Il Muro dell`Apartheid

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Il Muro dell`Apartheid
anarchists against the wall
Il Muro dell’Apartheid
anarchici contro il muro
La Storia del Muro:
Il percorso del Muro
* Novembre 2000: Il Primo ministro, Ehud Barak (del Partito
Laburista) approva il primo progetto per la costruzione di una
"barriera". La sua campagna elettorale ha come slogan: "Noi
stiamo qui - loro stanno là". L’allora capo dell'opposizione,
Ariel Sharon, è uno dei principale oppositori dell'idea di un
recinto: non vuole rinunciare all'idea di una "Grande Israele",
dal Giordano al mare.
* Giugno 2002: Il nuovo governo israeliano di Ariel Sharon,
decide di costruire una barriera concreta per separare Israele
dalla Cisgiordania con lo scopo di impedire ai palestinesi di
entrare in Israele in modo incontrollato. La costruzione del
Muro prevede la confisca di terreni e lo sradicamento di
grandi uliveti a Jenin e altrove. Solo a settembre verrà resa
pubblica una mappa parziale del percorso della barriera.
* Marzo 2003: Sharon dichiara l’allargamento del Muro e
l'intenzione di portarlo lungo la Valle del Giordano, portando
sotto il controllo israeliano tutta l'area.
* Luglio 2003: Il Ministero della Difesa israeliano annuncia la
conclusione della prima fase del Muro, per un totale di 145 km
sui 728 km progettati. Il governo israeliano destina altri 171
milioni di dollari per la costruzione del Muro. Il costo totale è
di 3 miliardi, circa 4 milioni di dollari al kilometro. Ogni
giorno, lavorano circa 500 ruspe su questo progetto di
costruzione, uno dei più grande della storia del paese.
* Attualmente, il muro è completo nei distretti di Qalqiliya,
Tul Karem e Jenin (da Salem a Mas'ha) e la costruzione è in
corso a Ramallah, Gerusalemme e Betlemme. Si prevede la
fine dei lavori nel 2005.
Il percorso del Muro non segue (e nemmeno si avvicina nella
maggior parte dei casi) alla Linea Verde del 1967. Invece
taglia una buona fetta dalla Cisgiordania a circa 6 o 7 km dalla
Linea, isolando i villaggi con una "Barriera di isolamento" che
li circonda totalmente. La terra tra il Muro e la Linea Verde è
stata dichiarata "zona di giunzione". In questa zona, gli
abitanti e i proprietari di terre devono ottenere un permesso
per poter rimanere in possesso delle loro case e delle loro
terre. Verranno imprigionati in queste zona gli abitanti di 13
villaggi, senza contare gli oltre 200.000 abitanti di
Gerusalemme Est che saranno totalmente tagliati fuori dal
resto della Cisgiordania.
Il 98% dei coloni si troveranno dalla parte israeliana del
recinto. In seguito ad una richiesta dai coloni, il Muro si
sposterà più ad est per far sì che le colonie di Ariel, Emmanuel
e Kedumin rimangano dalla parte israeliana. Naturalmente, si
aumenterà notevolmente il numero di palestinesi sui quali il
Muro inciderà.
Il controllo dell'acqua è una delle motivazioni principali del
governo israeliano nel voler rubare la terra nel nord-ovest
cisgiordana. Qui si trova una importantissima falda acquifera,
una delle principali fonti di acqua per l'Israele centrale, che
fornisce 600 miliardi di litri all'anno.
Ci saranno conseguenze devastanti sulle vite di circa 210.000
palestinesi che abitano in 67 città o villaggi, e se verranno
costruiti i recinti all'est, significherà che la popolazione
palestinese della Cisgiordania e della Striscia di Gaza abiterà
solo il 12% della Palestina storica.
Com'è il Muro?
Creare ghetti
In realtà si tratta di un sistema di recinti elettrificati, filo
spinato, trincee, stradine di pattuglia, videocamere e sensori. Il
recinto vero e proprio è alto 3 metri.
Il muro in cemento, che è stato costruito a Qalqiliya, Tul
Karem e Gerusalemme Est (e sempre vicino alle case) è alto 8
metri - due volte l'altezza del Muro di Berlino - ed è
intervallato da torrette di controllo e una zona "di sicurezza"
larga tra i 30 e i 100 metri. Questa zona di sicurezza è causa
principale delle tante demolizioni e espulsioni di popolazione
dal momento che in gran parte il Muro è situato a distanza di
metri da case, negozi e scuole.
L'esercito israeliano ha costruito alcuni cancelli lungo il Muro.
Questi cancelli, però, non danno alcuna garanzia agli
agricoltori di poter accedere ai loro terreni. Invece, ha creato
un sistema di permessi e punti di controllo che servono solo ad
umiliare i palestinesi.
Inoltre, l'esercito dispone di oltre 600 altri punti di controllo
creati nel corso degli ultimi 3 anni, di cui 56 sono permanenti
mentre gli altri cambiano ogni tanto e consistono in barricate
di sassi senza alcun presenza umana. Si è creato così una rete
di strade solo per gli ebrei in tutto la Cisgiordania, una delle
facce perverse dell'occupazione che elimina per molti la
libertà di movimento, costringendoli ad aspettare lunghe ore
mentre i militari fanno i controlli.
E' importante ricordare che l'esercito israeliano tiene il
controllo su entrambi i lati del recinto!
Il Muro circonda le regioni con la più alta densità di abitanti
palestinese, costringendoli a vivere in ghetti. L'isolamento dai
servizi basilari insieme alla perdita di terre, mercati e risorse,
risulta in un'incapacità di sostentarsi adeguatamente e con
dignità.
L'agricoltura è forse il più importante fonte di reddito delle
popolazioni palestinesi nelle zone dove si sta costruendo il
Muro, una delle aree più fertili della Cisgiordania. I danni
recati al settore hanno già avuto, e continueranno ad avere,
effetti drammatici sulla popolazione e ridurrà molte famiglie e
livelli i totale indigenza.
La barriera significherà per la popolazione palestinese un
accesso ridottissimo agli ospedali delle città della zona.
Inoltre, il sistema di istruzione sarà danneggiato dal momento
che molti insegnanti abitano fuori i villaggi dove lavorano.
Secondo una relazione del governo israeliano del 2002, la
maggior parte dei palestinesi responsabili per gli attentati in
Israele è entrata attraverso i posti di controllo situati lungo la
Linea Verde e non attraverso i campi tra un posto di controllo
e un altro. Anche per questo fatto diciamo che il percorso
attuale ha poco a che fare con la sicurezza dei civili israeliani.
In passato, Israele ha usato la giustificazione di " imperativi
motivi militari" per l'espropriazione di terre per poterci
stabilire colonie, dicendo che si trattava di una misura
temporanea. Invece, le colonie sono diventate un fatto
permanente e c'è buon motivo per pensare che la barriera di
separazione diventerà anch'essa un fatto permanente.
Qalqiliya è una delle città che sono diventate carceri. Il Muro
la circonda completamente, a parte un'apertura sorvegliata da
due punti di controllo. Una volta importante centro di
commercio, la città oggi sta morendo; molti dei suoi abitanti
sono tornati a vivere nelle campagne, cercando di vivere dalla
terra.
Il Muro attraversa villaggi e quartieri, separando molte
famiglie, distruggendo i legami sociali ed economici e
trasformando intere zone in ghetti.
Il problema non è che separa i palestinesi dagli israeliani; il
problema è che separa i palestinesi tra di loro. Separa i
palestinesi dai loro posti di lavoro, dalle loro scuole, ospedali
e da tutti i servizi municipali.
Una nuova forma di resistenza contro il Muro
Crediamo che la lotta non violenta possa aumentare la
pressione sull'Israele. Quando l'esercito ha a che fare con i
civili si trova costretto a dispiegare più soldati di quanto non
farebbe altrimenti. Inoltre, non possono aprire il fuoco così
facilmente, o almeno così si spera.
Nonostante i migliori sforzi dei coordinatori, ogni settimana
porta nuovi feriti. Nel villaggio di Biddu (nei pressi di
Gerusalemme) sono stati feriti 262 persone e ci sono stati 5
morti di cui uno un bambino di 11 anni.
Dal novembre del 2003, il villaggio di Budrus, situato vicino
alla Linea Verde, fa da modello per quello che alcuni
chiamano la "Terza Intifada": resistenza popolare di tutti gli
abitanti dei villaggi.
A gennaio 2004, due fratelli di Budrus furono arrestati dallo
Shin Bet (servizi segreti) con l'accusa di "sostegno per attività
terroristiche provato da materiali di intelligence". Lo stesso
sistema giuridico militare ha respinto le accuse, notando che lo
Shin Bet aveva cercato di trarre in inganno la corte quando
diceva che i ragazzi erano coinvolti in attività terroristiche e
aggiungendo che la semplice protesta contro il recinto non
costituisce motivo di arresto.
Il 12 marzo, Itai Levinsky fu ferito a Hirbata quando i militari
cominciarono a sparare proiettili ricoperti di gomma da tutte le
parti. In quel momento Itai si trovava davanti alla folla e
parlava con i soldati attraverso il megafono, annunciando che
si trattava di una manifestazione pacifica dei palestinesi,
israeliani e attivisti stranieri, ma mentre parlava fu colpito da
un proiettile tra il naso e l'occhio sinistro.
Prima o poi un israeliano morirà. Chiaramente un palestinese
morto vale quanto un israeliano morto; ma tutto ciò vale a
dimostrare quanto sia aumentato l'uso della forza. Inizialmente
si pensava che le videocamere avrebbero avuto un effetto
calmante sui militari, poi si è passato a pensare che la presenza
di cittadini israeliani potrebbe funzionare. Ora, però, sappiamo
che non ci sono deterrenti. Ora sparano sul campo di pace
palestinese.
Un altro fattore sorprendente di questa lotta è la partecipazione
delle donne palestinesi che normalmente non hanno alcuna
opportunità di unirsi alle azioni politiche. La decisione delle
donne di manifestare, di parlare con i militari e di cercare di
bloccare le ruspe ha fatto sì che la lotta ottenga più spazio nei
media, ma soprattutto serve a dare più potere alle donne
stesse. Credo che sia un pur minimo segno di liberazione
femminile e un passo avanti rispetto alla società patriarcale.
Da tempo alcune manifestazioni sono esclusivamente
femmiili, auto-organizzate dalle donne palestinesi insieme alle
attiviste israeliane.
Quasi ogni mattina, gli abitanti dei villaggi lungo il percorso
del recinto si svegliano con i rumori delle ruspe che arrivano
presto la mattina, accompagnate da guardie private e militari.
La costruzione della barriera ha portato nuove limitazioni di
movimento per i palestinesi che abitano lungo il percorso che
si aggiungono alle restrizioni già in posto sin dall'inizio
dell'Intifada. Infatti, la lotta in corso attualmente, che vede la
partecipazione civili di tutte le età, potrebbe chiamarsi
"l'Intifada del Muro", anche per distinguerla dall'Intifada più
noto, fatta di attentati e combattenti armati.
Quasi tutti i giorni la gente dei villaggi, uomini e donne di
ogni età, si recano alle loro terre. Si posizionano di fronte ai
militari, sventolano le loro bandiere e cercano di arrivare fino
agli attrezzi. A volte si mettono semplicemente seduti in un
tentativo di impedire i lavori di costruzione.
La violenza generalmente inizia alla fine delle manifestazioni.
Di solito i militari sparano proiettili ricoperti di gomma e
lanciano gas lacrimogeni o granate ad urto verso la folla. E'
anche successo che i militari entrino nei villaggi, rincorrendo
la gente.
I giovani spesso rispondono con lanci di sassi da una distanza
di cento metri - un atto chiaramente simbolico che non può
nuocere a nessuno. A volte succede che la manifestazione dura
anche tre ore senza che un solo sasso venga lanciato, ma poi i
militari perdono la testa e cominciano a lanciare i
lacrimogeni... poi succede il finimondo.
L'Autorità palestinese ha avuto un ruolo molto piccolo negli
eventi degli ultimi mesi. Questa lotta è partita dal basso,
proprio dalla gente che guarda mentre le viene rubato la terra.
Durante alcune manifestazioni la popolazione palestinese è
sostenuto dagli attivisti israeliani (mai più di qualche decina di
Testo di Uri Ayalon
persone e quasi sempre facenti parte degli Anarchici Contro il
Traduzione a cura dell’Ufficio Relazioni Internazionali FdCA
Muro) e dai pacifisti stranieri. Questi attivisti generalmente
registrano le manifestazioni con le videocamere. Sebbene la
forma di organizzazione possa essere definita anarchica, dal
momento che non esiste alcun potere centrale e tutto viene
deciso tramite metodi di democrazia diretta, non tutti i per saperne di più:
www.fdca.it/wall
militanti non palestinesi si definiscono "anarchici".
Sin dalla fine del 2003, il gruppo Anarchici Contro il Muro” è
attivo soprattutto nelle manifestazioni palestinesi contro il per le notizie più aggiornate:
Muro. Gli scopi principali sono di evitare l'uso di violenze
www.ainfos.ca
contro i palestinesi e di attirare l'attenzione dei media.