Avvenire | 2 aprile 2015
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Avvenire | 2 aprile 2015
23 Giovedì 2 Aprile 2015 CULTURA, RELIGIONI, TEMPO LIBERO, SPETTACOLI, SPORT anzitutto A Livorno le città del Mediterraneo Nei giorni scorsi Livorno ha ospitato per il secondo anno la rassegna «Medì», promossa dalla Comunità di Sant’Egidio, che prefigura un’alleanza delle città mediterranee. Queste città, ha osservato Vittorio Ianari, «possono ritrovare l’ambizione di fare la storia e rimodellare la globalizzazione che le ha rese in gran parte L’ A N T I C I P A Z I O N E ECCO I MIEI MAESTRI DI STRADA E VANGELO periferiche». Per Anna Ajello, che ha coordinato i lavori, «le città del Mediterraneo sono collettori delle speranza di vita e futuro». Per Andrea Riccardi il Mediterraneo «è un "sistema" che respinge le semplificazioni e, tra le altre, quella terribile dello scontro di civiltà». L’editore Ladolfi ha pubblicato gli atti del 2014 (M.Bra.) Idee. Faccia a faccia fra la scrittrice Julia Kristeva e il vescovo Claude Dagens sull’interiorità. Un dialogo a tutto campo contro pensiero debole e fanatismo PATTO DON LUIGI CIOTTI iù che di modelli, mi piace parlare di punti di riferimento. E i miei principali sono innanzitutto il Vangelo e poi la Costituzione. Tutta la mia vita è stata spesa nel cercare di saldare il Cielo e la Terra, la salvezza celeste con la dignità e la libertà terrene. Maestri ne ho avuti tanti. E non penso solo a grandi figure come padre Michele Pellegrino, il vescovo di Torino che mi ordinò sacerdote e mi permise di avere come parrocchia “la strada”. Penso anche ai tanti “poveri cristi” che sulla strada ho incontrato e che, mettendomi di fronte ai miei limiti, mi hanno reso una persona migliore. [...] Ogni incontro mi ha lasciato qualcosa, mi ha arricchito. Ma certo devo molto a una persona incontrata da ragazzo. All’epoca, inizio degli anni Sessanta, frequentavo un corso di radiotecnica e ogni giorno, andando a P sponsabilità. È possibile che io sia stato prete ancora prima di diventarlo nei fatti. Poi, ovviamente, c’è modo e modo d’interpretare e vivere l’essere preti, l’incontro con Dio e con gli altri, e lì contano i fattori caratteriali, conta il contesto, l’epoca, contano molto le persone che hai incontrato e ti hanno accompagnato su quella strada. Personalmente ho avuto la fortuna di poter contare su due grandi vescovi, Michele Pellegrino, che mi ha ordinato, e Anastasio Ballestrero. Così come su altri grandi figure di Chiesa: padre David Turoldo, don Tonino Bello, don Franco Peradotto. [...] La strada e il Vangelo sono indissolubili, sono un’unica realtà. Per questo non mi piace l’espressione “prete di strada” (come pure “prete antimafia” o “prete antidroga”). Nell’essere prete è insita la dimensione della strada, del cammino, dell’incontro, «Ogni incontro mi ha lasciato qualcosa, mi ha arricchito. Ma certo devo molto a un medico senza tetto di cui divenni amico quand’ero ancora ragazzo. E a Pellegrino e Ballestrero, a Turoldo e Tonino Bello» ANTIMAFIA. Don Luigi Ciotti scuola, vedevo un signore seduto su una panchina avvolto in due cappotti: aveva sempre un libro in mano e lo sottolineava con una matita metà rossa, metà blu. Una mattina, vincendo la timidezza, mi avvicinai e gli chiesi se avesse bisogno di qualche cosa: senza sollevare lo sguardo mi fece capire di no. La scena si ripeté un po’ di volte finché un giorno, forse incuriosito dalla mia timida testardaggine, mi fece cenno di sedermi e cominciò a raccontare. Era un medico chirurgo che aveva scelto la vita di strada dopo un incidente sul lavoro che gli aveva sconvolto la vita. Cominciammo a vederci ogni giorno, diventammo amici, e fu durante uno di questi incontri che mi indicò un gruppo di ragazzi davanti a un bar, giovani che all’epoca “sballavano” mischiando alcol e anfetamine: «Io sono stanco e malato – disse –. Ti ringrazio della tua amicizia, ma se vuoi fare qualcosa di utile occupati di loro». Qualche giorno dopo, passando dalla piazza, trovai la panchina vuota: il mio amico medico era morto. Avevo 17 anni. Il Gruppo Abele nascerà tre anni dopo, nel Natale del 1965, e la sua storia deve molto a quell’incontro. [...] Vocazione, molto più che scegliere, è essere scelti. Vocazione è “convocazione”: voce che chiama e che chiede una risposta, ed è dunque re- della ricerca. La strada pone in fondo sempre la stessa domanda: come fare – anzi, che cosa puoi fare – affinché tutte le persone siano accolte, abbiano una casa, un lavoro, una dignità, siano chiamate per nome, non siano un numero, una cosa, una merce? Questa è la domanda della strada. Ed è una domanda che ci trova spesso impreparati o peggio sordi, indifferenti, altrimenti la strada non sarebbe sempre così piena di disperazione, di smarrimento, di bisogni non raccolti. L’aspetto che più balza all’occhio, da quando ho iniziato la mia storia di sacerdote, è che allora la strada era segnata soprattutto dall’emarginazione, dalla fatica esistenziale, dalla malattia e dalle dipendenze, mentre oggi ci sono interi pezzi di società che non hanno più nemmeno i mezzi materiali per vivere dignitosamente. Interi pezzi di società sono stati letteralmente “sfrattati”, non hanno più casa e non hanno più cittadinanza. Non è un segno di progresso. Siamo progrediti nel campo delle tecnologie, della scienza. Ma in quello dell’etica, dell’accoglienza, dei diritti, della uguaglianza, c’è stato un regresso. Se leggiamo la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, scritta nel dopoguerra, non possiamo guardarci attorno senza provare un senso di smarrimento e di vergogna. © RIPRODUZIONE RISERVATA Dalla Francia il libro-intervista Arriva oggi nelle librerie francesi “Un prêtre contre la mafia” (Bayard, pagine 166, euro 18), che contiene il testo della lunga intervista rilasciata dal fondatore del Gruppo Abele, don Luigi Ciotti, a due giornalisti di “Avvenire”: Nello Scavo – già autore dei best seller “La lista di Bergoglio” (Emi) e “I sommersi e i salvati di Bergoglio”(Piemme) – e Daniele Zappalà. Presentiamo qui in anteprima per l’Italia un brano tratto dal libro. Credenti e no, sul nichilismo LORENZO FAZZINI È un termine forse non molto in voga, ma che da due versanti - quello di una umanista e quello di un credente - viene considerato fondamentale per ricostruire un’Europa attanagliata dal nichilismo e sotto assedio da parte di un islamismo violento e ideologico, che ha portato il jihad nel cuore stesso della laïcité. La parola è semplice: interiorità. Che per Julia Kristeva, psicoanalista e scrittrice, bulgara di nascita, francese d’elezione, celebre in tutto il mondo per i suoi studi, è nientemeno che «la vera innovazione della fede cristiana rispetto all’umanità antica». Mentre secondo Claude Dagens, vescovo di Angoulême, membro dell’Academie française, oggi l’urgenza «non è il confronto con l’ateismo militante, ma con il nichilismo. È importante dunque quest’operazione di ricostruzione della soggettività e dell’interiorità, alla quale devono concorrere psicologi, psicanalisti e educatori, siano essi credenti o meno». I due intellettuali, l’una laica, l’altro cattolico, già si erano "incrociati" nel 2011 al debutto del Cortile dei gentili a Parigi, lo spazio di confronto tra umanisti e credenti lanciato da Benedetto XVI e oggi coltivato dal cardinale Ravasi. E il loro dialogo, avvenuto nei giorni scorsi nel contesto delle Conferenze di Quaresima della cattedrale di Metz, evidenzia questa convergenza sull’umano e sull’"io" come elemento di un nuovo patto tra cattolici e laici. Secondo Kristeva un soggetto fondamentale in tale costruzione è sicuramente Gregorio Magno: «A suo giudizio, l’uomo di fede non si ripiega nell’isolamento difensivo, ma tesse una vera dialettica con l’esterno». Da Gregorio si passa - secondo Kristeva - a Ignazio di Loyola e santa Teresa, alla quale ha dedicato un grosso tomo pubblicato in italiano da Donzelli. Sono proCONFERENZE DI QUARESIMA. La cattedrale di Metz, nel nord-est della Francia prio i mistici sopra citati - ai quali la pensatrice transalpina associa san Francesco - coloro che «maggiormente si impegnano» nella realtà, «anche di più rispetto ai predicatori moralisti». Un confronto alla cattedrale di Metz È dunque fondamentale il contributo che il criLa psicoanalista atea e umanista: stianesimo ha portato alla cultura, in particolare «L’idea di persona è la pietra angolare quella europea: questo valore cristiano della sogdell’edificio europeo». Il presule gettività, secondo Kristeva, non è ancora riconoe accademico di Francia: «Il nemico sciuto in tutta la sua interezza: «L’idea della pernon è l’ateismo militante. Cristiani sona sorta con il cristianesimo resta secondo me Julia Kristeva Claude Dagens e non cristiani devono associarsi la pietra angolare dell’edificio europeo». E monsignor Dagens le fa eco quando, in una sorta di abitanti, è non solo incomprensibile ma si rivein un pensiero meditante "filotto filosofico", accosta Platone, Agostino, Heilerà impossibile fino a quando non sarà riconoe non calcolante. Anche per fermare degger, Lévinas, per invitare cristiani e non crisciuto e rivalutato il senso della persona che l’ela malattia del fondamentalismo» stiani «ad associarsi in un pensiero meditante e sperienza interiore forgiata dalla tradizione», innon calcolante». «Madame Kristeva - ha prosetesa come esperienza religiosa. guito il presule - io la ammiro perché lei non ha Dagens ha raccolto la sfida, rassicurando Julia Kscelto il nichilismo ma ha continuato a interroristeva che da parte cristiana non vi è lotta congarsi nella ricerca di un nuovo umanesimo che tro la modernità o la secolarizzazione, nessuna prenda sul serio le tradizioni religiose». idea di separare ragione e fede, come l’attuale E infatti l’intellettuale franco-bulgara ha pontefice sostiene da tempo invocando una "culricordato l’iniziativa di alcune personatura dell’incontro" e come i suoi due predecesSE L’ATEISMO SI FA MISTICO lità della cultura francese, tra cui lei sori - Giovanni Paolo II e Benedetto XVI, che Kstessa, riunite nel Progetto Monteristeva aveva invitato come ospite d’onore ad «Una personalità intertestuale». Così Julia squieu del Collège des Bernardins Assisi - hanno continuamente sostenuto: Kristeva si è più volte autopresentata. E in questa di Parigi, per indagare il "fatto reli«Quella che abbiamo davanti non è una caintertestualità rientra di certo il suo rapporto con il sacro, gioso" nelle sue molteplici esprestastrofe ma una metamorfosi: i nostri giorin particolare con il cristianesimo. Un rapporto che negli sioni (cristiani, laici, rabbini, ini a venire sono fondati su quel che vogliaultimi anni - ma non solo - ha avuto nel pensiero di questa mam). «Al ministro dell’educamo costruire e non su quel che abbiamo importante intellettuale francese (ma orientale di nascita) un zione che intende promuovere perso». importante sviluppo, come attesta la sua amicizia, personale e un "insegnamento laico della Ed entrambi gli interlocutori non hanno intellettuale, con Jean Vanier, il fondatore de L’Arche; la morale", noi vogliamo avanzare la potuto non fare i conti con lo choc del 7 collaborazione con il cardinale Gianfranco Ravasi e le diverse proposta di integrare questo ingennaio, il caso Charlie Hebdo: «Il male rapartecipazioni al Cortile dei gentili, così come la sua presenza segnamento con un corso che sedicale che dichiara la vita superflua, e la eal pellegrinaggio di pace ad Assisi alla presenza di gua "i fatti religiosi", proposti dagli limina», ha radiografato Kristeva. Al che DaBenedetto XVI. Questa relazione è ora approfondita nel specialisti della diverse fedi». Perché gens ha ribadito: «Questa violenza è anche libro della filosofa Lucia Vantini, docente all’Università di questo interesse di un’umanista per un richiamo alla modernità perché essa riveVerona e alla Facoltà teologica del Triveneto, il dato di fede? «Il modello democratida il proprio nichilismo e si riprenda a cuore l’uL’ateismo mistico di Julia Kristeva (pp. 254, euro co che l’Europa propone al mondo, e atmanesimo». 22), da poco edito da Mimesis. (L.Fazz.) torno al quale fa così fatica a muovere i suoi © RIPRODUZIONE RISERVATA KRISTEVA