BAGNATO Intervista Gianni Borgna

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BAGNATO Intervista Gianni Borgna
Gianni Borgna, assessore alla cultura del Comune di Roma giudica i risultati delle
politiche culturali in oltre dieci anni di governo del centro-sinistra nella capitale d’Italia
ROMA, CAPITALE DELLA CULTURA E DELLA SCIENZA
Agostino Bagnato
Gianni Borgna ha una lunga tradizione romana, affettiva e culturale insieme.
Nato nella capitale, qui ha studiato laureandosi in filosofia con Tullio De
Mauro all’Università “La Sapienza”, qui ha iniziato la sua attività politica,
riscuotendo sempre apprezzamento per le sue capacità intellettuali e per le
relazioni intrecciate con gli ambienti della cultura e dell’arte, facendone uno
dei punti di riferimento dell’intelligencija. I suoi interessi per i fenomeni di
massa lo hanno portato a occuparsi di musica, cinema, televisione e teatro,
diventando apprezzato storico della musica, dello spettacolo e del costume
giovanile. La profonda conoscenza di questo mondo è testimoniata da
importanti pubblicazioni, tra cui si ricordano Storia della canzone italiana, Il
tempo della musica, Il mito della giovinezza, Gino Paoli. La lunga storia d’amore.
Nonostante i molteplici impegni politici e amministrativi, Gianni Borgna
riesce a trovare il tempo per dedicarsi all’insegnamento presso l’Università di
Tor Vergata nella disciplina di Sociologia della musica, così congeniale alla
sua esperienza e sensibilità.
Amico di Pier Paolo Pasolini, negli anni in cui la sinistra guardava con
sospetto le lungimiranti denunce dei guasti provocati dal progresso
disordinato e dalla mancanza di valori profondi nella società industriale nata
dalla dissoluzione del mondo contadino, Gianni Borgna organizzò incontri
pubblici a Roma con il grande scrittore e regista. Alcuni di questi sono rimasti
come pietra miliare nel rapporto tra intellettuali e politica, come quello
avvenuto al Pincio nell’estate del 1975. Fu proprio il giovanissimo Borgna a
pronunciare l’orazione funebre per Pier Paolo Pasolini, in una piazza di
Campo de’ Fiori gremita di gente affranta e ancora sbigottita per l’assurdità di
quella morte.
Nel 1975 Gianni Borgna è stato eletto nel Consiglio Regionale del Lazio,
dove è rimasto per dieci anni. Nel 1993, con la vittoria del centro-sinistra a
Roma sotto la guida di Francesco Rutelli, è stato nominato assessore alle
politiche culturali, incarico che ancora oggi ricopre, godendo la fiducia del
sindaco Walter Veltroni. Il contributo allo sviluppo della cultura e dell’arte a
Roma è stato fondamentale, frutto di competenza, passione e voglia di fare.
Candidato al Senato nella lista dei Democratici di Sinistra a Roma, Gianni
Borgna rappresenta una sicura certezza di buona amministrazione e di
concreto agire politico. Per questo merita fiducia e sostegno.
Lo conosco da circa quarant’anni e parlare con lui, ogni volta, è un vero
piacere.
Assessore Borgna, la tua lunga e qualificata esperienza nella conduzione delle
politiche culturali, fatta di competenza e passione, ti consente di esprimere un
valutazione autorevole sul programma dell’Unione per quanto riguarda la
cultura. Puoi riassumere il tuo punto di vista?
Il programma s’incentra su un concetto fondamentale: la cultura è considerata un valore e
una risorsa, contrariamente a quanto sostengono le forze del centro-destra che da sempre
considerano la cultura un disvalore e uno spreco. L’esempio che viene dall’esperienza
capitolina è la prova che la cultura e l’arte sono strumenti fondamentali dello sviluppo e
della qualificazione delle città e del Paese. Naturalmente, bisognerà precisare alcuni aspetti
operativi, ma l’impianto progettuale è valido e risponde agli interessi di una cultura alta.
La tua candidatura è il meritato riconoscimento per il lavoro svolto da molto
tempo nelle istituzioni per la tutela del patrimonio storico, archeologico,
monumentale, artistico e culturale di Roma. Il mio augurio sincero è che tu
possa essere eletto. Molti guardano alla tua persona con simpatia e fiducia e
questo è un fattore importante sul piano elettorale, nonostante la sciagurata
legge voluta dal centro-destra che non consente di esprimere preferenze. In
quale campo pensi d’impegnarsi nel futuro Parlamento?
Mi auguro di essere eletto per poter dare un contributo alla definizione e alla gestione di
politiche culturali, partendo dall’esperienza della capitale. Io ritengo che una lungimirante
politica culturale nazionale sia molto importante anche per completare il lavoro di
modernizzazione e di strutturazione della città di Roma. In questo senso, il contributo
dell’esperienza romana può essere prezioso e insostituibile sul piano nazionale.
Naturalmente, se sarò eletto cercherò di fare le cose che conosco meglio e dove posso dare
quanto conosco.
Molti guardano al modello Roma per il paese. In cosa consiste questo
modello di città aperta e solidale? Quali sono i suoi aspetti peculiari e le
novità rispetto ad altre esperienze? In che cosa si sostanzia la distintività
positiva dell’amministrazione guidata dal sindaco Walter Veltroni?
Può significare tante cose, dipende dai punti di vista e dagli interessi la cui sintesi è questo
modello positivo. Accanto agli aspetti generali, ci sono fattori riguardanti la socialità,
l’accoglienza, la tolleranza, l’integrazione. E’ questa la città aperta e solidale, di cui parla
sempre Veltroni. Una città murata, chiusa in se stessa, capace di guardare soltanto al
passato e di preservare acriticamente la propria identità, non può fare molta strada. Il
centro-sinistra ha avuto successo perché ha saputo coniugare i fattori della storia, della
tradizione e della identità con le esigenze della modernità e dello sviluppo, consentendono a
tutti, con adeguate politiche dell’inclusione sociale, di portare un contributo e di sentirsi
parte integrante di Roma.
E qual è il contributo peculiare fornito dalle politiche culturali, di cui tu sei
responsabile da oltre dodici anni?
Per quanto riguarda la cultura e l’arte si è partiti da una situazione politicoamministrativa totalmente arretrata, spenta, e marginale rispetto alle altre grandi capitali
europee e alle città più importanti. A distanza di dodici anni, Roma è totalmente
cambiata, è diventata un punto di avanguardia a livello mondiale. Questo è il risultato
della competenza e della passione con cui abbiamo lavorato.
Ecco, io penso che questa esperienza possa valere come punto di riferimento per le politiche
culturali sul piano nazionale. Occorrono persone competenti, disponibili a mettersi in gioco,
capaci di trovare i collaboratori giusti, In una parola, occorre la passione del fare.
Quali poteri dovrebbe avere Roma per svolgere pienamente il ruolo di città
capitale? Ritiene che sia utile l’ampliamento delle competenze nel campo delle
politiche culturali, della conservazione dei beni archeologici, architettonici e
artistici?
Non c’è dubbio che Roma, per poter assolvere il ruolo di moderna metropoli, debba avere
molti più poteri di quanto non ne abbia oggi. E’ una delle anomalie tutta italiana,
aggravata peraltro dalle scelte sciagurate con le diverse leggi finanziarie del centro-destra che
ha tagliato i finanziamenti al progetto Roma capitale. Il governo centrale ha lesinato i
mezzi, ha limitato le competenze, ha ridotto le risorse. Le altre capitali europee e nel resto
del mondo hanno leggi e mezzi speciali per poter svolgere questo ruolo strategico.
Puoi fare un esempio sulle responsabilità del governo nazionale riguardo a
Roma?
Voglio ricordare semplicemente che, oltre alla riduzione dei finanziamenti per Roma
capitale, il governo non ha partecipato in nessun modo alla realizzazione dell’Auditorium,
una delle strutture musicali più importanti e prestigiose al mondo. Questo straordinario
complesso che fa onore all’Italia e non soltanto a Roma, è stato realizzato interamente a
spese del Comune di Roma. Si è trattato di un costo molto elevato, come puoi immaginare.
Assessore, Roma ha tre Università e molti centri di ricerca, pubblici e privati.
Si può pensare di farne un grande polo della cultura e della scienza per
l’Europa e per il Mediterraneo? Da quali presupposti bisognerebbe partire e
quali sono le condizioni per realizzare questo sostanziale passo in avanti?
Roma è già un polo importantissimo per la scienza e la ricerca, e non soltanto per la
cultura. In questo senso è diventata una capitale moderna, all’avanguardia, capace di
coniugare il passato valorizzandone il patrimonio storico in senso lato con la progettualità
per l’avvenire. Voglio ricordare che ci sono anche importanti università private che assolvono
un ruolo significativo nella preparazione della futura classe dirigente.
Non posso dimenticare di sottolineare ancora una volta quello è stato fatto a
Roma per la cultura e l’arte, anche e soprattutto grazie al suo impegno. Sono
stati fatti passi in avanti molto significativi per collocare Roma nei grandi
circuiti internazionali dell’arte e della cultura, dotando la città di strutture di
eccellenza come Parco della Musica e Auditorium, Museo comunale di arte moderna e
contemporanea, Palazzo delle Esposizioni ora in restauro, Scuderie del Quirinale, Casa
delle letterature, Casa del Jazz, fino al Festival del Cinema, per citare le più
importanti realizzazioni. Cosa pensa si debba fare per consolidare questo
processo e rafforzare il ruolo di Roma nella dimensione globale?
Il disegno strategico di Rutelli e di Veltroni di dotare la capitale di fondamentali strutture
culturali e artistiche è stato in grandissima parte realizzato. Questo fatto ha cambiato il
volto di Roma, collocando la capitale nel circuito mondiale della cultura e dell’arte. Basti
pensare alla rete di musei, biblioteche, teatri che intrecciano il centro storico con la periferia e
dando opportunità di formazione e di svago per centinaia di migliaia di cittadini. Tutto ciò
serve per produrre cultura e non eventi, come avveniva nel passato. L’effimero si è
trasformato in permanente. Di conseguenza, il carattere permanente di queste strutture è
fondamentale per produrre cultura. Roma oggi produce cultura e genera interesse e
attenzione sul piano mondiale che si trasforma in fattore economico, attraverso il turismo da
un lato e attraverso le produzioni legate allo spettacolo, dal cinema alla televisione
dall’altro, innescando continuamente un circuito virtuoso che produce ricchezza.
Per rispondere alla tua domanda, io credo che questa rete di realizzazioni debba essere
rapidamente completata con tre fondamentali strutture riguardanti la valorizzazione
dell’arte contemporanea e la scienza.
A cosa ti riferisci?
All’ampliamento e al completamento del Museo di arte moderna e contemporanea, il Macro
che sorge nello’ex stabilimento Peroni di Via Reggio Emilia, aperto da anni ma ancora
insufficiente per rispondere alle esigenze della contemporaneità. L’altra grande opera è il
Maxxi, iniziativa statale purtroppo oggi ferma perché il governo ha tagliato i fondi. Qui si
ha riprova della critica rivolta al governo di non amare Roma.
E la terza opera?
Riguarda la creazione della Città della Scienza. Il progetto è stato lanciato dal Comune,
sulla base delle proposte che ho presentato. Si tratta di un’opera gigantesca, come puoi
comprendere, per la quale occorrono molti fondi. Il Comune da solo non riuscirà a trovare le
risorse necessarie. Ecco perché il governo nazionale, attraverso adeguate politiche culturali,
deve partecipare alle grandi opere che non possono limitarsi alle ferrovie, alle autostrade e ai
porti. La Città della Scienza è una grande opera, strategica per l’avvenire del paese e non
soltanto per Roma.
Il Nuovo Piano Regolatore è stato approvato, dopo lunghissima discussione.
Si tratta di un risultato politico importantissimo per la giunta guidata dal
sindaco Walter Veltroni. Il nuovo Prg cambierà il volto di Roma. Da città
pesante basata sull’edilizia in cemento armato si passa alla città leggera
attraverso l’impiego di nuovi materiali e delle tecnologie edilizie più
innovative. Cambia l’assetto urbanistico, infrastrutturale e architettonico,
coniugando modernità futura con l’archeologia, la monumentalità
rinascimentale e barocca, fino ad attenuare la freddezza delle opere del
fascismo. Tu pensi che Roma possa diventare uno dei centri dell’architettura
mondiale, dopo le prove di Renzo Piano, Massimiliano Fuksas, Richard
Meier, Norman Foster, Zahda Hadid e tanti altri?
Questi grandi architetti hanno lasciato segni inconfondibili della loro creatività. Quindi
Roma va nella direzione che tu auspichi. Io credo che già sia uno dei centri dell’architettura
mondiale. Queste realizzazioni straordinarie mi fanno dire con forza che deve essere
così,cioè Roma deve essere ancora di più uno dei centro mondiali dell’architettura moderna.
Grazie e auguri, assessore Borgna. In bocca al lupo!
Roma, 15 marzo 2006