Se mi lasci ti cancello

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Se mi lasci ti cancello
Se mi lasci ti cancello
Titolo originale:
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Regia:
Sito ufficiale:
Cast:
Produzione:
Distribuzione:
Data di uscita:
Eternal Sunshine of the Spotless Mind
U.S.A.
2004
Commedia
108'
Michel Gondry
www.eternalsunshine.com
Jim Carrey, Kate Winslet, Kirsten Dunst, Tom Wilkinson, Elijah Wood, Mark
Ruffalo, David Cross
Anthony Bregman, Steve Golin
Eagle Pictures
22 Ottobre 2004 (cinema)
Trama
Joel e Clementine si amano alla follia ma sono troppo diversi. Così, un giorno, Clementine decide
di farsi estirpare la sezione della memoria relativa alla loro storia d'amore. Quando Joel lo scopre
vuole sottoporsi allo stesso trattamento, ma all'ultimo momento capisce di amare troppo
Clementine e di non volerne cancellare il ricordo... Inizia così una corsa contro il tempo per poter
salvare l'amata nei recessi della sua mente.
Recensioni
Premesso che […] per capire il senso del film e soprattutto i suoi snodi temporali sono necessarie
molteplici visioni, esiste un elemento forse in grado di orientare lo povero spettatore. Un elemento
che, nel delirio e nel vortice visivo generato dalla mente di Gondry (e di Joel), si staglia
chiaramente per la sua diversità: la parola. […] a sancire la differenza (e quindi a suggerire una
direzione di lettura) tra l'inizio del film e la sua fine, in cui la stessa sequenza viene ripetuta, è un
dettaglio: il biglietto che Joel lascia sul parabrezza del vicino in un caso e non nell'altro. […] Non
solo: perché il film inizia con la voce off di Joel […] e ha il momento clou nell'ascolto delle
audiocassette […] Le immagini passano, si confondono, si sovrappongono. Perciò, l'unico modo
per andare avanti è tornare indietro, regredire come fa Joel, ritrovare la capacità di osservare le
imperfezioni, sgranature, incongruenze di quanto si vede per concentrarsi su altri elementi. È,
insomma, smettere di concepire il cinema come una finestra sul mondo per ritrovare il valore
dell'opacità.
Elisa Venco, Se mi lasci ti cancello, in «Duellanti», n. 10, ottobre-novembre 2004, p. 15.
Sensazionale la new wave americana. Diversa, intraprendente, ardimentosa, capace di conciliare
avant-garde e botteghino. […] potremmo definire il secondo film di monsieur Gondry – francese di
origini, americano d'adozione – il seguito “ideale” (siderale?) di Essere John Malkovich [Spike
Jonze, 1999]. Nuove penetrazioni mentali, altre masturbazioni cerebrali, cibo per la mente. A fare
da trait d'union tra i due film è Alexander Pope (“Pope Alexander?”). La sua elegia Da Eloisa ad
Abelardo è evocata infatti in entrambi i film. Qui ispira il titolo originale (ovviamente banalizzato
nella traduzione italiota). […] il film di Gondry ha una struttura ipertestuale. Si svolge e si riavvolge
come una fisarmonica: ha un inizio, una fase centrale e una fine, ma non necessariamente in
questo ordine (Godard docet). Si apre in medias res, nel cervello di Joel. I flashback proliferano,
confondendo lo spettatore e rendendo la visione frammentata, frattale e discontinua.
Fenomenologicamente parlando, è un film che va (ri)montato, è un puzzle game cinematografico
[…] la storia scorre avanti e indietro nella mente di Joel e sta allo spettatore individuare la chiave di
lettura “corretta” […] troviamo personaggi nevrotici, atmosfere surreali, coppie scoppiate […] A una
prima lettura, Eternal suona come un ammonimento: chi dimentica i propri errori è condannato a
ripeterli all'infinito. Eternal ci rammenta che le relazioni amorose richiedono un “adattamento”
continuo nonché compromessi, negoziazioni. […] Ad un secondo livello, Eternal conferma che, per
il cinema contemporaneo, la tensione tra ricordo e oblio non è una semplice preoccupazione né un
mero pretesto narrativo, quanto piuttosto un'ossessione. […] Eternal commuove e terrorizza, pur
nella sua machiavellica cerebralità, perché ci ricorda che la memoria – ciò che ci rende umani
troppo umani – è menzognera, malleabile, fragile. […] Nell'era dell'informazione pervasiva e
persistente, l'oblio spaventa più della morte. […] In Eternal, il tempo è fuori luogo e lo spazio è
negoziabile: il film si svolge nella dimensione “reale” e in quella “mentale”, anche se non è per
niente facile distinguerle […] Liquidata da molti come “masturbazione mentale”, la fiaba di Gondry
è una meta-love story concettuale, surreale e struggente insieme.
Matteo Bittanti, L'esperimento del Dottor K., in «Cineforum», n. 439, novembre 2004, pp. 3840.