuro, le aziende di marketing prevedono un aumento dell’occupazione: il 79% delle aziende prevede, infatti, di assumere personale nell’arco dei prossimi due anni, in particolare quelle di maggiori dimensioni (Costa et al., 2006). In termini di addetti, nonostante la sostanziale stabilità occupazionale degli ultimi tempi, nel 2007 e 2008, sono previste assunzioni di personale per il 23,1% degli occupati attuali, ripartiti in modo quasi uguale nei due anni della previsione (Fig. 3). Professionalità nei servizi per le imprese 231 Figura 3. Numero di addetti nelle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione tra il 2005 ed il 2007, per tipo di azienda 250 238 217 200 195 186 150 120 99 100 90 105 50 47 47 2005 2006 50 52 2007 2008 0 Marketing operativo Marketing strategico Sondaggi Tabella 23. Stima del numero di nuovi assunti nel 2007 e 2008 nelle aziende venete di studi di mercato e sondaggi d’opinione, per tipo di attività e figura professionale Figure professionali Marketing Marketing Sondaggi Totale previste in assunzione operativo strategico opinione Addetto amministrazione 2 2 Commerciale 4 4 Comunicatore di impresa 4 4 Operatore di call center 25 25 Responsabile di progetto 14 14 Ricercatore marketing 22 2 24 Sviluppatore pagine web 4 4 Totale 43 30 4 77 (n) (11) (9) (3) (23) Nelle aziende di marketing operativo, l’incremento del 2,7% avuto nel 2006 e buona parte delle assunzioni previste riguardano personale a tempo determinato destinato a ricoprire il ruolo di operatore di call center (Tab. 22). L’attesa di un aumento del carico di lavoro fa prevedere assunzioni anche di responsabili di progetto e, per le aziende che forniscono servizi sul web, di sviluppatori di pagine web, che permettano ai webmaster di concentrarsi maggiormente sulla gestione del sito piuttosto che sulla creazione di nuove pagine (Tab. 23). 232 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato Nelle aziende di marketing strategico, l’anno 2005 si è concluso con una leggera diminuzione del personale (-2,7%), ma per il 2007 e 2008 sono previsti aumenti tra i ricercatori di marketing e qualche comunicatore d’impresa e di prodotto. Sono figure operative che rispondono alle necessità poste dal probabile aumento dei carichi di lavoro. Allo stesso tempo, si prevede quasi il raddoppio del personale commerciale nell’arco di due anni: la crescita prevista per il settore spinge le aziende ad investire su commerciali per tentare di acquisire quote di mercato. Più moderata è la crescita prevista per le aziende di sondaggi, per le quali l’incremento previsto è dello 0,7%. In queste aziende, al di là dell’addetto amministrativo, la figura più ambita è il responsabile di marketing per la gestione di rilevazioni e per l’analisi di dati. Nel complesso, quindi, si prevede un’espansione dell’occupazione nei ruoli operativi. Gli operatori di call center sono soggetti a episodiche crescite e diminuzioni dell’occupazione, e rimangono legati a forme di collaborazione temporanee. Il maggiore investimento in termini di occupazione e di competenze riguarda invece l’area della ricerca di mercato. Nei prossimi anni sarà, infatti, richiesto personale in grado di seguire i progetti di marketing, di realizzare indagini di mercato e di fornire strumenti sempre più accurati di conoscenza del territorio e della clientela dell’azienda. 5. Riflessioni sulla formazione degli uomini di marketing L’analisi dei dati inerenti alle aziende di marketing mostra anche in ambito locale un andamento già osservato da McDonald e Vangelder (1998): l’economia mondiale è in recessione e la spesa per ricerche di mercato non solo non rallenta, ma cresce a ritmi del 10%. Il comparto delle ricerche di mercato sembra possedere una sorta di resistenza alla recessione. Un’impresa in difficoltà potrà ridurre o decentrare la produzione, eliminare servizi interni non centrali per la propria mission, ma non riuscirà ad escludere le ricerche di mercato. Queste non sono, se mai lo sono state, un “fiore all’occhiello” delle imprese, ma sono il canale obbligato per informare le decisioni degli imprenditori e dei manager. Il responsabile del marketing è sempre più ascoltato nello staff della direzione. Il consulente per il marketing è altrettanto ascoltato dalle imprese clienti, anche se è un libero professionista o se appartiene ad un’impresa esterna di marketing. Questo emerge, in forma indiretta, anche dalla nostra ricerca. Le ricerche di marketing per le imprese e i sondaggi di opinione per la polis sono in aumento di Professionalità nei servizi per le imprese 233 anno in anno nel Veneto, favorendo così la creazione di nuove aziende che offrono servizi connessi alla conoscenza del mercato e sella società. Il Veneto, vale la pena rilevarlo, è una regione di piccole e medie imprese che hanno avuto fortuna inizialmente ripetendo processi e prodotti ideati altrove, ma che sono rimaste sul mercato conquistando nuovi mercati e avviando processi d’innovazione di prodotto che richiedono alla dirigenza una consapevolezza più alta di quella di un tempo. Le ricerche di mercato sono sempre state caratterizzate sul piano tecnico e tecnologico. Il campionamento e le tecniche di indagine sulla popolazione si sono sviluppate nella prima metà del secolo scorso in funzione delle esigenze di conoscenza tempestiva e accurata delle opinioni e dei comportamenti dei consumatori e della società nel suo complesso. Le tecnologie di indagine a distanza (CATI, CAWI, ecc.) sono nate e hanno avuto sviluppo per le ricerche sul mercato e sulla società civile. Lo sviluppo metodologico progressivo della rilevazione e dell’analisi di dati e informazioni impone che le attività di studio del mercato e della società siano svolte da aziende e istituti specializzati. L’impresa-cliente può così concentrarsi nella definizione di tattiche e strategie consapevoli per la promozione del marchio e la commercializzazione dei propri prodotti. La qualità media delle attività svolte in outsourcing è notevolmente superiore all’esito probabile delle stesse attività svolte all’interno delle imprese. Tra l’altro, sono anche economicamente più convenienti rispetto alla gestione con personale interno. La qualità dei servizi offerti ha scavato la nicchia nella quale si collocano le imprese di marketing nel comparto dei servizi alle imprese. Sia il marketing interno alle aziende, sia quello ideato assieme ai consulenti devono fare fronte però ad un mercato di beni e servizi progressivamente in saturazione, un mercato nel quale i marchi mirano ad essere icone e i consumatori sono sempre più smaliziati. Il marketing stesso non può più essere solo il veicolo del convincimento del consumatore incerto, ma deve creare il rispetto per l’uso di beni e servizi per far guadagnare all’impresa il rispetto di un pubblico di consumatori e utenti consapevoli. La ragione dell’outsourcing delle attività di marketing non è quindi solo tecnica o tecnologica ma anche culturale. Pur nella ricerca della specificità, linguaggi e metodi del marketing devono essere modellati in funzione dell’obiettivo strategico dell’armonia (simmetria informativa) tra consumatore e produttore nel mercato economico e tra cittadino e politico (delegato al governo della polis) nella società civile. Nelle ricerche di mercato c’è dunque spazio per figure professionali tecnicamente e culturalmente preparate. La formazione a livello universitario è allora il percorso quasi obbligatorio per le nuove figure di professionista destinato alle ricerche di mercato. La progressiva immissione di personale con un titolo di studio universitario e la 234 Figure professionali e prospettive di sviluppo per gli istituti veneti che svolgono sondaggi di opinione e ricerche di mercato parallela sostituzione dei diplomati con laureati anche in attività che un tempo erano considerate strettamente tecniche sono fenomeni in essere, come dimostrano i dati riportati nella nostra ricerca. Quale impronta culturale dovranno pertanto possedere i predestinati alle posizioni apicali nel marketing delle imprese e nelle aziende che svolgono ricerche per il marketing? I responsabili di progetto delle aziende di marketing e i loro analoghi responsabili del marketing nelle imprese dovranno non solo saper dare risposte ai quesiti tecnico-metodologici, ma dovranno saper porre le domande giuste ai loro interlocutori, vale a dire le imprese-clienti e la direzione aziendale, rispettivamente. Per preparare dei tecnici con una così acuta capacità di proiezione e introspezione è necessario che nei corsi universitari si abituino gli studenti non solo all’adattamento del metodo di raccolta e analisi delle informazioni rispetto al problema da risolvere, ma anche alla collocazione del problema in un contesto di progressiva, maggiore assunzione di consapevolezza del ruolo che le ricerche di mercato saranno chiamate a ricoprire in un mercato armonico, nel quale consumatore e produttore sono allo stesso livello informativo. Riferimenti bibliografici ALTIERI G. (2002) Lavorare nei call centres. Un’analisi europea. 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The data was collected through a face-to-face survey among a sample of entrepreneurs. Our research deals with the institutes’ functional structure, qualified professional figures recently recruited and those the entrepreneurs expect to recruit in the next few years, market position of the offices, possible room for the recruitment of new personnel in the medium run, and educational strategies for the higher-competence workers. From the analysis of the competencies required to the people recently engaged and to those forecasted stems a set of suggestions about the university educational strategies that could qualify the institutes’ personnel in the near future. Keywords. Market research companies; Opinion polls; Competencies; Jobs; Employment forecast; University education. Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto1 Erica Bezzon, Gilda Rota Osservatorio sul mercato locale del lavoro®, Università degli Studi di Padova Riassunto. In questa nota si presenta l’esito di una ricerca sul settore economico della comunicazione d’impresa. Lo studio riguarda la realtà delle aziende del settore per stilarne un profilo fedele e coerente con la situazione economica e sociale della regione. Sono state rilevate le esigenze di professionalità delle imprese, individuando le preferenze degli imprenditori in termini di titoli di studio, competenze tecniche e altre doti personali del personale da assumere. Nella prima parte della nota, si riportano i risultati dell’indagine svolta intervistando le agenzie di comunicazione e nella seconda si descrivono le figure professionali tipiche delle aziende del settore. Parole chiave: Agenzie pubblicitarie; Imprese di comunicazione; Competenze; Speranza di occupazione. 1. Pubblicità e comunicazione d’impresa Pubblicità deriva da “pubblico” e assume quindi il significato di rendere noto, pubblico appunto, un messaggio. Il corrispondente termine inglese advertising (avvertire; latini advertere) evoca il concetto che la pubblicità serve a richiamare l’attenzione del destinatario su un certo messaggio. Il termine francese réclame (richiamo) evidenzia parimenti l’aspetto del richiamo su ciò che contiene il messaggio. In tutti i casi, è trasparente la finalità promozionale del messaggio. La pubblicità, così come s’intende oggi, è l’arte del comunicare un’idea, un concetto, una qualità, un’utilità, o altro, di un bene o un servizio, con l’obiettivo di indurre il destinatario a comportarsi in un determinato modo, tipicamente ad acquistare un prodotto. 1 Il presente lavoro è stato realizzato con un finanziamento PRIN 2005 dal titolo “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR e dall’Università di Padova. Coordinatore nazionale del PRIN e del gruppo di ricerca padovano è il prof. Luigi Fabbris. 238 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto La pubblicità è nata con la rivoluzione industriale, quando l’aumento della produzione, la varietà dei prodotti e la concorrenza fra imprese impongono la necessità di informare i possibili acquirenti. Nel 1845, nasce in Francia la prima concessionaria di pubblicità, la Société Générale des Annonces, per gestire gli spazi pubblicitari di alcuni grandi giornali. Nel 1863, è fondata in Italia la Manzoni, organizzazione destinata a raccogliere inserzioni per più giornali. Sempre in quei tempi, è creata negli Stati Uniti la prima agenzia pubblicitaria che offre ai propri clienti una struttura di scrittori e artisti per le inserzioni. Verso la fine di quel secolo, i produttori americani introducono sul mercato i prodotti di uso domestico più comune (zucchero, sapone, riso, melassa, burro, latte, fagioli e dolci), dapprima venduti a peso, confezionati in pacchetti con il marchio. La pubblicizzazione del marchio amplia considerevolmente il campo d’azione della pubblicità. L’invenzione dell’energia elettrica spalanca le porte a nuovi mezzi di comunicazione, come le insegne luminose; la diffusione della radio, all’inizio del ventesimo secolo, dà l’impulso alla creazione di spot basati sulla viva voce. Negli stessi anni, la pubblicità inizia ad operare secondo regole scientifiche. Tra gli altri, D. Stach, in un trattato di tecnica pubblicitaria, fissa le regole fondamentali di un messaggio pubblicitario: (i) essere visto, cioè avere attrattiva; (ii) essere letto, cioè essere osservato non solo visto; (iii) essere creduto, cioè essere convincente; (iv) essere ricordato; (v) essere capace di spingere il compratore ad acquistare quel prodotto. Nel secondo dopoguerra, l’avvento della televisione sprona l’industria pubblicitaria a perfezionare le proprie tecniche con l’uso sincrono di immagini e voce. Già nel 1953 appaiono i primi spot o short televisivi nella Nbc statunitense, ad imitazione della pubblicità praticata su giornali e riviste. In quegli anni, si diffondono le conoscenze teoriche sulla comunicazione pubblicitaria. Nel 1966, nasce il codice di Autodisciplina Pubblicitaria Italiana che, da allora, è stato modificato oltre 40 volte. Il codice2 ha lo scopo di assicurare che la pubblicità svolga un naturale ruolo economico, ma sia anche un servizio per il pubblico, con speciale riguardo al consumatore, regolamentando la pubblicità affinché sia veritiera e corretta. Per capire quanto, in termini di investimenti, la pubblicità e tutte le altre forme di comunicazione d’impresa incidano nel mercato italiano, si riportano alcuni dati sugli investimenti in pubblicità in Italia e nel mondo (Tab. 1). L’entità degli investi2 Il codice definisce anche i termini di riferimento. Pubblicità è ogni comunicazione, anche istituzionale, diretta a promuovere la vendita di beni o servizi, quali che siano i mezzi utilizzati. Prodotto è qualsiasi oggetto della comunicazione pubblicitaria e si intende perciò esteso anche ad un servizio, metodo, trattamento o altro. Messaggio è qualsiasi forma di presentazione al pubblico del prodotto e si intende perciò esteso anche all’imballaggio, alla confezione, ecc. Consumatore è una persona cui è indirizzato un messaggio pubblicitario o che sia suscettibile di riceverlo. 239 Professionalità nei servizi per le imprese menti in pubblicità nell’America settentrionale è gradualmente diminuita negli anni recenti (40,6% nel 2003; 36,7% nel 2005), tuttavia rimane prevalente sia sul piano quantitativo sia su quello dell’influenza ideale. A dispetto dello sviluppo della pubblicità in Europa, nell’America latina e in Asia (escluso il Giappone che ha metodi e stili culturali non trasferibili), l’impronta americana è la più seguita nel mondo. Ciò dipende anche dalla tendenza alla “centralizzazione” da parte delle imprese multinazionali (Livraghi, 2006). Tabella 1. Investimenti pubblicitari (stampa, televisione, radio, cinema, pubblicità esterna3) per area geografica dal 2003 al 2005 (milioni di dollari a prezzi correnti) Area geografica 2003 2004 Nord America Europa Asia – Oceania America Latina Medio Oriente Africa Totale mondo 147.461 98.668 86.171 26.634 2.501 1.994 363.430 159.576 117.270 101.064 31.930 3.152 2.821 415.813 2005 v. assol. 165.508 129.824 111.213 37.756 3.768 3.456 451.525 % 36,7 28,8 24,6 8,4 0,8 0,8 100,0 Fonte: World Advertising Trends (2006) Gli USA sono il paese che più investe in pubblicità (34,4%). Seguono il Giappone (8%) e tre paesi europei (Gran Bretagna, Germania e Francia, rispettivamente, con 5,6%, 4,6% e 3,3%. L’Italia è al nono posto con il 2,4% degli investimenti pubblicitari mondiali, ma con un livello di investimenti inferiore rispetto a paesi comparabili, come la Gran Bretagna e la Francia (Tab. 2). Rapportando gli investimenti pubblicitari alla popolazione residente, la graduatoria cambia tranne che per gli Stati Uniti che mantengono la prima posizione. La Gran Bretagna guadagna il secondo posto, Germania, Francia e Italia scivolano, rispettivamente, alla sedicesima, diciassettesima e ventiduesima posizione. L’Italia scivola ancora più giù se gli investimenti pubblicitari sono rapportati al prodotto interno lordo; secondo questo criterio, al primo posto nel mondo balza la Romania. L’andamento degli investimenti pubblicitari in Italia negli ultimi trent’anni mostra una crescita continua fino agli ultimi anni Ottanta (Fig. 1). C’è una diminuzione fra il 1993 e il 1995, dovuta a diversi fattori, fra cui una fase di difficoltà per i prodotti di marca “di largo consumo” derivante dall’aumentato potere della distribuzione (introduzione dei cosiddetti supermercati discount). Si nota poi un nuovo pe3 La pubblicità esterna si distingue in fissa e dinamica. Quella fissa consiste in pubblicità su postazioni fisse (manifesti, cartelloni, striscioni stradali), quella dinamica in pubblicità su automezzi pubblici e privati. 240 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto riodo di sviluppo a partire dal 1996, culminato nel 2000/2001 con la “bolla speculativa” e seguito da un assestamento. Si presenta una nuova crescita nel 2004, che sembra continuare debolmente nel 2005, ma che sarà probabilmente di scarso sviluppo nei prossimi anni (Livraghi, 2006). Tabella 2. Graduatoria dei primi dieci Paesi al mondo che investono in pubblicità (stampa, televisione, radio, cinema, p. esterna ) nel 2005 (milioni di dollari – variazione a prezzi costanti, base 2000) Paese 01. Stati Uniti 02. Giappone 03. Gran Bretagna 04. Germania 05. Francia4 06. Cina5 07. Messico 08. Brasile 09. Italia6 10. Canada 2005 155.252 35.941 25.186 20.689 15.000 14.500 14.268 14.161 10.753 8.859 % sul totale 34,4 8,0 5,6 4,6 3,3 3,2 3,2 3,1 2,4 2,0 % 2005 su 1996 +25,8 +2,4 +24,4 -10,5 +13,7 n.a. +272,8 +116,7 +48,0 +35,5 Fonte: World Advertising Trends (settembre 2006) Fin dagli anni Cinquanta, la stampa è stata il mezzo di comunicazione d’impresa dominante in Italia. Nel 1962, la stampa aveva il 52% del totale, la televisione il 14%, la pubblicità esterna e il cinema avevano percentuali maggiori di oggi (Fig. 2). Negli anni più recenti, la televisione è aumentata più della stampa e la radio ha avuto andamenti altalenanti, prima di calo e recentemente di sviluppo. Negli ultimi dieci anni si riscontra anche una crescita (discontinua) degli investimenti nell’affissione. Il predominio della stampa nella pubblicità è stato messo in discussione negli anni Ottanta dallo sviluppo delle emittenti private e da una pronunciata propensione commerciale della RAI. Anche in questo, il mercato italiano degli investimenti pubblicitari è diverso da quello degli Stati Uniti e degli altri paesi europei, dove la stampa è il medium dominante. Questo è uno dei tanti segnali di un mercato italiano abitudinario nelle idee e poco innovativo nei mezzi. Secondo Livraghi (2006), siamo ancora lontani da una vera maturazione nella comunicazione d’impresa. 4 Il dato della Francia è un po’ aumentato per tener conto di un diverso metodo di rilevazione. Il dato della Cina è arbitrariamente ridotto. È poco credibile, infatti, che, nel periodo più recente, la Cina si collochi al secondo posto nel mondo dopo gli Stati Uniti. Dati e statistiche riguardanti la Cina sono spesso “gonfiati” rispetto a una crescita che è reale, ma in proporzioni meno strabilianti. 6 Il dato dell’Italia qui sembra un po’ “sottostimato”, mentre è esagerato l’indice di crescita. 5 Professionalità nei servizi per le imprese 241 Figura 1. Investimenti pubblicitari in Italia (stampa, televisione, radio, cinema, pubblicità esterna ) dal 1975 al 2005 (milioni di euro) Fonte: fonti storiche UPA. L’informazione commerciale, realizzata tramite la pubblicità sui mass media e con manifestazioni specializzate, è tuttavia un settore di attività dinamico e in espansione. La comunicazione d’impresa ha assunto un valore strategico per le imprese; per questo motivo, le agenzie che erogano servizi di comunicazione necessitano di professionisti preparati a gestire in modo integrato le tecniche e le tecnologie correlate. È ragionevole distinguere le agenzie pubblicitarie in due categorie (Bassat e Livraghi, 2005): 1) agenzie di comunicazione a servizio completo che si occupano di gestire una campagna “dall’A alla Z”. Queste offrono al cliente i servizi essenziali per la comunicazione pubblicitaria, dalla programmazione dell’attività creativa alla selezione ed esposizione dei mezzi su cui svolgere la campagna pubblicitaria. In genere, un’agenzia di questo tipo gestisce in proprio funzioni specifiche di supporto all’opera creativa: studi e ricerche di mercato, determinazione e ripartizioni del budget disponibile, progettazione e sviluppo di progetti di comunicazione e così via. Inoltre, ma solo in alcuni casi e nelle aziende più grandi, esse producono fisicamente il messaggio pubblicitario, dotandosi di stamperia, sartoria, studio fotografico e quant’altro è necessario allo scopo; 2) agenzia creativa che cura la fase creativa della campagna pubblicitaria, ideando il messaggio pubblicitario dal punto di vista grafico, visivo e testuale e delegando la produzione “fisica” dello stesso ad una rete di imprese di altro tipo, come 242 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto tipografie, fotolito, serigrafie, studi fotografici, hosting, ecc.. Spesso agenzie di questo tipo si auto–definiscono studi pubblicitari o anche studi grafici e contano un numero ridotto di professionisti, di solito dai 2 ai 5. Figura 2. Investimenti pubblicitari in Italia (stampa, televisione, radio, pubblicità esterna) dal 1975 al 2005 (milioni di euro): percentuali per mezzi. Fonte: fonti storiche UPA. Sulle agenzie pubblicitarie del Veneto abbiamo condotto una ricerca empirica, interpellando i titolari o i responsabili delle risorse umane di un campione di imprese. Sono state svolte 20 interviste de visu presso le imprese campione. Il numero complessivo di imprese insediate nel Veneto è 207. Per la selezione del campione di aziende da intervistare, le liste sono state ordinate in strati provinciali e la selezione campionaria è stata effettuata con metodo sistematico (Fabbris, 1989). Le aziende non intervistate per le quali si disponeva di un recapito telematico sono state invitate a collegarsi ad un apposito link per compilare un questionario on line. Sono stati utilizzati due questionari: uno, piuttosto articolato e aperto, per le interviste de visu (durata media di un’intervista: un’ora), il secondo, più sintetico e con poche domande a risposta chiusa, per le interviste on line. La frazione di risposta ottenuta è del 27,5%. I risultati della rilevazione sono descritti a partire dal Par. 3. Professionalità nei servizi per le imprese 2. 243 Le agenzie di pubblicità e comunicazione del Veneto Secondo i dati del Censimento dell’industria e dei servizi del 2001, la Lombardia è nettamente al primo posto in Italia con 5.457 unità locali (31,4% del totale nazionale) e 19.755 addetti (37,8%) alla pubblicità e comunicazione (Fig. 3). Il Lazio occupa il secondo posto della graduatoria con 1.979 unità locali (11,4% del totale nazionale) e 4.774 addetti (9,1%). Seguono l’Emilia Romagna, con 1.859 unità locali (10,7%) e 4.594 addetti (8,8%), e il Veneto che si colloca al quarto posto con 1.635 unità locali, pari al 9,4% del totale nazionale, e 4.327 addetti, pari al 8,3% del totale nazionale. Confrontando il numero di unità locali nel 1991 e nel 2001, si rileva che il Lazio ha fatto registrare l’incremento più alto (+117%), seguito dal Piemonte (+38,6%), dalla Lombardia (+38%), dal Veneto (+31%) e dall’Emilia Romagna (+24,2%). Nel Veneto, le unità locali sono aumentate di oltre 12 volte in trent’anni, passando da 122 nel 1971 a 1.635 nel 2001, e il numero di addetti è aumentato di circa 7 volte, passando da 514 del 1971 a 4.327 del 2001. La crescita nel numero di unità locali ha avuto un balzo notevole tra il 1981 e il 1991, con un aumento di 1.754 unità, più che raddoppiate in soli dieci anni. Dal 1991 al 2001, l’aumento nelle unità locali è stato di 387 unità, pari al 31% circa. Ciò indica che la generale tendenza alla crescita del settore che non dà segni di arresto, ma che sta rallentando. Le province venete che “trascinano” maggiormente tale andamento sono Padova e Treviso, le quali, nel 2001, contano rispettivamente un numero di unità locali pari al 24% e al 21% di quelle rilevate in Veneto. La crescita è rapida e importante per Padova (+428% nel 1981; +84,5% nel 1991; +45,8% nel 2001): dal 1971 al 2001, le unità locali vi sono aumentate di tredici volte. Treviso ha visto una fase iniziale di rapido sviluppo (+431% nel 1981 e +252% nel 1991), ma un calo dell’1,7% tra il 1991 e il 2001; nel complesso, dal 1971 al 2001, il numero di unità locali vi è aumentato di circa diciassette volte. Nella realtà veneta, l’agenzia di comunicazione è di piccole o medie dimensioni e cura per conto dei clienti vari aspetti della pubblicità, dalle strategie di comunicazione alla realizzazione della campagna pubblicitaria, alla creazione dei mezzi su cui veicolarla. Il 50% circa delle aziende intervistate ha dichiarato come attività primaria la “comunicazione d’impresa”, il che significa che si tratta di agenzie che svolgono tutti o quasi i seguenti servizi (Tab. 4): a) marketing pubblicitario, consistente in analisi sul prodotto da pubblicizzare, sul suo pubblico potenziale, sulla concorrenza e sui suoi andamenti nel mercato; il tutto per pianificare al meglio la campagna pubblicitaria richiesta dal cliente; Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto 244 Figura 3. Unità locali del settore pubblicitario nelle prime cinque regioni italiane dal 1971 al 2001. 6000 Lombardia 5000 4000 3000 Lazio 2000 Emilia Romagna Veneto Piemonte 1000 0 1971 1981 1991 2001 Tabella 3. Numero di unità locali del settore pubblicitario (codice ATECO 74.4, cfr ISTAT, 2002) nelle province venete dal 1971 al 2001 (Fonte: ISTAT, vari anni) Provincia Belluno Padova Rovigo Treviso Venezia Verona Vicenza Veneto 1971 3 28 8 19 21 21 22 122 Anni 1981 8 148 10 101 76 112 87 542 1991 23 273 54 356 142 206 194 1.248 2001 37 398 49 350 189 326 286 1.635 b) pianificazione della campagna pubblicitaria, consistente nell’individuare e indicare al cliente i risultati raggiungibili in relazione alle risorse disponibili e al contesto di intervento, determinare il budget, definire la strategia di comunicazione, selezionare i mezzi per raggiungere il pubblico-obiettivo nel modo più efficace e al 245 Professionalità nei servizi per le imprese minor costo possibile, creare il messaggio e produrre i cosiddetti esecutivi, ossia la stampa, gli audiovisivi, i depliant, i cataloghi, gli spot radio e tv, ecc.; c) progettazione e realizzazione siti Internet. Le agenzie a servizio completo, sono di solito in grado di farlo servendosi di personale interno; le agenzie creative si servono spesso di consulenti o collaboratori esterni. Tabella 4. Distribuzione percentuale delle agenzie venete di comunicazione, per attività primaria. Attività primaria Comunicazione d’impresa Realizzazioni grafiche di qualsiasi tipo Creazione siti Internet Design di articoli sportivi e abbigliamento Vendita di spazi pubblicitari Studio, progettaz., produzione mezzi comunicaz. su punto vendita Creazione e produzione spot radio e tv Totale % 52,6 24,6 12,2 1,8 1,8 3,5 3,5 100,0 Tra le altre agenzie creative, il 24,6% ha dichiarato come attività primaria “progettazioni e realizzazioni grafiche di qualsiasi tipo”. In genere accade che, una volta realizzata l’immagine e/o l’illustrazione richiesta, abbinata al messaggio pubblicitario, queste agenzie siano in grado di consegnare al cliente il prodotto finito, servendosi di collaboratori esterni. Nella maggior parte dei casi, inoltre, queste aziende possono svolgere altre attività, come la realizzazione di studi di marketing, la progettazione di siti internet o l’organizzazione di eventi, ma ciò che le distingue dalle agenzie a servizio completo è che tali attività sono svolte, nella maggior parte dei casi, tramite professionalità esterne. Diverso è il discorso per le agenzie specializzate nella realizzazione di siti internet. In genere, queste aziende svolgono soltanto questa attività, cioè si dedicano totalmente alla comunicazione multimediale. In alcuni casi, però, soprattutto quando si tratta di creare siti collegati a manifestazioni o eventi di vario genere, non è raro che si assumano anche la responsabilità di seguire sia la comunicazione che la promozione dell’evento. La strutturazione interna delle imprese di comunicazione pubblicitaria è descritta nel dettaglio in: Osservatorio sul mercato locale … (2007), da cui traiamo le seguenti considerazioni essenziali. Il 60% delle imprese intervistate lavora in rete con altre imprese che “ruotano” attorno alle agenzie pubblicitarie per la realizzazione del prodotto finale. La rete con cui collaborano è costituita in media da 10 imprese, 246 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto situate prevalentemente nel Veneto, e in alcuni casi anche nel resto d’Italia e all’estero. Si tratta di imprese che svolgono le seguenti attività: tipografia7, serigrafia8, fotolitografia9, cartotecnica, cartellonistica, informatica e software house, progettazione e realizzazione di siti Internet e audiovideo, marketing e telemarketing, promotional e merchandising, realizzazione di oggettistiche e gadget, fotografia, illustrazioni e design, allestimenti, servizio hostess e pubbliche relazioni, organizzazione di eventi e manifestazioni. La maggior parte delle aziende intervistate (80%) non è certificata. Oggettivamente, in queste aziende è non poco complicato stabilire procedimenti standard di lavoro suddivisi in fasi all’interno delle quali si collocano date azioni. Solamente il 15% delle aziende ha dichiarato di possedere una certificazione dei processi (Tab. 5) che permette loro di: 1) distinguersi dalla concorrenza; 2) aggiungere valore a prodotti e servizi agli occhi del cliente; 3) catalogare in modo sistematico e preciso il proprio lavoro, supervisionare in modo concreto l’attività del personale e ricostruire a posteriori tutti i passi seguiti in occasione di una determinata attività, anche per individuare eventuali errori avvenuti nei diversi processi. Tabella 5. Distribuzione percentuale delle agenzie venete di comunicazione per situazione rispetto alla certificazione. L’azienda è certificata? No Sì Siamo in via di certificazione Dati mancanti Totale 7 % 80,0 15,0 5,0 0,0 100,0 L'attività tipografica si dispiega nell'esercizio di varie operazioni, come ad esempio il disegno dei caratteri tipografici, l'impaginazione dei caratteri sulla pagina, la stampa delle pagine. 8 La serigrafia è una tecnica di stampa con matrice, detta anticamente crivellografia perché l'inchiostro di stampa passava attraverso una sorta di trama fittissima, inizialmente di seta. 9 Procedimento di riproduzione fotomeccanica di un'immagine, mediante il quale si ottiene una pellicola utilizzabile per la preparazione della lastra-matrice metallica per la stampa offset. 247 Professionalità nei servizi per le imprese In nome di questi vantaggi, un altro 5% delle aziende intervistate si sta organizzando per mettere a punto un sistema di processi certificabile. Le aziende intervistate sono costituite in media da 7 addetti, compresi il titolare e gli eventuali soci, ma esclusi i liberi professionisti che collaborano sistematicamente con l’azienda (Tab. 6). La larga maggioranza delle agenzie pubblicitarie si avvale della collaborazione di liberi professionisti sia esclusivi che non esclusivi. Assimilando agli addetti i liberi professionisti esclusivi, il numero medio di addetti per azienda sale a 8,4. Tabella 6. Distribuzione percentuale delle agenzie venete di comunicazione per numero di addetti. Addetti Da 1 a 5 addetti Da 6 a 10 addetti Da 11 a 15 addetti Più di 15 addetti Dati mancanti Totale % 49,1 22,8 14,1 7,0 7,0 100,0 Tabella 7. Distribuzione percentuale del personale interno delle agenzie venete di comunicazione, per area funzionale. Area funzionale Direzione Amministrazione Ufficio acquisti Commerciale Direzione mezzi Creativa Multimediale Produzione & Logistica Eventi e Turismo Studio fotografico Ufficio Stampa % su totale addetti 4,9 10,4 2,7 15,9 1,6 40,2 2,3 15,4 2,2 1,1 3,3 % laureati 33,3 10,5 0,0 37,9 33,3 20,5 50,0 7,1 100,0 50,0 66,7 Per quanto riguarda la ripartizione del personale interno per tipo di contratto di lavoro (Tab. 7), il 71% è assunto a tempo indeterminato (in media 5,5 per azienda su una media di 8 addetti totali per azienda), il 14,4% è assunto con contratti atipici (in media una persona per azienda, assunta di solito con contratto di collaborazione a 248 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto progetto; si tratta solitamente di giovani neoassunti in prova), il 7% è part – time e il 7% a tempo determinato. Si nota che la maggior parte di questi (il 40%) si colloca nell’area creativa, e ciò poco stupisce visto che si tratta dell’area clou di un’agenzia di comunicazione, quella in cui viene concepito e creato il messaggio pubblicitario; degli addetti di quest’area, il 20% possiede una laurea. Il 16% del personale è impegnato nell’area commerciale e svolge perciò il ruolo di account o di responsabile commerciale. Di questi, il 38% possiede una laurea. Il 14% degli addetti poi è impiegato in produzione e svolge perciò funzioni tecniche e di servizio; ciò spiega il perché della presenza di un solo 4% di laureati. Infine, il 10% degli addetti si colloca nell’amministrazione; di questi, il 10% possiede un titolo di laurea. Alte percentuali di laureati si notano nelle aree Eventi e turismo, Multimediale e Ufficio stampa. Nel corso del 2005, il 30% delle agenzie ha assunto nuove unità (Tab. 8). Nelle aziende interpellate, il numero di nuove assunzioni è 0,7, un valore che quasi coincide con il saldo perché i licenziamenti sono inferiori a 0,1. Le aziende intervistate prevedono un ulteriore aumento di lavoro per i prossimi due anni. La proporzione di imprese che prevedono nuove future assunzioni è del 42%. Tabella 8. Distribuzione percentuale delle agenzie venete di comunicazione, per movimenti avvenuti all’interno dell’organico nell’ultimo anno. Movimenti di organico Entrate Uscite Turnover Nessuna variazione Dati mancanti, non so Totale Nell’ultimo anno 29,8 3,5 24,6 26,3 15,8 100,0 Nei prossimi due anni 42,1 1,7 5,3 7,0 43,9 100,0 L’agenzia creativa, essendo di dimensioni ridotte, non ha comparti funzionali ben distinti, tuttavia è possibile ripartire le attività svolte dal personale in tre aree (Fig. 4): 1) amministrazione, dove sono svolte le attività legate alla gestione economico– contabile dell’azienda e all’organizzazione e gestione del personale; 2) rapporti esterni, dove si curano le relazioni con clienti e fornitori; 3) creativa, dove sono ideate, progettate e programmate le campagne pubblicitarie. Non necessariamente la dimensione piccola di un’agenzia implica l’assenza di attività di supporto a quelle prettamente creative, anzi, a meno che queste non siano delegate ad aziende o professionalità esterne, sono svolte dal personale interno che assume così un profilo poliedrico e multifunzionale. 249 Professionalità nei servizi per le imprese Figura 4. Organigramma tipico di un’agenzia creativa AMMINISTRAZIONE RAPPORTI ESTERNI CREATIVA Figura 5. Organigramma tipico di un’agenzia di comunicazione a servizio completo Le agenzie a servizio completo sono mediamente più grandi delle agenzie creative, sia dal punto di vista del numero di addetti, sia per quanto riguarda 250 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto l’articolazione in aree funzionali. Le aree funzionali delle agenzie a servizio completo sono (Fig. 5): a) Direzione generale, dove sono svolte le attività di gestione strategica e finanziaria dell'azienda, organizzazione e coordinamento dei reparti, presa di decisioni finali in merito alla selezione del personale; b) Amministrazione, dove si svolge la gestione economico–contabile dell’azienda e si gestisce il personale; c) Qualità, dove si curano le pratiche e la modulistica inerente alla certificazione di qualità; d) Commerciale, dedicata alla ricerca di nuovi clienti, cura e mantenimento dei rapporti con essi. A volte vi è svolto il monitoraggio del portafoglio clienti e delle vendite, al fine di individuare strategie atte a incrementare le richieste; e) Ufficio acquisti, dedicata alla cura degli approvvigionamenti aziendali e dei rapporti con i fornitori; f) Direzione mezzi, dove si pianificano le fasi della campagna pubblicitaria, si decidono i mezzi per veicolare i messaggi di comunicazione, si svolgono ricerche sui prodotti e sui concorrenti, si decide su pianificazione, organizzazione, direzione e controllo delle linee di prodotto, dei prezzi, delle attività promozionali e della fornitura di servizi; g) Creativa, nella quale sono ideate e progettate le campagne pubblicitarie, in particolare i messaggi pubblicitari, abbinandoli con le immagini più significative; h) Multimediale, dove si progettano siti web statici e dinamici; i) Studio fotografico, dove si realizzano i servizi fotografici per le campagne pubblicitarie; il personale si occupa di realizzare le foto, allestire lo studio per i servizi interni, scegliere le location per i servizi esterni, curare le fasi di modifica, fotoritocco e impaginazione delle foto effettuate; j) Eventi e turismo, dove sono pianificati e organizzati eventi e manifestazioni; k) Ufficio stampa, dove si selezionano e si veicolano le informazioni provenienti dall'interno dell'azienda verso gli organi di informazione; l) Produzione & logistica, dove avviene la produzione degli strumenti di comunicazione (cataloghi, depliant, brochure, manifesti, cartelloni, pannelli, ecc.). 3. Le figure professionali nelle agenzie di pubblicità del Veneto Nel seguito, si presentano le figure professionali del Responsabile commerciale, dell’Account, del Responsabile della direzione mezzi, del Direttore creativo, dell’Art director, del Copywriter, del Grafico e del Web designer. Per altre informazioni sulle Professionalità nei servizi per le imprese 251 professioni del comparto in esame si possono consultare Bezzon (2004) e Fabbris (2005). Responsabile commerciale Il Responsabile commerciale, o Account manager, realizza le politiche aziendali di vendita dei servizi aziendali e coordina la rete di vendita e di assistenza. Mantiene stretti rapporti con la rete distributiva, individuandone criticità e possibilità di miglioramento, e studia i movimenti della concorrenza sul territorio. In alcuni casi, partecipa alla definizione e realizzazione delle strategie di sviluppo commerciale e si occupa di monitorare i risultati commerciali della struttura attraverso strumenti di controllo su base informatica. In genere, gestisce i rapporti con i clienti più importanti e fidelizzati, delegando agli altri account le azioni di new business e di ricerca di nuovi clienti. Il responsabile commerciale s’impegna, una volta visitato il cliente, a riunire il gruppo creativo per riferire sulle di lui richieste. Spesso, trattandosi di un esperto in comunicazione, imposta la strategia comunicativa di base sulla quale poi il gruppo creativo lavora introducendo eventuali proposte di modifiche o miglioramenti. Le attività svolte da questa figura non richiederebbero la conoscenza di lingue straniere, a meno che i clienti non siano stranieri, ma costituisce una caratteristica preferenziale il conoscere discretamente la lingua inglese, sia scritta che parlata. La conoscenza di una seconda lingua straniera è sempre dipendente da contatti con clienti stranieri. Non è richiesta una particolare abilità nell’uso del PC, anche se è preferibile che abbia dimestichezza nell’utilizzo dei maggiori sistemi applicativi (pacchetto Office, browser per internet e posta elettronica). Tra le doti di personalità di cui dovrebbe essere dotato, si distinguono l’attitudine alla relazione con clienti e fornitori, l’attitudine a presentare le proprie idee in pubblico, l’essere flessibile mentalmente, la disponibilità a lavorare fuori orario e a viaggiare spesso. Deve possedere una forte personalità, ambizione e professionalità; voglia di mettere alla prova le proprie capacità e capacità di ispirare fiducia. Deve possedere almeno un diploma di scuola superiore; una laurea in materie umanistiche con indirizzo in comunicazione o marketing può aiutare sia in fase di ricerca di lavoro, sia per la carriera. Account L’Account si occupa di creare e mantenere i contatti con l’azienda–cliente. Per questo, raccoglie e interpreta le richieste del cliente, ne valuta e, possibilmente, anticipa i bisogni. Inoltre utilizza le informazioni provenienti dal cliente (ricerche, dati di marketing, piani di sviluppo dei prodotti) insieme a quelle interne all’agenzia prodotte dall’area ricerche (in genere nella direzione mezzi) per arrivare alla stesura di un piano di comunicazione preciso, coerente e fattibile. Per essere efficace, l’account deve comunicare costantemente non solo con l’area ricerche, se presente, ma anche con il 252 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto gruppo creativo, diventando così, agli occhi dell’agenzia, il rappresentante del cliente e di tutte le sue esigenze e, agli occhi del cliente, il responsabile del buon risultato della comunicazione, sia dal punto di vista strategico che operativo. Non è quindi solo un venditore di servizi e prodotti, bensì un esperto di comunicazione, in grado di progettare una propria strategia di comunicazione, coordinando la collaborazione degli esperti sul progetto di comunicazione approvato dal cliente e dalla direzione dell’agenzia e facendo in modo che siano rispettati i tempi di realizzazione e i costi. La conoscenza di lingue straniere è rilevante se i clienti sono stranieri, ma è qualificante il conoscere discretamente la lingua inglese, sia scritta che parlata. Lo stesso discorso vale per la seconda lingua straniera. Non si chiede che possieda particolari abilità nell’uso del PC, ma è preferibile che possieda dimestichezza almeno nell’utilizzo dei maggiori sistemi applicativi (pacchetto Office, browser per Internet e posta elettronica). Deve conoscere in modo approfondito il mercato di riferimento, le tecniche di comunicazione usate dalla propria agenzia e i servizi offerti per essere pronto a formulare rapidamente una proposta al cliente che gli si rivolge. Deve essere padrone delle tecniche promozionali e di pubbliche relazioni, di negoziazione e di budgeting (capacità di fare previsioni e di analisi dei clienti) per poter dialogare con i clienti al fine di proporre la migliore combinazione di azioni di comunicazione. Dovrebbe inoltre possedere attitudine alla relazione con clienti e fornitori, ad organizzare il proprio lavoro e a presentare le proprie idee in pubblico, essere flessibile mentalmente e disponibile a lavorare fuori orario e a viaggiare spesso. Deve possedere almeno un diploma di tecnico commerciale o di ragioneria, ma è largamente preferita la laurea, anche di primo livello, in ambito economico o umanistico, possibilmente con specializzazione nella comunicazione e nel marketing. Responsabile della direzione mezzi Il Responsabile direzione mezzi o, Media planner, pur non facendo parte del gruppo creativo, partecipa attivamente – insieme all’account che segue il cliente – alle riunioni per l’impostazione della campagna pubblicitaria. Sulla base del brief10 predisposto dall’account, considera le esigenze del cliente e il suo budget e propone le proprie soluzioni in merito ai mezzi pubblicitari da utilizzare per veicolare i messaggi pubblicitari. Per questo, deve conoscere tutte le informazioni e le caratteristiche proprie dei mezzi di comunicazione. Entra in gioco prima, durante e al termine dello svolgimento di una campagna pubblicitaria. Prima della campagna, il media planner definisce le strategie mediatiche per raggiungere gli obiettivi di marketing prefissati, analizzando i mezzi di comunicazione e l’attività dei concorrenti. Inoltre, formula 10 È il documento che il cliente fornisce all’account. Oltre alle sue richieste in termini di servizio pubblicitario, contiene informazioni sul nome del prodotto, sulla sua confezione, sul prezzo, sul tipo di consumatore a cui è rivolto, sulle modalità di acquisto e di consumo, sulla concorrenza ecc., cioè su tutto quanto può essere utile per la predisposizione della campagna pubblicitaria. Professionalità nei servizi per le imprese 253 proposte di ripartizione degli investimenti e sceglie i veicoli e la distribuzione temporale della campagna. Durante lo sviluppo temporale della campagna, controlla se l’uscita degli avvisi/comunicati rispetta il calendario, contesta eventuali incoerenze con gli accordi siglati ed eventuali distorsioni nella pubblicazione degli annunci pubblicitari. Al termine della campagna, valuta quali sono stati i risultati conseguiti, confrontandoli con le previsioni. Deve conoscere tutti i mezzi con cui si può veicolare un messaggio pubblicitario, i loro vantaggi e gli svantaggi, i prezzi e i tempi dell’operatività. Deve aggiornarsi continuamente sui mezzi e le tecniche di diffusione del messaggio pubblicitario. Deve inoltre conoscere nel dettaglio i servizi offerti dalla propria azienda, gli strumenti di cui dispone e le possibilità di svolgere all’interno le azioni di diffusione dei messaggi pubblicitari. Deve inoltre, saper impostare un’indagine di mercato e analizzare un prodotto e i competitor; per cui dovrebbe conoscere tecniche statistiche basilari per l’analisi dei dati. Non è richiesta la conoscenza di lingue straniere, ma è una caratteristica preferenziale la conoscenza almeno parlata della lingua inglese. Deve invece avere dimestichezza con il PC e pratica d’uso dei principali sistemi applicativi (pacchetto Office, browser per Internet e posta elettronica), di programmi di grafica e per l’elaborazione di dati, come Excel o SPSS. Tra le doti di personalità di cui dovrebbe essere dotato, si distinguono l’attitudine alla relazione con clienti e fornitori, al problem solving, ad organizzare il proprio lavoro, la precisione, la flessibilità mentale, la disponibilità a lavorare fuori orario. Deve possedere almeno un diploma di scuola superiore, possibilmente nell’ambito grafico o artistico (tecnico della grafica pubblicitaria, liceo artistico, accademia delle belle arti, istituto d’arte, ecc.). Una laurea in materie umanistiche o economiche con indirizzo in marketing e comunicazione sarebbe l’ideale. È preferibile inoltre seguire corsi di specializzazione nell’ambito della comunicazione e del marketing. Direttore creativo Il Direttore creativo è il responsabile del gruppo creativo dell’agenzia pubblicitaria. Tiene le redini creative delle campagne e coordina il lavoro dell'art director, del copywriter, del grafico e del fotografo, valutando il loro lavoro e proponendolo al cliente. Presiede le riunioni con il gruppo creativo e, dopo aver ricevuto il brief dall’account, coordina e guida l’impostazione della campagna pubblicitaria più idonea per il cliente. Supervisiona i lavori e interviene in caso di contrattempi o modifiche estemporanee. Spesso intrattiene i rapporti con il cliente durante lo svolgimento dei lavori. Se manca un media planner, ne svolge le funzioni. Spesso è un copywriter, un grafico o un art director con anni di esperienza. Idealmente, dovrebbe essere un tecnico della comunicazione per sapere esattamente che cosa sono in grado di fare i componenti del suo gruppo e come sono in 254 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto grado di farlo. Quindi, dovrebbe essere un bravo art director, un discreto copywriter e un buon grafico, meglio se con competenze anche nel web design. Per questo, le competenze tecniche ideali richieste al direttore creativo sono costituite dalla somma delle competenze possedute dal gruppo creativo che sarà chiamato a dirigere. Non è necessaria, ma sarebbe auspicabile, la conoscenza di lingue straniere. Deve, invece, conoscere i maggiori sistemi applicativi (Office, browser per Internet e posta elettronica) e saper utilizzare i principali programmi di grafica, fotoritocco e web design. Tra le doti di personalità, si distinguono l’attitudine al problem solving, al lavoro di gruppo, a presentare le proprie idee in pubblico, la precisione, la fantasia e la disponibilità a lavorare fuori orario. Direttori creativi non si nasce, ma si diventa. Per ricoprire questo ruolo è necessario aver accumulato anni di esperienza sul campo, oltre a possedere doti personali e passione per questo tipo di lavoro. Per diventare direttore creativo, si comincia generalmente la carriera ricoprendo ruoli basilari nel campo della comunicazione, come quello di art director, copywriter o grafico. Dal punto di vista formativo, è ideale aver frequentato scuole superiori con indirizzi nell’arte o nella grafica. Un titolo universitario in scienze della comunicazione, o in materie umanistiche con specifici piani di studio dedicati alla comunicazione, oppure anche una specializzazione post diploma nelle arti grafiche completerebbe la formazione di base necessaria per ricoprire con successo questo ruolo. È in ogni caso utile frequentare corsi di specializzazione in grafica, fotografia, fotoritocco e web design. Art director L’Art director è il creativo che inventa e disegna i progetti grafici degli annunci, immagina le foto che bisogna realizzare, studia l'impaginazione grafica delle immagini e dei testi. Ha il compito di svolgere uno studio del marchio dell’azienda cliente e del suo sistema di identità visiva e, in accordo con questi, produrre, sotto forma di illustrazioni, non solo il messaggio, ma anche l’idea che il cliente gli commissiona. Deve trovare l’idea giusta e tradurla in un visual che colpisca l’occhio e rimanga nella memoria. In coppia con il copywriter, scrive i testi, adattandoli alle immagini e alle illustrazioni scelte. Se non è presente un media planner, deve saper adattare il messaggio pubblicitario ai veicoli (manifesti, poster, stampa). Deve essere in grado inoltre di sviluppare progetti creativi (ideazione del marchio e dell’immagine coordinata, studio della grafica editoriale, progettazione del packaging, progettazione di campagne pubblicitarie). Se l’agenzia non dispone di figure professionali specifiche, si occupa anche dell’esecuzione di fotocomposizioni, sviluppo pellicole, stampa digitale, fotografia digitale, ritocco foto. Deve essere un esperto in teoria e tecnica della progettazione grafica e in tecnica pubblicitaria; deve saper progettare e costruire siti Internet, sapere come si costruisce un annuncio pubblicitario, saper impostare e impaginare testi, libri e riviste, Professionalità nei servizi per le imprese 255 conoscere le principali tecniche di stampa, aggiornarsi continuamente sui fornitori e sui principali programmi di grafica. Può non conoscere le lingue straniere, ma deve conoscere i maggiori sistemi applicativi (pacchetto Office, browser per Internet, posta elettronica) e i principali programmi di grafica fotoritocco e web design (photoshop, illustrator, indesign, xpress, golive per il disegno creativo e per la manipolazione delle immagini fotografiche, Macromedia Freehand per l’illustrazione, la grafica web, l’impaginazione e la produzione di esecutivi per la stampa, QuarkXpress per l’impaginazione). Deve, inoltre, manifestare attitudine al lavoro di gruppo, a presentare le proprie idee in pubblico, al problem solving, essere fantasioso, curioso e creativo e disponibile a lavorare fuori orario. L’ideale sarebbe aver frequentato scuole superiori a indirizzo artistico o grafico. Un titolo universitario in scienze della comunicazione, o in materie umanistiche con specifici piani di studio dedicati alla comunicazione, e un’eventuale specializzazione post diploma in arti grafiche, fotografia, fotoritocco, o web design completerebbe la formazione di base necessaria per coprire con successo questo ruolo. Copywriter Il Copywriter è responsabile della verbalizzazione creativa della comunicazione. Scrive i testi e gli slogan che servono in agenzia per gli annunci, i cataloghi, gli spot: dalla frase “ad effetto” che apre la pagina pubblicitaria con il compito di catturare l’attenzione del lettore, al testo esplicativo di descrizione del prodotto, alla frase conclusiva spesso accoppiata al marchio del prodotto; dal testo del comunicato radiofonico a quello televisivo, alla redazione di testi per cataloghi, depliant, cartelli – vetrina, ecc.. Il linguaggio della pubblicità deve esprimere l’idea con poche parole, chiare ed efficaci. Lavora in stretta collaborazione con l'art director che cura la parte visiva della campagna, trovando le parole adatte per le immagini giuste. Spesso realizza la stesura del format, cioè di un documento in cui vengono motivate le scelte fatte per un particolare testo o scritto proposto. Deve quindi essere originale, spiritoso e non lasciarsi mai sfuggire i tre obiettivi principali della comunicazione: attirare l'attenzione, far ricordare il prodotto e la marca, far vendere il prodotto. Deve possedere un’ampia cultura generale, comprensiva delle principali tecniche di scrittura, scrittura creativa, storia, storia dell’arte, produzione radio e attualità politica, e una grande capacità di sintesi, dovendo sintetizzare in due parole un intero messaggio, un’idea. La conoscenza almeno della lingua inglese è fondamentale ed è consigliabile anche una seconda lingua straniera (possibilmente francese o spagnolo che sono lingue molto musicali). Deve conoscere i maggiori sistemi applicativi (pacchetto Office, browser per Internet e posta elettronica). Tra le altre virtù di cui dovrebbe essere dotato, si distinguono l’attitudine al problem solving, al lavoro di gruppo e a scrivere relazioni e la disponibilità a lavora- 256 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto re fuori orario. Deve essere fantasioso, spiritoso, curioso e creativo, possedere ottime doti comunicative. Deve possedere almeno un diploma di scuola superiore (liceo classico o artistico o istituto d’arte). Un titolo universitario in scienze della comunicazione o in materie umanistiche (lettere, filosofia, psicologia) con specifici piani di studio dedicati alla comunicazione ne completerebbe la formazione di base. Grafico Il Grafico è il responsabile della progettazione grafico–visuale di un’identità, un messaggio, una comunicazione, un evento, uno spazio. Attraverso una metodologia e una cultura specifica, realizza messaggi complessi, come l’identità di un’azienda o l’allestimento di una mostra. I campi d’intervento prediletti sono la grafica editoriale (libri, riviste, cataloghi), il packaging (progetti per confezioni di prodotto), l’immagine coordinata (progetto di un marchio/logotipo e della sua articolazione nella comunicazione aziendale), l’allestimento di spazi espositivi (design per mostre, fiere e esposizioni), la segnaletica, l’industrial design e l’art direction per il web. Conoscendo i processi e i materiali per la stampa, collabora con fotografi, architetti, illustratori, tipografi e allestitori. Ricopre spesso il ruolo di art director quando dirige gruppi per la definizione dell’immagine generale di un’azienda o di un ente, di una rivista o di un processo di comunicazione. I suoi fondamenti professionali sono quelli della tradizione tipografica (è anche esperto di tipografia) e le innovazioni tecnologiche con le quali opera su scritti e immagini. Deve essere esperto in teoria e tecnica della progettazione grafica e in tecnica pubblicitaria per progettare e costruire siti Internet, costruire un annuncio pubblicitario, impostare e impaginare testi, libri e riviste. Deve altresì conoscere le principali tecniche di stampa, aggiornarsi continuamente sui fornitori e sui programmi di grafica. Deve possedere sensibilità artistica, capacità di giocare con i colori e le forme e di anticipare le tendenze. Queste attività non richiederebbero la conoscenza di lingue straniere, ma il conoscere discretamente la lingua inglese, sia scritta che parlata, è un punto a favore, così come conoscere i maggiori applicativi per PC (pacchetto Office, browser per Internet, posta elettronica). Deve inoltre saper utilizzare i principali programmi di grafica, fotografia, fotoritocco e web design (Photoshop, Illustrator, Indesign, Xpress, Golive per il disegno creativo e per la manipolazione delle immagini fotografiche, Macromedia Freehand per l’illustrazione, la grafica web, l’impaginazione e la produzione di esecutivi per la stampa, QuarkXpress per l’impaginazione). Deve avere anche attitudine ad organizzare il proprio lavoro e a lavorare in gruppo, avere precisione, fantasia, curiosità e creatività ed essere disponibile a lavorare fuori orario. La formazione ideale è un diploma di scuola superiore ad indirizzo artistico o grafico o una laurea in scienze della comunicazione, o in materie umanistiche con Professionalità nei servizi per le imprese 257 piano di studio dedicato alla comunicazione. Una specializzazione in arti grafiche, fotografia o web design completerebbe la formazione di base necessaria per ricoprire con successo questo ruolo. Web designer Il Web designer è responsabile dell'aspetto grafico del sito. Utilizzando i più aggiornati software, svolge varie attività centrate sugli aspetti di grafica e di navigazione del sito: progetti e gestione di servizi web per le esigenze aziendali in Internet, extranet e intranet, comunicazione on line, progetto e sviluppo di siti, gestione della visibilità nei motori di ricerca. Interviene sugli aspetti grafici per sintonizzarli con i colori, il logo e la grafica tradizionale dell’azienda; analizza le problematiche inerenti alla navigazione e alla programmazione dei nodi di interattività; arricchisce le pagine web con animazioni e soluzioni grafiche. Opera in relazione costante con i grafici e i programmatori web, i quali mettono in pratica, sotto la sua diretta supervisione, le indicazioni sugli aspetti grafici e di navigabilità del sito. È un informatico in grado di programmare siti Internet sia statici che dinamici e di utilizzare i principali programmi di grafica, fotografia, fotoritocco e web design (Photoshop, Illustrator, Indesign, Xpress, Golive per il disegno creativo e per la manipolazione delle immagini fotografiche, Macromedia Freehand per l’illustrazione, la grafica web, l’impaginazione e la produzione di esecutivi per la stampa, QuarkXpress per l’impaginazione). Deve inoltre conoscere gli applicativi legati all'impaginazione e alla grafica bi- e tri-dimensionale, Internet e i suoi applicativi per la grafica, statica e dinamica. Deve possedere una marcata sensibilità individuale per tutte le espressioni artistiche di tipo iconografico, avere attitudine lavorare in gruppo e a colloquiare con persone la cui formazione informatica è nettamente inferiore alla sua. Deve essere preciso, fantasioso, disponibile a lavorare fuori orario. Può aver frequentato una scuola superiore ad indirizzo grafico o informatico, oppure un corso universitario in informatica o ingegneria informatica. Una specializzazione in arti grafiche, fotografia, fotoritocco, programmazione web e, in generale, in multimedia, completerebbe la formazione di base necessaria per ricoprire con successo questo ruolo. 4. Conclusioni La ricerca sul servizio di comunicazione d’impresa ha rivelato un comparto economico variegato e complesso, per quanto riguarda sia la struttura aziendale e sia la dinamica occupazionale. Si tratta di un settore relativamente giovane che sta attraver- 258 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto sando una fase di crescita, come dimostrano le buone percentuali di aziende intenzionate ad assumere almeno una persona entro i prossimi due anni. I profili professionali descritti sono il grafico, il web designer e vari tecnici dedicati all’assistenza alla produzione, dotati di una preparazione tecnico-scientifica, e profili dallo stampo tecnico-umanistico, come il copywriter, l’account e i vari responsabili delle aree commerciali e creative. Nelle realtà esaminate trovano spazio diplomati in tecnica della grafica pubblicitaria, laureati in scienze della comunicazione e in lettere, in lingue straniere, in economia e marketing, in scienze politiche e addirittura in informatica, ingegneria e architettura. Le agenzie di comunicazione sono alla ricerca di grafici creativi che, a detta degli imprenditori, saranno a breve termine, insieme all’account, le figure con il migliore futuro occupazionale. Le agenzie di comunicazione sono ambienti dinamici in cui il lavoro è vario e a volte frenetico, quasi mai monotono o tedioso. Ogni cliente, ogni evento, rappresentano un caso a sé stante e quindi un’occasione per aumentare il proprio bagaglio di competenze e il know how specifico. Per questo motivo, gli addetti vivono in un costante stato di formazione e perfezionamento, senza smettere mai di imparare. Abbiamo descritto la preparazione scolastica di base consigliabile ai giovani che vogliono farsi strada in questo campo. Oltre ad un background formativo che spazia su arte e storia dell’arte, disegno tecnico ed artistico, arti grafiche e storia della grafica moderna, fotografia e fotoritocco, è importante – per un grafico creativo – la conoscenza delle principali tecniche di programmazione web che gli permetta di applicare le tecniche grafiche, artistiche e la creatività nella realizzazione di siti Internet. La conoscenza della lingua inglese è sempre un buon corredo delle doti tecniche. Esiste dunque spazio per un grafico quindi che sia anche un web designer, oppure un web designer che sia anche un ottimo grafico creativo! Gli imprenditori interpellati hanno posto l’accento sul fatto che, nonostante alcuni miglioramenti nella preparazione di base, i giovani grafici giungono nel mondo del lavoro non sufficientemente “ferrati” nelle tecniche di grafica creativa e nell’utilizzo disinvolto dei principali programmi informatici di grafica, perché spesso nelle scuole i programmi non sono aggiornati. Inoltre, sono sempre più rari i “talenti”, giovani cioè dalle spiccate doti di creatività, curiosità ed originalità che, abbinate ad una grande passione per il lavoro, li mettano in condizione di eccellere. L’altra figura professionale “chiave” che le agenzie di comunicazione faticano a trovare è un account che sia, oltre che esperto in comunicazione, anche venditore. L’account deve essere dotato di un ampio bagaglio culturale e tecnico che spazi dalla scienza della comunicazione al marketing, alla statistica, alla sociologia, alla psicologia dei consumi, alla conoscenza della lingua inglese, alle principali tecniche di grafica e di stampa, cioè all’apparato tecnico impiegato nell’agenzia che fa sentire il cliente “in buone mani”. Professionalità nei servizi per le imprese 259 Gli imprenditori, di fronte a un’università che non aspetta che siano gli eventi a spingerla verso la società del lavoro, ma che li anticipa, hanno manifestato suggerimenti e complimenti. Gli imprenditori hanno posto l’accento sull’esigenza di una maggiore comunicazione tra il mondo del lavoro e quello accademico, indispensabile per conoscere le offerte formative e le iniziative culturali promosse dall’Università. Un apprezzamento è stato espresso anche per la possibilità di usufruire degli stage con i quali è possibile prendere contatto con giovani studenti e laureati e per sperimentare una collaborazione concreta con l’università. Riferimenti bibliografici BASSAT L., LIVRAGHI G. (2005) Il nuovo libro della pubblicità, Il Sole 24 Ore, novembre 2005 BEZZON E. (2004) Bisogni di professionalità nelle imprese di servizi amministrativi e commerciali per le imprese, Tesi di Laurea, Facoltà di Scienze Statistiche, Università degli studi di Padova. FABBRIS L. (1989) L’indagine campionaria. Metodi, disegni e tecniche di campionamento, La Nuova Italia Scientifica, Roma FABBRIS L. (a cura di) (2005) Il repertorio delle professioni dell’Università di Padova, Cleup, Padova OSSERVATORIO SUL MERCATO LOCALE DEL LAVORO - UNIVERSITA’ DI PADOVA (2007) Occupazione e professionalità nelle attività per la pubblicità e la comunicazione d’impresa nel Veneto, Quaderno PHAROS n. 13/2007, CLEUP, Padova ISTAT (2002) Classificazione delle attività economiche – ATECO 2002 (www.istat.it/Definizioni/) ISTAT (vari anni) Censimento dell’industria e dei servizi, ISTAT, Roma LIVRAGHI G. (2006) Il nuovo libro della pubblicità, http://www.gandalf.it/dati/index.htm Employment and Professionalism in the Veneto Advertising Agencies Summary. In this paper we present a study on communication industry. We aimed to study the characteristics of the advertising agencies located in Veneto and highlight qualified professional requirements, such as study degree, technical, personal and 260 Occupazione e professionalità nelle agenzie per la comunicazione d’impresa nel Veneto working skills of people to be employed in these agencies. The data were collected through face–to–face interviews of twenty advertising agencies’ owners and online questionnaires sent to all other agencies in Veneto. In the first part of the paper we describe the survey results, while in the second part we focus on the qualified professional profiles description. Keywords: Advertising agencies; Communications industry; Competencies; Employment. Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi1 Luigi Fabbris, Erica Bezzon, Roberta D’Acunto, Roberto Polegato, Gilda Rota Università di Padova Riassunto. Nella nota, si analizzano le caratteristiche delle imprese che organizzano fiere, esposizioni, congressi e altri eventi pubblici e delle imprese di traduzione e interpretariato. I dati sono stati rilevati intervistando i responsabili degli enti fiera del Veneto e i titolari di un campione stratificato di imprese. Le analisi riguardano la struttura funzionale delle imprese, la loro posizione economica, la descrizione delle figure professionali più qualificate che vi operano e di quelle che ambiscono a reclutare, la nuova occupazione e le previsioni occupazionali nel medio periodo. La riflessione sulle competenze richieste al personale permette di ragionare sulla formazione idonea a qualificare il personale delle imprese che organizzano eventi e fiere. Parole chiave: Ente fiera; Impresa fieristica; Competenze professionali; Speranza occupazionale; Formazione universitaria. 1. Le imprese venete di servizi fieristici Una fiera è una manifestazione periodica, generalmente a tema, durante la quale le imprese esibiscono i loro prodotti e confrontano i propri con quelli di altre imprese del settore. La partecipazione delle imprese contribuisce alla loro visibilità e ad affermarne il marchio sul mercato. 1 Il presente lavoro è stato realizzato con un finanziamento PRIN 2005 dal titolo “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR e dall’Università di Padova, in collaborazione con Unioncamere nazionale e Unioncamere del Veneto. Coordinatore nazionale del PRIN e del gruppo di ricerca di Padova è L. Fabbris. Questa nota è stata redatta da: R. D’Acunto e R. Polegato per il Par. 1, E. Bezzon e G. Rota per il Par. 2, R. Polegato per il Par. 4 e da L. Fabbris per i restanti paragrafi. Gli autori colgono l’occasione per ringraziare sentitamente i responsabili degli enti fiera del Veneto e i titolari delle imprese che hanno collaborato alla rilevazione dei dati e la dott.ssa Marisa Sartori di Sistema Congressi per utili commenti ad una prima bozza del lavoro. 262 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Una fiera è caratterizzata da una vasta superficie su cui insistono padiglioni che possono ospitare stand. Questi ultimi, che sono di metratura e struttura diverse, si affittano alle aziende partecipanti in base alle loro esigenze espositive. All’interno di una fiera si trovano anche aree adibite per convegni, capaci di accogliere un elevato numero di ospiti per un “evento nell’evento”. Gli enti fieristici, infatti, si occupano anche di convegni e di formazione. Partecipano alle fiere principalmente gli operatori del settore e il pubblico degli appassionati. Nella fiera è possibile vedere e provare le novità, scambiare idee con gli operatori del settore, stabilire contatti. Una manifestazione fieristica è detta Business to Business (B2B) se i visitatori sono imprese o istituzioni che producono beni o servizi analoghi a quelli esposti, o Business to Consumer (B2C) se i visitatori ideali sono i consumatori finali. Ai fini della conquista dei mercati esteri, la fiera può coinvolgere imprese estere che costituiscono potenziali acquirenti. Le fiere sono un elemento basilare delle strategie di comunicazione di impresa (Censis, 2002, 2006). Anche nei momenti di congiuntura economica negativa, le imprese, soprattutto quelle di piccola e media dimensione (PMI), comunicano attraverso la promozione fieristica. Se sono costrette a ridurre gli investimenti in pubblicità e marketing, optano per altri tagli piuttosto che rinunciare alle fiere, un canale che vivifica l’interazione con il proprio mercato. Nel Veneto, operano alcune grandi fiere, una per provincia eccetto Treviso. La prima, in ordine di anzianità, è quella di Verona. VeronaFiere, fondata nel 1898, compete con quella di Milano per il primato italiano nell’organizzazione di manifestazioni ed è tra le principali in Europa (http://www.veronafiere.it). Leader nazionale nel settore agricolo e agroalimentare (tra i marchi più noti: Vinitaly, Fieragricola, Euorcarne, Siab, Agrifood, Fieracavalli), ha curato e cura varie aree di interesse quali l’edilizia, le costruzioni e le macchine movimento terra (Samoter, Marmomacc, Legno&Edilizia), l’arredamento (Abitare il Tempo, Vivi la Casa, Progetto Fuoco), lo sport, il turismo e il tempo libero (Bus&Bus Business, Nautic Show, Pescare, Luxury&Yachts e Model Expo Italy), la salute e il benessere (Salus), la formazione professionale (JobOrienta), ideando e promuovendo rassegne internazionali di successo. Ogni anno realizza una trentina di rassegne (37 nel 2005, delle quali 6 all’estero), per oltre la metà organizzate direttamente, che coinvolgono circa 14.000 espositori e oltre 1.100.000 visitatori. Nel 2005, il fatturato è stato di 66,3 milioni di euro con la creazione di un indotto superiore ai 750 milioni. Veronafiere ed Eiom (Ente italiano organizzazione mostre) hanno avviato una collaborazione finalizzata alla realizzazione di rassegne, convegni, momenti formativi, metodi e processi di lavoro con caratteristiche innovative, anche nella formula di partecipazione per le piccole e medie imprese e le associazioni di categoria, che rappresentano un benchmark per il settore fieristico. Professionalità nei servizi per le imprese 263 Un’altra fiera storica è quella di Padova. La prima edizione fu la Fiera campionaria del 1919, la prima del genere in Italia (http://www.padovafiere.it/). Nel 1954, il Comune, la Provincia e la Camera di Commercio di Padova fondarono PadovaFiere che, nel 2002, è trasformata in società per azioni e nel 2005 in società privata con la vendita della maggioranza del pacchetto azionario alla multinazionale francese GL Events. La Campionaria discende per via diretta dalle fiere organizzate davanti alla basilica e in Prato della Valle nell’occasione della festività di Sant’Antonio, quando pellegrini provenienti da ogni dove accomunavano acquisti e devozione. L'ottocento e i primi del novecento vedono concentrarsi a Padova un discreto numero di iniziative. Nel 1846, si svolge nell’Orto botanico la prima esposizione di piante e fiori, organizzata dalla Società promotrice del giardinaggio. Nel 1929, nella Campionaria si tiene il primo mercato del veicolo usato. Negli anni Sessanta si sviluppano le manifestazioni specializzate che ne caratterizzeranno l'attività espositiva: quella per il freddo, l'imballaggio, i servizi pubblici, i trasporti interni, manifestazioni che nel tempo diventano mostre autonome. Alla Campionaria, sempre più internazionale, si affiancano le fiere professionali che costituiranno, il nucleo dell’attività fieristica negli ultimi decenni del novecento. Vicenza Fiere nasce nel 1940 su iniziativa di enti pubblici ed operatori economici locali. Elemento centrale dell’iniziativa è la mostra dell’oreficeria che vede la luce per la prima volta nel centro della città. Centinaia di laboratori che diventano il punto di riferimento di espositori e operatori. La fiera orafa è cresciuta fino ad acquisire dimensioni mondiali, affermandosi come uno dei poli mondiali anche di oltre oceano, in particolare del mercato americano. Longarone Fiere è la fiera di Belluno. Rappresenta il quarto polo fieristico del Veneto e si inserisce nel panorama fieristico nazionale come riferimento espositivo per le attività e le iniziative che caratterizzano la montagna. Longarone Fiere srl nasce nel dicembre 1959 con la "Fiera del gelato". L'iniziativa partì per volontà di gente del luogo, con sole 18 aziende espositrici, in quello che era il tradizionale punto di incontro dei gelatieri dello Zoldano e del Cadore che tornavano a casa al termine della stagione di lavoro da gelatai in Germania, Austria, Olanda e altri Paesi europei. Da allora, la manifestazione è cresciuta rapidamente. Purtroppo, il 9 ottobre 1963 tutto si è fermato a causa della catastrofe del Vajont. Tra l’altro, tutti i documenti della Mostra Internazionale di Longarone sono andati distrutti. L’attività si è allargata all’arredamento di montagna, all’agricoltura e forestazione, alle attività turistiche, allo sport, al collezionismo, alla protezione civile, all’agroalimentare e alla ristorazione. Le mostre di Longarone sono un importante punto d’incontro per molte aziende, come testimoniano le oltre 30.000 presenze annuali, delle quali quasi la metà costituite da operatori stranieri e dai gelatieri artigiani di tutto il mondo. Le manifestazioni fieristiche organizzate sono 9, per 40 giorni di apertura, 2000 marchi aziendali e 160.000 visitatori per anno. 264 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Nel 1996, cogliendo le istanze di enti pubblici e operatori del settore, Codess Cultura costituisce, insieme ad altre realtà imprenditoriali, la società per azioni a capitale misto pubblico e privato Veneziafiere per lo sviluppo di attività fieristiche compatibili con il delicato tessuto cittadino. La Fiera ha tra i soci istituzionali anche il Comune e la Provincia di Venezia. Nel 2004, Veronafiere ha rilevato il 34% di Veneziafiere. Rovigo Fiere è il centro fieristico rodigino. Nasce nel 2001 in un ex zuccherificio di Rovigo recuperato a fini logistici. L’attività di Rovigo Fiere riguarda sia promozione e l’organizzazione fieristica ed espositiva, sia la convegnistica. Ai fini di questa nota, evento è ogni avvenimento che richieda un’attività organizzativa per la realizzazione (www.italcongressi.it). Le principali categorie di eventi oggetto dell’attività delle imprese che organizzano eventi sono: - conferenze, vale a dire eventi caratterizzati da interdisciplinarietà volta a far ottenere all’oggetto dell’evento la massima penetrazione sociale, - congressi, ossia riunioni periodiche di numerosi individui accomunati dall’appartenenza ad una medesima sfera di interessi professionali, culturali e religiosi, generalmente riuniti in gruppi associativi. La periodicità può essere pluriennale o annuale, la prima riguarda tipicamente i congressi internazionali e mondiali, la seconda i congressi nazionali; - convegni (meeting), ossia canali per sensibilizzare l’opinione pubblica su un dato argomento. Spesso è l’esternazione di una ricerca di cui si vogliono presentare e discutere i risultati. Il convegno è un canale utilizzato da gruppi di lavoro, enti privati o pubblici, aziende, associazioni di categoria, società scientifiche o culturali; - seminari, ossia riunioni i cui partecipanti sono accomunati da un medesimo interesse su un tema formativo. La riunione ha talvolta finalità di aggiornamento; - workshop, ossia incontri a tema di un numero ridotto di specialisti che mira a sviscerare un argomento di attualità. Se l’incontro è ad invito e si svolge attorno a un tavolo su cui sono servite vivande, assume il nome di simposio; - convention, o corporate meeting, ossia riunioni assembleari di gruppi sociali o aziendali, volte a dare informazioni su programmi e politiche del gruppo; - tavole rotonde, ossia riunioni di un numero limitato di esperti che esaminano e discutono argomenti specialistici e professionali intavolando dibattiti con l’obiettivo di sensibilizzare l’opinione pubblica e sollecitare interventi politico-istituzionali. L’affidamento dell’organizzazione degli eventi a strutture professionali e a consulenti specializzati, da parte delle imprese produttive, costituisce la ragion d’essere delle imprese del settore. Alcuni eventi hanno dimensione internazionale, altri nazionale, altri ancora regionale, altri infine esclusivamente locale. Professionalità nei servizi per le imprese 265 In Italia, si è manifestata una cospicua richiesta di organizzazione di eventi finalizzati all'aggiornamento e al miglioramento della professione sanitaria. Questi eventi si collegano alla cosiddetta ECM – Educazione Continua in Medicina, comune per i professionisti e gli operatori dell’ambito sanitario. Il programma nazionale di ECM, divenuto obbligatorio per il personale sanitario dal 2002, ha fatto lievitare il settore degli eventi congressuali e convegnistici per l’aggiornamento e lo sviluppo di competenze in campo medico e biomedico e per il rinnovamento tecnologico e organizzativo (AA.VV., 2003; Ventriglia e Turbil, 2003). Esistono almeno tre categorie di imprese che organizzano eventi: quelle che organizzano congressi, identificate con l’acronimo PCO (Professional Congress Organizer). Queste realizzano in toto congressi, convention associative o cene di gala, progettandoli e promuovendoli, organizzando la logistica, pianificando e gestendo l’organizzazione e il bilancio. I servizi sono realizzati dall’impresa con la propria struttura organizzativa, oppure mediante convenzioni o altre forme d’interazione commerciale con imprese specificamente vocate. In ogni caso, le PCO mantengono la consulenza e il coordinamento delle commesse; quelle che organizzano eventi fieristici o altri eventi all’estero, lavorando per enti fiera e società private e operando in rappresentanza delle imprese clienti per agevolarne il processo di internazionalizzazione; quelle che promuovono commercialmente strutture congressuali altrui (alberghi, PCO, ecc.) per attrarre congressi nel territorio di riferimento. L’organizzazione di eventi implica l’attivazione di un complesso insieme di funzioni: l’assistenza tecnica fornita prima e durante lo svolgimento dell’evento, l’assistenza all’accoglienza (informazioni, iscrizioni, relazioni pubbliche, animazione o assistenza turistica successiva o collaterale al congresso), l’assistenza all’evento con personale qualificato (hostess, ufficio stampa, receptionist), i servizi di sicurezza durante lo svolgimento della manifestazione, compreso il controllo degli accessi, la pubblicità degli eventi, l’ideazione e l’elaborazione grafica dell’oggettistica congressuale, la comunicazione prima, durante e dopo l’evento, la progettazione e la produzione degli allestimenti e la gestione dei servizi logistici, la fornitura dei servizi multimediali legati all’evento (audio, video, web) e l’attivazione di servizi di telecomunicazione, la ricerca di sponsorizzazioni degli eventi e delle manifestazioni, la formazione e l’aggiornamento dei dipendenti coinvolti nell’organizzazione e gestione della manifestazione. 266 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Convegni e congressi hanno bisogno di strutture proporzionate alla dimensione quantitativa e qualitativa dell’evento. La maggior parte è ospitata in alberghi o altre strutture ricettive non specifiche. Le grandi iniziative richiedono, invece, grandi strutture, vale a dire palacongressi2 (ospitano l,2% degli eventi nel 2008) e residenze storiche (ospitano l’1,1% degli eventi). Non è escluso che alcune PCO abbiano le risorse interne per gestire autonomamente una o più delle dette attività, ma è più probabile che ciascuna di queste attività sia svolta da imprese specializzate. La larga maggioranza delle aziende lavora quindi in rete con imprese specializzate nelle funzioni complementari. Le imprese della rete svolgono, di norma, le seguenti attività specialistiche: traduzioni e interpretariato, pianificazione e organizzazione di eventi artistici e ludici e di escursioni turistiche ed enogastronomiche collaterali, guida turistica e accompagnamento di viaggiatori, servizi di catering, fioristi, progettazione, noleggio, allestimento e assistenza tecnica di stand, servizio di hostess, i servizi di sicurezza durante lo svolgimento della manifestazione, compreso il controllo degli accessi. Queste reti sono costituite da almeno cinque-sei tipi di aziende, oltre a quella di organizzazione dell’evento che funge da referente generale. Una volta acquisita la commessa, l’azienda leader attiva le aziende della rete che rispondono alle esigenze poste dall’evento. Hostess, interpreti e guardiani, servizi di catering o di noleggio e allestimento degli stand sono di solito organizzati in cooperative. Un evento coinvolge, mediamente, almeno 20 tra hostess e interpreti e una manifestazione fieristica almeno 80. Le aziende organizzatrici sono quindi pivot di una fitta trama di rapporti con clienti e fornitori (Dalla Villa, 2000). Intrattengono rapporti con il promotore, con il convention bureau3, con i vettori di trasporto ufficiali, con gli sponsor della manifestazione principale o di quelle collaterali, con gli alberghi e le altre strutture ricettive ufficiali, con l’ente sede del congresso, con gli interpreti, le hostess, la tipografia, i tecnici della mostra, il fioraio e il fotografo, la banca e, naturalmente, con i partecipanti, ciascuno dei quali presenta proprie esigenze. La presenza sul territorio di imprese che operano nel comparto di fiere e mercati è più intensa nelle prossimità delle città che ospitano questo tipo di 2 Palacongresso è la struttura congressuale con capienza superiore ai 300 posti a sedere nella sala plenaria e almeno 300 posti a sedere nelle altre sale; residenza storica è una struttura, come una villa, un palazzo, un castello, di valore storico e artistico. 3 Convention bureau è un’organizzazione super partes creata per promuovere una città, una provincia, o una regione come destinazione di eventi aziendali, congressi, viaggi incentive, ecc. Professionalità nei servizi per le imprese 267 manifestazioni. Le prime dieci città che, nel mondo, ospitano fiere e mercati internazionali coprono circa il 19% del complesso di queste attività (Tab. 1). I paesi ai quali appartengono queste dieci città coprono la larga maggioranza del mercato mondiale delle fiere e dei mercati internazionali. Tabella 1. Città che hanno organizzato almeno 90 meeting internazionali nel 2005 Città 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 Parigi Vienna Bruxelles Singapore Barcellona Ginevra New York NY Londra Seoul Copenhaghen Numero meeting 294 245 189 177 162 161 129 128 103 98 % su meeting nel mondo 3,28 2,74 2,11 1,98 1,81 1,80 1,44 1,43 1,15 1,09 Per descrivere l’attività delle imprese che organizzano fiere ed eventi, e individuare le figure professionali organiche a queste imprese, abbiamo svolto un’indagine statistica su un campione di imprese venete del comparto. Dalla lista delle 96 imprese che, secondo il servizio Infocamere delle camere di commercio, hanno come attività primaria o secondaria quella in esame, abbiamo campionato 37 imprese, di cui 5 enti fieristici (gli enti veneti sono sei, ma uno ha rifiutato di collaborare) e 32 imprese private che sono state intervistate faccia a faccia dagli autori della presente nota4. La selezione è stata svolta con probabilità costanti da strati provinciali (Fabbris, 1989). Le restanti imprese sono state interpellate per e-mail affinché compilassero un questionario web-based (metodo CAWI-Computer-Assisted Web-based Interviewing). Mediante un breve contatto telefonico, sono stati verificati la pertinenza dell’attività svolta dall’impresa rispetto al settore d’interesse e il numero di addetti. Tra le imprese contattate, 25 hanno collaborato alla ricerca rispondendo on-line al questionario (Osservatorio sul mercato locale del lavoro, 2007). Per stimare correttamente le grandezze statistiche che interessano, si applica a ciascuna 4 Sono state escluse dalla rilevazione 14 imprese la cui attività primaria non era l’organizzazione di fiere o eventi e 8 imprese perché il numero telefonico era errato. Una che ha rifiutato di collaborare all’indagine. 268 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi azienda un peso che riequilibra la variabilità tra le probabilità di inclusione nel campione. Con traduttori e interpreti5, si è svolto un focus group (Zammuner, 2003) preceduto dalla somministrazione di un breve questionario. Al focus group, durato circa due ore e condotto dal responsabile della ricerca, hanno partecipato 9 traduttori e interpreti operanti nel Veneto. La presentazione delle analisi dei dati raccolti si svolge come segue: nel Par. 2 si rappresenta statisticamente il comparto delle imprese venete che organizzano fiere ed eventi; nel Par. 3 si discutono le prospettive di occupazione a medio termine nel comparto economico in questione; nel Par. 4 si presentano la struttura funzionale tipica e le figure professionali che operano, rispettivamente, nelle PCO e negli enti fieristici. L’analisi dell’attività degli enti fiera si svolge separatamente dalle imprese PCO, stante che quelli hanno un’organizzazione più complessa di queste; nel Par. 5 si riportano alcune considerazioni sulla formazione auspicabile per creare, nell’ambito delle università, le professionalità individuate. 2. Il comparto delle fiere e dell’organizzazione di eventi Dopo il decollo avviato negli anni ottanta e proseguito fino a metà degli anni novanta, il comparto congressuale si è imposto come il primo segmento, per volumi di fatturato, dell’industria italiana dell’ospitalità. Nel quinquennio 1997-2002, la produzione è aumentata del 10% in termini reali, il fatturato del 15% (Osservatorio congressuale italiano, 2002). Nel 2001, anche a causa dei fatti dell’11 settembre, si è registrata una netta flessione della domanda congressuale in Italia, così come delle attività turistiche in genere. La flessione è stata di 1.818.000 giornate di presenza congressuale (pari al 4,8%) dimezzando la crescita (teorica) del trend di lungo periodo (Tab. 2). Fino al 2003, il terrorismo e l’instabilità politica mondiale hanno condizionato la mobilità delle persone e le economie mondiali. L’incertezza ha ridotto sia il numero dei congressi organizzati, sia la partecipazione. La competitività dell’offerta congressuale italiana è stata erosa dall’emergere di nuovi competitori europei e del bacino del Mediterraneo, in modo particolare della Spagna che ha conquistato quote crescenti del mercato internazionale dei congressi. In quel periodo, 5 La categoria “Traduzioni e interpretariato” ha il codice Ateco 74.85.2 (Istat, 2002). Professionalità nei servizi per le imprese 269 gli italiani hanno preferito altre destinazioni europee per i loro congressi e gli organizzatori stranieri hanno ridotto la loro preferenza per l’Italia. Da 2004, il mercato congressuale italiano è in ripresa, a dispetto dei raffreddamenti dell’economia. Gli incontri internazionali in Italia aumentano sia in numero, sia in termini di giornate di presenza, ma si riducono le dimensioni medie degli eventi. Flette, invece, il numero d’incontri domestici. Nell’insieme, l’aumento di eventi internazionali organizzati in Italia e l’operatività di aziende italiane che operano sui mercati esteri più che compensano il calo del mercato domestico. Tabella 2. Incontri, partecipanti e presenze nei congressi in Italia dal 2000 al 2008 (nostra elaborazione di dati dell’Osservatorio Congressuale Italiano, vari anni) Anno Incontri Partecipanti 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 104.563 NR 98.890 94.218 109.792 106.224 102.519 112.617 111.139 17.536.507 NR 16.685.383 16.068.540 17.714.871 20.657.078 19.246.068 20.635.324 20.872.019 Presenze congressuali 35.337.461 36.376.000 30.700.739 29.031.374 30.291.972 33.581.680 32.581.680 35.222.224 34.340.048 La domanda di congressi internazionali è cresciuta in Italia più debolmente che negli altri paesi europei, sia sul fronte della promozione sia su quello delle strutture (a causa dei prezzi dell’ospitalità) e delle infrastrutture (a causa delle carenze nei collegamenti aerei, si legga in modo particolare la crisi dell’Alitalia, e nella gestione degli scali). Nel 2008, il numero di eventi si stabilizza sopra 110 mila, rasentando i 21 milioni di partecipanti e i 35 milioni di giornate di presenza. Ad ogni convegno partecipano quindi circa 86 persone per una media di 1,65 giorni di presenza. Il primo indicatore tende a crescere lentamente negli anni, il secondo a decrescere con gradualità e ciò mantiene quasi costante il numero complessivo di giornate di presenza. Negli anni 2007 e 2008, questo numero è ritornato al livello elevato degli ultimi anni ante-crisi, il 2000 e il 2001. Nel mondo, sono cambiate sia la struttura della domanda che dell’offerta. Il numero di eventi congressuali si è ridotto, ma sono cresciuti in misura consistente sia il numero medio di persone coinvolte nei congressi, sia la durata degli stessi, con riverberi positivi soprattutto sul comparto alberghiero e dell’ospitalità in genere. 270 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi La globalizzazione dell’economia impone incontri prossimi ai nuovi mercati, il che amplia il raggio geografico dell’attività e coinvolge inevitabilmente nuovi operatori. L’economia globale impone, infatti, che gli organizzatori di congressi possiedano un raggio di azione planetario, favorito in modo particolare dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione. Il sistema congressuale italiano, centrato prevalente sulla domanda interna, è prospetticamente debole. Questo suo assetto, unito agli scarsi investimenti del Paese, potrebbe compromettere le prospettive di crescita e persino la tenuta delle imprese del comparto. Una spinta per correggere questa deriva può venire dalle associazioni di categoria6. Queste offrono, infatti, agli associati opportunità di cooperare a livello internazionale e nazionale, partecipare ai programmi dell'Unione Europea, scambiare esperienze e know-how tecnologico, gestionale e organizzativo, coordinare le attività sul territorio, formare il personale. Nel 2003, il 60% della domanda congressuale era rappresentato da convention di tipo aziendale, o come si dice anche corporate, a differenza degli ultimi anni del secolo scorso, in cui il segmento non-aziendale era quantitativamente più importante. La quota di congressi aziendali sul totale degli eventi è stata altalenante, in sincronia con il ciclo economico e con l’evoluzione degli aspetti menzionati di competitività internazionale tra PCO. Negli anni più recenti la quota di congressi corporate tende a diminuire leggermente; nel 2008, rappresenta il 55% del totale (Osservatorio Congressuale Italiano, vari anni). Non solo, ma anche le convention aziendali sono sempre più di breve durata e a decrescente impatto economico. In questo, sono simili agli eventi organizzati per conto della società civile e del mondo della politica, mentre quelli organizzati dalle associazioni hanno un respiro un po’ più ampio. Il sistema fieristico italiano mantiene una posizione importante nel panorama internazionale, sia per quanto riguarda le dotazioni strutturali dei nostri poli espositivi, con riferimento sia al numero di eventi organizzati e ospitati, sia alle superfici espositive impegnate e sia al numero di espositori e di visitatori accolti. La fornitura di servizi alle imprese, l’entità del fatturato e le ricadute occupazionali dirette e indirette assegnano agli enti fieristici un ruolo economico importante, dotato tra l’altro di una propria dinamica imprenditoriale. La configurazione del mercato fieristico nazionale fa perno su pochi grandi quartieri fieristici e su numerose fiere di minori dimensioni che ospitano un ventaglio 6 Gli enti fiera sono spesso iscritti a: Associazione Industriali, Confcommercio e Confesercenti, AEFI-Associazione Esposizioni e Fiere Italiane, UFI-Union des Foires Internationales. Molte PCO sono iscritte ad associazioni di categoria nazionali (Italcongressi, PCO Italia, MPI-Meeting Planner International, AIMP-Associazione Internazionale Meeting Planner, Meet in Italy) o internazionali (IAPCO-The International Association of Professional Congress Organisers; ICCA-International Congress & Convention Association). Federcongressi dal 2004 rappresenta Italcongressi, Meet in Italy, MPI, PCO Italia, SITE. Professionalità nei servizi per le imprese 271 di manifestazioni specializzate, di rilevanza anche internazionale, e rappresentano il terminale commerciale dei principali distretti produttivi italiani. I quartieri fieristici di Milano, Bologna, Verona e Rimini figurano tra i principali poli fieristici europei di rilevanza internazionale. La Fiera di Milano si qualifica come il secondo quartiere fieristico al mondo dopo quello di Hannover. Il fatturato delle prime otto fiere italiane è pressoché raddoppiato (+98,7%) tra il 2001 e il 2005, raggiungendo un ammontare complessivo di quasi 598 milioni di euro. Il contributo maggiore al giro d’affari proviene dalla Fiera di Milano, con 261,7 milioni di euro nel 2005 (+147,6% rispetto al 2001). E l’indotto generato dal mercato fieristico è tutt’altro che secondario (AEFI, 2002). Per analizzare dal punto di vista statistico il comparto veneto delle fiere e dell’organizzazione di eventi pubblici, ci riferiamo al censimento industriale e dei servizi, codice 74.87.61 della classificazione ATECO7 (Istat, 2002) e alla ricerca empirica la cui metodologia è descritta nel Par. 1. Nel 2001, operavano nel Veneto 181 imprese con 660 addetti. La media di addetti per impresa è 3,7 (Tab. 3). Tabella 3. Imprese, addetti e numero medio di addetti per impresa nel Veneto al censimento del 2001, per provincia (ISTAT, 2001a) Provincia Imprese Addetti Verona Vicenza Belluno Treviso Venezia Padova Rovigo Totale 38 12 2 25 48 49 7 181 108 30 9 66 169 267 11 660 Numero medio addetti per impresa 2,84 2,50 4,50 2,64 3,52 5,45 1,57 3,65 Le aziende visitate hanno una media di 6,7 addetti, compresi il titolare, gli eventuali soci lavoratori e i liberi professionisti interni (Tab. 4). I liberi professionisti interni sono gli addetti senza un contratto di dipendenza ma con un rapporto continuo ed esclusivo con l’azienda. La media degli addetti è superiore a quella del censimento perché sono state escluse le aziende composte da uno o due addetti. 7 Nella classificazione Ateco in uso fino al censimento del 2001, la categoria di riferimento era la n. 74.83.1 “Organizzazione di convegni”, interna al gruppo 74.83 “Servizi congressuali di segreteria e di traduzione”. Prima del 1981, il settore congressuale e fieristico era collocato nella classe residuale 74.8 di servizi per le imprese che non rendeva trasparente la situazione (Istat, 2001b; ILO, 1990). 272 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Le aziende che organizzano eventi e quelle che organizzano fiere hanno una struttura diversa per quanto riguarda la composizione del personale. Nelle fiere, nate nell’ambito pubblico, gli addetti sono prevalentemente dipendenti e il ricorso a personale atipico o interinale è limitato a progetti particolari. Viceversa, nelle aziende di organizzazione eventi vi è una forte componente di titolari e soci (quasi il 40% degli addetti), di personale atipico (19,4%) e di liberi professionisti integrati in modo sistematico nell’organico aziendale, e che d’ora in avanti denominiamo “interni” (9,9%), cui le aziende fanno ricorso sia per consulenze di marketing o di controllo della qualità dei prodotti, ma anche per questioni strettamente commerciali. Tabella 4. Numero medio e distribuzione percentuale degli addetti nelle aziende che organizzano eventi e negli enti fiera del Veneto, per posizione professionale. Posizione professionale Titolari e soci Dipendenti Interinali Atipici Liberi prof. interni Totale addetti Liberi prof. esterni Altri collaboratori Organizzazione di eventi (n=57) N.medio % 1,5 26,7 3,6 47,6 0,0 0,8 0,6 11,2 1,0 15,7 6,7 100,0 0,1 = 20,7 = Fiere (n=5) N.medio % 0,0 46,0 92,0 0,2 0,4 2,6 5,2 1,2 2,4 48,8 100,0 0,8 = 82,6 = Totale (n=62) N.medio % 1,0 16,8 17,2 61,8 0,1 0,7 1,2 9,3 1,1 11,4 20,6 100,0 0,2 = 40,5 = Tabella 5. Distribuzione percentuale delle aziende che organizzano eventi e fiere nel Veneto, per tipo di clientela Regionale Nazionale Internazionale Pubblica Privata Totale Organizzazione di eventi (n=22) Raggio d’azione clienti 42,9 19,8 37,3 Tipo clientela 7,9 92,1 100,0 Fiere (n=5) Totale (n=27) 0,0 80,0 20,0 41,0 22,0 37,0 20,0 80,0 100,0 8,0 92,0 100,0 Dal censimento 2001 risulta che le donne addette all’organizzazione di fiere ed eventi sono il 56,2%. Dalla nostra indagine, le donne sono il 69,6% del personale Professionalità nei servizi per le imprese 273 operante nell’organizzazione di eventi e il 50,4% di quello delle fiere (D’Acunto et al., 2006). Queste attività, che implicano precisione, capacità relazionali e di organizzazione nello stretto, sono dunque prevalentemente femminili. Nei lavori più manuali e in quello a carattere tecnico e logistico prevalgono gli uomini. Il 37,5% delle PCO venete interpellate ha clienti internazionali (Tab. 5). Nel complesso delle PCO, i congressisti provengono per la massima parte dalla stessa regione in cui si svolge la manifestazione, una quota dal resto del Paese e una quota modesta (5-6%) dall’estero (Osservatorio Congressuale Italiano, vari anni). Le aziende intervistate hanno dunque un orientamento internazionale più marcato di quello medio delle altre regioni. A dispetto dell’ampiezza del raggio d’azione, le aziende intervistate rimangono minute (6,7 addetti per PCO, 5,7 se si escludono i liberi professionisti interni). Ciò implica che l’adattamento delle attività alle necessità del mercato si accompagna ad un modesto aumento dell’occupazione e richiede, invece, l’innalzamento delle capacità di management e coordinamento e la diversificazione delle competenze da parte degli operatori del settore. I clienti delle imprese fieristiche e di organizzazione di eventi sono per la maggior parte privati. Ciò evidenzia che le imprese utilizzano come leva di marketing la partecipazione a fiere, per dare maggiore visibilità all’azienda nel mercato di libera concorrenza. Soprattutto le aziende farmaceutiche, hanno destinato budget elevati da investire in congressi, convegni e altri eventi destinati a coinvolgere esperti del settore medico-scientifico e potenziali sponsor. Tra le aziende intervistate, il 66,5% ha dichiarato di aver certificato i processi produttivi o di aver programmato la certificazione (Tab. 6). Ciò significa che il possesso di una certificazione di qualità risulta molto più discriminante ai fini di una politica di marketing, o forse molto meno complicato da ottenere. Tabella 6. Indicatori di efficienza delle aziende che organizzano eventi e fiere nel Veneto, per attività delle imprese. % che possiede un sito Internet % che è già certificata % che ha programmato la certificazione Organizzazione eventi (n=22) 88,1 27,3 Fiere (n=5) 100,0 40,0 Totale (n=27) 91,9 21,8 39,2 0,0 26,7 L’88,1% delle imprese che organizzano eventi ha un proprio sito sul www, normalmente utilizzato come vetrina informativa. Pochissime lo utilizzano anche per interagire con i potenziali clienti. Tutte le fiere sono dotate di un sito internet; tre, tra le cinque intervistate, lo utilizzano a fini interattivi. Per chi organizza fiere ed eventi 274 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi la presenza sui canali di comunicazione multimediale è prioritaria per la visibilità, per stabilire primi contatti, svolgere attività che non richiedono il contatto diretto e realizzare videoconferenze con canali come Skype. L’Osservatorio Congressuale Italiano (2004) ha determinato che la cultura della qualità nelle aziende congressuali italiane è importante per quasi tutte le PCO (98%) ma che solo una minoranza (11%) ha introdotto al proprio interno un sistema qualità certificato (ISO, VISION, EMAS ecc.) e un altro 13% ha avviato un processo di riorganizzazione aziendale con l’obiettivo di conseguire la certificazione di qualità. Gli altri sono prevalentemente orientati al “fai da te”. Le imprese si sono certificate in parte per adeguarsi al mercato (è richiesta per la partecipazione a concorsi pubblici, è utile per la visibilità) ma anche e soprattutto per migliorare i processi decisionali e la gestione interna e per, a sua volta, poter valutare i fornitori. La qualità del servizio è per le aziende PCO un fattore di differenziazione. Tra coloro che non lo considerano un elemento primario, è emersa la difficoltà di standardizzare i comportamenti, poiché, nella gestione dell’evento, prevalgono fattori creativi ed esclusivi. Il percorso della certificazione rimane una scelta impegnativa, sia dal punto di vista economico che organizzativo. Potrebbe diventare un limite per le piccole e medie PCO, nelle quali è difficile distinguere i compiti specifici e vige la regola interna che “tutti fanno tutto”. 3. Speranze di nuova occupazione nel comparto Le dinamiche del sistema congressuale si intrecciano con l’andamento generale dell’economia, ma senza determinismo. Un buon segnale per le imprese italiane è stato la rapidità con cui hanno risposto ai cambiamenti del mercato dopo il 2001. Ciò consente di guardare al futuro con fiducia, poiché ogni ripresa economica, in Europa e così pure in Italia, influirà positivamente sulla domanda di eventi aggregativi di comunicazione, i quali accelereranno a loro volta il processo di crescita. Le PCO intervistate dichiarano prevalentemente (45,2%) di essere soddisfatte dell’andamento economico; addirittura, il 32,5% afferma di aver ottenuto risultati migliori del previsto, contro un 22,2% di non soddisfatte. Tutte le fiere dichiarano di avere raggiunto o superato i risultati attesi (Tab. 7). Le motivazioni del mancato raggiungimento degli obiettivi desiderati sono fatte risalire dagli operatori alla crisi del mercato, in particolar modo di quello farmaceutico che destina minori budget alla promozione e agli eventi, e alla mancanza di spazi congressuali diffusi per manifestazioni internazionali. Professionalità nei servizi per le imprese 275 Tabella 7. Frequenza percentuale delle aziende venete che organizzano eventi, suddivise per risultati economici conseguiti nell’ultimo anno e numero di addetti. Risultati conseguiti Meglio del previsto Risultati desiderati Mancato vari obiettivi Totale Organizzazione eventi (n=22) 32,5 45,2 22,2 100,0 Fiere (n=5) 80,0 20,0 0,0 100,0 Totale (n=27) 34,3 44,3 21,4 100 Sulla scia dei risultati occupazionali positivi del 2005 (Tab. 8), le aziende intervistate prevedono aumento del lavoro e discreti andamenti anche per i prossimi due anni. Tale fiduciosa tendenza è confermata dall’alta percentuale di aziende che prevedono nuove assunzioni, il 43%. La stima di nuove assunzioni sarà di 2,0 unità per anno per azienda; siccome non sono previste riduzioni di personale, si otterrà un aumento di 3,9 unità nel biennio per azienda (Tab. 9). Tabella 8. Personale assunto o uscito nell’ultimo anno dalle aziende venete che organizzano fiere ed eventi, per tipo di azienda (tra parentesi numerosità campionaria). PCO, addetti Fiere Totale (5) (62) Fino 5 (27) Oltre 5 (30) Imprese che hanno avuto variazioni di personale nell’ultimo anno 25,9 46,6 80,0 33,5 Aumento 74,1 46,6 20,0 65,7 Turnover, alcun movimento 0,0 6,7 0,0 0,7 Diminuzione Personale entrato/uscito nell’ultimo anno (in rapporto agli addetti) 6,1 8,6 2,1 6,0 % nuove assunzioni 0,0 3,9 0,0 1,8 % nuove uscite +6,1 +4,7 +2,1 +4,2 Saldo % Le aziende venete del settore si stanno riprendendo, ancora non vedono grandi spazi di crescita e quindi preferiscono navigare a vista, effettuando manovre conservative sul personale, anche quando sono convinti che la barca può tenere il largo. Molte aziende prevedono che il settore soffrirà di ulteriori crisi nei prossimi anni, quantunque il 70% preveda che la propria azienda possa ugualmente crescere. L’ottimismo è maggiore tra i responsabili degli enti fieristici e nelle aziende con un minor numero di dipendenti. 276 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Tabella 9. Distribuzione percentuale delle aziende venete che organizzano fiere ed eventi, per previsioni circa l’andamento economico e i movimenti di personale nel 2007 e 2008, per tipo di azienda (tra parentesi la numerosità campionaria). PCO, addetti Fiere Totale (5) (62) Fino 5 (27) Oltre 5 (30) Previsioni economiche per il comparto 41,7 50,0 40,0 42,0 In crescita 50,0 25,0 40,0 48,0 Stabile 8,3 25,0 20,0 10,0 In calo Previsioni economiche per l’impresa 69,2 62,5 100,0 70,0 In crescita 30,8 25,0 0,0 29,3 Stabile 0,0 12,5 0,0 0,8 In calo Imprese che prevedono variazioni nel personale nei prossimi due anni 44,4 40,0 40,0 40.9 Aumento 51,9 56,7 20,0 43,9 Turnover, nessun cambiam. 3,7 3,3 40,0 15,2 Diminuzione Previsioni di entrata/uscita nei prossimi due anni (in rapporto agli addetti) 12,8 7,2 1,2 3,9 % nuove assunzioni 0,0 0,0 0,0 0,0 % nuove uscite 0,0 3,1 2,1 0,7 % turnover +12,8 +7,2 +1,2 +3,9 Saldo % Nelle imprese PCO, l’area commerciale è quella che più sarà rinforzata con l’immissione di nuovo personale. Servirà per trovare nuovi clienti e fidelizzare il portafoglio clienti esistente. Tra le aziende che organizzano eventi di minori dimensioni, una su tre ha assunto nuovo personale nell’ultimo anno, soprattutto per organizzare eventi e irrobustire l’amministrazione. Le previsioni di prossima occupazione sono però per un aumento di personale orientato al commerciale e al marketing: le aziende più piccole sono in altre parole orientate ad ampliare la rete commerciale e a migliorare la propria visibilità, scommettendo implicitamente sull’uscita dalla crisi economica (D’Acunto et al., 2006). Nelle aziende più piccole, infatti, le attività commerciali sono limitate al passaparola e alla partecipazione a fiere ed eventi di settore, che è la trasposizione del passaparola in un contesto più ufficiale. L’attività di promozione è quindi legata alla rete di relazioni delle persone. In direzione analoga si muovono le assunzioni delle aziende più grandi che, dopo aver assunto personale commerciale, prevedono di ampliare l’area operativa, assumendo altri organizzatori di eventi (per le imprese PCO) e altri operatori commerciali (per le aziende che curano esposizioni). In queste aziende le relazioni Professionalità nei servizi per le imprese 277 personali sono altrettanto importanti, ma stanno affermandosi altre forme pubblicitarie per acquisire visibilità. Da un lato, s’investe nel marketing diretto, tramite telemarketing o l’invio di cataloghi e materiali promozionali a potenziali clienti, dall’altro si attuano forme di pubblicità indirette, come quella su riviste specializzate. Un discorso a parte va fatto per le aziende che realizzano autonomamente fiere ed esposizioni: la loro struttura funzionale è più simile a quella degli enti fieristici, con una maggiore concentrazione del personale in area commerciale, dove opera il personale deputato al contatto con gli espositori. Le fiere, che vengono da una fase di crescita e si sentono ancora in espansione, prevedono un numero di assunzioni volto meramente a stabilizzare l’attuale struttura del personale, con qualche nuova unità di segreteria. A conti fatti, le previsioni di nuova occupazione per l’intero comparto riguardano, per il Veneto in due anni, 86 unità di personale in più, cui si può aggiungere un turnover di altre 10 unità. Molti nuovi assunti saranno laureati. 4. La struttura delle imprese che organizzano fiere ed eventi e le professionalità correlate Le aziende che organizzano eventi sono strutturate in modo analogo a quelle industriali e a quelle di una certa dimensione del settore terziario. Vi si svolgono, mutatis mutandis, le medesime funzioni: amministrativa e segretariale, operativa, ossia di produzione dei servizi che costituiscono il core business aziendale, e di sviluppo commerciale, talvolta distinta da quella di marketing e comunicazione (Fig. 1). A se stante è la funzione di direzione, che comprende la gestione economica e strategica dell'azienda (v. anche Unioncamere, 2006). Gli enti fieristici hanno aree funzionali più finemente articolate e un numero maggiore di addetti delle imprese PCO (Tab. 10). Vi si possono, infatti, individuare un’area di servizi informativi a sostegno della produzione, un ufficio risorse umane e uno per gli affari generali (Fig. 2). Nelle aziende che organizzano eventi tutto si compie tramite relazioni. Agli addetti sono pertanto richieste buone capacità relazionali, in modo particolare per la commercializzazione, l’organizzazione e l’assistenza agli eventi (Tab. 11). Essenziale è inoltre la conoscenza degli ambiti sostantivi cui si rivolge l’azienda, in particolare dell’area della ricerca medica. Alle figure tecniche sono invece chieste competenze mirate alla produzione dei servizi, da quelle linguistiche, alla capacità di allestire stand o di mettere in opera reti informatiche. 278 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Per dare un’immagine delle relazioni che intercorrono tra le figure professionali, si è eseguita un’analisi delle corrispondenze (Fabbris, 1997) sulle competenze trasversali e sulle doti di personalità richieste alle figure professionali individuate. La soluzione fattoriale è sintetizzata nella mappa di cui alla Fig. 3. Vi si intravedono: - lungo l’asse orizzontale, una dimensione “tecnica versus creativa”, essendo giustapposte sulla sinistra le figure con caratteristiche tecniche e sulla destra quelle più creative sul piano artistico; - sull’asse verticale, una dimensione “gestionale versus sviluppo”, giacché verso il basso si trovano le funzioni di gestione ordinaria e di supporto ai processi decisionali interni e verso l’alto quelle di sviluppo dell’azienda, caratterizzate dal contatto e dalla relazione con i clienti. Sulla mappa si identificano le relazioni tra le funzioni delle imprese che organizzano fiere ed eventi: - una funzione creativa, fortemente orientata alla comunicazione e alla creatività artistica e letteraria e caratterizzata dall’esercizio della fantasia e della capacità d’astrazione. Sono legate a questa funzione l’Esperto di comunicazione, il Grafico, il Media planner e l’Addetto alle pubbliche relazioni; - una funzione operativa, dove prevalgono le competenze relazionali, organizzative e di problem solving, possedute tipicamente dall’Organizzatore di eventi, dall’Addetto alle sponsorizzazioni, dall’Addetto commerciale di area congressuale e dall’Assistente congressuale per le PCO, nonché dall’Esperto di marketing delle fiere, dal Product manager e dall’Operatore commerciale di servizi fieristici, dall’Addetto alla logistica di manifestazione fieristica e dal Tecnico di allestimento; - le funzioni di staff, caratterizzate da precisione, analiticità e capacità di organizzare il proprio lavoro, che devono possedere, per ottemperare a propri ruoli, il Responsabile della qualità, il Webmaster e il Tecnico informatico e l’intero comparto amministrativo e di segreteria. Si presentano ora le figure professionali delle imprese che organizzano eventi, distinguendole per funzioni. Si presentano prima le figure con funzioni di supporto interno (Par. 4.1), poi quelle con funzioni operative (Par. 4.2) e infine quelle dell’area marketing e commercializzazione delle imprese che organizzano eventi (Par. 4.3). Si presentano inoltre le figure professionali attive nelle imprese fieristiche, distinguendole per funzioni: quelle che operano nell’ambito della direzione e dello sviluppo commerciale (Par. 4.4), poi quelle con funzioni di supporto tecnico (Par. 4.5), di produzione dei servizi (Par. 4.6) e di area marketing e comunicazione (Par. 4.7). A parte si presentano le professioni che integrano la rete di sussidio alle imprese di organizzazione di eventi, vale a dire hostess e traduttori e interpreti (Par. 4.8). Assistente congressuale Addetto a segreteria Rappresentante aziendale qualità (in aziende certificate) Product manager di manifestazione fieristica Addetto alla segreteria organizzativa Addetto sponsorizzazioni Organizzatore di eventi AREA OPERATIVA (FIERE ED EVENTI / VIAGGI E TURISMO) Addetto all’amministrazione AREA AMMINISTRATIVA E SEGRETERIA Operatore commerciale di servizi fieristici Addetto commerciale di area congressuale AREA COMMERCIALE Titolare / Amministratore DIREZIONE Addetto stampa UFFICIO STAMPA Webmaster Grafico Esperto di marketing AREA MARKETING E COMUNICAZIONE Figura 1. Aree funzionali e figure professionali nelle aziende che organizzano eventi pubblici Professionalità nei servizi per le imprese 279 Addetto alla segreteria Addetto amministrazione AMMINISTRAZIONE, CONTROLLO DI GESTIONE E SEGRETERIA Addetto legale Addetto stampa Addetto logistica Responsabile della qualità Tecnico di allestimento DIREZIONE Addetto pubbliche relazioni Tecnico informatico Operatore commerciale di servizi fieristici Addetto a segreteria organizzativa SVILUPPO COMMERCIALE Organizzatore di eventi Media planner Webmaster Grafico Esperto di comunicazione Esperto di marketing AREA COMUNICAZIONE E MARKETING Addetto risorse umane RISORSE UMANE SERVIZI INFORMATIVI Product manager di manifestazione fieristica AREA TECNICA SERVIZI GENERALI Figura 2. Aree funzionali e figure professionali nelle aziende che organizzano fiere e mercati 280 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Addetto alla segreteria Addetto all'amministrazione Addetto alle risorse umane Addetto commerciale di area congressuale Addetto legale Addetto logistica di manifestazione fieristica Addetto pubbliche relazioni Addetto segreteria organizzativa Addetto sponsorizzazioni Assistente congressuale Esperto di comunicazione Esperto di marketing Grafico Media planner Operatore commerciale di servizi fieristici Organizzatore di eventi Product manager di manifestazione fieristica Responsabile qualità Tecnico di allestimento Tecnico informatico Webmaster % laureati su addetti 31,2 58,0 100,0 40,5 100,0 22,2 25,0 41,1 69,7 75,4 61,8 5,2 0,0 100,0 39,7 27,7 13,2 100,0 43,8 66,7 9,8 PCO Fino 5 add. Oltre 5 add. 0,5 0,1 0,2 0,4 0,7 0,9 0,3 1,6 0,1 0,4 0,1 0,2 0,2 0,1 0,4 0,6 1,2 1,3 0,1 0,1 1,2 2,2 0,4 0,6 1,8 1,6 2,2 0,2 3,2 0,2 0,4 0,4 4,4 1,6 1,2 0,4 3,2 1,2 0,4 Fiere 0,5 0,3 0,7 0,1 0,1 0,5 0,1 0,1 0,1 0,2 0,5 1,2 0,1 0,1 0,1 Totale Tabella 10. Percentuale di laureati e numero medio di addetti nelle aziende venete che organizzano fiere ed eventi, per figura professionale e tipo di azienda Professionalità nei servizi per le imprese 281 Rel 60,4 54,1 50,0 97,6 50,0 66,7 100,0 75,5 100,0 83,6 66,7 52,6 66,7 98,8 62,2 100,0 91,8 63,0 92,4 0,0 50,0 33,3 100,0 PrS 20,8 45,9 100,0 44,0 50,0 100,0 100,0 10,9 17,9 91,8 66,7 100,0 0,0 36,7 0,0 0,0 91,8 50,6 22,8 100,0 75,0 100,0 90,2 OrAl 2,0 37,7 50,0 48,8 50,0 33,3 0,0 20,1 0,0 8,2 0,0 5,2 0,0 0,0 0,0 0,0 8,2 35,8 84,8 0,0 25,0 0,0 0,0 OrSe 79,2 50,0 50,0 44,0 50,0 0,0 33,3 71,2 8,9 8,2 0,0 47,4 33,3 35,5 68,9 100,0 45,9 70,5 0,0 0,0 25,0 66,7 90,2 Team 22,9 4,1 0,0 24,4 0,0 66,7 66,7 48,9 0,0 83,6 66,7 0,0 66,7 26,6 34,5 0,0 4,1 38,3 77,2 100,0 25,0 33,3 0,0 ScRe 2,0 37,7 50,0 0,0 100,0 0,0 66,7 4,4 0,0 0,0 66,7 47,4 0,0 0,0 31,1 0,0 37,7 2,4 0,0 100,0 25,0 0,0 9,8 PrPb 0,0 0,0 0,0 26,8 0,0 0,0 33,3 0,0 82,1 0,0 66,7 47,4 66,7 1,2 37,8 100,0 0,0 2,4 7,6 0,0 25,0 0,0 0,0 Prec 98,0 62,3 0,0 44,0 100,0 100,0 0,0 93,4 91,1 83,6 0,0 0,0 33,3 49,4 68,9 0,0 91,8 71,7 77,2 100,0 75,0 100,0 100,0 Flex 22,9 37,7 100,0 75,6 100,0 100,0 100,0 86,9 91,1 91,8 66,7 100,0 33,3 60,8 3,4 0,0 91,8 82,8 92,4 0,0 50,0 0,0 90,2 Fant 18,8 0,0 0,0 24,4 0,0 0,0 66,7 4,4 8,9 0,0 100,0 47,4 100,0 0,0 31,1 100,0 0,0 39,5 77,2 0,0 0,0 0,0 0,0 MAn 20,8 45,9 50,0 2,4 0,0 33,3 33,3 8,7 8,9 0,0 0,0 47,4 0,0 0,0 65,5 100,0 0,0 16,0 7,6 100,0 50,0 66,7 9,8 MAs 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 0,0 33,3 5,2 33,3 0,0 0,0 0,0 0,0 1,2 0,0 0,0 0,0 33,3 0,0 Rel=Relazionarsi con clienti e fornitori; PrS=Capacità di problem solving; OrAl=Capacità di organizzare il lavoro di altri; OrSe=Capacità di organizzare il proprio lavoro; Team=Capacità di lavorare in gruppo; ScRe=Capacità di scrivere relazioni; PrPb=Capacità di presentare relazioni in pubblico; Prec=Precisione; Flex=Flessibilità; Fant=Fantasia; Man=Mentalità analitica; Mas=Mentalità astratta. Descrizione Addetto alla segreteria Addetto all'amministrazione Addetto alle risorse umane Addetto comm. congress. Addetto legale Addetto logistica fieristica Addetto pubbliche relazioni Addetto segreteria organizz. Addetto sponsorizzazioni Assistente congressuale Esperto di comunicazione Esperto di marketing Grafico Hostess Interprete Media planner Operatore comm. fierist. Organizzatore di eventi Product manager di fieristica Responsabile qualità Tecnico di allestimento Tecnico informatico Webmaster Tabella 11. Percentuale di impiego di competenze trasversali e caratteristiche di personalità nelle aziende venete che organizzano fiere ed eventi, per figura professionale 282 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi AssCongressi Flex ExpMkt TecnAll TecnicoInf OrgSe Team Comparto tecnico Segr MAn SegrOrganizzativa OrganizzEvent AddSpons Rel ScRe CommEvent PmFiera AddPr Webmaster RespQ Prec AddAmm OpCommercFiere PrS AddLegale AdLogistica AddRU OrgAl Comparto operativo Asse Gestione-Sviluppo ExpCommu Comparto creativo Asse Tecnico-Creativo MediaPl PrPub Fant Grafico MAs Figura 3. Mappa delle figure professionali ottenuta con l’analisi delle corrispondenze su figure professionali delle aziende venete che organizzano fiere ed eventi, competenze trasversali e caratteristiche di personalità Professionalità nei servizi per le imprese 283 284 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi 4.1 Direzione e amministrazione delle imprese che organizzano eventi Estrapoliamo dal discorso sulle figure professionali dell’impresa che organizza eventi il Titolare, o Amministratore. Questi si occupa della programmazione e del coordinamento di tutte le attività aziendali e, nelle realtà più piccole, anche dell’organizzazione delle risorse, del reperimento del personale, del controllo e della pianificazione delle attività amministrative, della preparazione del bilancio. Ha un ruolo preminente nell’attività commerciale dell’azienda, reperendo e contattando clienti. Spesso ha anche funzioni di organizzatore di eventi, magari limitatamente a quelli dei clienti di maggiore importanza. I titolari sono in gran parte donne (76,2%). I laureati sono poco meno della metà (46,8%), con una leggera prevalenza di laureati in lingue e letterature straniere. Nelle imprese che organizzano eventi, l’area amministrativa – concernente la gestione contabile dell’azienda e quella amministrativa del personale – ha dimensioni contenute. Le attività amministrative sono, infatti, tranne la fatturazione, l’amministrazione del personale e il controllo di gestione, quasi sistematicamente delegate all’esterno. Spesso sono svolte dall’unica segretaria, la quale, soprattutto nelle aziende di dimensioni più ridotte, funge anche da segretaria di direzione e organizzativa. Le figure di quest’area sono l’Addetto alla segreteria e l’Addetto all’amministrazione. Addetto alla segreteria L’addetto alla segreteria svolge mansioni segretariali e di reception per l’azienda. Pertanto, riceve fornitori, clienti ed ospiti indirizzandoli negli uffici desiderati, filtra e smista la posta e le telefonate, redige e archivia pratiche aziendali e, nelle aziende più piccole, cura pratiche amministrative e contabili in vece dell’addetto all’amministrazione. Spesso supporta l’organizzatore di eventi nelle funzioni di segreteria amministrativa, mantenendo i contatti con partecipanti e relatori. Per lo svolgimento delle sue attività, deve possedere nozioni amministrative e contabili, saper usare i software gestionali e di office automation e conoscere la lingua inglese, in modo particolare quella parlata. Deve essere preciso, capace di organizzare autonomamente il proprio lavoro e possedere capacità relazionali (Gherardi, 1996). Il personale impiegato in questo ruolo, composto esclusivamente da donne, ha prevalentemente un diploma di scuola superiore tecnico-commerciale. Addetto all’amministrazione L’addetto all'amministrazione si occupa della gestione delle pratiche amministrative e contabili dell’azienda. Si occupa della registrazione ed emissione di fatture, mantiene i rapporti con le banche, clienti, fornitori, uffici tributari ed i consulenti Professionalità nei servizi per le imprese 285 amministrativi esterni, più raramente si occupa delle paghe del personale interno. Dato che le aziende hanno mantenuto al proprio interno solo le funzioni amministrative più ripetitive, l’amministrativo è presente nelle aziende più strutturate, soprattutto negli enti fieristici, mentre nelle aziende più piccole le pratiche amministrative e contabili sono affidate all’organizzatore di eventi o alla segretaria. Per maggiori dettagli sulle competenze degli addetti amministrativi, si possono consultare: Cerase (2002), Minlavoro-Isfol (2003c) e Fabbris (2005). L’amministrativo deve conoscere i principi e le prassi della contabilità, saper usare i software gestionali dell’azienda, avere una mentalità analitica e precisa, avere attitudine a relazionarsi con clienti e fornitori e sapersi organizzare autonomamente. In questa posizione si trovano quasi solo donne (91%), laureate in materie economiche o giuridiche (58%). 4.2 Area operativa delle imprese che organizzano eventi Più della metà del personale delle imprese che organizzano fiere ed eventi è tecnicooperativo. Nelle realtà più strutturate, l’area operativa è suddivisa nelle aree eventi e viaggi e turismo. Nell’area operativa trovano collocazione le figure professionali tipiche del settore: l’Organizzatore di eventi, cui si affianca generalmente un Addetto alla segreteria organizzativa e, nelle aziende più grandi, anche un Assistente congressuale. Nelle aziende più specializzate, si individua un Responsabile area viaggi e possono essere presenti uno o più Accompagnatori turistici8. Per il supporto alle attività inerenti alla partecipazione a fiere sono impiegati anche Product manager di manifestazione fieristica, con compiti di realizzazione della manifestazione ma anche di pubblicità e comunicazione (questa figura professionale è trattata in modo ampio nel Par. 4.4). Nelle aziende certificate esiste il Rappresentante aziendale qualità; questa figura è descritta nel Par. 4.6 relativamente alle imprese fieristiche. Organizzatore di eventi L’organizzatore di eventi è detto anche responsabile eventi, responsabile congressi, organizzatore congressuale, organizzatore di eventi e congressi, project leader, project manager, o anche professional congress organizer, proprio come le imprese che erogano questa professionalità. L’organizzatore di eventi si occupa in toto della realizzazione di ogni tipo di eventi, dal primo approccio con il cliente fino alla consegna “chiavi in mano” dell’iniziativa9. È coinvolto nel mantenimento dei 8 Sulle attività inerenti all’organizzazione di eventi si vedano, tra gli altri, Di Raco (1997), Cristante e Pettarin (1999), Dalla Villa (2000) e Pecchenino (2002). 9 Sulle competenze di questa figura professionale si vedano anche Cappellari e Comacchio (2000), Isfol (2003) e Minlavoro-Isfol (2003b). 286 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi rapporti con i clienti consolidati e nella ricerca di nuovi potenziali clienti. Assieme al cliente, sviscera la situazione in cui maturerà l’evento, suggerisce possibili soluzioni e propone lo spettro di servizi a supporto dell’iniziativa. Nella fase progettuale, può occuparsi sia degli aspetti di merito sia di quelli tecnici, contribuendo, sulla base dell’esperienza, all’identificazione degli argomenti, dei relatori, degli ospiti e delle persone da coinvolgere nell’evento e degli eventi collaterali all’evento, quali cene di gala, giri turistici o altri eventi sociali. Si occupa dei preventivi e dell’individuazione e dell’affitto della location, curando la disponibilità dei servizi tecnici necessari (microfoni, proiettori, cabine interpreti, schermi, ecc.). Recluta il personale di supporto, quali hostess, segretari, accompagnatori, traduttori o interpreti. Si incarica dei servizi di ristorazione ed alberghieri per relatori ed ospiti. Cura la realizzazione dei materiali da consegnare ai partecipanti (pieghevole con il programma, cartelline con gli interventi, depliant promozionali). Definisce il budget, formula il preventivo e si occupa dell’identificazione e della definizione dei rapporti con eventuali sponsor dell’evento. Si occupa inoltre della realizzazione del materiale promozionale e della comunicazione all’esterno dell’evento e della segreteria organizzativa, dell’iscrizione dei partecipanti e della soluzione dei problemi di relatori e ospiti. Nei convegni di area sanitaria, si occupa anche delle pratiche per il riconoscimento dei crediti ECM. In fase di realizzazione dell’evento, coordina e controlla i fornitori di servizi e funge da riferimento per ogni problema. Al termine dell’evento, chiude le pratiche amministrative e contabili, sia verso il cliente sia verso i fornitori, e segue l’eventuale pubblicazione di atti e documenti finali. L’organizzatore di eventi è la figura operativa centrale, talvolta l’unica, nelle imprese PCO. Spesso, infatti, le figure professionali specifiche del settore si formano per declinazione dalle sue mansioni. Se opera con altri professionisti, l’organizzatore di eventi cura specificamente i rapporti con clienti e fornitori. Nelle aziende di maggiori dimensioni, si specializza nella pianificazione e gestione dell’evento, abbandonando progressivamente le funzioni amministrative, di segreteria organizzativa e di gestione dell’evento, nonché di ricerca di clienti e sponsor. L’organizzatore di eventi è un tecnico capace di svolgere una pluralità di mansioni eterogenee. Deve pertanto conoscere a fondo il mercato del turismo congressuale ma anche il settore di riferimento dell’evento, in modo particolare il settore medico e farmacologico, così da sapersi relazionare con il linguaggio e le esigenze di medici focalizzati su specifiche patologie. Se l’evento riguarda un’impresa produttiva, deve saperlo integrare nelle strategie dell’impresa-cliente, fornendo spunti per la realizzazione e la comunicazione. Le conoscenze basilari riguardano le tecniche di marketing e comunicazione, ma hanno importanza anche la gestione d’impresa, le metodiche amministrative e il controllo di gestione. Deve poi saper usare il computer e conoscere l’inglese, sia Professionalità nei servizi per le imprese 287 scritto sia parlato, e gli può essere utile anche una seconda lingua straniera, in modo particolare il francese, il tedesco, lo spagnolo, o il russo. L’organizzatore di eventi è il nodo centrale di una rete che collega il committente con tutti gli attori coinvolti nell’evento: relatori, ospiti, partecipanti e fornitori di servizi. Le competenze trasversali necessarie per svolgere l’attività sono quelle relazionali, unite a spirito imprenditoriale, attitudine organizzativa e decisionale, capacità ad impartire e a far rispettare le direttive, problem solving. Si tratta di un lavoro che richiede flessibilità mentale, per poter passare da un problema all’altro e da un soggetto all’altro avendo presenti le esigenze di tutti. Deve essere preciso e attento ai dettagli nell’esecuzione delle mansioni, mai troppo schematico, dato che la progettazione dell’evento richiede fantasia e creatività adatte al contesto. Per questo, nella mappa delle competenze (Fig. 3), l’organizzatore di eventi è tra il settore creativo e quello organizzativo/gestionale. La maggior parte del lavoro impone frequenti contatti con l’esterno e spostamenti per visionare sedi congressuali e gestire le attività complementari. Inoltre, i ritmi di lavoro sono regolari nella fase di ricerca, studio e pianificazione dell’evento, diventano pressanti via via che si avvicina la data dell’iniziativa, frenetici quando il congresso è in fase di svolgimento. È la figura destinata ai maggiori sviluppi occupazionali: le aziende che prevedono di assumere personale cercano appunto organizzatori di eventi. La proporzione di laureati è ancora marginale (27,7%), tuttavia il possesso di una laurea in materie umanistiche o in lingue con formazione in pubbliche relazioni, comunicazione e marketing costituisce spesso un vantaggio. Le donne superano il 90% degli addetti. Si registrano proposte delle associazioni di categoria per inquadrare sul piano normativo questa figura professionale e stabilire le linee di condotta per la sua attività. Assistente congressuale L’assistente congressuale si occupa del coordinamento dei fornitori nella sede dell’evento e si propone come interlocutore per le esigenze del cliente, dei relatori e degli ospiti. Pertanto, coordina e controlla le hostess, i traduttori e il personale tecnico esterno coinvolto negli altri servizi, fornisce supporto per le strumentazioni informatiche, audio e video da utilizzare. Entra solo marginalmente nella fase di primo contatto con il cliente e nella preparazione e progettazione dell’evento e può essere coinvolto nella selezione e nel contatto della location e dei fornitori di servizi. È una figura che si trova soprattutto nei PCO di media-grande dimensione, nelle aziende più piccole l’organizzatore congressuale deve sopperire alle stesse funzioni (si veda anche Minlavoro-Isfol, 2003b). Si tratta di una figura in grado di affrontare i problemi che si pongono nel corso di un evento e di rispondere in corso d’opera alle esigenze avanzate dal cliente, 288 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi modificando o riadattando il progetto. Per questo è essenziale la conoscenza dei settori in cui operano enti e aziende. Non è necessario che possieda particolari capacità tecnico-specialistiche, ma è importante che sia capace di risolvere i problemi che si pongono, di relazionarsi efficacemente con clienti e fornitori e di lavorare in gruppo. Deve saper usare il computer e possedere fluidità nell’inglese, sia scritto che parlato. Il ruolo dell’assistente è tecnico-operativo, e per questa ragione il ruolo è coperto in maggioranza da uomini con diploma di scuola superiore. Recentemente, prevale la tendenza ad assumere laureati anche per questa posizione. Addetto alle sponsorizzazioni L’addetto alle sponsorizzazioni, o fund raiser, cura la raccolta di risorse economiche per la realizzazione, in modo particolare, di convegni. Le sue mansioni consistono nell’identificare potenziali sponsor, contattarli e integrarli nella manifestazione. Nella fase progettuale, affianca l’organizzatore congressuale nell’identificazione delle tematiche trattate, dei relatori e degli ospiti in modo da garantire la copertura economica dell’iniziativa. Definiti gli elementi del programma, collabora alla definizione del budget e dei preventivi, formalizza gli accordi con gli sponsor e ne segue le pratiche amministrative e contabili. Fornisce il supporto necessario durante l’evento a garanzia del successo della sponsorizzazione. È una figura specifica dei PCO, di media ma anche di piccola dimensione, dal momento che svolge un’attività particolarmente importante per il raggiungimento degli obiettivi aziendali. Si tratta di una posizione ricoperta esclusivamente da donne, con una netta maggioranza di laureate (69,7%). Le competenze richieste sono soprattutto la conoscenza approfondita dei settori di riferimento e dei vari enti ed aziende potenzialmente interessati, con particolare rilevanza per il settore medico-sanitario. Sono poi importanti conoscenze in area amministrativa e contabile e di gestione delle relazioni commerciali con gli sponsor potenziali. Basilare è anche la pratica d’uso del computer, mentre la conoscenza dell’inglese, seppure necessaria, passa in secondo piano, giacché gli sponsor sono prevalentemente italiani. Tra le competenze trasversali, sono fondamentali quelle relazionali, abbinate a precisione esecutiva e flessibilità nell’approccio ai problemi. Addetto alla segreteria organizzativa L’addetto alla segreteria organizzativa, detto anche addetto al back office, addetto alle iscrizioni, addetto al contatto clienti o, più semplicemente, segretaria, è il punto di riferimento di relatori, ospiti e partecipanti ad un evento, soprattutto nelle fasi preparatorie. È una figura più affine all’organizzatore di eventi che ad una normale segretaria. Si occupa, infatti, dei contatti con i partecipanti all’evento, per i quali cura Professionalità nei servizi per le imprese 289 le pratiche di iscrizione e talvolta anche l’organizzazione di viaggi, pernottamenti e spostamenti, compresi eventuali programmi turistici collaterali all’evento. In caso di eventi collegati all’educazione di area sanitaria, può occuparsi delle pratiche ECM. Mantiene i rapporti più formali con i fornitori di servizi, si occupa di pratiche amministrative e collabora alla chiusura contabile dell’evento. La posizione è occupata quasi esclusivamente da donne (95%), anche in virtù dell’affinità delle mansioni svolte con quelle dell’addetto alla segreteria. È una figura che si trova soprattutto nei PCO di dimensioni medie e grandi, dal momento che nelle aziende più piccole le sue attività sono incorporate dall’organizzatore di eventi. Si tratta di una figura trasversale a tre aree: la segreteria clienti, l’organizzazione di eventi e l’amministrazione. Tra le competenze specifiche deve, infatti, avere una conoscenza adeguata dei settori di appartenenza delle aziende clienti ed elementi di amministrazione e contabilità. È poi necessario che sia pratica nell’uso del computer, limitatamente ai programmi d’ufficio ed eventualmente al software gestionale, e nella lingua inglese, sia scritta sia parlata. Tra le competenze trasversali, hanno particolare importanza quelle relazionali, l’attitudine ad organizzare il proprio lavoro e a lavorare in gruppo. Deve possedere buone dosi di flessibilità, precisione e capacità di analisi. Per svolgere il ruolo segretariale non è generalmente richiesta la laurea (che però è posseduta dal 41% degli addetti). Responsabile area viaggi Il responsabile area viaggi idea e organizza escursioni, gite, visite culturali e di svago, comprensive di trasporti, trasferimenti e pernottamenti, al fine di rendere piacevole la permanenza dei congressisti. L’attività si estende, di norma, su due o tre giorni; talvolta però deve pianificare una o due settimane di permanenza in uno o più luoghi. Per le sue funzioni s’informa accuratamente sulle possibilità di accrescimento culturale e sui servizi turistici che il territorio prossimo alla manifestazione rende disponibili, in modo da poter non solo ideare egli stesso un iter culturale o di svago o di relax appetibile per i visitatori, ma anche da fungere da riferimento per i visitatori che desiderano visite “fai da te”. Deve possedere almeno un diploma di scuola superiore nell’ambito turistico, ma è preferibile che possieda una laurea in economia o in materie umanistiche, corredata magari da una specializzazione in turismo congressuale. Accompagnatore turistico L’accompagnatore turistico accompagna in viaggio persone singole o gruppi di turisti, assicura loro assistenza e, pur non sostituendosi alla guida turistica, fornisce i primi elementi di conoscenza sui luoghi visitati. Di norma, fornisce ai clienti le informazioni necessarie per il viaggio e il soggiorno nei luoghi di destinazione, 290 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi provvede alla sistemazione negli alberghi prenotati, si occupa delle richieste dei viaggiatori, raccoglie i reclami di chi non è soddisfatto e cerca di favorire l’armonia nel gruppo. Nei viaggi all'estero, si occupa delle formalità doganali e amministrative e degli eventuali problemi monetari (Fabbris et al., 2006). L’attività è esercitata come libera professione, per la quale non deve ottenere autorizzazioni per l’esercizio della professione, né frequentare corsi professionali o abilitazioni, basta che denunci l’inizio dell’attività al comune di residenza10. Nel Veneto (LR 33/2000 e modifiche), è richiesta l’iscrizione ad un’apposita lista provinciale e il possesso del patentino rilasciato a seguito del superamento di un esame provinciale in materia di geografia turistica, logistica e conoscenze linguistiche (sull’esame si veda Castoldi, 2003). L’accompagnatore turistico deve saper affrontare ogni situazione, comprese le emergenze e i contrattempi (voli cancellati, bagagli smarriti, furti, malattie, ecc.), conoscere bene le procedure nazionali e internazionali e saper stabilire contatti con ambasciate, consolati, uffici di polizia. Deve possedere un notevole interesse a conoscere luoghi stranieri dal punto di vista storico, artistico, geografico e culturale ed essere capace di comprendere le esigenze delle persone a lui affidate. Ovviamente, gli si chiede la conoscenza disinvolta almeno di due lingue straniere, tra cui l’inglese, ma è importante conoscere una terza lingua, preferibilmente il francese, il tedesco, lo spagnolo, o il russo. Deve possedere dimestichezza almeno con i maggiori sistemi applicativi dei PC (pacchetto Office, browser per Internet e posta elettronica). L’attività presuppone, oltre alla disponibilità a viaggiare, buone capacità organizzative, resistenza allo stress, adattabilità alle situazioni e capacità di reazione rapida ed efficace. Deve possedere, ad alti livelli, cultura, doti di comunicazione e organizzazione, inventiva, disponibilità, pazienza, cortesia e gentilezza. 4.3 Area commerciale e marketing delle imprese che organizzano eventi L’area commerciale è dedicata alla promozione dei servizi dell’impresa. Pertanto, crea e mantiene i contatti con gli espositori, gli istituti promozionali, le reti estere. Vi sono svolti studi di fattibilità dei progetti richiesti dai clienti. L’area commerciale è in contatto con un Ufficio stampa (interno o esterno all’azienda) al fine di tenere aggiornata la descrizione dei servizi e la promozione degli eventi programmati. 10 L’accompagnatore turistico deve possedere un diploma di maturità d’istituto tecnico o professionale per il turismo, oppure per interpreti e traduttori, oppure di liceo linguistico, ovvero una laurea in economia e gestione dei servizi turistici, o in lingue, o in lettere. Invece del titolo di studio, può dimostrare un attestato di qualifica o il possesso dell’idoneità conseguita ai sensi delle legislazioni regionali (dal sito di Informagiovani). Professionalità nei servizi per le imprese 291 Nell’area marketing, che è autonoma solo nelle aziende di maggiore dimensione, si opera per definire e analizzare i progetti dell’azienda, programmare e realizzare campagne di marketing a supporto dell’azienda e gli eventi organizzati. È una sorta di agenzia pubblicitaria collocata all’interno dell’azienda. Il numero di addetti che vi operano è limitato, con l’eccezione delle aziende che organizzano esposizioni e di marketing territoriale, il cui core business consiste nella ricerca di clienti, realizzazione di indagini di mercato e promozione delle strutture ricettive dei clienti, nelle quali l’area marketing è la seconda per numero di addetti dopo quella commerciale. Nell’area commerciale e del marketing operano l’Addetto commerciale di area congressuale, l’Esperto di marketing, il Grafico e il Webmaster11. Addetto commerciale di area congressuale L’addetto commerciale di area congressuale si occupa di mantenere i rapporti con la clientela dell’azienda. Tramite passaparola e rapporti interpersonali, stabilisce il primo contatto con i clienti nuovi o con la clientela già acquisita e collabora alla fase di progettazione assieme all’organizzatore di eventi. L’addetto commerciale può avere declinazioni più sottili. Una è l’Addetto alle pubbliche relazioni, la cui attività principale consiste nel “farsi vedere”, aumentando la conoscenza e la visibilità dell’azienda soprattutto tramite la partecipazione ad eventi, convegni e fiere. Si tratta di un’attività quasi di rappresentanza. Infatti, gli sono affidate anche le attività di ricevimento e accompagnamento di delegazioni o personalità all’interno dei vari eventi. Una seconda declinazione di marca più tecnica è il Ricercatore di mercato di area congressuale, che ricerca, identifica e raccoglie informazioni su potenziali partner e partecipanti ad eventi e congressi. Questa funzione è in graduale esternalizzazione dalle PCO ad aziende di marketing congressuale che fungono da ricercatori di mercato per le PCO e le strutture di accoglienza del territorio. Le aziende di marketing congressuale identificano i potenziali clienti attraverso tutti i canali disponibili, da Internet alle riviste specializzate, e il ricercatore di mercato identifica le strutture più adatte o più interessate alla realizzazione dell’evento e le mette in relazione con il potenziale cliente. L’Addetto commerciale deve conoscere i settori di riferimento, in primis l’ambito medico e sanitario, così come il mercato congressuale e i suoi attori, ed è in grado di relazionarsi efficacemente con questi per comprenderne le esigenze ed individuare la soluzione più efficace. È capace di reperire e selezionare in tempi ristretti informazioni su eventi, aziende ed istituzioni. 11 Per altri dettagli sulle professioni del marketing e della comunicazione, si possono consultare Putman (1992), Mele (1993), Mazzanti (1999), Coviello (2001), Pirella (2001), Idili e Siliprandi (2002), Minlavoro-Isfol (2003a), Di Nallo e La Rosa (2005), Fabbris (2005), Bassat e Livraghi (2005). 292 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Se opera come addetto alle pubbliche relazioni, deve possedere capacità di relazione, savoir faire, cortesia e adattamento, in modo particolare ai costumi di personalità straniere. L’adeguata accoglienza di delegazioni o autorità costituisce, infatti, un requisito essenziale nel successo di un evento. Se opera come ricercatore di mercato, deve conoscere le PCO e gli alberghi della zona e saperne valutare i punti di forza. Per promuovere le strutture ricettive del territorio, deve conoscere l’inglese, sia scritto che parlato, saper usare i programmi di office automation, avere ottime capacità relazionali, sapersi adattare alle situazioni e saper parlare in pubblico anche in contesti ufficiali. Gli addetti commerciali veneti sono in prevalenza donne (64,3%), in uguale misura diplomate o laureate. Oltre a quelli economici, sono tenuti in considerazione curricula di tipo letterario, linguistico, filosofico, sociologico. Esperto di marketing L’esperto di marketing promuove il marchio aziendale e gli eventi organizzati dagli enti fiera e dai PCO più strutturati. Deve possedere una buona capacità di analisi e previsione dei mercati, in modo particolare dei settori di riferimento, e deve conoscere le tecniche di analisi del mercato e della comunicazione, la lingua inglese, sia scritta sia parlata, e l’uso dei programmi di office automation. Gli è chiesta attitudine al problem solving e flessibilità mentale. I titoli di studio più apprezzati all’assunzione sono quelli di area economica con indirizzo commerciale o marketing, di scienze della comunicazione o, per le figure più tecniche, di area statistica. Grafico Il grafico realizza la grafica pubblicitaria per l’azienda e per gli eventi organizzati e il layout del materiale prodotto dall’azienda, compresa la stampa. È presente nelle aziende di maggiori dimensioni. Deve conoscere i software utili alla creazione e all’elaborazione di immagini. In questo ruolo operano diplomati di scuola superiore, prevalentemente di area umanistica, artistica e tecnica. Deve saper lavorare in gruppo, saper presentare in pubblico i propri lavori e di sapersi relazionare con clienti e fornitori. Le caratteristiche personali distintive rimangono fantasia e creatività. Webmaster Il webmaster gestisce il sito internet dell’azienda sotto l’aspetto grafico, contenutistico e programmatorio. Si occupa della realizzazione delle pagine web dell’azienda, in particolare di quelle dedicate agli eventi, della pubblicazione di informazioni e materiali e della raccolta delle iscrizioni. Per la gestione del sito aziendale, coordina un’équipe composta dai responsabili e dagli addetti alla grafica Professionalità nei servizi per le imprese 293 (Art director), ai contenuti (Content designer) e alla realizzazione (Sviluppatore) di pagine web. Nelle aziende più orientate al web, fa spesso parte dell’organico, altrimenti il ruolo è svolto dai grafici o dagli addetti al marketing e comunicazione, oppure affidato a consulenti esterni12. Deve avere confidenza con i linguaggi di programmazione (Html, Asp, Php, Flash, altri specifici) e con i software di gestione dei database. Mescola competenze tecniche di programmazione con aspetti più creativi. Deve essere preciso, con mentalità analitica e buona capacità di organizzare il proprio lavoro, ma sono importanti anche le competenze relazionali, in modo particolare per lavorare in gruppo. 4.4 Funzioni direttive e commerciali negli enti fieristici Il vertice decisionale degli enti fieristici è il consiglio di amministrazione con un Amministratore delegato che si occupa del coordinamento delle varie funzioni. Spetta al consiglio identificare gli obiettivi dell’azienda, le strategie per il loro conseguimento e le risorse necessarie; spetta all’amministratore delegato porre in pratica, su base fiduciaria, le decisioni. Ai processi decisionali degli enti fieristici partecipano, di solito, anche i product manager di manifestazione fieristica e gli esperti di marketing, i primi in quanto responsabili delle manifestazioni e i secondi in quanto esperti delle tendenze di mercato e fautori di nuove manifestazioni e servizi. L’area commerciale degli enti fieristici è, di fatto, l’area operativa dell’ente, quella in cui è impiegata la quota maggiore di addetti. Su 26,8 persone impiegate in media in un ente fiera, 9,8 sono dedicate allo sviluppo commerciale. Nell’area commerciale operano le figure che si occupano dell’ideazione, programmazione e organizzazione delle manifestazioni fieristiche e, subordinate a queste, quelle che curano le attività di vendita degli spazi espositivi. Ciascun ente fieristico organizza questa funzione in ragione delle proprie caratteristiche. Può, infatti, creare divisioni che si occupano di fiere a contenuto specifico, oppure di manifestazioni nazionali estrapolate da quelle internazionali, oppure di esposizioni su commissione. Le figure professionali che si descrivono sono il Product manager di manifestazione fieristica, l’Operatore commerciale di servizi fieristici e l’Addetto alle pubbliche relazioni. Per l’Addetto alla segreteria organizzativa si rinvia alla analoga figura di addetto alla segreteria descritta nel Par. 4.1 a proposito delle imprese PCO. 12 Per approfondire lo studio della professionalità delle figure che operano per la rete web si possono consultare Montis (2001), Cilli (2004) e Banca delle professioni (2006). 294 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Product manager di manifestazione fieristica Il product manager di manifestazione fieristica è il responsabile di una manifestazione. Risponde, pertanto, del suo corretto svolgimento sotto ogni aspetto contenutistico, economico, amministrativo e organizzativo13. Della manifestazione identifica le linee guida e i contenuti, anche attraverso indagini di mercato; contatta i principali partner e cura le pubbliche relazioni, in Italia e all’estero, con i soggetti coinvolti; assicura il corretto svolgimento delle operazioni di contatto e di assistenza agli espositori e coordina le risorse umane ed economiche necessarie alla realizzazione; segue tutti i procedimenti amministrativi, contabili ed economici connessi. Collabora alla pianificazione delle attività fieristiche nel loro complesso, a partire dal calendario delle manifestazioni. Nelle manifestazioni più importanti sono coinvolti due o più product manager coordinati da un project manager. Le competenze richieste al product manager e, a maggior ragione, al project manager sono organizzative, gestionali e relazionali. Deve pertanto essere di mentalità flessibile, avere attitudine ad organizzare il lavoro altrui e ai rapporti interpersonali. Basilare è la conoscenza dei settori di pertinenza della fiera e della struttura e delle caratteristiche tecniche del quartiere fieristico. Importanti sono anche le conoscenze di marketing, economia e project management. Deve conoscere la lingua inglese, sia parlata che scritta, e saper usare il computer. Non gli si chiede in genere di possedere un titolo universitario (i laureati sono il 13% degli addetti). È una figura a prevalenza maschile. Operatore commerciale di servizi fieristici L’operatore commerciale di servizi fieristici si occupa della vendita degli spazi espositivi delle manifestazioni. Per questo, si occupa del mantenimento delle pubbliche relazioni, ricerca e contatta la clientela, attività per la quale può svolgere ricerche di mercato, gestisce i contatti con la clientela, anche con l’ausilio di call center, e invia cataloghi. Offre anche servizi paralleli alla partecipazione in fiera, tra cui hostess, servizi di catering, sicurezza. Pertanto, coordina le risorse necessarie per soddisfare le esigenze degli espositori, collaborando con gli uffici tecnici e gli addetti alla logistica della fiera. Possono essere impiegati per l’attività commerciale anche liberi professionisti che, il più delle volte, sono collaboratori organicamente inseriti nella fiera. L’operatore commerciale sta gradualmente diventando il punto di riferimento degli espositori nell’allestimento tecnico degli stand. L’operatore commerciale deve avere una totale padronanza delle caratteristiche del quartiere fieristico e dei settori di riferimento delle manifestazioni, non solo in 13 Sul Product manager, come su tutte le figure dell’ambito fieristico, si possono consultare Moretti (2005) e le descrizioni disponibili sul sito dell’Accademia di management fieristico della Fiera di Milano (www.accademiafieramilano.it). Professionalità nei servizi per le imprese 295 termini di specificità contenutistiche, ma anche di contatti diretti e di potenziali clienti. Deve avere conoscenze di natura commerciale e di logistica per interfacciarsi correttamente con i tecnici di allestimento. Deve saper comprendere le esigenze del cliente, anticipandole con l’offerta di servizi che possono migliorarne la visibilità e la presenza in fiera e, per questo, deve avere conoscenze di economia e marketing. Quelli che operano in fiere internazionali devono conoscere il commerciale estero e le pratiche doganali, la lingua inglese, sia parlata sia scritta, e il computer. Sono importanti le competenze relazionali e di problem solving, la flessibilità mentale e la precisione personale. Sono titoli di studio apprezzati la laurea in economia e commercio con vocazione al marketing o commerciale, la laurea in architettura e il diploma di geometra. Gli operatori in servizio sono per la maggior parte diplomati, tuttavia, nelle assunzioni più recenti, sono stati preferiti i laureati che costituiscono il 40% dei ruoli. È una figura destinata ad un aumento occupazionale, tuttavia l’elevata flessibilità richiesta soprattutto in termini di orario di lavoro la rendono di non facile reperimento. Addetto alle pubbliche relazioni L’addetto alle pubbliche relazioni cura i contatti tra l’ente fieristico e le aziende, gli enti e le istituzioni in merito alla partecipazione a fiere ed eventi nazionali ed internazionali e identifica spazi per l’apertura di nuovi mercati. Cura direttamente anche la partecipazione di addetti o dell’ente fiera ad altre manifestazioni fieristiche. Nei rapporti con enti pubblici e privati si propone come l’interlocutore privilegiato per il quartiere fieristico. In sede, si occupa dell’accoglienza di ospiti e delegazioni, per i quali segue anche gli aspetti organizzativi, come sistemazione in albergo, viaggi, cene di gala ed eventi in genere. Deve conoscere a fondo i settori di riferimento e le loro principali istituzioni, avere dimestichezza con le relazioni industriali, spigliatezza nelle relazioni interpersonali, flessibilità mentale e fantasia. È essenziale la padronanza della lingua inglese, sia scritta che parlata, e dell’uso del computer. È una posizione ricoperta in grande parte da donne (87,5%), soprattutto diplomate (75%). Non si rilevano indirizzi di studio preferenziali. 4.5 Le funzioni di supporto negli enti fieristici Le funzioni di supporto all’attività produttiva sono numerose. Esiste un’area deputata agli affari generali, contigua alla direzione, un’area per le risorse umane che si occupa del reperimento, gestione e formazione del personale e un’altra con funzioni amministrative e di segreteria. Nessuna fiera si occupa direttamente della gestione 296 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi amministrativa del personale; invece, le altre attività amministrative, compresa la redazione del bilancio, sono svolte all’interno. Su una media di 26,8 addetti per ente fiera, si individuano 0,6 persone negli affari generali, 2,2 persone nell’area amministrativa, 0,8 nella segreteria e 0,4 nell’ufficio per le risorse umane. Nel complesso, il 17,9% degli addetti. Una figura professionale che manca raramente è l’Addetto alla segreteria, le cui mansioni sono analoghe a quelle descritte nel Par. 4.1 relativamente alle imprese PCO, ma che negli enti fieristici può assumere la funzione di segretaria/o di direzione che si occupa anche della convocazione dei consigli, della redazione di documenti e verbali e dell’agenda dei responsabili dell’azienda. Esiste anche qui uno o più addetti all’amministrazione per le pratiche amministrative e contabili. Le loro caratteristiche professionali sono analoghe a quelle descritte nel Par. 4.1 per le imprese PCO, anche se le funzioni amministrative delle fiere sono più specialistiche, comprendendo la contabilità passiva oltre a quella attiva. Negli enti-fiera di maggiori dimensioni sono presenti tecnici che curano aspetti gestionali specifici, tra i quali l’Addetto legale e quello alle risorse umane. Un’altra importante funzione di supporto tecnico è il sistema informativo, i cui addetti si occupano dell’inserimento ed elaborazione dei dati raccolti sugli espositori. Si trova anche personale addetto alle forniture e alla manutenzione dell’hardware e del software dell’ente fieristico e degli stand. Addetto legale L’addetto legale fornisce assistenza legale alle attività dell’ente. Redige e controlla i documenti legali dell’azienda, soprattutto contratti e gare d’appalto; fornisce assistenza per i contenziosi extragiudiziali ed eventuali vertenze legali. Deve avere conoscenze giuridiche ad ampio spettro, dalle procedure e normative nella contrattualistica nazionale ed internazionale, fino alle procedure d’appalto e alle prassi negoziali tipiche dei settori in cui opera l’ente. Deve quindi essere laureato in giurisprudenza e, per la cura delle vertenze legali, essere iscritto all’Albo degli avvocati e dei procuratori legali. A questo addetto sono richieste sia la capacità d’uso di programmi di office automation, sia la conoscenza dell’inglese (soprattutto tecnico), scritto e parlato. Addetto alle risorse umane L’addetto alle risorse umane cura la selezione, l’organizzazione, la gestione e la formazione del personale14. Per la selezione del personale, individua le competenze e le altre caratteristiche dei candidati necessarie a soddisfare i bisogni dell’ente, attiva 14 Più dettagliate informazioni sulla professionalità del responsabile delle risorse umane si possono ottenere consultando Maeran (2003), Minlavoro-Isfol (2003c) e Fabbris (2005). Professionalità nei servizi per le imprese 297 il processo di selezione (direttamente o avvalendosi di aziende specializzate), segue l’inquadramento del personale, gestendone la parte amministrativa (assunzioni, licenziamenti ecc.), gli incentivi e la progressione di carriera, la formazione e l’aggiornamento attraverso l’organizzazione diretta di corsi o l’adesione ad eventi formativi, gestisce le presenze del personale ed interviene nella soluzione di problemi relazionali tra colleghi. Deve conoscere le norme e le prassi amministrative, contrattuali e sindacali di gestione del personale, essere esperto nei metodi e negli strumenti per la selezione dei candidati, conoscere il mansionario aziendale, le esigenze professionali e i piani di carriera interni. Gli è utile la conoscenza dei software di office automation e della lingua inglese. Particolarmente importante è la capacità di relazione e di risoluzione delle problematiche interpersonali. Tecnico informatico Al tecnico informatico spetta la manutenzione, hardware e software, dei computer e della rete interna. Pertanto, provvede alla fornitura, all’installazione e alla riparazione dei computer e alla gestione del software di rete, di sistema e degli applicativi. Inoltre, fornisce assistenza informatica agli espositori e agli addetti dell’ente. Cura anche la disponibilità degli strumenti informatici e relative connessioni intranet ed internet degli stand sulla base delle esigenze dei vari espositori (si veda anche Federcomin, 2002, 2004). Deve avere una buona conoscenza dei software di sistema ed applicativi, dei principali linguaggi di programmazione e dell’hardware, delle reti e dei protocolli di comunicazione e deve conoscere le normative sulla sicurezza informatica. Deve conoscere anche l’inglese tecnico. Gli è richiesta una precisione “scientifica”, una mentalità analitica, la capacità di problem solving e di organizzare il proprio lavoro. Per ricoprire queste posizioni si preferiscono i laureati di area informatica o elettronica, anche se non si trascura l’assunzione di periti informatici di qualità. 4.6 La produzione di servizi negli enti fieristici La gestione del quartiere fieristico e delle sue strutture comporta per l’ente una consistente mole di lavoro per l’area che si denomina tecnica. Vi operano l’Addetto alla logistica e il Tecnico di allestimento, i quali sono responsabili dell’acquisizione, della manutenzione e dell’eventuale spostamento di tutte le risorse strumentali all’interno del quartiere fieristico. Se nell’ente è in funzione un sistema di qualità, vi opera anche un Responsabile della qualità dei servizi. Nel complesso, si tratta del 21% del personale in servizio nell’ente. 298 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Addetto alla logistica di manifestazione fieristica L’addetto alla logistica di manifestazione fieristica si occupa dell’acquisizione e della movimentazione di risorse materiali ed umane all’interno del quartiere fieristico. Organizza e gestisce le risorse materiali dell’azienda, curandone la manutenzione, la conservazione e lo spostamento. Controlla il rispetto dei tempi e della qualità richiesta alle forniture per gli allestimenti degli stand, dagli elementi architettonici ai servizi multimediali. Si occupa anche dei servizi di portierato, pulizia, sicurezza e vigilanza del quartiere fieristico, per il cui esercizio coordina risorse interne e fornitori. Tra le competenze dell’addetto prevalgono quelle tecniche, in primo luogo quelle ingegneristiche di pianificazione e gestione delle risorse, ma anche quelle architettoniche di progettazione degli stand. Deve conoscere intimamente il quartiere fieristico, i fornitori e i servizi necessari e avere pratica nell’uso del computer, mentre non così importante la conoscenza dell’inglese, soprattutto in forma parlata. Tra le competenze trasversali, sono importanti l’attitudine al problem solving, la precisione nel lavoro e la flessibilità nella risoluzione degli imprevisti. Importanti sono anche l’attitudine alle relazioni con i fornitori e al lavoro di gruppo. I titoli di studio più adatti per questa figura, tipicamente maschile, sono la laurea in Ingegneria gestionale o in Architettura e il diploma di Geometra che costituisce il titolo di studio attualmente più diffuso tra gli addetti. I laureati sono il 22% circa. Tecnico di allestimento Il tecnico di allestimento gestisce gli stand fieristici per gli allestitori, dalla progettazione fino alla realizzazione e dotazione tecnica e strumentale. Per questo, segue il progetto dall’analisi dei bisogni, al preventivo dei costi, alla progettazione e alla realizzazione degli stand. In un certo senso, rappresenta il “padrone di casa” nel quartiere fieristico. Questa figura ha due possibili declinazioni: il Progettista di allestimento, il quale si occupa dell’acquisizione e della progettazione di stand e strutture, della manutenzione straordinaria e del coordinamento della realizzazione degli stand, dalla loro ingegnerizzazione al montaggio, e il Coadiutore di allestimento, il quale opera a più stretto contatto con il cliente, con la funzione di raccoglierne le esigenze in sede espositiva per individuare, progettare e realizzare gli accorgimenti necessari a soddisfarle. Al tecnico sono chieste competenze tecniche di allestimento e gestionali. Deve avere conoscenze di edilizia, architettura o ingegneria per essere in grado di progettare e disegnare stand e strutture con l’ausilio di Cad e altri software per l’analisi strutturale e grafica. Deve conoscere perfettamente il quartiere fieristico, essere aggiornato sia sulle novità tecniche e tecnologiche e sui materiali disponibili, sia sulle normative in tema di antincendio e di sicurezza sul luogo di lavoro. Deve saper utilizzare il software per l’office automation e per la progettazione e disegno; Professionalità nei servizi per le imprese 299 un po’ meno importante è la conoscenza dell’inglese, richiesta soprattutto nella forma parlata. Deve essere in grado di risolvere velocemente problemi, anche in situazioni impreviste o di emergenza, sapersi relazionare con clienti e fornitori e saper organizzazione il lavoro proprio e di altri. Precisione e mentalità analitica sono particolarmente importanti per svolgere questo ruolo. Nel Veneto, sono impiegati in ruoli tecnici sia diplomati che laureati, con una leggera prevalenza dei primi: tra i diplomi sono frequenti quelli di geometra, mentre tra le lauree prevalgono quelle in ingegneria e architettura. Responsabile della qualità Il responsabile della qualità è spesso un addetto di area tecnica utilizzato per verificare e mantenere la qualità interna, in collaborazione con l’ente certificatore. Assicura il rispetto degli standard e delle procedure previste, mette in opera verifiche e correzioni di forniture e servizi offerti e cura la formazione del personale sul tema della qualità aziendale. Deve conoscere approfonditamente procedure e standard del sistema di qualità adottato, avere dimestichezza con la gestione delle risorse informative, con le procedure amministrative e i servizi offerti dell’azienda e deve sapersi relazionare con gli enti di certificazione. È richiesta la conoscenza della lingua inglese, almeno parlata, e l’uso dei software di office automation. Tra i titoli di studio, sono preferiti quelli di area tecnica, con preferenza per le lauree ingegneristiche e scientifiche. 4.7 Il marketing e la comunicazione negli enti fieristici Le fiere di maggiori dimensioni si giovano di un’articolata area funzionale di comunicazione e marketing, seconda solo all’area commerciale per numero di addetti e per varietà di figure professionali. Su 26,8 persone impiegate in media negli enti fiera, 6,4 operano nella comunicazione e marketing. Nell’area comunicazione si ritrovano le figure che curano i rapporti con l’esterno e la promozione sia dell’ente fieristico sia delle varie manifestazioni, in maniera trasversale quindi rispetto alle funzioni dell’area commerciale. Le figure tipiche sono il Media planner e, negli enti fiera di maggiori dimensioni, l’Esperto di comunicazione. Ugualmente importanti sono le attività relazionali svolte in occasione di fiere di settore e le attività più strutturate, quali il direct marketing e la pubblicità, sia direttamente all’interno del quartiere fieristico, sia attraverso i mass media. Spesso si usano a fini promozionali anche eventi collaterali alle manifestazioni fieristiche, di cui si occupa soprattutto l’Organizzatore di eventi. La figura rappresentativa del marketing è l’Esperto di marketing. 300 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Esperto di marketing Negli enti fieristici, l’esperto di marketing realizza analisi di customer satisfaction, collabora alla pianificazione delle manifestazioni e si occupa anche di individuare e sviluppare nuovi servizi da offrire agli espositori o nuove manifestazioni tout court. Fa uso di ricerche di mercato volte a comprendere le condizioni, le esigenze ed i potenziali sviluppi di particolari mercati, elabora le conseguenti strategie di marketing finalizzate al raggiungimento degli obiettivi di vendita e visibilità, ne cura la programmazione e la realizzazione, sia in autonomia sia mediante consulenze esterne o avvalendosi della collaborazione di grafici ed esperti di comunicazione. Il suo ruolo è pertanto meno operativo, più strategico, con propensioni organizzative prossime più alle funzioni dirigenziali che a quelle creative, rispetto al ruolo coperto dalla figura di ugual nome delle imprese PCO. Esperto di comunicazione L’esperto di comunicazione gestisce l’advertising e i rapporti con gli organi di stampa in genere. Redige comunicati e organizza conferenze stampa, gestisce i rapporti con gli organi di informazione, progetta e realizza, in autonomia o con l’ausilio di consulenti, il materiale pubblicitario per gli eventi e per l’ente fiera. L’esperto può essere un Copywriter, ossia un addetto alla redazione dei comunicati e dei testi delle campagne pubblicitarie, o un Art director, che ne cura la parte grafica. Media planner Il Media Planner pianifica il ricorso ai mass media e cura i rapporti con questi ultimi. Nel settore fieristico, si avvale talvolta di consulenti esterni per attività specialistiche. Deve avere competenze di marketing e comunicazione, conoscere a fondo i settori di riferimento, con particolare attenzione per le riviste e i mezzi di comunicazione specifici e avere doti particolari di scrittura, anche in lingua inglese. Deve saper usare i programmi di office automation e di computer grafics. Le competenze trasversali più importanti sono l’attitudine al lavoro di gruppo, a scrivere relazioni e comunicati e alla relazione con clienti e fornitori; deve inoltre essere flessibile mentalmente e fantasioso. I titoli di studio più richiesti per questa figura professionale sono le lauree (61,8%) in Scienze della comunicazione, Lettere e filosofia, con il corredo di conoscenze di marketing. 4.8 Le funzioni di supporto esterno Le funzioni di supporto esterno alle attività delle imprese che organizzano fiere ed eventi sono numerose (Par. 1) e coinvolgono varie figure professionali. Tra i supporti Professionalità nei servizi per le imprese 301 esterni, sono specifici del comparto delle manifestazioni pubbliche le Hostess e i Traduttori e interpreti. Hostess/Steward congressuale Hostess (steward, se maschile) congressuale, o di fiera, è la persona che assiste i partecipanti ad un evento. Per questo riceve ospiti e partecipanti, fornisce supporto nelle fasi di registrazione e distribuzione di attestati, materiali informativi, buoni pasto o altre documentazioni (tra cui anche pratiche ECM), fornisce informazioni sul programma dell’evento, su alberghi, ristoranti, trasporti e altri servizi connessi, serve caffè e bibite, organizza buffet e controlla la regolarità dello svolgimento dell’evento, curando il funzionamento della strumentazione audio e video e riferendo eventuali problemi o imprevisti all’organizzatore o all’assistente congressuale (cfr. Martin, 1995). Se l’hostess/steward accompagna ospiti durante le trasferte da o per l’aeroporto, o segue i trasferimenti o le escursioni turistiche di ospiti e delegazioni si configura come Accompagnatore turistico (cfr. Par. 4.2). Il fabbisogno di hostess da parte degli enti fiera e delle imprese che organizzano eventi è saltuario e caratterizzato da picchi nell’occasione di eventi importanti. Per questa ragione, le hostess inquadrate stabilmente sono un’eccezione, anche negli enti fieristici o nelle aziende di maggiori dimensioni. Di norma, l’azienda si avvale di cooperative o agenzie specializzate cui viene, di volta in volta, chiesto un numero di collaboratori. Per un evento di medie dimensioni, le imprese PCO si avvalgono di cinque/dieci hostess, mentre per le manifestazioni fieristiche si chiedono una cinquantina di hostess, ma vi sono anche richieste di 100-150 collaboratori. La fluttuazione nell’impiego, ha generato due tipi di hostess: un insieme, numericamente ridotto, di professioniste a tempo pieno, talvolta provviste del patentino di accompagnatore turistico e un insieme vasto di persone, tipicamente studentesse, che svolgono l’attività occasionalmente e con minore specializzazione. Hostess e steward svolgono la loro attività a stretto contatto con il pubblico, e quindi sono caratteristiche distintive la bella presenza e il possesso di capacità relazionali. Il lavoro si svolge spesso per orari prolungati e in sedi diverse, quindi è necessaria disponibilità a lavorare fuori orario e a muoversi in luoghi diversi. Tra le competenze di base, è necessaria la conoscenza dell’inglese, soprattutto parlato, ed è utile anche una seconda lingua europea, in particolare francese, tedesco o spagnolo, o extraeuropea, come il cinese o il russo. Tra hostess e steward prevalgono i diplomi in materie linguistiche o turisticoalberghiere. Le lauree più frequenti sono quelle di area umanistica e linguistica. Traduttori e interpreti Il traduttore e l’interprete sono specialisti che traducono, in forma scritta il primo e orale il secondo, testi (libri, articoli, relazioni, ecc.) e discorsi da una lingua in 302 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi un’altra, di solito la lingua madre, o viceversa (Minlavoro-Isfol, 2003c). Le aree di attività dei professionisti interpellati sono riconducibili alle seguenti. i) Traduzione tecnica, ossia la traduzione di un testo tecnico da una lingua di provenienza ad una d’arrivo. Le applicazioni spaziano dal manuale di istruzioni di una lavatrice al bando di una gara d’appalto internazionale. Si classifica in traduzione commerciale, scientifica e finanziaria. I clienti dei traduttori tecnici appartengono a qualsiasi settore merceologico: il traduttore decide se specializzarsi in un settore (es. quello medico) o rimanere in un campo più ampio di traduzione culturale. Il contatto tra cliente e professionista avviene quasi esclusivamente via internet; il primo contatto è una specie di “asta” on-line con la quale il cliente e i professionisti offrono, rispettivamente, lavoro e servizi15. Una variante del traduttore è il revisore linguistico, che revisiona i testi prodotti da altri traduttori. Il revisore è preferibilmente di madrelingua e svolge attività in modo discontinuo ed episodico. La revisione dei testi fa parte di un tacito codice deontologico dei traduttori, spesso è uno scambio di favori tra colleghi. Nei centri di traduzione, i testi sono rivisti, di norma, da due persone diverse per migliorare il servizio; nelle agenzie che si vogliono distinguere nel mercato per la qualità dei risultati, le revisioni e le contro-revisioni sono norma procedurale, addirittura con la trasposizione indipendente del testo tradotto nella lingua originale. I traduttori svolgono in proprio anche una ricerca terminologica orientata alla traduzione, creando propri archivi tecnico-terminologici e utilizzando un software CATComputer Aided Translation capace di incrementare banche dati terminologiche. Alcuni professionisti si occupano esclusivamente di questo per aziende e istituzioni come Microsoft e Helwett Packard. 2) Traduzione letteraria, con una possibile distinzione tra il traduttore di romanzi e quello di libri, detto traduttore editoriale. I traduttori letterari si differenziano da quelli tecnici anche dal punto di vista fiscale: i primi sono compensati con i diritti d’autore, non possono co-firmare un lavoro assieme ad altri traduttori letterari, si propongono sul mercato ancora con metodi di comunicazione tradizionali, attraverso il passaparola e il contatto con le case editrici. Anche per il traduttore letterario esiste la figura del revisore che può essere un redattore interno alla casa editrice o un traduttore esterno. Alcuni professionisti svolgono sia traduzioni tecniche sia letterarie. 3) Centro di traduzione-interpretariato. I centri di traduzione e interpretariato hanno il compito di coordinare e tenere i contatti con gli associati, fornendo informazioni generali sull’attività di traduzione e interpretariato, e di organizzare e gestire i rapporti con i committenti. Le forme di interpretariato sono così 15 Il 17 maggio 2006 è uscita una nuova normativa, non obbligatoria, sulla qualità della traduzione e dell’interpretariato, detta EN–15038. Essa regolamenta la qualità del servizio inteso come il processo che precede l’assegnazione della traduzione al TSP – Translation Service Provider. Professionalità nei servizi per le imprese 303 classificate: (i) in consecutiva, ossia nella traduzione di un discorso, senza l'ausilio di cuffie, a intervalli di 5-10 minuti, durante i quali il traduttore traduce il discorso usando parole proprie e in base alle proprie capacità interpretative; di solito, si pratica dove è richiesta una sola lingua straniera e per conferenze brevi e poco numerose; (ii) in simultanea, che consiste nella traduzione orale eseguita – solitamente per congressi internazionali, convention e conferenze – da una coppia di interpreti per lingua che ascoltano in cuffia (solitamente in una cabina) i discorsi dei relatori e traducono simultaneamente i discorsi ad una platea di ascoltatori dotati di cuffie; (iii) chuchotage (dal francese “sussurrare”) che si svolge sussurrando la traduzione nell’orecchio del cliente, soprattutto all’esterno dei congressi, in occasione di eventi, cene o escursioni, ma anche in fiere ed esposizioni; (iv) l’interpretariato di trattativa, tipico di colloqui e contrattazioni private ma anche di fiere e manifestazioni; (v) la traduzione di atti e materiali informativi e pubblicitari connessi all’evento. Questi servizi sono forniti da liberi professionisti e agenzie specializzate. In alcuni casi, l’interprete dipende da strutture pubbliche (tra le altre, il Parlamento europeo) o da uffici commerciali di imprese. Il numero di interpreti richiesti varia da un minimo di due-tre per evento sino a trenta per gli eventi di maggiori dimensioni. Traduzione e interpretariato possono essere svolti dalla stessa persona. La competenza tecnico-specifica del traduttore è la padronanza della lingua italiana, la capacità di usare il dizionario e, naturalmente, la conoscenza, scritta ma anche parlata, della lingua straniera. Ciascun interprete si specializza in una lingua: le lingue più richieste sono l’inglese, il francese, il tedesco, lo spagnolo, ma anche lingue extraeuropee, come il cinese e il russo. L’aggiornamento tecnico e specialistico deve essere continuo, la materia s’impara scrivendo, in modo particolare quella tecnica, se l’attività di traduzione è condita da curiosità ed approfondimenti specialistici, anche grazie ad internet. Un’altra abilità indispensabile per questi professionisti è l’utilizzo dell’informatica per gestire file e database, comunicare a distanza, ricercare su internet, utilizzare i CAT tools. Coloro che operano all’interno di aziende, devono conoscere l’organizzazione aziendale. Deve, inoltre, saper organizzare il proprio lavoro, in modo particolare per calcolare i tempi delle traduzioni. Altre qualità del traduttore sono la capacità di adattarsi al contesto e di essere presente senza farsi notare. Deve saper parlare in pubblico, avere buone capacità relazionali e attitudine alla comunicazione verbale e non verbale, saper organizzare il proprio lavoro e lavorare in gruppo, avere una mentalità analitica ed essere molto preciso. Deve, inoltre, saper tradurre le esigenze del committente in standard di qualità elevati. Per l’attività dell’interprete è adatta una formazione universitaria. Le lauree più appropriate sono quelle in Traduzione ed interpretazione, o in Mediazione 304 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi linguistica e culturale per i traduttori tecnico-scientifici, o in Lingue e letterature straniere, o in Lingue e culture europee, oppure un diploma della Scuola Superiore Interpreti e Traduttori, o di perito aziendale e corrispondente in lingue estere, o di ragioniere specializzato in commercio estero, che costituiscono percorsi formativo alternativo all’università. L’esperienza, naturalmente, arricchisce qualsiasi formazione. Per l’esercizio della professione non è richiesta l’iscrizione ad un albo professionale. Tuttavia, molti interpreti sono associati ad Assointerpreti (www.assointerpreti.it) o ad AITI (www.aiti.org), associazioni considerate da vari operatori garanzie per la qualità attesa dell’interprete. Tra l’altro, le associazioni organizzano corsi di specializzazione e master assieme ad enti e scuole private. L‘occupazione nel medio periodo si prevede stabile, con tendenza al miglioramento, tuttavia l’andamento delle retribuzioni, a causa della concorrenza, potrebbe non essere correlato a quello dell’occupazione. La professione è svolta prevalentemente da donne, laureate in materie umanistiche, in modo particolare di ambito linguistico. 5. Formazione auspicata L’organizzazione di fiere ed eventi è un servizio rivolto sia alle famiglie, sia e soprattutto alle imprese produttive che hanno bisogno di far conoscere il proprio marchio e i propri prodotti. Le imprese analizzate in questa nota offrono servizi di organizzazione e spazi d’incontro alle imprese che vogliono far conoscere le proprie potenzialità e interagire con le altre forze del mercato. I luoghi, i tempi e i modi in cui avviene lo scambio tra le imprese e il pubblico sono i più disparati. L’attività delle imprese che organizzano eventi è, infatti, caratterizzata da fantasia e creatività per rendere efficace lo sforzo di comunicazione e aggiungere valore al marchio dell’impresa-cliente. L’efficacia dell’organizzazione dell’evento fidelizza il cliente, cioè a dire ne determina la fiducia circa le capacità dell’impresa di erogare servizi di qualità. La ricerca descritta nella presente nota mirava a capire la possibilità di incrementare l’attività, o per lo meno di mantenere le posizioni sul mercato, da parte delle imprese del settore e se esiste uno spazio per l’università e le altre istituzioni di formazione superiore per formare figure professionali congrue per questo comparto economico. Il proposito alla base della consultazione degli imprenditori era di capire se stanno mostrandosi figure professionali nuove e se è necessario affinare la preparazione dei laureati che già svolgono attività nelle imprese del comparto. Professionalità nei servizi per le imprese 305 La ricerca ha rivelato che le imprese del comparto economico hanno strutture e prospettive diverse. Sono diversi, com’è ovvio, non solo gli enti e le società che gestiscono le fiere rispetto alle imprese che organizzano eventi per conto terzi, ma anche le imprese piccole rispetto a quelle grandi di ciascuno di questi due strati. Nel fare le nostre analisi ci siamo basati sulle caratteristiche delle imprese più strutturate. Ciò perché crediamo che, nelle realtà con pochi addetti, la varietà delle attività espletate, e delle competenze necessarie per espletarle, sia così elevata da non aiutare a tracciare con sufficiente accuratezza i contorni di attività e professioni che si consolideranno negli anni. Si possono, invece, studiare le realtà che hanno provato ad organizzare attività e a impiegare professionalità specifiche per capire se le attività e le professionalità hanno un futuro. Tra l’altro, bisogna ricordare che congressi e convention aziendali hanno una volatilità più elevata di quella dell’economia complessiva. La variazione delle attività di queste imprese segue l’andamento del PIL: se per una recessione le risorse si riducono, le imprese sono costrette a “razionalizzare” la loro presenza esterna. Il futuro, intuito tramite l’analisi storica degli ultimi dieci anni, indicherebbe che, nel 2009 e forse anche nel 2010, i tempi saranno duri per le imprese di organizzazione congressuale. Si percepisce una forte correlazione spaziale e temporale tra il fatturato delle imprese che organizzano fiere ed eventi e la localizzazione delle imprese produttive. Le imprese congressuali sono più frequenti nei territori sui quali sono insediate maggiori concentrazioni di imprese industriali e del terziario. D’altronde, se l’economia di un’area rallenta e le imprese limitano la propria presenza esterna, le imprese che organizzano eventi hanno difficoltà a trasferire l’offerta di servizi ad un’area lontana su cui non operavano. Le imprese congressuali italiane sono, inoltre, caratterizzate da un’elevata nati-mortalità proprio perché, quando succedono le crisi economiche, le aziende marginali escono dal mercato e altre subentrano. Questo turnover non favorisce la qualità delle performance professionali delle imprese PCO e rallenta il posizionamento internazionale delle imprese. Internazionalizzazione che sarebbe il più potente antidoto contro la volatilità. Le crisi contribuiscono dunque alla selezione qualitativa delle imprese. Le imprese che operano nel Veneto, pur mantenendo i tratti del retaggio nazionale del comparto, sono in grado di fare utili anche in periodi difficili come l’attuale. Ciò indica indirettamente che la parte più dura del processo di selezione delle imprese in questione ha già esaurito i suoi effetti. Un’altra tendenza dimostrata dalla ricerca è il progressivo ampliamento della quota di personale che possiede un titolo universitario e impiega competenze di alta qualificazione nello svolgimento di ruoli specifici, caratterizzati cioè da scarsa sostituibilità. 306 Attività e professionalità nelle imprese venete che organizzano fiere ed eventi Soprattutto nelle aziende di una certa dimensione, la specializzazione è elevata sia nei ruoli e sia tra le aree funzionali, anche se questa specializzazione non si interpreta nei termini convenzionali delle aree disciplinari riconosciute nell’università italiana. La specializzazione riguarda invece la capacità di produrre servizi molto qualificati, combinando cultura umanistica, competenze trasversali, in modo particolare di tipo relazionale, conoscenza degli attori e delle variabili del settore fieristico e dell’organizzazione di eventi, ma anche della normativa e dei termini linguistici della materia dell’evento. Il tutto condito con doti personali di fantasia, creatività e precisione. Il lavoro nelle imprese di organizzazione eventi è a volte frenetico, mai ripetitivo o tedioso; ogni evento è un caso a se stante e rappresenta per gli addetti un’esperienza che migliora il proprio bagaglio di competenze. Questo stato di formazione e perfezionamento progressivo – come hanno rimarcato gli stessi operatori interpellati – permette loro di crescere continuamente sul piano professionale. Nelle realtà imprenditoriali intervistate, trovano spazio perone con diploma in tecnica della grafica pubblicitaria, laureati in scienze della comunicazione e in lettere, in lingue straniere, in economia e marketing, in scienze politiche, in ingegneria e in architettura. Oltre ad un numero importante di operatori di area amministrativa e segretariale, informatica, giuridica, di gestione delle risorse umane e di servizi generali che appartengono ad ogni azienda di medie e grandi dimensioni. Che cosa può fare l’università italiana per venire incontro alle esigenze di professionalità delle imprese che organizzano fieristiche ed eventi? È impensabile che l’università cerchi di adattare la formazione alle attuali esigenze del comparto. Quantunque la nostra ricerca si proietti nel medio periodo, il sistema economico è in continua evoluzione e chiede professionalità la cui specializzazione cambia nel tempo. Le peculiarità professionali sono recuperabili con formazione posteriore alla laurea, anzi plausibilmente posteriore all’assunzione. Un’attività che può giovare all’università e ai laureati è quella di continuare nel tentativo di ascoltare le proposte del mondo del lavoro, sia attivando ricerche specifiche, sia creando panel di esperti del mondo del lavoro da consultare con periodicità. Le imprese contattate per lo svolgimento della ricerca si sono, infatti, meravigliate dell’iniziativa dell’Università di consultare le aziende per conoscere il loro punto di vista sulle professionalità utili al comparto e hanno auspicato che questa forma di comunicazione si ripeta. Inoltre, l’Università ha insediato un comitato per i rapporti con il mondo del lavoro, composta da imprenditori e manager pubblici, il quale non potrà produrre che buoni effetti relativamente alla qualità dei prodotti della formazione che usciranno dai corsi universitari. La preferenza manifestata dagli imprenditori per figure professionali acculturate, possibilmente di area umanistica, non può non essere un messaggio per Professionalità nei servizi per le imprese 307 chi si interessa di organizzazione della didattica in quel settore. Le competenze tecniche che non possono mancare a chi si presenta per l’assunzione sono quelle linguistiche e la facilità d’uso degli strumenti informatici, in modo particolare della navigazione in Internet. Il dosaggio di competenze trasversali necessario per chi intende entrare in un’agenzia si può capire con un’esperienza di stage. La formazione sulle competenze relazionali, sulla capacità di lavorare in gruppo e scrivere progetti, e altre competenze trasversali, si può acquisire anche a scuola modificando i metodi didattici, vale a dire coinvolgendo gli studenti in attività creative, non meramente riproduttive di conoscenze teoriche, facendoli lavorare in piccoli gruppi in cui possono far valere le proprie idee senza scoraggiare quelle degli altri, imponendo la redazione di rapporti scritti, privilegiando gli esami orali a quelli scritti o a quiz. La capacità di relazione è basilare in questo tipo di servizi nei quali c’è un coinvolgimento continuo del cliente (per il quale è stato coniato il termine di prosumer, sintesi di producer e consumer). È opportuno che l’università recuperi anche la preparazione di base. I traduttori consultati nel focus group hanno evidenziato che le nuove generazioni mancano di basi culturali per svolgere questo tipo di professione e difettano nella qualità della lingua nazionale. Inoltre, che cosa possono fare i governi nazionale o regionali per rispondere ad alcune esigenze di intervento manifestate? Gli operatori del settore avvertono la mancanza di coordinamento a livello territoriale vasto, coordinamento che potrebbe dare un convention bureau simile a quello operante a Rimini. In Veneto, potrebbe fungere da primo contatto tra il possibile cliente e la destinazione candidata ad ospitare l’evento, potrebbe promuovere la regione, gestire gli spazi delle imprese che organizzano eventi, aumentare la visibilità e l'efficienza dei servizi congressuali veneti rispetto ai concorrenti, organizzare sopralluoghi, fornire consigli, materiale promozionale e contatti alle imprese. Può essere considerato un segno della volontà di lavorare in rete il “Metadistrettto veneto turismo” (www.mdvt.it), un distretto economico che aggrega oltre 1500 operatori del settore, creato da poco allo scopo di potenziare la presenza del Veneto nei grandi circuiti turistici mondiali con un marchio unitario. Riferimenti bibliografici AA.VV. (2003) L'educazione continua in medicina, Il Pensiero Scientifico Editore, Roma AEFI (2002) Fiera Italia. 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Our research deals with the companies’ functional structure, market position, type of qualified professional figures either freshly recruited or that are going to be recruited in the next few years, and the possible room for recruitment of new personnel in the medium run. From the analysis of the competencies required to the recently engaged people and to those the entrepreneurs expect to employ it stems a set of suggestions about the university educational strategies that may qualify the companies’ personnel in the near future. Keywords: Fair and Exposition Centres; Professional Congress Organizers; Competencies; Employment forecast; University education. Fabbisogno professionale e formativo del personale dirigente dei comuni del Veneto1 Mario Bolzan*, Marco Marson**, Piero Selle†, Nicola Verza** * ** Dipartimento di Scienze Statistiche Università di Padova Dipartimento Scienze dell’Educazione Università di Padova † Emm&erre Padova Riassunto. La riforma della pubblica amministrazione italiana degli anni ’90 ha prodotto dei profondi cambiamenti nella definizione della mission degli enti locali e quindi dell’identità professionale dei loro dirigenti. In questa nota sono presentati i risultati di un’indagine – realizzata in collaborazione con l’ANCI del Veneto – sulle competenze professionali del dirigente dell’ente locale e sul fabbisogno formativo necessario per lo svolgimento delle attività connesse alle nuove funzioni. L'analisi permette di individuare sia le competenze rilevanti per il manager sia i bisogni formativi, queste e quelli funzione anche delle dimensioni territoriali dell'ente di appartenenza. Parole chiave: Pubblica amministrazione; Dirigente pubblico; Competenze; Formazione. 1. I dirigenti pubblici L’entrata in vigore delle leggi Bassanini (Leggi n. 59 del 1997 e 265 del 1999) ha messo in moto in tutti i livelli della pubblica amministrazione, e quindi anche nei comuni, un processo di riflessione prima e di riorganizzazione poi, al fine di meglio rispondere a una nuova visione delle politiche pubbliche (Cerbo, 2007). Tale processo, tuttora in corso, si presenta diversificato per velocità, condivisione, qualità delle soluzioni adottate e risultati raggiunti. La revisione del ruolo del segretario comunale, l’aumento delle responsabilità dei dirigenti, la promozione della sussidiarietà e soprattutto la chiarificazione dei 1 Il presente lavoro è stato realizzato con un finanziamento PRIN 2005 dal titolo “Modelli e metodi per abbinare profili formativi e bisogni di professionalità di comparti del terziario avanzato”, cofinanziato dal MIUR e dall’Università di Padova. Coordinatore nazionale del PRIN e del gruppo di ricerca di Padova è il prof. Luigi Fabbris. 312 Fabbisogno professionale e formativo del personale dirigente dei comuni del Veneto compiti fra sfera politica e sfera operativa sono le dimensioni che segnano il cambiamento. Contemporaneamente i (migliori) dirigenti hanno iniziato un faticoso cammino da burocrati a manager pubblici con conseguente modifica dei compiti e delle responsabilità (D’Alessio, 1999; D’Alessio e Valensise, 2004; D’Alessio, 2006, 2007; Cristofoli et al., 2007) . Il percorso non è scevro da contrarietà e distinguo manifesti. Secondo alcuni, le leggi Bassanini hanno messo in un angolo i segretari comunali e hanno ignorato il fatto che non tutti i comuni hanno uguale dimensione (Angiello, 2001; Boscati et al., 2005). Inoltre, l’autonomia delle strutture tecniche rimane, nei fatti, esposta all’ingerenza della politica, dato che mancano ai dirigenti competenze per negoziare e condurre il processo di gestione delle scelte e delle attività da svolgere. L’attività dei comuni richiede capacità di vera e propria direzione assieme a compiti legati alla quotidianità. La tensione generalizzata è quella di evitare che il lavoro di “basso livello” prevalga su quello di sviluppo dell’organizzazione. Inoltre l’evoluzione del ruolo dell’amministrazione comunale pone il dirigente in relazione con una molteplicità di stakeholders. I portatori di interessi possono essere classificati in interni all’amministrazione ed esterni, oppure in politici o tecnici (Messina e Salvato, 2007; Bassetti, 2007). Questo nuovo orientamento è recepito sul versante normativo là dove si afferma che il funzionario della pubblica amministrazione deve possedere una formazione indirizzata al cambiamento di prospettiva dell’amministrazione: da istituzione basata sull'autorità a ente erogatore di servizi ai cittadini e promotore del territorio. La figura del funzionario deve essere idonea ad assumere questa missione, che non è solamente di gestione, ma anche di collaborazione al governo dei cambiamenti e di attuazione dei programmi (Cavalli, 2006). L’elezione diretta del sindaco è stata un’altra svolta. Nell’immaginario cittadino, ora esiste una persona cui rivolgersi per problemi, un responsabile della qualità della vita nella città. Per contro, i problemi spesso travalicano i confini comunali, basti pensare al tema dei rifiuti o a quelli degli asili nido, senza che le competenze e le risorse disponibili siano adeguate in coerenza. Il processo di sviluppo va dunque accompagnato da adeguati percorsi formativi e di aggiornamento delle nuove competenze. Nel presente lavoro si vogliono perseguire le seguenti finalità: a. rilevare le competenze professionali richieste ai dirigenti dei comuni del Veneto dalle nuove prospettive degli enti pubblici; b. rilevare per ciascuna delle competenze il livello di formazione congruo; c. analizzare la relazione tra la dimensione demografica del comune, da una parte, le competenze richieste e la relativa necessità di formazione, dall’altra. La finalità ultima è l’identificazione del possibile ruolo che le agenzie di formazione, in primis l’università, potranno e dovranno offrire, cercando di adeguare Professionalità nei servizi per le imprese 313 l’offerta secondo modalità e contenuti corrispondenti ai bisogni emergenti. 2. Metodi di indagine La ricerca è stata pianificata e condotta mediante un’indagine articolata in due fasi. Una prima di natura esplorativa, realizzata attraverso interviste in profondità agli attori interni al comune. Ci si è rivolti ai segretari comunali, ai direttori generali, laddove esistenti, ai dirigenti e agli amministratori, riconoscendo in queste persone una capacità di visione più articolata e completa della macchina organizzativa. In ragione della forte variabilità esistente fra i 581 Comuni veneti – la popolazione residente va da un minimo di 129 abitanti ad un massimo di 269000 abitanti – si è scelto di stratificare i comuni per numerosità della popolazione residente. Sono state realizzate 30 interviste presso alcuni comuni capoluogo (Tab.1). La scelta dei comuni non faceva riferimento a criteri di rappresentatività statistica generale bensì all'esigenza di voler ascoltare e rilevare le diverse realtà prestando maggiormente cura a quelle più complesse e, per questo, anticipatrici della riorganizzazione. Le interviste hanno fornito informazioni utili a: y ricostruire la mission che l’ente locale gioca nelle politiche pubbliche nel passaggio da modelli di government a modelli di governance; y far emergere le dimensioni del profilo professionale del dirigente; y cogliere il fabbisogno formativo nelle singole aree professionali. Dall’analisi delle interviste sono emerse le dimensioni che partecipano a definire il profilo del dirigente. La ricerca delle differenze semantiche nelle risposte ottenute, congiunta all'attenzione di scomporre i contributi complessi e posizionare i contributi su piani logici omogenei, ha permesso di individuare 26 dimensioni del profilo del dirigente comunale. Questa "creazione di senso" ha permesso di esplicitare come si declini la professionalità del dirigente comunale in termini di sapere, saper fare e saper essere. La seconda fase della ricerca, finalizzata ad ordinare le dimensioni del profilo per importanza ed a capire i bisogni formativi dei dirigenti, è stata condotta utilizzando un questionario e si è sviluppata in due passi sequenziali: un test su una realtà di contenute dimensioni per convalidare lo strumento di indagine. Il test, condotto su 23 dirigenti dell’Unione dei Comuni del Camposampierese, in provincia di Padova, ha permesso di convalidare il questionario relativamente alla esaustività delle dimensioni e alle scale di misura idonee a misurare l'importanza delle dimensioni e il relativo fabbisogno formativo; Fabbisogno professionale e formativo del personale dirigente dei comuni del Veneto 314 - una indagine campionaria sui segretari comunali o direttori generali dei comuni del Veneto, tramite invio per e-mail del questionario. L'invio e la raccolta sono stati curati dall'ANCI del Veneto. Anche in questo caso, è stato chiesto al rispondente di valutare l'importanza per un dirigente comunale di possedere ciascuna competenza e di indicarne il livello del fabbisogno formativo2. Per rilevare le valutazioni si è adottata una scala a 10 livelli cardinali. Nella seconda fase, a ciascun comune del Veneto è stato inviato un questionario. Ne sono stati raccolti 191 questionari pari al 32.9% di quelli inviati. Pur essendo modesta la percentuale di risposta, la distribuzione per provincia e l’ampiezza demografica dei comuni che hanno collaborato permettono di fare sufficienti generalizzazioni (Figure 1 e 2). Tabella 1. Comuni e dirigenti che hanno partecipato alla prima fase della ricerca Popolazione residente <1500 1500-5000 5000-10000 10000-15000 >15000 Totale Distribuzione N. Comuni dei Comuni scelti per le interviste veneti 74 246 143 63 55 581 1 2 1 2 6 12 Segretario comunale/ Direttore generale 1 2 1 2 7 13 Dirigente Amministratore = 1 1 2 11 15 = = = = 2 2 Per ogni dimensione, si è chiesto di indicare quanto sarebbe utile investire per migliorare il profilo professionale del dirigente, su una scala da 1= nessun investimento a 10= alto investimento e si chiedeva di precisare la mission del comune di appartenenza (sia quella perseguita che quella desiderata) e alcune elementari informazioni sul ruolo e le caratteristiche del rispondente e del comune in cui prestava servizio. Figura 1. Distribuzione percentuale dei comuni del Veneto e dei comuni che hanno collaborato all’indagine, per ampiezza demografica. 2 La prima domanda posta era: ”Quanto è importante per un dirigente comunale possedere questa qualità?” e seguiva la lista. La seconda domanda era: “Indichi, per ogni dimensione quanto sarebbe utile investire in formazione, per migliorare il profilo professionale del dirigente comunale”. Professionalità nei servizi per le imprese 315 45% 40% 35% 30% 25% 20% 15% 10% 5% 0% <1500 1 5 0 0 -5 0 0 0 5 0 0 0 -1 0 0 0 0 c a m p io n e 1 0 0 0 0 -1 5 0 0 0 >15000 c o m u n i in r e g io n e Figura 2. Distribuzione percentuale del totale dei comuni del Veneto e dei comuni che hanno collaborato all’indagine, per provincia di appartenenza. 25% 20% 15% 10% 5% 0% b e llu n o tr e v is o r o v ig o c a m p io n e 3. v ic e n z a v e ro n a padova v e n e z ia c o m u n i in r e g io n e I risultati della ricerca I dirigenti che hanno risposto alla rilevazione per il 67% sono maschi, per l’83% laureati, in diversi casi ricoprono incarichi in più comuni limitrofi (anche fino a 6 comuni), possiedono un’anzianità di servizio quasi sempre superiore agli otto anni, vale a dire sono professionisti che hanno iniziato l’attività prima dell’introduzione delle leggi Bassanini. La funzione dell’ente percepita dagli intervistati è per il 43% quella di "erogatore di servizi ai cittadini e alle imprese", per il 35% quella di "promotore dello sviluppo locale" e per il restante 22% di "mediatore del territorio". I comuni piccoli e quelli grandi sono i meno orientati ad essere erogatori di servizi ma per 316 Fabbisogno professionale e formativo del personale dirigente dei comuni del Veneto motivazioni diverse. I piccoli, spesso comuni di montagna aggregati in comunità montane, di fatto delegano a queste l’erogazione dei servizi, i grandi invece, realmente possono sviluppare sussidiarietà e quindi occuparsi soprattutto di mediazione e promozione. Sono principalmente i grandi comuni capoluogo a cogliere la necessità di evolvere da una situazione nella quale il territorio è il luogo nel quale si muovono i diversi attori (economici e non, locali e non), verso una visione del territorio come comunità che costruisce identificazione e promozione del proprio benessere. Quest’ultimo obiettivo potrà essere realizzato attraverso la condivisione esplicita di una vocazione territoriale, di una visione del futuro e di un piano strategico che le persegua. Ogni attore si attiva in funzione di un proprio disegno e di propri obiettivi, riconoscendo nell'ente locale un facilitatore che garantisce lo sviluppo dei singoli quale veicolo per lo sviluppo del territorio (ente locale quale mediatore del territorio). L'ente locale assume così un ruolo di leader nel processo di rilettura, progettazione del territorio e della sua comunità e realizzazione del piano strategico, e poi attraverso processi partecipativi. 3.1 Il profilo delle competenze Nella Tab. 2, per ogni competenza è indicata sia l’importanza sia il rispettivo bisogno di formazione. Tutte le dimensioni hanno ottenuto punteggi mediamente elevati, variando fra 9,37 e 7,45 per l’importanza delle competenze e fra 8,22 e 6,34 per il bisogno di formazione. Fra gli obiettivi formativi ritenuti di maggior importanza per la professione del dirigente sono stati indicati, nell’ordine: avere una chiara conoscenza degli obiettivi dell’ente locale in cui si opera; saper motivare i collaboratori; saper prendere decisioni; saper fare squadra; essere leale nei rapporti; saper raggiungere gli obiettivi. Si individuano alcune competenze ritenute meno rilevanti di altre, anche se complessivamente importanti. Fra queste: avere una mentalità amministrativa; avere conoscenze di base su temi trasversali ai settori; avere una mentalità di governo; saper fare il controllo di gestione. Le ultime sono caratteristiche interne alle professioni e identificabili con abilità o conoscenze, le prime sono connesse alla gestione di un’organizzazione complessa. Professionalità nei servizi per le imprese 317 Tabella 2. Valori medi dell’importanza delle competenze e del bisogno di formazione nell’indagine sui dirigenti comunali 1 Avere conoscenze tecniche legate alla specificità del ruolo 2 Avere conoscenze di base su temi trasversali ai settori 3 Conoscere come funzionano i processi amministrativi 4 Avere una chiara conoscenza degli obiettivi dell’ente locale in cui si opera 5 Avere una mentalità amministrativa 6 Saper fare Programmazione 7 Saper fare il controllo di gestione 8 Saper rendere conto del proprio lavoro 9 Sapersi rapportare con i politici 10 Saper comunicare con i cittadini 11 Saper motivare i collaboratori 12 Saper fare squadra 13 Saper valorizzare i saperi prodotti 14 Saper gestire il conflitto 15 Saper prendere decisioni 16 Avere una mentalità di governo 17 Essere leale nei rapporti 18 Saper trasmettere fiducia 19 Avere il senso del dovere 20 Essere autonomo dal potere politico 21 Essere leader autorevole, non autoritario 22 Saper raggiungere i risultati 23 Saper dare ragione delle scelte 24 Saper valutare le situazioni caso per caso, non in modo ideologico 25 Essere creativo 26 Saper leggere il territorio in cui opera Importanza delle competenze 8,95 Bisogno di Formazione 7,79 7,76 7,43 9,02 7,41 9,37 7,72 7,45 9,03 8,36 8,48 8,49 8,59 9,37 9,34 8,65 8,97 9,36 8,19 9,31 9,11 9,18 8,59 9,19 9,25 8,89 8,74 6,34 8,11 7,87 7,48 6,91 7,68 8,22 8,08 7,68 8,07 7,75 6,99 7,00 7,42 7,00 6,70 7,74 8,18 7,58 7,04 8,94 8,73 7,70 7,89 318 Fabbisogno professionale e formativo del personale dirigente dei comuni del Veneto I valori medi sono appiattiti in prossimità del massimo. La ragione di questa omogeneità sta nel criterio di misura delle preferenze che induce a dare importanza a ogni capacità. Anche le medie delle auto-valutazioni sui bisogni formativi – inerenti a tematiche innovative rispetto a quelle generalmente attivate negli enti locali – sono elevate. Ciò può dipendere dal fatto che lo sviluppo di competenze operative è poco curato nei corsi universitari affini all'ambito amministrativo (Bolzan 2004). Tali risultati paiono ulteriormente interessanti se si mettono in relazione con la circostanza che la maggioranza degli intervistati ha un'anzianità quasi sempre superiore agli 8 anni (antecedenti o coetanei quindi alle leggi Bassanini). Si può ipotizzare che i manager abbiano una percezione parziale della profondità dei saperi connessi alle nuove competenze e quindi sovrastimino le proprie. Questo dubbio è destinato a rimanere tale finché non si valuterà in modo più cogente il reale livello delle competenze dei dirigenti locali. Le competenze prioritarie sono comprensibilmente associabili alla mission dell’ente ove il dirigente opera, la quale richiede la capacità di decidere, di guardare a risultati e non solo alle pratiche amministrative. I dirigenti si devono pertanto muovere lungo una direzione che non è di ordinaria amministrazione, bensì di ottenimento di risultati. Allora essere dirigenti non significa essere autoritari ma saper fare gioco di squadra, essere credibili e convincenti. La percezione forte che hanno i dirigenti è che le valutazioni finali che anch’essi avranno riguarderanno quanto realizzato e non la “corretta” applicazione inerziale delle norme legislative. Gli effetti di un faticoso cammino verso lo status di manager comporta una nuova visione del mondo professionale e la necessità di lasciarsi alle spalle quello del “diligente” burocrate. Strategiche sono le capacità di gestire gruppi e l’orientamento al risultato, mentre sono poste in fondo alla scala i saperi specifici e la cultura amministrativa di un tempo. È allora naturale interrogarsi sulla distanza esistente fra questo profilo e quello che segretari e direttori generali ritengono di possedere. La distribuzione dei punteggi sul bisogno di formazione converge con quelli sulle competenze. Le aree sulle quali si registra il maggior bisogno di formazione e sono, nell’ordine, saper motivare i collaboratori; saper raggiungere i risultati; saper fare programmazione; saper fare squadra, integrare le competenze; saper gestire il conflitto. Sembra meno importante investire nella formazione delle competenze che servono per avere una mentalità amministrativa; essere autonomo e indipendente dal potere politico; sapersi rapportare con i politici; avere una mentalità di governo. L’analisi di queste graduatorie suggerisce una considerazione che pare simmetrica alla lettura dell’importanza delle competenze. Il maggior bisogno di formazione è individuato nel saper organizzare e gestire risorse umane e materiali. Con questi risultati sembrerebbe che la cultura della responsabilità e della trasparenza abbia cominciato a diffondersi a tutti i livelli dell’amministrazione Professionalità nei servizi per le imprese 319 pubblica, cominciando dagli enti locali periferici ove non si dimentichi che le cariche elettive - a cominciare dal sindaco - sono misurate sulla base dei risultati e non più (o non esclusivamente) per il colore politico degli attori. A maggior ragione, il responsabile in capo dell’amministrazione sceglierà collaboratori che perseguono obiettivi visibili e spendibili di fronte alla popolazione. Minor bisogno di formazione dei quadri si sente circa aspetti che forse sono già diffusamente acquisiti e presenti nell’ambiente della pubblica amministrazione. Evidentemente, il nuovo quadro operativo degli enti locali richiede un maggiore investimento in settori la cui padronanza fa e farà la differenza sulla qualità della professione. Settori sui quali finora la formazione universitaria ha scarsamente investito. Si nota che gli argomenti ai quali è assegnata una maggiore importanza sono quelli con maggior bisogno di investimento, indicando quindi una prospettiva impegnativa. Stratificando i comuni per ampiezza demografica (Tab. 3), si nota che il numero di competenze o abilità ritenute importanti diminuisce al crescere della dimensione dei comuni, tanto che nei comuni medi e grandi è circa la metà di quelli piccoli. Una descrizione che consideri congiuntamente le posizioni di ciascuna competenza (competenze e formazione) viene ottenuta ricorrendo a un diagramma cartesiano ove le coordinate sono i valori medi dei due punteggi (Fig. 3). le quattro partizioni del piano che derivano dall’incrocio delle valutazioni inerenti alle competenze e alla formazione centrati sulle medie aritmetiche delle due variabili permettono di indicare le competenze professionali che mostrano Bassa importanza – alto bisogno (in alto a sinistra); Alta importanza – alto bisogno (alto a destra), Alta importanza – basso bisogno (basso a destra); Bassa importanza – basso bisogno (basso a sinistra). Tabella 3. Numero di competenze ritenute di diversa importanza per la professione e per lo sviluppo di formazione, distintamente per ampiezza demografica dei Comuni rilevati (IC: Importanza della Competenza; IF : Importanza nella Formazione) 5000 5000-10000 10000 abitanti abitanti abitanti IC IF IC IF IC IF Numero dimensioni con valori medi 15 19 13 9 12 9 superiori alla media Numero dimensioni con valori medi 11 7 13 17 14 17 inferiori alla media Totale IC IF 15 15 11 11 Fabbisogno professionale e formativo del personale dirigente dei comuni del Veneto 320 Figura 3. Valori medi delle singole competenze per importanza e necessità di investire sulla formazione, per ampiezza demografica dei comuni. A. Nella totalità dei comuni bisogno di sviluppo delle competenze 10,00 9,00 22 11 12 146 8,00 26 7 13 10 8 2 7,00 1 25 23 21 15 4 318 24 16 1917 9 20 5 6,00 5,00 5,00 6,00 7,00 8,00 9,00 10,00 importanza B. Comuni con meno di 5.000 abitanti bis og no di svi lup po del le co mp ete nz e 10,00 9,00 26 8,00 7 8 10 9 2 16 7,00 13 24 20 14 2211 12 1 621 23 15 4 3 2518 19 17 5 6,00 5,00 5,00 6,00 7,00 importanza 8,00 9,00 10,00 Professionalità nei servizi per le imprese 321 C. Comuni tra 5.001 e 10.000 abitanti 10,00 bi so gn o di sv ilu pp o de lle co m pe te nz e 9,00 6 8,00 7 10 14 13 2 8 16 7,00 23 9 5 11 12 22 15 4 1 25 3 21 18 17 19 24 20 6,00 5,00 5,00 6,00 7,00 8,00 9,00 10,00 importanza D. Comuni con oltre 10.000 abitanti 10,00 bis og no di svil up po del le co mp ete nze 9,00 6 8,00 7 25 8 13 10 1 2 23 7,00 16 20 22 11 12 14 21 18 15 4 19 17 3 24 9 6,00 5 5,00 5,00 6,00 7,00 8,00 9,00 10,00 importanza L’osservazione congiunta delle competenze prioritarie e del bisogno di formazione indica una forte correlazione tra la rilevanza associata dai dirigenti a certe competenze e l’intensità del bisogno di formazione specifica avvertito. Le 322 Fabbisogno professionale e formativo del personale dirigente dei comuni del Veneto competenze importanti sono connesse con un intenso bisogno di investire in formazione, all’opposto, le meno importanti sono associate ad una bassa necessità di investimento formativo (Tabelle 4 e 5). Tabella 4. Classificazione delle competenze sulla base della collocazione nei quadranti della Figura 3A Bassa importanza – alto bisogno Saper leggere il territorio in cui opera (bisogni e risorse); Saper fare il controllo di gestione; Saper comunicare con i cittadini; Saper valorizzare i saperi prodotti; Bassa importanza – basso bisogno Saper valutare le situazioni caso per caso, non in modo ideologico; Essere autonomo e indipendente dal potere politico; Sapersi rapportare con i politici; Saper rendere conto del proprio lavoro (accountability); Avere una mentalità di governo; Avere conoscenze di base (es. informatica, statistica, qualità); Avere una mentalità amministrativa; Alta importanza – alto bisogno Saper motivare i collaboratori; Avere una chiara conoscenza degli obiettivi; dell’ente locale in cui si opera; Saper prendere decisioni; Saper fare squadra, integrare le competenze; Essere leale nei rapporti; Saper raggiungere i risultati; Essere leader autorevole, non autoritario; Alta importanza – basso bisogno Avere il senso del dovere; Saper trasmettere fiducia; Saper fare Programmazione; Conoscere come funzionano i processi amministrativi; Saper gestire il conflitto; Avere conoscenze tecniche legate alla specificità del ruolo; Essere creativo (essere aperto all’innovazione, saper ideare soluzioni); Saper dare ragione delle scelte; La rappresentazione grafica permette di cogliere come la dimensione dell’ente di appartenenza dei rispondenti svolga un ruolo incisivo sull’identità professionale del dirigente. Gli argomenti in grassetto sono quelli che potremo definire più rilevanti alla valutazione dei dirigenti avendo conseguito un valor medio fra i più elevati Si percepisce che l’avere una mentalità amministrativa (indicata con il numero 5 nei grafici) si colloca al centro del quadrante in basso a destra nei comuni di ogni ampiezza, viceversa, in posizione simmetrica, si colloca nel quadrante di alta rilevanza saper motivare i collaboratori. Per esempio, la capacità di saper gestire il conflitto è, nei comuni piccoli, nel quadrante in alto a destra e, in Professionalità nei servizi per le imprese 323 quelli grandi, tende a diminuire di necessità di formazione mentre conserva un’analoga importanza come capacità richiesta al manager. Non è escluso che il dirigente abbia maturato questa dote nel tempo, procedendo nella carriera da un piccolo ente ad enti maggiori. Tabella 5. Medie aritmetiche delle competenze (IC) e del fabbisogno di formazione (IF) per ampiezza demografica dei comuni degli intervistati Var. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 M D 5000 n = 90 IC 9,06 7,76 9,16 9,39 7,67 9,12 8,35 8,51 8,60 8,50 9,38 9,31 8,73 8,99 9,35 8,18 9,40 9,14 9,25 8,76 9,15 9,26 9,08 8,84 9,02 8,80 8,88 0,47 IF 8,24 7,58 7,81 7,94 6,46 8,07 7,93 7,66 7,44 7,60 8,46 8,24 7,77 8,46 7,98 7,10 7,20 7,75 7,40 7,13 8,11 8,48 8,06 7,40 7,79 8,19 7,78 0,47 Abitanti tra i 5.001 e i 10.000 n = 57 IC IF 9,02 7,46 8,02 7,21 9,19 7,33 9,30 7,56 7,67 6,29 8,93 8,15 8,41 7,81 8,22 7,02 8,26 6,46 8,52 7,71 9,23 7,87 9,10 7,75 8,44 7,38 8,75 7,75 9,27 7,58 8,23 6,84 9,17 6,34 9,02 6,88 9,21 6,21 8,73 6,04 9,35 7,25 9,21 7,62 8,60 7,00 8,65 6,33 8,98 7,27 8,71 7,52 8,78 7,18 0,44 0,58 >10.000 n = 48 IC 8,72 7,40 8,57 9,33 6,67 8,91 8,23 8,60 8,49 8,70 9,49 9,65 8,72 9,07 9,44 8,09 9,28 9,19 9,12 8,14 9,12 9,14 8,84 8,65 8,70 8,51 8,72 0,64 IF 7,30 7,47 6,79 7,33 5,70 8,00 7,83 7,67 6,29 7,41 7,98 7,90 7,63 7,59 7,49 6,85 7,07 7,44 7,05 6,24 7,54 8,00 7,02 6,73 7,77 7,50 7,29 0,57 324 Fabbisogno professionale e formativo del personale dirigente dei comuni del Veneto Tabella 6. Coefficienti di correlazione e relativo livello di significatività fra le due dimensioni rilevate, distintamente per dimensione demografica dei Comuni. Avere conoscenze tecniche legate alla specificità del ruolo Avere conoscenze di base su temi trasversali ai settori Conoscere i processi amministrativi Avere una chiara conoscenza degli obiettivi dell’ente in cui si opera Avere una mentalità amministrativa Saper fare Programmazione Saper fare il controllo di gestione Saper rendere conto del proprio lavoro Sapersi rapportare con i politici Saper comunicare con i cittadini Saper motivare i collaboratori Saper fare squadra, integrare competenze Saper valorizzare i saperi prodotti Saper gestire il conflitto Saper prendere decisioni Avere una mentalità di governo Essere leale nei rapporti Saper trasmettere fiducia Avere il senso del dovere Essere autonomo dal potere politico Essere leader autorevole Saper raggiungere i risultati Saper dare ragione delle scelte Saper valutare le situazioni caso per caso, non in modo ideologico Essere creativo Saper leggere il territorio in cui opera Fino a 500 (n=90) 0.438*** 5001-10000 (n=57) 0.401** Sopra 10000 n=48) 0.547*** 0.483*** 0.182 0.483** 0.523*** 0.439*** 0.147 0.291* 0.016 -0.046 0.500*** 0.524*** 0.530*** 0.466*** 0.514*** 0.516*** 0.452*** 0.429** 0.515*** 0.415*** 0.385*** 0.580*** 0.305** 0.353** 0.254*** 0.405*** 0.190* 0.428*** 0.424*** 0.432*** 0.425*** 0.486*** 0.415** 0.476*** 0.133 0.321* 0.107 0.353** 0.650*** 0.193 0.391** 0.553*** 0.074 0.251 -0.129 0.050 -0.011 0.365** 0.265* 0.051 0.4604*** 0.435** 0.558*** 0.468** 0.242* 0.214 0.165 0.038 0.164 -0.054 -0.009 0.310* 0.118 0.219 0.353*** 0.307* 0.174 0.292* -0.002 0.108 0.440*** 0.461*** 0.112 0.417** 0.495** 0.370** (*) Significatività al 95%; (**) Significatività al 99%; (+++) Significatività al 99,9%. Professionalità nei servizi per le imprese 3.2 325 Analisi della correlazione L’analisi della correlazione condotta sulla valutazione delle competenze necessarie e della necessità di formazione fornisce interessanti spunti di riflessione, in modo particolare se l’analisi è distinta per dimensione dei comuni (Tab. 6). Si osserva che nei comuni più piccoli le correlazioni sono tutte significativamente diverse dallo zero, mentre negli altri comuni la correlazione non è così stretta. Ciò porta ad ipotizzare che l’identità percepita come necessaria dal dirigente richieda un investimento ad ampio raggio, forse perché sono gli enti locali di piccole dimensioni a svolgere nel futuro un ruolo propulsivo nel territorio e a rappresentare un investimento professionale. Nei comuni di maggiore dimensione si registra, viceversa, un panorama più articolato: una più contenuta correlazione indica forse una maggior oculatezza su ciò su cui bisogna investire o forse una maggior esperienza o maturità professionale che porta ad associare alcune competenze a formatori che non sempre forse sono state all’altezza delle aspettative. In ogni tipologia di ampiezza dei comuni sono 12 le correlazioni non significative, di cui ben 7 sono relative a medesime competenze mentre le restanti sono relative a competenze diverse. Il bisogno di competenze, che pare non correlato alla rispettiva importanza di formazione, riguarda, nei comuni di media o grande dimensione la capacità di: Conoscere come funzionano i processi amministrativi, Saper motivare i collaboratori, Saper gestire il conflitto, Essere leale nei rapporti, Saper trasmettere fiducia, Essere leader autorevole, non autoritario, Saper valutare le situazioni caso per caso. Queste competenze non s’imparano a scuola ma sono frutto di esperienza maturata, in modo particolare, durante il “tirocinio” condotto in comuni di ampiezza inferiore dove si sente maggiormente la necessità di apprendere ciò che appare necessario per lo svolgimento della professione. 4. Conclusioni e prospettive Con questa ricerca non si intendeva proporre una “ricetta buona per tutti”, bensì costruire proposte e percorsi locali per valorizzare le opportunità e le risorse esistenti, minimizzando i limiti e i vincoli esistenti. Le informazioni prodotte indicano alcuni binomi quali stimoli per orientare lo sviluppo e continuare la riflessione e il dibattito. I binomi vanno letti nella logica della ricerca-intervento. La ricerca spesso – e tale appare in questa circostanza – fa emergere tematiche, concettualizza i problemi, riconosce la drammaticità di alcune situazioni, la trasversalità piuttosto che la 326 Fabbisogno professionale e formativo del personale dirigente dei comuni del Veneto specificità di alcuni contesti e da qui stimola il dibattito. 1. Binomio 1: Quale profilo fra professionalità e managerialità? Quanto peso dare alle due dimensioni del profilo? y Professionalità tecnico-specifica: “Competenze che appartengono alle diverse aree di afferenza, competenze specifiche rispetto al settore, per poter dare indirizzi operativi”. “La pubblica amministrazione ruota attorno alla norma e quindi è necessario conoscerla bene”. y Managerialità: “Competenze gestionali e manageriali”, “Capacità di dialogare, ascoltare e motivare, di coinvolgere rispetto all’obiettivo generale, di creare un buon clima organizzativo”. 2. Binomio 2: Selezione dei dirigenti: dirigenti a concorso o a contratto? Come agire nel processo di scelta, quanto e quando dare più attenzione ad una strategia piuttosto che ad un’altra? y Dirigenti a concorso: “C’è una garanzia legata ad aspetti normativi più che fiduciari”. y Dirigenti a contratto: “La scelta dovrebbe essere fiduciaria perché non è detto che, a parità di conoscenze, le persone siano uguali; a volte è meglio scegliere una persona che riesca ad integrarsi con il sistema. Scelta fiduciaria che corrisponde alla responsabilità di chi sceglie ed investe sulla particolare risorsa umana”. 3. Binomio 3: Questione generazionale: fra valore dell’anzianità e voglia di ricambio generazionale? L’esperienza è sempre risorsa, come riconoscerla come valorizzarla? y Anzianità: “Dirigente di vecchia e particolare formazione”, ”Restare a lungo in un’amministrazione è un vantaggio per la capacità di lettura degli avvenimenti, ma anche uno svantaggio perché si rischia di vedere solo ciò che si vuole vedere, l’ambiente condiziona”. y Nuove risorse: “Bisogno di nuove risorse, di creare una cultura nuova”. 4. Binomio 4: formazione: specifica o trasversale? Stante che la formazione è azione strategica, è il caso di ripensare a come progettarla, come erogarla, su cosa orientarla? y Formazione specifica: “C'è bisogno di ancorare le professionalità nei settori di competenza, sono possibili spostamenti di area ma in caso di forti professionalità”. y Formazione trasversale: “Competenze molto specifiche non bastano, i problemi non possono essere legati ad un certo tipo di specializzazione, ma ad una mentalità che uno deve avere o si può formare”. 5. Binomio 5: Mission: come declinarla fra mandato istituzionale e specificità della realtà territoriale? Come interpretare il mandato istituzionale, chi Professionalità nei servizi per le imprese 327 partecipa a definirlo, come monitorare la sua realizzazione? I diversi mandati sono diversi ma non mutuamente esclusivi, come “dosarli”: quanto essere erogatori di servizi, quanto promotori di sviluppo? Infine, è opportuno dedicare alcune riflessioni alle azioni per lo sviluppo delle competenze. I dirigenti comunali suggeriscono diverse strade per sviluppare le competenze necessarie. Accanto al tradizionale corso di formazione si affacciano nuovi percorsi di apprendimento, più concreti perché più legati ai problemi incontrati, più orientati al protagonismo dei dirigenti che non sono passivi recettori di indicazioni accademiche ma partecipano a costruire saperi, modelli, soluzioni. Da qui l’indicazione di forme di apprendimento quali: y tirocinii specifici, stage, y incontri di formazione assieme ai politici e al personale operante nell'ente, y confronto tra i dirigenti di diverse strutture a livello provinciale, y momenti periodici di confronto tra colleghi e politici, y formazione correlata a una progettualità concreta da sperimentare, y supporto continuo di informazioni on line, y creazione di una rete di rapporti tra segretari comunali. In questo scenario, l’università non potrà ritenersi soddisfatta del solo numero crescente di immatricolati di ogni anno nei corsi di laurea affini alla formazione della dirigenza pubblica. Dovrà proporre soluzioni adeguate (in termini di finalità, metodi e contenuti) che emergono dal territorio nella consapevolezza che una sua principale risorsa, il corpo docente, raramente è stato provocato o si è cimentato sul campo della produzione del saper fare o meglio del saper essere, ma spesso si è limitato e ha prodotto saperi informativi che non sempre sono divenuti conoscenza adulta (Cavalli, 2006). Riferimenti bibliografici ANGIELLO L. (2001) La valutazione dei dirigenti pubblici. Profili giuridici, Giuffrè, Milano. BASSETTI P. (2007): Le città glocali. In: MESSINA P., SALVATO M. (a cura di) Dalla città alle reti urbane. Politiche per la progettazione di aree vaste a confronto, CLEUP, Padova: 21-30 BOLZAN M. (2004) Relazione ai Presidenti di Corso di Laurea Classe XIX delle Università Italiane, Padova, 25 marzo 2004 (mimeo) BOSCATI A., MAINARDI S., TALAMO V. (2005) Conferimento e disciplina degli incarichi dirigenziali. Spoil System. In: CARINCI F., MAINARDI S. (a cura di): La dirigenza nelle pubbliche amministrazioni. Dal modello unico 328 Fabbisogno professionale e formativo del personale dirigente dei comuni del Veneto ministeriale ai modelli caratterizzanti le diverse amministrazioni, Giuffrè, Milano CAVALLI A.(2006) Alla ricerca di una classe dirigente. Crisi dell'università e formazione delle élite, Il Mulino, LV: 264-272 CERBO P. (2007) Potere organizzativo e modello imprenditoriale nella Pubblica Amministrazione, Cedam, Milano. CRISTOFOLI D., TURRINI A., VALOTTI G.. (a cura di) (2007) Da burocrati a manager: una riforma a metà. Primo rapporto sulla dirigenza pubblica italiana, Egea, Milano D’ALESSIO G. (1999) La nuova dirigenza pubblica, Philos, Roma D’ALESSIO G. (2006) La disciplina della dirigenza pubblica: profili critici ed ipotesi di revisione del quadro normativo, Il lavoro nelle pubbliche amministrazioni, 3-4: 549-578 D’ALESSIO 0. 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In this paper we present a study carried out in association with the National Association of the Italian Communes aimed at conceptualizing the professional profiles of the municipal directors and their educational needs. The statistical analysis, crossed with the demographic dimension of the communes, highlights the competences required to managers and correspondent formative needs. Keyword: Public administration; City manager, Skills, Training. _______________________________________________________________________________________________________________ Stampato nel mese di ottobre 2008 presso la C.L.E.U.P. Coop. Libraria Editrice Università di Padova Sc Tipografia, Redazione e Amm.ne: Via Belzoni, 118/3 - Padova - Tel. 0498753496 www.cleup.it