riassunto psicologia dinamica progredita
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riassunto psicologia dinamica progredita
REICH Reich rimane fedele alla prima visone della psiche di Freud => visione centrata sulla sessualità, le pulsioni sessuali muovono ogni comportamento dell'individuo, la società è responsabile delle nevrosi perché costringe l'uomo a reprimere i proprio impulsi. Rimane ancorato alla natura biologica dell'atto sessuale e al principio energetico della scarica pulsionale Reich vede l'atto sessuale come fine a sé stesso. La causa della patologia sarebbe un'insufficiente scarica libidica, mentre condizione di sanità sarebbe la capacità di provare orgasmi pienamente appaganti. Tutte le malattie sono ricondotte all'impotenza orgasmica. La genitalità per Reich non si basa su un rapporto d'amore, ma semplicemente essa lega l'individuo al suo oggetto sessuale perché lo soddisfa; il legame sarebbe vissuto senza sensi di colpa e senza riguardi morali. Il carattere genitale sarebbe immune da errori poiché il primato genitale e il primato intellettuale sarebbero legati in modo indissolubile l'uno all'altro, condizionandosi reciprocamente. Reich andava alla ricerca dell'energia orgonica (sessuale): le cellule sarebbero composte da questa forma di energia, che si carica continuamente dall'atmosfera attraverso la respirazione (risente delle filosofie orientali). Energia bionica, i bioni sono delle vescicole cariche di energia orgonica e nascono dalla materia inorganica. Il conflitto si evidenzierebbe tra l'io pulsionale e l'io morale. Dal modo in cui l'individuo si oppone o subisce gli impulsi del mondo interno e le sollecitazioni del mondo esterno deriva la sua specifica struttura caratteriale. Per Reich il carattere non si forma a causa delle frustrazioni delle esigenze pulsionali (Freud), ma dal modo in cui libido (fattore endogeno) e mondo sociale (fattore esogeno) interagiscono. Scopo del carattere è proteggere l'io dai divieti. Quando il carattere diventa rigido diventa una vera e propria armatura (corazza caratteriale), che limita la libertà psichica. Più l'individuo è rigido più diventa nevrotico. Il carattere acquista, con riferimento alle formazioni reattive attivate, espressioni pulsionali differenti che consentono di identificare precise forme caratteriali: • Carattere isterico => ricorre alla sessualità per negare le proprie angosce, e non per provocarla • Carattere coatto => sono compromessi creatività, l'autonomia mentale e il senso di iniziativa personale; in seguito a formazione reattiva possono presentarsi anche tratti opposti • Carattere fallico-narcisista => gli atteggiamenti di sicurezza e di superiorità in realtà nascondono una natura infantile e importanti ferite narcisistiche • Carattere masochista => non il dispiacere si trasforma in piacere, ma la paura della sofferenza impedirebbe lo sviluppo del piacere. Ipotizza un profonda delusione amorosa: quando gli oggetti amati non rispondono adeguatamente all'amore richiesto, il bambino tende a provocarli fino all'esasperazione per difendersi dall'angoscia di essere ignorato e trascurato La peste emozionale non è una forma di carattere, ma è il risultato dell'ingorgo sessuale che si formerebbe in seguito all'impossibilità di esprimere il primato genitale. Tra i suoi sintomi il più rilevante sarebbe una sorta di irrazionalismo. Causa principale della peste emozionale è l'impotenza orgasmica. L'appestato pretende di estendere al mondo le sue esigenze di vita, impone il proprio stile di vita e i propri valori con il ricorso alla violenza • Carattere genitale è agli antipodi con l'appestato emozionale, rappresenta la piena realizzazione della fase genitale. Con il trasferimento della genitalità su un oggetto non più incestuosi, il Super-io viene meno alla sua funzione di impedire i desideri sessuali, abolendo i propri divieti. Le tendenze pre genitali e aggressive poiché soddisfatte dal sistema genitale, non soccomberebbero alla rimozione, favorendo un più appagante soddisfacimento e prevenendo un ingorgo patologico della libido. Con il superamento dell'Edipo, una forma di armonia si comporrebbe tra l'Es, L'Io e il Super-io. La terapia consiste nella capacità di rendere le persone capaci di recuperare la potenza orgasmica (orgasmi appaganti). RANK L’espressione artistica non si distingue per la sua funzione dall'espressione onirica (sublimazione delle pulsioni) e l'artista non si differenzia dal nevrotico. In una sua ulteriore concezione la sostanza della creazione artistica non è più il conflitto psichico. Rank estende il concetto di impulso creativo fino a considerarlo la sorgente di tutte le espressioni della cultura; la pulsione di vita, trasfigurata in un impulso creativo, introduce una sfera spirituale e autonoma non riducibile alle pulsioni sessuali. L'artista assume, in questa rilettura del bisogno artistico, una fisionomia propria rispetto al nevrotico o al sognatore il sognatore trasferisce il suo mondo al riparo dalla verità, in una dimensione di false e ingannevoli certezze. Il nevrotico lotta spinto da un forte bisogno di ritrovarsi o di individualizzarsi, in un modo che però non gli corrisponde. L'artista invece crea una nuova realtà capace di armonizzare in mondo interno con il mondo esterno. Nei miti l'eroe incarna le aspirazioni del bambino di sostituire il padre, è l'Io del bambino in rivolta contro il padre per recuperare quello che per diritto di nascita gli appartiene, tramite il mito l'Io del bambino si riscatta. Rank tenta di fondare biologicamente l'inconscio; individua nel trauma della nascita l'elemento decisivo dei disturbi psichici, mentre il complesso di Edipo diventa un fattore secondario. Al trauma della nascita succederebbe un secondo trauma, lo svezzamento, che se pur meno importante per la sua azione traumatica, può intensificare l'angoscia di separazione del bambino. La castrazione è reinterpretata come rappresentazione simbolica della disunione avvenuta alla nascita, e ne eredita gran parte dell'angoscia, soprattutto in forma di senso di colpa. La trasformazione dell'angoscia originaria in senso di colpa è dovuta alla conoscenza della diversità dei sessi e della funzione sessuale degli organi genitali. Nelle nevrosi il desiderio di ritorno alla condizione prenatale erompe con violenza, tuttavia tale desiderio è impedito proprio dal ricordo dell'angoscia legata alla nascita. Lo sviluppo per Rank si divide in due direzioni ideali, insieme progressive e regressive: la prima va dal distacco del bambino dalla madre verso un progressivo affrancamento dai legami biologici, fino al raggiungimento di una piena individuazione; la seconda, in modo fantasmatica, è colta a ricostruire il proprio Sé, l'antico senso di pienezza del periodo intrauterino. L'individuo per svincolarsi dai legami della sua matrice biologica deve ricorrere alla volontà, che in Rank assume il significato di principio ordinatore. La volontà è la tendenza opposta a quella che ci confina nella dimensione del biologico e dell'inconscio; essa è dunque innaturale. Nell'opposizione l'Io scopre il Sé, prende coscienza della realtà esterna e divide rappresentate della volontà. L'espressione di una volontà tuttavia, in relazione a quella altri, genera senso di colpa: il conflitto sta tra la dichiarazione della volontà individuale e l'accettazione della volontà imposta. Al senso di colpa conseguente alla nascita si aggiunge dunque quello legato alla manifestazione della volontà, divenendo un elemento fondamentale dello sviluppo. Elaborare il senso di colpa è dunque la vera funzione della terapia, aiutare il Sé nevrotico a manifestare la propria volontà e a esercitare la contro-volontà. Il terapeuta, da ricettacolo delle proiezione, diventa una sorta di maieutico, con il compito di far riemergere la volontà del paziente. L'analisi diventa un compimento integrativo dell'irrisolto trauma della nascita, in vista dell'esperienza della rinascita, ossia dell'atto creativo attivo dell'esistenza umana ADLER Psicologia individuale Per Adler il nevrotico deve essere educato in quanto utilizza una serie di strategie per fuggire agli obblighi della sua vita. Nell'uomo esiste una spinta alla perfezione che è possibile alimentare attraverso l'educazione e l'insegnamento. La confluenza delle pulsioni costituisce l'unità della personalità, vi è un intreccio pulsionale (visione unitaria dell'individuo) che confluiscono in una pulsione “superiore” aggressiva. Adler elabora il concetto di protesta virile, l'energia dinamica che sta dietro a ogni comportamento, se essa fallisce può insorgere la nevrosi. Ogni individuo presenta a livello organico e psicologico delle inferiorità che cerca di compensare. Le reazioni a questo complesso di inferiorità possono essere o la nevrosi, tentando di nascondere una parte del proprio carattere; o il reagire in modo sano attraverso la protesta virile, acquisendo uno stile di vita compensatorio, ricostruendo il proprio carattere. Ognuno di noi è ermafrodita a livello psicologico, presenta dei caratteri sia maschili (aggressivi, attivi) che femminili (passivi, sottomessi). Quando i caratteri femminili sono prevalenti si sviluppa nevrosi, dovuta alla sensazione di inferiorità. La lotta tra maschile e femminile può portare a dei complessi, il sano risiede nell'equilibrio. Ognuno di noi ama sentirsi debole, rimanere bambino. Il nevrotico ha una personalità fittizia, la finzione ha significato di sostegno e di supporto; le idee fantastiche fanno da linee guida al comportamento. L'individuo nevrotico si pone degli scopi fittizi, non realistici, cerca di mascherare la sua sensazione di inferiorità. La psicosi nasce quando l'individuo si identifica con le proprie fantasie. La finzione porta al finalismo, che governa tutta la personalità (finalismo funzionale), che è sempre proteso alla perfezione. La perfezione si identifica con l'essere virile. I riferimenti che presiedono la comprensione dell'essere umano sono tre: • L’aspirazione alla superiorità (innata) • Il sentimento sociale (predisposizione veicolata dalla madre) La persona nevrotico è colei che non ha maturato il sentimento sociale, è opportunista e non si cura degli altri. • L'impegno (appreso dalla madre) Si possono individuare personalità diverse in base al tipo di impegno: • Tipo che domina: maggiore grado di attività, minore livello sociale, lo scopo è dominare • Tipo che prende: minore grado di attività, minore livello sociale, dipendente dagli altri, bisognoso • Tipo che evita: minore grado di attività, minore livello sociale, si chiude in sé per paura del rifiuto • Tipo socialmente utile: maggiore grado di attività, maggiore livello sociale, ha a cuore l'interesse collettivo, agisce nel rispetto degli altri Il benessere individuale si fonda sulla risoluzione di tre problemi: rapporti di benevolenza con gli altri, trovare gratificazione nel proprio lavoro, realizzare una vita affettiva soddisfacente con la persona che si ama Adler sviluppa il concetto d stile di vita, proprio e unico per ogni individuo. È lo stile di vita che identifica l'unità dell'essere umano, esso comprende le opinioni di sé, il modo in cui vengono affrontati i problemi, la concezione della vita, gli atteggiamenti verso gli altri e il mondo. Tutti i problemi richiedono l'attivazione di un processo interno: struttura ipotetica che promuove in noi il processo di elaborazione e che ci spinge a trovare soluzione => il sé creativo. Si tratta di una forza sconosciuta molto primitiva, attiva il bambino e attribuisce significati, ha aspirazioni ma non finalità il sé creativo è attivabile solo dopo la maturazione che ha reso possibile il raggiungimento dell'autostima, altrimenti il senso di inferiorità impedirà la creatività dell'individuo, che è costretto ad attivare artifici nevrotici per mantenere il proprio livello di autostima La finalità terapeuta consiste nello smascherare il mondo fittizio del nevrotico, lavorare sull'autostima per affrontare la debolezze infantili (aspirazione alla superiorità) attraverso una forza che comporta una lotta, che potrebbe diventare distruttiva nei confronti degli altri; perché ciò non avvenga è necessario aver sviluppato il sentimento sociale, ovvero la preoccupazione per il benessere collettivo e i bisogni degli altri, sentimenti di cooperazione. I presupposti della terapia è affrontare le potenzialità creative al fine di creare uno stile di vita che risponda alle necessità del soggetto; rendere l'uomo più responsabile delle proprie scelte. JUNG Psicologia analitica Concepisce la libido come differenziata e de sessualizzata, impegnata in funzioni più complesse e non sessuali. Anche il concetto di simbolo cambia, da ciò che non si deve esprimere (Freud), in Jung rappresenta ciò che non è conosciuto. Miti e sogni, da segnalatori di una situazione edipica, diventano per Jung indicatori di strategie per superare il conflitto. Jung lavorò con personalità psicotiche, che presentavano una doppia scissione: tra conscio e inconscio e tra individuo e realtà. Giunse a ipotizzare l'esistenza di un inconscio collettivo più arcaico. L'inconscio di Freud diventa così per Jung, lo strato più superficiale di quanto si è depositato nello psichismo degli eventi infantili rimossi. In caso di psicosi, l'individuo non ritirerebbe dal mondo esterno soltanto le forze pulsionali sessuali, ma anche quelle de sessualizzate, che normalmente provvedono alla funzione del reale. Per quanto riguarda la sessualità, Jung la suddivide in tre stadi: • Stadio pre sessuale: comprende i primi tre anni di vita, può estendersi fino ai 5 anni. La libido è finalizzata esclusivamente alla nutrizione • Stadio della prepubertà: corrisponde al periodo di latenza, ma per Jung è in questa fase che nascono e si manifestano i primi interessi sulla sessualità • Stadio della maturità Jung non accoglie la concezione freudiana del complesso edipico, la rivalità nei confronti del padre sarebbe una naturale conseguenza dell'attaccamento del bambino alla madre, la quale non sarebbe però oggetto di desideri incestuosi. Jung individua due tipi di atteggiamento, che non indica solo l'orientamento che l'energia psichica assume, ma si tratta id un fenomeno psicologico che avrebbe nella psicologia le sue premesse. Il tipo estroverso orienta il suo interesse sul mondo esterno, tende però a trascurare gli elementi soggettivi, perciò possono presentarsi in lui disturbi della sfera somatica con valore compensatorio. L'isteria sarebbe la forma di nevrosi tipica di tale orientamento. Il tipo introverso attribuisce grande valori a concezioni e tendenze soggettive, svalutando il attore oggettivo, determina un opposto atteggiamento dell'inconscio, volto al rafforzamento dell'influenza dell'oggetto. A livello più estremo la conseguenza è l'isolamento tale da tutti gli oggetti del mondo reale, caricati dei caratteri dell'inconscio, cioè infantili, arcaici e magici, tipici de caratteri psicotici. A questi tipi generali di atteggiamento Jung associa quattro funzioni fondamentali della psiche. A livello di psiche conscia si distinguono due coppie di funzioni: una coppia è formata dalle funzioni razionali del pensiero e del sentimento, l'altra comprende le funzioni irrazionali della sensazione e dell'intuizione. • Tipo pensiero con atteggiamento estroverso => I dati su cui basare il pensiero vengono raccolti tramite i sensi dal mondo esterno • Tipo sentimento con atteggiamento estroverso => Pensiero escluso, può presentare una completa dipendenza dal sentimento • Tipo sensoriale con atteggiamento estroverso => Dominato dalle sensazioni, ricerca del massimo piacere • Tipo intuitivo con atteggiamento estroverso => Individuo in possesso di una singolare capacità di comprende gli altri e le situazioni • Tipo pensiero con atteggiamento introverso => Privi di capacità pratiche, hanno difficoltà a comunicare il proprio pensiero • Tipo sentimento con atteggiamento introverso => Normalmente indifferenti verso il mondo, ma capaci di sentimenti molto profondi • Tipo sensoriale con atteggiamento introverso => Esercita un razionale dominio di sé, può esprimersi soltanto in modo arcaico • Tipo intuivo con atteggiamento introverso => Il mistico sognatore o il fantasioso L'apparato psichico è costituito da due dimensioni, in relazione complementare e compensatoria tra loro, la coscienza e l'inconscio. Posto tra queste due dimensioni si colloca l'Io. La coscienza è quella parte della psiche organizzata in seguito all'adattamento della realtà esterna, la nozione dell'Io è una pura rappresentazione, mentre al coscienza è una parte molto piccola della totalità psichica. Jung distingue l'inconscio personale e l'inconscio collettivo, che contiene immagini primordiali, categorie o forme universali di pensiero ereditate e con un contenuto affettivo, imago sedimentate di esperienze comuni a tutti gli uomini. Esse riguardano i rapporti con i sessi o con i genitori, i comportamenti riguardanti la sopravvivenza, le reazioni di fronte al pericolo. L'archetipo è un concetto posto tra lo psichico e l'organico, ha il potere di modellare, poiché predisposizione innata, il funzionamento e le prestazioni della psiche. Si distingue tra archetipo in sé, pura struttura strutturante e di conseguenza non percepibile e archetipo attualizzato, che affiorato nella sfera conscia si rende percepibile come un'immagine. L'archetipo in sé non è rappresentabile, quel che si coglie è il suo aspetto fenomenico influenzato dalla cultura. Scopo della terapia diviene pertanto intraprendere n viaggio all'interno dell'inconscio collettivo, recuperare l'antico materiale della psiche, rileggerlo alla luce delle attuali esperienze, integrarlo infine nella coscienza. Soltanto così' potrà avvenire la liberazione dell'individuo dal non senso del suo divenire, inserendolo in un corso di eventi le cui “forme” hanno in sé il proprio significato. Per Jung il mondo non ha senso, e l'uomo non ha in sé un significato esistenziale, ma è capace, esperendo il mondo emozionale, di offrire un senso al mondo e di vivere come se la propria vita avesse valore, in virtù delle energie sprigionate dall'inconscio individuale e dagli archetipi dell'inconscio collettivo Sede dei complessi è l'inconscio individuale. Un complesso è l'insieme di rappresentazioni riguardanti eventi a tonalità affettiva comune. I complessi di dividono in: normali, accidentali (legati a specifici episodi della vita dell'individuo) e permanenti. I complessi permanenti acquistano particolare importanza nei casi più gravi, come la schizofrenie e l'isteria, essi però possono essere superati nel secondo caso, insuperabili nel secondo. Un complesso che emerge oltre la soglia della coscienza, penetrandovi e impoverendola di energia, si comporta come un invasore, un corpo estraneo nel campo della coscienza. Per Jung causa dei sintomi e dei sogni sono i complessi, i quali giungono a dominare le persone e la loro consueta struttura psichica. Il processo di guarigione, che fa leva sull'io cosciente, tende all'integrazione della psiche consapevole di questo frammento di sé, organizzato e dal contenuto autonomo. I sintomi nevrotici e i complessi sarebbero la conseguenza di un ingorgo energetico dovuto al ritiro dell'energia da uno degli elementi della coppia dei contrari e alla loro separazione. L'energia presenta un movimenti di tipo progressivo, quando è guidata dalla coscienza nella direzione dell'adattamento alle esigenze della realtà. Al contrario il fallimento nel processo di adattamento può introdurre fenomeni sia di stagnazione che di regressione. Il sogno resta la via privilegiata per conoscere i contenuti dell'inconscio, le immagini oniriche sarebbero forme di compensazione: il sogno compensa e avverte il sognatore del disequilibrio che si è creato all'interno della sua struttura psichica: Jung distingue tra simboli naturali, che hanno origine dai contenuti inconsci della psiche e si manifestano sotto forma di immagini archetipiche, e simboli culturali, che compaiono nei miti e nelle religioni per esprimere verità socialmente condivise e capaci di suscitare profonde reazioni emotive. L'Io è concepito da Jung alla stregua di un complesso che partecipa sia alla sfera conscia che a quella inconscia. L'Io è il luogo di concentramento e di smistamento di tutta la nostra esperienza. Lo sviluppo della personalità si compie quando coscienza e inconscio, personale e collettivo, entrano in relazione. La sua realizzazione resta un ideale che costringe ogni uomo per tutta la sua esistenza a lavorare per realizzarsi. Attorno all’Io, posto in posizione centrale, orbitano, con una mutevole relazione, aspetti della nostra personalità. Queste sub personalità sono: la persona, l’ombra, l’anima/us, l’archetipo dello spirito e il Sé. Quando l’individuazione è raggiunta l’Io non è più il centro della personalità, ma è come un pianeta che orbita attorno a un sole invisibile, il Sé. Il Sé comprende la psiche conscia e inconscia, il processo di individuazione è segato da alcuni specifici simboli archetipici. La Persona si definisce come un segmento convenzionale della psiche collettiva, costituita dall’insieme dei modelli culturali caratterizzanti una società in un dato momento storico, e dagli archetipi. Se la Persona funziona soltanto riferendosi alle attese della comunità, l’individuo perderà la propria individualità personale, uniformandosi al volere delle masse; se invece la Persona funziona con riferimento soltanto alla propria immagine ideale, l’individuo apparirà mascherato di eccentricità, oppure si proporrà come ribelle o anticonformista. L’Ombra costituisce il lato oscuro della psiche dell’uomo, è l’insieme delle caratteristiche personali di cui l’individuo non vuole essere consapevole, è dunque la contro faccia della Persona. L’ombra può essere sperimentata come figura interna (ad esempio nel sogno) o come figura esterna (proiettata su un’atra persona). Riconoscere la propria Ombra permette all’individuo di interrompere la lunga serie di sotterfugi per evitare il disinganno; inoltre gli consente di distanziarsi e di differenziarsi dalla sua Ombra, pur riconoscendola come parte dalla propria totalità psichica. Il processo di individuazione procede con l’incontro delle due immagini archetipiche dell’anima. Queste immagini si configurano come proiezioni del sesso opposto. La madre è la primaria personificazione dell’Anima, emanciparsi dalla protezione materna è per l’uomo un momento decisivo per la costruzione della personalità adulta. L’Animus appare personificato da una pluralità di figure. Nella scoperta della nostra personalità psichica inconscia e rendendola cosciente, è possibile abolire le proiezioni e mettere a disposizione dell’Io l’energia psichica liberata. L’Anima, portata alla luce, non agisce più sull’inconscio; differenziata e integrata nella coscienza ne arricchisce i contenuti e amplia la personalità. I successivi archetipi sono quelli del Vecchio Saggio, che personifica il principio spirituale, e la Magna Mater, che rappresenta l’oggettiva verità della natura. Queste immagini costituiscono la dimensione più autentica del nostro essere, l’immagine primordiale nella nostra costituzione maschile o femminile. L’individuo che non riesce a differenziarsi da queste rappresentazioni, prendendo coscienza della loro natura, rischia di lasciarsi sedurre a causa della sensazione di potenza e di domini di sé che tali figure infondono. L’Io che fa proprio il mana dell’archetipo diventa la personalità-mana, con il rischio che l’individuo diventi tracotante e despota. Con il venir meno della personalità mana, l’uomo è come conciliato con sé stesso e con la propria verità. L’intero processo di individualizzazione è finalizzato all’unificazione della personalità, in cui avviene l’ultima metamorfosi. Il sé, poiché nasce come risultato di un traguardo raggiunto, produce un nuovo centro psichico e quindi una trasformazione della personalità, che caratterizza l’uomo nella sua completezza. Il Sé è dunque il vero soggetto inconoscibile e superiore all’Io, in una relazione non antitetica, ma di accordo, di legame. Nel Sé dunque i sistemi parziali della psiche sarebbero riuniti in un livello superiore, dove avverrebbe una riuscita composizione, la riappacificazione della coppie di contrari e l’instaurazione di un nuovo equilibrio tra l’Io e l’inconscio. LACAN Lacan rivisita il concetto di inconscio, e lo descrive in termini di struttura, con riferimento al linguaggio; il rimossa sarebbe costituito di significati organizzati in un intreccio di legami metaforici e metonimici, che riflettere il modello linguistico. Questo intreccio di significati, che si manifesta soprattutto attraverso i sintomi e i sogni, separa il sistema conscio da quello inconscio. L'ingresso del bambino nella società è determinato dall'accesso all'ordine simbolico, il luogo dei significati sociali, tuttavia, poiché il complesso edipico è sottostante all'organizzazione sociale, il bambino si modella si conseguenza si nella risoluzione di tale complesso, sia con riferimento alla struttura del linguaggio. L'Edipo da un lato e il linguaggio dall'altro aiutano il bambino a passare da un rapporto immediato con la madre a un rapporto mediato grazie all'accesso al simbolo. Il padre diventa il garante della separazione del bambino dalla madre. La conquista della soggettività comporta tuttavia la perdita della propria essenza, e quindi un'alienazione. Al contrario, una relazione immediata, senza la mediazione simbolica, qualifica la psicosi. Non si potrà mai legare il primo testo dell'inconscio alla dimensione dell'immaginario. Il linguaggio infatti evoca una realtà che, se pure assente, è presente nella parola che la sostituisce. Il soggetto da un lato si distacca nei riguardi del vissuto, dall'altro, si individua rispetto al mondo della realtà. Il linguaggio consente di distanziarsi e di padroneggiare i vissuti legati a situazioni reali. Significato e significante appartengono a due diversi ordini tra loro paralleli, ma privi di corrispondenza. Il significante è un segno arbitrario e non ha relazione naturale con il significato. Si creano così due piani: del significante, la cui significazione dipende da altri significati, e quello della realtà naturale della cose. Accedendo all'ordine simbolico, simultaneamente si hanno l'istituzione dell'inconscio e la creazione del linguaggio. Con il linguaggio il bambino gradualmente perviene alla categoria grammaticale dell'Io, che in contrapposizione del Tu (non-io), stabilisce la soggettività. Il linguaggio rende possibile sia l'inconsapevolezza sia il dialogo con l'altro. Tra l'io e il mondo esterno si interpone il linguaggio, cioè l'ordine simbolico. Il linguaggio opera una doppia differenziazione: la prima riguarda l'Io rispetto al l'altro; la seconda si riferisce all'individualità psichica che si differenzia dalla sua manifestazione. Lacan spiega le cause delle nevrosi e delle psicosi come un difetto originario nell'acquisizione del linguaggio. Lacan parla di Spaltung (fente) per indicare la spaccatura che si apre nel soggetto a causa dell'acquisizione del linguaggio. Il soggetto si ritrova nella dimensione sociale, perdendo sé stesso. Non l'individuo p artefice dell'ordine simbolico, ma tale ordine è preesistente all'individuo e lo modella, è la cultura a formare l'uomo. Dopo la distruzione della relazione immediata di sé e sé (fente) il soggetto, attraverso il discorso si costituisce nella catena significante del linguaggio, e quindi in forme esistenziali autonome dal Sé, essendo tali forme soltanto riflessi della verità dell'essere. Questa seconda spaccatura è chiamata refente. Il soggetto si aliena così in un'immagine che è un'illusione, mentre il suo desiderio, perduto a livello della coscienza, entra non discorso parlato sotto forma di richiesta, o domanda, che si ripete incessantemente in forme traslate di sé. Il soggetto mediante il proprio discorso e i propri atteggiamenti, propone un'immagine di sé in varia misura modellata da esperienze di incapacità. Alla nascita il bambino sarebbe immerso in una condizione detta ordine immaginario: il bambino investe emotivamente tutti gli oggetti parziali che rispondono al suo desiderio, vivendoli immediatamente senza distanza in un vissuto immaginario Lacan tra i 6 e i 18 mesi individua la così detta fase dello specchio. Riconoscendosi nello specchio, il bambino sperimenterebbe un senso narcisistico del suo Sé unificato, compiendo con l'immagine riflessa un'identificazione immaginaria. Tuttavia lo specchio deforma la realtà, nascondendogli quanto egli sia ancora mancante di una totalità unitaria. L'Io prima ancora di essere determinato socialmente, appare nell'immagine dello specchio, si tratta di un'immagine esterna all'individuo, rovesciata, oggettivata, deformante la realtà. Con la mediazione immaginaria si ha una rottura del puro mondo interiore mentre si stabilisce una relazione tra questo mondo e quello circostante. All'alienazione dell'Io in un altro, cioè nell'immagine dello specchio, si aggiunge l'alienazione conseguente all'instaurarsi dell'ordine simbolico. Nell'alienazione immaginaria l'altro è simile a Sé (l'immagine speculare); nell'alienazione simbolica, l'altro è totalmente altro, in una nuova e diversa concezione dell'alterità che fa riferimento all'autonomia del simbolo. Lacan assegna alla parola una funzione capace di generare una soddisfazione maggiore rispetto a quella narcisistica, propria della dimensione immaginaria. Al desiderio di incarnare l'immagine ideale e di essere somma degli ideali (ordine immaginario), subentra il desiderio di riconoscimento (ordine simbolico). La parola c'è perché c'è una risposta, anzi essa è determinata dalla risposta; così come il desiderio, che dipende dal desiderio dell'altro. L'altro è concepito come un principio di mediazione, e la cuna analitica come un progressivo processo di dis-alienazione, processo che non sarà mai completo. Condurre il paziente a riconoscere che il suo Io (un Io costruito sul modello dell'altro e per un altro) è un prodotto fantastico, è la finalità del trattamento psicoanalitico. La funzione centrale dell'analista è l'ascolto. Se l'inconscio è il primo interprete del proprio desiderio, l'analista, in quanto interprete a sua volta, si pone idealmente nel luogo dell'inconscio, adottando lo stesso funzionamento, vale a dire un linguaggio simbolico, e decifrando i significati in senso contrario all'interpretazione dell'inconscio. L'analista assume il suolo del terzo termine introdotto dall'Edipo nella relazione madre-bambino, rappresenta poi l'ordine simbolico, che governa la società; il suo terzo ruolo, in virtù del transfert, è quello di rappresentare tutti gli interlocutori significativi per il soggetto, in particolare i genitori. L'ultimo ruolo è quello del morto, caratterizzato dall'estrema neutralità dell'analista, che si traduce nel trattamento come assenza di risposta. Occorre provocare la regressione del soggetto in modo che, retrocedendo di significante in significante, si possa pervenire al significante primordiale del desiderio. Il soggetto ripercorre a ritroso, sospinto dalla frustrazione di ogni risposta alle sue domande, tutte le fasi della formazione del suo Io. Il processo regressivo ha termine con la rivelazione dell'oggetto della mancanza a essere (il fallo), momento in cui il soggetto si soggettivizza, riconoscendo che il suo Io è stato una semplice immagine nel mondo dell'immaginario. Il padre si insinua nella diade madre-bambino, inaugurando il fenomeno edipico. Il complesso edipico non si esaurisce nel semplice divieto sessuale, ma comporta una dimensione sociale di cui il padre è rappresenta. Il padre, interponendosi tra la madre e il bambino, lo inserisce in un modo culturale fondato su relazioni simboliche. Lo sviluppo dell'Edipo comprende tre diversi momenti: il primo coincide con la relazione duale madre-bambino. Il bambino desidera essere quello che completa la madre, ovvero il fallo. Il bambino è così il desiderio della madre. Si tratta tuttavia di una brama irrealizzabile, che si rinnova e si perpetua verso il “desiderio di qualcos'altro”. In questa fase il bambino non è un soggetto, ma, in quanto identificato con ciò che manca alla madre, è una mancanza, ed è privo di soggettività. In un secondo momento il desiderio del bambino è ostacolato dall'incursione del padre, che attraverso il complesso edipico, rende possibile l'accesso al simbolico. Il padre, possessore de fallo e oggetto de desiderio della madre, priva il bambino dell'oggetto del suo desiderio, e priva la madre dell'oggetto fallico. Il padre con il suo intervento impone la legge e interdice l'unione incestuosa del figlio con la madre. La castrazione è di conseguenza nell'impossibilità del bambino di essere il fallo della madre. Il terzo momento è segnato dall'identificazione con il padre. La parola del padre acquista rilievo non grazie alla relazione che il figlio stabilisce con la sua persona: il bambino riconosce il padre quale rappresentazione della legge se tale egli è per la madre. Il bambino potrà accendere al nome del padre o metafora paterna) e identificarsi con il padre se esso è riconosciuto dalla madre. Il bambino, non più fallo, diventa chi ha, oppure non ha il fallo. La castrazione è simbolica, il bambino non è più fallo e realizza il sacrificio. Per Lacan il padre è una metafora, un significante che sostituisce il significante materno, legato al significato x. Per effetto del nome del padre, la significazione sconosciuta x riceve la significazione fallica, e ciò determina nel bambino un cambiamento: nella relazione con ma madre egli è sostanzialmente un x, cioè è indefinito nella propria funzione, in un vuoto di significato; nel dominio del padre il bambino è inserito nel segno del fallo, cioè nella significazione fallica. Qualora la metafora paterna non funzioni, non si produce la castrazione simbolica e neppure può essere regolato il godimento fallico. In questo caso il bambino resta identificato al fallo. Tale situazione produce il fenomeno della forclusione, che sarebbe responsabile degli stati psicotici. La conseguenza è l'impossibilità di passare dall'ordine immaginario a quello simbolico, così come l'impossibilità di accedere al corretto uso del linguaggio. Se prima il bambino era il desiderio della madre (dimensione dell'essere), ora, in virtù della metafora paterna ha un desiderio (dimensione dell'avere). Avere un desiderio comporta la possibilità di esprimerlo mediante una domanda, inoltre il vero oggetto del desiderio respinto nell'inconscio spinge il soggetto a ricercare sempre nuovi oggetti come sostituti; si eterna in questo modo il desiderio del soggetto, che spostandosi di significante in significante, si vincola alla ricerca di qualcosa che si allontana sempre di più dall'oggetto del vero desiderio. La Spaltung del soggetto si situerebbe in questo passaggio dall'essere all'avere. Lacan distingue tra parola piena a parola vuota. Con riferimento alla prima, il soggetto sembra parlare invano di qualcuno, che pur essendo a lui simile, mai si unirà all'assunzione del suo desiderio, la parola piena invece, consente al soggetto una realizzazione simbolica. Il Lacan la pulsione diventa un significante, cioè una forma della domanda, che è la traduzione del bisogno di un significante. La pulsione da un lato avoca il bisogno, la mancanza, dall'altro diventa espressione di un primordiale vissuto di mancanza, quella che si è generata nel momento della nascita. Il desiderio inconscio di aliena così in una serie di desideri che sono sostituiti dalla pulsione inalveata dalle zone erogene. Con il passaggio all'ordine simbolico, il desiderio di essere il fallo della madre è sostituito da un simbolo e diventa desiderio di possedere, in questo modo il desiderio inconscio si allinea nella catena dei significanti, ovvero la domanda. Il desiderio originario è dunque deviato nella domanda, nessun oggetto potrà mai sostituire l'oggetto orinale, il vero oggetto del desiderio è sempre al di là di ogni oggetto posseduto, facendo riferimento all'oggetto del desiderio dell'altro. Lacan considera la nevrosi come una perdita del valore simbolico dei significati, e una conseguente ricaduta nell'immaginario. La significazione del sintomo rimossa, tuttavia può essere recuperata e reintegrata nel discorso. Affinché insorga una nevrosi è necessario che si sia prodotta una falla nella relazione madre-bambino. La psicosi è invece la conseguenza di un passaggio incompleto all'ordine del simbolico. La forclusione, a differenza della rimozione, non conserva i contenuti ai quali è impedito il ritorno alla coscienza, cancella quel che rifiuta. Lo psicotico non distingue tra significante e significato, non essendo pervenuto all'uso simbolico dei segni linguistici. Il folle, alienandosi nell'altro e misconoscendo la propria identificazione con l'altro, esprime la libertà di imporre alla realtà esterna e alla convenzioni del mondo simbolico, la propria immagine, di cui è entusiasta. LICHTEMBERG Modello formato da una molteplicità di sistemi motivazionali, distinti ma tra loro collegati. Ciascun sistema può diventare dominante rispetto agli altri, seppure tutti continuano a esercitare un'influenza variamente importante. Lichetmberg identifica cinque sistemi: • Sistema motivazionale basato sulla regolazione psichica delle esperienze fisiologiche un adattamento tra madre e bambino consentirebbe a quest'ultimo di sperimentare con una sfumatura affettiva positiva la prima esperienza dell'oggetto sé. Dalla combinazione della percezione interna dei propri stati e dalla conferma che arriva dalla madre, deriverebbe dunque la realtà di uno stato del sé • Sistema motivazionale di attaccamento-affiliazione centrale è l'esperienza che caratterizza l'evoluzione dell'attaccamento, che è focalizzata sul senso del Sé del bambino e delle figure di accudimento (attivazione di sintonizzazione, di allontanamento-riunione, fenomeno del riferimento sociale, gioco con oggetti transazionali). Il soggetto inizia in un certo momento ad affiliarsi a gruppi con i quali poter fare esperienza di condivisione, fornirebbe un diverso sostegno al bambino e una risposta alternativa per la regolazione dell'affetto • Sistema motivazionale esplorativo-assertivo fa riferimento al piacere che il bambino prova nello sperimentare di essere l'autore di un cambiamento nell'ambiente, è un piacere legato al senso della propria abilità; bisogno di sperimentare il senso affettivo di vitalità che caratterizza tale attività • Sistema motivazionale avversivo sarebbero le specifiche esperienze di dispiacere, non una pulsione, a imprimere un movimento verso un comportamento ostile. I comportamenti di un'esperienza avversiva servono come segnali per la figura di accudimento, affinché ponga rimedio alla situazione di disagio. Gli effetti prodotti non diventano obiettivi di nuove esperienze, non di meno tali effetti sono ugualmente importanti per garantire il sollievo in caso di sofferenza. Le risposte avversive sono utili per segnalare uno stato di disagio, inoltre in caos si pericolo, per il bambino, devono essere sostenute mediante l'imposizione di precisi limiti; una terza funzione del sistema avversivo del bambino riguarda la capacità sia di impegnarsi in una situazione di disaccordo sia di fronteggiarla. • Sistema motivazionale sensuale-sessuale il piacere sensuale è riferito a tutte le sensazioni piacevoli provocate sia dai vari tipi di manipolazione del bambino da parte della madre, sia dal bambino stesso nei suoi tentativi di auto-consolarsi. Lichetmberg trova un punto di riconciliazione tra la teoria pulsionale e la psicologia del Sé con la distinzione tra sessualità e sensualità, collegando l'azione della persona che ha cura del bambino a una programma innato di piacere sessuale, nell'interazione tra madre e bambino si organizzerebbe pertanto lo stato primitivo del sistema motivazionale sensualesessuale. Il sesso del neonato provoca nei genitori precise elaborazioni fantasmatiche che collocano il bambino in un universo maschile o femminile. In caso di incompatibilità tra genere del bambino e le aspettative dei genitori, il ruolo di genere può essere influenzato in modo significativo e, in particolari situazioni avverse, possa essere compromessa anche l'identità di genere. Il modello elaborato da Lichetmberg ruota attorno a due concetti fondamentali: il Sé inteso quale organizzatore dell'esperienza e della motivazione,e i bisogni sui quali si reggono i sistemi motivazionali. Se tali bisogno sono soddisfatti, l'individuo fa esperienza di un senso di coesione del Sé stabile; al contrario, in caso di insoddisfazione, sperimenta una mancanza di coesione che può esprimersi in vari modi, fino all'angoscia. Lichetmberg parla di un recupero durante la terapia di prototipi riferiti soprattutto alle esperienze emotivamente negative. Tali prototipi sono organizzazione di modelli esperienziali e formano delle “scene modello”, esse codificano esperienze collocate soprattutto nell'infanzia mediante una rappresentazione concettuale. Nella costruzione interattiva del modello, l'analista e il paziente attingono rispettivamente alla propria sfera privata. L'analista recupera le informazioni dalle sue conoscenze teoriche; l'analizzando porta le sue elaborazione e le sue convinzioni. Il lavoro che si compie con le scene modello è finalizzato a scoprire attraverso quali organizzatori intrapsichici sia possibile entrare nei processi delle fantasie inconsce del paziente. La posizione non giudicante che l'analista deve assumere nei confronti dell'analizzando, esclude dal trattamento di valori e morale Lichetmberg considera i valori e la morale non come sistemi separati, ma come componenti integrali dei momenti di ciascun sistema motivazionale. A comunicare i valori sono soprattutto le madri, ogni comportamento del bambino espresso secondo le attese della madre diventa buono. Ogni bisogno e ogni azione di ciascun sistema motivazionale può essere dunque approvata o disapprovata, comunicando valori e giudizi morali. MITCHELL Tenta di individuare gli elementi teorici comuni e le diverse aree di sovrapposizione dei vari orientamenti psicoanalitici contemporanei, con riferimento al modello relazionale e di tentare una riformulazione della psicoanalisi in un costrutto organico e globale. la riflessione di Mitchell nasce dal presupposto che i due modelli, quello strutturale delle pulsioni e il modello delle relazioni sono irriducibili l'uno all'altro. secondo la prospettiva delle teorie relaziona, le relazioni primarie costituiscono l'elemento centrale della vita mentale; tuttavia tele orientamento non disconosce la partecipazione di processi fisiologici o dei tratti temperamentali, e persino della sensibilità di ciascun individuo nella strutturazione dell'esperienza. sarebbe dunque il modo di intendere l'interazione tra biologia e cultura, o tra corpo e mente a segnare la differenza. Mitchell propone, in vista di una composizione delle divergenze tra le concezioni del conflitto intrapsichico e quella del deficit ambientale, il modello del conflitto relazionale Una madre incapace di cure materne si conserva tale lungo tutto il percorso evolutivo del bambino. La psicopatologia che si presenta nell'età adulta, rifletterebbe non fissazioni a una specifica fase dello sviluppo a causa di bisogni evolutivi insoddisfatti, ma "adattamenti e strategie atti ad affrontare un ambito interpersonale disturbato che ha appreso nel corso degli anni". Non la precocità dei problemi provocherebbe la gravità della psicopatologia, bensì la rigidità delle strategie e delle forme di adattamento elaborate: essa deriverebbe dal fallimento prolungato della madre a rispondere progressivamente ai bisogni del figlio nelle diverse età. Mitchell tenta una diversa lettura dei fenomeni narcisistici, individuandone la funzione principale nel perpetuare modelli stereotipati d'integrazione delle relazioni interpersonali e dei legami fantasticati con oggetti significativi. Egli sposta il problema del narcisismo dal contenuto mentale alla struttura del carattere Soltanto qualora le illusioni che il narcisista si crea su sé stesso e sugli altri siano prese troppo seriamente, attribuendo loro un'importanza eccessiva e vitale, il narcisismo si trasforma in patologia. Il senso di un sano equilibrio tra illusione e realtà deriva dalle relazioni che il bambino stabilisce con le figure genitoriali. Nella prospettiva relazionale, aggressività e sessualità perdono il loro valore di istinti e agiscono sulla mente, divenendo funzioni biologiche che, all'interno di una realtà interazionale, acquistano il proprio significato. Mitchell identifica quattro modi fondamentali in base ai quali si realizza la relazionalità. Tali dimensioni interazionali evolvono progressivamente sia per il loro grado di complessità sia per il livello di organizzazione. • comportamento non riflessivo questa dimensione interpersonale fa riferimento a ciò che le persone fanno l'una all'altra. Relazioni intercorrenti favoriscono la creazione di modelli comportamentali in cui si esercita una reciproca influenza tra le persone • permeabilità affettiva si riferisce alla condivisione degli stati affettivi, soprattutto di quelli intensi, che riescono a suscitare stati emotivi simili anche negli altri. • configurazione Sé-altro si riferisce a come le esperienze affettive sono organizzate in modo che l'uno sente in riferimento a quel che l'altro sente, così le esperienze interpersonali sono organizzate in rappresentazioni mentali in cui il Sé è in relazione con gli altri • Inter-soggettività l'esperienza relazionale secondo questa modalità è caratterizzata dal sentire gli altri come soggetti distinti. il Sé e l'altro sono rappresentati come agenti capaci di intenzionalità autoriflessiva, in relazione con gli altri individui per un costante bisogno di riconoscersi reciprocamente Ogni teoria relazionale ha esplorato parzialmente questi livelli, mentre soltanto in una visione globale come quella della psicoanalisi relazionale, sarebbe possibile riconoscere a quale livello il paziente si trova al fine di aiutarlo a procedere verso nuovi modelli relazionali, fino al livello del reciproco riconoscimento. Finalità del trattamento terapeutico nel modello relazionale di Mitchell diventa liberare il paziente dalla matrice relazionale nella quale è incastrato. Mitchell propone innovazioni anche nella tecnica psicoanalitica, criticando il concetto di neutralità analitica, cui sostituisce quello di responsività auto riflessiva. Egli allarga la comprensione analitica dal paziente alle eventuali forme di risposte che in quella seduta e a quel paziente l'analista è sollevato fornire. L'analista non può sottrarsi agli affetti controtransferali, ma deve impegnarsi partecipando con il paziente nella creazione di un'interazione terapeutica, senza abdicare al proprio ruolo. le teorie del modello relazionale accordano ai contesti interattivi uno statuto motivazionale primario, di fatto eliminando la pulsione intesa come fondamento dell'esperienza umana, e leggono di conseguenza la sessualità come un'espressione della matrice relazionale. vi sarebbero quattro fattori decisivi che spiegherebbero i motivi per cui l'esperienza sessuale diventa la dimensione dei conflitti e delle psicopatologie: • il primo fattore è costituito dalle prime esperienze del bambino, in particolare delle sensazioni e degli eventi legati al funzionamento del corpo • il secondo fattore deriva dalla natura della sessualità che comporta una compenetrazione di corpi e di bisogni, e ciò consente alle sue varianti di esprimere nelle relazioni con gli altri desideri, contrapposizioni, negoziazioni. • il terzo fattore si riferisce agli impulsi coinvolti nel fenomeno dell'eccitazione sessuale, questa infatti non è stimolata da una pressione d origine interna, ma è sollecitata da stimoli esterni • il quarto fattore cruciale è rappresentato dal senso di segretezza che assume la sessualità Mitchell evidenzia la presenta di una duplice concezione del Sé, che nella lettura psicoanalitica si è progressivamente affermata fino a raggiungere due visioni contrapposte. Il Sé concepito spazialmente comporta l'idea di una mente che contenga il Sé come qualcosa di stratificato, di unico e di continuo; si tratta di un senso del Sé indipendente dai cambiamenti spazio-temporali, e quindi continuo nel susseguirsi degli stati soggettivi. in questa concezione del Sé unico e continuo, la mancanza del senso di continuità, tra le diverse forme organizzate del Sé, favorirebbe stati patologici: Mitchell definisce illusorio la sensazione di continuità dell'esperienza del Sé. La concezione del Sé come multiplo e discontinuo i ricollega alla metafora temporale. in quest'ottica il Sé non è un nucleo biologicamente iscritto nell'individuo, ma consiste in quel che l'individuo fa e vive nell'arco della sua vita. il Sé dunque si genera in contesti relazionali, nell'interazione tra gli individuo. L'esperienza del Sé è dunque necessariamente discontinua ed è costituita da varie configurazioni. Il risultato è un'organizzazione del Sé plurima e molteplice, modellata intorno a diverse immagini o rappresentazioni del Sé e dell'oggetto, derivanti da diversi contesti relazionali. Secondo Mitchell il due modelli del Sé sono soltanto apparentemente contraddittori, è comunque possibile integrarli in una concezione relazionale della mente, concepire il Sé in termini temporali oltre che spaziali permette di spiegare sia le continuità che le discontinuità. Tuttavia per Mitchell è proprio il carattere illusorio del senso di continuità dell'esperienza del Sé a generare una tensione creativa tra continuità e discontinuità, e ad alimentare una ricchezza soggettiva capace di assicurare un forte senso di identità.