Scheda di sala

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Scheda di sala
I
C O N C E R T I
2 0 1 4 - 2 0 1 5
GIANANDREA NOSEDA
DIRETTORE
ORCHESTRA
DEL TEATRO REGIO
LUNEDÌ 18 MAGGIO 2015 ORE 20.30
TEATRO REGIO
CON IL TGV LA FRANCIA
È LA TUA VICINA DI CASA.
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A CENTRO, IN TRENO DA 29€.*
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determinate città, per una selezione di destinazioni e su determinati treni con TGV. Biglietti non cambiabili e non rimborsabili. Biglietti in vendita su
www.voyages-sncf.com con pagamento online obbligatorio e presso la boutique SNCF in stazione a Milano Porta Garibaldi.
TGV® un marchio depositato di SNCF. Tutti i diritti di riproduzione sono riservati. SNCF, società di diritto pubblico a carattere industriale e
commerciale con capitale di 4.970.897.305 €, numero di iscrizione presso il Registro delle Imprese di Bobigny 552 049 447. 11 / 2014
Gianandrea Noseda direttore
Enrico Dindo violoncello
Orchestra del Teatro Regio
Igor Stravinskij (1882-1971)
Sinfonia in tre movimenti
[Allegro]
Andante - Più mosso - Tempo I - Interludio: L’istesso tempo
Con moto - Più presto - Tempo I
Carlo Boccadoro (1963)
Concerto per violoncello e orchestra
nuova commissione del teatro regio
Sergej Rachmaninoff (1873-1943)
Sinfonia n. 3 in la minore op. 44
Lento - Allegro moderato - Più vivo - Allegro molto
Adagio ma non troppo - Allegro vivace
Allegro - Andante con moto - Allegro vivace
Restate in contatto con il Teatro Regio:
foto © lorenzo di nozzi
Igor Stravinskij
Sinfonia in tre movimenti
Una sinfonia “neoclassica” tra pensieri e immagini di guerra. Stravinskij, trasferitosi dalla Francia negli Stati Uniti nel 1939, compose la Sinfonia in tre movimenti tra
il 1942 e il 1945, e la diresse egli stesso per la prima volta nel 1946 sul podio della
New York Philharmonic Orchestra. Benché il termine “sinfonia” del titolo riporti
l’opera all’ambito della musica assoluta, essa rivela in più punti l’idea, normalmente alternativa, di musica descrittiva, che si fa veicolo o quanto meno espressione di
contenuti extra musicali. Lo dicono innanzitutto le note sul programma di sala per
la prima esecuzione, dove l’autore spiega che nella propria composizione si trovano
tracce di «questo nostro difficile tempo di avvenimenti crudi e mutevoli, di disperazione e speranza, di continui tormenti, di tensione, e alla fine di sollievo». E a questa
suggestione – che spinge molti a definire la partitura una “sinfonia di guerra” –
si aggiunge quanto Stravinskij afferma nei suoi Dialogues: «Ogni episodio è legato
nella mia immaginazione a un’impressione reale della guerra, per lo più di origine
cinematografica».
Ed ecco che tra gli stimoli creativi di una musica che pure nasceva in piena fase neoclassica entra in gioco il cinema. Il primo movimento fu ispirato da un documentario sulla “tattica della terra bruciata” nella Cina invasa dai giapponesi: in particolare,
l’episodio centrale per clarinetto, pianoforte e archi fu concepito come «conversazioni
strumentali che accompagnano una scena in cui si mostra il popolo cinese che raspa e
scava nei campi» (ancora dai Dialogues). La seconda parte riprende il progetto di musiche per il film di Henry King Il canto di Bernadette (dal romanzo di Franz Werfel).
E l’incipit del terzo movimento voleva essere una «reazione musicale ai documentari
e ai cinegiornali sui soldati marcianti al passo dell’oca».
I rimandi ai contenuti descrittivi e alle immagini filmiche prendono forma grazie
a una struttura poliedrica: la Sinfonia assume infatti le vesti di un “concerto”, e tutto
l’organico è usato più per favorire la dinamica dei contrasti timbrici che per sostenere
lo sviluppo tematico proprio della forma sinfonica. Nel movimento d’apertura (un
allegro contrassegnato con la sola indicazione di metronomo: semiminima = 160),
dopo un violento disegno ascendente emerge in funzione solistica il pianoforte, contrastato dalle due linee degli ottoni e degli archi: l’aspro concertare fra le diverse voci
poggia su una scrittura cromatica e dissonante e su una complessa trama ritmica,
caratteristiche che, insieme a sezioni densamente polifoniche, evocano certi aspetti
del Sacre du printemps, di oltre trent’anni prima. Una continua tensione anima la
pagina, che si condensa per un tratto, come rappresa nel tempo, per poi riprendere
tumultuosa. A questa frenesia costruttiva risponde la parentesi elegiaca del secondo
movimento, l’Andante, dove l’arpa pare assumere il ruolo del pianoforte, mentre l’orchestra si alleggerisce, abbandonando ottoni e percussioni e generando una «pura
delizia coreografica» (André Boucourechliev). Serenità rotta dal fulminante incipit del terzo movimento, Con moto, dove l’energia barbarica in stile Sacre mette al
centro una fuga via via più complessa, per sfociare in un gesto liberatorio di fronte
(racconta Stravinskij nei Dialogues) «al sorgere della forza degli Alleati».
Carlo Boccadoro
Concerto per violoncello e orchestra
Tra i più affermati compositori italiani d’oggi, Carlo Boccadoro è presente da
ormai trent’anni in tutte le maggiori istituzioni musicali in Italia e all’estero. Fondatore nel 1997, insieme a Filippo Del Corno e Angelo Miotto, di Sentieri Selvaggi
– un progetto culturale, ensemble e festival, dedicato alla diffusione della musica
contemporanea –, tra gli ultimi suoi lavori dal 2011 a oggi figurano Variazioni per
orchestra per la Filarmonica della Scala, Point of View per la Wayne University di
Detroit, Ritratto di Musico per la Gewandhaus Orchester di Lipsia, Soul Brother
n. 1 per l’Accademia Nazionale di Santa Cecilia, Invisible Acropolis per il Maggio
Musicale Fiorentino, Cruel Beauty per Sony Classical, Hyperdrive per Limenmusic,
Vaalbara per il Progetto Martha Argerich della RSI Lugano, Antigone per il Balletto Teatro di Torino, Ne parlez pas d’amour per Unione Musicale e TorinoDanza.
Se gli si chiede a quale filone, genere o corrente ritenga di appartenere, così racconta: «Fino al 2000 sono stato un compositore riconducibile al linguaggio tonale.
Successivamente il mio mondo musicale è diventato sempre più complesso e articolato, fino ad abbandonare la tonalità e qualsiasi riferimento postmoderno, rendendomi disponibile a un linguaggio di sintesi, senza riserve o timore. Preferisco
non essere prigioniero di un marchio e mi ritengo aperto a molti linguaggi. Saltati
i punti di riferimento storici, le sollecitazioni si sono moltiplicate. Adesso nel mio
lavoro si trovano tantissimi idiomi sonori, tra cui il jazz, senza che questo costituisca
un tratto distintivo. Così come le strade da me percorse sono molte, credo che ogni
mia composizione possa prendere liberamente una strada a sé».
Basti questo per aprirci all’ascolto del suo nuovo lavoro. Ed è a questo che ci invita
l’autore, evitando spiegazioni preliminari a rischio di essere fuorvianti o sterili: all’ascolto. Per Enrico Dindo ha già composto diversa musica – tra cui L’astrolabio del
mare per violoncello e pianoforte (2000) e Asa Nisi Masa per violoncello, due corni
e archi (2004). È importante sapere chi sarà l’esecutore, «conoscerne a fondo tutte le
potenzialità, le qualità tecniche, la capacità della linea melodica, e in genere la personalità artistica». Così come è importante riconoscere nello strumento del violoncello la sua bellezza, ma anche le sue difficoltà intrinseche quando si trova insieme a
un’orchestra grande – la sua limitata capacità di bucare la densità orchestrale, cosa
per cui il violino è più dotato – ed essere in grado di fornire il giusto equilibrio tra i
due attori del concerto.
Fiero di appartenere al Novecento e di scrivere le sue partiture a mano, Boccadoro ci appare capace di estrema libertà e di estremo rigore. Sarà forse questo duplice
aspetto che dovremo attenderci da questo nuovo lavoro, un concerto in un unico
movimento che ha mantenuto fede a un’idea originaria: affidare l’apertura alla sola
voce del violoncello, affiancato dalle percussioni, per poi contagiare tutta l’orchestra
un po’ per volta, come in un mosaico che via via si compone tra declinazioni metriche ed espressive, espandendosi dalla calma iniziale al finale esplosivo, un big bang
dal profilo jazz, scoppiettante e liberatorio.
Sergej Rachmaninoff
Sinfonia n. 3 in la minore op. 44
Realizzata tra il 1935 e il 1936, la Terza sinfonia di Rachmaninoff costituisce
l’ultima di un’esperienza costruttiva particolarmente diluita: la Prima è del 1897,
la Seconda del 1908. Con la Rivoluzione d’ottobre il compositore si era trasferito
negli Stati Uniti, dove si sentì sempre un esule; tale angusta sensazione era frazionata soltanto dalle trasferte estive a Hernstein, sul lago di Lucerna, dove aveva fatto
edificare Villa Senar. Ed è in quella dimora svizzera, un surrogato della dacia russa
di Ivanovka, che l’attività compositiva trovava maggior sfogo, compresa questa terza
prova sinfonica, segnata da una stretta relazione con il linguaggio tonale e romantico, a rischio di apparire anacronistica in quell’inizio di secolo dove l’estraniamento
era già entrato in scena. E in effetti al tempo della prima esecuzione nel 1936, con
Leopold Stokowski alla guida della Philadelphia Orchestra, non fu accolta con successo, anzi fu criticata al punto che il celebre direttore non volle più eseguirla fino
al 1975.
L’ammaliante canto d’apertura (Lento), subito spazzato via da un’esclamazione
dell’orchestra piena, si trasformerà in un motto ricorrente, una sorta di “Dies iræ”
che determinerà una struttura ciclica dell’opera. L’Allegro moderato che segue alterna sfumature in chiaro e scuro, con masse orchestrali in moto, quasi una narrazione
cinematografica (e quanta musica di Rachmaninoff entra nel grande schermo!), un
fiorire melodico e timbrico che ha il sapore di una pellicola degli anni Trenta. Accanto a Hollywood trova posto anche la tradizione russa, nel tema dei violoncelli e
nella fitta ragnatela di spunti solistici, mentre qualcosa sembra minare il confortante
romanticismo: tagli obliqui degli ottoni, percussioni a tratti espressioniste, luccichii raggelanti nelle corde basse, e lo stesso sfumare doloroso. Insomma un crocevia
entro cui Rachmaninoff libera ogni impulso creativo. Nell’Adagio riprende le fila
il motto introduttivo, ora invertito, avviando una densa progressione ascendente.
E ancora cinema: panoramiche espansioni d’insieme e primi piani sui singoli strumenti, con l’incontro idilliaco tra flauto e arpa e l’improvvisa fiammata che incastona uno scherzo, rapido e frammentato. Il tour de force dell’Allegro finale poi, tra
continui cambi di metro, si apre a ogni evento – un fugato in tempo di danza, mille
fluorescenze timbriche, intensi climax con archi spiegati e persino un gaudente canto popolare – prima del trionfalistico crash conclusivo, forse l’unica via d’uscita per
l’incontenibile marea.
Monica Luccisano
Monica Luccisano, giornalista, musicologa e drammaturga, vive e lavora a Torino, svolgendo attività su più
fronti: freelance per testate giornalistiche e istituzioni musicali di ambito nazionale, consulente per case
editrici (principalmente Edt), autrice e regista di progetti di teatro e musica. In questo campo ha al suo attivo
collaborazioni con il Teatro Regio, il Festival Internazionale di Stresa, il Collegio Ghislieri di Pavia, il Teatro
Baretti, l’Associazione Concertante di Torino e altri enti. Tra gli artisti ed ensemble con cui ha lavorato
figurano: Sonia Bergamasco, Michela Cescon, Davide Livermore, Sax Nicosia, Giancarlo Judica Cordiglia,
Riccardo Balbinutti, Manuela Custer, Gianluca Cascioli, Gianandrea Noseda e la Stresa Festival Orchestra,
Architorti e Xenia Ensemble. Nel 2014 ha scritto e messo in scena Mind the Gap, Lady Shakespeare! allo
Stresa Festival e Valzer a tempo di guerra al Piccolo Regio, mentre a fine maggio al Teatro Baretti debutterà
con il nuovo spettacolo sulla censura in musica: J’accuse! Da Bernstein alle Pussy Riot.
Gianandrea Noseda è riconosciuto come uno
dei più importanti direttori d’orchestra della sua
generazione. È stato premiato come “Direttore
dell’anno” per il 2015 da «Musical America», la più
autorevole pubblicazione dell’industria musicale
internazionale.
La sua nomina a Direttore musicale nel 2007 ha
segnato per il Teatro Regio l’inizio di una nuova
fase, caratterizzata da un crescente interesse internazionale suscitato da nuove produzioni, tournée,
registrazioni discografiche e progetti audiovisivi.
Queste attività hanno proiettato il Teatro Regio
nel mercato globale, dove oggi svolge un ruolo importante nella promozione della cultura musicale
italiana. Con Noseda il Teatro Regio ha realizzato le sue prime importanti tournée internazionali
che lo hanno visto protagonista in Austria, Cina,
Francia, Germania, Giappone e Russia. Nell’agosto 2014 ha portato il Teatro Regio – per il debutto
nel Regno Unito – al Festival di Edimburgo, dove
il Guglielmo Tell in forma di concerto è stato considerato uno degli eventi più significativi. Nel dicembre dello stesso anno ha guidato i complessi del
Teatro con la stessa produzione nel primo storico
e acclamatissimo tour nordamericano a Chicago
(Harris Theater), Toronto (Roy Thomson Hall),
New York (Carnegie Hall) e Ann Arbor (Michigan, University Musical Society).
Gianandrea Noseda è inoltre Direttore ospite principale dell’Israel Philharmonic Orchestra,
“Victor De Sabata Guest Chair” della Pittsburgh
Symphony Orchestra, Direttore principale dell’Orquestra de Cadaqués e Direttore artistico del
Festival di Stresa. È stato inoltre il primo Direttore
ospite principale straniero nella storia del Teatro
Mariinskij di San Pietroburgo ed è stato alla guida
della Bbc Philharmonic dal 2002 al 2011.
Collabora con alcune tra le maggiori orchestre
del mondo, tra cui London Symphony Orchestra
(che dirige regolarmente al Barbican Centre di
Londra e in tournée), Nhk Symphony di Tokyo,
Philadelphia Orchestra, Filarmonica della Scala e
Wiener Symphoniker. Dal 2002 è ospite abituale
del Metropolitan di New York dove ha diretto diverse nuove produzioni, ultima in ordine di tempo
quella del Principe Igor del quale, insieme al regista
Dmitri Tcherniakov, ha realizzato una nuova versione di grande successo, ora disponibile in dvd
per Deutsche Grammophon.
Momenti salienti del 2015 sono i debutti con i
Berliner Philharmoniker e al Festival di Salisburgo,
come pure il ritorno alla Israel Philharmonic, alla
Philadelphia Orchestra e all’Orchestra dell’Acca-
demia Nazionale di Santa Cecilia. Sul podio della Filarmonica Teatro Regio Torino è stato ospite
per la prima volta del Festival di Pasqua di Aix-en
Provence. Nell’agosto 2015 tornerà al Festival di
Edimburgo nell’ambito di una tournée europea
con Diana Damrau che lo vede alla guida della European Union Youth Orchestra.
Gianandrea Noseda collabora dal 2002 con l’etichetta discografica Chandos, per la quale ha realizzato una quarantina di registrazioni discografiche,
molte delle quali hanno ricevuto premi e riconoscimenti dalla critica internazionale; in particolare, da
oltre un decennio è impegnato nel progetto «Musica Italiana», che ha permesso di riportare alla
luce capolavori sinfonici dimenticati. Con i Wiener
Philharmoniker e con l’Orchestra del Teatro Regio
ha registrato i più recenti album di arie di Ildebrando d’Arcangelo, Rolando Villazon, Anna Netrebko
(per Deutsche Grammophon) e Diana Damrau
(per Warner Classics).
Molte delle produzioni che ha diretto al Regio
sono uscite in dvd; tra queste I Vespri siciliani di
Verdi (regia di Davide Livermore), Boris Godunov
di Musorgskij (regia di Andrei Konchalovsky),
Don Carlo di Verdi (regia di Hugo de Ana) e Thaïs
di Massenet (regia di Stefano Poda), che è stata inserita tra le venti produzioni più belle degli ultimi
vent’anni dal «Bbc Music Magazine».
Nato a Milano, Gianandrea Noseda è Cavaliere Ufficiale al Merito della Repubblica Italiana, in
riconoscimento del suo contributo alla diffusione
della cultura musicale italiana nel mondo.
Enrico Dindo, nato in una famiglia di musicisti,
inizia a sei anni lo studio del violoncello, diplomandosi presso il Conservatorio “G. Verdi” di Torino.
Nel 1997 conquista il primo premio al Concorso Rostropovič di Parigi e da quel momento inizia
un’attività da solista che lo porta a esibirsi in moltissimi paesi, con orchestre prestigiose come Bbc
Philharmonic Orchestra, Rotterdam Philharmonic, Orchestre Nationale de France, Orchestre du
Capitole de Toulouse, Filarmonica della Scala, Orchestra Sinfonica Nazionale della Rai, Orchestra
dell’Accademia di Santa Cecilia, Filarmonica di
San Pietroburgo, Orchestra Sinfonica di Stato di
São Paulo, orchestre sinfoniche di Tokyo, Toronto
e Chicago.
Le sue esecuzioni sono avvenute al fianco di
importanti direttori tra i quali Riccardo Chailly,
Aldo Ceccato, Gianandrea Noseda, Myung-Whun
Chung, Paavo Järvj, Valerij Gergiev, Riccardo Muti
e lo stesso Mstislav Rostropovič.
Viene ospitato in numerosi festival prestigiosi e
sale da concerto di tutto il mondo, da Londra (Wigmore Hall) a Parigi, Evian, Montpellier, Santiago de
Compostela; ha partecipato allo Spring Festival di
Budapest, alle Settimane Musicali di Stresa, al Festival delle Notti Bianche di San Pietroburgo. Ospite
regolare dell’Orchestra dell’Accademia Nazionale di
Santa Cecilia, nel 2010 e nel 2013 è stato in tournée con la Leipziger Gewandhaus Orchester diretta
da Riccardo Chailly, con concerti a Lipsia, Parigi,
Londra e Vienna, ottenendo un notevole successo
personale. Tra gli impegni più recenti ricordiamo:
Copenhagen con la Danish National Orchestra, Tel
Aviv con la Israel Symphony, Zagabria e Roma con
l’Orchestra di Santa Cecilia.
Tra gli autori che hanno creato musiche a lui dedicate, Giulio Castagnoli, Carlo Boccadoro, Carlo
Galante e Roberto Molinelli.
Direttore stabile dell’Orchestra da camera I Solisti di Pavia, ensemble da lui creato, insegna presso
il Conservatorio della Svizzera Italiana di Lugano, presso la Pavia Cello Academy e ai corsi estivi
dell’Accademia T. Varga di Sion. Nel 2012 è stato
nominato Accademico di Santa Cecilia. Nel 2014
è stato nominato direttore musicale e principale
dell’Orchestra Sinfonica della Radio di Zagabria.
Enrico Dindo incide per la Decca, che nel 2011
ha pubblicato la sua integrale delle Suites di Bach,
con notevole successo di critica. Nel 2012 la Chandos ha pubblicato i concerti di Šostakovič incisi con
la Danish National Orchestra diretta da Gianandrea Noseda, riscuotendo un immediato consenso
della critica internazionale. Suona un violoncello
Pietro Giacomo Rogeri (ex Piatti) del 1717 affidatogli dalla Fondazione Pro Canale.
L’Orchestra del Teatro Regio è l’erede del complesso fondato alla fine dell’Ottocento da Arturo
Toscanini, sotto la cui direzione vennero eseguiti
numerosissimi concerti e molte storiche produzioni operistiche, quali la prima italiana del Crepuscolo
degli dèi di Wagner e le prime assolute di Manon Lescaut e La bohème di Puccini.
Nel corso della sua lunga storia ha dimostrato
una spiccata duttilità nell’affrontare il grande repertorio così come molti titoli del Novecento, anche in
prima assoluta, come Gargantua di Corghi e Leggenda di Solbiati.
L’Orchestra si è esibita con i solisti più celebri
e alla guida del complesso si sono alternati direttori di fama internazionale come Roberto Abbado, Ahronovič, Bartoletti, Bychkov, Campanella,
Gelmetti, Gergiev, Luisotti, Oren, Pidò, Sado,
Steinberg, Tate e infine Gianandrea Noseda, che
dal 2007 ricopre il ruolo di Direttore musicale del
Teatro Regio. Ha inoltre accompagnato grandi compagnie di balletto come quelle del Bol’šoj di Mosca e
del Mariinskij di San Pietroburgo.
Numerosi gli inviti in festival e teatri stranieri;
negli ultimi anni, in particolare, è stata ospite con il
maestro Noseda in Germania (Wiesbaden, Dresda),
Spagna (Madrid, Oviedo, Saragoza e altre città),
Austria (Wiener Konzerthaus), Francia (al Théâtre
des Champs-Elysées di Parigi). Nell’estate del 2010
ha tenuto una trionfale tournée in Giappone e in
Cina con Traviata e Bohème, un successo ampiamente bissato nel 2013 con il Regio Japan Tour. Dopo
le prime tournée a San Pietroburgo ed Edimburgo,
nello scorso mese di dicembre si è tenuto il primo
tour in America con appuntamenti a Chicago, Toronto, Ann Arbor (nel Michigan) e New York (Carnegie Hall, Onu).
L’Orchestra e il Coro del Teatro figurano oggi
nei video di alcune delle più interessanti produzioni
delle ultime Stagioni: Medea, Edgar, Thaïs, Adriana
Lecouvreur, Boris Godunov, Un ballo in maschera,
I Vespri siciliani e Don Carlo.
Tra le incisioni discografiche più recenti, tutte
dirette da Gianandrea Noseda, figurano il nuovo
cd Fiamma del Belcanto con Diana Damrau (WarnerClassics/Erato), due cd verdiani con Rolando
Villazón e Anna Netrebko e uno mozartiano con
Ildebrando D’Arcangelo (Deutsche Grammophon);
Chandos ha pubblicato Quattro pezzi sacri di Verdi
e, nell’ambito della collana «Musica Italiana», due
album dedicati a Goffredo Petrassi.
Se ritieni che la cultura musicale sia un valore irrinunciabile e pensi
che sia importante dare direttamente il tuo appoggio, puoi firmare
a favore del tuo Teatro, destinando il 5 per mille dell’Irpef.
È sufficiente scrivere il codice fiscale del Regio (00505900019)
nell’apposito riquadro della dichiarazione dei redditi. La destinazione
del 5 per mille non comporta spese e non è alternativa all’8 per mille.
Teatro Regio
Walter Vergnano, Sovrintendente
Gastón Fournier-Facio, Direttore artistico
Gianandrea Noseda, Direttore musicale
Orchestra
Violini primi
Stefano Vagnarelli •
Marina Bertolo
Claudia Zanzotto
Monica Tasinato
Fation Hoxholli
Elio Lercara
Giuseppe Locatto
Carmen Lupoli
Miriam Maltagliati
Paolo Manzionna
Alessio Murgia
Ivana Nicoletta
Luigi Presta
Laura Quaglia
Daniele Soncin
Giuseppe Tripodi
Violini secondi
Cecilia Bacci •
Tomoka Osakabe
Silvana Balocco
Paola Bettella
Corinne Curtaz
Angelica Faccani
Elisabetta Clara
Fornaresio
Massimiliano Gilli
Roberto Lirelli
Gianmario Mari
Paola Pradotto
Thomas Schrott
See Heo See
Marta Tortia
Viole
Enrico Carraro •
Alessandro Cipolletta
Gustavo Fioravanti
Andrea Arcelli
Tamara Bairo
Rita Bracci
Maria Elena Eusebietti
Franco Mori
Roberto Musso
Alessandro Sacco
Enzo Salzano
Magdalena Vasilescu
Violoncelli
Relja Lukic •
Davide Eusebietti
Giulio Arpinati
Alessandro Copia
Davide Dattoli
Fabrice De Donatis
Fabio Fausone
Alfredo Giarbella
Luisa Miroglio
Antonino Saladino
Contrabbassi
Davide Botto •
Atos Canestrelli
Alessandro Belli
Fulvio Caccialupi
Daniele Carnio
Michele Lipani
Andrea Pino
Stefano Schiavolin
Ottavino
Roberto Baiocco
Flauti
Sonia Formenti •
Maria Siracusa
Oboi
Luigi Finetto •
Stefano Simondi
Corno inglese
Francesca Rodomonti
Clarinetti
Luigi Picatto •
Luciano Meola
Clarinetto basso
Edmondo Tedesco
Fagotti
Sofia Haydee Almanza
Saavedra •
Orazio Lodin
Controfagotto
Sergio Pochettino
Trombe
Ivano Buat •
Marco Rigoletti
Paolo Paravagna
Tromboni
Vincent Lepape •
Enrico Avico
Marco Tempesta
Tuba
Rudy Colusso
Timpani
Biagio Zoli •
Percussioni
Lavinio Carminati
Gianmattia Gandino
Sara Gasparini
Enrico Femia
Mattia Pia
Arpa
Elena Corni •
Pianoforte/Celesta
Luca Brancaleon
Corni
Natalino Ricciardo •
Vincenzo Ferrante
Bannera
Fabrizio Dindo
Pierluigi Filagna
• Prime parti
Si ringrazia la Fondazione Pro Canale di Milano per aver messo i propri strumenti a disposizione dei professori
Stefano Vagnarelli (violino Francesco Ruggeri, Cremona 1686), Cecilia Bacci (violino Santo Serafino, Venezia
1725), Enrico Carraro (viola Giovanni Paolo Maggini, Brescia 1600 ca.), Marina Bertolo (violino Carlo
Ferdinando Landolfi, Milano 1751) e Tomoka Osakabe (violino Bernardo Calcanius, Genova 1756).
Si ringrazia la Fondazione Zegna per il contributo dato al vincitore del Concorso per Prima viola.
© Fondazione Teatro Regio di Torino
Prezzo: € 1