La poesia ellenistica - Blog-ER

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La poesia ellenistica
In età ellenistica la poesia risente dei profondi
mutamenti culturali della società, adattandosi ale
richieste dei nuovi committenti, al gusto del
nuovo pubblico e alle nuove modalità di fruizione
dei testi stessi.
Dall'ascolto alla lettura
In primo luogo la poesia dalla performance in pubblico in
forma di canto o di recitazione accompagnata, legata ad un
specifica occasione (festa, rito, spettacolo, simposio),
passa ad una fruizione prevalentemente (anche se non
esclusivamente) individuale o in piccoli gruppi: in sostanza
diventa più oggetto di lettura (sia pure ad alta voce) che di
ascolto. Questo riduce fondamentalmente la valenza
psicagogica della poesia stessa, che, svincolata
dall'occasione pubblica, non è più indirizzata a suscitare
l'adesione di un gruppo e a rafforzarne il sentire comune,
ma mira piuttosto ad ottenere il consenso intellettuale del
lettore attraverso la colta eleganza della sua fattura.
Poesia di corte
●
Le grandi monarchie ellenistiche diventano i principali
protettori e committenti dei poeti, che si presentano come
celebratori di professione dei regnanti, anche attraverso
arditi collegamenti mitologici.
●
Da un lato il poeta appare più libero nei tempi creativi,
essendo raramente condizionato da una specifica
occasione pubblica, dall'altro deve adeguare la sua poesia
alla realtà politica ed ideologica delle monarchia ellenistica e
ad un pubblico gravitante attorno ad essa.
●
La poesia come arte e dottrina
●
La creazione delle grandi biblioteche mette a
disposizione dei poeti di corte un repertorio
immenso da studiare, citare, imitare ecletticamente,
sorvolando disinvoltamente sulla realtà diacronica
dei modelli stessi. La citazione dotta, il ricalco, la
parodia appaiono come segni distintivi di un gusto
colto e raffinato, che non esita a riprendere forme
poetiche tradizionali innovandole significativamente,
a livello di struttura, estensione, immaginario, lingua
ma ne crea anche di completamente nuove.
La mitologia
La presenza del mito è costante nei poeti ellenistici,
sostanzialmente spogliato della sua aura sacrale e
ridotto a dotto repertorio mitologico, di cui vengono
prescelte le tradizioni secondarie e rare (quando non
create ad hoc), specie quelle suscettibili di trattazioni in
senso erotico o anche di riletture umoristiche.
●
Il realismo
●
Accanto ad una poesia dominata dal gusto del
meraviglioso, spinto talora al macabro e all'orrido, si
afferma una poesia riferita a contesti realistici e
quotidiani, sia pure filtrati attraverso una stilizzazione
linguistica e formale. Ciò si allinea a quella prevalenza
della dimensione individuale su quella pubblica
propria dell'ellenismo, che spinge i pensatori
dell'epoca a porsi come problema di fondo proprio la
ricerca della εὐδαιμονία individuale.
Poesia didascalica
●
Una parte considerevole delle opere poetiche
ellenistiche è costituito da veri e propri trattati
scientifici (o pseudoscientifici), che descrivono la
natura prescrivendo comportamenti adeguati
secondo la tradizione delle Opere e i giorni di
Esiodo, ma in forma più precisa ed articolata.
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Basti ricordare i Fenomeni di Arato (III a C.), tradotto
anche da Cicerone, e i Rimedi contro i veleni animali
(Θηριακά) uniti agli Antidoti (Αλεξιφάρμακα) di
Nicandro di Colofone (II a. C.)
Αἴτιον ed ἔχφρασις
Tipiche del gusto ellenistico sono le poesie di carattere eziologico ed
ecfrastico
αἴτιον = racconto fondativo di una tradizione (denominazione, rito,
usanza), in cui si esprime l'interesse dotto per la raccolta delle leggende
locali, in particolare per quelle meno frequentate
ἔχφρασις = descrizione di opere d'arte, luoghi, persone, in cui emerge il
gusto ellenistico per la commistione delle arti e la loro imitazione
reciproca, cfr. l'oraziano ut pictura poësis
Callimaco di Cirene
●
Figlio di Batto, discendente del mitico fondatore
di Cirene (Libia), attivo presso la biblioteca di
Alessandria, pur non diventandone mai
direttore,
è
il
più
prestigioso
poeta
dell'Ellenismo e colui che più di ogni altro
formalizzò a livello teorico i principi della nuova
estetica.
Le opere integralmente conservate
63 Epigrammi (raccolti nell'Antologia Palatina)
6 Inni (rielaborano il modello omerico)
I. A Zeus (in esametri e lingua omerica)
II. Ad Apollo (in esametri e lingua omerica)
III. Ad Artemide (in esametri e lingua omerica)
IV. A Delo (in esametri e lingua omerica)
V. Per i lavacri di Pallade (in distici elegiaci e dialetto dorico)
VI. A Demetra (in esametri e dialetto dorico)
Principali opere frammentarie
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Aἴτια in 4 libri (dopo una I edizione in 2): raccolta di miti fondativi. Restano
frammenti fra cui il prologo (invettiva contro i Telchini) e parte della Chioma di
Berenice conclusiva dell'opera, che celebra l'identificazione in una
costellazione ad opera dell'astronomo Conone di Samo del ricciolo della
regina Berenice II, moglie di Tolomeo III Evergete, scomparso dal tempio di
Afrodite a Zefirio dove era stato collocato come ex voto (tradotta anche da
Catullo fra i carmina docta, n. 66)
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17 giambi, di vario metro e argomento (eziologico, ecfrastico, favolistico,
gnomico-moralistico, letterario), ma di tono meno alto rispetto al poema
precedente
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Ècale (Ἑκάλη): epillio incentrato su una vecchia che ospita Tèseo presso
Maratona
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Ibis, violento attacco contro un nemico, forse Apollonio Rodio, a cui si ispirò
Ovidio per il suo omonimo poemetto.
Principi caratterizzanti della sua poesia
ποικιλία: varietà formale (ποικίλος = variopinto; cfr la stoà pècile,
ποικίλη στοά, il portico dipinto nell'agorà di Atene)
πολυείδεια: commistione di generi (da εἶδος, -ους τό “aspetto, forma”; la
radice è Fιδ-, da cui l'aoristo εἶδον o il latino video)
λεπτότης: sottigliezza (λεπτός = sottile, cfr. il fuoco dell'ode del sublime
di Saffo) intesa come leggerezza e raffinatezza (labor limae)
ὀλιγοστιχία: numero ridotto di versi (στίχος = verso, da cui “distico”),
cfr. il detto a lui attribuito μέγα βιβλίον μέγα κακόν (Ateneo,
Deipnosofisti, 2: Καλλίμαχος ὁ γραμματικὸς τὸ μέγα βιβλίον ἴσον
ἔλεγεν εἶναι τῷ μεγάλῳ κακῷ)
Alcuni testi programmatici di Callimaco
1. Inno ad Apollo, vv. 105-109 (conclusione)
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ὁ Φθόνος Ἀπόλλωνος ἐπ᾽ οὔατα λάθριος εἶπεν
'οὐκ ἄγαμαι τὸν ἀοιδὸν ὃς οὐδ᾽ ὅσα πόντος ἀείδει.’
τὸν Φθόνον ὡπόλλων ποδί τ᾽ ἤλασεν ὧδέ τ᾽ ἔειπεν:
' Ἀσσυρίου ποταμοῖο μέγας ῥόος, ἀλλὰ τὰ πολλὰ
λύματα γῆς καὶ πολλὸν ἐφ᾽ ὕδατι συρφετὸν ἕλκει.
Δηοῖ δ᾽ οὐκ ἀπὸ παντὸς ὕδωρ φορέουσι Μέλισσαι,
Ἀλλ᾽ ἥτις καθαρή τε καὶ ἀχράαντος ἀνέρπει
πίδακος ἐξ ἱερῆς ὀλίγη λιβὰς ἄκρον ἄωτον.’
χαῖρε ἄναξ: ὁ δὲ Μῶμος, ἵν᾽ ὁ Φθόνος, ἔνθα νέοιτο .
L'Invidia sussurrò di nascosto alle orecchie di Apollo:
- Non ammiro il poeta che non canta come il mare -.
Apollo respinse col piede l'Invidia e così disse:
Del fiume assiro grande è la corrente, ma molte
impurità della terra e molto fango trascina nell'acqua.
Non da ogni parte a Demetra portano acqua le api,
ma quella che pura e incontaminata sgorga
da una sacra fonte, piccola stilla, limpidezza estrema.
Salve, o Signore, e la Maldicenza vada dove è l'Invidia.
2. Prologo degli Aἴτια (frammentario):
Accuse dei Telchìni (mitici demoni nemici di Apollo) per non aver svolto un unico
poema continuo (ἓν ἄεισμα διηνεκὲς) ma un poema piccino (ἔπος τυτθὸν). A loro
Callimaco risponde che il suo essere ὀλιγόστιχος non lo svaluta qualitativamente,
visto che anche fra i predecessori le opere migliori sono quelle più brevi. Non bisogna
quindi chiedere a lui un poema grandemente reboante (μέγα ψοφέουσα ἀοιδή).
Infatti il tuonare non è caratteristica sua, ma di Zeus: “βροντᾶν οὐκ ἐμόν, ἀλλὰ
Διός.” Lo stesso Apollo lo invita a nutrire la sua Musa leggera (λεπταλέη) e a non
percorrere le vie troppo frequentate, ma i κέλευθοι ἄτριπτοι:
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πρὸς δέ σε καὶ τόδ᾿ ἄνωγα, τὰ μὴ πατέουσιν ἅμαξαι
τὰ στείβειν, ἑτέρων δ᾿ ἴχνια μὴ καθ᾿ ὁμά
δίφρον ἐλᾶν μηδ᾿ οἷμον ἀνὰ πλατύν, ἀλλὰ κελεύθους
ἀτρίπτους, εἰ καὶ στεινοτέρην ἐλάσεις.
Inoltre anche questo ti raccomando, di percorrere vie non battute
dai carri, e di non condurre il cocchio sulle orme da altri
già segnate né lungo una strada ampia, ma per sentieri
inusitati, anche se lo spingerai per una via più angusta".
3. Epigramma XXVIII, vv. 1-4
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Ἐχθαίρω τὸ ποίημα τὸ κυκλικόν, οὐδὲ κελεύθῳ
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χαίρω τίς πολλοὺς ὧδε καὶ ὧδε φέρει,
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μισῶ καὶ περίφοιτον ἐρώμενον, οὐδ᾿ ἀπὸ κρήνης
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πίνω· σικχαίνω πάντα τὰ δημόσια.
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Odio il poema ciclico, né mi piace la via
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che porta molti qua e là;
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odio anche l'amasio di tutti, né alla fontana pubblica
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bevo: disprezzo tutte le cose popolari.
Forme poetiche dell'Ellenismo e dell'età imperiale
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Epigramma: poesia breve in distici elegiaci
Elegia: componimento in distici elegiaci a carattere narrativo, mitologico, erotico,
eziologico (αἴτιον, cioè spiegazione delle origini di una tradizione)
Poema epico in esametri, talora di lunghezza inferiore ai modelli arcaici (Apollonio Rodio,
III sec.: Argonautiche in 4 libri) o anche superiore (Nonno di Panopoli, V sec. d. C.
Dionisiache in 48 libri)
Epillio (ἐπύλλιον): breve poemetto di tema epico-mitologico in esametri (es. la perduta
Ecale di Callimaco)
Idillio (εἰδύλλιον): testo di argomento bucolico prevalentemente in esametri e in dialetto
dorico (Teocrito, III sec. a.C. Mosco, Bione, II sec. a. C.)
Tragedia (Licofrone, Alessandra, monologo di datazione discussa)
Mimo (Mimiambi di Ero[n]da, III sec. a.C.: trasposizione poetica di un genere in origine in
prosa)
L'epigramma
L'espressione più singolare della poesia ellenistica, la cui
produzione prosegue ininterrotta anche nell'età bizantina
per quasi duemila anni, è costituita dagli epigrammi (brevi
poesie) in distici elegiaci, metro di tradizione gnomica
(elegia), che permetteva proprio per la struttura in
sequenza (moltiplicabile secondo necessità) di esametro +
pentametro (il secondo dei quali adatto a sigillare un
periodo) l'espressione concisa e penetrante di tematiche
quanto mai varie, spesso con arguta pointe (battuta)
umoristica finale.
I temi
Erotici
Simposiali
Letterari
Scoptici o scommatici (attacco ingiurioso verso qualche rivale, da σκῶμμα
ingiuria )
Gnomico-moralistico
Funerari (compianto rivolto a un defunto, talora come ἐπιτάφιος,
iscrizione funebre posta sul sepolcro, dove spesso parla lo stesso defunto
rivolgendosi al passante)
ecfrastici (ἔχφρασις = descrizione di opere d'arte, luoghi, persone)
Indovinelli, talora anche matematici
Religiosi (preghiere agli dei, poi anche al Dio cristiano)
Le “scuole”
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E' possibile distinguere tre correnti principali dell'epigramma:
●
una laconico-peloponnesiaca, realistica, incline all'enfasi
retorica (Anite, Nosside, Leonida);
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una ionico-alessandrina, caratterizzata da tematiche eroticosimposiali, massima eleganza e sobrietà formale (Callimaco,
Asclepiade, Edilo di Samo, Posidippo, Dioscoride);
●
una siriaca, sviluppatasi dopo la perdita dell'indipendenza
della Grecia nel 146 a. C., dal carattere retorico e dal pathos
sovreccitato (Meleagro, Antipatro di Sidone, Filodemo di
Gadara)
Gli epigrammisti principali
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Callimaco di Cirene (IV sec. a. C.)
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Leonida di Taranto (320-260 a. C.)
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Asclepiade di Samo (IV-III sec. a. C.)
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Teocrito di Siracusa (315-260 a. C.)
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Posidippo di Pella (310-240 a. C.)
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Meleagro di Gadara (130-60 a. C.)
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Antipatro di Sidone (II sec. a. C.)
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Filodemo di Gadara (I sec. a. C.)
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Gregorio Nazianzeno (329-390 d. C.)
●
Pallada di Alessandria (IV-V sec. d.C)
●
Agazia Scolastico (536 - 582 c.a)
●
Paolo Silenziario (VI sec. d. C.)
Alcune poetesse epigrammiste
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Erinna (IV sec. a.C.)
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Anite di Tegea (IV -III sec. a. C.)
●
Nosside di Locri (IV -III sec. a. C.)
Le “corone”
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Già in età ellenistica abbiamo notizie di tentativi
di riordinare gli opera omnia degli elegiaci
●
Corona di Meleagro (I sec. a. C.): 47 poeti,
ognuno associato ad un fiore, pianta o albero
●
Corona di Filippo (I sec. d. C.): 39 poeti, in
ordine alfabetico
●
Ciclo di Agazia (VI sec. d. C.): 7 libri distinti per
argomento
Anthologia Palatina
codice del X secolo scoperto nel 1606
nella biblioteca dell'Elettore del
Palatinato di Heildelberg e oggi
smembrato in 2 parti:
Palatinus Heidelbergensis gr. 23
(Heildelberg, Bibliotheca Palatina)
Parisinus gr. suppl. 384
(Parigi, Bibliothèque nationale de
France)
3700 epigrammi per circa 23000 versi
(8.000 in più dell'Iliade), suddivisi nella
prima edizione a stampa (1813-17) in
15 libri
Si ritiene che alla base ci sia una
racconta di epigrammi di Costantino
Cefala (IX sec.), che avrebbe
smembrato le raccolte precedenti.
Struttura dell'Antologia Palatina
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Libro I, epigrammi cristiani (IV-X sec.)
●
Libro II, ἔχφρασις (descrizione) di statue del ginnasio di Costantinopoli di Cristodoro di Coptos (V sec.
d.C.);
●
Libro III, epigrammi relativi al tempio della regina Apollonide di Cìzico
●
Libro IV, proemi della Corona (Στέφανος) di Meleagro di Gadara (70 a.C. ca.), della Corona di Filippo di
Tessalonica; del Ciclo (Κύκλος), di Agazia scolastico, avvocato del VI sec. d.C.;
●
Libro V, epigrammi erotici
●
Libro VI, epigrammi votivi o anatematici (ἀνάθεμα), che prendono spunto da offerte votive
●
Libro VII, epigrammi funebri
●
Libro VIII, epigrammi di S. Gregorio di Nazianzio (IV sec.)
●
Libro IX, epigrammi epidittici (descrittivi)
●
Libro X, epigrammi protreptici
●
Libro XI, epigrammi conviviali e scoptici
●
Libro XII, epigrammi pederotici (Μοῦσα παιδική di Stratone di Sardi, età adrianea)
●
Libro XIII, epigrammi in vari metri
●
Libro XIV, epigrammi aritmetici, indovinelli e oracoli
●
Libro XV, epigrammi vari
Stampata (1494) e diffusa prima
della Palatina è l'Anthologia Planudea,
una raccolta di ca. 2400 epigrammi
(388 assenti nella Palatina) curata dal
monaco Massimo Planude (fine XIII
secolo), divisa in 7 libri:
1. epigrammi epidittici,
2. simposiaci e scoptici,
3. funerari,
4. ἔχφρασις
5. ἔχφρασις di Cristodoro di Coptos,
6. epigrammi anatematici,
7. epigrammi erotici
Il poema epico
●
La perdita pressoché totale dei numerosi poemi epici greci composti
fra l'Odissea (VIII -VI sec. a. C.) e le Argonautiche di Apollonio Rodio
(metà III sec. a.C.) impediscono di valutare l'evoluzione del genere e
di misurare l'entità delle novità che quest'ultimo presentava rispetto ai
suoi immediati predecessori. E' tuttavia vero che nessun poema epico
successivo a quelli omerici ne incrinò comunque il ruolo di perenni
pietre di paragone per tutti coloro che si dedicavano a questo genere,
tanto più che gran parte degli sforzi dei filologi alessandrini furono
proprio rivolti a fissarne il testo e a commentarlo. Ciò vuol dire che il
confronto con l'Iliade e l'Odissea, se non esclude quello con opere
recentiori, è di fondamentale importanza per misurare il rapporto fra
tradizione e novità nell'opera di Apollonio Rodio.
Le Argonautiche di Apollonio Rodio
●
Sono l'unico poema epico greco superstite fra Omero
e le Dionisiache di Nonno di Panopoli (V sec. d. C.).
●
Hanno al centro la spedizione degli Argonauti, guidati
da Giasone alla conquista del vello d'oro e l'amore fra
l'eroe e Medea, figlia di Eeta re della Colchide, il
custode del vello.
●
Secondo la tradizione Apollonio Rodio (per la biografia
vedi la scheda ne presentò una prima versione in una
lettura pubblica ad Alessandria che incontrò critiche e
lo spinse ad una rielaborazione successiva.
La struttura
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Il poema si articola in 4 libri mediamente più lunghi di
quelli dei poemi omerici, per un totale di 5836
esametri (contro i 12110 dell'Odissea e i 15.688
dell'Iliade)
Un'ulteriore divisione è quella data dai tre proemi con
invocazione alle muse dei libri I, III e IV che dividono
l'opera in 3 sezioni corrispondenti al viaggio verso la
Colchide (libri I e II), al soggiorno in Colchide (libro III)
e al ritorno in patria dopo la conquista del vello (libro
IV).
Il precetto aristotelico (Poetica, 1459β):
un poema lungo quanto 3 tragedie + 1 dramma satiresco
●
Τοῦ μὲν οὖν μήκους ὅρος ἱκανὸς ὁ εἰρημένος: δύνασθαι γὰρ δεῖ
συνορᾶσθαι τὴν ἀρχὴν καὶ τὸ τέλος. Εἴη δ᾽ ἂν τοῦτο, εἰ τῶν μὲν
ἀρχαίων ἐλάττους αἱ συστάσεις εἶεν, πρὸς δὲ τὸ πλῆθος
τραγῳδιῶν τῶν εἰς μίαν ἀκρόασιν τιθεμένων παρήκοιεν.
●
Il limite conveniente della lunghezza è quello già detto, giacché
si deve poter cogliere con un unico sguardo il principio e la fine.
Si avrebbe questo risultato, se le composizioni fossero più brevi
di quelle antiche, ma assieme si estendessero quanto
l’ampiezza complessiva (τὸ πλῆθος) delle tragedie
presentate (τραγῳδιῶν τῶν εἰς μίαν ἀκρόασιν τιθεμένων)
per un’unica audizione (εἰς μίαν ἀκρόασιν).
Unità di tempo
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Il poema sviluppa un solo argomento, senza analessi
o alterazioni della sequenza cronologica degli eventi.
●
Tuttavia sono vari gli elementi perturbanti:
1)le frequenti variazioni del ritmo narrativo, cioè del
rapporto fra tempo della storia e tempo del racconto
(dilatazioni o accelerazioni)
2)Le digressioni eziologiche (αἴτια), con paralleli fra
presente e passato
3)Gli interventi in prima persona del narratore.
Circolarità
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Il poema si snoda in un percorso circolare, che
parte e giunge da Iolco in Tessaglia e che nel
viaggio di ritorno, attaverso improbabili
collegamenti fluviali fra Istro (Danubio) ed
Adriatico, fra Po e Rodano, tocca alcuni luoghi
e personaggi omerici, come una sorta di tour
letterario (l'isola di Circe, Scilla e Cariddi, l'isola
dei Feaci).
L'elemento erotico
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Elemento di profonda diversità rispetto al modello omerico è la
rappresentazione della passione amorosa, di cui Medea è
l'esempio. L'amore è visto come forza corrosiva e distruttiva,
grave minacca a quell'ἡσυχία (trainquillità) a cui i poeti
ellenistici agognano.
In questo caso la poesia epico-lirica sfrutta quell'analisi delle
passioni dell'uomo che il teatro epico, Euripide in particolare,
aveva portato avanti.
Teocrito e il genere bucolico
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Espressione del desiderio di ἄσυχία è la frequenza di immagini
poetiche dedicate al mondo pastorale, che dall'età ellenistica fino
all'età bizantina impronta la letteratura in lingua greca, senza
dimenticare le propaggini latine.
Tramite indiscusso per la diffusione del topos bucolico sono stati gli
idilli pastorali del siracusano, ma alessandrino di adozione, Teocrito
(III a. C.), che assieme a quelli di ambiente cittadino (mimi urbani),
rappresentano la quasi totalità delle opere che ci sono pervenute.
Il corpus teocriteo
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E' costituito da 30 componimenti poetici di diverso
argomento pervenuti sotto il nome di Teocrito, ma solo in
parte autografi: la prima raccolta sembre essere stata
pubblicata solo postuma.
Il nome Εἰδύλλια, diminutivo di εἶδος è quasi sicuramente
non originale, ma viene poi impiegato nella storia letteraria
come sinonimo di componimento pastorale.
Lo stile amebeo
Copn il termine ἀμοιβαῖον (legato al verbo ἀμείβομαι “rispondo”) si indica un dialogo
poetico fra due personaggi, in genere due pastori-poeti che si sfidano rispondendosi in
versi in modo improvvisativo (o pseudoimprovvisativo).
ΒΑΤΤΟΣ
Εἰπέ μοι, ὦ Κορύδων, τίνος αἱ βόες; Ἦ ῥα Φιλώνδα;
ΚΟΡΥΔΩΝ Οὔκ, ἀλλ᾽ Αἴγωνος· βόσκειν δέ μοι αὐτὰς ἔδωκεν.
ΒΑ. Ἦ πᾴ ψε κρύβδαν τὰ ποθέσπερα πάσας ἀμέλγεις;
ΚΟ. Ἀλλ᾽ ὁ γέρων ὑφίητι τὰ μοσχία κἠμὲ φυλάσσει.
ΒΑ. Αὐτὸς δ᾽ ἐς τίν᾽ ἄφαντος ὁ βουκόλος ᾤχετο χώραν;
ΚΟ. Οὐκ ἄκουσας; Ἄγων νιν ἐπ᾽ Ἀλφεὸν ᾤχετο Μίλων.
ΒΑ. Καὶ πόκα τῆνος ἔλαιον ἐν ὀφθαλμοῖσιν ὀπώπει;
ΚΟ. Φαντί νιν Ἡρακλῆϊ βίην καὶ κάρτος ἐρίσδειν.
ΒΑ. Κἤμ᾽ ἔφαθ᾽ ἁ μάτηρ Πολυδεύκεος ἦμεν ἀμείνω.
ΚΟ. Κᾤχετ᾽ ἔχων σκαπάναν τε καὶ εἴκατι τουτόθε μῆλα.
ΒΑ. Πείσαι τοι Μίλων καὶ τὼς λύκος αὐτίκα λυσσῆν.
ΚΟ. Ταὶ δαμάλαι δ᾽ αὐτὸν μυκώμεναι ὧδε ποθεῦντι.
ΒΑ. Δειλαῖαί γ᾽ αὗται, τὸν βουκόλον ὡς κακὸν εὗρον.
ΚΟ.
Ἦ μὰν δειλαῖαί γε, καὶ οὐκέτι λῶντι νέμεσθαι.
BATTO
Corìdone, di chi sono le mucche? Dìmmelo, di Filonda?
CORIDONE No, di Egone: me le dette per farle pascolare.
BATTO Ma certo, verso sera, di nascosto, tu te le mungi tutte.
CORIDONE No, che il vecchio mette sotto i vitelli e mi sorveglia.
BATTO E in che paese, fuori della vista, si diresse il bovaro?
CORIDONE Non udisti? Con Milone all'Alfeo si dirigeva.
BATTO E quando mai quel tale ha visto l'olio con gli occhi suoi?
CORIDONE Si dice che gareggi con Eracle per forza e per vigore.
BATTO Diceva che ero meglio di Polluce anche di me mia madre.
CORIDONE Con la vanga se ne partì di qui e con venti bestie.
BATTO Provocherebbe anche la rabbia ai lupi sul momento Milone.
CORIDONE Ma muggiscono di rimpianto per lui qui le giovenche.
BATTO Che cattivo bovaro che trovarono, povere bestie!
CORIDONE
Povere davvero, non vogliono nemmeno pascolare!
Il locus amoenus
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La poesia di Teocrito lascia in eredità alla
letteratura posteriore il vagheggiamento
idealizzato di un mondo pastorale, in cui una
natura assolata e verdeggiante costituisce lo
sfondo per tenzoni poetiche o lamenti
individuali.
L'iniziazione poetica (Talisie, 42-48)
ὣς ἐφάμαν ἐπίταδες: ὁ δ᾽ αἰπόλος ἁδὺ γελάσσας,
‘τάν τοι" ἔφα "κορύναν δωρύττομαι, οὕνεκεν ἐσσὶ
πᾶν ἐπ᾽ ἀλαθείᾳ πεπλασμένον ἐκ Διὸς ἔρνος.
ὥς μοι καὶ τέκτων μέγ᾽ ἀπέχθεται, ὅστις ἐρευνῇ 45
ἶσον ὄρευς κορυφᾷ τελέσαι δόμον εὐρυμέδοντος,
καὶ Μοισᾶν ὄρνιχες, ὅσοι ποτὶ Χῖον ἀοιδὸν
ἀντία κοκκύζοντες ἐτώσια μοχθίζοντι.
Così io dissi a bella posta; e il capraio, dolcemente ridendo:
«Il mio bastone» disse «ti dono, poiché sei
tutto formato sulla verità, un rampollo di Zeus.
Poiché a me un architetto è fortemente antipatico il quale dica
di voler costruire un edifizio raggiungente la cima dell'Oromedonte,
e gli uccelli delle Muse che di faccia al cantore di Chio
urlando a mo' di cuculi si affaticano invano.
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Pervenuto sotto il nome
di Teocrito, ma di dubbia
paternità e datazione è il
τεχνοπαίγνιον (cioè
“gioco d'arte”) Σύριγξ,
un calligramma che
imita attraverso la
lunghezza decrescente
dei versi la struttura di
un flauto di Pan (siringa)