Rifiuti tossici in giardino In 5 finiscono agli arresti

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Rifiuti tossici in giardino In 5 finiscono agli arresti
Rassegna Stampa
Giovedi 30 maggio 2008
INDAGINE DEI CARABINIERI DEL NOE
SIMONA LORENZETTI
Smaltivano clandestinamente rifiuti, falsificando le cedole di stoccaggio e di trasporto dell’Asa, il
consorzio di Castellamonte che
riunisce novanta comuni della provincia di Torino. L’indagine dei carabinieri di Ivrea e del Noe ha di
fatto decapitato i vertici del consorzio. Sette le misure cautelari,
cinque agli arresti domiciliari e due
obblighi di dimora. Ai quali vanno
aggiunti quattro indagati. In manette sono finiti Emidio Filipponi,
direttore del consorzio Asa (e in
quota Pd), Bruno Adage e Giuseppe Jarno Ansinello, sindaco di Salassa, entrambi responsabili dell’area di stoccaggio, Paolo Pagge, responsabile tecnico della OnixSarm, oggi Veolia, di Vinovo, e Fabrizio Fegatelli, adetto alla triturazione dei rifiuti dell’Asa. Obbligo di
dimora nel comune di residenza
per Giacomo Perotti, addetto al trasporti rifiuti dell’Asa, e Alberto Ondoli, responsabili del laboratorio
analisi dell’Asa di Forno Canavese.
Indagati, invece, Carmela Di Stasio,
dipendente del laboratorio di analisi, Simone Cassetti, titolare dell’azienda agricola «Luisella» di Pontestura e Pier Giuseppe Furno, titolare dell’azienda agricola «Furno
Pier Giuseppe» di Castellamonte.
L’indagine è partita un anno fa
dopo che alcuni cittadini di Castellamonte, dove ha sede l’Asa, hanno
cominciato a lamentare dei miasmi insopportabili che ammorbavano l’area della città. I controlli
dei carabinieri hanno così portato
alla luce che nella zona di stoccaggio del consorzio erano presenti oltre 900 tonnellate di rifiuti a fronte
di una capienza di 170mila. Le intercettazioni telefoniche hanno
permesso di scoperchiare un sistema collaudato di smaltimento
clandestino che i dirigenti del consorzio mettevano in pratica per risparmiare sui costi di gestione. Ed
è così poi che è stato verificato che
l’Asa, che si occupa anche della
Rifiuti tossici in giardino
In 5 finiscono agli arresti
raccolta differenziata, invece di
conferire il cosiddetto «verde» (taglio di manti erbosi, boscaglia e altri avanzi di lavorazione vegetale)
avvalendosi di apposite ditte che
producono compost e fertilizzante
per concimazione, lo stoccavano
in discarica mescolandolo ad altri
rifiuti, vanificando così i vantaggi
della raccolta rifiuti. Non solo. La
mole d’immondizia è stata smaltita in alcune aree agricole del canavese e dell’Alessandrino, dove i rifiuti sono stati mescolati al terreno. Per fare ciò gli indagati hanno
prodotto falsi documenti di trasporto, che trovano conferma in altrettante false analisi approvate da
Paolo Pagge. Il trasporto e lo smaltimento sul terreno veniva coordinato da Fegatelli, con la complicità
di Perrotti, quest’ultimo autista
dell’Asa. Ma nelle 200 pagine che
compongono l’ordinanza di custodia cautelare vengono annoverati
anche altri illeciti. L’unica discarica
autorizzata di rifiuti non pericolosi, in località Vespa di Castellamonte, è stata riempita superando
di 10 volte i limiti di autorizzazione
pari a 170 tonnellate. Varie quantità di rifiuti pericolosi, tra cui
amianto, sono stati depositati nonostante la mancanza delle specifiche autorizzazioni e garanzie ambientali. Le previste analisi chimiche del materiale raccolto sono
state eseguite su campioni appositamente scelti a seconda della destinazione da dare al rifiuto: Ansinello forniva le opportune indicazioni a Di Stasio, dipendente del laboratorio chimico, che predisponeva gli esiti degli esami di labora-
Per risparmiare sullo smaltimento l’immondizia, tra cui
anche amianto, veniva sparsa su terreni agricoli in provincia
di Torino e Alessandria. Inquinate le falde acquifere.
In manette il direttore del consorzio Asa di Castellamonte
torio per la successiva firma del responsabile Ondoli. E ancora. In località Vercellino di Rivarolo, il sito
di una ex discarica esaurita era stato adibito nuovamente a discarica
di lattine, vetro e plastica provenienti dai rifiuti urbani. Un’area
nei pressi della discarica ufficiale
Asa è stata destinata senza autorizzazioni a discarica di rifiuti speciali non pericolosi (9mila metri
cubi di materiali di risulta di varia
natura, anche ferrosi, terre e rocce
di scavo, manti stradali). Grandi
quantità di sostanze oleose e melmose di scolo, prodotte dalle due
discariche, soprattutto quando
pioveva, andavano a finire in rivoli superficiali e sotterranei nel laghetto dell’Asa, che ha un potenziale depurante solo per acque reflue, causando una moria di pesci
per l’alta tossicità dei derivati dal
degrado dei rifiuti. Infine la carta
derivante dalla raccolta differenziata veniva «tombata» nel terreno.
Le indagini non sono ancora concluse. Ieri mattina sono state eseguite anche undici perquisizione:
adesso la magistratura vuole accertare se gli indagati incassassero
parte dei soldi destinati allo smaltimento regolare dei rifiuti e che
invece veniva risparmiato.
CONSORZIO Ricognizione dei carabinieri con l’elicottero
CENTRODESTRA ALL’ATTACCO
«Saitta riferisca dei mancati controlli»
FRANCO GARNERO
La premessa, doverosa, del mondo politico sugli arresti dell’Asa è che sulle eventuali
responsabilità individuali tocca alla magistratura compiere i doverosi e necessari approfondimenti. Ma non mancano, specie
nel mondo del centrodestra, le riflessioni sul
sistema dello smaltimento rifiuti che comincia a mostrare incrinature sempre più
evidenti. «Dal punto di vista politico ciò che
addebitiamo al centrosinistra è di aver voluto mantenere un sistema nel ciclo dei rifiuti totalmente in mano pubblica, osserva il
consigliere provinciale di Forza Italia, Carlo
Giacometto. E assicura che «sarebbe stato
preferibile lasciare in capo agli enti pubblici
la sola funzione di programmazione, mentre
la gestione della raccolta e dello smaltimento potrebbe benissimo essere messa a gara e
gestita dai privati, perché così si otterrebbero maggiore trasparenza, più efficienza e minori costi per i cittadini utenti che ogni anno vedono aumentare le tariffe.
E il capogruppo di Alleanza nazionale,
Barbara Bonino, ricorda che «da anni de-
nunciamo una totale mancanza di controllo, da parte della Provincia, sui numeri e sui
movimenti all’interno del ciclo di gestione
dei rifiuti». Secondo l’opposizione, il vero
problema è che i rifiuti, da quando viene
deposto sul plateatico dal cittadino, sfuggono a qualsiasi controllo da parte delle istituzioni. «In decine di circostanze - precisa la
Bonino - abbiamo richiamato la Provincia a
verificare, con puntualità, tutta la filiera dei
rifiuti, dalla produzione all’effettivo riciclo,
nel caso della differenziata o ai siti di smaltimento finale negli altri casi, perché questo
consentirebbe anche di scongiurare casi di
frode o smaltimento abusivo».
Anche per il capogruppo di Lega Nord, Arturo Calligaro, «è una vicenda sconcertante»,
ma che in fondo non stupisce più di tanto
perché, spiega, «da troppi anni questi Consorzi, con la connivenza di certa politica, hanno potuto spadroneggiare in lungo e in largo,
con l’alibi di essere dei Consorzi di Comuni e
quindi con connotazioni e finalità pubbliche.
In realtà, come sanno anche i sassi, questi organismi sono stati gestiti soprattutto per fini
economici e politici e per decenni questi car-
Il Pdl punta il dito sul Pd
e chiede le comunicazioni
urgenti del presidente
della Provincia
rozzoni sono stati un utile serbatoio di voti e
anche un buon parcheggio per politici trombati. E, come sembra dimostrare questa inchiesta, qualcuno ne ha anche approfittato
per fare affari sulla pelle della gente».
E anche tra le forze del centrosinistra c’è chi,
come il segretario regionale di Italia dei valori, Andrea Buquicchio, rileva che «l’ipotesi che
i rifiuti possano essere stati dispersi su vari
terreni agricoli o in discariche non controllate va accuratamente vagliata dagli inquirenti
perché potrebbero essersi determinati danni
ambientali attualmente non valutabili perché
si tratta di un’ipotesi inquietante e ci auguriamo che le indagini della magistratura riescano a fare piena luce sui fatti e ad accertare le eventuali responsabilità».