Ottobre - CGIL Marche
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Ottobre - CGIL Marche
Anche su internet: www.marche.cgil.it/spi Spirito di gruppo ottobre 2013 LiberEtà Marc he M Suppl. a LiberEtà n. 10/2013 mensile del Sindacato pensionati italiani della Cgil direttore responsabile Giorgio Nardinocchi / a cura dello Spi Cgil regionale Marche Tariffa R.O.C. - Poste Italiane S.p.A. - Sped. in abb. postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n. 46) art. 1 comma 1, DCB Roma in queste pagine Intervista al segretario generale Cgil Marche, Roberto Ghiselli Le sfide d’autunno R oberto Ghiselli, segretario generale Cgil Marche, fa per noi il punto sulla situazione partendo dall’impegno del sindacato a fronteggiare gli effetti della crisi nella regione, che deve anche tener conto del clima politico nazionale. Sullo sfondo c’è l’attività collegata con l’avvicinarsi del congresso nazionale dell’organizzazione. La sanità e la sua riorganizzazione, l’attuazione del piano sociosanitario, il difficile confronto su questi temi del sindacato con la Regione Marche sono narrati da un articolo del segretario generale dello Spi Cgil Marche e da diversi articoli provenienti dalle strutture periferiche che bene illustrano come questi temi sono vissuti dalla gente. I due temi, quello della crisi e quello della sanità nella nostra regione, sono gli argomenti più trattati nelle pagine dedicate alle storie di vita e alla corrispondenza dei lettori che pubblichiamo. Non mancano a completamento del giornale i consigli del medico, l’intervento della nostra erborista e la recensione del libro del mese. «Lavoro e sviluppo: ecco le priorità del sindacato» ■ di Federica Buroni L e nuove sfide del sindacato: su questo e su altri importanti temi la Cgil Marche ha organizzato un seminario nelle scorse settimane che Nonno Nello si è tenuto a Porto San Giorgio, presenti anche autorevoli esperti e docenti. Appuntamento significativo per la Cgil che si avvia al congresso. Ne parliamo con il segue a pag. 3 di Marco Temperini Sul numero di ottobre di ■ Primo piano 1 I paradisi del male. L’evasione fiscale affonda l’Italia. ■ Primo piano 2 Carla Cantone: “In campo per moralizzare l’Italia” contro corruzione, privilegi e ingiustizie sociali. ■ Inchiesta Ritorno alla terra. Per tanti giovani l’agricoltura è una scoperta, ma spesso una scelta di vita obbligata dalla crisi. ORGANIZZAZIONE Sanità ed enti locali, pronti a ripartire per l’autunno ■ di Elio Cerri opo la pausa estiva, il sindacato pensionati riprende l’attività sindacale, crediamo necessario puntualizzare l’attività svolta e quella che sarà da svolgere, senza che ciò sia visto come una sorta di “bilancio sociale del 2013” che invece sarà predisposto a fine anno insieme alla Cgil Marche. Nei primi mesi del 2013, abbiamo realizzato la campagna di mobilitazione denominata “Ne abbiamo le tasche vuote”, in cui denunciavamo come la crisi pesava sempre sui più deboli. Contemporaneamente abbiamo portato avanti il confronto con la Regione Marche sulle problematiche sociosanitarie che ci ha visti protagonisti della manifestazione unitaria del 25 marzo. Il confronto con la Regione non vede ancora uno sbocco positivo, confidiamo in un’accelerazione negli ultimi mesi di questo anno. Abbiamo tenuto un consistente numero di assemblee sulla situazione economica del Paese e per discutere il nostro “Piano del lavoro”. A conclusione abbiamo partecipato all’assemblea di programma che si è tenuta a Roma il 25 e 26 gennaio. Il 28 marzo abbiamo ragionato sull’esito del voto e sul quadro politico uscito dalle elezioni di febbraio in un’assemblea regionale alla presenza di Riccardo Terzi della Segreteria nazionale dello Spi Cgil. Una delegazione delle Marche ha partecipato nel mese di maggio (dal 8 al 11) alla Festa nazionale di LiberEtà che si è tenuta a Palermo in cui si sono affrontate varie tematiche sia di natura sindacale che culturale. Nel corso della festa sono stati premiati due nostri diffusori del mensile: Gordiana Donnini di Gabicce (PU) e Giuseppe Bosi di Jesi (AN). Nello stesso mese abbiamo presenziato, con rappresentanti della nostra organizzazione regionale, all’ illustrazione al Parlamento Europeo della proposta di legge sulla non autosufficienza “Per il diritto a un’assistenza di lunga durata”. Entro la fine anno partirà la raccolta delle firme per la sua presentazione.. Di grande importanza sono state le giornate formative sulla conoscenza delle pensioni da noi organizzate presso l’Università politecnica delle Marche che ha visto la partecipazione di un gruppo di giovani studenti. Di notevole interesse è stata l’assemblea pubblica conclusiva con l’intervento della Segretaria nazionale dello Spi Cgil, Carla Cantone. “Per frenare la crisi e rilanciare lo sviluppo”, questo lo slogan della manifestazione nazionale che abbiamo messo in piedi il 22 giugno a Roma, la prima unitaria as- 2 sieme a Cisl e Uil dopo oltre un decennio. Straordinaria è stata la partecipazione dei pensionati della nostra regione. A settembre abbiamo ripreso l’attività con due giornate formative, destinate ai nostri quadri ed attivisti sul territorio, sulle problematiche sanitarie e sociali, alle quali farà presto seguito una giornata su Imu e Isee. Nei prossimi mesi ci aspetta un notevole sforzo organizzativo per chiudere positivamente il tesseramento 2013 e per conseguire un migliore risultato sugli abbonamenti al nostro mensile di LiberEtà. Impegnativo e non eludibile sarà il lavoro da fare per realizzare entro la fine dell’anno la preparazione dei congressi nazionali della Cgil e dello Spi che si terranno nei primi mesi del 2014. Il confronto con gli Enti Locali e la contrattazione fanno parte e qualificano il nostro fare quotidiano in difesa delle fasce deboli del paese. A tal proposito sicuramente forte sarà il nostro impegno a vigilare sulla prossima “legge di stabilità” che il governo varerà nelle prossime settimane. DALLA PRIMA PAGINA «Lavoro e sviluppo: ecco le priorità del sindacato» segue da pag. 1 segretario generale, Roberto Ghiselli. Di fronte ai grandi mutamenti, quali sono le proposte della Cgil? “Il seminario, che ha raccolto il gruppo dirigente Cgil delle Marche, aveva lo scopo di approfondire le novità relative ad economia, società e ruolo del sindacato. Temi affrontati da relazioni di esperti di alto livello come il professor Messori, Yuri Kazepov e da Walter Cerfeda”. “È sempre più messo in discussione dai nuovi problemi connessi alla globalizzazione. Dobbiamo esercitare una forte capacità innovativa avendo ben chiaro l’obiettivo di evitare la marginalizzazione dalla rappresentanza del mondo del lavoro. In Italia, questo rischio è rappresentato, per esempio, dalla Fiat di Marchionne con le sue politiche d’Oltreoceano. Il congresso sarà l’occasione per rafforzare la nostra elaborazione e rilanciare l’iniziativa. Il confronto, nel corso del seminario, tra il segretario nazionale Fabrizio Solari e il segretario Fiom, Maurizio Landini ha messo a fuoco alcuni problemi strategici su cui riflettere”. Quali? “Il ruolo del contratto nazionale e della contrattazione di secondo livello ma anche l’estensione dei diritti ai lavoratori che da sempre ne sono stati privi. E poi le politiche di sostegno all’occupazione e di contrasto alla precarietà, la ridefinizione del Welfare che affronti il nodo delle povertà e del disagio sociale nonché il superamento della legge Fornero sulle pensioni promuovendo un forte patto intergenerazionale”. Il messaggio sulle politiche locali che scaturisce dal seminario? “La competizione non è più solo fra imprese ma anche tra sistemi e dunque hanno sempre più importanza le politiche locali, infrastrutturali, di programmazione, di sviluppo territoriale, quelle ambientali e sulla conoscenza. Anche nelle Marche, il confronto sulla riprogrammazione delle politiche europee 2014-2020 è l’occasione principale per sostenere un forte processo di trasformazione della nostra struttura produttiva che ci consenta di recuperare i ritardi accumulati in questi anni”. A proposito di Marche, quali sono le sfide che si attendono? “Sono diverse. Si parte con l’innovazione tecnologica e organizzativa delle imprese, si prosegue con la volontà di favorire i processi di aggregazione delle stesse ma anche interventi infrastrutturali per connettere la regione con le grandi direttrici nazionali ed europee. Ci sono poi le politiche del lavoro e della formazione per promuovere l’incontro tra domanda e offerta ad un livello qualitativamente più elevato. Quindi, le politiche sociali, per l’infanzia e per la terza età, a partire dall’invecchiamento attivo. Non dobbiamo infine dimenticare la riforma e la razionalizzazione della pubblica amministrazione, a cominciare dalla gestione associata dei servizi per una migliore qualità e per risparmiare le risorse”. 3 CRONACHE DAL TERRITORIO Due o tre cose sul Pronto Soccorso Il racconto di un paziente fra le corsie di un ospedale ■ di Romolo Sardellini S e Omero fosse vissuto ai tempi nostri probabilmente non avrebbe scritto l’Odissea per narrare le peripezie di Ulisse, ma per descrivere ciò che può capitare ad un paziente se finisce al Pronto Soccorso. Nel nostro caso si tratta della storia di una iscritta allo Spi che ha avuto bisogno, appunto, del Pronto Soccorso e delle successive “diramazioni” in alcuni reparti dell’ospedale di Macerata. Ve la presentiamo di seguito. “Al mattino presto avevo avuto dei dolori molto forti e, dopo aver trattenuto un po’ sperando che passassero, mi sono recata verso le 7 al Pronto Soccorso. Qui, dopo circa una ventina di minuti, sono riuscita a farmi “mettere in lista”. Dopo altrettanto tempo mi hanno preso la pressione ed una vena, dove è stato lasciato un ago per eventuali flebo. Dopo circa due ore (mi avevano classificato “codice giallo” cioè urgente, ma non troppo) è arrivato il dottore, stanchissimo in modo evidente, anche perché aveva dovuto affrontare tutti i casi della notte praticamente 4 da solo. Un lavoro disumano, frutto dei “tagli”, che mettono a rischio, però, la vita stessa degli utenti. Il dottore, peraltro gentilissimo, mi ha detto che avrei dovuto aspettare la chiamata per una visita specialistica in un reparto. Erano circa le dieci del mattino. La “chiamata” è arrivata, ma erano ormai le 15, quando, nonostante i miei solleciti (i dolori continuavano e non mi è stato dato nulla per calmarli) ormai pensavo che si fossero dimenticati di me. Ero sinceramente arrabbiata. Giunta nel reparto per la visita specialistica, mi hanno fatto aspettare un’altra ora. Finalmente il dottore è giunto, piuttosto seccato, perché a suo dire non era necessaria la sua opera e, dopo una visita ultrabreve, mi ha rinviato al Pronto Soccorso, con la richiesta di una diversa visita specialistica. Il medico del Pronto Soccorso (nel frattempo c’era stato il cambio della guardia) si è limitato a leggere ciò che aveva scritto il predecessore e la richiesta della nuova visita e mi ha spedito in un altro reparto dove, ovviamente, ho fatto un’altra ora e passa di attesa. Finalmente c’è stata una visita appropriata ed approfondita, mi è stata data una terapia e sono stata messa in lista per un intervento. Ma non era ancora finita! Corredata dal certificato medico dello specialista sono dovuta tornare al Pronto Soccorso per avere quello delle dimissioni. Altra prolungata attesa perché i due sanitari presenti erano impegnati in urgenze e quindi non potevano perdere tempo per scrivere referti. Finalmente qualcuno si è ricordato anche che avevo ancora l’ago infilato in vena e me lo ha tolto. Sono arrivate anche le agognate dimissioni: erano le 18.30! Quasi dodici ore al Pronto Soccorso, senza poter mangiare e bere. Anche andare al bagno è stata un’impresa: c’era una puzza di urea insopportabile, senza alcuna serratura e senza carta igienica o strappi per asciugarsi le mani. Per poterne usufruire è necessario essere in due, con uno che resta a fare il palo….”. Queste storie di vita lasciano l’amaro in bocca. Viene lo sconforto nel vedere come una persona viene disumanizzata e resa solo un numero (parliamo non solo dei pazienti, ma anche dei medici e degli infermieri che debbono affrontare stress incredibili per i tagli), succube delle leggi dell’economia. Viene la rabbia nel considerare come la società non sia certo quella sperata nel ’68 e come la stessa Costituzione venga calpestata impunemente. Viene il senso dell’umiliazione pensando che, pur avendo ragione, anche se alzi la voce nessuno sta lì ad ascoltarti e, forse, ti prendono anche per una sorte di don Chisciotte, più da commiserare che ascoltare… VERTENZE REGIONALI ■ di Emidio Celani sempre più diffusa la convinzione che la risposta sociosanitaria offerta nella nostra regione sia ben lungi da soddisfare la domanda: le lunghe liste di attesa per le prestazioni diagnostiche, l’estenuante attesa nei pronto soccorso, la non autosufficienza scaricata sulle famiglie sono il campanello d’allarme di una sanità pubblica che non riesce a cogliere concretamente i mutamenti sociali e i reali bisogni delle persone. Il confronto avviato con la Regione Marche, condizionato dai dolorosissimi tagli apportati alla sanità pubblica dalle scelte operate del Governo Berlusconi prima e dal Governo Monti poi, non fa intravedere la possibilità di un accordo. Eppure il sindacato aveva apprezzato il piano socio-sanitario cogliendone la necessità di introdurre nuove e più appropriate forme organizzative, così da poter cogliere le trasformazioni in atto e rispondere con maggiore incisione al mutare dei bisogni in un contesto di compatibilità e sostenibilità economica. Il tavolo della trattativa ha sicuramente registrato interessanti e positivi passi avanti su una maggiore presa in considerazione dei temi della domiciliarità, residenzialità e semiresidenzialità, individuando nella Casa della salute, nella definizione di regole sulla residenzialità, nell’integrazione tra i servizi sanitari e sociali, nell’assistenza domiciliare (ADI e SAD) e nella sanità d’iniziativa, strumenti indispensabili per una maggiore e più efficace risposta extraospedaliera ai vecchi e nuovi bisogni. Ma questi progressi non hanno portato a una risposta complessivamente soddisfacente anche perché non colgono pienamente la necessità di un profondo cambiamento necessario a rispondere ai bisogni più espressi delle persone che si trovano a fare i conti con la riduzione dei posti letto per acuti e sulla trasformazione dei piccoli ospedali La proposta della Regione Marche di far slittare al 2014 dell’ultima rata del riallineamento delle tariffe e dell’assistenza nelle Residenze protette che, secondo l’accordo dell’agosto 2010, sarebbe dovuta entrare in vigore dal gennaio 2013 è stata considerata irricevibile: non è accettabile che in un periodo di crisi tanto pesante si prolunghi di un anno l’onere a carico delle famiglie. Il sindacato ha apprezzato l’intenzione della Regione di avviare 39 case della salute, tre in ognuno dei 13 distretti sanitari, ma dà un giudizio fortemente negativo per la mancanza di una concreta definizione dell’accordo con i medici di medicina generale che dovrebbero essere il perno fondamentale della struttura. Senza il loro coinvolgimento si pregiudica fin dal nascere il funzionamento delle strutture create. Niente è ancora definitivamente pregiudicato. La permanenza di un tavolo di confronto regionale, e di quelli attivati nei diversi territori della nostra regione attestano la volontà delle parti di continuare la discussione sia nel merito dell’applicazione dei Decreti emanati dalla Giunta, sia in quelli che ancora dovranno essere definiti: occorre rispondere con urgenza ai disagi sociali e sanitari che oggi sono diventati non più sopportabili anche per effetto dell’impoverimento delle famiglie per effetto della crisi. 5 CRONACHE DAL TERRITORIO Osimo, anziani in difficoltà per la carenza dei servizi locali ■ di Carlo Sorpino segretario Lega Spi di Osimo o Spi-Cgil, di Osimo esprime una valutazione del tutto negativa per quanto riguarda la sanità e i servizi socio-sanitari della zona di Ancona sud. Nell’ultimo piano che la Regione Marche ha elaborato si prevede, in concomitanza con la costruzione del nuovo ospedale di Rete-Inrca nel comune di Camerano, la chiusura dei due presidi, di Osimo e di Loreto, rimasti dopo lo smantellamento della struttura di Castelfidardo. I lavori per il nuovo ospedale non sono iniziati per la mancanza di risorse economiche; intanto si vogliono chiudere da subito alcuni reparti degli ospedali di Osimo e di Loreto. Per tutti il reparto di Ginecologia-ostetricia dell’ospedale di Osimo, che già soffre della mancata implementazione e della ristrutturazione del Pronto soccorso. Tali decisioni comportano un disagio enorme per una utenza che ormai supera gli ottantamila abitanti e che nel periodo estivo con il turismo supera le 150 mila presenze. Ai disagi per la mancanza di strutture bisogna aggiungere quello 6 dei pensionati e degli anziani, che, aumentando sempre più, hanno bisogno di un’ assistenza capillare per malattie degenerative dovute all’età e di servizi socio-sanitari più economici considerando i livelli di reddito. Ormai la situazione non è più sostenibile, la maggior parte degli anziani vive con redditi bassissimi, che non gli permette di avere una vita serena. Molti di essi non sono in condizione di sostenere spese per una alimentazione giornaliera, sempre di più sono quelli che si rivolgono alle associazioni per avere un pasto giornaliero. Molti risultano morosi verso le società che gestiscono le utenze domestiche subendo il distacco dell’energia elettrica, dell’acqua e del gas. La situazione non accenna a migliorare anzi peggiora anno dopo anno. Ai bassi redditi si aggiunge una tassazione degli enti locali che non tiene in nessun conto di una progressività sul reddito, il blocco della perequazione per gli anni 2012 e 2013 ha fatto diminuire il potere d’acquisto delle pensioni. L’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari, anche quelli di prima necessità, l’aumento delle tariffe e dei trasporti e l’aumento della spesa sanitaria hanno impoverito enormemente i pensionati. In un paese civile, per gli anziani l’assistenza sanitaria dovrebbe essere gratuita, la tassazione uguale a zero e i servizi sociali a carico della comunità, per i redditi inferiori ai trentamila euro, invece dal nostro osservatorio, notiamo sempre più persone che, a causa dei ticket elevati, rinunciano alle cure, alle analisi e ai farmaci. Rinunciano anche per i tempi di attesa che ormai sono lunghissimi, la persona anziana non può aspettare un anno e oltre per una prestazione. Un capitolo a parte per gli anziani non autosufficienti e per quelli che sono ospitati nelle cosiddette Residenze protette. I fondi stanziati sono pochissimi, non si riesce a dare una assistenza domiciliare continuativa e professionale, l’assegno di cura è per pochi e le Residenze applicano rette elevatissime, che si possono permettere in pochi, anche perché non risulta ancora integralmente attuato il decreto della Regione Marche del 2010. I pensionati della Lega di Osimo, consapevoli dei disagi loro apportati da leggi di rigore solo nei loro confronti, sono molto delusi ma pronti a mobilitarsi per aver riconosciuti i loro diritti e veder migliorare la propria condizione di vita. CRONACHE DAL TERRITORIO Un autunno ricco di iniziative contro la crisi nella provincia Bilancio, al via il confronto serrato tra sindacati e Comune di Ancona ■ di Gianni Andreanelli ormai terminata la stagione estiva e già è evidente la spinta dei pensionati e dei lavoratori di Ancona, affinché la città inizi ad affrontare con coraggio e determinazione i tanti problemi presenti, da quelli strutturali, riguardanti il nuovo volto di Ancona, a quelli sociali, economico- produttivi. per finire con le problematiche del lavoro, della qualità della vita, dei servizi socio sanitari e delle scelte di bilancio. Da troppo tempo il confronto e la pratica della contrattazione con le istituzioni comunali di Ancona non si sono potuti esplicare al meglio, a causa di una prolungata crisi comunale e dell’affidamento dell’amministrazione al commissario prefettizio. Con l’avvento della nuova amministrazione comunale, pur in presenza di tante difficoltà, si è riaperta la speranza per riannodare i fili di un confronto serio e produttivo sui temi del bilancio, di un forte disagio sociale tra la popolazione e dei numerosi problemi rimasti al palo per troppo tempo. I primi contatti avuti con il nuovo sindaco della città non sono stati negativi. A suo dire dal prossimo anno, sulla base dei risultati conseguiti in sede di contrattazione, saranno possibili passi in avanti anche sul versante delle scelte di bilancio per il 2014. Ovviamente è tutto da verificare in sede di confronto. Quello che ci lascia ben sperare è, al momento, l’indicazione dei tempi e dei problemi oggetto del confronto. Trasporti, rifiuti urbani, porto ed uscita ovest, attività economiche, sanità e servizi sociali: questi gli argomenti di maggiore interesse che contribuiranno ad arricchire la qualità contrattazione. Il riferimento, ad esempio, al grande tema della definizione del ciclo integrato dei rifiuti e alla individuazione del sito per il relativo impianto, in assenza del quale l’Azienda Servizi continuerà a portare i rifiuti fuori città e fuori regione, con costi insostenibili a carico dei cittadini. Lo stesso vale per lo sviluppo del porto, il riordino dei servizi di trasporto e di quelli relativi alla sanità, settore in cui la Regione Marche penalizza le aziende incaricate dei servizi o non rispetta i protocolli d’intesa sottoscritti. Dopo la chiusura in città di alcuni plessi ospedalieri, elude la richiesta di istituire una moderna e funzionante Casa della salute H 24, indispensabile al fine di assicurare un qualificato e continuativo servizio alla città. Infine, si lasciano indeterminati i tempi per la costruzione della nuova struttura Inrca, con annesso ospedale di rete per dare risposte ai cittadini di Ancona e alle aree geografiche posizionate a sud della città, con la conseguenza di considerare come un pacco postale i cittadini che hanno bisogno di cure sanitarie ospedaliere non catalogabili tra quelle eccellenze assicurate dall’ospedale regionale di Torrette. Sono problemi corposi intorno ai quali si dovrà lavorare in profondità e con determinazione per la loro, seppur graduale, definizione. I benefici per i cittadini sarebbero rilevanti. Rimane quindi necessario tenere alta l’attenzione e l’interesse della città tutta intorno a queste problematiche. La lega distrettuale dei pensionati Cgil di Ancona, darà il suo contributo ricercando anche l’unità con Cisl e Uil pensionati. Ancona dovrà ritornare ad essere un vero capoluogo di Regione, governando al meglio tutte le opportunità di sviluppo economico e sociale che le si presenteranno davanti, compresa quella fondamentale di salvaguardare e sviluppare con le proprie scelte l’occupazione. 7 L’ANZIANO SI RACCONTA I premiati della XII edizione de “l’Anziano si racconta” edizione di quest’anno de “L’anziano si racconta”, che si è svolta ad Ascoli Piceno, ha visto la partecipazione di oltre 150 lavori, tra racconti, poesie e filmati. Il consistente numero e l’elevato livello di qualità degli elaborati ha reso difficile il lavoro della giuria che alla fine ha premiato i seguenti lavori: Tema n. 1 - C’era una volta la campagna C’era una volta la campagna di Angelina Benedetti Urbania (PU) Una giornata particolare di William Scalabroni - Ascoli Piceno La panzanella di Domenico Nepi - Folignano (AP) Tema n. 2 - Racconti di vita Le scarpe di Silvana Santi Montini - Prato Il sergente Al di Giselda Galvan – Rivoltella di Desenzano (BS) La storia di Corsi di Maura Marziali – Ascoli Piceno Tema n. 3 – Il nipote racconta del nonno Viccia viccia viccia còla còla còla di Carlo Spurio – Maltignano (AP) Li taccu con la nonna di Martina (video) di scuola IPSSAR Buscemi S.Benedetto del Tr. docente Tiziana Ficcadenti. Ascoli Piceno: Sergio Zavoli riceve la targa premio della manifestazione Tema n 4 – Poesie con tema libero Sofferto risveglio di Rosa Vindigni – Ragusa Sotto l’abete di Angelo Barrano – Ragusa Primo giorno di scuola di Anna Laura Stopponi – Porto San Giorgio (FM) Il sergente “Al” ■ di Giselda Galvan (da “L’anziano si racconta”) i hanno fatto sedere vicino alla finestra in modo che io possa guardare il giardino. Cerco di fare quello che dicono ma mi è molto difficile. Mi guardo attorno, sono in una bella casa ma desidero allontanarmi, nella testa ho una voce che mi incita a farlo. Ci sono molte porte ma non so quale di questa sia l’uscio e non trovo mai le scarpe. La donna che dice di essere mia moglie mi parla ma mi disturba “sei vecchia e brutta e non ti conosco”. Vedo che si allontana piangendo e non capisco perché. Molte volte faccio quello che la voce mi dice ed allora gridano e mi guardano strano. 8 Quando fanno così li metto tutti nella boccia del pesce rosso, così vedo le loro bocche spalancate ma non sento le loro voci. Dicono che ho l’Alzheimer e mi portano dal medico, anche lui parla, dice molte cose ad un bel giovane che spesso mi accompagna. Oggi mi hanno portato dove con gli amici giocavo a bocce, mi hanno fatto festa, erano tanti e mi sono impaurito. A casa c’erano molte donne che bevevano il caffè. Ho cercato di ascoltare i loro discorsi, dicono che con me c’è “AL”. Parlano del sergente tedesco che mi comanda, lo chiamano AL. Si vede che con lui sono in confidenza. È tornato quel simpatico ragazzo che ha tanta pazienza con me, dice di essere mio figlio. La sua voce mi calma, non sento quasi più il sergente, forse è riuscito a farlo allontanare. Mi dice che sono diventato nonno e che domani mi porterà il nipotino. Mi hanno detto che gli hanno dato il mio nome, cerco di ricordare qual’è ma non riesco. Sono nuovamente seduto accanto alla finestra, mi è stato detto che da qui potrò vederli arrivare. Guardo l’albero, non ha quasi più foglie, è triste senza di esse, mi dice di essere vecchio e stanco, gli rispondo che io sono tormentato da AL e che lo sto pregando di liberare, almeno per oggi, la mia mente, in modo che posa vedere il nipotino. Me lo hanno fatto tenere, è piccolo e paffuto, profuma di borotalco. Con la sua piccola manina mi tiene un dito, sono felice. Dico di essere stanco, mi accompagnano in camera, chiudo gli occhi e parlo con “AL”. Ti prego sergente, aiutami, fa in modo che nei miei occhi resti l’immagine del nipotino e che, dal sonno che sento arrivare, io non mi risvegli mai più. STORIE DI VITA Un futuro da precari ■ di Giuseppe Fillich na telefonata inaspettata. Dall’altro capo del telefono Massimo, un validissimo ex alunno di liceo. Mi saluta, lo riconosco, mi chiede cortesemente un colloquio. Ci incontriamo in un afoso giorno d’estate. I ricordi occupano da subito il conversare: le lezioni, l’intenso studio, gli innumerevoli esami sostenuti, i successi e i piccoli insuccessi scolastici. Poi, i più importanti avvenimenti di vita e il lavoro… Ben presto siamo arrivati alle ragioni della richiesta di colloquio. Massimo è uno dei tanti insegnanti preparati ma precari della scuola italiana. Infatti, pur laureato con il massimo dei voti in Lettere moderne ed abilitato, le tristi vicende lavorative lo hanno portato ad inseguire il lavoro un po’ ovunque, dal nord al sud d’Italia. Da Saronno fino a Bari. Poi il ritorno nelle Marche, con un incarico in un liceo di provincia, in un susseguirsi di richieste di trasferimento, di cambi di residenza, alla ricerca perenne di alloggi di fortuna. Ma quell’agognato posto di lavoro definitivo non è mai venuto. Solo brevi supplenze ed incarichi annuali. Massimo è consapevole che sarà difficile, quasi impossibile, raggiungere a breve l’obiettivo. A quarant’ anni suonati, infatti, le opportunità si assottigliano, le speranze vengono meno, la sfiducia nelle istituzioni aumenta. La crisi occupazionale, poi, produce irrimediabilmente il resto. Tra questi i progetti di matrimonio, che vengono necessariamente rinviati e destinati a perdersi nel tempo. Mi chiede qualche suggerimento, qualche utile consiglio. Mi trovo in difficoltà perché so che qualsiasi suggerimento può assumere il sapore della consolazione… Ci provo. Mi soffermo, dunque, sull’opportunità dei corsi di formazione, dei master; mi dilungo sulla necessità di diversificare la preparazione professionale… continuo ad argomentare… ma un dubbio mi assale: se la crisi occupazionale si manterrà a livelli così ampi, se l’Italia rimarrà ancora per anni in recessione, quale futuro si può ipotizzare oggi per le nuove generazioni ? Welfare: accordo a Monteprandone ■ di Francesco Vagnoni n Comune la spesa sociale non deve mai diminuire. I tagli ai servizi e al welfare e gli aumenti di tariffe non sono accettabili se non si combatte duramente l’evasione fiscale. Sono questi i concetti alla base dell’accordo firmato il 23 luglio dall’Amministrazione comunale di Monteprandone con Cgil, Cisl, Uil, Spi, Fnp, Uilp. L’accordo prevede un impegno dell’Amministrazione a recuperare risorse allo scopo di poterle impiegare in un welfare comunale il più possibile universale e adeguato ai tempi di crisi che stiamo vivendo, lavorando in particolare sulle agevolazioni fiscali e tariffarie. Grande novità nell’accordo è poi l’istituzione di un fondo di 150.000 euro per il sostegno all’occupazione da destinare a facilitare l’assunzione, presso aziende marchigiane e abruzzesi, di lavoratori attualmente disoccupati, residenti a Monteprandone. 9 STORIE DI VITA La crisi infinita ■ di Giuseppe Fillich no stillicidio quotidiano da parte dei media: la recessione sta terminando…forse…chissà. È un accavallarsi di informazioni rassicuranti e per niente affatto rassicuranti: aziende che macinano utili, aziende in difficoltà che chiudono nottetempo, calo dei consumi (mese di luglio, secondo Confcommercio, – 4,1% nei trasporti, –3,9 % per gli alimentari e le bevande), incertezze totali sui versamenti futuri dell’ Imu e su un possibile aumento dell’ Iva. Raccapezzarsi è impossibile. Anche gli esperti economisti non mi pare che siano in grado di aggiungere gran che. Ma qual’ è, allora, la reale situazione in cui operano e vivono i cittadini? Ho deciso di fare la cosa più semplice… Mi sono infilato in uno dei tanti mercati settimanali, mi sono divincolato tra bancarelle di strada, merce e venditori di ogni tipo per vedere, sentire e cercare di capire. Animatissimi i reparti delle occasioni, alla ricerca di prodotti a costi ridottissimi, dei saldi, delle offerte, delle occasioni a pochi euri. È qui che ti imbatti, anzi ti assalgono i venditori improvvisati di piccola biancheria e soprattutto di chincaglierie. Qui la massaia può trovare, tra l’ altro, anche sacchettini ben confezionati di aglio. La mamma e la nonna, a fatica, negano ai figli e ai nipoti scalpitanti il giocattolo in bella mostra: non si può sperperare, tra poco inizia l’anno scolastico!. Insomma un variopinto mondo di persone che si muovono in tutte le direzioni alla ricerca del bene utile e di risorse risolutorie. Decisamente meno animato il movimento nei reparti dei prodotti più costosi. Per lo più sguardi interessati e fughe immediate, senza alcuna possibilità di acquisto. Assalto invece alle banca- relle dei prodotti commestibili, specie frutta e verdura, alimenti a buon prezzo che ti garantiscono sicuramente la sopravvivenza. Alla fine di tanto girare e rigirare, anche a vuoto, ognuno riporta a casa il suo magro sacchetto di mercanzie. Cosa è cambiato rispetto al recente passato? Nulla, proprio nulla. Stessa parsimonia, stesso affanno. Stesse incertezze. Pensionati: alle Marche il record per la longevità in Italia ■ di Sandro Olimpi proposito di pensioni, vediamo alcuni numeri: a fine 2010 i pensionati in Italia sono 16.700.000, il 53% sono donne (circa 8.800.000) ma percepiscono un importo di pensioni che è solo il 44% del totale. Il 56% degli oltre 258 miliardi di euro annui di pensioni erogati va infatti agli uomini. Gli uomini hanno una media pensionistica di 14.001 euro annui, le donne di appena 8.469 euro. E parliamo di medie! Inoltre: il 55% delle donne percepisce meno di 1.000 euro al mese, come il 34% degli uomini. Poi le donne si prendono anche delle rivincite, magari, almeno sotto certi aspetti: l’aspettativa di vita alla nascita a livello nazionale, è di arrivare ad una 10 età di 79,4 anni per gli uomini e di 84,4 anni per le donne! Tra l’altro, il record su questo versante ce l’abbiamo proprio noi delle Marche dove l’aspettativa di vita per i maschietti è di arrivare a 80,4 anni e per le femminucce addirittura a 85,4 anni: un anno in più della media nazionale. Per quanto riguarda le province il record nazionale è detenuto proprio dalla Provincia di Pesaro – Urbino in cui l’aspettativa di vita delle donne arriva a 85,7 anni, sarà l’aria, sarà il vino, ma non lo dite troppo in giro! Per quanto riguarda gli ultracentenari, dal 2001 al 2011 sono triplicati passando da 5.400 a 17.000; il più vecchio ha 113 anni e vive in Trentino. Di nuovo, anche in questo caso: l’85% degli ultracentenari è donna. Comunque; non si nasce donne, si diventa, diceva Simone de Beauvoir. STORIE DI VITA Lavoro, passione e sindacato i chiamo Daniela, ho 73 anni e quando mi è stato chiesto di raccontare la mia testimonianza cioè parte della mia vita di donna, madre, lavoratrice impegnata nel sindacato ero riluttante. Sono sempre stata molto timida, fin da ragazza quando per noi giovani donne le alternative erano davvero poche: imparare un mestiere oppure sposarsi, far figli e i lavori di casa. Io sono la prima figlia femmina di una famiglia numerosa: sette fratelli. Sono nata e vissuta in un piccolo centro sulla costa marchigiana. Come prima figlia femmina avevo molte responsabilità e pochi sogni. Per me era importante sposarmi e costruire una famiglia. Non chiedevo altro. Sempre sottomessa, incapace ed emotiva, quando ebbi la possibilità di votare per la prima volta, mi ribellai alle prediche del parroco che dal pulpito invitava tutti ma soprattutto i nuovi elettori a non votare Partito Comunista. Io invece votai proprio Pci e uscì dalla cabina orgogliosa e soddisfatta. Poco dopo fui costretta ad emigrare in Svizzera. La nostalgia mi feriva ogni giorno eppure proprio lì ebbi la possibilità di conoscere la dignità del lavoro e l’uomo dei miei sogni. Facemmo due figli ma la nostra non divenne una famiglia. A me rimasero due bambini da crescere e la dignità del lavoro. Quando rimasi incinta per la seconda volta dovetti tornare in Italia e qui ho dovuto lottare per tanti anni contro il bigottismo, il pregiudizio di chi non accettava che fossi una ragazza madre. Feci lavori umilissimi ma le umiliazioni derivavano da altro: dal fatto che non potevo ottenere una casa popolare, dalle donne della parrocchia che mi suggerivano di dare in adozione i miei figli, dagli uomini che si sentivano autorizzati a provarci perché non avevo un marito. I servizi sociali non mi vennero incontro su nulla. Ero una gran lavoratrice, la fatica non mi spaventava e per questo forse trovai un impiego al Nord, in una grande fab- brica alimentare. Feci le valigie e partiì con due figli piccolissimi. Il lavoro era molto faticoso ma io guadagnavo bene e fu a quel punto che conobbi e subito mi iscrissi alla Cgil. Io parlavo poco, sempre per via della timidezza, eppure fui eletta nel comitato di fabbrica. Quando parlava la Cgil tutti tacevano e noi ci sentivamo forti, orgogliosi di appartenere al ceto operaio senza per questo essere cittadini di serie B. Purtroppo però non c’erano ancora le condizioni per lavorare e crescere i bambini da sola, così fui costretta a tornare a casa. Il posto fisso l’ho trovato a 40 anni, in ospedale. Non ho mai smesso di credere nel sindacato ma ho cercato di fare affidamento ancor di più sulle mie forze. Oggi sono nonna di due splendide nipotine. Nel bene o nel male i miei figli li ho cresciuti. Li vedo idealisti, sognatori e il futuro mi spaventa. Sì mi spaventa perché non vedo più la solidarietà che c’era tra di noi e il sindacato. Oggi mi pare che conti essere furbi più che spaccarsi la schiena come ho fatto io. E continuo a farlo aiutando mio figlio a crescere le bambine. Anche io sono una nonna-ammortizzatore sociale. Come lo è stata mia madre con me. Non mi pesa e resto iscritta allo Spi. C’è solo una cosa che mi manda su tutte le furie, anzi due: la prima è come è stato possibile che l’Italia sia stata governata da Silvio Berlusconi. Mi chiedo perché noi di sinistra che tanto abbiamo lottato abbiamo permesso che ciò accadesse. E mi fanno arrabbiare quelli che dicono che noi pensionati abbiamo rubato il futuro ai giovani. Non è vero. Noi abbiamo lavorato e combattuto anche per le generazioni successive, per i figli. Abbiamo sudato e versato contributi fino all’ultimo e se ora questi soldi non ci sono più la colpa non è certo nostra ma della cattiva politica che li ha sperperati. Sapere che tanti giovani preparati non lavorano e che la colpa sarebbe nostra proprio non lo posso accettare . 11 ERBE E DINTORNI Lezioni di botanica a Capodarco Il corso è stato promosso dall’associazione “Chi mangia la foglia” ■ di Laura Stopponi L’ associazione “Chi mangia la foglia” ha organizzato un corso per il riconoscimento delle erbe spontanee. Si è tenuto a Capodarco di Fermo dal 6 al 22 settembre ed ha visto la partecipazione di 34 allievi di età compresa tra 16 e 65 anni. Le lezioni teoriche di Botanica, Nutrizione e Farmacologia, tenute da docenti di Agraria e Medicina, e le uscite didattiche, guidate da esperti riconoscitori, si svolgono in un clima informale ed affettuoso perché l’obiettivo del corso è soprat- tutto quello di stimolare la curiosità, l’attenzione e la consapevolezza circa l’importanza di questi doni della natura, veri e propri serbatoi di benessere personale ed ambientale. In tre settimane, si impara a riconoscere le principali erbe mangerecce, a difendersi dalle pochissime tossiche, a riconoscere il valore dell’ambiente, della biodiversità e degli effetti di una gestione del suolo, sia agricolo che industriale, scellerata ed irrispettosa. Riconoscere le erbe con le quali cucinare una semplice misticanza di erbe crude o cotte, rigorosamente in numero dispari di varietà (mai meno di tre meglio se più di 7) è il risultato immediato del corso, anche se per la conoscenza approfondita e sicura non bastano anni di studio e di pratica. Il corso ha una formula ormai sperimentata con la prova finale, la consegna degli attestati e la partecipazione alla vita dell’associazione, ed ogni “nuovo raccoglitore” è automaticamente un nuovo difensore dell’ambiente, delle erbe, e del territorio perché – come dice sempre Noris Rocchi che è l’ideatore e l’instancabile anima dell’associazione “Chi mangia la foglia” – “quando impari a conoscere le erbe, mentre cammini in campagna il passo si allunga per non calpestare i tuoi nuovi amici!”. I prodotti degli orti Auser in dono all’Ircr di Macerata G li anziani ospiti dell’Ircr di Macerata hanno ricevuto, nelle settimane scorse, un dono prezioso: i prodotti freschi e genuini, coltivati dai loro coetanei ancora validi e pimpanti, negli orti messi a disposizione dell’Auser dal Comune. L’associazione di volontariato ha attualmente in dotazione circa 220 appezzamenti (presso l’ex Cras di Santa Croce ed a Fontezucca) che tengono impegnati circa 500 pensionati tra uomini e donne, coordinati da Nazzareno Osimani, che può essere considerato la memoria storica di questo settore dell’Auser. Decine e decine le cassette di ortaggi che gli anziani coltivatori hanno donato, come già avvenuto negli anni scorsi, all’istituto maceratese, frutto del loro lavoro. Importanti le parole dell’Assessore alle politiche sociali, Narciso Ricotta, “si tratta di un’iniziativa di solidarietà, un dono di ringraziamento Un momento della consegna alla città che ha 12 consentito agli anziani di utilizzare gratuitamente gli spazi che il comune ha messo a loro disposizione. Quello degli orti per anziani è un progetto che dimostra l’impegno dell’Amministrazione comunale nei confronti della terza età dettato dalla necessità di favorire la socializzazione di queste persone che spesso vivono in solitudine. E perché no, in un momento di crisi come quello che stiamo vivendo attualmente, esso rappresenta un, seppur piccolo, sostegno economico, che oggi si trasmette anche agli ospiti della casa di riposo. Questo dono è anche un atto che sta a dimostrare quanto forte sia il legame della casa di riposo con la città”. Il presidente dell’Auser, Giulio Marinozzi, ha elogiato, invece, l’entusiasmo e la generosità dei donatori perché, oltre a privarsi di buona parte del prodotto delle loro fatiche, hanno voluto selezionare con attenzione gli ortaggi migliori. R.S. I LETTORI CI SCRIVONO La disperazione di un figlio “Sono un pensionato. Scrivo con il cuore spezzato per ciò che sta vivendo mio figlio e, con lui, anch’io, che lo ospito ancora in casa, nonostante abbia 42 anni. La storia è questa: dopo aver fatto mille sacrifici (io e mia moglie) per poter permettere al nostro unico figlio di studiare e giungere alla laurea, mandandolo a Roma, siamo andati a sbattere contro l’inesorabile realtà di oggi: la disoccupazione. Mio figlio, come penso tutti gli altri neo-laureati, ha cercato ovunque un posto attinente con la sua laurea (giurisprudenza) e ha partecipato a decine di concorsi, sperando di poter sfondare da qualche parte. Ha provato anche a fare praticantato, ma non è riuscito a trovare uno studio legale sufficientemente grande da farsi carico anche di un pur modesto onorario. Solo se accetti di lavorare gratis o poco più ti tengono. È stato anche umile e, pur di la- vorare, a forza di insistere, è riuscito a trovarsi un posto di cooperatore scolastico (il “bidello” di una volta). Non era un granché per un laureato, ma un minimo di sicurezza economica l’aveva e già cominciava a pensare di sposarsi. Poi due tegole, una dietro l’altra: la morte improvvisa di mia moglie e lui, mio figlio, che non è più neppure precario; ora è “disoccupato”. Adesso passa tutto il giorno chiuso nella sua camera, spesso non esce neppure per mangiare un boccone insieme a me. Lo vedo sempre più triste e chiuso e, qualche volta si arrabbia anche un po’ se cerco di stimolarlo, almeno per farlo parlare… Quando posso cerco di allungargli 10 euro: la prima volta li ha presi, mi ha sorriso per farmi capire che aveva bisogno di un gesto che gli desse la certezza che c’è qualcuno al mondo che ancora si ricorda di lui (non ho avuto coraggio di chiedergli se anche la fidanzata l’ha lasciato perché ora è disoccupato, ma temo che sia così...); la seconda volta li ha presi ugualmente, ma dalla terza in poi, per la sua dignità, si è rifiutato. Mi rimette i dieci euro in mano, si gira veloce per non farmi vedere che gli si inumidiscono gli occhi e si chiude in camera. Anch’io torno nella mia camera. Piango anch’io: di rabbia per questa società che calpesta la dignità dei singoli, d’angoscia per il futuro di mio figlio”. Lettera firmata Luci e ombre della nuova sanità Sul Corriere Adriatico del 31 luglio scorso ho letto non buone notizie sulla vertenza in atto tra le Organizzazioni Sindacali Cgil-Cisl-Uil e Regione Marche circa la riorganizzazione del Servizio Sanitario. Il resoconto del cronista sulla vertenza aperta è quanto meno sconcertante suscitando perplessità Infatti sulla vertenza, con una qualche malignità, porta a conoscenza dei lettori che “Sul futuro manca il dialogo” con riferimento alla nota con la quale le Organizzazioni unita- rie esprimono la propria preoccupazione per il confronto interrotto e per le prospettive non condivise sulle scelte sanitarie definitive. Mentre con altro titolo, in più grande evidenza, “Marche sul Podio” perché tra le regioni virtuose “individuata come una delle più efficienti, di qualità e che ha saputo nel contempo garantire l’equilibrio di bilancio”. Tutto questo non ci conforta mancando il consenso più ampio delle istituzioni, delle forze sociali e degli anconetani che non si sentono affatto tutelati nella loro sicurezza sanitaria e che in nome di una svolta alla Sanità pubblica locale hanno già pagato il prezzo di una sua razionalizzazione concentrando i suoi ospedali al nuovo centro di Torrette, evitando con ciò di creare disagi agli assistiti e ai loro familiari. Le Organizzazioni Sindacali nel proseguire il confronto sulla riorganizzazione del servizio sanitario regionale sapranno far valere questo aspetto sociale della vertenza e non far prevalere il criterio che la sanità marchigiana sia “tra le più virtuose ed efficienti” soltanto nel mantenere equilibri finanziari. Orlando De Gregorio 13 SALUTE: I CONSIGLI DELL’ ESPERTO Conservare bene è importante ■ di Marcello Baiocco L a “data di scadenza” è obbligatoria per tutti quei prodotti alimentari preconfezionati che possono deteriorarsi rapidamente e che sono deperibili dal punto di vista microbiologico. A differenza del “termine minimo di conservazione” (che abbiamo visto nel numero precedente), la data di scadenza è riservata a quei prodotti che possono costituire entro breve tempo un pericolo per la salute umana. La data di scadenza deve essere preceduta dalla dicitura “da consumarsi entro il…” seguita dalla data stessa o dalla menzione del punto della confezione in cui la data figura. La data di scadenza si compone dell’indicazione in chiaro e nell’ordine Alimento Yogurth Latte fresco Paste alimentari fresche Panna e crema Carni fresche crude Carni fresche crude Alimenti cotti da consumarsi freddi Alimenti congelati e surgelati del giorno, del mese e dell’anno. È proibito vendere al pubblico i prodotti alimentari con data di scadenza superata. In questo caso, a differenza degli alimenti non deperibili, il divieto è tassativo e non è possibile per il venditore accampare scuse se l’alimento scaduto è rinvenuto sui banchi del suo negozio. Rientrano in questa categoria di prodotti alimentari deperibili innanzi tutto gli yogurt ed il latte “fresco”, ma anche i gelati, alcuni formaggi freschi (ricotta, mozzarella, ecc.), la maionese, la panna, i surgelati, ecc. Se la data di scadenza è un termine tassativo per il rivenditore, ciò non significa che l’alimento diventa pericoloso il giorno dopo la scadenza e quindi vada buttato via. Si può infatti continuare a consumare l’alimento scaduto anche per diversi Temperatura massima accettabile + + + + + + 4°C 4°C 4°C 4°C 7°C 4°C +10°C - 18°C Note Ravioli, tortellini, ecc. Bovine, suine Pollame, coniglio Roast-beef, arrosti Piselli, molluschi, pesce giorni dopo, ma il rischio di contrarre una intossicazione alimentare aumenta con i giorni trascorsi e dipende anche (e soprattutto) dalle modalità con cui è stato trasportato e conservato dopo l’acquisto. Per questo motivo diventa molto importante un altro elemento dell’“etichetta” (la quale, come abbiamo detto nei numeri scorsi, è un po’ la carta d’identità di un prodotto alimentare): cioè le modalità di conservazione. Infatti è estremamente necessario che l’alimento sia sempre mantenuto alla temperatura indicata nell’etichetta, per poter rispettare la cosiddetta “catena del freddo”: per esempio, la temperatura deve essere inferiore a 4°C nel caso degli yogurt, della crema e delle paste fresche (per es.: i ravioli), a 2°C nel caso della carne macinata, a -18°C nel caso dei gelati e dei surgelati, ecc.(vedi tabella sotto). In quest’ultimo caso non è sufficiente il normale frigorifero, ma è necessario o un congelatore domestico oppure un frigorifero fornito di vano congelatore. Questa regola vale anche per il trasporto, per cui è opportuno dotarsi di apposite sacche termiche e, soprattutto, rientrare in casa prima possibile, lasciando per ultimo l’acquisto degli alimenti deperibili di cui abbiamo parlato sopra. La tabella può essere utile per una guida orientativa alla conservazione degli alimenti deperibili. Un progetto Auser per il Parkinson ■ di Alessandro Quartarone N ella consapevolezza del forte disagio sociale che questa malattia provoca nei pazienti e nelle loro famiglie, l’Auser di Ascoli Piceno ha messo in campo tutto il suo patrimonio collettivo di valori, di competenze ed esperienze e ha promosso un progetto, in collaborazione con il Centro Ambulatoriale dell’Istituto Santo Stefano di Ascoli Piceno, che prevede un percorso riabilitativo, a carattere altamente innovativo è rivolto ai pazienti con malattia di Parkinson ed alle 14 loro famiglie. Il progetto prevede, oltre al classico iter riabilitativo, nuovi approcci di cura come l’uso del canto in terapia e la ginnastica di origine cinese (Tai chi), con l’obiettivo di lenire la disabilità, cercando di sviluppare i presupposti per una migliore qualità della vita del paziente. Sono previste anche attività di supporto psicologico sia per i pazienti sia per i loro familiari. Il giorno 31 maggio c.a. Presso il circolo cittadino di Ascoli si è svolto il saggio finale del corso che ha avuto la durata di sei mesi. CULTURA “Leopardi, gli italiani, l’Italia”: ecco come siamo tra passato e presente ■ di Elisabetta Gabrielli Q uest’estate tra i libri che ho scorso, ho trovato molto interessante e di grande attualità un volume dal titolo Leopardi, gli Italiani, l’Italia, della collana storia e memoria, Ediesse editrice. Il libro raccoglie gli atti dell’omonimo convegno organizzato dalla Fondazione G. Di Vittorio, svoltosi a Recanati nell’ambito delle celebrazioni dei 150 anni dell’Unità Nazionale. Perché è interessante e attuale questo libro? Perché presenta un approfondimento della riflessione leopardiana sul carattere e i costumi degli Italiani. Attraverso vari contributi, vengono fissati i limiti caratteriali, la debolezza storica, la superficialità culturale di un paese che nel 2011, centocinquantesimo anno dall’Unità, si trovava- e purtroppo ancora si trova- nel pieno di una crisi complessiva che lo fa annaspare e alle prese con una delegittimazione di livello internazionale. Adolfo Pepe, direttore della Fondazione, sottolinea come i tremendi anni berlusconiani hanno concorso a determinare il dissolvimento di quel processo unitario e ad acuire una crisi che ha progressivamente lacerato l’identità nazionale e, nello stesso tempo, ha distrutto le fondamenta culturali, politiche, economiche, sociali dello Stato Unitario, in sostanza la Democrazia stessa. Fa onore dunque al sindacato e al senso della sua funzione nazionale, un approccio alla storia della unificazione che reintroduce nella discussione pubblica il senso penetrante e profetico che ha alimentato la poesia e la riflessione filosofica del nostro grandissimo conterraneo. I poderosi germi antisociali prodotti da questi anni di liberismo sfrenato e la durezza della crisi che è derivata da questo modello di sviluppo richiedono il desiderio, anzi la necessità, di voltare pagina per ricostruire senso e contenuto della dimensione comunitaria, per ridefinire le forme della solidarietà (parola abusata, forse meglio attenzione) necessaria per sconfiggere l’individualismo e produrre nuove forme di appartenenza, senza naturalmente scadere nel nazionalismo, anzi aprendosi e confrontandosi con il contesto europeo e mondiale. In definitiva, seguendo Leopardi, la politica deve significare la necessità di un lavoro di ricostruzione culturale operando sul linguaggio (ricordiamoci la manomissione delle parole), sul recupero della tradizione, sul senso di appartenenza ad una comune storia di civiltà. L’Italia è un passato da riscoprire ed è un futuro possibile tutto da ricostruire e reinventare. lI Presente è il regno della mediocrità e del servilismo. Cosi la fine di ogni fondamento etico e il trionfo del freddo calcolo trascinano nel precipizio la razionalità umana mentre l’età della ragione, cui si richiamava il poeta, non diventa ai nostri giorni un’ età di liberazione, ma di licenza, di totale dissoluzione del tessuto sociale, di egoismi e di crescente violenza. Dice Leopardi “siamo gli uomini della razionalità dispiegata, non possiamo fingere di stare in un mondo diverso, di fuggire dalla realtà, di rifugiarci nell’immaginario, nel mistico, nell’irrazionalità. Così si produce solo finzione, senza rapporto con la vita reale. “ Sono le sue parole profetiche che sembrano preconizzare il ”mondo all’incontrario” prodotto e propostoci dai media berlusconiani. “L’amore vince sempre”: Arcigay protesta di fronte al consolato russo Ancona, domenica 8 settembre 3013 – Manifestazione di fronte al consolato russo organizzata dall’associazione Lgbt contro l’omofobia del governo di Putin, in contemporanea con diverse città in tutto il mondo, da New York a Buenos Aires, da Lisbona a Singapore 15 I dentisti convenzionati con lo Spi Marche e tutti i prezzi delle singole prestazioni Studi Odontoiatrici Aderenti alla Convenzione Sanidoc Studio Ass. Gorrieri e Proietti Polimedical srl Studio Dott. Fabrizio Monaco Dott. Seyed Morteza Hosseininia Dott. Seyed Morteza Hosseininia Studio Dott. Maggiori Danilo Dott. Nuri Mariano Mansour Polimedika San Luigi Gonzaga srl Firma Fides Dental Pass srl Form Salute e Benessere Studio Dott. 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Monticelli) Viale Roma, 15 Via Pergolese, 214 Via G.Valadier 29 Ancona (An) Ancona (An) Ancona (An) Castelfidardo (An) Jesi (An) Senigallia (An) Jesi (An) Serra Dè Conti (An) Montegiorgio (Fm) Fermo (Fm) Pesaro (Pu) Porto D’Ascoli (Ap) Ascoli Piceno Sant’Elpidio a Mare (Fm) Ponte Rio (Pu) Macerata 071-2074714 071-205705 071-891771 071-7823411 0731-212607 071-7921669 0731-211967 0731-878604 0734-961014 800089453 800089453 800089453 0736-46160 0734-859824 0721-959213 0733-31412 Tariffe odontoiatriche riservate agli iscritti Cgil Accesso per Prima Visita Odontoiatrica € 16,00 RX endorale € 5,00 RX ortopantomografia € 21,00 Foto extra-intra orali, Modelli arcate dentali € 25,00 Detartrasi e levigatura radici (ad accesso) € 40,00 Sigillatura di dente (a elemento) € 5,00 Otturazione (in composito estetico) € 45,00 Devitalizzazione (a canale) € 50,00 Ricostruzione in composito con perno o vite endocanalare (su dente devitalizzato) € 120,00 Estrazione semplice di dente € 22,00 Assistenza, Medicazione o Sutura (nello stesso accesso) € 15,00 Ogni estrazione aggiuntiva (nello stesso accesso) € 15,00 Ogni otturazione aggiuntiva (nello stesso accesso) € 30,00 Ogni devitalizzazione aggiuntiva (per canale nello stesso accesso) € 40,00 Altro accesso per prestazione odontoiatrica programmata/non programmata € 10,00 Intervento chirurgia orale (apicectomia, dente incluso, cisti) € 150,00 Intervento chirurgia parodontale (mucogengivale, osseoresettiva) € 150,00 Manufatto protesico rimovibile (ad arcata) , denti inclusi € 550,00 Manufatto scheletrato rimovibile (ad arcata), denti inclusi € 750,00 Attacco precisione per protesi combinata fisso-rimovibile € 150,00 Corona/Elemento Provvisorio in resina € 20,00 Corona metallo resina, elemento resinato su metallo struttura per overdenture fissa/rimovibile € 200,00 Corona metallo ceramica € 330,00 Corona zirconio ceramica € 430,00 Perno moncone su dente devitalizzato (in metallo o in fibra e composito) € 120,00 Dima in resina per TAC Dentalscan e/o implantologia computer guidata € 500,00 Impianto dentale in titanio (per protesi fissa o rimovibile) € 650,00 Perno moncone su impianto € 180,00 Trattamento ortodontico (ad accesso mensile, comprensivo dei manufatti e sussidi ortodontici) € 120,00/mese NB: per prestazioni non previste in convenzione viene rilasciato preventivo scritto 16 Segreteria regionale Spi Cgil Marche: Emidio Celani, Elio Cerri, Aurora Ferraro Comitato di redazione: Maria Angela Baiocchi, Federica Buroni, Emanuela Cingolani, Marina Druda, Giuseppe Fillich, Elisabetta Gabrielli, Gherardo Giglioni, Franca Ranzuglia Francesco Vagnoni Grafica: M.G. di Paolo Guercio Collaborazione fotografica: Daniele Cimino, Giusy Marinelli Stampa: Puntoweb srl Sede: Via Primo Maggio, 142/a Ancona Tel. 071/285741 Fax 071/2857400 e-mail [email protected]