STARTUP - Confimprenditori
Transcript
STARTUP - Confimprenditori
STARTUP: tanto rumore per nulla? 14/12/2016 A CURA DEL CENTRO STUDI CONFIMPRENDITORI CONFIMPRENDITORI a cura del CENTRO STUDI CONFIMPRENDITORI Le startup innovative sono lautamente finanziate dallo Stato italiano, ma i numeri e i risultati delle nuove aziende hi-tech sono deludenti se consideriamo l’investimento pubblico e la retorica della politica. Mentre centinaia di migliaia di piccole-medie imprese producono circa metà del PIL del Paese senza ricevere finanziamenti dalla politica, le startup hanno una serie di corsie privilegiate non sempre giustificabili agli occhi degli imprenditori tradizionali. 1. I numeri dell’investimento pubblico sulle startup innovative 1.1 Gli investimenti del governo centrale tra Invitalia e Industria 4.0 Lo Stato tramite il Ministero dello Sviluppo Economico e la società controllata Invitalia ha investito 50 milioni di euro quest’anno, ma gran parte dell’investimento pubblico sulle startup è gestito ed erogato dalle Regioni. Con il piano Industria 4.0 del governo Renzi lo Stato, attraverso l’azione coordinata di sei ministeri investirà 13 miliardi di euro tra il 2017 e il 2020. Le modalità d’investimento e i criteri di selezione non sono ancora noti al pubblico al momento, ma sappiamo che l’investimento sarà ripartito tra nuove infrastrutture, formazione e finanziamenti alle nuove startup. 1.2 I finanziamenti regionali e dei fondi europei gestiti dalle Regioni Fondi europei, incentivi fiscali, microcredito e bandi regionali. Sono diverse, su ogni territorio, le possibilità offerte dagli enti locali a chi vuole fare startup ma non ha tutte le risorse economiche necessarie per far partire le proprie idee d’impresa. Abbiamo preso i dati offerti dal sito Startup Italia!, una delle fonti più autorevoli in materia d’innovazione, così da ricostruire la mappa degli incentivi pubblici alle startup. Lombardia: 30 milioni per Intraprendo La Lombardia attraverso il progetto “Intraprendo” stanzia 30 milioni di euro per l’avvio di nuove iniziative imprenditoriali e di autoimpiego. L’iniziativa non avrà solo l’obiettivo di valorizzare le migliori idee frutto della creatività degli under 35 e dei soggetti più maturi ed esperti, ma sarà aperta anche ad imprese lombarde esistenti da non più di due anni per sostenere la realizzazione di progetti caratterizzati da elevata qualità, sostenibilità e potenzialità sulla base del business plan presentato. Lazio: 6,2 milioni dal venture capital pubblico Lazio Innova ha messo a disposizione ci sono in totale 6,2 milioni di euro dedicati al supporto del mercato dei venture capital nel Lazio attraverso interventi nel capitale di rischio di startup e Pmi che si trovano nella regione Lazio insieme a co-investitori privati. I capitali arrivano dal Fondo POR I.3 che è finanziato con risorse pubbliche comunitarie, nazionali e regionali del POR FESR 2007/2013 per 24 milioni di euro. Il Fondo può investire esclusivamente insieme a terzi co-investitori privati e indipendenti. Campania: «1 miliardo a chi fa innovazione» per i prossimi 7 anni. La Regione Campania investirà 1 miliardo di euro nei prossimi sette anni per quanto riguarda ricerca, innovazione, imprese, competitività e Agenda Digitale. Inoltre, nel 2016 le startup iscritte nel registro delle imprese, con sede legale o almeno una sede operativa in Campania, potranno beneficiare della defiscalizzazione Irap relativa ai prossimi tre anni, fino cioè al 2018. Infine, dallo scorso 1 marzo, è possibile candidarsi al fondo “Selfiemployment” che ha lo scopo di sostenere l’avvio di nuove imprese promosse da giovani Neet tramite l’erogazione di finanziamenti agevolati. Si tratta di una misura compresa nel programma Garanzia Giovani Campania, dotata di 14,1 milioni di euro di risorse. Sicilia: 58 milioni di euro per SELFIEmployment In Sicilia ci sono diverse agevolazioni a fondo perduto “sospese” per mancanza di fondi, ma potrebbero essere riavviate dopo un recente stanziamento di fondi. Come per la Campania, però si può accedere in questo caso ai fondi per il Selfiemployment grazie ai quali, i giovani imprenditori siciliani under 30 potranno contare su 58 milioni di euro. In arrivo poi ci sarebbero altri tre bandi per l’occupazione giovanile che in totale dovrebbero portare sul territorio altri 40 milioni. Di questi, oltre 6 milioni saranno utilizzati per favorire l’inserimento professionale dei giovani Neet attraverso attività di lavoro autonomo. Il bando assegnerà finanziamenti che serviranno «ad azioni di consulenza e formazione breve (individuale o per gruppi di massimo 3 soggetti) per la redazione del business plan, per gli adempimenti fiscali, tributari e previdenziali e per azioni di marketing». Veneto: un bando regionale sempre aperto (fino a 100K) Veneto Sviluppo, che nell’ultimo quinquennio ha garantito l’accesso al credito a 15 mila imprese venete, dovrà continuare ad essere ‘volano di sviluppo’ per l’economia veneta grazie al proprio ruolo di garanzia. Fra le attività svolte da questo ente a favore soprattutto delle Pmi più che delle startup c’è il suo fare da tramite per il Fondo di rotazione per l’imprenditoria giovanile (un bando regionale sempre aperto, in cui sono ammissibili le spese per un ammontare che va da un minimo di € 20.000,00 ad un massimo di € 100.000,00 IVA esclusa). Emilia-Romagna: 6 milioni per far partire nuove startup Per avviare o consolidare startup innovative ad alta densità di conoscenza la Regione Emilia Romagna mette a disposizione oltre sei milioni di euro. Il bando, finanziato nell’ambito del Programma operativo regionale Fesr 2014-20, è partito a marzo ed è possibile parteciparvi fino al 30 settembre. Si rivolge alle piccole e micro imprese regolarmente costituite come società di capitali, incluse Srl, uninominali, consorzi, società consortili, cooperative. Per i progetti di avvio di attività possono presentare domanda le imprese costituite successivamente al 1° gennaio 2013, per i progetti di espansione di startup già avviate possono presentare domanda le imprese costituite dopo il 1 marzo 2011. Piemonte: 8,5 milioni alle startup fra il 2014 e il 2020 Per sostenere le start up innovative la Regione Piemonte ha stanziato 8 milioni e mezzo di euro per l’intero periodo, di cui circa 2 milioni per il biennio 2015-2016. Le novità riguardano soprattutto le tipologie di start up innovative: si punta soprattutto alla creazione di imprese nei settori ad alta intensità di ricerca e conoscenza, connotati da un elevato contenuto tecnologico nei settori manifatturiero, digitale, della cultura e del turismo. Gli incubatori universitari pubblici si sono dati l’obiettivo di validare 174 business plan e costituire 132 imprese. Si allarga anche il target di chi può presentare un progetto, non sono solo più ricercatori universitari, ma anche soggetti con età inferiore ai 40 anni, con diploma di scuola superiore e disoccupati o inoccupati. La Regione ha avuto un ruolo importante nella filiera che porta dalla ricerca alla formazione di startup innovative spin off della ricerca pubblica: il progetto di sovvenzione globale dei percorsi integrati gestiti dagli incubatori universitari pubblici ha portato, grazie ad un finanziamento di 6.238.000 euro del Fondo sociale europeo 2007-2013 a risultati significativi: 55.614 contatti, 1.228 idee di impresa presentate agli incubatori, 361 idee d’impresa accolte, 140 business plan approvati, 138 percorsi di accompagnamento imprenditoriale, 76 imprese costituite con occupazione diretta di 264 persone e indiretta di altre 187. Valle d’Aosta: 1 milione per la ricerca delle imprese Con il bando Fabbrica intelligente, promosso dall’assessorato delle Attività Produttive, energia e politiche del lavoro e rivolto alle imprese valdostane, viene messo a disposizione 1 milione di euro. Il bando è promosso dalla Regione Valle d’Aosta in attuazione dell’Accordo quadro con la Regione Piemonte in materia di ricerca, ed ha, infatti, la finalità di favorire la realizzazione di progetti di ricerca industriale e di sviluppo sperimentale da parte di imprese industriali con sede operativa in Valle d’Aosta. Per il finanziamento delle imprese valdostane è disponibile un ammontare di risorse pari a 1 milione di euro. I contributi a fondo perduto concedibili ad ogni beneficiario non potranno superare i seguenti massimali di importo: 500 mila euro per le grandi imprese, 250 mila euro per le medie e 150 mila euro per le piccole. Una maggiorazione del 20 per cento è prevista per le imprese insediate nell’area industriale Cogne di Aosta e nella Pépinière d’entreprises di Pont-Saint-Martin. Puglia: almeno 2 miliardi per l’innovazione (non spesi) Dei 7,1 miliardi di euro del Por pugliese, almeno 2-2,5 dovrebbero essere riservati all’innovazione e, almeno fino allo scorso mese di marzo, non sono stati spesi. Il 50% del POR della Regione Puglia sarà finanziato dai fondi dell’Unione europea (per totali 3,56 miliardi), il 35% dallo Stato italiano (2,5 miliardi) e il 15% dalla stessa Regione, per poco più di un miliardo. La BEI finanzierà con 450 milioni quest’ultima quota, coprendo quindi oltre il 40% del fabbisogno regionale e contribuendo così ad attivare l’intero piano di investimenti (la quota europea è disponibile solo contestualmente a quella regionale). La Puglia offre poi alle neo imprese 54 milioni di euro attraverso il progetto “Nidi”. Si tratta di un Fondo creato dalla Regione per favorire le nuove iniziative di impresa e in particolare le microimprese (e conseguentemente l’autoimpiego) attraverso l’erogazione di prestiti rimborsabili e contributi a fondo perduto. Toscana: finanziamenti agevolati per oltre 4 milioni Rafforzare l’innovazione del sistema imprenditoriale della Toscana sostenendo l’avvio di attività imprenditoriali innovative e l’occupazione giovanile. Questa la finalità del bando “Sostegno alla creazione di startup innovative” che la Regione Toscana ha approvato e pubblicato nell’ambito del Por Creo Fesr 2014-2020. In particolare il bando, che ha una dotazione finanziaria iniziale di 4 milioni 324.300 euro, mette a disposizione finanziamenti agevolati (a tasso zero, senza garanzie personali e patrimoniali del 60% del costo ammissibile del progetto d’investimento) e voucher (contributi in conto capitale del 100% della spesa ammessa) per l’acquisizione di servizi di consulenza e supporto all’innovazione (es. di affiancamento e tutoraggio) utili alla creazione ed allo svolgimento dell’attività d’impresa. Calabria: quasi 4 milioni per l’innovazione delle Pmi Il bando Calabria Startup ha una dotazione complessiva di quasi 4 milioni di euro e i soggetti beneficiari sono le nuove piccole e medie imprese operative in Calabria. Sardegna: c’à un venture regionale con 10 milioni di euro Lo scorso aprile è stato reso pubblico dalla regione Sardegna il bando del Venture Capital che prevede un fondo regionale da 10 milioni di euro per acquisire partecipazioni dirette in imprese innovative. Si tratta di una misura che prevede il co-investimento con investitori privati in imprese che hanno bisogno di un sostegno finanziario per lo studio del progetto iniziale, per lo sviluppo dei prodotti e la prima fase della commercializzazione. Liguria, 3 milioni per favorire nascita e crescita delle startup Gli aspiranti imprenditori residenti in Liguria, possono usufruire di 3 milioni di euro del fondo sociale europeo messi a disposizione per favorire l’occupazione, sostenendo la nascita e la crescita delle startup sul territorio regionale, per la produzione di beni nei settori industria, artigianato, trasformazione di prodotti agricoli, fornitura di servizi alle imprese e alle persone, commercio di beni e servizi, turismo. Il bando Start & Growth è stato approvato a fine aprile ed ha durata pluriennale fino ad esaurimento delle risorse e comunque fino al 30 aprile 2018. È aperto anche alle imprese già avviate che abbiano al massimo due anni di vita e che, appena create, potrebbero avere difficoltà a sopravvivere. I nuovi imprenditori, singoli o in team, maggiorenni, disoccupati, inoccupati, inattivi o occupati e residenti in Liguria, possono usufruire per le loro startup dei servizi di accompagnamento imprenditoriale sotto la guida di un tutor per definire l’idea imprenditoriale e predisporre un business plan. Gli incentivi economici per sostenere le spese di avvio della startup sono pari a 4.777,23 euro di contributo a fondo perduto per ciascuna iniziativa imprenditoriale e saranno corrisposti solo a seguito della validazione del business plan e dell’avvio dell’impresa. Successivamente, entro il primo anno di attività, è previsto un servizio di accompagnamento e tutoraggio, con la possibilità di insediare la propria unità produttiva all’interno degli incubatori di Filse per 12 mesi utilizzando i “voucher di incubazione” previsti dal bando. Marche: 12 milioni di euro per le startup (8 già disponibili) «Imprenditorialità e formazione rappresentano gli assi strategici su cui puntare per costruire il nostro futuro. La Regione Marche crede molto nelle startup innovative, prevedendo nel Por (Programma operativo regionale) 12 milioni di euro per questo settore, di cui 8 già disponibili con il primo bando». A dirlo lo scorso gennaio è stata l’assessore regionale all’Industria, Manuela Bora. Abruzzo: 13 milioni per incentivare l’assunzione di ricercatori Il Por Fesr dell’Abruzzo per il periodo 2014-2020 vale più di 231 milioni di euro. Di questi, ne sono stati stanziati 13 per l’assunzione di ricercatori nelle imprese e per dare impulso specifico alle attività di ricerca applicata. In totale, si prevede che saranno complessivamente sostenute circa 650 imprese, tra queste più di 90 saranno le imprese che riusciranno ad avere accesso al credito grazie al contributo del Por Fesr e almeno 40 saranno le startup. Relativamente all’Agenda digitale, l’obiettivo della Regione è quello di coprire ulteriori 120.000 unità abitative con la banda larga ad almeno 30 Mbps e di almeno 20 imprese per la banda ultra larga a 100 Mbps. Friuli-Venezia Giulia, nei prossimi mesi 45 milioni Nel documento regionale approvato dalla giunta del Friuli Venezia Giulia nel novembre del 2015 sul Por Fesr 2014-2020 si parla anche di ricerca, sviluppo e innovazione delle imprese e per questo si portano avanti quattro le azioni: acquisto di servizi per l’innovazione (2,8 milioni di euro), attivazione di processi di innovazione (17,1 milioni), attività collaborative di ricerca e sviluppo (50 milioni) e promozione di startup e spin-off innovative (7 milioni). Secondo il Sole24Ore entro giugno la Regione aprirà diversi bandi: per assegnare i voucher per l’innovazione diretti all’acquisto di servizi per innovazione tecnologica, strategica, organizzativa e commerciale (2,8 milioni); per l’attività di R&S realizzata tramite la cooperazione di più imprese e istituti scientifici (25 milioni); per l’innovazione e industrializzazione dei risultati della ricerca (17,2 milioni): in totale insomma si tratta di 45 milioni. Trentino-Alto Adige, da marzo 80 mila euro per neoimprese Lo scorso dicembre a Trento sono stati approvati i nuovi criteri – applicabili alle domande presentate a partire dal 1 marzo 2016 – per gli aiuti specifici alla nuova imprenditorialità (specialmente quella femminile e giovanile) previsti dalla legge provinciale sugli incentivi alle imprese. Beneficiari dei contributi sono le piccole imprese già costituite o, nel caso di imprese di donne e giovani, rilevate da non più di 24 mesi al momento della presentazione della domanda. Sono ammissibili ai contributi quelle spese sostenute nei sei mesi precedenti la data della domanda e nei primi cinque anni dalla costituzione o dal rilevamento dell’impresa. I limiti massimi di spesa ammissibile variano da euro 40.000 a 80.000 come segue: 1) Nuove piccole imprese, max euro 40.000,00; 2) Nuove piccole imprese costituite da soggetti disoccupati da almeno 12 mesi max euro 80.000,00; 3) Nuove piccole imprese femminili/giovanili max euro 80.000,00. Umbria, 2 milioni per le pmi innovative e le startup “Sostegno alla creazione e al consolidamento di start-up innovative ad alta intensità di applicazione di conoscenza e alle iniziative di spin-off della ricerca”. A questo servono i 2 milioni di euro di risorse di cui parla il bando pubblicato dalla regione Umbria a gennaio 2016 e valido per tutto l’anno. Le Pmi beneficiarie del presente avviso devono essere costituite sotto forma di società di capitali e configurarsi in una delle seguenti tipologie: 1) startup ad alto contenuto tecnologico, ossia le società di nuova creazione caratterizzate dalla presenza di processi produttivi altamente tecnologici ed innovativi in termini di output, o in termini di fattori di produzione compresa l’utilizzazione di brevetti ed opere dell’ingegno depositate in ambito nazionale ed internazionale, 2) spin-off aziendali, quindi una nuova unità economica con le stesse caratteristiche di cui al punto precedente, costituita da alcuni soggetti che provengono da un’ impresa esistente, che si distingue per il grado di innovatività, 3) spin-off accademici ad elevate competenze scientifiche, caratterizzati dalla presenza di processi produttivi altamente tecnologici ed innovativi in termini di output o di fattori della produzione o che siano stati riconosciuti come tali nell’ambito degli appositi regolamenti emanati dall’ateneo di provenienza. Basilicata, 8 milioni per startup e spin off In Basilicata ci sono 8 milioni di euro a favore di startup e spin off, ma anche per il potenziamento di acceleratori e incubatori di impresa e 15 milioni per il fondo di rotazione per gli investimenti delle Pmi e altri strumenti di ingegneria finanziaria innovativi. Molise, il microcredito da max 25 mila euro a startup Si tratta di un vero e proprio mutuo per le startup e si chiama “Startup in progress”. Questo il nome del progetto di microcredito promosso dalla finanziaria regionale per lo sviluppo del Molise che alle giovani imprese dedica un prestito da massimo 25 mila euro ciascuna. Il Fondo europeo per gli investimenti e Finmolise hanno siglato un accordo volto ad accrescere la disponibilità di micro crediti per la costituzione o lo sviluppo di micro imprese e l’iniziativa è sostenuta anche dalla Commissione europea e dalla Banca europea degli investimenti. 2.Finanziamento pubblico alle startup: pochi eletti sulle spalle degli altri I dati qui riportati provengono dal sito StartUp Italia che si occupa di monitorare il mondo delle nuove imprese innovative e il sistema di incentivi-finanziamenti pubblici predisposte per queste attività. Il finanziamento dello Stato centrale nei prossimi anni ammonta complessivamente a 13 miliardi, mentre secondo una stima di Confimprenditori sulla base dei dati disponibili sopra riportati le Regioni erogano già oggi oltre 450 milioni di euro per il finanziamento delle startup tra dotazione regionale ed europea. Inoltre, come si può notare, i bandi nazionali sono molto precisi cioè tarati sull’elemento dell’innovazione tecnologica ed escludono, quindi, tutte quelle imprese che non rientrano tra quelle a forte sviluppo tecnologico. Al contrario i bandi regionali sono spesso più ambigui: a volte selettivi ed esclusivamente rivolte allo sviluppo tecnologico, altri genericamente rivolte alle “pmi innovative” o “nuove piccole-medie imprese”, altri ancora rivolti solo ai giovani o alle donne. Ciò che è certo è che c’è un’intera categoria d’imprese esclusa dagli incentivi pubblici, indirettamente finanziatrice attraverso la tassazione di questi finanziamenti pubblici, e sono quelle aziende familiari che non possono definirsi in senso stretto “tecnologicamente innovative” ovvero oltre il 90% delle piccole-medie imprese italiane. Per sintetizzare sul finanziamento pubblico alle startup: tanti soldi per pochi eletti sulle spalle di tutti gli altri produttori. 3. Numeri e risultati delle startup A fine giugno 2016 il numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle Imprese, ai sensi del decreto-legge 179/2012, è pari a 5.943, in aumento di 504 unità rispetto alla fine di marzo dello scorso anno. Tuttavia le startup rappresentano solo lo 0,38% del milione e mezzo di società di capitali italiane e il loro capitale sociale è pari complessivamente a 328,4 milioni di euro, che corrisponde in media a 55 mila euro a impresa. Sotto il profilo settoriale, circa il 71,3% delle startup innovative fornisce servizi alle imprese (in particolare, prevalgono le seguenti specializzazioni: produzione software e consulenza informatica, 30%; attività di R&S, 14,8%; attività dei servizi d’informazione, 8,2%), il 18,9% opera nei settori dell’industria in senso stretto (su tutti: fabbricazione di computer e prodotti elettronici e ottici, 3,7%; fabbricazione di macchinari, 3,4%; fabbricazione di apparecchiature elettriche, 2,1%); il 4,4% delle startup opera nel commercio. Il peso delle nuove imprese innovative sulle società di capitali del comparto è più elevato della media (che è pari, come detto, allo 0,38%) nei servizi alle imprese (1,16%) e nell’industria in senso stretto (0,49%). In particolare, si evidenzia che il 24% delle società di capitali che operano nelle attività di R&S sono startup innovative; rilevante è anche la quota di neo-imprese innovative fra le società dei servizi di produzione di software (7,1%). Le startup a prevalenza giovanile (under 35) sono 1.323, solo il 22,3% del totale a dispetto della retorica sull’imprenditoria giovanile. Le società in cui almeno un giovane è presente nella compagine societaria sono 2.290 pari al 38,5% del totale delle startup. Numeri che lasciano immaginare una prevalenza netta di soci e dipendenti senior, più capaci di sfruttare relazioni e accesso al capitale rispetto ai giovani. Le startup con una compagine societaria a prevalenza straniera sono pochissime: 149, ossia solo il 2,5% del totale, una quota inferiore a quanto accade per le società di capitali estere (4,2%) . Le società in cui almeno uno straniero è presente sono 746, il 12,6% del totale; tale quota è di poco superiore a quella delle società di capitali con presenza straniera (10,5%). In valore assoluto la Lombardia è la regione che ospita il numero maggiore di startup innovative: 1.285, pari al 21,6% del totale. Seguono l’Emilia-Romagna con 703 (11,8%), il Lazio 601 (10,1%), il Veneto 450 (7,6%) e il Piemonte 387 (6,5%). In coda alla classifica, la Basilicata con 46, il Molise con 21 e la Valle d’Aosta con 11 startup. Il Trentino-Alto Adige è la regione con la più elevata incidenza di startup in rapporto alle società di capitali con 100 startup ogni 10 mila società di capitali. Seguono le Marche con 73, l’Emilia-Romagna con 63 e il Friuli Venezia Giulia con 62. In valore assoluto Milano è la provincia che ospita il numero maggiore di startup innovative: 874, pari al 14,7% del totale. Seguono Roma con 520 (8,8%), Torino 291 (4,9%), Napoli 190 (3,2%) e Bologna 178 (3%). Tutte le altre province che figurano nella top ten, vale a dire Modena, Firenze, Trento, Bari e Padova, superano le 100 unità. Se si considera il numero di startup in rapporto al numero di società di capitali presenti nella provincia, Trento figura al primo posto con 135 startup ogni 10 mila società di capitali; seguono Trieste con 125, Ascoli con 100 e Ancona con 99. Sono numeri ancora poco soddisfacenti se si considera la densità imprenditoriale delle zone elencate. Sotto il profilo occupazionale, le 2.356 startup con dipendenti impiegano a fine marzo 2016 8.193 persone, in media 3,48 dipendenti per ogni impresa, mentre almeno la metà delle startup con dipendenti impiega al massimo due dipendenti. Ad oggi questa cifra in termini occupazionali risulta estremamente bassa se si considera che in Italia ci sono 22,5 milioni di lavoratori di cui oltre 3,8 milioni lavora nelle piccole e medie imprese tradizionali. A fine giugno del corrente anno, sono 23.045 i soci nelle 5.801 startup innovative con almeno un socio. È ipotizzabile che i soci siano coinvolti direttamente nell’attività d’impresa. In media ogni startup presenta 4 soci, la metà ne presenta un massimo di 3; si tratta di valori superiori rispetto a quelli del complesso delle società di capitali. Il valore della produzione media, calcolato sulle 2.860 startup innovative delle quali si hanno a disposizione i bilanci per l’esercizio 2014, è pari a circa 114mila euro, ma la metà delle startup innovative ha prodotto nel 2014 non più di 21.303 euro. L’attivo è pari in media a circa 214mila euro a impresa, ma per la metà delle startup innovative non supera 62mila euro. Numeri che risultano poco soddisfacenti per un settore che gode di quel livello di incentivi pubblici e una normativa ad hoc. Complessivamente, le startup innovative hanno registrato una produzione pari a 325,58 milioni di euro nel 2014, mentre il reddito operativo complessivo è negativo per poco più di 61 milioni di euro. Ancora troppo poco, come vedremo nel paragone con i dati complessivi delle pmi italiane. Nel 2014 prevale la quota percentuale di startup innovative che registra una perdita: 56,5% contro la restante quota (43,5%) che segnala un utile di esercizio. Oltre la metà delle startup, dunque, non registra utili d’impresa. Gli indicatori di redditività ROI e ROE delle startup innovative registrano valori negativi. L’indice di indipendenza finanziaria delle startup innovative è pari a quello fatto registrare dal complesso delle società di capitali (0,36), ma risulta più basso se si considerano soltanto le startup e le società di capitali in utile (0,28 contro 0,36) . Per ogni euro di produzione le startup innovative generano in media 15 centesimi di valore aggiunto, un dato più basso di quello delle società di capitali (21 centesimi). Un breve raffronto con le pmi tradizionali. Conclusioni Per quanto riguarda le piccole- medie imprese tradizionali in base agli ultimi bilanci disponibili pubblicati da CERVED nel suo ultimo rapporto, soddisfano i requisiti di PMI 136.114 società, tra le quali 112.378 aziende rientrano nella definizione di 'piccola impresa' e 23.736 in quella di 'media impresa. Queste società, che rappresentano più di un quinto (il 22%) delle imprese che hanno depositato un bilancio valido, hanno occupato 3,8 milioni di addetti, di cui oltre due milioni lavorano in aziende piccole. Le PMI hanno generato ricavi pari a 852 miliardi di euro, un valore aggiunto di 196 miliardi di euro (pari al 12% del Pil) e hanno contratto debiti finanziari per 240 miliardi di euro. Rispetto al complesso delle società non finanziarie, pesano per il 37% in termini di fatturato, per il 41% in termini di valore aggiunto, per il 29% in termini di debiti finanziari. Come si può osservare da questa carrellata di dati il divario tra le piccole-medie imprese tradizionali e le startup innovative resta enorme. A questo si aggiunge un’osservazione non numerica ma empirica: in Italia nessuna startup è diventata, nel giro di pochi anni, una grande azienda di successo come accaduto ad esempio negli Stati Uniti, nel Regno Unito o in Nord Europa. Segno, certamente, di un sistema Paese debole ma anche di strategie, politiche e incentivi sbagliati. Non tutti i sistemi economici hanno in sé le caratteristiche per concepire e far crescere le aziende innovative e l’Italia rientra, purtroppo, tra questi. Tuttavia, il Paese un asset sviluppato e forte lo possiede: quelle centinaia di migliaia di imprese che producono oltre il 50% della ricchezza presente nel Paese (852 su 1.642.444 miliardi di euro nel 2015).