Richiedentiasilo,difendere legaranzielegalidell`appello
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Richiedentiasilo,difendere legaranzielegalidell`appello
14 LIBERTÀ domenica 25 settembre 2016 Dignità «Richiedenti asilo, difendere le garanzie legali dell’appello» Piacenza nona edizione Il giudice Spataro: dignità è coerenza, non si tratta sui principi irrinunciabili ■ Il suo cantautore preferito è Bob Dylan, citato davanti al nutrito pubblico di Palazzo Galli per la canzone Dignity. Il suo scrittore preferito è Javier Cercas, citato per il romanzo Il punto cieco. E partendo proprio da qui, il magistrato Armando Spataro fa suo il personaggio dell’uomo che dice “no”, in quel dire controcorente, se lucido, se in accordo con ciò che si pensa, contro l’opinione dei più, l’uomo che dice “no” «preserva la dignità collettiva». E questo “no” ha forse a che fare con il prossimo referendum costituzionale? Spataro sorride e pronuncia un sonoro “sì”. Finisce così un incontro molto brillante, moderato dal giornalista del Corsera Luigi Ferrarella, con il procuratore della Repubblica del tribunale di Torino, già coordinatore di un Gruppo specializzato dell’antiterrorismo, ex segretario nazionale del Movimento per la giustizia, una delle correnti di sinistra dell’Associazione nazionale magistrati che fondò nel 1988 insieme a Giovanni Falcone («anche per contrastare le degenerazioni correntizie dell’Anm»). Spataro è a Piacenza per discutere su un tema di metafisica complessità: La giustizia è uguale per tutti? Per lui la dignità ha subito un retrogusto di attualità politica: «La dignità si associa per me alla coerenza di non cambiare posizione sui principi irrinunciabili. Si legge dell’esigenza di riforme condivise - prosegue - frutto di compromessi che smussano qui e lì e rendono traballanti i principi, non voglio sentirne parlare». E da Dylan a Tocqueville a Zagrebelsky, il magistrato ritiene la solidiarietà una giustizia sociale. Non c’è consonanza con la posizione di chi pensa che si debbano drasticamente tagliare i passaggi di garanzia e l’appello per i richiedenti asilo. «Molti giudici invocano il legislatore perché abolisca l’appello per motivi pratico-logistici, i giudici non ce la fanno ad esaminare le tantissime domande in tempi normali, le persone restano in Italia e pe- sano sulle casse dello Stato». Ma tanti altri si stanno organizzando per proporre un testo che non «rinunci alle garanzie del sistema di giustizia, un nostro patrimonio». I terroristi nascosti tra i migranti? «Balle, non c’è una sola evidenza, chi vuol farsi esplodere non va su un barcone con il rischio di annegare nel Mediterraneo». Spataro ha posizioni molto garantiste, le si coglie quando arriva a parlare dell’ex Imam Abu O- “ I terroristi nascosti tra i migranti? Balle, non c’è una sola evidenza...» ARMANDO SPATARO mar, di cui si occupò processualmente. Anche l’indagato, che sarà poi condannato, ha un nocciolo di dignità che gli va preservata. Bene che la Corte Europea dei diritti umani abbia condan- nato l’Italia per il suo rapimento e detenzione illegale. C’è una giustizia di serie A e di serie B? «Sarebbe imbarazzante, ci sono vizi incredibili, giudici che cercano risonanza mediati- ca, chi fa il moralizzatore». Ma i tempi brevi della giustizia a Bolzano sono imparagonabili a quelli di Catanzaro, diverso è il panorama di legalità. Spataro a Torino ha creato una sezione che tratta i casi semplici e seriali, tipo furti al supermercato o ubriachi alla guida. I tribunali però sono gravati da vuoti di organico «pazzeschi», hanno migliaia di fascicoli in attesa di prescrizione «criticità che rischiano di compromettere la credibilità della magistratura». Tocca anche al giudice selezionare le priorità. Infine una battuta sulle intercettazioni, Spataro ha costituito un gruppo con linee guida: «Si depositano e quando si depositano cade la segretezza. Lo dice la legge. Ma dico ai colleghi, prima di depositare agli atti si tolgano le telefonate inutilizzabili e quelle che violano il codice della privacy su religione, orientamenti politici, sessuali e salute». Patrizia Soffientini Gli alunni della scuola Giordani e gli studenti del liceo Gioia protagonisti del progetto Erodoto racconta-storie l’ideA vincente che hA unito Alunni dellA scuolA giordAni con liceAli del clAssico gioiA ■ Che cos’è il Festival del di- ritto? «Tre giorni in cui la città si ferma per riflettere sui problemi della società». Risponde così uno degli studenti coinvolti nel progetto “Erodoto racconta-storie”, che ha visto lavorare insieme studenti della IVª B del liceo classico Gioia e alunni della IVª C della primaria Giordani. I risultati di un anno di percorso, promosso e seguito dalle insegnanti Annalisa Trabacchi del Gioia e Elda Balletti e Danila Tagliaferri della scuola Giordani, sono stati illustrati ieri ai Teatini. L’ottima presentarice Martina in tandem con il piccolo Filippo (Mentana del futuro) accompagnati musicalmente da Maristella, hanno illustrato i passaggi es- Erodoto racconta storie: il progetto di squadra che rispetta la dignità di tutti senziali, attraverso interventi e immagini, dell’esperienza vissuta. A spiegarne il senso le stesse docenti. «La lettura ad alta voce - ha detto Tagliaferri - è una modalità che ci arriva dal tempo antico ma che è sempre valida e trasmette ai bambini l’amore alla lettura». In cattedra si sono alternati bambini di quinta e genitori, poi è scattata l’idea di mettere insieme generazioni di giovanissimi appartemente distanti anni luce. «Con sorpresa abbiamo scoperto che si può la- vorare bene insieme» raccontano oggi i ragazzi che hanno sperimentato la dignità nel rispetto delle differenze di età e talenti. Quali storie raccontare? «Abbiamo scelto Erodoto - ha detto la Trabacchi - perché è una miniera. E siamo partiti da quello che si fa in un liceo classico: tradurre i testi che sono stati poi adattati ad un pubblico di bambini di otto anni». Poi la lettura, la preparazione di cartelloni e l’emozione, condivisa, di una narrazione a più voci che è diventata anche laboratorio teatrale. Piccoli e grandi, nel video montato dall’ex alunno Nicola Crippa, salutano elencando con slancio le lettere dell’alfabeto greco. Dall’alfa all’omega, inizio e fine, ci lasciano una lezione di dignità. In tutti i sensi. «Si è trattato - ha detto l’insegnante Balletti - di un progetto a costo zero basato sull’amore per la professione. La scuola ha la sua dignità, dovrebbe poter contare su maggiori finanziamenti». Paola Romanini A cAffexpò il ricercAtore MAtteo Andreozzi, l’esperto in biotecnologie roberto defez, lA giuristA beAtrice lA portA, ModerAti dA ettore cArpi ■ Le piante hanno dignità e possiamo dare spazio a un sistema bio-centrico, in cui il mondo vegetale sia considerato non più solo in senso utilitaristico? Su questa domanda si è articolato il secondo incontro di Caffexpò, anche ieri particolarmente affollato e che non ha deluso le aspettative. In “campo” 4 esperti: Beatrice La Porta, giurista e dottoranda di Agrisystem; Matteo Andreozzi, ricercatore all’Università di Milano, esperto in etica ambientale; Roberto Defez, direttore del laboratorio di Biotecnologie microbiche del Cnr di Napoli. L’incontro è stato coordinato da Miriam Bisagni di Piace Cibo Sano, e moderato da Ettore Capri, dell’Università Cattolica. E’ stato lui ha dare un taglio informativo-brillante alla conferenza, “confessando” di aver preso spunto per il tema da Crozza e dalle sue scuse all’insalata prima di addentarla. «Da 20 anni lavoriamo al welfare delle piante - ha esordito - con fine de- «Lepiantehannovita,ec’èchiriconoscedignità» Dai test “sensoriali” alla speculazione filosofica: curiosità nell’incontro con 4 esperti terministico, guardando al rendimento e considerandole organismi a-sensoriali, ma i grandi filosofi del passato avevano in realtà una visione olistica». E la giovane giurista ha aperto uno spiraglio: «La Costituzione elvetica, articolo 120, riconosce espressamente dignità alle piante. In particolare vieta esperimenti che procurino loro dolore e che riducano geneticamente la loro possibilità di riprodursi». Non solo vita, dunque, ma dignità. «L’esperimento di un’università giapponese deve farci riflettere - continua - E’ stato dimostrato che muffe gialle, organismi unicellulari che si uniscono e sono “golose” di avena, si sono mosse per raggiungere fiocchi di avena disposti come la metropo- litana di Tokyo». da con la tesi, cui ha fatto cenno Roberto Defez ha puntualizza- La Porta, secondo la quale le pianto come il tema scelto, “La dignità te hanno una memoria molto del mondo vegetale e il rapporto lunga: esempio una specie vegecontroverso dell’uomo con le tale che se avvicinata dalla gazzelpiante”, sia cala, che se ne ciba, duto in un gioremette feromoni no speciale: costituzione elvetica che attirano il «Proprio ieri la «Vietati esperimenti suo predatore, linotizia dagli Uberandosi così sa che l’azienda “dolorosi” e che riducano del pericolo. Ma Monsanto, ap- la possibilità di riprodursi» avverte: «Non pena “inghiottiantropomorfizta” da Bayer, ha ziamo le piante, annunciato di aver preso un bre- assimilandole a caratteristiche uveto per fare test molto sofisticati, mane. Ovviamente possiamo poma non cade la moratoria su e- tarle, anche perchè in caso consperimenti che rendano sterili le trario si perdono». Vita sì, ma dipiante. La tecnologia per farlo c’è gnità? Risponde senza esitazione da 30 anni, ma è vietata la sua Andreozzi, filosofo della scienza commercializzazione». E concor- ed etica ambientale. «Da un pun- to di vista filosofico non si può parlare di dignità e diritti delle piante, ma di doveri nei loro confronti, tra cui il rispetto. Tra le proprietà che danno valore, c’è infatti l’essere in vita, e questo non si può negare. Si può discutere di uno status morale del mondo vegetale, animato ma non senziente». La risposta a stretto giro arriva dalla giurista, che porta come esempio sotto il profilo legale il paradoso della cocciniglia: «E’ un animale, ma viene trattata come una pianta, da cui si ricava il colore rosso». E si spinge a ipotizzare l’applicazione del concetto di essere senziente alle piante, ricordando il test sulla memoria fatto sulla mimosa, che chiude le foglie in presenza di pericolo. «Con un bastone veniva colpito il vaso, senza toccarla, dopo la settima volta la mimosa non le ha più chiuse, “memorizzando” il non pericolo, e ricordandolo anche due mesi dopo, nel test di controllo». Le piante, è dimostrato, percepiscono altre piante ed animali, e mettono in atto meccanismi reattivi. Darwin parlò del “cervello delle piante”, e il ricercatore Defez non esclude che si