Scarica - Rèclame Savigliano

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Scarica - Rèclame Savigliano
ANNO 2
NUMERO
18
GIUGNO
2013
d e l l a
P r o v i n c i a
G RAN D A
La stagione
della crescita
INVIATO A T U T T I G L I I M P R E N D I TORI A G RICO L I D E L L A P ROVINCIA G RAN D1A
2
3
SOMMARIO
L’ editoriale
5
L’IMPRENDITORE AGRICOLO
della provincia Granda
Direttore responsabile: Osvaldo Bellino
Direttore editoriale: Valerio Maccagno
Direzione, redazione e amministrazione:
Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo
Tel. 0172.711279
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www.imprenditoreagricolo.com
Editore: Réclame S.r.l.
Via Pylos, 20 - 12038 Savigliano - Cuneo
Progetto grafico: Marco Grussu
Pubblicità: Réclame
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Mangime da svezzamento
I segreti del mestiere
24
Piemonte latte, Mario Abrate
lascia dopo 32 anni:
«Che Dio ci benedica!»
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Cascine aperte al mondo
Uno sportello per l’estero
52
L’agrialimentare della Granda
alla conquista dell’Ucraina
E nologia
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Winemonitor analizza
il mercato del vino
30
Il vino, la memoria, il futuro
Una storia molto piemontese
O rtofrutticoltura
32
Piemonte Asprocor, la regina
delle nocciole piemontesi
40
Sistemi antibrina, le curiosità
che servono a lavorare meglio
42
La nuova ricerca del Creso
per raffredare le “rosse”
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Benessere a colori in Piemonte
con la frutta nelle scuole
V oci
A Pollenzo la prima esposizione
di aratri e attrezzi nel 1843
22
Elezioni Arap, il mio nome
non era prestampato!
57
«Reti antigrandine, perchè
la Regione apre nuovi bandi,
prima di pagare quelli vecchi?»
R adici
Il Consiglio agricolo europeo gioca
le carte sul tavolo Pac
54
Come cambieranno gli aiuti diretti
alle aziende agricole nel 2014
Volano le rondini dove
le porta il cuore
56
Rinnovato il contratto
di 15 mila operai agricoli
La pittrice del Monviso
con l’anima contadina
58
Una ciliegia tira l’altra
Dalle cultivar ai cioccolatini
28
Controversie nelle piccole aziende
Meglio la strada della mediazione
35
A Mondovì le prime gabbie
per catturare i cinghiali
37
Nuovo disegno di legge sulla caccia
La Coldiretti alza il tiro: «Così non va»
Associato
dai campi
38
informa
A ttualità
14
4
Sono Goldwin Palu e Ses
le frisone regine della Granda
A. r . pro . m . a .
Stampa: G. Canale & C. S.p.A.
Via Liguria, 24 - 10071 Borgaro - Torino
Registrazione Tribunale di Saluzzo
n. 3 del 09/01/2012
Copia gratuita
L’agriturismo può esistere
solo se c’è un’azienda agricola
e non viceversa
I segreti dello svezzamento
per una stalla più produttiva
12
Unione Stampa periodica Italiana
T ributi
16
e-mail: [email protected]
www.reclamesavigliano.it
Abbonamento anno 2013 Euro 18,00
Conto corrente postale n° 1003849591
Intestato a Reclame srl
Causale: Amico dell’Imprenditore
e
Z ootecnia
26
48
che tira
Per fare cultura
ci vuole un seme
F isco
9
terra
Controllino i cinesi
come fanno con noi
L’ aria
7
L’andamento dei prezzi
all’ingrosso, termometro
dell’agricoltura
La quotidianità della campagna
O rizzonte
6
46
M ercatino
63
Gli affari dell’imprenditore
S cadenze
61
fiscali
Giugno: occhio alle scadenze
L’ editoriale
di
O svaldo B ellino
La quotidianità
della campagna
Sarebbe troppo bello poter liquidare tutto dicendo che non ci
sono più le stagioni di una volta, così da trovare riparo in un
rassicurante, almeno quello, luogo comune buono per tutte le
stagioni, appunto.
Ma cosa ne sappiamo, veramente, delle stagioni di una volta?
Le quattro proiezioni matematiche dei meteorologi, che litigano
tra di loro sulle tesi contrapposte del riscaldamento globale?
Di stagione, a malapena si conosce la propria. Breve, effimera,
insignificante rispetto a quella del pianeta, che pure rappresenta l’ambiente che si dovrebbe conoscere meglio e rispettare,
non fosse altro che per buona creanza verso l’ospitante.
Conosciamo, questo si, la primavera di quest’anno, che è stata
la stagione del freddo e della pioggia. Colpa del riscaldamento globale, dicono.
Ma poco importa il dibattito.
Il mais è in ritardo. I pagamenti sono in ritardo.
Di puntuale, è rimasto solo il sistema esattoriale, una certezza che fino a ieri pareva incrollabile, ma che oggi, dopo la sospensione dell’Imu, sembra anch’essa… vacillare.
A differenza di altri, gli agricoltori sanno di non potersi sottrarre agli eventi.
Lavorano sotto il cielo, con il bello e il cattivo tempo. Non possono delocalizzare l’azienda all’estero, qualunque sia il governo o il regime fiscale che li opprima o li favorisca.
Sono ancorati alla terra, nel bene e nel male, perciò hanno imparato a resistere.
Non a caso l’agricoltura è l’ultima a cedere alla crisi, va avanti, assume, investe, perché
la terra, il mondo, non si ferma davanti a niente.
Le pesche vanno raccolte e le vacche munte sia con Monti che con Tremonti, con Grillo,
Letta o Berlusconi.
E’ stato dimostrato che le rondini tornano più volentieri nelle vecchie stalle della razza
piemontese. Maltempo e malgoverno non turbano i loro nidi, come le ciliegie da millenni attraversano liberamente le frontiere e la storia, regalandoci il gusto senza tempo dei
“graffioni” e delle “vissule”, del maraschino e del ratafia.
E’ la quotidianità della campagna, che non fa notizia, ma che c’è, viva e reale.
La quotidianità delle stagioni, che sopravvivono alle nostre.
5
O rizzonte T erra
di
F loriano L uciano
Controllino i cinesi
come fanno con noi
La Cina è interessata dall’ennesimo scandalo alimentare,
un nuovo tassello nell’elenco senza fine di illeciti
commessi a danno dei consumatori.
Dopo le uova simil-chimiche ad “effetto ping-pong”,
che rimbalzano a terra di venti centimetri, è stata la
volta del latte in polvere contaminato alla melammina
e poi del latte al nitrato.
C’è stato poi l’olio di scolo ottenuto da grasso animale rielaborato e venduto
come olio da cucina, lo zenzero all’ardicarb – un aficida a base di carbammate
– e la carne di pollo zeppa di antibiotici.
Ma non finisce qui, ed ecco la carne di topo venduta per carne di montone ed
i maiali con muscoli da culturalista dopati con clenobuterolo, un antiasmatico
per uso umano.
Ora è il turno del riso al cadmio.
Guangzhou - più conosciuta come Canton – è considerata la capitale culinaria
della Cina. Qui, secondo le analisi fatte dalle autorità locali, la metà del riso e
degli spaghettini di riso in commercio ha elevati livelli di cadmio, un metallo
cancerogeno che danneggia i reni.
La contaminazione arriverebbe del suolo, e ciò vorrebbe dire che l’inquinamento
in Cina è ormai penetrato nel terreno, ma le informazioni disponibili sono
frammentarie: in Cina i dati sull’inquinamento del suolo sono segreto di
Stato.
Canton è dall’altra parte del mondo e noi da qui possiamo anche non allarmarci
più di tanto, ma dobbiamo pretendere che venga tenuto alto il livello delle
attenzioni sanitarie e dei controlli su ciò che arriva nel nostro paese.
Forse sarebbe più produttivo che continuare a complicare la vita a chi ha
dimostrato nel tempo di saper produrre bene tutelando l’ambiente ed i
consumatori, esattamente come fanno gli imprenditori agricoli cuneesi.
6
L’ aria
di
che tira
M ichele A ntonio F ino
Per fare cultura
ci vuole un seme
Si fa un gran parlare di un nuovo pacchetto di regole dell’Unione
Europea che interverrà a regolare la produzione e la vendita di semi nel
territorio dell’UE. Si legge da più parti che le nuove regole metteranno
a repentaglio la produzione di piantine “fai da te”, lo scambio di
semi tra giardinieri ed orticoltori, la possibilità di conservare varietà
antiche locali o localissime che diventerebbero di colpo fuorilegge.
Ora, siccome a casa mia d’estate non ci facciamo mai mancare il pinzimonio con i piccoli (deliziosi)
peperoni “ëd Michina”, assolutamente unici e dono molti anni fa della signora da cui prendono il
nome, che ci omaggiò i semi, si può capire facilmente che chi scrive è molto sensibile alla perdita di
tipicità, di cultura gastronomica, che sta dentro un seme riprodotto lontano dai grandi circuiti delle
industrie sementiere del Nord Europa.
Tuttavia, a leggere bene sul sito dell’Unione Europea, non dando troppo retta a quello che si sente dire,
non c’è alcun dubbio che tutti gli orticoltori hobbisti potranno continuare a farsi e scambiare piantine
senza problemi, come prima.
E anche gli agricoltori, che vorranno scambiare semi, senza farne oggetto della propria produzione
professionale, potranno continuare a farlo.
L’obiettivo dell’UE è regolare in modo più serrato la produzione e la vendita di ciò che mettiamo in terra
e che poi, per molti anni determina la possibilità di produrre reddito e soprattutto frutti. Il tentativo è
ridurre l’incidenza di patologie moltiplicate in modo pestilenziale in vivaio e quindi diffuse nei campi e
nei frutteti.
Difficile essere contrari, gridare al lupo al lupo contro questo obiettivo.
Lo sappiamo bene in provincia di Cuneo, dove dobbiamo a dei vivaisti incapaci o senza scrupoli la
presenza della flavescenza dorata in vigna e dello pseudomonas syringae nei frutteti di actinidia.
In duecento anni, la diffusione incontrollata (anche, e ultimamente sopratutto da parte di operatori
professionali della produzione sementiera e vivaistica) ci siamo portati a casa le peggiori malattie
vegetali. Per citarne solo alcune, bastino i nomi di fillossera, peronospora, oidio, cinipide galligeno, a
dare l’idea.
Ecco, io personalmente vorrei leggere degli allarme e delle requisitorie impietose verso chi per anni
ha prodotto e venduto piante che hanno portato malattie e povertà, guadagnandoci. Vorrei leggere
proposte per migliorare i controlli sulla produzione delle piante, insieme ad un plauso per una volontà
europea che nessun agricoltore può considerare secondaria per il suo futuro.
Invece continuiamo a infervorarci per delle questioni del tutto equivoche o secondarie, confermando
che se abbiamo dei politici fanfaroni è perché ci somigliano.
7
8
F isco
di
A lberto
tealdi , commercialista ,
e
T ributi
[email protected]
L’agriturismo può esistere
solo se c’è un’azienda
agricola e non viceversa
Per l’attività agrituristica, attività
connessa alle attività agricole di cui
all’art. 2135 del Codice Civile il quale
prevede nella propria elencazione
l’attività di ricezione ed ospitalità così
come definite dalla Legge, è previsto
un particolare regime fiscale, diverso
da quelli applicabili alla consueta
attività agricola ma comunque di
favore rispetto alle medesime attività
alberghiere/ristoratizie svolte non in
collegamento con l’attività agricola
stessa.
Proprio per questo è bene premettere
che l’attività agrituristica per essere
considerata tale deve assolutamente
sottostare alle regole di cui alla Legge
n. 96 del 20 febbraio 2006 (e relative
Leggi Regionali) nella quale sono
analiticamente indicate le condizioni
per cui tale attività possa considerarsi
connessa all’attività agricola e quindi
beneficiare della normativa fiscale di
favore.
ATTIVITA’ NON PREVALENTE
Tra le attività indicate nelle predetta
Legge vi è quella di ricezione e
ospitalità svolta dagli imprenditori
agricoli esercitata attraverso l’utilizzo
della propria azienda e con questa
in rapporto di connessione e
complementarietà rispetto alle attività
agricole di cui all’art. 2135 del Codice
Civile le quali devono avere carattere
principale.
In pratica l’attività agrituristica deve
essere una attività che va a completare
il ciclo produttivo dell’attività
dell’imprenditore agricolo ma non deve
essere la sua attività prevalente, quindi
perché nasca l’attività agrituristica
9
Regime fiscale forfetario ai fini di Iva e imposte sul reddito,
a condizione che vengano rispettate le regole dell’attività connessa
Sospesa l’Imu
agricola
se ne riparla
in autunno
Con DL varato dal Consiglio
dei Ministri venerdì 17 aprile
oltre alla sospensione del
pagamento della rata di
acconto dell’Imu sulla prima
casa, in scadenza il 17 giugno,
è stata sospeso il pagamento
della medesima rata relativa ai
terreni agricoli ed ai fabbricati
rurali strumentali. Pertanto
il pagamento sarà slittato
in autunno a seguito della
revisione della determinazione
dell’imposta su tali immobili.
10
deve esserci l’attività agricola e non
viceversa.
IVA E IMPOSTE
Fatte le dovute premesse, qualora
l’attività rientri nell’attività connessa,
dal punto di vista fiscale questa gode
di un sistema forfetario sia ai fini Iva
che ai fini delle imposte sul reddito.
Per quanto riguarda l’Iva si applica una
percentuale forfetaria di detrazione
del 50% sull’Iva relativa alle operazioni
attive. Questo significa che fatta cento
l’Iva sulle cessioni nella liquidazione
l’imposta da versare all’erario è pari a
cinquanta. Questo regime non tiene
quindi conto dell’Iva pagata sugli
acquisti che non incide nel calcolo
della liquidazione. Con lo stesso
meccanismo viene anche calcolata la
base imponibile ai fini delle imposte sul
reddito (per le aziende agricole sotto
forma di ditta individuale e società
di persone) in quanto è determinata
sulla base della percentuale forfetaria
del 25% dei ricavi quindi, anche in
questo caso, fatti cento i ricavi la
base imponibile sulla quale si calcola
l’imposta sul reddito è venticinque.
OPZIONE ORDINARIA
L’imprenditore agricolo ha comunque
la facoltà, nel caso ne valutasse
qualche convenienza, di optare per il
regime ordinario di liquidazione dell’Iva
(Iva sulle cessione meno Iva sugli
acquisti) e del reddito (base imponibile
data da costi meno ricavi). Tale
opzione, che deve avere durata almeno
triennale, vale sia per l’Iva che per le
imposte sul reddito e non può essere
effettuata disgiuntamente.
E’ bene precisare che l’attività
agrituristica comporta la tenuta della
contabilità separata ai fini Iva rispetto
all’ordinaria attività agricola, a meno
che per entrambe non si sia optato
per il regime Iva ordinario. Infine con
riferimento ai fabbricati destinati a
tale attività, questi sono considerati
fabbricati rurali strumentali a tutti gli
effetti.
F isco
e tributi
Tassazione catastale
Abrogata l’opzione
per le società agricole
L’Amministrazione
Finanziaria con la circolare
n. 12, del 3 maggio, è
intervenuta in merito
alla abrogazione della
possibilità di optare per
la tassazione catastale in
capo alle società agricole,
possibilità che viene meno
a fare data dal periodo di
imposta 2015. Con tale
documento di prassi è stato
precisato che nei periodi di
imposta 2013 e 2014 non
potranno comunque essere
effettuate opzione per la
tassazione su base catastale
nè da parte delle nuove
società agricole costituite
in tali esercizi nè da parte
di soggetti costituiti negli
esercizi precedenti ma che
non avevano effettuato
tale opzione a fare data
almeno dal periodo di
imposta 2012. Con tale
interpretazione della
norma, già decisamente
penalizzante per le società
agricole, viene prevista una
ulteriore restrizione dei
soggetti che vi possono
beneficiare in questi
due periodi di imposta
“transitori”.
11
A ttualità
Il Consiglio agricolo
europeo gioca le carte
sul tavolo Pac
Tetto massimo agli aiuti, prima assegnazione
di diritti, greening, aiuto accoppiato…
Accordo tra ministri, è l’ora delle decisioni
Mentre proseguono i “triloghi”, gli incontri tra le massime istituzioni europee per la
riforma della Pac, il Consiglio
agricolo UE ha raggiunto
l’intesa. I punti più importanti dell’accordo tra i Ministri
dell’agricoltura europei sono
i seguenti:
- Agricoltore attivo, viene
12
demandata allo Stato membro la definizione di agricoltore attivo.
- Capping (tetto massimo
agli aiuti), gli Stati membri
possono ridurre l’importo
dei pagamenti diretti, di una
percentuale fissa, per lo scaglione o gli scaglioni (a scelta
degli Stati membri), a partire
da 150.000 euro.
- Prima assegnazione di
diritti all’aiuto, i diritti
all’aiuto verranno assegnati
agli agricoltori che, nel 2010
o 2011, hanno ricevuto
aiuti diretti o, se non hanno
ricevuto nessun sostegno,
abbiano prodotto ortofrutticoli e patate da consumo e/o
abbiano coltivato la vite; nel
2012 o 2013 hanno ricevuto
diritti all’aiuto dalla riserva o
dall’integrazione del sostegno accoppiato.
- Convergenza interna,
gli Stati membri possono
decidere di raggiungere una
convergenza parziale anziché
totale, entro il 2019, (e non
totale, come originariamente previsto) entro il 2019;
limitando il primo passo al
10% del tetto nazionale o
regionale (invece del 40%
proposto dalla Commissione
europea).
- Greening, potrà essere
concesso sulla base del
rispetto dei criteri (diversificazione, mantenimento
prati permanenti ed aree di
interesse ecologico) o delle
pratiche equivalenti (o una
combinazione di questi). La
diversificazione delle colture
si applica al di sopra dei 10
ettari. Le aree di interesse
ecologico si applicano al di
sopra di 15 ettari (nel 2014
al minimo il 5%, dal 2018
al 7%). Possono essere
considerate aree di interesse
ecologico anche le superfici
a colture permanenti coltivate in terreni con pendenza
del 10% o più, e superfici
con colture permanenti con
più di 20, ma meno di 250
alberi per ettaro. Sono previste deroghe per superfici
investite per più del 75% da
prato permanente o a colture sommerse (riso) per una
parte significativa dell’anno
o una significativa parte del
ciclo colturale, e quando più
del 75% delle superfici a
seminativo sono interamente
utilizzate per la produzione
di erba o altre piante erba-
cee da foraggio, lasciate a
riposo, interamente investite
a colture di leguminose, o
sottoposte a una combinazione di tali usi. Le pratiche
equivalenti sono rappresentate dagli impegni agroclimatico-ambientali assunti
a norma dello sviluppo rurale
e dai sistemi di certificazione
ambientale.
- Giovani agricoltori,
viene lasciata la facoltà agli
Stati membri di concedere
un pagamento annuo per i
giovani agricoltori che non
hanno più di 40 anni di età
nell’anno della presentazione
della domanda di pagamento unico.
- Aiuto accoppiato, gli Stati
membri possono utilizzare
fino al 7% del loro massimale nazionale, con possibilità
di deroga fino al 12% o fino
a 3 milioni di euro all’anno,
per finanziare il sostegno
accoppiato facoltativo. Nei
giorni scorsi una dichiarazione congiunta di 15 Stati
membri, tra cui l’Italia, ha
però proposto di innalzare il
finanziamento al 15%.
«Ora le carte sono tutte in
tavola - evidenzia Franco
Ramello, responsabile del
Servizio Economico regionale Coldiretti - e la partita
tra Consiglio, Commissione
e Parlamento europeo può
avere ufficialmente inizio».
13
A ttualità
Come cambieranno gli aiuti diretti
alle aziende agricole nel 2014
In Italia passeranno in media da 400 a 380 euro,
rispetto alla media europea di 260 euro l’ettaro
La Commissione europea, informa
il responsabile Cipat della Cia di
Cuneo, Silvio Chionetti, ha proposto misure transitorie per garantire nel 2014 i pagamenti diretti
dell’Ue alle aziende agricole e la
continuità degli investimenti nelle
aree rurali, in attesa che le tre
istituzioni - Parlamento, Consiglio
e Commissione - raggiungano un
accordo sulla riforma della Politica
agricola comune.
NUOVO BUDGET
Le proposte, come ha annunciato
lo stesso commissario Ue all’Agricoltura Dacian Ciolos, saranno
applicate secondo il principio
“regole esistenti, nuovo budget”.
Questo vuol dire che viene prorogato il quadro amministrativo
per effettuare i pagamenti alle
aziende agricole, mentre viene
ridotto il bilancio dei pagamenti per tener conto dell’accordo
politico raggiunto dal vertice Ue
nel febbraio scorso sul bilancio
2014-2020 (peraltro bocciato
14
dall’Assemblea di Strasburgo). Per
l’Italia questo significa che l’ammontare dei pagamenti diretti alle
aziende passerà, in base ai calcoli
della presidenza irlandese dell’Ue,
da 4,02 a 3,95 miliardi di euro.
CONTRIBUTI MENO PEGGIO
L’accordo raggiunto a febbraio
dai leader Ue, osserva ancora
Chionetti, prevede, infatti, un
taglio di 830 milioni sui fondi
all’agricoltura per il 2015, con cui
Bruxelles deve pagare i contributi
2014 agli agricoltori. Non solo.
Ciolos ha indicato che sempre su
quei pagamenti applicherà già
dal prossimo anno la misura sulla
convergenza dei contributi tra
Stati membri. Convergenza che
va a beneficio dei nuovi partner
europei. Al riguardo l’Italia dovrebbe, però, limitare i danni, in
quanto gli aiuti alle aziende del
nostro Paese passeranno in media
all’ettaro, da 400 a 380 euro,
rispetto ad una media europea di
260 euro l’ettaro.
GRUPPO
COSTAMAGNA : Gli specialisti del raccolto
L’azienda Costamagna G.F.G. con sede in Bricco di
Cherasco opera da ormai 30 anni nella trebbiatura,
trasporto, essicazione e deposito di tutti i tipi di cereali.
I fratelli Federico, Gianluca, Gabriele con il papà Andrea,
con la massima efficienza, professionalità, precisione e
puntualità raccolgono il frutto di mesi di lavoro dei propri
clienti. Per migliorare ancora il servizio svolto agli utenti,
dall’anno scorso si avvalgono dell’ausilio di altre due
aziende: Savigliano Luigi di Narzole e Almondo Michele
di Montà d’Alba. Grazie a questa unione è nata una vera
forza logistica capace di sopperire alle sempre maggiori esigenze operative e tempestività di raccolta. La
flotta totale di macchine risulta così composta da:
otto mietitrebbie di cui due con self levelling, tre
con gomme da palude e 4wd, barre e attrezzature
specifiche per orzo, piselli, colza, grano, erba,
girasoli, mais e soja; due autotreni, due essiccatoi
con silos e capannone chiuso per lo stoccaggio.
AL SERVIZIO DELL’AGRICOLTORE!
Costamagna Federico
Almondo Roberto
Savigliano Luigi
339/6291749
347/6863174
333/6679979
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Z ootecnia
di
Giuseppe Cagnassi,
[email protected]
I segreti
dello svezzamento
per una stalla
più produttiva
E’ importante applicare un protocollo corretto,
perché gli errori nell’allevamento delle vitelle si vedono
quando è troppo tardi
Lo svezzamento delle vitelle è
uno di quegli argomenti di cui
gli allevatori ritengono poco
utile parlare in quanto è stato
il primo lavoro di cui ognuno di
loro si è occupato fin dall’inizio
della carriera lavorativa. Infatti
si è portati a pensare che dopo
anni e anni nei quali si svolge una
certa attività l’esperienza pratica
abbia compensato ampliamente le
carenze formative.
ERRORI PIU’ FREQUENTI
Nell’ambito dell’allevamento
delle vitelle vengono commessi
con grande frequenza degli
errori che determinano delle
16
perdite economiche ingenti che si
riperquotono nell’arco dell’intero
ciclo di vita della bovina. Tali
perdite non sono facilmente
riscontrabili in quanto la maggior
parte di queste si andranno a
manifestare a partire dal momento
del primo parto e quindi a distanza
di tempo da quando si è commesso
l’errore. Per di più nell’ambito
della stessa azienda, se si adotta
un protocollo di lavoro sbagliato,
tutti gli animali sono svezzati allo
stesso modo per cui risulta anche
materialmente difficile fare dei
confronti. L’obiettivo principale
di una corretta procedura
di svezzamento è quello di
anticipare l’età del primo parto.
Questo determina innanzitutto una
riduzione del costo di produzione
della manza. Permette inoltre un
aumento di produzione nell’arco
della carriera della bovina sia
perché aumentano le probabilità
che la vacca possa fare una
maggior numero di lattazioni sia
perché animali svezzati nel modo
corretto risultano più produttivi.
Ricerche americane hanno
dimostrato aumenti produttivi
in prima lattazione superiori
a 800 kg di latte per animale,
cambiando solamente la modalità
di svezzamento (Drackley et al.
2007).
Z ootecnia
COLOSTRATURA
Il vitello quando nasce è
microbiologicamente “sterile”,
cioè privo di una capacità
autonoma di difendersi dagli
agenti patogeni con i quali viene
in contatto fin dalle prime ore di
vita. Il vitello acquista l’immunità
unicamente attraverso il colostro,
che rappresenta il veicolo
fondamentale per passare al
neonato gli anticorpi materni.
Una corretta gestione della
colostratura dipende da tre
principali cardini:
la qualità del colostro,
la tempestività con il quale lo
stesso viene somministrato e la
quantità fornita
La qualità del colostro è tanto
superiore quanto più elevato è il
suo contenuto in immunoglobuline
e dipende principalmente dalle
condizioni di benessere o meno in
cui la vacca si è trovata nel periodo
finale dell’asciutta. Tutte le
situazioni che determinano
uno stress alla bovina in
questo periodo portano ad
un peggioramento della
qualità del colostro; tra le
cause possiamo ricordare
la densità eccessiva
degli animali, la cattiva
qualità degli alimenti
somministrati, lo stress da
caldo ecc..
La qualità del colostro
è facilmente misurabile
con il Colostrometro
che è semplicemente un
densimetro. Mediante l’ immersione
di questo strumento nel latte, si ha
un’ indicazione sul contenuto di
anticorpi.
Per superare questa problematica
è sufficiente mantenere in azienda
una banca del colostro che si
realizza congelando il primo latte
di animali nei quali si riscontra un
livello di anticorpi particolarmente
alto. Questo latte potrà essere
somministrato ai vitelli nati da
animali che presentano una
colostro di cattiva qualità.
Il successo dell’assorbimento
degli anticorpi dipende dai tempi
con il quale il colostro viene
somministrato al neonato, infatti
il momento di assunzione deve
essere il più vicino possibile al
momento della nascita, perché più
17
Z ootecnia
Figura 1.
ci si allontana da questo momento
più scende la capacità del vitello di
assorbire le immunoglobuline. La
capacità di assorbimento infatti è
massima nelle prime quattro ore di
vita, scende in misura importante a
dodici ore e si annulla entro le 24
ore.
Per ottenere una buona copertura
immunitaria è importante anche
la quantità di colostro fornito
al primo pasto che deve essere
almeno pari a 2,5-3 litri per poter
apportare il quantitativo sufficiente
di immunoglobuline. Bisogna
ricordare che gli animali in cui si
crea uno stato di immunodeficienza
sono maggiormente esposti a
patologie enteriche e respiratorie
con un conseguente aumento della
mortalità neonatale.
ALIMENTAZIONE LATTEA
Partendo dal presupposto che un
ritardo di crescita nei primi 3–4
mesi di vita della vitella viene
18
difficilmente compensato nelle fasi
di crescita successive dobbiamo
curare con particolare attenzione
la fase di alimentazione lattea con
la quale si sostiene lo sviluppo
dell’animale fino ai 60 giorni di
vita. Programmi di alimentazione
lattea caratterizzati dalla
somministrazione di maggiori
quantità di latte nelle prime
settimane hanno permesso
di ottenere manze con un
maggiore sviluppo corporeo;
si è così potuto anticipare il
periodo della fecondazione e
di conseguenza ridurre l’età al
primo parto. Per alimentare le
vitelle è possibile utilizzare il latte
di scarto che non viene consegnato
al caseificio a condizione che
lo stesso venga pastorizzato
per evitare di infettare i giovani
animali con patogeni che potranno
compromettere la futura capacità
produttiva, uno tra tutti lo
Staphylococcus aureus.
Se si sceglie di utilizzare il latte
in polvere si dovranno preferire
formulazioni che contengono
elevate percentuali di proteine
(almeno pari al 22 % sulla
sostanza secca) e con proteine
che derivano esclusivamente da
latte. Si raccomanda di rispettare
le diluizioni indicate dalla azienda
produttrice. La somministrazione
di un sostituto del latte ad una
concentrazione ridotta di polvere
può avere ripercussioni negative
sulla sanità dei vitelli e sulla
termoregolazione degli animali
soprattutto se stabulati all’esterno
con temperature molto basse.
L’obiettivo è quello di raddoppiare
il peso vivo della vitella in 60
giorni. Per ottenere questo risultato
si devono somministrare quattro
litri di latte al giorno per la prima
settimana di vita andando poi
progressivamente a crescere con la
quantità per attestarsi già alla terza
settimana sugli 8 litri capo/giorno.
Al raggiungimento del 45° giorno
di vita si deve dimezzare la quantità
somministrata per andare poi a
sospendere l’alimentazione lattea
tra il 55° ed il 60° giorno.
Per far si che gli animali riescano a
digerire nel modo corretto questi
livelli di latte bisogna innanzitutto
rispettare le esigenze ambientali
dei vitelli: ossia realizzare ricoveri
spaziosi asciutti con un adeguata
ventilazione. E’ indispensabile
mantenere delle adeguate
condizioni di igiene per far si
che il vitello venga in contatto
Z ootecnia
con un minor numero possibile
di agenti patogeni. Per ottenere
questo risultato bisogna lavare le
gabbiette prima di ogni immissione
e pulire abitualmente secchielli e
tettarelle. Sempre per migliorare
la capacità digestiva bisogna
mantenere una corretta tecnica di
somministrazione dell’alimento
liquido che si basa principalmente
sul fatto che i vitelli devono
assumere il latte non bevendolo
con la testa inclinata verso il basso
ma succhiandolo con la testa
estesa verso l’alto. In questo modo
avviene la chiusura completa della
doccia esofagea che permette
al latte di passare direttamente
nell’abomaso senza cadere nel
rumine dove acidifica in modo
anomalo causando meteorismo
e diarrea. Per questa ragione è
necessario con talune gabbiette
modificare la posizione del porta
secchio come si vede dalla figura 1.
Altro importante accorgimento è
dato dalla temperatura del latte
che in fase di somministrazione non
deve mai scendere al di sotto dei
40 C°
PERIODO DI TRANSIZIONE
Anche nella alimentazione del
vitello esiste un periodo di
transizione che coincide con il
passaggio da una alimentazione
liquida a quella solida.
E’ proprio in questo periodo che
inizia lo sviluppo dei prestomaci
ed il vitello che è nato come
monogastrico diventa a tutti gli
effetti un ruminante.
Il risultato di tutto
questo processo dipende
principalmente dalle digeribilità
e dalla qualità degli ingredienti
presenti nel mangime starter.
Il mangime starter deve essere
19
Z ootecnia
messo a disposizione dei vitelli a
partire dalla prima settimana di
vita anche se in questo periodo
l’animale non ne assume quasi
niente comincia però a prendere
conoscenza dell’alimento solido.
A partire dalla terza settimana
l’ingestione del concentrato
aumenta progressivamente per
posizionarsi attorno agli 800 g. al
45° giorno di vita.
Proprio la soglia degli 800 g. di
ingestione di starter è ritenuta il
momento nel quale bisogna iniziare
a ridurre la quantità di latte.
Per permettere l’ingestione di una
sufficiente quantità di concentrato
è necessario lasciare sempre a
20
libera disposizione degli animali
acqua pulita. Nei primi 50 giorni
non è necessario somministrare il
fieno, in questa fase infatti sono
l’acido propionico e butirrico
prodotti dalla digestione del
mangime starter che aiutano lo
sviluppo del rumine non il fieno.
Il fieno dovrà essere messo a
libera disposizione quando si sarà
sospesa l’alimentazione lattea.
queste problematiche è venuta
la tecnologia che ha permesso di
realizzare allattatici automatiche
con riconoscimento individuale.
Mediante queste macchine il latte
viene fornito al vitello in piccole
dosi con un elevato numero di
somministrazioni giornaliere; il
sostitutivo del latte viene reidratati
ad ogni poppata e somministrato
alla corretta temperatura.
ALLATTATRICE AUTOMATICA
In molte aziende il personale che si
occupa della gestione dei vitelli ha
una disponibilità di tempo limitato,
per cui anche se in teoria vengono
condivisi molti degli argomenti fino
ad ora trattati in pratica gli stessi
non vengono messi in atto.
Con le abituali modalità di
somministrazione (secchio basso)
e con scarse condizioni di pulizia è
impossibile arrivare a somministrare
agli animali 8 litri di latte al
giorno senza incorrere in turbe
digestive e diarree. In aiuto a
CONCLUSIONE
Negli allevamenti da latte si sono
investite molte risorse economiche
per migliorare le condizioni di
allevamento, di alimentazione
e di gestione degli animali in
produzione. Purtroppo questi
investimenti molto sovente non
hanno riguardato gli animali da
rimonta e tra questi soprattutto
i vitelli. Maggiori attenzioni nella
fase di svezzamento permetteranno
di ottenere vacche più sane, più
produttive e più longeve ed inoltre
ad un minor costo.
Z ootecnia
Mangime da svezzamento
I segreti del mestiere
Dalla scelta delle materie prime all’idoneità igienico-sanitaria
La scelta delle materie prime di largo
impiego è il primo passo e la parola
spetta al nutrizionista: a lui si deve la
cernita di tutto quanto il mercato offre.
Con un occhio ai costi, pretenderà almeno due cereali qualificati per una diversa fermentescibilità dell’amido (per
esempio mais e orzo), almeno due,
meglio tre, fonti proteiche caratterizzate da una diversa solubilità della proteina (per esempio farina d’estrazione
di soia, farina d’estrazione di girasole e
trebbie essiccate di distilleria) e, infine,
quattro, o meglio ancora cinque, fonti
di fibra fermentescibile a diversa solubilità (dalle polpe di bietola, alla crusca
di frumento, dalle buccette di soia, alla
medica disidratata, al tutolo di mais).
Il puntiglio nella citazione del numero
di ingredienti per le categorie citate, la
dice lunga sull’importanza relativa della
fibra nel mangime svezzamento.
Poi, certamente il mercato offre molti
altri ingredienti, ma il mangimista
accorto deve attribuire pure un valore
alla stabilità della formulazione e dunque anche alla certezza dei rifornimenti di materie prime nel medio e lungo
periodo.
Così il pisello, il favino, il lupino, il
sorgo, il triticale, la farina di guar e il
pastazzo d’agrumi, per quanto interessanti come composizione, non offrono
garanzie di continuità pari a quelle
delle materie prime elencate in precedenza.
A questo punto abbiamo abbozzato
l’ossatura del mangime, ma non siamo
ancora all’acquisto.
Di fatto, ciascun ingrediente, per ora
soltanto candidato, dovrà superare un
esame d’idoneità igienico-sanitaria.
A rigore non esiste un ingrediente
esente da rischi.
L’impatto sarà comunque molto variabile e dipenderà dalla natura della
materia prima, dal Paese d’origine,
dall’andamento stagionale in prossimità dell’ultimo raccolto, oppure soltanto dall’operato del raccoglitore e del
trasformatore.
Resta il fatto che il rischio c’è e quel
rischio bisogna controllarlo.
21
A ttualità
Rinnovato il contratto
di 15 mila operai agricoli
Accordo tra le parti su retribuzioni e incentivi, con validità
quadriennale. Ecco cosa prevede
Martedì 30 aprile, presso la sede
dell’Unione provinciale agricoltori di
Cuneo, è stato siglato il “Contratto
degli operai agricoli e florovivaisti”
della provincia di Cuneo, che interessa
circa 15 mila lavoratori a tempo indeterminato o stagionali.
Cuneo erano presenti il membro di
giunta con delega alle problematiche
del lavoro Michele Quaglia e il vice
direttore Lauro Pelazza, mentre per la
Confederazione italiana agricoltori di
Cuneo c’erano il presidente Roberto
Damonte e il direttore Igor Varrone.
Il tavolo delle parti sociali per il rinnovo del contratto agricolo
Al tavolo dell’intesa le tre principali
organizzazioni agricole (Unione Provinciale Agricoltori, Coldiretti e Cia)
e le sigle sindacali Flai-Cgil, Fai-Cisl e
Uila-Uil. L’Unione provinciale agricoltori di Cuneo era rappresentata dal
presidente Oreste Massimino, dal consigliere Isabella Moschetti e dal direttore Roberto Abellonio, per Coldiretti
22
AUMENTI E UNA TANTUM
In particolare, il contratto prevede due
aumenti retributivi, pari al 3% decorrente dal 1° aprile e al 2% decorrente
dal 1° novembre.
Agli operai a tempo indeterminato in
servizio ad aprile viene riconosciuto
inoltre un “una tantum” in servizio ad
aprile 2013 nella misura seguente:
• Euro 50 per gli operai
della 3° Area
• Euro 75 per gli operai
della 2° Area
• Euro 90 per gli operai
della 1° Area
PREMIO VARIABILE
L’accordo introduce in via sperimentale per la durata del quadriennio contrattuale, un premio variabile fissato
nella misura massima dello 0,3% sul
totale mensile tabellare, da riconoscere ai lavoratori in servizio nel mese
di dicembre con contratto a tempo
indeterminato o a tempo determinato
con almeno 180 giornate di effettivo
lavoro nell’anno.
Il premio viene determinato usando
come parametri l’andamento dei prezzi dei prodotti agricoli come definiti
dai mercuriali della Camera di commercio e i costi dei prodotti acquistati
dagli agricoltori definiti dall’Istat; i
parametri per il riconoscimento del
premio verranno definiti con successivo accordo sindacale entro dicembre
2013.
23
Z ootecnia
Piemonte latte, Mario Abrate
lascia dopo 32 anni:
«Che Dio ci benedica!»
Mario Abrate
Rimarrà
nel Consiglio di
amministrazione,
ma non sarà
più presidente.
L’annuncio
nell’assemblea
del bilancio
24
Di fronte alla sala conferenze gremita di
soci ed alla presenza di numerosi ospiti
istituzionali, oltre ai rappresentanti
dei principali istituti di credito con
cui Piemonte Latte opera, si è tenuta
l’Assemblea di approvazione bilancio
2012 e di rinnovo cariche.
Al di là dell’illustrazione dei numeri
che confermano la solidità della
Cooperativa, del commento sul
mercato 2012 e delle proiezioni
sul 2013, l’argomento clou ha
riguardato principalmente le dinamiche
del procedimento di Saluzzo sul
presunto latte in nero, conclusosi con
l’assoluzione di Piemonte Latte “perché
il fatto non sussiste”.
IL PRESIDENTE HA DETTO STOP
In primo piano anche il rinnovo delle
cariche, con Abrate che, pur rimanendo
nel Consiglio di amministrazione, ha
anticipato la sua volontà di lasciare la
presidenza della Cooperativa, che ha
creato e guidato per ben 32 anni.
«Piemonte Latte deve crescere e deve
essere il punto di riferimento per future,
ma prossime aggregazioni», è stata
la sintesi dell’invito ai soci ed ai nuovi
amministratori del presidente uscente,
che aggiungeva: «Meno cooperative,
più cooperatori, più massa strategica,
più mercato = migliori remunerazioni
per i soci. Abbiamo potuto toccare
con mano che tanti amici credono in
noi: che Dio ci benedica», ha concluso
Abrate in un intervento fiume ascoltato
in religioso silenzio dalla platea.
NUOVO DIRETTIVO
Il nuovo Consiglio che guiderà la
Cooperativa per il prossimo triennio
risulta così composto: Mario Tommaso
Abrate, Michele Cerutti, Luca Cagnassi,
Matteo Forestiero, Matteo Ghio,
Gianfranco Massimino, Roberto
Morello, Giuseppe Pansa, Rocco Racca,
Riccardo Sanino e Bernardino Tosco.
Per il Collegio sindacale sono stati eletti
Lorenzo Cigna, Cristina Ciartano e
Natalie Pignatta.
SOCI MERITEVOLI
A conclusione della mattinata sono
stati premiati i soci più meritevoli nel
contesto latte qualità: Ariaudo f.lli di
Genola, Tosco Rocco di Genola, Dotta
Gianfranco di Benevagienna, Oggero
F.lli di Cavallermaggiore, Bruno f.lli di
Villafranca Piemonte; premi speciali di
anzianità conferiti a Giacomo Gai di
Racconigi, Giuseppe Bertola di Morozzo
e Matteo Chiavassa di Genola.
25
Z ootecnia
Sono Goldwin Palu
e Ses le frisone
regine della Granda
Sono Pess Farm GoldwIn Palu,
della società semplice Pessine di
Sommariva Bosco, già campionessa nella categoria 2 anni senior al
Gran Premio Italia 2012 di Cremona promosso dall’Anafi (l’associazione nazionale delle bianconere),
e Ses, della Società agricola Gastaldo di Racconigi, le regine della
Mostra provinciale della razza frisona, svoltasi venerdì 26 e sabato
27 aprile al Foro boario di Saluzzo.
Era la prima manifestazione organizzata in “autogestione” dagli
allevatori i quali, privati dei con-
26
tributi pubblici, hanno trovato
piena collaborazione nel Comune
di Saluzzo e aiutati dalle aziende sponsor hanno promosso una
manifestazione di alta caratura
professionale e tecnica.
Alla cerimonia di premiazione hanno presenziato, con i vertici dell’
Apa, il sindaco di Saluzzo Paolo
Allemano con l’assessore all’agricoltura Cinzia Aimone, il vicepresidente della Fondazione Cr Saluzzo
Giancarlo Laratore e il segretario
zonale della Coldiretti, Michele
Mellano.
La presidente della Provincia di Cuneo, Gianna
Ottimo livello tec
provinciale “autogest
che ricevono il plau
della Provincia,
«Siete l’orgoglio d
a Gancia, alla Mostra della frisona a Saluzzo
cnico alla Mostra
stita” dagli allevatori,
uso della presidente
Gianna Gancia:
della nostra terra»
Z ootecnia
L’ORGOGLIO DELLA GRANDA
La rassegna era stata visitata a
sorpresa dalla presidente della Provincia di Cuneo, Gianna Gancia, il
pomeriggio del venerdì.
La presidente si era intrattenuta a
lungo con gli allevatori e gli operatori che stavano preparando i
capi per la gara, confrontandosi in
presa diretta sulle problematiche
e le prospettive del settore, che
rappresenta una realtà di primo
piano della zootecnia provinciale,
con 4 milioni di quintali di latte
prodotto e un fatturato di 150
milioni di euro: «Siete l’orgoglio
della Granda – aveva detto Gianna
Gancia rivolgendosi agli allevatori
-, il cappello da cowboy dovrebbe essere il vostro status symbol,
come negli Stati Uniti».
LE CLASSIFICHE
I sessanta capi entrati sul ring,
tirati a lustro dai rispettivi giovani
trainer, hanno meritato diplomi
e citazioni, scanditi dal giudice
ufficiale Anafi, Davide Errera di
Mantova.
Ed ecco le principali classifiche della Mostra provinciale di Saluzzo.
1) Società agricola Ceresetta di
Allasia e Gianoglio di Savigliano;
2) Società semplice Pessine di
Sommariva Bosco;
3) Muri Holstein di Caraglio;
4) Società agricola Gastaldo di
Racconigi;
5) Valerio Rossi di Caraglio.
Nella graduatoria campionesse
assolute, Goldwin Palù di Pessine conquista il primo posto nella
categoria vacche, davanti a Nerz
Et (sempre di Pessine) e a Pupazza
della Ceresetta di Savigliano.
Nella categoria manze e giovenche, prima è Ses della Società agricola Gastaldo di Racconigi, davanti
a Sanyred della Ceresetta e Shana
di Gastaldo (Racconigi).
27
A ttualità
Controversie nelle piccole aziende
Meglio la strada della mediazione
L’imprenditoria femminile è naturalmente
più incline a trovare soluzioni
di composizione, spesso preferibili
al giudizio ordinario
Il salone d’onore della Camera di
commercio di Cuneo ha ospitato il
convegno: “Mediare le controversie
nella piccola azienda.
La strada giusta... anche per l’imprenditoria femminile”, organizzato
dal Comitato per la promozione
dell’imprenditoria femminile locale
operante in ambito camerale, in collaborazione con Unioncamere e Adr
Piemonte.
GIUNGERE ALL’ACCORDO
L’evento ha affrontato il tema della
28
mediazione civile evidenziando in
particolare la sua utilità per la risoluzione rapida del contenzioso, per la
predeterminazione dei costi e per il
mantenimento dei rapporti commerciali anche per le imprese “in rosa”.
I relatori di Adr Piemonte, Agenzia
delle Camere di commercio Piemontesi per la mediazione, hanno illustrato la procedura, le ragioni che la
rendono preferibile rispetto al giudizio ordinario, le dinamiche psicologiche che possono sorgere tra le parti
e le tecniche che aiutano a superare
le contrapposizioni di partenza per
giungere all’accordo.
STRUMENTO PREZIOSO
«Abbiamo deciso di approfondire – ha sostenuto la presidente del
Comitato Aurelia Della Torre – l’istituto della mediazione per sensibilizzare
le imprenditrici su questo prezioso
strumento che permette di gestire il
contenzioso, al quale anche le imprese “in rosa” sono esposte nel corso
della loro attività.
Il temperamento femminile è naturalmente incline a trovare soluzioni di
composizione e non di contrapposizione tra le parti coinvolte».
Una simulazione ha poi permesso agli
intervenuti di entrare “nel vivo” di un
incontro di mediazione.
E nologia
Winemonitor analizza
il mercato del vino
Nuovo strumento telematico firmato
da Nomisma per orientarsi sulle piazze
mondiali dell’enologia
Il mercato del vino cambia velocemente,
è sempre più dipendente dall’export e
quindi dipendente da mercati anche
molto diversi fra loro. Nomisma ha lanciato Wine Monitor, un osservatorio che
si propone di guidare i produttori nella
ricerca dei mercati migliori per il vino
italiano e per il loro sfruttamento.
Attraverso il sito dedicato www.
winemonitor.it le imprese potranno
disporre di dati, informazioni e indicazioni strategiche sui consumi di vino
nei vari mercati mondiali. Compresi le
caratteristiche e i fattori di successo
che variano di importanza fra paese e
paese: se negli Stati Uniti, ad esempio,
c’è attenzione per il vitigno e per il
brand, in Germania conta soprattutto l’origine. Ogni mercato ha le sue
peculiarità in termini di gusti, consumo,
canali distributivi, norme all’ingresso e
vincoli tariffari che non sempre sono
facili da decifrare e tradurre in scelte
aziendali. In uno scenario contraddistinto da consumi in continuo e strutturale diminuzione a livello nazionale e,
all’opposto, da crescite esponenziali nei
paesi extra-europei, le imprese italiane
del vino hanno sempre più bisogno di
strumenti utili alla comprensione delle
tendenze e delle dinamiche in atto
nei diversi contesti di consumo. Wine
Monitor nasce per questo, per aiutare
i produttori italiani a capire in maniera
approfondita e in tempo reale i cambiamenti nel mercato del vino, sia a livello
nazionale che mondiale.
29
E nologia
Il vino, la memoria, il futuro
Una storia molto piemontese
Celebrato il cinquantesimo anniversario
della legge istitutiva delle Doc del vino,
sotto il segno di Paolo Desana e Giovanni Goria
Ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario del Decreto
che il 12 luglio 1963 istituì le
Denominazioni di origine dei
vini: una legge fondamentale nella storia della vitivinicoltura italiana e che ne ha
segnato il suo rinascimento.
La vicenda delle Doc dei vini
è stato il tema del convegno
“1963-2013. Il vino, la memoria, il futuro. La legge delle Doc
dei vini compie 50 anni.
Una storia molto piemontese”,
svoltosi il 3 maggio nella sala
Viglione di Palazzo Lascaris,
sede del Consiglio regionale, e promosso da Regione Piemonte e Consiglio
regionale del Piemonte, in
collaborazione con il Comitato promotore del cinquantesimo della legge sulle Doc dei
vini e con la Vignaioli Piemontesi.
FIGLI DEI TERRITORI
Durante il convegno è stato presentato il libro, fresco di stampa, “Figli
dei territori”, Sagittario editore, che
30
contiene, tra l’altro, la documentazione completa e aggiornata, regione per
regione, di tutti i vini Doc riconosciuti.
Il finale è stato dedicato alla rievocazione dei due protagonisti piemontesi
della storia della legge sulle DOC: il
senatore Paolo Desana e l’onorevole Giovanni Goria, con la simbolica
cerimonia di consegna delle targhe
alla memoria dei due personaggi ai
rispettivi figli: Andrea Desana e Marco
Goria.
AMBASCIATORI
DEL PIEMONTE
«Grazie a questi grandi uomini (sono
stati ricordati anche Ezio Rivella,
Tomaso Zanoletti e Giuseppe Martelli,
presidenti del Comitato nazionale vini)
e al lodevole lavoro dei suoi circa 20
mila produttori – ha dichiarato l’assessore regionale all’Agricoltura, Claudio
Sacchetto -, il Piemonte si è guadagnato anche sul campo i suoi meriti e
valori vitivinicoli; un Piemonte interessato da sempre non alla quantità, ma
alla qualità, come dimostrano i suoi
47 mila ettari di vigneto (circa il 7%
del vigneto Italia), tutto sito in collina
E nologia
Da sinistra, Andrea Desana, Claudio Sacchetto e Marco Goria
e propaggini alpine e prealpine, dove è preponderante
il lavoro dell’uomo, in cui si
perseguono con disciplinari
basse rese per ettaro che
ne esaltano la qualità».
«I nostri vini – ha concluso
Sacchetto - sono simbolo
e ambasciatori del Piemonte nel mondo; sui mercati
esteri va il 60% della produzione piemontese che,
nel 2012 ha raggiunto un
valore di quasi 1,4 miliardi di euro (circa il 30%
dell’export agroalimentare
piemontese e circa il 16%
dell’export nazionale di
vino)».
31
Piemonte Asprocor, la regina
delle nocciole piemontesi
Piemonte Asprocor nasce nel
1991 per volontà di un gruppo di
coltivatori di nocciole, con aziende
ubicate principalmente in alta
Langa.
Nel corso degli anni da semplice
Associazione produttori si
trasforma in Società consortile
cooperativa agricola per azioni.
Raggruppa attualmente circa
32
600 produttori di nocciole con
aziende nelle province di Cuneo,
Alessandria, Asti e Torino che
coltivano oltre 2400 ettari di
noccioleti.
Viene riconosciuta quale
Organizzazione di produttori
ortofrutticoli, con un capitale
sociale interamente versato di 315
mila euro e capitale per immobili,
attrezzature e macchinari per oltre
310 mila euro.
NESSUNA INTERFERENZA
La cooperativa è interamente
gestita dai soci, senza
alcun intervento da parte di
commercianti, industriali e
sindacati di categoria, pertanto
ogni decisione viene adottata
O rtofrutticoltura
nell’esclusivo interesse dei soci.
Il Consiglio direttivo è liberamente
scelto dai soci in assemblea
e attualmente presieduto da
Lodovico Cogno.
Le spese di gestione della
Cooperativa e del personale
che in essa lavora sono coperte
dalla Cooperativa stessa, senza
l’aiuto di enti esterni (industriali,
commercianti, sindacati di
categoria).
Piemonte Asprocor, diretta
da Giulio Traversa, fornisce ai
soci una serie di servizi che
vanno dall’assistenza tecnica
(in collaborazione con il Creso
divulga periodicamente notiziari
sugli interventi da eseguire
nei noccioleti e sui prodotti da
utilizzare e utilizzabili) alla messa
a disposizione totalmente gratuita
di attrezzature per la pulizia delle
nocciole, alla messa a disposizione
di un centro di pulitura ed
essiccazione addebitando
esclusivamente le spese vive.
Dalla data della sua costituzione,
Asprocor ha ottenuto e distribuito
ai soci contributi a fondo perduto
per oltre quattro milioni di euro.
Annualmente vengono distribuiti
ai soci aiuti per oltre 135 mila euro
sotto forma di riconoscimento per
il lavoro svolto per migliorare la
produzione.
CONFERIMENTO DIRETTO
Attualmente Asprocor adotta un
sistema di commercializzazione
con il totale conferimento diretto
senza intermediari; il prezzo
riconosciuto ad ogni socio è il
prezzo medio dell’intera campagna
commerciale e negli ultimi anni
è sempre stato superiore al
prezzo medio percepito da altri
produttori.
I soci che conferiscono le nocciole
presso il centro di stoccaggio
percepiscono il rimborso delle
spese di trasporto.
Nell’ultima campagna
(raccolto 2012) Asprocor ha
commercializzato 42.950 quintali
di nocciole, provvedendo ad
immettere sul mercato l’intera
produzione prima che i prezzi
subissero la flessione attuale.
Vende nocciole in guscio
e nocciole sgusciate crude
direttamente agli utilizzatori
finali (come ad esempio la Venchi
Spa che utilizza esclusivamente
33
O rtofrutticoltura
Passato, presente
e futuro della Cooperativa,
con 600 soci e circa 43
mila quintali di prodotto
commercializzato nel 2012.
A Cissone, sta realizzando
un’importante espansione
aziendale
nocciola Piemonte IGP).
Asprocor da sola ed
a proprie spese ha
permesso al Consorzio
di valorizzazione e tutela
nocciola Piemonte IGP di
avere il riconoscimento
34
per operare sul territorio
e questo a favore di tutti
i produttori di nocciole e
di altre cooperative che
con quantitativi minimi
pensano di salvare il
comparto.
ASSICURARSI
IL FUTURO
Asprocor sta realizzando
a Cissone una nuova
struttura che verrà
utilizzata inizialmente
per lo stoccaggio
delle nocciole e
successivamente, se il
mercato lo richiederà,
per la sgusciatura
e la produzione di
semilavorati.
«Oltre ai contratti di
vendita già in essere –
osservano il presidente
Cogno e il direttore
Traversa -, abbiamo in
cantiere nuovi contratti
stipulati direttamente
con gli utilizzatori, che
ci richiederebbero di
avere a disposizione
un quantitativo
almeno doppio dei
circa quarantamila
quintali attualmente
conferiti dai nostri soci.
Pertanto invitiamo tutti
i produttori di nocciole
del Piemonte e tutti i
coltivatori che stanno
pensando ad una
diversificazione della
produzione aziendale,
a rivolgersi con fiducia
ai nostri uffici per avere
informazioni sul passato,
sul presente e soprattutto
sul futuro della nocciola
in Piemonte.
Noi viviamo per la
crescita e quindi per il
futuro».
A ttualità
A Mondovì le prime
gabbie per catturare
i cinghiali
Parte da Mondovì l’ennesima campagna indetta da Coldiretti per il
contenimento dei cinghiali. Sono
state consegnate agli agricoltori
autorizzati dall’Amministrazione provinciale di Cuneo le prime
gabbie di cattura che fanno parte
del progetto che prevede il posizionamento di gabbie auto costruite,
oltre ad altre date in gestione agli
imprenditori dalla Provincia.
COLPITA UN’AZIENDA SU TRE
«Abbiamo proposto l’iniziativa ai
nostri soci – dicono Carlo Gabetti
e Massimo Meineri, presidente e
segretario di zona
della Coldiretti di
Mondovì -, in considerazione dell’elevato numero di
cinghiali sul territorio,
degli incalcolabili danni causati alle coltivazioni,
dove peraltro la Regione è in notevole ritardo nell’erogazione degli
indennizzi, dei numerosi incidenti
stradali che coinvolgono ignari
cittadini, della mancata efficacia
degli interventi di contenimento
sinora operati da parte dell’Amministrazione provinciale con l’ausilio
dei cacciatori. Se consideriamo
soltanto le domande di risarcimento presentate, constatiamo
che almeno un’azienda su tre, ha
subito danni elevati, senza dimenticare quanti sono stati costretti ad
abbandonare un lavoro prezioso
per la difesa dell’ambiente».
35
A ttualità
Campagna indetta dalla Coldiretti per contenere i danni
alle aziende: «I piani di abbattimento non bastano più»
E la Provincia di Cuneo ha ripreso a sparare
OLTRE DUE MILIONI DANNI
Che la popolazione dei cinghiali
sia un problema reale in costante aumento lo dimostrano i dati,
senza contare i danni agli automobilisti e i danni non segnalati e gli
incidenti anche mortali causati dai
selvatici: nel 1996 nella regione
Piemonte vennero accertati danni
per 785.000 euro.
Nel 1999 questi erano già lievitati
a 1.662.000 euro per diventare
una costante dal 2003 al 2011 con
danni accertati annualmente di
2.300.000 euro.
Come si desume dalla relazione
introduttiva al disegno di legge
regionale sulla caccia, negli anni
tra il 1996 e il 2011 sono stati ac-
36
certati danni per 33.454.000 euro
di cui una buona parte erogati
dalla Regione tramite le Provincie e
gli Ambiti territoriali di caccia ed i
Comparti alpini.
Restano ancora da erogare tutto
il 2012 ed una buona parte del
2011.
FUOCO INCROCIATO
Intanto, per iniziativa della Provincia di Cuneo sono ripresi i piani
di abbattimento dei cinghiali, con
il coinvolgimento degli Ambiti
territoriali di caccia, dei Comparti
alpini e delle guardiacaccia della
stessa Provincia.
Nell’Atc Cn4 i primi interventi
notturni sono iniziati il 2 maggio
nella zona ripopolamento caccia di
Mogliasso-Alba per poi proseguire
nei giorni successivi ad Alba-Mogliasso, Diano d’Alba, Serravalle
Langhe, Cissone, Dogliani, Farigliano e Murazzano.
Nella zona dell’Atc Cn5 gli interventi sono partiti già a fine aprile a
Cortemilia e Bergolo e sono proseguiti a maggio a Saliceto, Feisoglio, Clavesana e Gorzegno.
Infine, nel Ca Cn6 i piani di abbattimento hanno interessato San Michele, Vicoforte, Briglia, Lesegno,
Montaldo Mondovì e Monasterolo
Casotto.
A ttualità
Nuovo disegno di legge sulla caccia
La Coldiretti alza il tiro: «Così non va»
Il sindacato annuncia battaglia:
«La tematica è stata affrontata soltanto dal punto di vista
venatorio. Gli agricoltori chiedono attenzione»
Il Consiglio regionale del Piemonte ha trasmesso alla Commissione
Agricoltura il disegno di legge
licenziato dalla Giunta regionale
piemontese in materia di caccia.
Coldiretti Piemonte ha partecipato alla consultazione indetta dalla
Commissione consegnando un
articolato documento contenente
le proposte di modifica.
ESIGENZE AGRICOLE
Dice Roberto Moncalvo, presidente della Coldiretti regionale: «Il
disegno di legge attualmente in
discussione affronta la tematica
essenzialmente dal punto di vista
venatorio, senza dare risposte
risolutive alle esigenze del mondo
agricolo ed alla società civile. In
particolare, abbiamo chiesto di
introdurre la possibilità del controllo delle specie di selvaggina in
eccesso, nello specifico cinghiali e
caprioli, dando la possibilità agli
agricoltori di attuare con modalità molto semplificate forme di
contenimento delle specie selva-
tiche sui fondi propri o condotti a
qualsiasi titolo».
TANTA RABBIA
Coldiretti Piemonte sottolinea
che “la collettività in questi anni
ha pagato un prezzo troppo alto,
sia in termini economici che di
vittime, per uno sport che ha perso la sua vera natura, trasformandosi in molti casi in una ricerca
del business, fatto da pochi sui
terreni agricoli e in “barba” alle
legittime richieste della società
civile e delle amministrazioni
comunali”.
Conclude Moncalvo: «Abbiamo
sempre tenuto nei confronti della
Regione una posizione ferma, ma
costruttiva. La proposta attuale non ci soddisfa. Chiediamo
una immediata integrazione del
disegno di legge della Giunta da
parte del Consiglio regionale. Se
questo non dovesse avvenire, ci
riserviamo in tempi brevi, azioni
forti, perché sul territorio la rabbia è davvero tanta».
37
V oci
dai campi
Elezioni Arap, il mio nome
non era prestampato!
Mauro Dalmasso
replica all’intervento
di Christopher
Dalmasso sulla
votazione dei
delegati regionali
del Cuneese
L’articolo dell’Imprenditore agricolo di maggio
In riferimento all’intervento pubblicato su “L’Imprenditore agricolo” di maggio 2013, a titolo “Se
questo è il futuro, suma fresch” di
Christopher Dalmasso, vorrei che
pubblicaste la mia risposta in merito
all’articolo. Pur condividendo nella
quasi totalità le esternazioni dell’intervento, in particolare sulla “stranezza” delle modalità di votazione
dei delegati all’elezione dei rappresentanti dell’assemblea generale
dell’A.R.A.P. ci tengo a specificare
che, a differenza degli altri delegati, il mio nome non era presente
38
nella lista prestampata sulla scheda
elettorale e che, quindi, sono stato
eletto per precisa scelta dei presenti
all’assemblea provinciale che hanno
espresso la preferenza per la mia
persona scrivendo materialmente il
mio nome sulla scheda.
Preciso, inoltre, che è la prima volta
che mi sono presentato e che mi
considero pienamente nel “futuro” del “sistema allevatori” e, nel
caso riuscissi ad essere eletto nel
Consiglio regionale dell’A.R.A.P.,
sono pronto a rappresentare tutte le
nuove istanze che mi verranno pro-
poste e che riterrò utili allo sviluppo
dell’associazione.
La mia speranza è che all’assemblea
regionale ci sia più chiarezza nelle
modalità di voto rispetto a quanto
successo nell’assemblea provinciale, e che come eletti del cuneese
possiamo incontrarci prima della
data delle suddette elezioni, al fine
di definire un percorso e delle scelte
condivise da tutti i delegati della
nostra provincia da portare all’assemblea regionale.
Cordiali saluti,
Mauro Dalmasso
ARPROMA
informa
Associazione Regionale Produttori Macchine Agricole
A Pollenzo la prima esposizione
di aratri e attrezzi nel 1843
Breve storia della meccanizzazione agricola
della provincia di Cuneo tra il XIX e XX secolo
Il 25 agosto 1842 il re Carlo Alberto nella sua residenza di
Pollenzo firmò il regio decreto di costituzione dell’associazione agraria, un’istituzione che aveva come scopo quello di
favorire un rinnovato interesse per l’agricoltura in genere e
per le condizioni di vita delle classi rurali in particolare.
COMIZI AGRARI
L’associazione agraria come prima iniziativa istituì in ogni
capoluogo di provincia ed in ogni circondario del regno un
comizio agrario, enti che lavorarono intensamente per circa
un decennio ed in seguito ridussero la loro attività anche a
causa degli eventi politici e bellici legati al Risorgimento del
nostro paese. Fu quindi l’associazione agraria che attraverso
il comizio agrario del circondario di Alba promosse il primo
congresso agrario del cuneese nel Regio Podere di Pollenzo
dal 9 all’11 ottobre 1843.
Questa assise fu inaugurata il giorno 9 ottobre alle 10,30 in
San Domenico, nel cuore di Alba. Parteciparono all’evento
circa trecento membri dell’associazione agraria.
EXPO E PROVE IN CAMPO
Il congresso agrario promuoveva in quei giorni d’autunno la
migliore agricoltura locale premiando il migliore bestiame, il
miglior modo di governare i fondi, la viticoltura e l’enologia,
l’industria serica, la coltivazione dei gelsi, la silvicoltura, gli
aratri e gli attrezzi rurali.
La mostra e la prova degli aratri e degli attrezzi rurali venne
fatta nella tenuta di Pollenzo a partire dalle 7 del 10 ottobre.
Un comitato che doveva sorvegliare gli esperimenti delle
macchine e premiare la più innovativa dovette scegliere tra
i seguenti attrezzi: l’erpice del Sig. Bernardino Veglio, il sarchiatore Mermet, il seminatoio Mermet, il frangente seminatore del Sig. Stefano Moraglio, il seminatore Cattan, il rullo
Mermet, il buratto del Cav. Audifredi, il ventilatore, la macchina per frangere le glebe appartenenti al regio stabilimento,
altra macchina per frangere le glebe del Sig. Borio di Racconigi, la macchina per rivoltare il fieno del Sig. Conte Camillo
di Cavour, la macchina allo stesso uso del reale stabilimento,
la macchina per pulire il lino nello stesso stabilimento, due alveari del Sig. Alby, l’alveare del del Sig. Mermet, una cassetta
per essiccare la frutta del Sig. Maggiore Boglione, un’alveare
a quattro compartimenti del regio stabilimento.
Tra questi attrezzi per il primo premio fu scelto il seminatoio
del Sig Mermet per costruzione ingegnosa, per buon esito
nell’esperimentarla, per doversi riguardare come una novità
nel suo complesso.
…La continuazione sui prossimi numeri.
39
O rtofrutticoltura
Sistemi antibrina, le curiosità
che servono a lavorare meglio
Impianti di drenaggio sotterraneo per il recupero dell’acqua,
temperatura e pressione dell’aria, resistenza delle piante…
Per svariati motivi nella
stagione invernale vi può
essere carenza d’acqua:
eventualità assolutamente pericolosa. Per questo
motivo onde prevenirla e
anche per venire incontro
alle sempre maggiori necessità di risparmio idrico,
da alcuni anni, ad esempio sulle colline romagnole, sono in uso laghetti
di stoccaggio costruiti
ad hoc per i singoli o più
impianti.
Generalmente riforniti
durante l’autunno sono
anche vantaggiosamente
collegati ad impianti di
drenaggio sotterraneo realizzati nei nuovi impianti
di actinidia. In questo
modo si ha un recupero dell’acqua utilizzata
durante il susseguirsi degli
interventi.
PUNTO DI RUGIADA
E’ da tenere in considera-
40
zione nel caso degli impianti soprachioma. Indica
a che temperatura deve
essere portata l’aria affinché (a parità di pressione)
l’umidità contenuta condensi. Nel caso tale punto
(ovvero una temperatura)
fosse inferiore a 0°C ci si
riferisce generalmente al
punto di brina. La determinazione viene fatta
con termometro a bulbo
umido o psicrometro.
Se il punto di rugiada è
sopra al punto di congelamento, una significativa
quantità di calore viene
rilasciata quando l’acqua
si condensa, eliminando
potenzialmente la necessità di protezione con
irrigatori.
EFFETTO MECCANICO
La resistenza dei fiori
alle basse temperature è
specifica per ogni specie
e cultivar. Inoltre, que-
sta resistenza è molto influenzata
dallo stato e dalle gestione della
pianta: una concimazione mirata
ad elevare la concentrazione del
succo cellulare nel periodo invernale può aumentare sensibilmente
la resistenza alle basse temperature. Infatti il principale effetto del
gelo sulle cellule vegetali è di tipo
meccanico. Congelando, i contenuti
cellulari si espandono portando alla
rottura delle membrane cellulari con
fuoriuscita, una volta scongelati,
degli stessi.
ACCLIMATAZIONE
L’irrigazione antibrina può essere
vantaggiosamente utilizzata per
ritardare la fioritura di molte specie
arboree. Intervenire con micro-irrigazioni intermittenti nei periodi che
precedono il risveglio vegetativo,
può prolungare lo stato di dormienza delle gemme, posticipandone
così la fioritura e scongiurare, potenzialmente, il rischio di danni da
gelate. Questo processo chiamato
acclimatazione è quello che porta, in natura, molte piante a poter
resistere a temperature di parecchi
gradi inferiori allo 0°C.
(Fonte: tractorum.it)
41
La nuova ricerca del Creso
per raffreddare le “rosse”
Presentati i risultati del Progetto Ager sulle fisiopatie
del post-raccolta delle mele. Uno strumento strategico
Al CReSO (Centro di ricerca per la
frutticoltura di Manta), il 10 maggio
sono stati presentati i risultati del Progetto Ager – Qualità della mela sulla
prevenzione delle fisiopatie del postraccolta. Ager è un fondo costituito
da tredici Fondazioni bancarie, tra cui
per il Piemonte la Fondazione Cassa
di Risparmio di Cuneo, che finanzia
progetti di ricerca di ampio respiro
con rilevanti ricadute sul territorio. Il
42
Progetto “Qualità della mela” vede
coinvolti i più importanti Centri di
ricerca italiani, a partire dalla Fondazione Edmund Mach di San Michele
all’Adige, alle Università di Bologna,
Padova, Udine e Milano, al Creso.
QUALITA’ DELLA MELA
L’evento di disseminazione si è focalizzato sui metodi e le tecniche di prevenzione del riscaldo superficiale delle
mele, tema di particolare interesse per
il territorio piemontese, considerato
che le varietà Red Delicious – 40.000 t
in Piemonte – rappresentano il nucleo
della neo-IGP “Mela Rossa Cuneo”.
Hanno partecipato all’incontro i
cinquanta tecnici di filiera che operano nelle centrali di lavorazione
piemontesi, dai tecnici di campo agli
addetti della frigoconservazione. La
tecnologia del post-raccolta è diventa-
O rtofrutticoltura
ta lo strumento chiave per programmare l’immissione sul
mercato. I temi caldi del post-raccolta sono le fisiopatie,
sia quelle che possono compromettere l’estetica del frutto,
come il riscaldo, sia il decadimento della croccantezza
della polpa.
FISIOPATIE DA CONSERVAZIONE
Luca Giordani del CReSO ha aperto l’incontro tracciando
un quadro delle strategie adottate dai centri di lavorazione
e stoccaggio piemontesi nel prevenire le fisiopatie da conservazione, con particolare riferimento al riscaldo superficiale. A oggi i magazzini piemontesi integrano efficacemente l’atmosfera dinamica (AD) con una serie di pratiche
che vanno dalla corretta gestione del frutteto all’uso l’1MCP SmartFresh®. Quest’ultimo viene utilizzato da tutti
i magazzini per la sua efficacia nel prolungare la shelf-life
dei frutti. La molecola, andandosi a legare con i ricettori
dell’etilene blocca i processi biochimici che favoriscono la
sovra-maturazione dei frutti. A fronte di alcune centrali
che ne fanno un uso generalizzato, la maggior parte dei
magazzini ne concentra l’utilizzo sulle partite destinate ai
mercati d’oltremare o a quei mercati che richiedono parametri di durezza elevati come quello inglese.
PREVENZIONE DEL RISCALDO
Guglielmo Costa dell’Università di Bologna ha illustrato la
fisiologia della maturazione, raccontando quanto a oggi
si sa sui processi biochimici che causano la comparsa del
riscaldo superficiale. Nel caso delle varietà sensibili (nell’ordine: Granny Smith, Red Delicious, Pink Lady, Fuji), la
prevenzione del riscaldo si gioca sulla combinazione di più
fattori: adozione dell’atmosfera dinamica nelle sue diverse
accezioni tecnologiche; grado di maturazione dei frutti;
supporto di sostanze attive in grado di contrastare l’azione
dell’etilene. Nell’ambito del Progetto AGER l’Università di
Bologna, insieme al CReSO, ha definito per ogni varietà le
finestre di raccolta che minimizzano la sensibilità al riscaldo. Si tratta di parametri oggettivi, dall’ormai consolidato
amido test, al più recente indice non distruttivo DA. Definito il momento ottimale, il passo successivo è sapere in
anticipo quando si verificherà, in modo da programmare
la logistica dei cantieri di raccolta e del caricamento delle
celle. Costa ha riferito dello sviluppo di metodi predittivi e
del relativo modelling per programmare e gestire correttamente il delicato periodo pre-raccolta (che sta intorno alla
raccolta, fino allo stoccaggio in AD), il tutto in funzione di
prevenzione del riscaldo, o meglio della massimizzazione
della qualità al consumo.
NUOVE TECNOLOGIE
Flavia Succi e Hubert Wieser di Agrofresh, dopo aver
spiegato come si arriva alla presenza di riscaldo sulle mele
e sottolineato quali sono i fattori che maggiormente ne
influenzano l’incidenza, hanno introdotto l’applicazione della tecnologia SmartFresh® in combinazione con i
sistemi LOS (basso stress di ossigeno). L’integrazione delle
43
coinvolti nei processi di regolazione.
Il suo gruppo di lavoro è inoltre impegnato nell’individuazione dei geni
responsabili della croccantezza della
polpa, grazie all’impiego di un texture
analyzer, strumento sviluppato per
la misura contemporanea del profilo
acustico e meccanico delle mele.
Il convegno al Creso sul Progetto Ager
due tecnologie è possibile utilizzando
regimi gassosi diversi a seconda delle
soluzioni attuabili e delle strutture
disponibili. I due tecnici hanno sottolineato come la molecola si integra in
modo eccellente con i sistemi LOS per
quasi tutte le varietà, ad eccezione di
Granny Smith e Fuji. Ovviamente risultati migliori sono ottenuti rispettando
le “finestre” di raccolta e gli stadi di
maturazione, così come indicato nelle
raccomandazioni Agrofresh.
44
UNA QUESTIONE BIOLOGICA
Fabrizio Costa della Fondazione E.
Mach ha riferito di come i suoi lavori
nel campo della biologia molecolare
siano oggi in grado di spiegare i meccanismi di azione dell’1-MCP.
Questa molecola inibitrice della percezione etilenica non si limita solamente
a regolare negativamente l’espressione di alcuni geni, ma è in grado anche
di attivare la trascrizione di un’altra
serie di geni, per la maggior parte
GUSTI DEI CONSUMATORI
La croccantezza è oggi una delle caratteristiche sensoriali più apprezzate
da parte del consumatore, ma fino a
questo momento veniva solamente
valutata (e spesso confusa con la durezza) e mai misurata in modo analitico e preciso.
La ricerca della Fondazione Edmund
Mach permetterà di integrare questi
strumenti utili ad una migliore caratterizzazione della qualità del frutto
con gli studi di genomica, al fine di
selezionare in maniera precoce nuove
accessioni di melo distinte da elevate
proprietà qualitative.
45
A ttualità
L’andamento dei prezzi
all’ingrosso, termometro
dell’agricoltura
Le rilevazioni della Camera di commercio di Cuneo
sui prodotti più significativi dell’economia locale
Per offrire maggiore visibilità sul territorio ai prezzi
rilevati, la Camera di commercio di Cuneo diffonde
le tendenze dei prezzi all’ingrosso delle categorie
di prodotti più significativi per l’economia locale,
sottolineando che soprattutto i prodotti agricoli
sono fortemente influenzati dalla stagionalità.
Ponendo a confronto la variazione su base annua
tra i prezzi medi rilevati nel 1° trimestre 2013 e lo
stesso periodo del 2012, si osserva un trend in rialzo
per la maggioranza dei comparti considerati.
Il listino completo e le medie storiche sono
liberamente consultabili e scaricabili sul sito internet
camerale all’indirizzo: http://www.cuneoprezzi.it/
ingrosso
GRANOTURCO DA RECORD
Nel settore cerealicolo l’aumento più consistente
proviene dal granoturco nazionale, che nei primi
tre mesi del 2013 è cresciuto di oltre 40 euro alla
tonnellata, seguito dal frumento nazionale con
prezzi in rialzo di 38 euro alla tonnellata.
Le quotazioni riflettono l’andamento del mercato
mondiale a livello globale, che rimane su livelli
tendenzialmente molto elevati se raffrontato con lo
stesso periodo dello scorso anno. Occorre tuttavia
evidenziare che, nello stesso trimestre 2013, si sono
46
A ttualità
verificate oscillazioni dei prezzi
legate in particolare all’andamento
climatico, rivelatosi decisivo nel
causare la diminuzione delle scorte.
Nel corso del 2012 in particolare
USA, Australia ed Est Europa
sono state attraversate da difficili
periodi di siccità, con conseguenti
rialzi nelle quotazioni, come sopra
evidenziato.
In controtendenza i prezzi della
paglia di grano e del fieno
maggengo, che hanno perso in
media rispettivamente 31 e 9 euro
alla tonnellata.
ORTOFRUTTA, MERCATO
INTERNO SOTTOTONO
I prezzi medi delle varietà più
diffuse della frutta rilevata nel primo
trimestre dell’anno in corso hanno
espresso aumenti oscillanti tra i 35
centesimi in più al kg per le pere
Abate Fetel 70/75 e i 34 centesimi in
più per l’actinidia Hayward 30, ai 15
centesimi in più segnalato dalle mele
Gala 75/80 AAA.
In flessione il prezzo della nocciola
Piemonte IGP, che in un anno ha
perso 69 centesimi al kg.
L’intera campagna commerciale
delle mele è stata caratterizzata
dalla pesante contrazione produttiva
avvenuta a livello europeo.
Anche a livello nazionale si è
riscontrata una certa diminuzione
delle produzioni, mentre nella
nostra regione i volumi sono rimasti
sui quantitativi della precedente
campagna.
Conseguentemente la carenza
complessiva di prodotto ha causato
un rialzo delle quotazioni, come
confermano anche i dati del
trimestre esaminato.
Pure il mercato delle pere ha
evidenziato nel primo trimestre
dell’anno in corso un quadro
positivo, grazie soprattutto alla
flessione produttiva che si è
registrata a livello europeo. Per
quanto riguarda il mercato del kiwi,
invece, nonostante il notevole calo
produttivo (25-30%), dovuto alle
gelate invernali occorse proprio nella
nostra regione, le contrattazioni
rivolte al circuito estero sono
risultate piuttosto limitate, anche
per la presenza di prodotto greco a
prezzi concorrenziali. Sottotono è
apparso il mercato interno europeo,
dove le quantità avviate sul circuito
commerciale sono state oggetto di
una modesta richiesta.
Tuttavia i prezzi nel complesso
hanno mostrato un generale
aumento rispetto alla passata
stagione, ma non elevato come ci si
sarebbe aspettati.
Le quotazioni delle nocciole nel
primo trimestre 2013 permangono
in linea con l’intera campagna
commerciale, in netta diminuzione
rispetto alla precedente annata.
Nonostante il calo produttivo
nazionale, le quotazioni sono state
al di sotto dei buoni livelli dello
scorso anno, complice soprattutto il
ritorno alla piena produzione della
Turchia, primo produttore mondiale
con oltre il 70% delle nocciole.
ZOOTECNIA, PESA
L’AUMENTO DEI COSTI
Nel comparto avicunicolo, si è
registrato un lieve rialzo dei prezzi
dei polli leggeri e una buona tenuta
dei prezzi dei conigli da macello di
peso medio, che sono cresciuti di 17
centesimi al kg. Per quanto riguarda
la zootecnia fra le categorie di bovini
di razza piemontese maggiormente
diffuse sul territorio cuneese prese in
considerazione, ha mostrato
l’ incremento più elevato la vacca
grassa di prima qualità con prezzi
in aumento di 27 centesimi al kg.,
mentre i prezzi dei suini marchiati
hanno evidenziato un aumento
di 16 centesimi al kg. Nonostante
l’aumento delle quotazioni sulla
zootecnia pesa inevitabilmente
l’aumento dei costi di produzione,
in particolare proprio dei cereali per
l’alimentazione dei capi.
47
Cascine aperte al mondo
Uno sportello per l’estero
L’interrogativo è quanto mai
attuale: “Dove va l’Italia?”. In
questo caso, però, non ci si
riferisce alla tormentata vita
politica nazionale, bensì al
processo di internazionalizzazione,
alla necessità, per la sopravvivenza
delle aziende, di guardare con
sempre maggiore attenzione anche
al di là dei confini geografici
naturali, alla ricerca di nuovi
mercati e di ulteriori sbocchi.
GUARDARE OLTRE
Del tema si è parlato nel
salone d’onore della Camera di
commercio, in occasione della
presentazione del Worldpass,
uno sportello apposito, attivato
48
dalla rete camerale proprio per
guardare al mondo e offrire nuove
opportunità alle oltre 70.000
imprese italiane che, per prodotti e
strategia di business, sono pronte
a spingersi, per la prima volta, al di
là dei loro confini.
«La provincia di Cuneo – ha
precisato il presidente camerale
Ferruccio Dardanello - ha
sempre manifestato, in questo
campo, una grande vocazione.
E non ha sbagliato, visto che le
esportazioni di merci, nel 2012,
hanno raggiunto il valore di 6,6
miliardi di euro, con un incremento
del 2,4% rispetto al 2011. Il
risultato nasce dalla media tra
periodi particolarmente favorevoli
(il primo e l’ultimo trimestre) e
altri caratterizzati da un lieve
arretramento». Complessivamente,
il dato si può ritenere positivo,
anche se lievemente inferiore alla
performance delineatasi a livello
piemontese (+2,9) e nazionale
(+3,7%).
PIATTAFORMA SERVIZI
Sandro Pettinato, vice segretario
generale di Unioncamere, ha
presentato il sistema attivato
attraverso lo sportello e
la piattaforma web www.
worldpass.camcom.it tramite i
quali “si può accedere a tutte
le informazioni necessarie per
esportare in un Paese estero,
A ttualità
La Camera di commercio ha presentato il servizio
“Worldpass” per aiutare le imprese cuneesi
a esportare a costi limitati
dalla documentazione richiesta
dalle dogane alle procedure da
seguire per aprire un’impresa di
import-export, dalla normativa
fiscale o assicurativa fino alla
contrattualistica internazionale,
interrogando - se necessario
- un pool di 30 esperti pronti
a rispondere entro 48 ore alle
domande più svariate”.
Gianni Aime, funzionario della
Camera di commercio di Cuneo,
responsabile dello sportello
internazionalizzazione ne ha
sinteticamente illustrato il ruolo
di struttura a servizio delle
imprese e ha relazionato sulle
attività camerali di promozione
delle imprese all’estero: «Un
compito - ha precisato - a cui
l’ente camerale, da anni, dedica
risorse e impegno, per consentire
ai prodotti “made in Cuneo” di
affacciarsi ai mercati e alle fiere
internazionali, incontrando nuovi
clienti e interessanti opportunità di
business».
ESPORTARE A BASSO COSTO
In conclusione i funzionari della
Regione Piemonte e del Centro
Estero per l’internazionalizzazione
del Piemonte (CEIP) hanno
presentato i progetti integrati
di filiera in scadenza nel mese
di aprile relativi al settore
agroalimentare, macchinari
per il freddo, orafo. Si tratta
di un’opportunità unica per le
aziende cuneesi di partecipare
a una serie di attività all’estero
a un costo limitato e con l’aiuto
di esperti che organizzeranno la
partecipazione a fiere, incontri
con buyer stranieri, missioni di
incoming e outgoing, fornendo
assistenza e servizi di formazione e
tutoraggio. Complessivamente ad
oggi sono 16 i PIF approvati, riferiti
ad altrettante filiere, per i quali
le imprese possono presentare
la propria candidatura sul sito
internet www.cn.camcom.gov.it/
pif.
49
O rtofrutticoltura
Benessere a colori in Piemonte
con la frutta nelle scuole
Quarta edizione del progetto per orientare i bambini
dai 6 agli 11 anni verso corrette abitudini alimentari.
Coinvolte anche le aziende frutticole piemontesi
SETTANTAMILA STUDENTI
Nell’anno scolastico 2012/2013 la
frutta è stata distribuita alle scuole
in media 2 volte a settimana per
un totale di 579 tonnellate di
prodotti freschi.
Quest’anno i circa 70.000 alunni
piemontesi delle 544 scuole
aderenti all’iniziativa hanno
ricevuto frutta e verdura
di tutti i tipi a seconda della
stagionalità: pere, arance,
albicocche, carote, clementine,
fragole, cachi, mandarini, mele,
pomodori, pesche, susine, uva
e ancora spremute d’arancia e
centrifugati di mele.
Benessere a colori porta nella
scuola primaria della Regione
Piemonte il programma europeo
Frutta nelle scuole, il progetto
finanziato con fondi comunitari
e nazionali, gestito dal MIPAF
in collaborazione con l’Ufficio
scolastico regionale e l’Assessorato
50
regionale agricoltura.
Frutta nelle scuole, giunto alla
quarta edizione, ha l’obiettivo di
orientare i bambini tra i 6 e gli 11
anni a corrette abitudini alimentari
attraverso il consumo di frutta e
verdura.
DIDATTICA FRUTTICOLA
Ma l’attività non si limita alla sola
distribuzione della frutta: per
incoraggiare e motivare i bambini
al consumo di frutta e verdura,
Benessere a colori ha infatti
elaborato un programma che,
a partire dai prodotti distribuiti,
mette a disposizione degli
O rtofrutticoltura
insegnanti
informazioni, risorse,
laboratori, uscite
didattiche e materiali
per sostenere gli alunni
nella conquista di sane
abitudini alimentari.
Anche le famiglie
possono partecipare
al progetto grazie al
sito dedicato www.
benessereacolori.it
dove grandi e piccoli
possono testare le loro
conoscenze in materia,
giocare, informarsi e
condividere esperienze,
impressioni e immagini
nell’area blog
dedicata.
Infine, in omaggio ogni
scuola che ne ha fatto
richiesta ha ricevuto il
gioco “L’orto in classe”,
una vera e propria serra
per coltivare frutta
e verdura in tutte le
stagioni.
MOSSA VINCENTE
«La mossa vincente
– osserva l’assessore
regionale all’agricoltura,
Claudio Sacchetto - è
quella di sviluppare tale
progetto coinvolgendo
i bambini più piccoli, in
uno stadio di crescita
in cui si plasmano le
abitudini basilari che li
accompagneranno per
tutta la vita.
Inoltre, non va scordato
che, naturalmente,
anche le aziende del
Piemonte contribuiscono,
per determinate tipologie
di prodotti frutticoli, alla
fornitura del programma
“Frutta nelle scuole”».
51
A ttualità
L’agrialimentare
della Granda
alla conquista
dell’Ucraina
Le prospettive e le
possibilità di business
tra aziende cuneesi e
l’Ucraina sono state al
centro dell’incontro svoltosi
venerdì 12 aprile nel salone
d’onore dell’ente camerale.
Il vasto territorio affacciato
sul mar Nero guarda con
grande interesse al “made
in Italy” e apre le porte
alle aziende operanti in
tutti i settori merceologici,
52
supportando progetti e
avanzando proposte. Una
di queste, denominata
“Food Italia”, promossa
dalla Camera di commercio
italiana in Ucraina,
prevede la costituzione di
un gruppo di produttori
che, con prodotti di
vario genere, avranno
l’opportunità di rifornire
una serie di punti vendita
nel Paese dell’est europeo.
PUNTI VENDITA
A Cuneo l’invito non è
caduto nel vuoto, almeno
a partire dall’interesse
suscitato dall’iniziativa,
alla presenza di Vadim
Sabluk, primo ministro
consigliere dell’ambasciata
ucraina in Italia e direttore
commerciale della stessa;
Massimo Volanti direttore
dell’Ufficio stampa e
relazioni con le imprese
A ttualità
Incontro in Camera di commercio:
«C’è l’opportunità di rifornire una serie
di punti vendita sul Mar Nero»
dell’ente camerale italiano
per l’Ucraina; Maurizio
Carnevale presidente della
Camera di commercio in
terra ex sovietica; Deborah
Melchiorre, responsabile
del progetto e Walter Togni
della Camera dei deputati.
Oltre 60 le imprese della
Granda che si sono
presentate all’incontro,
dichiarando apertamente
di voler potenziare gli
sbocchi commerciali pronte
ad acquisire nuove fette di
mercato.
In particolare, è stata
presa in considerazione
la proposta del gruppo
Okko, importante società
petrolifera ucraina, con
centinaia di stazioni di
servizio, 480 delle quali
dotate di punto vendita e
50 di ristorante, interessati
all’inserimento di prodotti
italiani.
RICHIESTA DI QUALITA’
«L’Ucraina – ha spiegato
il presidente ospite,
Ferruccio Dardanello - è
una terra che sfiora i
50 milioni di abitanti e
registra un Pil in crescita
costante. L’innalzarsi
del livello di benessere
alimenta l’interesse per
la qualità e offre, di
conseguenza, buone
possibilità di collocazione
per le nostre produzioni,
con particolare riguardo
alle aziende alimentari,
forti di un’immagine
che si sta imponendo
in tutto il mondo. In
tempi come l’attuale, è
forte l’attrazione degli
imprenditori per ogni
opportunità che vada
al di là dei tradizionali
orientamenti di flusso,
verso paesi che stanno
maturando la propensione
per la qualità e la tipicità.
Il progetto Food Italia va in
questa direzione».
53
Volano le rondini
dove le porta il cuore
Ricerca di Anaborapi e Lipu sulle abitudini dei celebri
uccelli migratori, che preferiscono le stalle all’antica
Sembra un piccolo mondo antico
fatto di cascine, mucche, stalle, tanta
campagna intorno e voli di rondini
che tornano ogni anno per nidificare e
continuare la specie.
Invece l’immagine vagamente
oleografica non esce da un libro del
passato, ma è la fotografia felice di
54
una situazione ben salda nel presente.
Parliamo della ricerca che ha impegnato
per oltre un anno l’Associazione
degli allevatori di razza piemontese
(Anaborapi) con sede a Carrù (Cuneo),
la lega protezione uccelli (Lipu) che ha
un polo straordinario nella vicina oasi di
Crava e insegnanti e allievi dell’Istituto
scolastico comprensivo di Carrù.
QUATTROMILA STALLE
Tutti insieme, grazie ad uno specifico
finanziamento della Fondazione
della Cassa di Risparmio di Cuneo,
hanno setacciato quattromila aziende
agricole scoprendo che le rondini
R adici
di
mantengono volentieri i loro nidi dove
si allevano secondo i metodi tradizionali
le “bianche” mucche Piemontesi.
Specialisti e ragazzi hanno tirato giù
il bilancio a dieci anni da un analogo
censimento del 2002.
Allora vennero premiate due aziende,
una di Scarnafigi nel cuneese (quella
di Giancarlo Carena e una seconda
a Ghemme, della famiglia Pescio, nel
novarese). La ricerca 2012 porta alla
ribalta tre cascine.
La prima si trova a San Sebastiano da
Po, nel torinese e appartiene a Sergio
Emanuel. Quì sono stati conteggiati ben
60 nidi occupati.
Al secondo posto troviamo ancora i
Carena di Scarnafigi con 56 nidi, al
terzo si insedia l’azienda di Franco
Margaria di Roccabruna, sempre in
provincia di Cuneo, vicino a Dronero,
dove i nidi sono 47.
STORMI ECOLOGICI
Non sono numeri da poco. «Prendendo
in esame il primo classificato - spiega
il dottor Andrea Quaglino, direttore
dell’Anaborapi - abbiamo 60 nidi
occupati. Vogliono dire 120 genitori,
poi, siccome le covate possono essere
più di una, bisogna aggiungere almeno
250 rondinotti per un totale di 370
volatili. Un vero e proprio stormo che
da un lato è garanzia di un ambiente
sano e dall’altro contribuisce in
modo ecologico a togliere gli insetti
dalle aziende».
Giuseppe Brandone
collaborato al censimento a livello
locale. Il secondo aspetto ha riguardato
il censimento sulla nidificazione
effettuato in occasione dei rilievi svolti
dai controllori zootecnici».
ALLEVAMENTI PIEMONTESI
Il segnale confortante è dunque
che l’allevamento “all’antica”
della razza Piemontese è
capace di custodire e favorire
la tutela degli ecosistemi e
delle biodiversità. Sottolinea,
infine, il dottor Marco
Gustin, responsabile della
Lipu: «Il progetto si è sviluppato
su due direttrici.
La prima di tipo didattico ed ha previsto
la formazione degli insegnanti (svolta da
Anaborapi), la visita al Centro Genetico
e le visite aziendali guidate da personale
tecnico, durante le quali i ragazzi hanno
55
R adici
di
Elda Maero
A ldo P onso
La pittrice del Monviso
con l’anima contadina
Vent’anni fa moriva Elda Maero, umile donna di casa alla quale
si devono numerosi quadri votivi nei santuari locali
“Tornava una rondine al tetto. L’uccisero. Cadde tra spini...”
Questi versi del Pascoli ben si addicono
alla signorina saluzzese, Elda Maero. Stava un giorno rincasando dalle
compere in bicicletta, venne investita
da un’auto, proprio a qualche metro
da casa, sulla via per Cervignasco, dove
l’attendeva la madre novantenne.
Qui l’aspettava anche “sorella morte”; meglio, il Paradiso, ampiamente
meritato.
TRA LA MAMMA E L’ORTO
Questo accadde 20 anni or sono. Ritorniamoci su, perchè credo non sia giusto
lasciar nell’ombra persone come Elda,
“donna di casa” che bada alla mamma
e all’orto, alle galline e ai fiori, alla cucina e alla pulizia; che ti veniva incontro
con l’eterno semplice sorriso e qualche
parola sommessa.
Eppure era una grande e delicata pittrice di quadri votivi (e non solo), tuttora
presenti in vari santuari della zona. Non
parlano di lei i grandi mezzi di comunicazione.
Ma parlano, le sue opere: i suoi quadri,
nel silenzio, ci raccontano di un’anima
grande, seppur sempre nascosta, come
le viole che costeggiavano il suo orto.
56
Ci parlano della sua viva intelligenza,
del cuore che metteva nell’agire, nel
dipingere, della religiosità popolare
nostrana, scarna di parole, ma ricca di
umanità come la sua.
IL SUO CUORE, IL MEGLIO DI SE’
Era sorella dell’estroso don Cesare,
già insegnante di disegno nelle scuole
cittadine. Ma, a differenza del fratello,
non aveva frequentato scuole superiori
di pittura. Solo aveva seguito, da ragazzina, varie lezioni da una professoressa
di Firenze, di origine ebraica, “sfollata”
(meglio, nascosta) a Saluzzo nel periodo
bellico.
Con lei Elda aveva potuto affermare
la sua passione per la bella arte, in cui
trasfuse il meglio di sè, il suo cuore.
Ma con la semplicità e l’umiltà di chi
non mira al successo, al denaro, ma ad
esprimere il bello che sentiva affiorare
dalla natura in cui era immersa, come
un’eterna bambina estatica di fronte al
divino. Sono paesaggi, con la costante
presenza del Monviso, ammirato da
casa sua; sono le galline da lei accudite,
e il focolare, accanto cui la mamma
sferruzza perennemente: scene bucoliche di semplice vita agreste. Ma restano
di Elda anche quadri di scene bibliche e
vari disegni ornamentali su tanti “sonetti” per le feste popolari della zona.
SUI PASSI DELLA VERGINE
In particolare rimane di lei un’artistica
Storia Illustrata ad acquerello, eseguita
con parziale contributo del fratello Cesare, che richiese non poco impegno e
tempo, dedicata ai fatti del Santuario di
Valmala, dal titolo: “Sui passi della Vergine”, estremo omaggio alla Mamma
Celeste che Elda raggiunse prima della
mamma terrena. Nel testo, per ragazzi
e per chi ha il cuore bambino, all’elegante esecuzione artistica del fratello,
fa apparente contrasto la meticolosità
cromatica neo-realista, satura di mestiere, di Elda nell’esprimere quel mondo
contadino di Valmala, così simile al suo.
Dopo la sua scomparsa, uscì un libroricordo, composto da brani di quanti
l’ammirarono ed in parte ne compresero
le doti. Il fratello don Cesare scelse per
titolo, in modo significativo, un versetto
del “Cantico dei Cantici”: “Andiamo a
vedere se sono fioriti i melograni”
Auguriamo ad Elda che ne abbia visti
abbondanti, con mazzi di rose antiche
del suo giardino, Rose di Villa Luppo,
quelle che lei accudiva da sempre e con
tanto amore.
V oci
dai campi
«Reti antigrandine, perchè la Regione apre
nuovi bandi, prima di pagare quelli vecchi?»
Sono la rappresentante legale dell’azienda agricola Gullino Antonella e Gastaldi Claudio con
sede a Lagnasco.
Nel 2008 in base al Piano di Sviluppo Rurale 2007-2013 abbiamo coperto con reti antigrandine
tutta la nostra produzione di nettarine e pere.
Abbiamo presentato in Regione le fatture richieste quietanzate, abbiamo inoltre, come
richiesto, anticipato il contratto d’affitto.
Sono passati 5 anni, ma di quei soldi non abbiamo visto nulla. Sono andata personalmente
lo scorso anno a parlare al sig. Claudio Sacchetto, che mi ha assicurata che i soldi sarebbero
arrivati, ma in tempi a lui ignoti.
In settimana ho letto su “L’imprenditore Agricolo” che è stato finanziato un bando, pari a due
milioni di euro, sia per le reti, sia per l’irrigazione. Mi chiedo perché non hanno pagato prima
le opere già realizzate e vorrebbero intervenire su queste.
Distinti saluti,
Antonella Gullino, Lagnasco
Gentile signora Antonella, abbiamo girato la sua lettera all’assessore regionale all’Agricoltura,
Claudio Sacchetto, che cortesemente ha fornito la risposta qui di seguito pubblicata, certi che la
questione da lei posta vada al di là del caso personale e possa quindi interessare altre aziende
nelle medesime condizioni.
Cordialmente,
Osvaldo Bellino, direttore de “L’Imprenditore agricolo”
Sacchetto: «Sono due bandi diversi, l’ultimo
segue un canale piu’ veloce per merito mio»
Il bando cui si riferisce la signora Gullino è la 121 del 2008, che, ad oggi, è finanziata fino a
30 punti. Stiamo lavorando per scendere a 27 punti.
Quello delle reti è il bando “health check”, che segue un canale di finanziamento veloce grazie
anche all’impostazione che sono riuscito a dare al bando con gli uffici regionali e dunque gli
agricoltori ricevono i finanziamenti più velocemente.
Distinti saluti,
Claudio Sacchetto, assessore regionale all’Agricoltura del Piemonte
57
R adici
di
Giuseppe Brandone
Una ciliegia tira l’altra
Dalle cultivar ai cioccolati i
Oggetto di antiche dispute tra Romani e
Greci,un frutto apprezzato sulle mense
di tutto il mondo
Magno che aveva fatto
conoscere per primo le
saporite ciliege di Mileto,
in Asia Minore. Questo
dolce frutto rosso, che,
secondo la tradizione
cristiana, con il suo
colore ricorda il sangue
del Messia, è stato ed è
tuttora apprezzato nelle
mense di tutto il mondo.
Conosciute fin
dall’antichità classica, le
ciliegie facevano parte
dell’alimentazione umana
da millenni, oggetto di
disputa tra romani e greci.
I primi affermano che
58
è stato Licinio Lucullo,
luogotenente di Silla,
a portare a Roma, dal
Ponto, sul Mar Nero,
questo pregevole frutto,
mentre per i greci, il
merito va ad Alessandro
CULTIVAR
Diverse le cultivar
divise tra “tenerine”
(Moretta di Cesena,
Ferrovia e Bigarreaux) e
“dure” (Durone nere di
Vignola, della Marca e
dell’Anella). Una zona
particolarmente vocata
a questa coltivazione,
è la collina attorno a
Pecetto nel torinese, dove
sono di casa i duroni che
qui portano il nome di
“graffioni” .
Ci sono anche le ciliegie
selvatiche, con il frutto
di polpa tenera e
leggermente asprigna,
in Langa chiamate
“vissule”. Erano queste
le sole ciliegie che
noi ragazzi d’allora
potevamo mangiare
a piacere, in quanto
non erano oggetto di
compravendita.
MARASCHINO
In Langa dominava la
qualità “Bianchera”, la
nostra durona. Simile alla
“vissula”, è la “marasca”,
da cui si ottiene, per
distillazione il maraschino,
famoso liquore creato
dalla famiglia Luxardo di
Zara, a partire dagli anni
Trenta fino a quando
l’Istria, dopo il ‘45, tornò
alla Jugoslavia. Bottiglie
ormai vuote di questo
R adici
liquore le avevamo anche
noi in cantina: erano
bottiglie da collezione,
tanto erano curate negli
stemmi e nella forma.
RATAFIA E CHERRY
Di tutt’altro tono è
invece il “Ratafià”,
liquore già presente nel
biellese dal 1600 a base
di succo di ciliegie misto
a zucchero, acquavite,
coriandoli e cannella,
prodotto dai frati
dell’ordine Cistercense
del Monastero di
Santa Maria della Sala.
Senza dimenticare lo
Cherry brandy, famosa
bevanda alcolica dovuta
all’infusione di ciliegie
in un brandy, tipica del
centro Europa e della
gran Bretagna.
La ciliegia, infine, è la
protagonista del Mon
Cherì di casa Ferrero.
RICETTA
CILIEGIE AL VINO
Prendere 1 chilogrammo di ciliegie, mezzo litro
di vino rosso, 400 grammi di zucchero, 200
grammi di panna montata zuccherata.
Togliere il nocciolo alle ciliegie, sciacquatele e
mettetele a bollire con il vino e lo zucchero.
La cottura a fuoco bassissimo la si deve
protrarre per circa
una mezz’ora.
Trascorso questo
tempo, togliete
le ciliegie dal
fuoco, fatele
raffreddare e poi
disponetele in una
ciotola di cristallo,
ricoprendole con la
panna montata.
59
PSR - MISURA 111
Sottoazione B
Il terreno agricolo resta al centro di interessi speculativi
Nonostante la crisi, nel cuneese la terra
è irraggiungibile per i giovani agricoltori
Mentre il mercato immobiliare italiano
della casa sta attraversando una crisi davvero seria non altrettanto pare capitare a
quello dei terreni. Affrontiamo l’argomento con Matteo Gerbino, responsabile cuneese dell’Agia, l’associazione dei giovani
agricoltori della Cia, di ritorno dall’Assemblea nazionale di Roma nel corso della
quale sono state illustrate al neoministro
delle Politiche agricole alimentari, Nunzia
De Girolamo, le principali problematiche
del mondo agricolo giovanile. Fra queste
un posto di rilievo ha avuto proprio il
tema del bene terra e della possibilità di
accesso ad essa da parte delle nuove leve
di imprenditori. “In questo momento di
crisi economica – rileva Matteo Gerbino
– il terreno è tornato prepotentemente
alla ribalta essendo diventato oggetto
di interesse da parte di investitori privati
60
animati dalla ricerca di nuove occasioni di
investimento. Un argomento che interessa
non poco l’agricoltura cuneese dove la
terra, forse più che da altre parti, rimane
un bene rifugio di sicuro interesse per gli
investitori. I giovani, di conseguenza, sono
costretti a restare fuori da questa corsa”.
“I prezzi dei terreni – prosegue il giovane responsabile dell’AGIA cuneese
- rimangono su livelli assai elevati e tutto
questo ovviamente rende sempre più
difficile, in molti casi impossibile, l’accesso
alla terra sia per i giovani già agricoltori
che vogliono aumentare la dimensione
della loro azienda sia per i tanti che, non
trovando altra occupazione, intendono
avviare l’attività in questo settore. Ma se
in Francia un ettaro costa in media 5.500
euro e in Germania 6.500 euro, nella
pianura cuneese si supera i 50.000 euro
non ad ettaro ma a giornata piemontese,
senza menzionare i picchi elevatissimi
delle zone viticole o frutticole. E se i
prezzi di acquisto sono impossibili per un
giovane non è che con gli affitti stiamo
meglio: l’offerta è scarsa a fronte di una
grande domanda per cui i canoni sono
davvero proibitivi. E così, paradossalmente, assistiamo ad un doppio fenomeno:
la corsa alla terra e quello dell’abbandono della terra. Da un lato una tendenza
all’abbandono dei terreni marginali legata
alla progressiva perdita di competitività
dei sistemi agricoli nelle zone svantaggiate e dall’altro un vero e proprio consumo di suolo derivante dall’aumento di
domanda di terreni per aree residenziali,
zone industriali e infrastrutture logistiche”. Conclude Matteo Gerbino:
“Abbiamo chiesto all’attuale ministro di
dare attuazione all’articolo 66 del decreto
legge 24.01.2012: Dismissioni di terreni
demaniali agricoli o a vocazione agricola”.
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