Manager italiani pronti all`espatrio
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Manager italiani pronti all`espatrio
10 passi per esportare velocemente la propria idea all’estero 28 novembre 2015 I business, oggi, sono senza confini: le aziende aprono sedi in Paesi stranieri e il mercato chiede movimento delle merci. Ecco come avere successo in un mondo global E' così, bisogna farci i conti: i confini tra i vari Paesi sono ormai sfumati. Perché un business acquisti forza, spesso deve pensare di "espatriare" o comunque di avere uno sviluppo anche in terre straniere. «Noi, da parte nostra, rileviamo un numero sempre maggiore di aziende che richiedono personale da trasferire all’estero», Paola Marchesi, Manager Sales di Technical Hunters, la società di selezione del personale, fa il punto sugli expat, termine anglosassone che indica i lavoratori che l’azienda trasferisce in un Paese straniero. Perché non è una punizione, spesso si tratta invece di un'opportunità: intanto vuol dire che l'azienda vuole crescere e non si pone limiti territoriali: «Poi», continua Paola Marchesi, «le aziende si preparano al supporto dei dipendenti fornendo loro tutti i benefit necessari per uno stile di vista adeguato, valutando la mansione che il candidato andrà a ricoprire, ma anche il contesto socio-politico-culturale in cui si troverà: alloggio, disponibilità a garantire periodici viaggi in Italia, assicurazioni, oltre chiaramente alla retribuzione, che, di norma, rileva incrementi rilevanti non dovuti solo al costo della vita nel Paese di destinazione ma anche al riconoscimento di un incentivo maggiore per la scelta perseguita». Le mete preferite, in Europa, sono state ultimamente Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, mentre sul fronte internazionale, negli ultimi tre anni ci si è spostati per lo più in Cina, Giappone, Canada, Stati Uniti, Emirati, Sud America e Russia. «La scelta della località deriva chiaramente dal settore e scelta strategica dell'azienda di origine, previe analisi di mercato che vedono le destinazioni prefissate come zone in crescita dal punto di vista commerciale o strategiche per la produzione». Manager italiani pronti all’espatrio. Molti benefit e stipendi fino a € 100mila 25 novembre 2015 Molti benefit e stipendi fino ai 100 mila euro “Rileviamo un numero sempre maggiore di aziende che richiedono personale da trasferire all’estero, ma anche di candidati disponibili a questo tipo di esperienza e si prevede un’ulteriore crescita indicativamente del 10% per l’anno in corso. Fra le mete predominanti: Regno Unito, Germania, Cina, Giappone, USA”. Paola Marchesi, Manager Sales di Technical Hunters, fa il punto sugli expat, termine anglosassone che indica i lavoratori che l’azienda trasferisce in un Paese straniero. “La maggior parte degli expat ricevono retribuzioni superiori ai 100 mila euro lordi annui, variabili chiaramente per seniority e ruolo”, spiega Marchesi, “in genere le candidature prevedono un’età media tra i 30 e i 49 anni, ma in particolare, i dati rilevati sottolineano come i candidati trasferiti all’estero appartengano a due fasce d’età: sotto i 34 anni, per l’avvio di un percorso professionale volto a una crescita internazionale con retribuzioni maggiori rispetto ai coetanei in Italia ma al di sotto in media dei 100 mila euro, oppure tra i 35 e i 49 anni, per un “salto” di carriera da un percorso più statico, con retribuzioni in ascesa, quindi superiori ai 100 mila euro annui lordi”. Le caratteristiche richieste sono formazione “tecnica” secondo mansione e settore di mercato, esperienza pregressa e conoscenza del settore di riferimento con cui aver già intrattenuto rapporti professionali costanti, perfetta conoscenza linguistica (eventualmente anche della lingua locale, oltre all’inglese) e soprattutto disponibilità a una permanenza fuori Italia anche a lungo termine, secondo progetto pattuito. Di contro, le aziende si preparano al supporto dei dipendenti fornendo loro tutti i benefit necessari per uno stile di vista adeguato, valutando la mansione che il candidato andrà a ricoprire, ma anche il contesto socio-politico-culturale in cui si troverà: alloggio confortevole, disponibilità a garantire periodici viaggi in Italia, auto aziendale in loco, carte di credito aziendali, condizioni favorevoli per la famiglia eventualmente trasferita, assicurazioni, oltre chiaramente alla retribuzione, che, di norma, rileva incrementi rilevanti non dovuti solo al costo della vita nel Paese di destinazione ma anche al riconoscimento di un incentivo maggiore per la scelta perseguita. In Europa le mete predominanti lo scorso anno sono state Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, trend confermato anche per l’anno in corso, mentre sul fronte internazionale, le mete principali sono state negli ultimi tre anni Cina, Giappone, Canada, Stati Uniti, Emirati, Sud America e Russia. “La scelta della località deriva chiaramente dal settore e scelta strategica dell’azienda di origine, previe analisi di mercato che vedono le destinazioni prefissate come zone in crescita dal punto di vista commerciale o strategiche per la produzione” prosegue la manager di Technical Hunters. “Dal 2012 ad oggi la nostra società ha seguito alcuni progetti di carattere internazionale sia per PMI italiane che aziende multinazionali, sia italiane che internazionali. Dal nostro punto di vista, abbiamo collaborato con aziende di svariati settori, tra cui oil&gas, construction, automotive, impiantistica industriale, food&beverage, fashion&luxury, retail, medicale, componentistica industriale”, conclude Marchesi. Sempre più 'expat', manager italiani pronti all'espatrio 25 novembre 2015 Molti benefit e stipendi fino ai 100 mila euro “Rileviamo un numero sempre maggiore di aziende che richiedono personale da trasferire all’estero, ma anche di candidati disponibili a questo tipo di esperienza e si prevede un’ulteriore crescita indicativamente del 10% per l’anno in corso. Fra le mete predominanti: Regno Unito, Germania, Cina, Giappone, USA”. Paola Marchesi, Manager Sales di Technical Hunters, fa il punto sugli expat, termine anglosassone che indica i lavoratori che l’azienda trasferisce in un Paese straniero. “La maggior parte degli expat ricevono retribuzioni superiori ai 100 mila euro lordi annui, variabili chiaramente per seniority e ruolo”, spiega Marchesi, “in genere le candidature prevedono un’età media tra i 30 e i 49 anni, ma in particolare, i dati rilevati sottolineano come i candidati trasferiti all’estero appartengano a due fasce d’età: sotto i 34 anni, per l’avvio di un percorso professionale volto a una crescita internazionale con retribuzioni maggiori rispetto ai coetanei in Italia ma al di sotto in media dei 100 mila euro, oppure tra i 35 e i 49 anni, per un “salto” di carriera da un percorso più statico, con retribuzioni in ascesa, quindi superiori ai 100 mila euro annui lordi”. Le caratteristiche richieste sono formazione “tecnica” secondo mansione e settore di mercato, esperienza pregressa e conoscenza del settore di riferimento con cui aver già intrattenuto rapporti professionali costanti, perfetta conoscenza linguistica (eventualmente anche della lingua locale, oltre all’inglese) e soprattutto disponibilità a una permanenza fuori Italia anche a lungo termine, secondo progetto pattuito. Di contro, le aziende si preparano al supporto dei dipendenti fornendo loro tutti i benefit necessari per uno stile di vista adeguato, valutando la mansione che il candidato andrà a ricoprire, ma anche il contesto socio-politico-culturale in cui si troverà: alloggio confortevole, disponibilità a garantire periodici viaggi in Italia, auto aziendale in loco, carte di credito aziendali, condizioni favorevoli per la famiglia eventualmente trasferita, assicurazioni, oltre chiaramente alla retribuzione, che, di norma, rileva incrementi rilevanti non dovuti solo al costo della vita nel Paese di destinazione ma anche al riconoscimento di un incentivo maggiore per la scelta perseguita. In Europa le mete predominanti lo scorso anno sono state Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, trend confermato anche per l’anno in corso, mentre sul fronte internazionale, le mete principali sono state negli ultimi tre anni Cina, Giappone, Canada, Stati Uniti, Emirati, Sud America e Russia. “La scelta della località deriva chiaramente dal settore e scelta strategica dell’azienda di origine, previe analisi di mercato che vedono le destinazioni prefissate come zone in crescita dal punto di vista commerciale o strategiche per la produzione” prosegue la manager di Technical Hunters. “Dal 2012 ad oggi la nostra società ha seguito alcuni progetti di carattere internazionale sia per PMI italiane che aziende multinazionali, sia italiane che internazionali. Dal nostro punto di vista, abbiamo collaborato con aziende di svariati settori, tra cui oil&gas, construction, automotive, impiantistica industriale, food&beverage, fashion&luxury, retail, medicale, componentistica industriale”, conclude Marchesi. Sempre più 'expat', manager italiani pronti all'espatrio 25 novembre 2015 Molti benefit e stipendi fino ai 100 mila euro “Rileviamo un numero sempre maggiore di aziende che richiedono personale da trasferire all’estero, ma anche di candidati disponibili a questo tipo di esperienza e si prevede un’ulteriore crescita indicativamente del 10% per l’anno in corso. Fra le mete predominanti: Regno Unito, Germania, Cina, Giappone, USA”. Paola Marchesi, Manager Sales di Technical Hunters, fa il punto sugli expat, termine anglosassone che indica i lavoratori che l’azienda trasferisce in un Paese straniero. “La maggior parte degli expat ricevono retribuzioni superiori ai 100 mila euro lordi annui, variabili chiaramente per seniority e ruolo”, spiega Marchesi, “in genere le candidature prevedono un’età media tra i 30 e i 49 anni, ma in particolare, i dati rilevati sottolineano come i candidati trasferiti all’estero appartengano a due fasce d’età: sotto i 34 anni, per l’avvio di un percorso professionale volto a una crescita internazionale con retribuzioni maggiori rispetto ai coetanei in Italia ma al di sotto in media dei 100 mila euro, oppure tra i 35 e i 49 anni, per un “salto” di carriera da un percorso più statico, con retribuzioni in ascesa, quindi superiori ai 100 mila euro annui lordi”. Le caratteristiche richieste sono formazione “tecnica” secondo mansione e settore di mercato, esperienza pregressa e conoscenza del settore di riferimento con cui aver già intrattenuto rapporti professionali costanti, perfetta conoscenza linguistica (eventualmente anche della lingua locale, oltre all’inglese) e soprattutto disponibilità a una permanenza fuori Italia anche a lungo termine, secondo progetto pattuito. Di contro, le aziende si preparano al supporto dei dipendenti fornendo loro tutti i benefit necessari per uno stile di vista adeguato, valutando la mansione che il candidato andrà a ricoprire, ma anche il contesto socio-politico-culturale in cui si troverà: alloggio confortevole, disponibilità a garantire periodici viaggi in Italia, auto aziendale in loco, carte di credito aziendali, condizioni favorevoli per la famiglia eventualmente trasferita, assicurazioni, oltre chiaramente alla retribuzione, che, di norma, rileva incrementi rilevanti non dovuti solo al costo della vita nel Paese di destinazione ma anche al riconoscimento di un incentivo maggiore per la scelta perseguita. In Europa le mete predominanti lo scorso anno sono state Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, trend confermato anche per l’anno in corso, mentre sul fronte internazionale, le mete principali sono state negli ultimi tre anni Cina, Giappone, Canada, Stati Uniti, Emirati, Sud America e Russia. “La scelta della località deriva chiaramente dal settore e scelta strategica dell’azienda di origine, previe analisi di mercato che vedono le destinazioni prefissate come zone in crescita dal punto di vista commerciale o strategiche per la produzione” prosegue la manager di Technical Hunters. “Dal 2012 ad oggi la nostra società ha seguito alcuni progetti di carattere internazionale sia per PMI italiane che aziende multinazionali, sia italiane che internazionali. Dal nostro punto di vista, abbiamo collaborato con aziende di svariati settori, tra cui oil&gas, construction, automotive, impiantistica industriale, food&beverage, fashion&luxury, retail, medicale, componentistica industriale”, conclude Marchesi. Sempre più 'expat', manager italiani pronti all'espatrio 25 novembre 2015 Molti benefit e stipendi fino ai 100 mila euro “Rileviamo un numero sempre maggiore di aziende che richiedono personale da trasferire all’estero, ma anche di candidati disponibili a questo tipo di esperienza e si prevede un’ulteriore crescita indicativamente del 10% per l’anno in corso. Fra le mete predominanti: Regno Unito, Germania, Cina, Giappone, USA”. Paola Marchesi, Manager Sales di Technical Hunters, fa il punto sugli expat, termine anglosassone che indica i lavoratori che l’azienda trasferisce in un Paese straniero. “La maggior parte degli expat ricevono retribuzioni superiori ai 100 mila euro lordi annui, variabili chiaramente per seniority e ruolo”, spiega Marchesi, “in genere le candidature prevedono un’età media tra i 30 e i 49 anni, ma in particolare, i dati rilevati sottolineano come i candidati trasferiti all’estero appartengano a due fasce d’età: sotto i 34 anni, per l’avvio di un percorso professionale volto a una crescita internazionale con retribuzioni maggiori rispetto ai coetanei in Italia ma al di sotto in media dei 100 mila euro, oppure tra i 35 e i 49 anni, per un “salto” di carriera da un percorso più statico, con retribuzioni in ascesa, quindi superiori ai 100 mila euro annui lordi”. Le caratteristiche richieste sono formazione “tecnica” secondo mansione e settore di mercato, esperienza pregressa e conoscenza del settore di riferimento con cui aver già intrattenuto rapporti professionali costanti, perfetta conoscenza linguistica (eventualmente anche della lingua locale, oltre all’inglese) e soprattutto disponibilità a una permanenza fuori Italia anche a lungo termine, secondo progetto pattuito. Di contro, le aziende si preparano al supporto dei dipendenti fornendo loro tutti i benefit necessari per uno stile di vista adeguato, valutando la mansione che il candidato andrà a ricoprire, ma anche il contesto socio-politico-culturale in cui si troverà: alloggio confortevole, disponibilità a garantire periodici viaggi in Italia, auto aziendale in loco, carte di credito aziendali, condizioni favorevoli per la famiglia eventualmente trasferita, assicurazioni, oltre chiaramente alla retribuzione, che, di norma, rileva incrementi rilevanti non dovuti solo al costo della vita nel Paese di destinazione ma anche al riconoscimento di un incentivo maggiore per la scelta perseguita. In Europa le mete predominanti lo scorso anno sono state Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, trend confermato anche per l’anno in corso, mentre sul fronte internazionale, le mete principali sono state negli ultimi tre anni Cina, Giappone, Canada, Stati Uniti, Emirati, Sud America e Russia. “La scelta della località deriva chiaramente dal settore e scelta strategica dell’azienda di origine, previe analisi di mercato che vedono le destinazioni prefissate come zone in crescita dal punto di vista commerciale o strategiche per la produzione” prosegue la manager di Technical Hunters. “Dal 2012 ad oggi la nostra società ha seguito alcuni progetti di carattere internazionale sia per PMI italiane che aziende multinazionali, sia italiane che internazionali. Dal nostro punto di vista, abbiamo collaborato con aziende di svariati settori, tra cui oil&gas, construction, automotive, impiantistica industriale, food&beverage, fashion&luxury, retail, medicale, componentistica industriale”, conclude Marchesi. Sempre più 'expat', manager italiani pronti all'espatrio 25 novembre 2015 Molti benefit e stipendi fino ai 100 mila euro “Rileviamo un numero sempre maggiore di aziende che richiedono personale da trasferire all’estero, ma anche di candidati disponibili a questo tipo di esperienza e si prevede un’ulteriore crescita indicativamente del 10% per l’anno in corso. Fra le mete predominanti: Regno Unito, Germania, Cina, Giappone, USA”. Paola Marchesi, Manager Sales di Technical Hunters, fa il punto sugli expat, termine anglosassone che indica i lavoratori che l’azienda trasferisce in un Paese straniero. “La maggior parte degli expat ricevono retribuzioni superiori ai 100 mila euro lordi annui, variabili chiaramente per seniority e ruolo”, spiega Marchesi, “in genere le candidature prevedono un’età media tra i 30 e i 49 anni, ma in particolare, i dati rilevati sottolineano come i candidati trasferiti all’estero appartengano a due fasce d’età: sotto i 34 anni, per l’avvio di un percorso professionale volto a una crescita internazionale con retribuzioni maggiori rispetto ai coetanei in Italia ma al di sotto in media dei 100 mila euro, oppure tra i 35 e i 49 anni, per un “salto” di carriera da un percorso più statico, con retribuzioni in ascesa, quindi superiori ai 100 mila euro annui lordi”. Le caratteristiche richieste sono formazione “tecnica” secondo mansione e settore di mercato, esperienza pregressa e conoscenza del settore di riferimento con cui aver già intrattenuto rapporti professionali costanti, perfetta conoscenza linguistica (eventualmente anche della lingua locale, oltre all’inglese) e soprattutto disponibilità a una permanenza fuori Italia anche a lungo termine, secondo progetto pattuito. Di contro, le aziende si preparano al supporto dei dipendenti fornendo loro tutti i benefit necessari per uno stile di vista adeguato, valutando la mansione che il candidato andrà a ricoprire, ma anche il contesto socio-politico-culturale in cui si troverà: alloggio confortevole, disponibilità a garantire periodici viaggi in Italia, auto aziendale in loco, carte di credito aziendali, condizioni favorevoli per la famiglia eventualmente trasferita, assicurazioni, oltre chiaramente alla retribuzione, che, di norma, rileva incrementi rilevanti non dovuti solo al costo della vita nel Paese di destinazione ma anche al riconoscimento di un incentivo maggiore per la scelta perseguita. In Europa le mete predominanti lo scorso anno sono state Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, trend confermato anche per l’anno in corso, mentre sul fronte internazionale, le mete principali sono state negli ultimi tre anni Cina, Giappone, Canada, Stati Uniti, Emirati, Sud America e Russia. “La scelta della località deriva chiaramente dal settore e scelta strategica dell’azienda di origine, previe analisi di mercato che vedono le destinazioni prefissate come zone in crescita dal punto di vista commerciale o strategiche per la produzione” prosegue la manager di Technical Hunters. “Dal 2012 ad oggi la nostra società ha seguito alcuni progetti di carattere internazionale sia per PMI italiane che aziende multinazionali, sia italiane che internazionali. Dal nostro punto di vista, abbiamo collaborato con aziende di svariati settori, tra cui oil&gas, construction, automotive, impiantistica industriale, food&beverage, fashion&luxury, retail, medicale, componentistica industriale”, conclude Marchesi. Sempre più 'expat', manager italiani pronti all'espatrio 25 novembre 2015 Molti benefit e stipendi fino ai 100 mila euro “Rileviamo un numero sempre maggiore di aziende che richiedono personale da trasferire all’estero, ma anche di candidati disponibili a questo tipo di esperienza e si prevede un’ulteriore crescita indicativamente del 10% per l’anno in corso. Fra le mete predominanti: Regno Unito, Germania, Cina, Giappone, USA”. Paola Marchesi, Manager Sales di Technical Hunters, fa il punto sugli expat, termine anglosassone che indica i lavoratori che l’azienda trasferisce in un Paese straniero. “La maggior parte degli expat ricevono retribuzioni superiori ai 100 mila euro lordi annui, variabili chiaramente per seniority e ruolo”, spiega Marchesi, “in genere le candidature prevedono un’età media tra i 30 e i 49 anni, ma in particolare, i dati rilevati sottolineano come i candidati trasferiti all’estero appartengano a due fasce d’età: sotto i 34 anni, per l’avvio di un percorso professionale volto a una crescita internazionale con retribuzioni maggiori rispetto ai coetanei in Italia ma al di sotto in media dei 100 mila euro, oppure tra i 35 e i 49 anni, per un “salto” di carriera da un percorso più statico, con retribuzioni in ascesa, quindi superiori ai 100 mila euro annui lordi”. Le caratteristiche richieste sono formazione “tecnica” secondo mansione e settore di mercato, esperienza pregressa e conoscenza del settore di riferimento con cui aver già intrattenuto rapporti professionali costanti, perfetta conoscenza linguistica (eventualmente anche della lingua locale, oltre all’inglese) e soprattutto disponibilità a una permanenza fuori Italia anche a lungo termine, secondo progetto pattuito. Di contro, le aziende si preparano al supporto dei dipendenti fornendo loro tutti i benefit necessari per uno stile di vista adeguato, valutando la mansione che il candidato andrà a ricoprire, ma anche il contesto socio-politico-culturale in cui si troverà: alloggio confortevole, disponibilità a garantire periodici viaggi in Italia, auto aziendale in loco, carte di credito aziendali, condizioni favorevoli per la famiglia eventualmente trasferita, assicurazioni, oltre chiaramente alla retribuzione, che, di norma, rileva incrementi rilevanti non dovuti solo al costo della vita nel Paese di destinazione ma anche al riconoscimento di un incentivo maggiore per la scelta perseguita. In Europa le mete predominanti lo scorso anno sono state Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, trend confermato anche per l’anno in corso, mentre sul fronte internazionale, le mete principali sono state negli ultimi tre anni Cina, Giappone, Canada, Stati Uniti, Emirati, Sud America e Russia. “La scelta della località deriva chiaramente dal settore e scelta strategica dell’azienda di origine, previe analisi di mercato che vedono le destinazioni prefissate come zone in crescita dal punto di vista commerciale o strategiche per la produzione” prosegue la manager di Technical Hunters. “Dal 2012 ad oggi la nostra società ha seguito alcuni progetti di carattere internazionale sia per PMI italiane che aziende multinazionali, sia italiane che internazionali. Dal nostro punto di vista, abbiamo collaborato con aziende di svariati settori, tra cui oil&gas, construction, automotive, impiantistica industriale, food&beverage, fashion&luxury, retail, medicale, componentistica industriale”, conclude Marchesi. Manager italiani pronti all'espatrio 24 novembre 2015 “Rileviamo un numero sempre maggiore di aziende che richiedono personale da trasferire all’estero, ma anche di candidati disponibili a questo tipo di esperienza e si prevede un’ulteriore crescita indicativamente del 10% per l’anno in corso. Fra le mete predominanti: Regno Unito, Germania, Cina, Giappone, USA”. Paola Marchesi, Manager Sales di Technical Hunters, fa il punto sugli expat, termine anglosassone che indica i lavoratori che l’azienda trasferisce in un Paese straniero. “La maggior parte degli expat ricevono retribuzioni superiori ai 100 mila euro lordi annui, variabili chiaramente per seniority e ruolo”, spiega Marchesi, “in genere le candidature prevedono un'età media tra i 30 e i 49 anni, ma in particolare, i dati rilevati sottolineano come i candidati trasferiti all'estero appartengano a due fasce d'età: sotto i 34 anni, per l'avvio di un percorso professionale volto a una crescita internazionale con retribuzioni maggiori rispetto ai coetanei in Italia ma al di sotto in media dei 100 mila euro, oppure tra i 35 e i 49 anni, per un "salto" di carriera da un percorso più statico, con retribuzioni in ascesa, quindi superiori ai 100 mila euro annui lordi”. Le caratteristiche richieste sono formazione "tecnica" secondo mansione e settore di mercato, esperienza pregressa e conoscenza del settore di riferimento con cui aver già intrattenuto rapporti professionali costanti, perfetta conoscenza linguistica (eventualmente anche della lingua locale, oltre all'inglese) e soprattutto disponibilità a una permanenza fuori Italia anche a lungo termine, secondo progetto pattuito. Di contro, le aziende si preparano al supporto dei dipendenti fornendo loro tutti i benefit necessari per uno stile di vista adeguato, valutando la mansione che il candidato andrà a ricoprire, ma anche il contesto socio-politico-culturale in cui si troverà: alloggio confortevole, disponibilità a garantire periodici viaggi in Italia, auto aziendale in loco, carte di credito aziendali, condizioni favorevoli per la famiglia eventualmente trasferita, assicurazioni, oltre chiaramente alla retribuzione, che, di norma, rileva incrementi rilevanti non dovuti solo al costo della vita nel Paese di destinazione ma anche al riconoscimento di un incentivo maggiore per la scelta perseguita. In Europa le mete predominanti lo scorso anno sono state Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, trend confermato anche per l'anno in corso, mentre sul fronte internazionale, le mete principali sono state negli ultimi tre anni Cina, Giappone, Canada, Stati Uniti, Emirati, Sud America e Russia. “La scelta della località deriva chiaramente dal settore e scelta strategica dell'azienda di origine, previe analisi di mercato che vedono le destinazioni prefissate come zone in crescita dal punto di vista commerciale o strategiche per la produzione” prosegue la manager di Technical Hunters. “Dal 2012 ad oggi la nostra società ha seguito alcuni progetti di carattere internazionale sia per PMI italiane che aziende multinazionali, sia italiane che internazionali. Dal nostro punto di vista, abbiamo collaborato con aziende di svariati settori, tra cui oil&gas, construction, automotive, impiantistica industriale, food&beverage, fashion&luxury, retail, medicale, componentistica industriale”, conclude Marchesi. Manager italiani richiesti all'estero 24 novembre 2015 “Rileviamo un numero sempre maggiore di aziende che richiedono personale da trasferire all’estero, ma anche di candidati disponibili a questo tipo di esperienza e si prevede un’ulteriore crescita indicativamente del 10% per l’anno in corso. Fra le mete predominanti: Regno Unito, Germania, Cina, Giappone, USA”. Paola Marchesi, Manager Sales di Technical Hunters, fa il punto sugli expat, termine anglosassone che indica i lavoratori che l’azienda trasferisce in un Paese straniero. “La maggior parte degli expat ricevono retribuzioni superiori ai 100 mila euro lordi annui, variabili chiaramente per seniority e ruolo”, spiega Marchesi, “in genere le candidature prevedono un’età media tra i 30 e i 49 anni, ma in particolare, i dati rilevati sottolineano come i candidati trasferiti all’estero appartengano a due fasce d’età: sotto i 34 anni, per l’avvio di un percorso professionale volto a una crescita internazionale con retribuzioni maggiori rispetto ai coetanei in Italia ma al di sotto in media dei 100 mila euro, oppure tra i 35 e i 49 anni, per un “salto” di carriera da un percorso più statico, con retribuzioni in ascesa, quindi superiori ai 100 mila euro annui lordi”. Le caratteristiche richieste sono formazione “tecnica” secondo mansione e settore di mercato, esperienza pregressa e conoscenza del settore di riferimento con cui aver già intrattenuto rapporti professionali costanti, perfetta conoscenza linguistica (eventualmente anche della lingua locale, oltre all’inglese) e soprattutto disponibilità a una permanenza fuori Italia anche a lungo termine, secondo progetto pattuito. Di contro, le aziende si preparano al supporto dei dipendenti fornendo loro tutti i benefit necessari per uno stile di vista adeguato, valutando la mansione che il candidato andrà a ricoprire, ma anche il contesto socio-politico-culturale in cui si troverà: alloggio confortevole, disponibilità a garantire periodici viaggi in Italia, auto aziendale in loco, carte di credito aziendali, condizioni favorevoli per la famiglia eventualmente trasferita, assicurazioni, oltre chiaramente alla retribuzione, che, di norma, rileva incrementi rilevanti non dovuti solo al costo della vita nel Paese di destinazione ma anche al riconoscimento di un incentivo maggiore per la scelta perseguita. In Europa le mete predominanti lo scorso anno sono state Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, trend confermato anche per l’anno in corso, mentre sul fronte internazionale, le mete principali sono state negli ultimi tre anni Cina, Giappone, Canada, Stati Uniti, Emirati, Sud America e Russia. “La scelta della località deriva chiaramente dal settore e scelta strategica dell’azienda di origine, previe analisi di mercato che vedono le destinazioni prefissate come zone in crescita dal punto di vista commerciale o strategiche per la produzione” prosegue la manager di Technical Hunters. “Dal 2012 ad oggi la nostra società ha seguito alcuni progetti di carattere internazionale sia per PMI italiane che aziende multinazionali, sia italiane che internazionali. Dal nostro punto di vista, abbiamo collaborato con aziende di svariati settori, tra cui oil&gas, construction, automotive, impiantistica industriale, food&beverage, fashion&luxury, retail, medicale, componentistica industriale”, conclude Marchesi. Manager italiani pronti all’espatrio 24 novembre 2015 Molti benefit e stipendi fino ai 100 mila euro “Rileviamo un numero sempre maggiore di aziende che richiedono personale da trasferire all’estero, ma anche di candidati disponibili a questo tipo di esperienza e si prevede un’ulteriore crescita indicativamente del 10% per l’anno in corso. Fra le mete predominanti: Regno Unito, Germania, Cina, Giappone, USA”. Paola Marchesi, Manager Sales di Technical Hunters, fa il punto sugli expat, termine anglosassone che indica i lavoratori che l’azienda trasferisce in un Paese straniero. “La maggior parte degli expat ricevono retribuzioni superiori ai 100 mila euro lordi annui, variabili chiaramente per seniority e ruolo”, spiega Marchesi, “in genere le candidature prevedono un’età media tra i 30 e i 49 anni, ma in particolare, i dati rilevati sottolineano come i candidati trasferiti all’estero appartengano a due fasce d’età: sotto i 34 anni, per l’avvio di un percorso professionale volto a una crescita internazionale con retribuzioni maggiori rispetto ai coetanei in Italia ma al di sotto in media dei 100 mila euro, oppure tra i 35 e i 49 anni, per un “salto” di carriera da un percorso più statico, con retribuzioni in ascesa, quindi superiori ai 100 mila euro annui lordi”. Le caratteristiche richieste sono formazione “tecnica” secondo mansione e settore di mercato, esperienza pregressa e conoscenza del settore di riferimento con cui aver già intrattenuto rapporti professionali costanti, perfetta conoscenza linguistica (eventualmente anche della lingua locale, oltre all’inglese) e soprattutto disponibilità a una permanenza fuori Italia anche a lungo termine, secondo progetto pattuito. Di contro, le aziende si preparano al supporto dei dipendenti fornendo loro tutti i benefit necessari per uno stile di vista adeguato, valutando la mansione che il candidato andrà a ricoprire, ma anche il contesto socio-politico-culturale in cui si troverà: alloggio confortevole, disponibilità a garantire periodici viaggi in Italia, auto aziendale in loco, carte di credito aziendali, condizioni favorevoli per la famiglia eventualmente trasferita, assicurazioni, oltre chiaramente alla retribuzione, che, di norma, rileva incrementi rilevanti non dovuti solo al costo della vita nel Paese di destinazione ma anche al riconoscimento di un incentivo maggiore per la scelta perseguita. In Europa le mete predominanti lo scorso anno sono state Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, trend confermato anche per l’anno in corso, mentre sul fronte internazionale, le mete principali sono state negli ultimi tre anni Cina, Giappone, Canada, Stati Uniti, Emirati, Sud America e Russia. “La scelta della località deriva chiaramente dal settore e scelta strategica dell’azienda di origine, previe analisi di mercato che vedono le destinazioni prefissate come zone in crescita dal punto di vista commerciale o strategiche per la produzione” prosegue la manager di Technical Hunters. “Dal 2012 ad oggi la nostra società ha seguito alcuni progetti di carattere internazionale sia per PMI italiane che aziende multinazionali, sia italiane che internazionali. Dal nostro punto di vista, abbiamo collaborato con aziende di svariati settori, tra cui oil&gas, construction, automotive, impiantistica industriale, food&beverage, fashion&luxury, retail, medicale, componentistica industriale”, conclude Marchesi. Manager italiani pronti all’espatrio 24 novembre 2015 Molti benefit e stipendi fino ai 100 mila euro “Rileviamo un numero sempre maggiore di aziende che richiedono personale da trasferire all’estero, ma anche di candidati disponibili a questo tipo di esperienza e si prevede un’ulteriore crescita indicativamente del 10% per l’anno in corso. Fra le mete predominanti: Regno Unito, Germania, Cina, Giappone, USA”. Paola Marchesi, Manager Sales di Technical Hunters, fa il punto sugli expat, termine anglosassone che indica i lavoratori che l’azienda trasferisce in un Paese straniero. “La maggior parte degli expat ricevono retribuzioni superiori ai 100 mila euro lordi annui, variabili chiaramente per seniority e ruolo”, spiega Marchesi, “in genere le candidature prevedono un’età media tra i 30 e i 49 anni, ma in particolare, i dati rilevati sottolineano come i candidati trasferiti all’estero appartengano a due fasce d’età: sotto i 34 anni, per l’avvio di un percorso professionale volto a una crescita internazionale con retribuzioni maggiori rispetto ai coetanei in Italia ma al di sotto in media dei 100 mila euro, oppure tra i 35 e i 49 anni, per un “salto” di carriera da un percorso più statico, con retribuzioni in ascesa, quindi superiori ai 100 mila euro annui lordi”. Le caratteristiche richieste sono formazione “tecnica” secondo mansione e settore di mercato, esperienza pregressa e conoscenza del settore di riferimento con cui aver già intrattenuto rapporti professionali costanti, perfetta conoscenza linguistica (eventualmente anche della lingua locale, oltre all’inglese) e soprattutto disponibilità a una permanenza fuori Italia anche a lungo termine, secondo progetto pattuito. Di contro, le aziende si preparano al supporto dei dipendenti fornendo loro tutti i benefit necessari per uno stile di vista adeguato, valutando la mansione che il candidato andrà a ricoprire, ma anche il contesto socio-politico-culturale in cui si troverà: alloggio confortevole, disponibilità a garantire periodici viaggi in Italia, auto aziendale in loco, carte di credito aziendali, condizioni favorevoli per la famiglia eventualmente trasferita, assicurazioni, oltre chiaramente alla retribuzione, che, di norma, rileva incrementi rilevanti non dovuti solo al costo della vita nel Paese di destinazione ma anche al riconoscimento di un incentivo maggiore per la scelta perseguita. In Europa le mete predominanti lo scorso anno sono state Regno Unito, Germania, Svizzera e Francia, trend confermato anche per l’anno in corso, mentre sul fronte internazionale, le mete principali sono state negli ultimi tre anni Cina, Giappone, Canada, Stati Uniti, Emirati, Sud America e Russia. “La scelta della località deriva chiaramente dal settore e scelta strategica dell’azienda di origine, previe analisi di mercato che vedono le destinazioni prefissate come zone in crescita dal punto di vista commerciale o strategiche per la produzione” prosegue la manager di Technical Hunters. “Dal 2012 ad oggi la nostra società ha seguito alcuni progetti di carattere internazionale sia per PMI italiane che aziende multinazionali, sia italiane che internazionali. Dal nostro punto di vista, abbiamo collaborato con aziende di svariati settori, tra cui oil&gas, construction, automotive, impiantistica industriale, food&beverage, fashion&luxury, retail, medicale, componentistica industriale”, conclude Marchesi.