GUERRA - Orchestra Filarmonica di Torino

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GUERRA - Orchestra Filarmonica di Torino
LE ST
AGIO
NI
2015 • 2016
CONSERVATORIO
TEATRO VITTORIA
+SPAZIOQUATTRO
GUERRA
DOMENICA
5
GIUGNO
MARTEDÌ
7
+SpazioQuattro
ORE 10-13
PROVE APERTE
Conservatorio G. Verdi
ORE 21
GIUGNO
GUERRA
Orchestra Filarmonica
di Torino
Filippo Maria Bressan
direttore
Tra ironia, angoscia ed eroismo,
due Sinfonie
per due modi straordinari
di raccontare la guerra.
Franz Joseph Haydn (1732 - 1809)
Sinfonia n. 100 in sol maggiore Hob I:100 “Militare”
Adagio
Allegretto
Minuetto-Trio
Finale (Presto)
Ludwig van Beethoven (1770 - 1827)
Sinfonia n. 3 in mi bemolle maggiore op. 55 “Eroica”
Allegro con brio
Marcia funebre. Adagio assai
Scherzo. Allegro vivace
Allegro molto
In una bella pagina di Sorvegliare e punire, il libro sulla nascita della
prigione pubblicato nel 1975, Michel Foucault scrive: «il sogno di una
società perfetta, gli storici delle idee lo prestano volentieri ai filosofi
e ai giuristi del secolo XVIII, ma esisteva anche un sogno militare
della società» che procedeva per altre vie e avrebbe finito, in realtà,
per vincere la partita. Alle spalle di quel che siamo oggi, sosteneva
Foucault, non ci sono né l’idea del contratto sociale primitivo, né la
figura simbolica dello stato di natura, ma la visione della società come
di una macchina da organizzare in modo funzionale, con le sue parti
accuratamente subordinate e addestrate per essere il più possibile
efficienti. Bisogna tenere presente la forza di questo «sogno militare»
quando si pensa alla presa che l’esercito ha avuto, nel Settecento, su
tutto un immaginario che non è legato alla guerra. Si scriveva musica
per celebrare le vittorie, senza dubbio, ma il genere che si definiva
“militare” andava ben oltre le opere di circostanza e riguardava un
mondo più ampio fatto di gesti, atteggiamenti, figure e suoni che
riassumevano anche la fierezza di un’epoca, i suoi momenti di festa e
le sue forme di autorappresentazione.
La Sinfonia in sol maggiore di Haydn che conosciamo come Militare,
e che venne eseguita a Londra il 31 marzo 1794, è da questo punto di
vista un esempio significativo. È stato sostenuto che potesse essere in
rapporto con la percezione di pericolo dovuta alla situazione francese:
da poco si era consumata la repressione degli insorti in Vandea. Appare
improbabile, però, che Haydn avesse in mente la cronaca politica, ed
è più verosimile che egli abbia voluto trovare un terreno comune con
il pubblico musicale inglese del suo tempo e che quel terreno fosse
facilmente rinvenibile in qualcosa che era diffuso nell’esperienza
musicale di tutta l’Europa di allora: i ritmi di marcia, il crescendo
strumentale già tante volte utilizzato per inscenare l’avvicinarsi di
una fanfara militare, l’impiego degli strumenti da parata, trombe,
grancasse e timpani, la cui presenza era sufficiente, allora, per definire
“militare” qualunque musica.
Già nell’Adagio introduttivo c’è un crescendo che porta a un momento
di sospensione subito dopo il quale inizia, proprio con un effetto di
lontananza, la marcia allegra intonata dal flauto, dagli oboi e poi
dagli archi, prima di essere ripresa e sviluppata dall’intera orchestra.
Nel secondo movimento Haydn rielabora un Concerto scritto poco
meno di dieci anni prima per il re di Napoli, Ferdinando IV, e a cui
cambia completamente pelle proprio lavorando sull’orchestrazione,
trasformando in un’ambientazione militare quel che in origine era un
gioco sonoro affidato all’insolita “lyra organizzata,” una via di mezzo fra
la ghironda e l’organo portativo. L’atteggiamento militare torna anche
nel movimento conclusivo, un Presto molto brillante, ma compare con
un tratto più ironico anche nel Minuetto, con l’alternanza fra l’andatura
impettita del tema principale e la sognante leggerezza del Trio.
Il generale Guibert, nel 1770, aveva pubblicato un saggio sulla
tattica in cui esprimeva in modo molto chiaro il sogno militare di una
società ben organizzata e funzionante: «lo Stato che io dipingo avrà
un’organizzazione semplice, solida, facile da governare, somiglierà
a quelle grandi macchine che, con mezzi poco complicati, producono
effetti formidabili». L’età napoleonica avrebbe realizzato questa
visione unendo all’opera dei militari anche quella dei giuristi, ma
al tempo stesso avrebbe provocato quasi un risveglio dal sogno e
rivelato come la guerra moderna sia portatrice di orrori su vasta scala
e responsabile del moltiplicarsi dei conflitti. Beethoven, com’è noto,
aveva visto in Napoleone l’incarnazione degli ideali repubblicani,
ma aveva dovuto ricredersi nel momento della sua incoronazione a
Imperatore e poi vivere con estrema preoccupazione gli eventi della
guerra austro-francese: il tutto in un lasso di tempo brevissimo, che va
dal 1802 al 1805. È il periodo in cui concepisce una Sinfonia intitolata
Bonaparte, ne straccia il frontespizio subito dopo l’incoronazione
del 1804, come riferisce il suo allievo Ferdinand Ries, e sceglie poi
come titolo Sinfonia Eroica aggiungendo «composta per festeggiare il
sovvenire di un grand’uomo».
Comunque si voglia interpretare questa vicenda, non c’è dubbio che
rispetto a Haydn il riferimento all’immaginario militare non sia più
solo riconducibile alla dimensione del sogno, ma porti con sé una dose
di realtà che Beethoven affronta senza retorica, dando alla Sinfonia
il senso di un’azione politica. Non c’è bisogno di un programma o di
un aneddoto per cogliere, direttamente dalla musica, l’animazione
dialettica delle idee che si rincorrono, lottano e cercano di trovare
soluzione in un nuovo ideale di grado superiore. Con questa Sinfonia,
com’è stato più volte osservato, la musica ha cessato di essere
intrattenimento e spettacolo per diventare riflessione, intervento,
costruzione di un immaginario collettivo. Dalla grandiosità dell’Allegro
con brio iniziale alla potenza della Marcia funebre in do minore, il
secondo movimento, per giungere al finale in forma di variazioni dopo
la pausa di uno Scherzo meno problematico, tutta la Sinfonia è un
seguito di invenzioni, di colpi alla tradizione e di gesti innovativi dei
quali oggi a stento possiamo cogliere la portata. Rimangono l’impatto
della Sinfonia nel suo complesso e l’incisività dei suoi singoli momenti
a lasciare vividi in noi i segni di un’avventura del pensiero che ha
saputo esprimere in musica i timori, le speranze e la volontà di una
generazione intera, esaltata e frastornata contemporaneamente dalla
velocità dei cambiamenti storici a cui stava assistendo.
Stefano Catucci
Filippo Maria Bressan ha diretto orchestre e compagini di massimo
prestigio, quali l’Orchestra e il Coro dell’Accademia Nazionale di Santa
Cecilia, l’Orchestra Sinfonica Nazionale della RAI, l’Orchestra e il Coro
del Teatro La Fenice di Venezia. Ospite regolare delle principali società
concertistiche e dei maggiori festival di musica sinfonica, antica e
contemporanea (Accademia Chigiana di Siena, Biennale di Venezia,
MITO SettembreMusica, Sagra Musicale Umbra e molti altri), tra le sue
molteplici esperienze ha avuto modo di lavorare a fianco di musicisti
quali Claudio Abbado, Luciano Berio, Frans Brüggen, Myung-Whun
Chung, Carlo Maria Giulini, Eliahu Inbal, Peter Maag, Lorin Maazel,
Georges Prêtre, Mstislav Rostropovich, Giuseppe Sinopoli, Jeffrey Tate,
Arvo Pärt, Roman Vlad e molti altri.
Definito da Carlo Maria Giulini come direttore “di nobile ed elegante
semplicità”, ha scelto di seguire le proprie passioni e di lavorare
principalmente in Italia. Ha tuttavia diretto anche in molti teatri e sale da
concerto d’Europa e del Sud America e si è dedicato per vent’anni all’Athestis
Chorus&Orchestra – complesso barocco con strumenti d’epoca da lui
fondato – con il quale è divenuto uno dei protagonisti della rivalutazione
della musica barocca e del rinnovo del repertorio corale e sinfonico.
Direttore ospite al Teatr Wielki di Poznàn, al Teatro Lirico di Cagliari,
direttore principale dell’Academia de li Musici e di Voxonus, possiede
un repertorio molto vasto e selezionato sia in ambito sinfonico che
operistico. Ha diretto quasi tutte le principali orchestre italiane,
spaziando dalle Ouvertures di Bach a Rendering di Luciano Berio, dagli
Oratori di Händel ai capolavori operistici di Mozart e Rossini ma anche
di Verdi, collaborando con solisti quali Radek Baborák, Antonio Ballista,
Pavel Berman, Rudolf Buchbinder, Michele Campanella, Bruno Canino,
Giuliano Carmignola, Gabriele Cassone, Carlo Colombara, Roberto
Cominati, Pietro De Maria, Martin Fröst, Benedetto Lupo, Sara Mingardo,
Domenico Nordio, Michail Pletnev, Giampaolo Pretto, Carolyn Sampson.
Pianista di formazione e direttore di vocazione, Filippo Maria Bressan è
stato assistente di Jurgen Jürgens, allievo a Vienna di Karl Österreicher,
si è perfezionato con Gardiner e Leitner. La sua profonda conoscenza
della tradizione vocale italiana e della grande scuola sinfonica tedesca
lo ascrive tra i maggiori interpreti del repertorio sinfonico-corale e tra
i più interessanti specialisti nel sinfonismo, oltreché nell’opera del
Settecento e del primo Ottocento, rivisti con attenzione filologica.
Membro del comitato scientifico della Fondazione Rossini di Pesaro
dal 2006, ha registrato numerose prime esecuzioni assolute e concerti
dal vivo e in mondovisione per la RAI e le radiotelevisioni austriaca,
belga, francese, olandese, polacca, slovena e brasiliana. Ha inciso per
Chandos, Decca, Deutsche Grammophon, EMI, Virgin.
Con l’Orchestra Filarmonica di Torino ha inciso nell’ottobre 2011 un CD
per Amadeus con musiche di Bruch e Mendelssohn.
giovedì 9 giugno 2016 - ore 11
Circolo dei Lettori - Palazzo Graneri della Roccia
Via Bogino, 9 - Torino
CONFERENZA STAMPA DI PRESENTAZIONE
DELLA STAGIONE 2016-2017
Per informazioni e adesioni: [email protected]
Devolvi il 5xMille dell’Irpef
all’Orchestra Filarmonica di Torino:
ora puoi!
La Legge finanziaria 296/06 ha previsto la possibilità per il
contribuente di devolvere il 5xMille dell’IRPEF anche a beneficio
dei teatri e delle istituzioni culturali come l’Associazione
Orchestra Filarmonica di Torino.
L’Oft è infatti adesso un’Associazione riconosciuta senza
scopo di lucro iscritta in data 19.03.14 al n. 1152 del Registro
Regionale centralizzato provvisorio delle Persone Giuridiche, di
cui alla DGR n. 39-2648 del 02.04.2001.
È semplice!
Basta riportare la propria firma nell’apposito riquadro
dei modelli di dichiarazione dei redditi indicando
CODICE FISCALE 97591360017
La destinazione del 5xMille non è alternativa a quella
dell’8xMille e non ha alcun costo per il contribuente.
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