PROFUMO DI STAMPA

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PROFUMO DI STAMPA
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cinquesensi
di L orenzo C apitani
profumo
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A differenza di altri mammiferi (basta pensare ai segugi!),
nell’uomo l’olfatto è forse il meno sviluppato dei sensi. Eppure,
proprio per questa sua vaghezza e questo legame con la parte
più istintuale, “animale”, può risultare di grande impatto. Tutti
noi siamo stati “cuccioli d’uomo”, legati alla mamma dal suo inconfondibile profumo. E nel profondo del nostro cervello profumi
e odori sgradevoli hanno sempre il potere di evocare sensazioni
potenti. In realtà l’olfatto è un senso che lavora “sullo sfondo”:
respiriamo circa 23.000 volte al giorno e a ogni singolo respiro
innumerevoli molecole odorose entrano nel naso, raggiungendo direttamente il centro emotivo del cervello, che è in grado
di distinguere e classificare più o meno 10.000 odori diversi,
anche se solo quelli particolarmente forti, particolarmente gradevoli o particolarmente sgradevoli vengono notati dalla parte
conscia. Nel giro di una frazione di secondo il cervello trasforma
la sensazione odorosa in un’emozione: gioia, malinconia, paura,
disgusto, desiderio… Non tutti provano le stesse emozioni di
fronte ai medesimi aromi, per motivi personali e culturali, ma c’è
un odore che è universalmente recepito come positivo da ogni
civiltà del mondo: il profumo dei fiori.
Curiosità a parte, la scienza ha ormai ampiamente dimostrato come i profumi giochino un ruolo di primissimo piano nella
scelta, ad esempio, del partner sessuale, e siano in generale
importanti nell’indirizzare qualsiasi nostra decisione, soprattutto quelle di acquisto. Cosa implica questo per il mondo della
stampa? La quinta puntata del nostro dossier sulle tecniche di
nobilitazione degli stampati vi porta a scoprirlo.
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profumo di carta... e non solo
Le strategie di marketing più innovative, lo abbiamo detto più volte, puntano al coinvolgimento
simultaneo di tutti e cinque i sensi, olfatto compreso. Di qui i grandi investimenti dell’industria
cosmetica nella costruzione di fragranze sempre
più accattivanti non solo per gli ovvi eau de parfum, ma anche per creme antirughe, bagnoschiuma, make-up. Anche i produttori di detergenti o
alimenti stanno bene attenti agli odori dei loro
prodotti, si tratti di un ammorbidente “che sa di
pulito” o di un biscotto “che sa di buono”. Ma si
è già andati oltre. È noto ormai lo sforzo di grandi catene commerciali, soprattutto nel settore
della moda e dell’elettronica, che hanno sviluppato dei personali “brand scent” diffusi nei loro
store in tutto il mondo. E nel mondo della stampa? Si può usare questo forte potere evocativo
di profumi & Co. per conferire quel tocco in più
agli stampati? La risposta è, ovviamente, sì. Innanzitutto ad avere un particolare aroma può essere il supporto, ovvero, quasi sempre, la carta.
stampati sempre più gradevoli
Inviti e brochure che
profumano di rose appena
colte o di lavanda...
irresistibili!
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Ma la carta non deve necessariamente avere
l’odore… della carta! Un esempio è dato da alcune carte ecologiche ricavate dagli scarti di lavorazione della frutta. Create per aiutare l’ambiente,
hanno dimostrato di avere piacevolissimi “effetti
collaterali”: sono infatti colorate e profumate in
modo assolutamente naturale. Difficile resistere
alla tentazione di dare un morso a inviti o brochure che profumano come un cesto di frutti di
bosco appena colti! L’industria chimica offre poi
molteplici possibilità per profumare direttamente
in cartiera carte e cartoncini, con una gamma di
aromi davvero vastissima. Un tempo si usavano
profumi allo stato puro mescolati direttamente
all’impasto della carta, che avevano l’inconveniente di evaporare svanendo in breve tempo e
per di più potevano a volte riservare sgradevoli
sorprese a contatto con le altre sostanze coinvolte nella stampa. Oggi, grazie alla tecnologia
della microincapsulazione (vedi box), è possibile
utilizzare una minor quantità di fragranza, che si
mantiene molto più a lungo. Tra gli usi più frequenti, oltre a quelli per la confezione di quaderni
o agende profumati, ricordiamo la produzione di
carte igieniche o fazzoletti di carta con oli balsamici microincapsulati.
Cioccolato, caffè,
Chanel n. 5: è ormai
Di estrema versatilità, la tecnologia delle microcapsule olfattive trova impiego ottimale anche e
soprattutto nella nobilitazione post-stampa. I lettori più attenti di Print Buyer non avranno dimenticato la golosissima copertina del n. 18, con quel
piatto di dolcetti dall’invitante profumo di cioccolato: un ottimo esempio di stampa nobilitata con
inchiostri contenenti microcapsule profumate.
Queste, infatti, possono essere applicate in sovrastampa tramite inchiostri o vernici d’ogni tipo (a
base acqua, solvente, acriliche, viniliche e UV) e
su diversi supporti, dai consueti carta e cartone
alla plastica, dal metallo al tessuto. La tecnica
usata? Qualunque sia quella scelta per stampare:
offset, rotativa, rotocalcografica, flessografica,
serigrafica, verniciatura…
Abbiamo parlato di questi argomenti con Duccio Ruggero Ruggeri, amministratore unico della
Druckfarben, azienda bergamasca leader assoluta
in Italia per la produzione di microcapsule.
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inchiostri e vernici
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molto ampia la
gamma di fragranze
da “intrappolare”
negli stampati.
«Un tempo le vernici con microcapsule
erano applicabili solo con macchine per
la flessografia o la serigrafia. Oggi si sta
sviluppando soprattutto il mercato dell’offset, tradizionale o UV. In pratica anche
un piccolo stampatore con una macchina
a quattro colori può offrire al suo cliente
un prodotto profumato: basta aggiungere
all’inchiostro le microcapsule con l’aroma
prescelto (dal nostro catalogo o fornito
espressamente per quel cliente). Meglio
però se si usa una vernice in sovrastampa: le vernici infatti sono trasparenti e
non incidono sull’effetto delle precedenti
o successive lavorazioni e se ne può quindi stendere uno strato più spesso, contenente più microcapsule; basta tenere il
calamaio allargato al massimo. È una lavorazione
che si fa in linea, senza allungare i tempi o far
incrementare i costi se non per quanto riguarda
la vernice che, in effetti, costa dalle cinque alle
dieci volte più di una vernice “normale”, ma sul
costo finale incide in minima parte».
Le difficoltà tecniche sono ridotte al minimo, continua Ruggeri: «Noi suggeriamo ai nostri clienti
di utilizzare vernici a base acqua, che hanno un
odore praticamente impercettibile, in modo da
evitare interazioni con la profumazione scelta,
ma oggigiorno esistono anche vernici UV, nate
per l’industria alimentare, dall’odore davvero minimo. Un’altra accortezza è quella di usare preferibilmente carte patinate che assorbono meno
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le capsule». I campi di applicazione sono i più vasti, dai libri ai cartoncini apposti sui deodoranti
ambientali per poterne sentire la fragranza, dal
packaging alimentare agli inserti pubblicitari dei
profumi. Uno degli esempi più creativi è la
fortunata serie dei Viaggi nel Regno della
Fantasia di Geronimo Stilton, pubblicata
da Piemme: libri con alcune pagine che, se
sfregate, emanano profumi o puzze facendo impazzire i bambini. «Un mercato nuovo
e ricco di possibilità» ci racconta ancora
Ruggeri «è poi quello degli shopper di carta
che una catena di negozi può personalizzare in modo che, ogni volta che vengono
usati, diffondano una fragranza, magari
proprio quella del marchio che li ha scelti.
Il sacchetto o il cartoncino profumato per
gli armadi vengono usati più volte, imprimendo bene nella memoria del consumatore un certo brand».
tutto sulla microincapsulazione
Nata circa trent’anni fa, la tecnica della microincapsulazione consiste nell’inserire una sostanza
all’interno di microcapsule che, in origine, erano
fatte di gelatina animale; questa tipologia si usa
ancora per aggiungere aromi agli alimenti e in alcuni settori dell’industria farmaceutica, ma ciò
che ha permesso di fare il salto di qualità è stata
l’introduzione di capsule in resina sintetica, di dimensioni molto piccole (da 1 a 10 micron contro
i 200 delle capsule in gelatina), resistenti fino a
300 gradi e alle sollecitazioni meccaniche.
Le microcapsule si rompono progressivamente
ogni volta che vengono sfregate e, se applicate
in misura sufficiente, consentono di rilasciare
anche per anni il loro principio attivo. Nel caso
delle microcapsule olfattive usate nella stampa,
la sostanza profumata viene introdotta in queste
piccolissime “bollicine” di resina che possono essere amalgamate direttamente all’impasto della
carta oppure veicolate tramite vernici o inchiostri;
la capsula, come un guscio protettivo, impedisce
al profumo di evaporare durante le diverse fasi di
lavorazione, stoccaggio e trasporto e lo rende più
resistente ai fattori ambientali quali temperatura,
acidità, pressione ecc.
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