Lo scienziato gentiluomo del Progetto Genoma

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Lo scienziato gentiluomo del Progetto Genoma
PREMIO NOBEL
Un ricordo dovuto
In questo articolo:
Renato Dulbecco
Progetto Genoma Umano
Premio Nobel
Lo scienziato gentiluomo
del Progetto Genoma
Un premio Nobel per la medicina e una vita dedicata
alla ricerca: questo il ritratto di Renato Dulbecco,
per anni impegnato a fianco di AIRC e FIRC in un progetto
sull’identificazione dei geni coinvolti nei tumori
a cura della REDAZIONE
na delle menti più brillanti della nostra generazione, un uomo che con il suo
impegno ha realmente
contribuito a rendere il
mondo migliore per tutti noi”. Così
William R. Brody, attuale presidente
del prestigioso Salk Institute di San
Diego, in California, ricorda Renato
Dulbecco, scomparso lo scorso 21 febbraio alla soglia dei 98 anni.
Lo sanno bene AIRC e FIRC che,
oltre ad aver finanziato le sue ricerche
quando Dulbecco è tornato in Italia
alla fine degli anni Novanta, hanno potuto contare più volte sulla sua disponibilità di testimonial a favore della ricerca contro il cancro. Nel 1996, per
esempio, il premio Nobel è stato il
volto di “storie al microscopio”, un’iniziativa effettuata in collaborazione con
“U
“
RAI per portare nelle case degli italiani
le storie dei ricercatori impegnati nella
battaglia contro la malattia.
Uno stretto
legame col cancro
Nel suo lavoro, Renato Dulbecco
ha sempre guardato con particolare
attenzione al cancro. La vittoria del
Nobel nel 1975 è legata alla scoperta
dei meccanismi
che determinano la trasformazione tumorale
delle cellule da
parte di virus e
l’idea di sequenziare il genoma umano è scaturita dal
desiderio di trovare nella doppia elica
del DNA le risposte giuste per cono-
Occupandosi
di genetica di base
ha contribuito alla
ricerca sul cancro
PROGETTO LUNGIMIRANTE
Dal 1994 al 1996 FIRC finanziò il
progetto “Approccio molecolare
all’identificazione di geni che
determinano la malignità tumorale”,
coordinato da Renato Dulbecco presso
il CNR. Lo stesso progetto fu
sostenuto da fondi AIRC per altri tre
anni, dal 1998 al 2000. Un segno
inequivocabile della volontà condivisa
da AIRC/FIRC e Dulbecco di agire in
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scere le basi genetiche di questa malattia. In un articolo pubblicato nel
1986 sulla rivista Science, Dulbecco
scrisse che l’unico modo per capire
veramente le differenze tra le cellule
tumorali e quelle sane è studiare in
modo sistematico i geni. “Un’idea
quasi visionaria all’epoca che solo
oggi possiamo apprezzare in tutta la
sua importanza” spiega Paolo Vezzoni, stretto collaboratore del premio
Nobel, oggi a capo dell’Unità di biotecnologie mediche dell’Istituto Humanitas di Rozzano (MI) e ricercatore
presso l'Istituto di ricerca genetica e
biomedica del CNR. “E per difenderla
Dulbecco si scontrò con molti detrattori che consideravano il sequenziamento del DNA umano un’impresa
troppo costosa e anche decisamente
noiosa”. In Italia, la lungimiranza di
Dulbecco trovò inizialmente il sostegno del CNR grazie al quale prese il
via nel 1987 il ramo italiano del Progetto Genoma, un progetto importante per tutta la ricerca nazionale che
però, malgrado avesse ottenuto ottimi
risultati, venne interrotto nel 1997.
Nella sua lotta contro il cancro
Dulbecco conobbe in Italia altri due
importanti alleati, AIRC e
FIRC, con i
quali iniziò una
collaborazione
durata per sei
anni anche grazie al legame e alla lungimiranza dell’allora presidente di AIRC Guido Venosta, che permise a un ricercatore di
tale qualità, che da tanti anni non lavorava in Italia, di tornare a farlo (vedi
il riquadro a sinistra).
”
modo concreto per sostenere la
ricerca di qualità come unica via per
sconfiggere il cancro. Si trattava, per
l’epoca, di un lavoro pionieristico,
poiché poneva i geni alla base del
processo di trasformazione della
cellula. Oggi sappiamo che questo
approccio è vincente, perché è
dall’oncologia molecolare che
arrivano le cure più promettenti.
Un uomo generoso
Leggendo i numerosi articoli pubblicati in omaggio al grande ricercatore italiano, colpisce il fatto che nessuno degli autori si limiti a un ricordo
professionale, ma tutti sentano di
dover aggiungere qualcosa di personale. “L’ho conosciuto professionalmente
quando aveva già 70 anni, anche se ne
dimostrava 15 di meno, viste la sua curiosità e la sua lucidità” spiega Paolo
Vezzoni. Proprio al CNR Vezzoni aveva
conosciuto Dulbecco e con lui aveva
collaborato negli anni del Progetto Genoma. “Il primo aggettivo che mi viene
in mente se penso a Renato è serio”
continua. “Non certo nel senso di noioso, ma piuttosto di preciso, diretto e
sincero”. Nel suo ricordo del tempo trascorso con Dulbecco, Vezzoni descrive
la tenacia e la preparazione del ricercatore, cittadino italiano ormai naturalizzato statunitense, la sua voglia di “non
perdere tempo” in cavilli inutili, ma
anche la sua grande gentilezza e umiltà. “Renato partì nel 1947 per gli Stati
Uniti con l’idea di non tornare” racconta Vezzoni ricordando l’amico da poco
scomparso. Renato Dulbecco era nato
a Catanzaro, in Calabria, nel 1914. Si
era laureato in medicina all’Università
di Torino nel 1936, dove aveva incontrato Salvador Luria e Rita Levi Montalcini, due futuri premi Nobel (vedi il
box in queste pagine).
Nel 1939, allo scoppio della Seconda guerra mondiale, partì per il fronte
come medico militare e, dopo la guerra, per gli Stati Uniti, sulla stessa nave
che trasportava oltre oceano Rita Levi
Montalcini. Per un paio di anni lavorò a Bloomington (nell’Indiana) con
Salvador Luria. Nel 1949 si trasferì al
California Institute of Technology
(Caltech) e nel 1962 venne arruolato
dal Salk Institute di San Diego (California). Nel 1972 tornò in Europa, a
Londra, per dirigere i laboratori dell’Imperial Cancer Research Fund. Tre
anni dopo ricevette il premio Nobel
per la medicina per il suo lavoro sui
virus oncogeni.
Nel 1977 tornò negli Stati Uniti e
nove anni dopo pubblicò un articolo
sulla rivista Science nel quale lanciava
l’idea di un progetto per sequenziare il
genoma umano (il futuro “Progetto
Genoma”). L’anno successivo venne
nominato coordinatore, assieme al
CNR, del ramo italiano di quello stesso
progetto a cui tanto deve oggi la ricerca sul cancro. Tornò a vivere in Italia
solo nel 1992, e vi restò fino al 1997,
collaborando attivamente con il CNR,
con AIRC e con FIRC.
“Quando nel 1999 decise di andare
al Festival di Sanremo come copresentatore, insieme a Fabio Fazio e Laetitia
Casta, aveva già 85 anni” continua Vezzoni. “Lo fece per portare il tema della
ricerca scientifica sul maggior palcoscenico d’Italia e utilizzò il suo compenso per creare un fondo per i giovani
ricercatori italiani”.
Dal 2006 viveva nella sua casa di La
Jolla, negli Stati Uniti dove, fino alla
fine dei suoi giorni, ha continuato a seguire i lavori del Salk Institute.
“In un certo senso restò un po’ deluso dall’immobilità che circonda la ricerca nel nostro Paese” spiega Vezzoni.
“Ci vorrebbe una rivoluzione” diceva
lo scienziato che, pur amando la propria terra d’origine, si rendeva perfettamente conto degli ostacoli che i ricercatori devono superare quotidianamente nel sistema italiano.
Ciò non gli impedì di tornare, una
volta acquisita la notorietà internazionale grazie al premio Nobel, per dare
una mano alle menti più brillanti d’Italia anche attraverso il suo impegno a
favore di AIRC e FIRC. “Era sempre disponibile e corretto con tutti e aveva il
pregio di trovare sempre tempo ed
energia per i progetti che riteneva importanti” conclude Vezzoni.
“ ”
UN BEL GRUPPO
DI AMICI
Salvador Luria, premio Nobel per la
medicina nel 1969, e Rita Levi Montalcini,
Nobel per la medicina nel 1986, sono solo
due degli amici “illustri” che Renato
Dulbecco ha incontrato nella sua vita e che
ne hanno influenzato le scelte e il percorso
professionale. “Luria ha incoraggiato il mio
lavoro offrendomi un posto nel suo gruppo
di ricerca negli Stati Uniti e Rita Levi
Montalcini mi ha spinto verso l’avventura
statunitense aiutandomi a finalizzare i miei
obiettivi di ricercatore” ha spiegato lo
stesso Dulbecco. E proprio con Rita Levi
Montalcini Dulbecco ha iniziato la sua
nuova vita professionale oltreoceano: i due
giovani ricercatori e futuri Nobel erano
sulla stessa nave partita nell’autunno del
1947 alla volta degli Stati Uniti.
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