Istituto MEME: Il cambiamento della forma
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Istituto MEME: Il cambiamento della forma
Istituto MEME associato a Université Européenne Jean Monnet A.I.S.B.L. Bruxelles IL CAMBIAMENTO DELLA FORMA Scuola di Specializzazione: Counselling Scolastico Relatore: dott.ssa Roberta Frison Contesto di Project Work: Ambulatorio di Nutrizione Tesista Specializzando: dott.ssa Emanuela Casini Anno di corso: Primo Modena: 04/09/2010 Anno Accademico: 2009 - 2010 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 Indice dei Contenuti 1. Introduzione .................................................................................................... 5 2. Obesità e Sovrappeso …………………………….......................................... 8 2.1. Fisiologia del comportamento alimentare ….………...………………… 8 2.2. Fame e appetito ………………………………………………………… 9 2.3. L’Obesità: una convergenza di Fattori di Rischio ...…………...…….... 10 3. Indagini di Valutazione dello Stato Nutrizionale ........................................13 3.1. Il colloquio iniziale ……………………..….…………………………..13 3.2. Analisi dell’Introito Alimentare ………………………………………..14 3.3. Diario Alimentare………………………………. ...…………...…….... 15 3.4. Analisi della Composizione Corporea …..….…………………………..17 3.5. Analisi Bioumorali ……………………………………………...…….. 20 3.6. Il Sovrappeso e l’Obesità ………………………....…………...…….... 21 4. L’Intervento per il Trattamento dell’Obesità …......................................... 23 4.1. La Motivazione e gli Stadi del Cambiamento …...…………………..... 28 5. Counselling .................................................................................................... 35 5.1. Counselling Sitemico ……………………….……………………..….. 36 5.2. Le abilità deio Counselling in ambito Ambulatoriale ……………….... 37 6. L’Ambulatorio di Counselling Nutrizionale ……....................................... 47 6.1. Identificazione dei Cambiamenti da effettuare ….……………...…….. 48 6.2. Identificazione degli Ostacoli al Cambiamento …………………...….. 49 6.3. Obbiettivi di Counselling Nutrizionale …………....………...…..….... 50 6.4. Mantenimento …………………………..….…………………...…….. 50 7. Esperienze di Counselling Nutrizionale …………...................................... 52 8. Conclusioni …………………………………...…......................................... 58 9. Bibliografia …………………………… …………....................................... 60 8. Sitografia ...…………………………………...…......................................... 62 ___________________________________________________________________ 2 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 “Qual è il segreto per mantenerti così giovane e in forma?" lui ripose "Mangio quando ho fame e dormo quando ho sonno." Saggio Zen “… quando soffia il vento del cambiamento, alcuni costruiscono muri, altri mulini a vento”. Proverbio cinese ... il corpo umano è programmato per accumulare peso e mantenerlo a qualsiasi costo, è una questione di sopravvivenza. ___________________________________________________________________ 3 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 Come formazione sono Biologa Nutrizionista e in quanto tale ho una buona formazione di biochimica cellulare, di fisiologia, di antropometria, di farmacologia, di dietologia e in generale di metabolismo e di nutrienti. Nel mio lavoro in ambulatorio sento però la mancanza di una formazione che permetta di relazionarmi in modo professionale con le persone che si rivolgono a me e che stanno tentando di cambiare profondamente il loro stile di vita (in modo più o meno consapevole) e che vogliono aiuto. Nella mia formazione sono anche operatrice Shiatsu. La filosofia di questa disciplina sostiene che è auspicabile prevenire la malattia mantenendo o ripristinando l’omeostasi della persona; si ha un approccio "olistico" nei confronti del paziente, andando a valutare non solo i sintomi ma anche il terreno della persona ed i fattori esogeni con cui essa entra continuamente in contatto. Si pone cioè una totale attenzione sulla persona e sull’ascolto… in poche parole… counselling. Prendendo spunto da tutto ciò sto cercando di migliorare il mio percorso formativo con conoscenze che mi avvicinino maggiormente alla persona e, al di là di tutte le definizioni, il counselling è prima di tutto ascolto, supporto e guida. Sono sempre più consapevole che, in qualità di Nutrizionista, posso e devo saper essere un counsellor, devo riuscire a capire la persona che ho davanti e trovare la strategia adatta per aiutarla a migliorarsi. Con questa mia tesi cercherò di inquadrare inizialmente l’obesità e il sovrappeso, il counselling, il counselling sistemico e il counselling nutrizionale e descriverò brevemente alcuni interventi. ___________________________________________________________________ 4 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 1. INTRODUZIONE Sovrappeso e obesità sono definiti dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) come condizioni di anormale o eccessivo accumulo di grasso corporeo che presenti un rischio per la salute. Dal 2000 l’Oms ha infatti inserito nella definizione la relazione con una maggiore mortalità e morbilità. L’obesità è causata da fattori biologici, psicologici e socio-ambientali ma, in ogni caso, l’eccesso ponderale è causato da uno squilibrio fra assunzione calorica e spesa energetica a favore della prima. In sostanza si mangia di più di quello che si dovrebbe, come documentato dalle ricerche più recenti. Secondo l’Oms l’obesità rappresenta uno dei principali problemi di salute pubblica nel mondo. Già nel 1997 l’OMS ha definito questa situazione come “epidemia globale dell’obesità” - "globesità"-. L’obesità è una situazione complessa all’interno di una dimensione sociale e psicologica che interessa praticamente tutte le età e i gruppi socio-economici e minaccia di travolgere sia i paesi sviluppati sia i paesi in via di sviluppo. Nel 1995 si stimava che vi fossero circa 200 milioni di adulti obesi in tutti il mondo e 18 milioni di bambini obesi. A partire dal 2000 il numero di adulti obesi è arrivato ad oltre 300 milioni. Contrariamente a quanto si possa credere l’epidemia dell’obesità non riguarda solamente la società industrializzata, nei paesi in via di sviluppo si stima che oltre 115 milioni di persone soffrano di problemi legati all'obesità. In generale gli uomini hanno i più alti tassi di sovrappeso mentre le donne detengono i più alti tassi di obesità. Per entrambi i gruppi, l'obesità rappresenta un grave fattore di rischio per gravi patologie collegate non trasmissibili, tra cui il diabete mellito, le malattie cardiovascolari, l’ipertensione e l’ictus, e alcune forme di cancro. Le sue conseguenze sulla salute vanno da un aumentato rischio di morte prematura a gravi condizioni croniche che riducono la qualità complessiva della vita. Questi dati epidemiologici segnalano l’urgenza di mettere in campo iniziative per la prevenzione dell’obesità e delle malattie croniche correlate. In Italia, come nel ___________________________________________________________________ 5 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 resto dei paesi industrializzati, l’offerta esuberante di cibo rispetto ai fabbisogni, e la forte influenza delle proposte pubblicitarie che spingono sempre più verso il consumo di alimenti di produzione industriale, l’abbandono del tradizionale modello alimentare di tipo mediterraneo, il progressivo cambiamento dello stile di vita orientato sempre ad una maggiore sedentarietà, ecc., hanno determinato un aumento delle condizioni di soprappeso ed obesità nella popolazione, anche quella infantile. Nell'ultimo decennio abbiamo assistito ad una rivisitazione critica dei vari modelli dietetici. L'attenta valutazione delle diete più in voga e delle diete standard ha rivelato la non scientificità della dieta ferrea ed ha contribuito a formulare la presente conclusione: il modello dietetico non personalizzato, iperproteico e/o fortemente ipocalorico è fonte di insuccesso nel medio e lungo termine e può essere causa di un nuovo rischio patologico. Dalla constatazione del fallimento della dietetica rigidamente restrittiva è sorta la necessità della reimpostazione dell'approccio nutrizionale. Una prima riflessione sui modelli ipocalorici stretti porta ad individuare diverse carenze metodologiche che si ritorcono poi sull'accettazione della dieta. La prassi operativa che mira solo al conseguimento del peso ideale, se non regolata da un'analisi approfondita della composizione corporea e più in generale dello stato nutrizionale, è fonte d'aumentato adattamento metabolico. Il calo ponderale dovrebbe infatti confrontarsi con le variazioni nelle componenti metaboliche per evitare che il regime ipocalorico sia tale da diminuire la massa magra e quindi, la massa metabolicamente attiva. La soluzione risiede nella tradizionale diagnostica preliminare alla dieta: composizione corporea, anamnesi alimentare e parametri di laboratorio. A tutto ciò dovrebbe seguire la ricerca di modelli dietetici strutturati per piccoli dimagramenti, o per il mantenimento del peso, con piccole e graduali correzioni al costume alimentare. Altra carenza metodologica risiede nell'incapacità di rapportarsi con il paziente su un piano paritetico per favorire una comunicazione più diretta e più mirata alla normalizzazione ___________________________________________________________________ 6 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 comportamentale. Non si deve curare solo il problema nutrizionale quanto il paziente con problemi nutrizionali! Per tali ragioni cerco di lavorare attraverso una routine di dietoterapia che propone un dimagramento basato sul peso desiderabile e con modesti decrementi calorici calcolati sul costume alimentare italiano. Ciò implica un atteggiamento volto a non sconvolgere le abitudini del paziente ma portarlo gradualmente a un consapevole cambiamento dello stile di vita, passaggio indispensabile per chi vuole efficacemente gestire nel lungo termine il calo ponderale. ___________________________________________________________________ 7 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 2. OBESITA’ E SOVRAPPESO 2.1. Fisiologia del Comportamento Alimentare Nuove conoscenze hanno evidenziato la complessità del sistema di regolazione centrale del comportamento alimentare (Mannucci, Ricca e Rotella, 2001). È noto da molti decenni che l'ipotalamo ha un ruolo centrale nella regolazione dell'assunzione di cibo. In animali da esperimento, la stimolazione elettrica dell'ipotalamo laterale determina iperalimentazione, mentre lesioni di tale area provocano riduzione del consumo di alimenti. In maniera speculare, la stimolazione elettrica dell'ipotalamo ventromediale inibisce l'assunzione di cibo, e la sua distruzione la stimola. Alla modulazione della fame e della sazietà partecipano, con funzioni biologiche diverse, numerosi nuclei ipotalamici; spesso, all'interno dello stesso nucleo coesistono più popolazioni di neuroni che regolano l'assunzione di cibo, alcuni stimolanti ed altri inibenti l'appetito. Il complesso network che unisce le strutture nervose evidenzia che vi sono zone, situate al di fuori dell'ipotalamo, che hanno uno specifico ruolo: nuclei della base e alcune aree di sostanza grigia del tronco encefalico, ad esempio. Le varie popolazioni neuronali coinvolte nella modulazione della fame e della sazietà utilizzano vari neuromediatori: serotonina, dopamina, adrenalina e altri numerosi neuropeptidi. Le strutture nervose ricevono impulsi dalla periferia, sotto forma di stimoli nervosi (per via vagale), metabolici ed endocrini, che informano il sistema nervoso centrale dello stato nutrizionale dell'organismo. L'insieme delle strutture (ipotalamiche, dei nuclei della base e del tronco encefalico) connesse con il controllo del comportamento alimentare può essere considerato un grande sistema per la ricezione ed elaborazione di informazioni sullo stato nutrizionale, in base alle quali modulare l'assunzione di cibo. ___________________________________________________________________ 8 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 I sensi coinvolti dal contatto con il cibo (gusto, odore, vista, caratteristiche tattili e palatabilità) costituiscono le risposte encefaliche che influiscono sul comportamento alimentare. Si pensa che questi stimoli abbiano una durata di 10 minuti al massimo, oltre i quali l'assunzione di cibo viene condizionata da altri fattori. E' naturale mangiare cibo piacevole, o smettere di assumere cibo quando diventa sgradevole; ciò dipende semplicemente dalle stimolazioni gustative, olfattive, tattili e visive indotte dal cibo stesso. Colore, profumo, consistenza, e tessitura della materia alimentare (ad esempio la crosta croccante del pane o il mollusco dell'ostrica) rendono il cibo più o meno appetibile agli occhi e al palato. La palatabilità è modulata dalle sensazioni fisiologiche di fame e sazietà, ma anche dallo stato emotivo, e da fattori culturali. Anche questa relazione ha una precisa connessione; infatti, l'area gustativa secondaria comunica con le aree corticali che esprimono le emozioni e la memoria, e le strutture sottocorticali che regolano fame e sazietà... 2.2. Fame e Appetito Se è vero che l’animale si nutre per soddisfare lo stimolo biologico, è verosimile che ciò non accade per l'uomo. Nell'uomo intervengono diverse variabili che condizionano l'assunzione alimentare (Tabella 1). Determina l'inizio del pasto, la dimensione e la qualità nutrizionale dello stesso Fame (esprime la richiesta biologica dell'organismo, ovvero la necessità fisiologica di energia e macronutrienti). Determina l'inizio del pasto, la dimensione e la qualità nutrizionale dello stesso (l'appetito esprime il desiderio a mangiare in un determinato momento, desiderio che Appetito usualmente, ma non necessariamente, ha una correlazione positiva con la fame. Esso rifletterebbe la fame fisiologica, ma anche altre variabili, come la palatabilità e la disponibilità di un cibo o lo stato emotivo concomitante). Determina la fine del pasto. La saziazione inibisce la fame e l'appetito all'interno del Saziazione pasto. Esprime quindi i processi che, durante il pasto, portano alla sazietà: distensione e svuotamento gastrici, contrazioni, peptidi gastrici e neuropeptidi, glicemia.... ___________________________________________________________________ 9 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 Regola l'intervallo tra un pasto e l'altro, e la frequenza dei pasti. La sazietà è l'espressione dei processi psico - biologici che allontanano o avvicinano un pasto all'altro. Le variabili fisiologiche, quali le sensazione gastriche, i peptidi gastrici, i neuropeptidi, gli ormoni (insulina, glucagone etc..), la disponibilità di substrati ematici (glucosio, aminoacidi, acidi grassi liberi), o altri fattori metabolici, possono Sazietà interagire, o essere condizionati, dalle variabili esterne "ambientali". Nell'espressione umana del processo di sazietà intervengono allora altri fattori: "edonico", cognitivo, emozionale, psicologico, culturale e sociale. Tali variabili possono, nel caso del disturbo del comportamento alimentare, aumentare la frequenza e la dimensione dei pasti giornalieri, o indurre il digiuno prolungato, sino a confluire nella vera e propria patologia comportamentale. In questa condizione la variabile fisiologica è dominata da quella psicologica. Regola la dimensione del pasto e la fine del pasto stesso. La sazietà sensoriale specifica esprime il declino del desiderio di mangiare uno specifico cibo, o una categoria di cibi, mentre altri potrebbero costituire ancora un valore edonico di piacevolezza. Per esempio la sete, che identifica una necessità fisiologica Sazietà sensoriale dell'organismo, potrebbe essere governata da uno stimolo sensoriale specifico. E' specifica stato rilevato che il desiderio di acqua potrebbe diminuire con la piacevolezza e il "sapore" dell'acqua stessa, ad esempio. Colore, sapore e profumo ridurrebbero la sazietà specifica sensoriale, cioè con una porzione ridotta di cibo si ha una risposta soddisfacente. La risposta sensoriale specifica non dipende dall'alimento che entra nello stomaco né dagli stimoli post-ingestivi dei nutrienti assorbiti. Tabella 1- Variabili che condizionano l'introito alimentare. 2.3. L’obesità: una convergenza di Fattori di Rischio Negli ultimi 60 anni si sono verificate profonde modificazioni nei confronti dell’interpretazione dell’eziologia dell’obesità. Negli anni ’50 l’obesità era considerata quasi esclusivamente un problema di tipo psicologico: si credeva, infatti, che un disturbo della personalità influisse sull’obesità e che la presenza di conflitti inconsci influisse sul mangiare in eccesso. È solo negli anni ’60 che si iniziò a considerare l’obesità come il risultato di un cattivo apprendimento. Negli anni ’80 le ricerche e gli studi dimostrarono l’importanza degli aspetti genetici e metabolici (Stunkard, 1992; Ravussin, 1995). Finalmente negli anni ’90 i progressi effettuati nello studio dell’eziologia dell’obesità hanno portato ad un ___________________________________________________________________ 10 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 generale consenso sul fatto che l’obesità non è un singolo disturbo ma è un gruppo eterogeneo di condizioni con cause multiple (Bosello, 1998). Il peso corporeo è determinato dall’interazione multipla e complessa di fattori genetici, comportamentali ed ambientali che agiscono attraverso la mediazione fisiologica dell’introito calorico e del dispendio energetico (Kopelman, 2000). Fattori Genetici Grazie ai progressi nello studio del genoma umana l’importanza dei fattori genetici coinvolti nello sviluppo dell’obesità assume sempre maggiore rilevanza. Dai dati che abbiamo a disposizione si può affermare che, nella maggior parte dei casi di obesità il contributo genetico non è dovuto ad un difetto di un singolo gene ma alla combinazione multipla e complessa di più “geni di suscettibilità” che si trovano a vivere in un ambiente avverso, che favorisce un’alimentazione iperlipidica, ipercalorica e uno stile di vita sedentario (Kopelman, 2000). Fattori Comportamentali ed Ambientali Sono molteplici e sono una componente importante nella genesi del comportamento che favorisce l’eccesso ponderale (WHO, 1997). Famiglie e scuole devono offrire ambienti tali da favorire un’alimentazione sana e modelli di attività fisica salutari. Tuttavia ciò non avviene nella maggior parte dei Paesi. I bambini sono sensibili al marketing commerciale degli alimenti che include, oltre alla pubblicità televisiva, un'ampia gamma di canali che possono sfuggire al controllo dei genitori. L’ingresso nel mondo del lavoro rappresenta un momento di cambiamento nello stile di vita e può determinare un aumento ponderale. La maggior parte degli impieghi oggi sono sedentari e, se mancano validi servizi di ristorazione collettiva e tempi sufficienti per consumare i pasti, i lavoratori tendono a fare ricorso a snack veloci ad alta densità energetica. L’industria e i distributori di alimenti, compresi i fast-food, influenzano il consumo alimentare attraverso l'aspetto estetico, le dimensioni della porzione e il ___________________________________________________________________ 11 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 prezzo dei prodotti alimentari. La politica agricola influenza i modelli alimentari attraverso l’assegnazione dei prezzi e la disponibilità di alimenti. Per decenni, le politiche hanno mirato a produrre grassi, zuccheri e prodotti di origine animale sempre più economici. Determinati gruppi sociali sono particolarmente vulnerabili agli ambienti obesogenici: i soggetti di basso livello socioeconomico si trovano ad affrontare limiti strutturali, sociali, organizzativi, finanziari e di altro genere per poter adottare scelte di stile di vita sane. In particolare, i costi e la disponibilità degli alimenti influenzano significativamente le scelte dietetiche. Fattori Metabolici, Nervosi ed Endocrini Oltre all’intervento dei vari neuromediatori (serotonina, dopamina, adrenalina, ecc.) e di segnali di tipo endocrino (Colecistochinina o CCK, Glucagon-Like Peptide-1 o GLP-1, Insulina, Leptina, Cortisolo, TSH e ormoni tiroidei, ecc), per evitare l'assunzione di eccessive quantità di cibo e per consentire il controllo a lungo termine della stessa, l'organismo attiva segnali periferici di sazietà che agiscono principalmente durante e subito dopo il pasto. Tali segnali sono di tipo metabolico, nervoso ed endocrino. ___________________________________________________________________ 12 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 3. INDAGINI DI VALUTAZIONE DELLO STATO NUTRIZIONALE Prima di stabilire il percorso terapeutico, è importante valutare il reale introito energetico e nutrizionale, come è altrettanto importante monitorarne le ripercussioni sull'organismo. L'analisi della composizione corporea, l'analisi dei parametri bioumorali e l'analisi delle abitudini alimentari rappresentano le aree di indagine tradizionali per diagnosticare lo stato nutrizionale. È quindi importante inquadrare il paziente nel suo rapporto con il cibo per valutarne le pulsioni, gli stati emozionali e, più in generale, i fattori che condizionano il suo comportamento alimentare. 3.1. Il Colloquio Iniziale Si affronta con il paziente la sua storia personale per cercare di capire in che modo essa l'ha predisposto all'obesità. Si procede, dapprima, in maniera longitudinale, cioè cronologicamente, partendo da informazioni sulla sua famiglia riguardanti i genitori, fratelli, persino i nonni e gli altri parenti. Si prosegue poi, sulle informazioni, nei limiti del possibile, riguardanti la sua nascita, il periodo dell'allattamento, dello svezzamento, la strutturazione dei primi legami d'attaccamento, l'atteggiamento dei suoi genitori o di chi per essi, nei riguardi del cibo; quindi lo stile alimentare generale in famiglia ed, inoltre, se vi sono o vi sono stati, altri obesi all'interno di essa etc. E' importante, in questa fase, verificare la qualità dei legami affettivi e, in particolare, quello con la figura d'attaccamento principale. Carenze affettive, in questo periodo, possono influire in maniera molto negativa sul suo senso di amabilità, soprattutto se le richieste di attenzione ed affetto vengono ricompensate, più che altro, con offerte di cibo ad ogni manifestazione di pianto del bambino. ___________________________________________________________________ 13 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 Se necessario si passa, poi, al periodo dell'asilo, della scolarizzazione, con l'analisi dei primi rapporti extra familiari, l'avvento di eventuali disturbi e malattie fisiche o psichiche fino ad arrivare all'età adulta e al periodo attuale tenendo, naturalmente, in particolare considerazione la strutturazione dei legami affettivi e d'amicizia. L'analisi trasversale, invece, consiste nel fotografare determinati momenti della sua vita in cui sono capitati avvenimenti significativi e dove ci sono stati rilevanti cambiamenti del comportamento e del proprio peso corporeo. Ciò, naturalmente, aiuta a ricostruire i vari fattori che hanno contribuito alla formazione del problema. 3.2. Analisi dell'Introito Alimentare Tra le indagini per la valutazione dello stato nutrizionale del soggetto obeso, l'analisi delle abitudini alimentari è considerata il primo approccio diagnostico, a completamento della storia ponderale e delle esperienze pregresse per la gestione del peso. Essa viene associata alle analisi della composizione corporea, del metabolismo e di laboratorio. L'efficacia di un programma per il calo ponderale deve essere misurata non soltanto in base all'entità dei chili persi, ma anche attraverso l'analisi dell'evoluzione dei parametri psicologici e comportamentali. Uno degli scopi del trattamento dell'obesità è il miglioramento della qualità della vita, intesa come sensazione soggettiva di benessere (fisico e psicologico) dei pazienti; periodiche valutazioni della qualità della vita sono quindi utili per migliorare e rendere più efficace la terapia nel singolo. La conoscenza del comportamento alimentare dei singoli pazienti è, quindi, una premessa indispensabile al trattamento dell'obesità. Tra gli obesi, si possono riconoscere molteplici pattern di comportamento alimentare e di atteggiamento verso il cibo. Di conseguenza, l'approccio terapeutico deve essere differenziato da un paziente all'altro, in base al singolo comportamento alimentare. In una buona parte dei ___________________________________________________________________ 14 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 soggetti obesi, che si sottopongono a programmi per il controllo del peso corporeo, si evidenzia la necessita di specifici trattamenti psicoterapici e/o psicofarmacologici e da qui la necessità di inviarli ad altre figure professionali o di inserirli in un team multidisciplinare. Ad esempio: ‐ Binge Eating Disorder o Disturbo da Alimentazione Incontrollata. Questo disturbo, caratterizzato da ricorrenti episodi di perdita di controllo sul cibo. ‐ Bulimia nervosa: in questi pazienti l'eccessiva restrizione alimentare (la dieta ferrea) favorisce i successivi episodi di perdita di controllo, contribuendo al mantenimento della sintomatologia. ‐ Emotional eating: è la tendenza ad alimentarsi in risposta a stimoli emotivi ‐ Distorsione dell'immagine corporea. 3.3. Diario Alimentare Riguardo all'analisi delle abitudini alimentari, si possono ottenere informazioni interessanti attraverso l'automonitoraggio dell'assunzione di cibo, cioè facendo compilare un diario alimentare. Questo strumento viene proposto come mezzo diagnostico per indagare il comportamento alimentare; ma risulta anche di grandissima utilità nella terapia dell'obesità. Anche se attualmente non conosciamo l'esatto meccanismo biologico e/o psicologico attraverso il quale la dieta porta allo sviluppo di emozioni negative, è bene tenere sempre a mente che queste possono essere la conseguenza della dieta e che molti sintomi psicologici (depressione, Figura 1- Diario Alimentare isolamento sociale, ansia) possono essere dovuti ___________________________________________________________________ 15 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 alla restrizione esagerata di cibo e/o alla volontà rigida di conseguire un peso irrealizzabile. Per tali ragioni il diario alimentare diventa uno strumento non solo per lo studio del bilancio energetico nutrizionale, ma anche per fornire informazioni importanti su eventuali problemi alimentari e per aiutare l'obeso nel processo di cambiamento. Nell'auto compilazione del diario, il paziente dovrebbe imparare a trascrivere il cibo e le porzioni assunte quotidianamente e, inoltre, a descrivere gli eventi che influenzano la scelta alimentare (Figura 1). Se tenuto in modo corretto e con costanza, il diario stesso assolverà a due compiti: permetterà al Nutrizionista la quantificazione calorica e nutrizionale della dieta abituale, dato essenziale per stimare la qualità della dieta stessa (bilancio e ripartizioni di macro e micro nutrienti) e sarà utile per la disamina dei fattori inibenti o favorenti l'adesione al regime dietetico, indispensabile per iniziare lo studio degli eventuali disturbi comportamentali associati (screening); permetterà al paziente, con l’aiuto del Nutrizionsita, di riflettere sulle proprie abitudini alimentari, di analizzare le proprie emozioni e/o compulsioni, di rilevare le situazioni ad alto rischio e di imparare a distinguere tra fame nervosa e biologica. L'automonitoraggio spesso è già sufficiente a modificare il comportamento alimentare: il paziente che sta compilando un diario alimentare tende a ridurre il numero di episodi di perdita di controllo ed a regolarizzare il proprio pattern alimentare. La mia esperienza mi ha mostrato che alcuni pazienti perdono peso quando iniziano a compilare il diario, anche in assenza di altri interventi terapeutici. ___________________________________________________________________ 16 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 3.4. Analisi della Composizione Corporea Sono disponibili numerosi studi sulla composizione chimica e tissutale del corpo umano che permettono non solo una valutazione della struttura corporea in toto e delle sue componenti ma anche delle modificazioni che si verificano in condizioni di patologia. Tali conoscenze sono finalizzate alla stima delle necessità energetiche e nutrizionali per la corretta impostazione del fabbisogno nutrizionale nel breve e nel lungo termine. L'esatta conoscenza della composizione corporea permette una migliore valutazione dell'eccedenza, o del difetto ponderale, e nel contempo permette l'individuazione del peso desiderabile in funzione dello stato nutrizionale. Oggi sono disponibili numerose metodologie, impieganti tecniche sofisticate, differenti per costi, complessità e invasività. Tra tutte un breve accenno alle metodologie da me impiegare in ambulatorio. Impedenziometria (Body Impedence Assessment O Bia) É una metodica non invasiva che consente di analizzare la composizione corporea in pochi secondi grazie alla rilevazione dell'impedenza, ovvero della "resistenza" opposta dall'organismo al passaggio di una corrente elettrica alternata di bassa frequenza (Battistini e Bedogni, 1998). In ordine a una precisa sequenza metodologica l'analisi impedenziometrica consente le seguenti valutazioni: Stato di idratazione: stima dell’acqua corporea totale (TBW) e dell’acqua intra ed extra cellulare (ICW e ECW). Massa Magra e Massa Grassa (FFM e FM). Fabbisogno Basale (MBR). Componenti metaboliche (BCM o massa metabolicamente attiva). Stato elettrolitico. Peso desiderabile (definizione del peso ideale a partire dallo stato nutrizionale). ___________________________________________________________________ 17 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 Idratazione, Adiposità e muscolarità degli arti e del tronco. Oltre 3000 lavori scientifici confermano la validità del metodo BIA e grossi sforzi sono stati rivolti alla standardizzazione ed alla ripetibilità dell'analisi in ambito clinico e ambulatoriale (Battistini e Bedogni, 1998). Antropometria L'antropometria è la scienza che si occupa di misurare il corpo umano nella sua totalità o nelle sue componenti a fini statistici. Le metodiche e gli strumenti utilizzati sono strumenti semplici, veloci e non invasivi quali: calibro, metro, bilancia, statimetro, plicometro. Questi strumenti sono utili non solo per la stima dei compartimenti, ma anche per la definizione del somatotipo, della distrettualità adiposa, muscolare, e della struttura scheletrica. In particolare attraverso questi strumenti vengono misurate le circonferenze, le pliche cutanee, le ampiezze e i diametri, le lunghezze. Oltre un secolo di produzione scientifica, nell'area antropometrica, ha contribuito ad arricchire la metodica di centinaia di tabelle di riferimento, relative alla composizione corporea, suddivise per fascia di età, sesso, fisiologia speciale, patologia ed etnia (Bedogni, Battistini e Borghi, 2001). Per stimare la quantità di massa grassa e la distribuzione del tessuto adiposo nel corpo si può utilizzare la misurazione delle pliche cutanee (Figura 2), metodica che richiede un elevato grado di addestramento, quella della circonferenza della vita, presa a metà tra l’arcata costale e la cresta iliaca Figura 2 - Plicometro (utile per identificare l’obesità addominale) e quello del rapporto tra la circonferenza della vita e dei fianchi (WHR). Indici Antropometrici: La Circonferenza Vita Secondo l’OMS la circonferenza vita per gli uomini non dovrebbe superare i 102 ___________________________________________________________________ 18 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 cm e nelle donne gli 88 cm. Circonferenza vita: classificazione per sesso e fattore di rischio Indice di rischio sostanzialmente aumentato Indice di rischio aumentato Uomini ≥ 102 cm ≥ 94 cm Donne ≥ 88 cm ≥ 80 cm Tabella 2 - Circonferenza Vita. Indici Antropometrici: Il WHR Il WHR esprime il rapporto tra la circonferenza della vita e la circonferenza dei fianchi. Questo indice viene utilizzato in campo nutrizionale per valutare la distribuzione corporea del tessuto adiposo. È un indice semplice e veloce da Figura 3- WHR calcolare. La modalità di distribuzione del grasso corporeo si correla al rischio di patologie cardio-vascolari. Diversi studi hanno dimostrato che l'obesità di tipo androide o a mela (massa adiposa concentrata nel Figura 5 - Obesità di tipo Androide viso, nel collo, nelle spalle e soprattutto nell'addome al di sopra dell'ombelico) si Figura 4- Obesità di tipo Ginoide associa a livelli più alti di glicemia, trigliceridi e pressione arteriosa. Nei maschi prevale l'obesità di tipo androide mentre nelle femmine prevale l'obesità di tipo ginoide o a pera (massa adiposa concentrata nelle anche, nelle natiche, nelle cosce e nell'addome al di sotto dell'ombelico), meno pericolosa per la salute. Indici Antropometrici: Il BMI L’indice più comunemente utilizzato è il Body Mass Index (BMI) o Indice di Massa Corporea (IMC) che si ottiene dal peso (in kg) diviso per la statura (in ___________________________________________________________________ 19 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 metri) elevata al quadrato (kg/m²). Il BMI è un indice caratterizzato da una buona correlazione con la quantità di grasso corporeo, anche se non misura direttamente la massa grassa del soggetto, né come questa è distribuita nel corpo. Gli atleti, per esempio, possono avere dei valori di BMI elevati, pur non avendo un eccesso di grasso corporeo, ma una massa muscolare molto sviluppata. A parità di BMI l’accumulo di tessuto adiposo a livello dell’addome, inoltre, è associato a un maggior rischio di malattie cardiovascolari e ad anomalie metaboliche come l’iperinsulinemia e la dislipidemia. Nonostante i limiti, il BMI viene considerato un indice semplice da calcolare ed è internazionalmente accettato per la valutazione dello stato nutrizionale negli adulti e nei bambini. 3.5. Analisi Bioumorali Lo stato nutrizionale di qualsiasi persona è legato al mantenimento di un equilibrio costante tra apporto e fabbisogno. Negli alimenti di consumo quotidiano sono presenti i principi nutritivi, cioè le sostanze che, trasformate dai processi digestivi e metabolici, verranno poi utilizzate dall'organismo ai fini costruttivi, energetici e regolatori. Questi nutrienti, proteine, lipidi, glucidi, minerali e vitamine, assunti con l'alimentazione, in forma di sostanze più o meno complesse, vengono trasformati in principi nutritivi semplici (aminoacidi, monosaccaridi, acidi grassi, oligoelementi minerali) e come tali passano dall'intestino al sangue e, in seguito, dal sangue agli organi utilizzatori dove verranno degradati con produzione di energia e accumulati come riserve, oppure potranno essere riutilizzati per i processi di sintesi. Le diverse condizioni fisiologiche e/o patologiche intercorrenti nella vita (accrescimento dell'età evolutiva, pubertà, gravidanza ed allattamento, invecchiamento, patologie cronico-degenerative a sfondo dismetabolico) sono alla base delle variazioni del fabbisogno energetico e nutrizionale. Ogni variazione dell'apporto nutrizionale sia di carattere quantitativo, sia di carattere qualitativo, comporta l'accumulo o la ___________________________________________________________________ 20 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 deplezione a livello dei compartimenti tessutali e cellulari di metaboliti chiave per il mantenimento dell'omeostasi corporea. È attraverso la misura accurata e precisa di alcuni specifici parametri ematochimici che il medico ha la possibilità di valutare lo stato nutrizionale di un soggetto e quindi dare opportune comunicazioni al Nutrizionista con il quale collabora. 3.6. Il Sovrappeso e l’Obesità Il Sovrappeso e l’Obesità negli Adulti Negli adulti, sovrappeso e obesità vengono definiti in base ai valori di BMI seguendo una specifica classificazione unificata per genere ed età (Tabella 3). Il valore soglia del BMI per il sovrappeso è 25 e per l’obesità è 30, stabiliti in base al rischio di comorbidità, rispondendo quindi alla definizione data dall’Oms. Tabella 3 - Classificazione Sovrappeso e Obesità negli Adulti. Il Sovrappeso e l’Obesità nei Bambini e negli Adolescenti Nei bambini e negli adolescenti la massa grassa non solo aumenta in valori assoluti con l’età, ma il suo rapporto con il peso e l’altezza cambia fisiologicamente nel tempo e in maniera diversa fra i due sessi, rendendo la diagnosi di sovrappeso e obesità più problematica. Di conseguenza in queste fascia di età non esiste e non può esistere un unico valore soglia di BMI che ___________________________________________________________________ 21 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 definisca il sovrappeso o l’obesità, indipendentemente dall’età e dal sesso, come avviene per gli adulti. ___________________________________________________________________ 22 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 4. L’INTERVENTO PER IL TRATTAMENTO DELL'OBESITÀ Può essere articolato in vari modi ed avere diversi obiettivi. Durante il primo colloquio vengono chieste informazioni personali e, soprattutto, si cerca di capire come vive il paziente il suo problema di obesità, come intende affrontarlo o come intende conviverci, come può cercare di superarlo e cosa si attende dal trattamento; è importante, perciò, capire in questa fase, quanto sia motivato ed ottimista o sfiduciato nelle aspettative di successo. Dopo questa fase di analisi e definizione del problema si passa alla formulazione degli obiettivi che, innanzitutto, consistono in una corretta informazione sull'assunzione dei cibi e degli effetti che essi comportano nel nostro organismo. È attraverso l’attività di Counselling Nutrizionale che il counsellor co-costruisce insieme al paziente un percorso che aiuti il paziente stesso nel comprendere quanto sia importante saper riconoscere nella maniera corretta le proprie sensazioni fisiche (caldo, freddo, fame, sete, sonno, dolore, etc.) e le proprie emozioni (rabbia, ansia, tristezza, gioia, etc.) e quanto queste sensazioni ed emozioni influiscono sulla sua condotta alimentare. I mass media enfatizzano da sempre il ruolo della dieta come strumento indispensabile non solo per il calo ponderale ma anche per il mantenimento di un buono stato di salute. È stato condotta un’indagine nell’anno 2004 sulle 15 riviste a maggior tiratura secondo i dati Audipress per valutare lo spazio dedicato agli schemi dietetici e all’idoneità nutrizionale delle diete pubblicate. Complessivamente, tra settimanali e mensili sono stati esaminati 336 fascicoli e lo strumento dieta è risultato particolarmente diffuso e pubblicizzato già nella copertina delle riviste stesse: ben 1/3 dei fascicoli esaminati (104/336) pubblicava infatti schemi dietetici e nel 28% dei casi (94/336) erano presenti in ___________________________________________________________________ 23 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 copertina titoli che ne annunciavano la presenza (Tinozzi et al, 2005). Ma l’interesse per le diete non riguarda solo il target dei grandi mezzi di comunicazione. Anche fra gli esperti si accendono spesso dibattiti sull’efficacia di diverse tipologie di dieta, con esito tuttavia il più delle volte improduttivo perché il problema dell’efficacia degli schemi dietetici non è tanto legato al loro valore intrinseco, quanto piuttosto all’aderenza agli stessi. Questo concetto emerge da uno studio pubblicato recentemente su JAMA da alcuni ricercatori del Tufts-New England Medical Center (Dansinger et al, 2005). La ricerca ha messo a confronto i risultati ad un anno di 4 diversi regimi dietetici, assegnati con modalità random a 160 soggetti con fattori di rischio cardiovascolare: a 40 soggetti è stata proposta la dieta Atkins (a basso apporto di carboidrati, limitati a 20 g/die in una prima fase e incrementati gradualmente fino a 50 g giornalieri), a 40 la dieta Ornish (vegetariana a basso intake lipidico, pari al 10% delle kcal giornaliere), a 40 la dieta Weight Watchers (ipocalorica bilanciata, con apporti energetici giornalieri compresi tra 1200 e 1600 kcal) e a 40 la dieta Zona (con percentuali caloriche giornaliere da proteine, lipidi e carboidrati rispettivamente del 30, 30 e 40% delle kcal/die). Il lavoro non ha evidenziato differenze sostanziali tra i diversi regimi dietetici in termini di efficacia sul calo ponderale, che appariva al termine dell’anno di osservazione abbastanza sovrapponibile per le 4 tipologie di dieta (2,1 kg con la Atkins, 3 kg con la Weight Watchers e 3,2/3,3 kg rispettivamente con la dieta Zona e la Ornish). Va però sottolineato che un calo ponderale superiore al 5% si verificava in una minoranza dei casi, circa 1/4, indipendentemente dallo schema dietetico assegnato, perché in realtà la maggior parte dei soggetti esaminati non seguiva la dieta assegnata, peggiorando nell’anno di osservazione lo status ponderale e i fattori di rischio cardiovascolari. Anche in età pediatrica la compliance alla dieta appare alquanto problematica. Uno studio multicentrico condotto in Italia su 1383 bambini di 10 anni, seguiti da 11 ambulatori pediatrici per eccesso ponderale, ha evidenziato già dopo la prima visita un 32% di drop out che saliva addirittura al 64% se si consideravano solo gli obesi escludendo i sovrappeso. A due anni i drop out rappresentavano il 92% ___________________________________________________________________ 24 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 (Pinelli et al, 1999). Che cosa non funziona? In Italia i centri partecipanti all’Obesity Day hanno provato a rivolgere la domanda ai pazienti che avevano sperimentato l’insuccesso di una terapia dietetica e i risultati, riportati nel report Obesity Day 2004, sono schematizzati in Figura 1 Figura 6 - Motivazioni riferite dell’insucesso della dieta. (Obesity Day report 2004). Emergono, nella maggior parte dei casi, limiti intrinseci alla dieta stessa, quali il dover consumare alimenti diversi rispetto agli altri componenti della famiglia, il dover pesare i cibi a crudo, prima di cucinare, le preparazioni poco gustose, ma è riportata nel grafico una grossa fetta di “altro” dove verosimilmente la sfera dei consumi alimentari incrocia quella delle emozioni. Quando nella compliance alla dieta entra in gioco in modo preponderante la sfera legata a cibo ed alle emozioni si può agire più efficacemente tecniche con quali la terapia cognitivo-comportamentale o il counselling, che si pongono come strategie adiuvanti o alternative alla dietetica tradizionale nel trattamento dell’obesità. I dati di letteratura riportano come target della terapia cognitivocomportamentale soprattutto i binge eating disorders, mentre le strategie di counselling appaiono rivolte prevalentemente a situazioni di obesità in cui il contesto emozionale non è francamente patologico, ma i confini dell’una o dell’altra tecnica spesso sfumano tra loro se si analizzano nel dettaglio i singoli studi (McTigue, 2003, US National Library of Medicine, 2010). Quello che è certo è che per entrambe le strategie l’interesse del mondo scientifico è in costante aumento, basti vedere l’incremento negli ultimi anni dei riferimenti riportati su Medline. Digitando sulla banca dati Pubmed le parole chiave “cognitive-behavioural therapy obesity” dall’ottobre 1989 al luglio 2010 ___________________________________________________________________ 25 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 troviamo 57 lavori di cui quasi la totalità condotti negli ultimi 10 anni; lo stesso accade per il counselling (“counselling therapy obesity”) per il quale troviamo circa 1117 pubblicazioni (dall’aprile 1966 al luglio 2010), di cui oltre 500 realizzate negli ultimi 10 anni (US National Library of Medicine, 2010). Anche nell’obesità infantile la letteratura sul counselling risulta particolarmente fiorente. Dati di 2 surveys statunitensi condotti nel 1993 e nel 2002 su casistiche ambulatoriali (National Ambulatory Medical Care Survey, NAMCS, e National Hospital Ambulatory Care Survey, NHAMCS) indicano un aumento del ricorso al counselling nel trattamento dell’obesità in età pediatrica. Nel 1995 solo il 4,3% degli incontri ambulatoriali includeva infatti tali strategie, contro il 19,0% nel 2001 e il 15,4% nel 2002 (Rao, 2005). Nel 1950 un esperimento (Keys et al, 1950) dimostrò come un periodo di forte restrizione alimentare in soggetti sani inducesse comportamenti anomali nei confronti del cibo, che persistevano anche con la successiva ripresa di una normale alimentazione. Un altro aspetto della dietetica tradizionale a lungo discusso riguarda proprio l’opportunità o meno di una dieta fortemente ipocalorica, in particolare nelle obesità di secondo grado e nelle grandi obesità: per quanto una rapida perdita di peso iniziale sia incoraggiante per il paziente, e sembri improrogabile negli obesi con patologie associate, vi è tuttavia il forte rischio che, terminato il periodo di restrizione calorica e senza sostanziali cambiamenti nello stile di vita del paziente, il peso iniziale sia abbondantemente recuperato e con incremento della circonferenza addominale (Cuppini, 2004). La Task Force Obesità Italia, che si è costituita nel 1996 ed è composta da 36 rappresentanti della comunità scientifica, di discipline diverse e appartenenti ai principali istituti e associazioni, ha prodotto le Linee Guida Italiane Obesità (Task Force Obesità Italia, 1999). Scopo delle Linee Guida è di individuare, attraverso una revisione sistematica della letteratura scientifica presente in Medline dal 1980 al 1997, i diversi gradi di efficacia dei metodi di trattamento del sovrappeso e dell’obesità. Con riferimento agli interventi rivolti a modificare ___________________________________________________________________ 26 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 lo stile di vita, le Linee Guida concludono che «esiste una forte evidenza a sostegno del fatto che la combinazione delle dieta ipocalorica, l’incremento dell’attività fisica e la terapia comportamentale costituisce la terapia di maggiore successo per la perdita e il mantenimento del peso corporeo».1 Secondo le LiGIO ’99, l’obiettivo iniziale della perdita di peso non dovrebbe essere superiore al 10%, da raggiungere gradualmente e cioè nell’arco di circa dodici mesi (AA.VV, 2003). Vi è consistente evidenza infatti che per i soggetti in sovrappeso/obesi tale perdita di peso è un obiettivo realistico, e che un calo ponderale anche modesto può ridurre significativamente i rischi associati all’obesità, qualsiasi sia il peso di partenza. Dopo di che gli sforzi devono concentrarsi sul mantenere il peso perduto: se questo avviene per almeno 5 anni ci sono alcune probabilità che sia dovuto a cambiamenti comportamentali consolidati. Tuttavia è esperienza comune che molte persone si aspettano una dieta restrittiva che porti a una perdita di peso rapida, per poi riprendere lo stile di vita precedente. Cambiare gradualmente e stabilmente viene visto come un sacrificio molto più grosso e che richiede tempi lunghi per ottenere i risultati sperati. Del tutto cruciale, ai fini dell’efficacia dell’intervento nel suo complesso, è la valutazione della reale motivazione al cambiamento dei pazienti, motivazione che inizialmente sembra molto forte nella maggior parte delle persone, ma che non è sempre basata sulle necessarie conoscenze e sulla disponibilità all’impegno concreto. Un secondo scoglio da superare è ottenere l’effettiva adesione alla dieta, o comunque ai cambiamenti richiesti/concordati, che possono consistere ad esempio nella regolarizzazione dei pasti, nell’alimentazione più variata, nel controllo delle porzioni, nella maggiore attività fisica (De Pergola, 2004). Molte persone si aspettano il divieto assoluto di assumere determinati alimenti o bevande ipercalorici (ad esempio il cioccolato, le bibite): effettivamente per perdere peso è importante privilegiare alimenti a minore densità energetica, senza considerare che molti prodotti del commercio forniscono solo “calorie vuote”, quindi il Nutrizionista si trova a dover scegliere 1 Linee Guida Italiane Obesità . LiGIO 99..Task Force Obesità Italia, 1999. ___________________________________________________________________ 27 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 tra un atteggiamento rigido (“il salame non lo può più mangiare, può mangiare la bresaola”) e uno più permissivo (“sappia che contiene il 30-40% di grassi, ma se ne ha voglia lo mangi, dipende poi dalla quantità… cerchi di limitarsi magari ai giorni di festa”). A questo proposito ci può aiutare la conoscenza del fenomeno della “reattanza psicologica”, che è stato teorizzato e studiato a partire dagli anni Sessanta: si tratta cioè della tendenza che ha ciascun individuo a difendere la propria libertà minacciata, quindi nel caso specifico a desiderare soprattutto l’alimento d’ora in poi proibito (Brehm e Brehm, 1981). In conclusione, i limiti della dietetica tradizionale hanno portato alla nascita di nuove strategie terapeutiche che vanno dalla revisione dello strumento dieta di per sé alla sfera più complessa del cibo e delle emozioni. È importante conoscere queste diverse tecniche e imparare a modularle caso per caso sul singolo paziente, gestendo in modo flessibile il nostro bagaglio di conoscenze ed esperienze con la consapevolezza che la comunicazione e la relazione possono giocare un ruolo strategico sulla compliance ai suggerimenti 4.1 La Motivazione e gli Stadi del Cambiamento Perché le persone cambiano? Cos’è che le induce ad intraprendere un percorso di cambiamento? Cos’è che le rende più disponibili a cambiare? Valutare la motivazione al cambiamento al momento dell’accoglienza è un nodo fondamentale poiché cambiare costa “fatica” e sapere quali sono le spinte che governano questo processo può aiutare a costruire particolare, interventi rispetto efficaci. alla In questione nutrizionale, normalmente si utilizzano schemi dietetici dove è importante Figura 7 - Stadi del Cambiamento. ___________________________________________________________________ 28 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 l’aderenza agli stessi, al di là dell’efficacia più o meno dimostrata di un metodo rispetto ad un altro. In più una motivazione, che inizialmente sembra molto forte, nella maggior parte delle persone non coincide con una disponibilità all’impegno concreto per cambiamenti graduali ma stabili e che necessitino di tempi lunghi per ottenere i risultati sperati. La reale disponibilità al cambiamento può quindi essere indagata all’interno di una comunicazione significativa che permetta di scambiarsi le necessarie informazioni, di comprendere l’uno il punto di vista dell’altro e che allo stesso tempo riduca le resistenze al cambiamento stesso. Il modello degli stadi del cambiamento di Prochaska e Di Clemente, illustrato in Figura 7, è un tentativo di descrivere questa disponibilità e il modo in cui le persone si muovono nei processi decisionali che portano a cambiamenti nella propria vita quotidiana. Entrano allora in gioco due fattori: l’importanza – perché dovrei cambiare? – e la fiducia – come farò? – che modulano i tempi di passaggio attraverso i vari stadi e che devono essere tenuti in conto dal Nutrizionista poiché pazienti che hanno gradi diversi di disponibilità al cambiamento hanno bisogni diversi e non necessitano dello stesso tipo di aiuto. Il modello fotografa il meccanismo di cambiamento senza prendere in considerazione tutto ciò che può influenzare in maniera significativa la reale disponibilità al cambiamento, come per esempio le caratteristiche di personalità dell’individuo stesso, i fattori socio-ambientali (genere, status socio-economico, etnia), il contesto sociale di appartenenza. Questo significa che esso si concentra in modo particolare sulla natura dinamica del comportamento dando una spiegazione al suo divenire nel tempo, benefici generati dall’intraprendere o meno il cambiamento stesso. Questo modello può essere applicato in modo relativamente semplice, attraverso l’uso di domande, e può aiutare a stabilire in che situazione si trova il soggetto che si ha di fronte, modulando così l’intervento tenendo in considerazione l’intenzione del soggetto di modificare il comportamento nel periodo di tempo dei 12 mesi successivi al momento della valutazione. Il modello si caratterizza per tre dimensioni fondamentali: ___________________________________________________________________ 29 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 • gli stadi del cambiamento; • i processi del cambiamento (che descrivono le strategie messe in atto per il cambiamento); • i fattori, come il senso di autoefficacia e la bilancia decisionale, che determinano il passaggio da uno stadio ad un altro. Ogni stadio del cambiamento è caratterizzato da elementi peculiari che rispecchiano la disponibilità al cambiamento della persona: Nello stadio di Precontemplazione la persona non contempla l'idea di smettere; non sospetta neppure di avere un problema che richiede un cambiamento. Perciò generalmente i soggetti in questo stadio non si presentano spontaneamente al trattamento, ma più spesso vengono inviati da congiunti, amici, medici e altri specialisti. In questo stadio l’assessment rileva una carenza di frattura interiore, quindi la persona attribuisce scarsa importanza al cambiamento e esprime spesso un alto livello di autoefficacia: “Posso cambiare quando voglio…”. A qualsiasi spinta del Counsellor Nutrizionista verso il cambiamento corrisponde un aumento della resistenza da parte della persona. I precontemplatori non vogliono delle lezioni o che vengano indicate “azioni” tecniche quando non sono pronti a cambiare. Il primo passo verso il cambiamento è che ne sia riconosciuta la sua necessità. Se la motivazione resta estrinseca, ovvero se è data da altri senza che la persona per prima senta il bisogno di cambiare, non se ne farà niente. Ad esempio una donna che si mette a dieta solo su richiesta del proprio partner, che possibilità avrà di successo? Se non sarà lei a riconoscere di avere un problema, non lo risolverà mai. Nello stadio di Contemplazione la persona è caratterizzata dall'ambivalenza. Considera il cambiamento e in pari tempo lo rigetta. Durante i colloqui va avanti e indietro tra le ragioni di preoccupazione e le giustificazioni per non preoccuparsi, tra le ragioni per cambiare e quelle ___________________________________________________________________ 30 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 per seguitare in quello stile di vita. In questo stadio spesso accade che il soggetto richieda una consultazione e provi ad attuare un cambiamento; il ruolo del Counsellor, in questa circostanza, può essere decisivo. “…sarebbe importante per me cambiare ma non mi sento in grado farlo…”. Il Counsellor, di fronte a questi tentennamenti, non deve schierarsi a favore del cambiamento otterrebbe solo il risultato di far schierare la persona sul fronte del non-cambiamento. Ad ogni argomento portato a favore del cambiamento verrà sistematicamente opposto un “si, ma…” o un “è vero, però…”. In questa fase la persona è consapevole che qualcosa della sua vita non va, ma non sa come modificarlo, in che direzione spendere le sue energie. Questa fase può durare anche molto tempo, ad esempio una persona in sovrappeso che crede di non poter riuscire a dimagrire: quanto tempo può passare prima che decida di cominciare una dieta? Nello stadio della Determinazione, la persona apre, per un periodo, una finestra di opportunità in cui viene attivamente ricercata una soluzione al problema. Lo stadio di determinazione è di breve durata: se questa opportunità viene colta, si passa all'azione e il soggetto sperimenta in concreto un cambiamento; altrimenti la disponibilità sfuma e la persona scivola indietro nello stadio della contemplazione. La persona, in questo stadio si “apre” all’idea concreta di intraprendere il cambiamento pur permanendo elementi di ambivalenza. Importante è non pensare che la persona sia arrivata con la soluzione già “in tasca” e che non ci siano altri problemi correlati che meritino di essere presi in considerazione ed, all’opposto, che la persona sia pronta ad affrontare un cambiamento anche in altre aree che potrebbero essere ipotizzate nella lettura della domanda indiretta e magari vissute come prioritarie rispetto alla situazione solo dal Nutrizionista. Nello stadio dell’Azione, il soggetto si impegna in azioni concrete volte al conseguimento di un cambiamento. In questa fase il cambiamento viene ___________________________________________________________________ 31 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 concretamente messo in pratica. Questa fase costa dolore e fatica, perché ciò a cui si rinuncia potrebbe essere ancora importante. Questa è la fase in cui il cambiamento è ancora una novità: non c’è nessuna abituazione. Può durare anche molti mesi e in questo tempo sarà normale avere dei ripensamenti e sarà normale fare molta fatica a tenere insieme i risultati raggiunti. Lo stadio del Mantenimento è caratterizzato dal consolidamento del cambiamento raggiunto e dalle attività di prevenzione delle ricadute. Il cambiamento è stato attuato, ora deve essere consolidato. Questa fase è tutt’altro che scontata: il rischio di scivolare è molto alto. Questa fase può portare a due esiti: la ricaduta oppure l’uscita definitiva. Il percorso descritto non è lineare bensì ciclico, in quanto in qualsiasi punto può verificarsi una Ricaduta che riporta la persona ad uno degli stadi precedenti determinando così la necessità di un rientro nel ciclo degli stadi e quindi di un approfondito processo di assessment. Durante la ricaduta è importante aiutare la persona a vedere la crisi come un’opportunità per imparare piuttosto che come un fallimento. Per prima cosa è importante capire quale delle fasi precedenti non è stata affrontata nel modo corretto. Il problema non è stato contemplato correttamente? La motivazione non era sufficiente? Abbiamo usato le giuste strategie? Il tipo di cambiamento era ben tarato sulla persona? Abbiamo agito sufficientemente a lungo? Il mantenimento è durato abbastanza? Una ricaduta non è inutile: attribuendo le giuste cause al fallimento, si sarà in grado di evitarlo in futuro. Ovviamente le persone non avanzano né indietreggiano “a scatti” attraverso gli stadi ma scivolano attraverso di essi fluttuando in avanti o indietro. I processi di cambiamento sono tutte quelle attività che permettono di passare da uno stadio all’altro e che possono essere intraprese autonomamente dalle persone ___________________________________________________________________ 32 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 quando cambiano modo di pensare e di comportarsi riguardo ad un comportamento a rischio, ma soprattutto possono essere sostenute dai Nutrizionisti nei loro interventi. Prochaska e Di Clemente hanno identificato 10 principali processi indipendenti tra loro, tra i quali i processi cognitivi ed emotivi facilitano soprattutto il passaggio dalla precontemplazione alla contemplazione, mentre i processi maggiormente incentrati sui comportamenti sono necessari per i passaggi agli stadi successivi (Tabella 4). Processi che facilitano il passaggio dalla precontemplazione alla contemplazione Processi necessari per i passaggi agli stadi successivi aumento della consapevolezza sul problema e sui autoliberazione: impegnarsi pubblicamente e accettare la benefici di un eventuale cambiamento; responsabilità del cambiamento; attivazione emotiva: sperimentare e analizzare le controllo dello stimolo: creare, alterare, evitare stimoli reazioni emotive a tali informazioni e in generale sullo che scatenano o incoraggiano il comportamento da status quo o sull’eventuale cambiamento; modificare; autorivalutazione: considerare come e quanto lo status quo e il cambiamento sono in accordo o in contrasto con i valori personali; rivalutazione ambientale: riconoscere e valutare gli effetti che lo status quo e il cambiamento hanno sull’ambiente, compresa anche la consapevolezza di poter essere un modello positivo o negativo per altri; controcondizionamento: sostituire i comportamenti da modificare con nuovi comportamenti e attività; gestione del rinforzo: gratificarsi con un rinforzo positivo dopo aver attuato i nuovi comportamenti salutari; liberazione sociale: analizzare con il soggetto e relazioni d’aiuto: saper cercare e ricevere supporto da incrementare le occasioni e le norme sociali che possono altri per cambiare il comportamento. supportare il cambiamento Tabella 4- Processi che favoriscono il passaggio tra i diversi stadi. Il senso di autoefficacia, definito come la convinzione nelle proprie capacità di organizzare e realizzare le azioni necessarie a gestire le situazioni per raggiungere i risultati prefissati, entra particolarmente in gioco nella fase volitiva del cambiamento e può essere sostenuto da diverse fonti. Le principali sono naturalmente le pregresse esperienze di gestione efficace, ma anche l’osservazione di modelli e la persuasione possono influire sul senso di autoefficacia e possono essere tenute in forte considerazione dagli operatori poiché diventano strumento per sostenere i processi di cambiamento. Naturalmente particolari stati emotivi e fisiologici possono diminuire o ___________________________________________________________________ 33 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 aumentare il proprio senso di autoefficacia: anche questo fattore è da tenere presente da parte poiché può essere particolarmente rilevante quando si chiedono forti cambiamenti a persone con patologie conclamate. Gli obiettivi perseguibili con le persone nei diversi stadi del cambiamento si possono così riassumere come indicato in Tabella 5. Mantenere il contatto Precontemplazione Evocare la consapevolezza ed i dubbi Fornire informazioni Contemplazione Determinazione Comprendere l’ambivalenza Esaminare i pro ed i contro di quel comportamento. Fornire opportunità praticabili Aiutare a determinare le scelte Azione Sostenere i cambiamenti effettuati Mantenimento Prevenire le ricadute Ricaduta Facilitare il rientro nel ciclo Tabella 5 - Obbiettivi perseguibili nei diversi stadi. ___________________________________________________________________ 34 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 5. COUNSELLING La prima attestazione dell'uso del termine counselling per indicare un'attività rivolta a problemi sociali o psicologici risale al 1908 da parte di Frank Parson. Negli Stati Uniti notizie su attività di counselling si trovano fin dai primi anni del 1900, quando alcuni operatori sociali adottarono il termine per definire l'attività di orientamento professionale rivolta ai soldati che rientravano dalla guerra e che necessitavano di una ricollocazione professionale. Nel 1951 la parola counselling fu usata da Carl R. Rogers per indicare una relazione nella quale il cliente è assistito nelle proprie difficoltà senza rinunciare alla libertà di scelta e alla propria responsabilità. Il counselling arriva in Inghilterra negli anni ‘70 come servizio nell'ambito pedagogico, dei servizi sociali e del volontariato. In Italia si possono rintracciare attività affini al counselling nella storia dell'assistenza sociale all’inizio degli anni ‘20. Il termine counselling deriva dal latino dalla parola counsel, la cui origine, consilium, significa giudizio, consultazione. Dal termine latino deriva il termine inglese counselling (da to counsel): si tratta di un termine che non ha un esatto corrispondente nella lingua italiana, potrebbe essere tradotto in “restituire le competenze alle persone”. L’OMS definisce il counselling come un processo che attraverso il dialogo e l’interazione aiuta le persone a risolvere e gestire i problemi e a prendere le decisioni. Il Counselling è una forma di rapporto interpersonale in cui un individuo che ha un problema, ma non possiede le conoscenze o le capacità per risolverlo, si rivolge a un altro individuo, il counsellor che, grazie alla propria esperienza e preparazione, è in grado di aiutarlo e a trovare una soluzione. Il rapporto è limitato nel tempo e generalmente relativo ad uno specifico problema. Il counselling si esplica in diversi ambiti: clinico, lavorativo, sociale, militare, scolastico, all’interno della famiglia, della coppia, nel gruppo, nelle organizzazioni pubbliche e private. ___________________________________________________________________ 35 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 Il rapporto di counselling coinvolge un "cliente" e un "counsellor": il primo è il soggetto che sente il bisogno di essere aiutato, il secondo è una persona esperta, imparziale, non legata al cliente, addestrata all’ascolto, al supporto e alla guida. 5.1. Il Counselling Sistemico Quali sono gli strumenti che mette in azione un counsellor? L’intervento che svolge si basa su qualità personali, su conoscenze apprese in specifici percorsi di studio e di formazione, in grado di sviluppare la capacità di creare relazioni efficaci e utilizzare abilità e tecniche di comunicazione professionale.. Le possibilità di cambiamento sono legate alle numerose relazioni che attraversano l’individuo. L’osservazione delle relazioni e delle descrizioni di un problema risulta utile per sostenere la persona nella ricerca di possibili ipotesi. Le comunicazioni che si scambiano le persone sono considerate come scambi all’interno di un sistema. «Partendo dalla teoria dei sistemi e dalla elaborazione del pensiero di Gregory Bateson, la visione sistemica del counselling vede l’azione di ogni individuo non come azione isolata ma come azione collocata all’interno di sistemi e sottosistemi di riferimento: in essi qualsiasi cambiamento operato da un elemento del sistema produce cambiamenti a carico di tutti gli altri sistemi, e agisce pertanto sull’equilibrio del sistema stesso»2. L’intervento di counselling sistemico si pone l’obiettivo di stimolare un movimento nelle relazioni che la persona vive attraverso la ricerca di percorsi alternativi che sono unici per ogni individuo; l’intervento del professionista tiene conto dei possibili cambiamenti e azioni concrete per ogni situazione. Non si tratta di suggerire comportamenti ma di farli emergere dalle ipotesi che la persona inizia ad elaborare e che solo lei potrà suggerire o intravedere, così come gli ostacoli, i limiti, le non possibilità nella sua famiglia o nei suoi sistemi di riferimento. 2 Parole di medici, parole di pazienti. Counselling e narrativa in medicina. Bert G., Quadrino S., 2002 . ___________________________________________________________________ 36 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 La lettura sistemica delle relazioni permette la consapevolezza delle complessità che attraversa ogni tipo di interazione: si concentra prima sul rapporto tra gli autori della relazione e in particolare su aspetti della comunicazione legati al tipo di scambi e regole che rendono possibili quegli scambi, ai loro effetti nei comportamenti, all’andamento della relazione, al contesto entro cui si sviluppa. Nel ricercare possibili e concreti percorsi di cambiamento si deve tenere conto anche di altri elementi che non sono fisicamente presenti in quella relazione ma che inevitabilmente influenzano le relazioni della persona che appartiene anche ad altri sistemi: il sistema famigliare, il sistema lavorativo, il sistema curante, ecc. 5.2. Le Abilità di Counselling in ambito Ambulatoriale In particolare nell’ambito nutrizionale l’uso delle abilità di counselling da parte del Nutrizionista si concretizza in alcuni specifici momenti: l’accoglienza delle richieste e dei bisogni, la formulazione di ipotesi e di obiettivi da raggiungere, l’esplorazione di possibili cambiamenti e delle relative motivazioni che li supportino. Ma cosa rende possibile in una persona l’adozione di un nuovo comportamento di salute? Tra la persona e l’ambiente esiste un flusso continuo di scambi: in modo sistemico i bisogni, le esigenze e le aspettative sia fisiche sia mentali dell’individuo si muovono e ricercano nuovi equilibri in relazione alle risposte che l’ambiente offre. Esistono le risorse di cui la persona deve disporre ma esistono anche capacità e modalità differenti per utilizzare le risorse e, in relazione ai cambiamenti ricercati dal soggetto, si sviluppano le risposte di chi vive intorno: durante il colloquio è bene considerare anche il sistema famigliare in cui quella persona dovrà modificare alcune relazioni. Esistono anche una cultura, una tradizione, un contesto sociale che danno valore alle relazioni e alle comunicazioni che le persone si scambiano. ___________________________________________________________________ 37 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 Il counsellor mette in campo l’uso di abilità per entrare nei processi decisionali della persona, senza giudizio o consiglio o indicazione ma come un facilitatore nell’attività di esplorazione: cosa è possibile attuare, quali ostacoli vengono vissuti come maggiormente presenti, quali motivazioni potrebbero sostenere le scelte, quali benefici deriverebbero da alcune azioni, quali timori o rischi si immagina di dover affrontare a seguito del cambiamento. Sostenere le persone nell’ipotesi di un cambiamento attraverso la gestione professionale dei loro racconti, delle loro narrazioni, è il primo passo per iniziare a parlare di possibili strade da percorrere e rappresenta un piccolo movimento dall’impossibile al possibile: essere aiutati nel vedere i piccoli progressi, nel valorizzarli e soprattutto nel consapevolizzare la presenza di risorse proprie è lo stimolo iniziale ad un percorso di cambiamento. L’espressione Counselling Nutrizionale non è molto diffusa e comunque viene intesa come colloquio in cui il Nutrizionista fornisce consigli e offre soluzioni al paziente affinché modifichi lo schema alimentare. In realtà l’intervento che utilizza le abilità di counselling è un intervento comunicativo che gestisce le informazioni necessarie al paziente partendo dalla raccolta informativa attraverso un ruolo attivo del paziente che, stimolato da adeguate domande, offre al professionista le informazioni di cui già dispone, riflette sui tentativi già condotti, sugli insuccessi e sulle piccole conquiste, riesce ad esprimere dubbi. A fianco di quest’attività, il Nutrizionista accosta e inserisce le informazioni utili e mancanti per proseguire nel colloquio verso fasi più operative e di preludio all’azione di cambiamento. Il Contesto Il contesto non è solo lo spazio in cui avviene il colloquio con i relativi arredi, il telefono che squilla e che interrompe, l’uso o meno del camice durante la comunicazione con il paziente ma è costituito anche da altri fattori non fisici ma che inevitabilmente interferiscono come ad esempio le aspettative, i timori, le ___________________________________________________________________ 38 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 speranze del paziente, i pregiudizi, il tempo a disposizione, la stanchezza e l’umore del professionista, il suo stile comunicativo. Ogni colloquio rappresenta una relazione che si sviluppa in un determinato contesto e quest’aspetto influenza l’andamento della relazione. Non si può pensare di dover adeguare il contesto alla relazione; l’abilità che ci può venire in aiuto è la consapevolezza che questi aspetti hanno un’influenza e davanti a situazioni che si sviluppano in modo diverso da come si pensa o si desidera, può essere utile riflettere su un’eventuale interferenza del contesto per ipotizzare possibili cambiamenti per i successivi colloqui. Una risorsa delle abilità di counselling è data proprio dal valore della consapevolezza delle nostre relazioni: la capacità di attuare riflessioni consapevoli, grazie all’osservazione di qualcosa che non ha funzionato, in una logica che non ricerca colpevoli ma tiene conto della complessità degli elementi in gioco, è una grande risorsa per facilitare i cambiamenti. Il Colloquio ed i suoi Tempi Un altro elemento è la capacità di gestire il colloquio tenendo presenti i tempi di cui si dispone. In particolare esistono alcune fasi che facilitano lo sviluppo delle comunicazioni, che forniscono quasi una guida al flusso delle informazioni. È fondamentale offrire un momento di accoglienza, dedicare poi del tempo alla raccolta del bisogno e dei tentativi svolti dal paziente, sviluppare una parte di novità e di apertura a nuove possibilità per poi passare ad una fase di definizione concreta di obiettivi. Molto utile è la sintesi finale che concretizza il senso del colloquio, fornisce alcuni elementi di riflessione al paziente dopo l’incontro e può lasciare al paziente impegni concreti da attuare per l’incontro successivo. Le fasi sono: descrivere il problema/bisogno in termini concreti; esplorare i tentativi già svolti e quelli possibili da sviluppare; valutare l’importanza che il paziente attribuisce al cambiamento; definire gli obiettivi minimi; ___________________________________________________________________ 39 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 attivare nel paziente ipotesi in termini di comportamento per applicare l’obiettivo minimo; fare una sintesi dei punti importanti del colloquio; chiudere il colloquio con un obiettivo per il prossimo incontro. In particolare nella fase di accoglienza, in cui circolano alcune informazioni che serviranno da cornice alle successive e che ne caratterizzeranno il valore, è utile stabilire un contratto tra l’operatore e il paziente. Va chiarito il proprio ruolo e può essere utile presentare la struttura. Nel momento iniziale dell’accoglienza può trovare spazio prezioso l’esplorazione delle aspettative e conoscenze in possesso del paziente e del suo sistema famigliare. Il Colloquio: Aspetti Verbali e non Verbali Non basta essere chiari e usare lo stesso linguaggio perché si verifichi comprensione. È utile avere bene in mente questa consapevolezza per evitare di andare alla ricerca di colpevoli e cause di incomprensione. La comunicazione ha una caratteristica di circolarità poiché sempre nei messaggi sono presenti due aspetti: uno di contenuto, che è dato dall’informazione che si sta passando, e uno di relazione, che accompagna il contenuto e dà informazioni su come le persone si vedono in quella relazione. Gli aspetti non verbali e paraverbali indicano come la relazione si sta sviluppando, come i due interlocutori si vedono, come l’uno vorrebbe essere visto dall’altro, chi vuole avere il potere relazionale. Gli aspetti non verbali riguardano tra gli altri le espressioni del volto, la direzione dello sguardo, la postura, la mimica, l’intonazione della voce. È interessante saper cogliere non solo nelle parole ma soprattutto nel non verbale, cosa l’altra persona ci vuole comunicare: molte delle difficoltà relazionali sembrano giocarsi su contenuti, ma in realtà sono relazioni che non trovano un accordo. La tecnica di counselling può essere efficace se viene spesa in una relazione autentica, in cui c’è la volontà del Nutrizionista di entrare in empatia con la persona che ha davanti: occorre ricordare che il non verbale è la modalità che viene recepita prima e che tra due messaggi discordanti si tende a dare più ___________________________________________________________________ 40 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 valore al non verbale. Per esempio se comunichiamo una frase di accoglienza con un non verbale che in realtà comunica poco interesse, con un tono distaccato, nella persona che ascolta potranno nascere dubbi, interpretazioni o altro ancora e nasceranno ipotesi spontanee. Tutto ciò può portare momenti di incertezza all’intesa comunicativa ed è possibile che occorra dedicare del tempo per ristabilire un certo clima relazionale. Accoglienza È la capacità di accogliere quanto il paziente ci porta e di partire dalla sua narrazione per inserire le informazioni necessarie alla relazione. Questa abilità facilita la nascita della relazione entro cui si sviluppano i messaggi necessari per la costruzione del cambiamento. Osservare e rilevare eventuali dubbi, timori e portarli ad un livello di possibile dialogo rappresenta un buon inizio. In questa fase possiamo collocare anche l’aspetto “contrattuale” della relazione. Dopo aver ascoltato il paziente, il Nutrizionista definisce e chiarisce cosa è in grado di fare, con quali tempi e ridefinisce con il paziente un obiettivo concreto e realizzabile. Feedback Il feedback è la capacità di osservare nell’altra persona come viene accolta una comunicazione; prestare attenzione al feedback vuol dire prestare attenzione alle comunicazioni non verbali espresse dal nostro interlocutore. Se il paziente, attraverso il non verbale, esprime una comunicazione di dubbio o incertezza, il Nutrizionista può verificare la comprensione attraverso una domanda che permette all’interlocutore di esprimere il suo punto di vista, un eventuale disaccordo o semplicemente un chiarimento. Metacomunicazione Comunicare sulla comunicazione significa dare e ricevere le informazioni che servono per rendere maggiormente comprensibile il tipo di relazione che si sta vivendo e per ridurre le ambiguità. Quando la relazione prende una direzione ___________________________________________________________________ 41 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 difficile o conflittuale, il Nutrizionista può attuare un intervento comunicativo che descrive la comunicazione: “Mi sembra che ci stiamo bloccando sul discorso peso, mentre forse sarebbe utile che riprendessimo il filo del discorso…”. Questo tipo di abilità permette di parlare della relazione e facilita sovente l’uscita da situazioni tese che rischiano di diventare improduttive; utilizzare il pronome “noi” inoltre segnala che la relazione lega entrambi i soggetti che diventano entrambi autori e responsabili. È come se si stesse giocando: per un attimo si esce dal gioco, ci si osserva e si descrive dall’esterno il gioco; dedicare del tempo e dello spazio alla metacomunicazione è un’utile risorsa per verificare l’efficacia dei messaggi, chiarire incomprensioni, per ridefinire il contratto con il paziente. Ascolto Attivo Saper ascoltare un’altra persona in modo attivo vuol dire instaurare una relazione di accettazione e di empatia senza pregiudizi o luoghi comuni tipici del contesto; la persona deve poter vivere un’esperienza in cui qualsiasi cosa dica non verrà giudicata. È impossibile che colui che ascolta non abbia convinzioni e valori propri: l’importante è avere consapevolezza che esistono questi elementi e che non interferiscano nelle comunicazioni che si svilupperanno con il paziente soprattutto nella fase iniziale del colloquio, dove si pongono le basi dell’incontro e delle sue possibilità future. Non bisogna dare per scontato di aver compreso ma utilizzare domande aperte che permettano al paziente di definire meglio in termini concreti cosa intende esprimere. A volte si dà per scontato che un termine o un’espressione abbia un valore o significato condiviso, poi si scopre a metà colloquio che il paziente attribuiva significati diversi da quelli implicitamente acquisiti dal Nutrizionista. Quando ascoltiamo inevitabilmente creiamo delle sintesi, delle categorie, incaselliamo i racconti: è importante tenere a bada questo meccanismo, evitando di attribuire un senso in base a quanto ci aspettiamo da quella persona, in relazione all’idea che ci siamo fatti, in base all’esperienza che ci porta a pensare che “quasi sempre quando il paziente dice così è perché fa così”. Una buona dose di curiosità crea l’ascolto attivo: di fronte a narrazioni ___________________________________________________________________ 42 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 inusuali, pittoresche, incredibili del paziente, l’abilità del Nutrizionista valorizza, esplora e coglie il senso all’interno di quel sistema che ha davanti e soprattutto mantiene efficace e viva la relazione. Per diventare “attivo”, l’ascolto deve essere disponibile non solo verso l’altro e quello che dice, ma anche verso se stessi, per ascoltare le proprie reazioni, per essere consapevoli dei limiti del proprio punto di vista e per accettare il non sapere e la difficoltà di non capire. La modalità dell’ascolto attivo esclude ogni tipo di intervento che porta il Nutrizionista ad esprimere affermazioni che non facilitano il flusso delle comunicazioni ma creano resistenza o la rinforzano, soprattutto nelle fasi del colloquio in cui si elaborano con il paziente possibili percorsi per il cambiamento. Nella mia esperienza frasi da evitare perchè non facilitano l’ascolto possono essere: “Se seguisse lo schema alimentare che abbiamo concordato, anche i suoi reni starebbero meglio”; “Ma perché non chiede aiuto ai nonni per i bambini e va in palestra?”; “Possibile che non riesca a ritagliarsi un’ora al giorno per lei?”; “Lo sa, vero, che in menopausa se non diminuisce il sale le aumenta…?”; “Io le ho prescritto la dieta, ora tocca a lei”; “È normale avere fame, non è la prima persona che ha iniziato un percorso… stia tranquilla”. Riformulazione È una tecnica che permette di praticare l’ascolto attivo e consiste nel ridire con altre parole o in modo più breve e chiaro ciò che il paziente ha espresso: questa tecnica permette di verificare la comprensione e di introdurre interpretazioni nella narrazione ascoltata. “Se ho capito bene lei mi sta dicendo che…”. “Provo a dirle cosa ho compreso dal suo racconto…”. ___________________________________________________________________ 43 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 Riassunto Nello sviluppo del colloquio è utile creare momenti in cui si elabora una sintesi di quanto emerso, per evitare di parlare a lungo e scoprire solo alla fine che il Nutrizionista e il paziente hanno intrapreso strade diverse e occorre riprendere il filo del discorso per rimettere a posto i pensieri. Domande Aperte Le domande aperte sono utili per permettere al paziente di aggiungere elementi ad una prima definizione data, ad una narrazione svolta, per collocare all’interno del proprio sistema di riferimento le ipotesi che con il Nutrizionsita si stanno valutando. Servono per agevolare l’esposizione altrui, migliorare la propria comprensione ed evitare di dare per scontata la comprensione di termini o espressioni. “Quando dice che è a dieta cosa intende? … Intende dire che…? Provi a farmi capire”. “Abbiamo visto insieme che bisognerebbe ridurre l’assunzione di dolci: lei cosa pensa di poter fare? Cosa proverebbe a cambiare?”. Non Contrapposizione Molte delle energie dei colloqui vanno spese per dimostrare all’altro chi ha ragione; è evidente che il Nutrizionista conosce e propone un comportamento corretto e che funziona: ma dove? Nella teoria, quando un paziente fa e si comporta secondo una serie di parametri e indicazioni. Nella realtà esistono tante persone, ognuna con la sua storia, tanti pazienti quindi, con le proprie verità, dense di quotidianità, di abitudini, convinzioni, affetti. Diventa strategico ed efficace partire da quanto ci viene detto evitando frasi che giudichino, moralizzino, banalizzino, offrano soluzioni pronte. Non contrapporsi ad affermazioni in apparenza contrastanti o “non vere”, espresse dal paziente, può rappresentare un’efficace abilità nella gestione di momenti impegnativi del colloquio. ___________________________________________________________________ 44 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 Indicazioni Generali E Comportamenti Concreti Quasi sempre il Nutrizionista conosce tecnicamente la soluzione scientifica ai problemi posti dal paziente ma sovente le indicazioni non riescono a produrre effetti concreti nelle singole persone. Durante il colloquio è utile, attraverso messaggi che esplorano abitudini, conoscenze e possibilità del sistema famigliare, stimolare nel paziente possibili ipotesi per rendere pratiche le indicazioni e i messaggi di comportamento generali. Nella mia esperienza questa modalità facilita i pazienti a intraprendere cambiamenti secondo nuovi stimoli individuati durante la visita. Indicazione generale: “Bisognerebbe che lei mangiasse meno grassi, altrimenti… Provi per la prossima volta a ridurre i grassi”. Comportamento concreto: “Dobbiamo tentare di ridurre i grassi… da quanto mi ha detto prima si potrebbero ridurre le patate fritte… oppure non mangiare formaggio tutti i giorni. Lei cosa ne dice?”. “Io preferisco ridurre il formaggio perché le patate fritte piacciono molto ai bambini…”. Difficoltà dei Pazienti nei Cambiamenti Le comunicazioni tipiche dell’ambulatorio nutrizionale si concentrano su obiettivi che il paziente deve raggiungere attraverso la modificazione di comportamenti; la tipologia dei pazienti che si presentano in ambulatorio è composta da persone sane in sovrappeso o obese, donne in gravidanza o persone sofferenti di malattie croniche. In tutti questi casi la relazione si gioca su modifiche che occorre attuare per mantenere o migliorare lo stato di salute; spesso, però, si hanno pazienti passivi, non motivati o al contrario convinti della loro impossibilità di cambiare. Le modificazioni comportamentali maggiormente richieste sono mangiare meno, variare l’alimentazione, regolarizzare i pasti, iniziare e/o aumentare l’esercizio fisico. Gli elementi che influenzano le persone nel non aderire alle indicazioni possono essere legati alle convinzioni che la persona ha sviluppato attraverso la propria rete di conoscenze, a volte si tratta di comportamenti o indicazioni mediche che ___________________________________________________________________ 45 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 hanno funzionato per un parente o un amico. Altre volte intervengono fattori di ordine economico o di tempo che possono interferire nella gestione quotidiana e rendere meno praticabili le indicazioni, così come le paure o le ansie che si sviluppano dopo l’incontro con il nutrizionista, prodotte anche da dubbi non chiariti o fraintendimenti o incomprensioni non esplicitati durante il colloquio. Infine, altra variabile è rappresentata dalla percezione che le persone hanno dell’importanza del cambiamento di cui devono occuparsi: maggiore sarà questa sensazione, più facilmente il paziente potrà essere aiutato ad esplorare nel concreto le azioni da svolgere per intraprendere un processo di cambiamento. ___________________________________________________________________ 46 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 6. L’AMBULATORIO DI COUNSELLING NUTRIZIONALE Il counselling nutrizionale, come già detto, è un processo nel quale un professionista della salute, un Nutrizionista nel mio caso, lavora con una persona per verificare l’introito alimentare giornaliero e identificare le aree dove è necessario operare dei cambiamenti. Il counsellor nutrizionista provvede a fornire informazioni, materiale educativo, supporto e follow up per aiutare l’individuo a fare e, successivamente, mantenere i necessari cambiamenti nelle abitudini alimentari. Il primo incontro di counselling nutrizionale abitualmente inizia con un’intervista nella quale il counsellor pone domande alla persona sulle sue abitudini alimentari. Il counsellor nutrizionista può usare differenti strumenti per verificare le abitudini alimentari: Il diario delle 24 ore: una lista dei cibi e delle bevande assunte dalla persona nelle 24 ore precedenti l’incontro. Il counsellor poi calcola l’ammontare stimato, calorico e qualitativo, dei cibi e delle bevande assunte. Questo tipo di diario può essere usato per stimare l’intake giornaliero di energia e nutrienti. Tuttavia le persone tendono a sottostimare l’intake di certi alimenti, e in ogni caso l’introito di cibo di una sola giornata non può essere considerato rappresentativo delle abitudini alimentari della persona. Un questionario della frequenza può, a volte, darci un quadro più accurato delle abitudini alimentari della persona. Il counsellor nutrizionista può chiedere alla persona quanto spesso consuma un certo alimento/bevanda: per esempio quante porzioni di frutta, verdura, cereali, carne o pesce, e grassi la persona consuma in una giornata tipica, in una settimana o in un mese. Anche in questo caso le persone tendono a sottostimare l’introito ___________________________________________________________________ 47 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 degli alimenti e spesso c’è confusione sulla esatta quantificazione del termine “porzione”. Il diario alimentare giornaliero è spesso utilizzato per monitorare le abitudini alimentari. La persona segna sul diario l’ammontare di ogni alimento/bevanda consumata nella giornata, indicando anche l’orario, il luogo, la compagnia e le eventuali sensazioni. Il counsellor nutrizionista usa queste informazioni per analizzare l’introito di energia e di nutrienti della persona. Il diario può venire compilato per periodi variabili da un minimo di tre giorni fino alle due settimane o anche più. Il counsellor nutrizionista poi passa alle valutazioni antropometriche per definire il peso corporeo, l’indice di massa corporea e il WHR del paziente. 6.1. Identificazione dei Cambiamenti da effettuare La valutazione iniziale della dieta abituale e l’intervista del primo colloquio insieme alle valutazioni antropometriche e alle eventuali indicazioni comunicate dal medico o specialista inviante, forniscono le basi per identificare i comportamenti che necessitano di cambiamento. Il counsellor nutrizionista e il paziente lavorano insieme per identificare le aree che necessitano di cambiamento, per definire quali cambiamenti devono essere prioritari e per risolvere i problemi che si potrebbero manifestare lungo il percorso. I cambiamenti nell’alimentazione devono avvenire in modo graduale. Un individuo può iniziare con una o due facili modificazioni della dieta per le prime settimane e poi gradualmente aumentarne il numero e la difficoltà nelle settimane e mesi seguenti. Ad esempio un facile cambiamento per una persona potrebbe essere quello di scegliere il latte parzialmente scremato invece di quello intero, oppure quello di prendersi il tempo per mangiare almeno uno yogurt a colazione ___________________________________________________________________ 48 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 invece di saltarla, ecc. Modificazioni più impegnative possono essere, invece, imparare a sostituire i cibi altamente calorici con altri meno calorici, oppure introdurre un maggiore numero di porzioni di verdura e frutta nell’arco della giornata, o ancora variare il più possibile la scelta degli alimenti seguendone ad esempio la stagionalità, ecc. Nell’apportare cambiamenti alimentari si deve tenere conto che ogni individuo vive una propria situazione e ha un proprio background; sono fattori importanti l’etnia e la religione, lo stato socio-economico, la visione del mondo, la situazione familiare e lavorativa. 6.2. Identificare gli Ostacoli al Cambiamento Nel momento in cui viene identificato un bisogno di cambiamento il paziente e il counsellor nutrizionista devono pensare ai potenziali problemi che possono sorgere durante il percorso. Ad esempio cambiare le abitudini alimentari spesso significa coinvolgere anche altre persone (i famigliari ad esempio), comprare alimenti differenti (e quindi “perdere tempo” per leggere le etichette), programmare come comportarsi durante le occasioni sociali, portarsi il cibo già pronto sul luogo di lavoro, ecc. L’elenco che segue riporta un elenco degli ostacoli più comuni che mi vengono indicati nel corso dei colloqui in ambulatorio: impegni sociali; preferenze alimentari; mancanza di conoscenza; mancanza di tempo; costi. ___________________________________________________________________ 49 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 6.3. Obbiettivi del Counselling Nutrizionale Il counsellor nutrizionista e il paziente devono fissare insieme gli obbiettivi da raggiungere e i comportamenti da tenere. Gli obbiettivi devono essere focalizzati sui comportamenti necessari per raggiungere i cambiamenti alimentari, non come valore assoluto ma come raggiungimento e/o mantenimento di un certo peso corporeo. Per una persona, ad esempio, può essere importante lavorare per prevenire un aumento di peso associato all’assunzione di certi farmaci; in questo caso l’obbiettivo potrebbe essere quello di aumentare la quantità giornaliera di frutta, verdura e cibo integrale. Questi cambiamenti possono contribuire ad evitare un aumento di peso dando però l’importanza non tanto al peso reale quanto ai comportamenti necessari per non aumentare il peso. 6.4. Mantenimento La sfida più importante resta comunque non la co-costruzione dei cambiamenti dietetici iniziali ma nel loro mantenimento nel lungo termine. Il monitoraggio, le aspettative realistiche e il follow up continuato possono aiutare una persona a mantenere i cambiamenti raggiunti. L’automonitoraggio implica un controllo regolare delle abitudini alimentari e lascia una traccia dei comportamenti alimentari tenuti. La compilazione del diario alimentare quotidiano o periodico aiuta l’individuo ad essere più consapevole dei propri comportamenti e fornisce uno strumento immediato per analizzare le abitudini alimentari e gli eventuali errori. Il paziente e il counsellor nutrizionista non si devono aspettare una perfetta compliance alla dieta, le scivolate sono inevitabili. L’obbiettivo è di mantenere queste scivolate piccole, ad esempio mangiare alcuni biscotti extra, per prevenire le scivolate più grandi, ad esempio un completo abbandono dei cambiamenti ___________________________________________________________________ 50 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 alimentari per un’intera giornata “… ormai ho rovinato la giornata… tanto vale che mangi anche questo…”. Il counsellor può aiutare il paziente ad identificare le situazioni che possono portare alle scivolate e progettare in anticipo i modi per affrontare le varie situazioni. Nella sessione di follow up nutrizionale il paziente e il counsellor analizzano insieme il diario alimentare e, sempre insieme, cercano le soluzioni per affrontare i comportamenti a rischio. Il follow up dà anche l’opportunità di rivedere gli obbiettivi e le strategie adottate per raggiungere tali obbiettivi. ___________________________________________________________________ 51 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 1. ESPERIENZE DI COUNSELLING NUTRIZIONALE Questa esperienza formativa mi ha permesso di sistematizzare alcune conoscenze teoriche e leggere con strumenti di comunicazione consapevole le esperienze condotte in ambulatorio. Ho iniziato da pochi mesi a cercare di mettere in pratica le abilità di counselling che sto apprendendo quindi non sono ancora in grado di presentare un percorso completo. Ne ho iniziati diversi con diversi pazienti e quindi riporto di seguito i brevi percorsi fino ad ora condotti, in corsivo sono stati riportatati alcuni brani ritenuti significativi. CASO A E.C., donna di 50 anni obesa, con familiarità per obesità. Coniugata e senza prole. Le analisi bioumorali sono perfette, ha fissato un appuntamento perché consigliata da un’amica già seguita da me. Al momento della prima visita pesa 115 kg (altezza 172 cm) ed ha un indice di massa corporea di 38,9 (francamente obesa); riferisce di essere sempre stata sovrappeso ma negli ultimi dieci anni è aumentata parecchio. Ha le gambe edematose (la circonferenza della caviglia è di 40 cm!). Durante il colloquio emerge un profondo disagio nei confronti del proprio corpo del quale dice “non è mio… è una parte di me che non accetto, che non mi piace assolutamente”. Non svolge alcun tipo di attività fisica perché afferma “mi vergogno a farmi vedere in tuta dalla gente, la gente mi guarda”, ama il mare e il sole ma si rifiuta di andare “mi vergogno, non posso farmi vedere così”. Gli abiti che indossa, e che si ripresentano come forma e colore anche nei successivi incontri, sono larghi e scuri, con le maniche lunghe nonostante le alte temperature (siamo nel mese di luglio 2010, temperatura 30-35°C). Afferma di avere già provato diverse diete “ma tutto ciò che funziona con gli altri con me non funziona… mai”. Svolge un’attività sedentaria (con soddisfazione) ed ha un’intensa attività di volontariato nel sociale. La paziente inizia il colloquio affermando di volere dimagrire perché non si ___________________________________________________________________ 52 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 piace, ma non ha tempo, ha tante cose da fare e soprattutto è convinta di non farcela perché con lei le diete non funzionano, deve avere qualcosa che non va nel suo corpo “che si rifiuta di perdere peso”. Si siede con difficoltà, si accomoda sulla punta della sedia come se dovesse andare via da un momento all’altro. Il non verbale comunica la poca voglia di essere lì. “Tanto, guardi, so già dove sbaglio, mi informo, leggo tanto i giornali… Diete ne ho provate tante… Ma sì, proviamo, tanto so già che con me non funzionerà” La voce ha quasi un tono di sfida “Così ha già provato a fare una dieta?” “Sì, qualsiasi dieta lei mi nomini” “Potremmo prendere in considerazione di nuovo la dieta, oppure capire come lei potrebbe consumare più calorie facendo attività fisica o ancora prenderle entrambe in considerazione” “Quando ero più magra andavo sempre in piscina e in bicicletta, ma non so se posso trovare il tempo e non mi piace farmi vedere dalla gente grossa come sono” “Se ho ben capito lei vuole farlo ma non è sicura di riuscirci?” “Sì, forse potrei fare qualcosa solo se fossi sicura che nessuno mi vede. Magari a casa, ma le ginocchia mi fanno male se provo a correre” Il tono di voce è più tranquillo, si siede meglio sulla sedia con una postura che comunica la volontà di parlare. “Da quanto ho capito potremmo pensare a qualche esercizio da fare a casa che però non implichi la corsa” “ Sì, però non ho tanto spazio in casa, l’appartamento è su due piani e nelle stanze non ho posto per degli attrezzi. “ “Potremmo considerare un’attività senza attrezzi. Pensa sia possibile salire e scendere le scale qualche volta in più nella giornata oppure pulire i vetri tutte le settimane? “ Ci accordiamo per salire e scendere le scale almeno 5 volte al dì. Poi affrontiamo il problema dell’alimentazione: ___________________________________________________________________ 53 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 “Io sono sempre a dieta, non mangio mai il pane e la pasta. Mangio solo i crackers (nomina una nota marca di cibo iperproteico), a volte salto i pasti o mangio solo la frutta per stare più leggera..” Prendendo spunto da queste affermazioni faccio un po’ di educazione alimentare per quanto riguarda il salto dei pasti e i pasti a base di sola frutta. Per il momento non affronto l’argomento carboidrati e proteine, è la parte del discorso dove recepisco una maggiore resistenza al cambiamento. Il primo incontro termina con l’accordo per una maggiore attività fisica e il cercare di non saltare i pasti per la settimana successiva. Nel corso del secondo incontro dopo i saluti e un breve riepilogo del colloquio precedente passiamo insieme a verificare la compliance all’accordo raggiunto. Si dice soddisfatta di quello che ha fatto, si sente più sgonfia. “Come sta andando con l’attività fisica?” “Per i primi due giorni l’ho fatta sempre, ho salito le scale 5-6 volte al giorno. Poi mi sono pesata ed ho visto che non calavo e ho smesso. Con me non funziona neanche l’attività fisica..” Tono di sfida e contraddizione con quanto ha affermato all’inizio del colloquio. “Quindi se ho ben capito non è riuscita a fare l’attività fisica giornaliera come ci eravamo prefissate” “Sì è vero, ma non ho avuto tempo. Pero non ho saltato neanche un pasto, e ho quasi sempre iniziato i pasti mangiando verdura cruda. Non ho fatto pasti di sola frutta” “Possiamo allora dire che si sente più sgonfia perché ha cambiato qualcosa nelle sue abitudini alimentari” “Sì, sono riuscita a seguire le cose che ci eravamo dette la scorsa settimana.” A questo punto ho fatto un po’ di educazione riguardo l’attività fisica e l’aumento di massa magra rispetto alla massa grassa quando si inizia una attività. Poi ho proposto la compilazione di un diario alimentare e dell’attività fisica per i seguenti 15 giorni. ___________________________________________________________________ 54 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 Al terzo incontro la paziente pesava 109 kg e si è mostrata soddisfatta anche se “… all’inizio perdo sempre peso però poi lo riprendo. Stavolta però l’ho perso senza seguire una dieta… non so...” “ho provato a fare un poco di attività fisica ma mi stanco… possiamo vedere se è aumentata la massa magra con quell’apparecchio (n.b. l’impedenziometro già utilizzato nel corso della prima visita)?” Rivediamo insieme alla paziente i vari punti già discussi precedentemente e concordiamo di continuare con il diario e l’attività fisica anche per le prossime settimane (ora ci sono le ferie e quindi il prossimo controllo avverrà a distanza di 4 settimane). La paziente comunque riferisce settimanalmente via mail i progressi/dubbi che incontra. CASO B P.P., donna di 52 anni, separata da 2 anni, vive sola. In menopausa da 2 anni, analisi bioumorali nella norma. È inviata dal medico ginecologo perché dall’inizio della menopausa è ingrassata 8 chili e non si sente a suo agio; al primo incontro pesa 76,7 kg (altezza 170 cm), indice di massa corporea 26,5 (sovrappeso). La signora lavora a turni in un supermercato e quando rientra è affamata apre il frigo e mangia quello che trova; ha anche smesso di fare le passeggiate perché si sente stanca quando rientra dal lavoro. La paziente di getto si presenta, mi parla della sua separazione e del suo peso. “Guardi io sono sempre stata magra, poi tra una cosa e l’altra, il matrimonio, la separazione, la menopausa… ho provato a fare mille diete da sola, perdevo qualche chilo ma poi li ho recuperati… “ “Mi sembra di capire che abbia già svolto alcune diete e sia riuscita a perdere peso. È corretto? Ha voglia di raccontare?” La paziente mi elenca le diete che ha seguito e prosegue “Comunque non mi dia quegli schemi dove c’è scritto cosa mangiare giorno per giorno, o peggio ancora quegli schemi dove c’è tutto da pesare grammo per grammo.” ___________________________________________________________________ 55 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 “Quando dice che non vuole gli schemi cosa intende? Provi a raccontarmi cosa è successo quando li ha seguiti”. “Non riuscivo a pesare, a ricordarmi cosa dovevo mangiare. Insomma non ce la facevo. Mi dia qualche cosa di diverso” A questo punto, dopo una breve educazione alimentare, abbiamo valutato insieme quali cambiamenti si potevano apportare alle sue abitudini. “Quindi mi pare di capire che il suo scopo è di perdere peso ma non vuole schemi dietetici con grammature perché la impegnano troppo. Quale pensa possa essere la strategia migliore?” Ho proposto diverse soluzioni alla paziente ed insieme abbiamo optato per uno schema dietetico che prevede come unità di misura le mani e il pugno. Abbiamo fatto un po’ di esempi e il colloquio si è concluso con l’impegno di ritrovarci a distanza di 15 giorni per verificare la compliance alle indicazioni. Al secondo incontro la paziente si è mostrata soddisfatta, il peso in sole due settimane era calato di 2 kg e senza troppa fatica. A questo punto ho proseguito con l’educazione alimentare proponendo alla paziente di provare a sostituire alcuni alimenti o di iniziare a fare attività fisica per poter arrivare allo scopo della perdita di peso. “Mi sto chiedendo che cosa potrebbe essere meglio per lei a questo punto: curare di più la sua alimentazione magari sostituendo il dolce che mangia prima di andare a dormire con la frutta oppure possiamo prendere in considerazione l’idea di ricominciare a camminare?” “Potrei provare a fare un po’ di attività fisica, forse potrei andare a camminare verso sera prima di cena. Al dolce prima di andare a dormire non so se riuscirei a rinunciare, non ora…” Prepariamo insieme un protocollo di attività fisica graduale che la signora proverà a seguire nelle prossime due settimane unitamente allo schema dietetico ___________________________________________________________________ 56 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 CASO C Questo è un caso che già seguo da tempo e che ha avuto andamento altalenante. Utilizzando le tecniche di counselling nel corso degli ultimi 3 mesi si stanno vedendo risultati notevoli. C.D., 43 anni, donna, separata con due figlie. È seguita in ambulatorio da ottobre 2007: presenta dislipidemia, e obesità di primo grado (pesa alla prima visita 77 kg per un’altezza di 157 cm, indice di massa corporeo 31,2). Adora mangiare (“sono una buongustaia, mi piace tutto…”) soprattutto in compagnia e dopo la separazione le uscite a cena sono molto frequenti e per lei sono una grande tentazione. Negli anni ha seguito diverse diete ma tutte senza successo nel lungo termine. Lavora come parrucchiera e il venerdì e il sabato fa orario continuato. Abbiamo ottenuto un calo di circa 10 kg nel primo anno, ripresi con gli interessi nei mesi seguenti in occasione delle pratiche di divorzio. Il peso poi si era stabilizzato sugli 82 kg per diversi mesi. La paziente ha continuato a venire in ambulatorio in cerca di una soluzione al suo problema. Negli ultimi mesi siamo riuscite ad individuare quelle che per lei sono le situazioni ad alto rischio, cioè le uscite sociali, ed abbiamo adottato una strategia per limitarne i danni (mangiare un’insalata prima di uscire di casa o limitarsi ad un succo di pompelmo anziché un aperitivo classico). Attraverso il colloquio abbiamo anche trovato il modo per fare più attività fisica: la mattina fa colazione insieme alle figlie e poi per tre giorni la settimana prima di andare al lavoro va a camminare per un’ora circa. Con queste poche modifiche comportamentali siamo arrivati ad un peso di 68 kg, la paziente è soddisfatta e non sente come un impegno troppo gravoso stare alle poche regole che abbiamo via via adottato. ___________________________________________________________________ 57 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 2. CONCLUSIONI L’epidemia di obesità è spiegata in larga misura dalla contemporanea presenza di inattività fisica e dieta inadeguata. Circa due terzi degli adulti non praticano attività fisica ai livelli raccomandati e presentano abitudini alimentari caratterizzate da elevata densità energetica e scarso potere saziante. L'apporto ed il dispendio energetico individuale sono influenzati da un'ampia gamma di fattori ambientali, tra cui abitudini familiari, politiche e procedure scolastiche, politiche di pianificazione urbana e dei trasporti, attività di marketing commerciale, politiche sulla distribuzione del cibo e l'agricoltura. Le persone sono a contatto con molti aspetti dell’ambiente che sono obesogenici, in quanto incoraggiano schemi alimentari o di attività fisica che aumentano il rischio di obesità. Questa molteplicità di fattori rende difficile il trattamento dell’obesità. Un obeso può passare anni in mano a inesperti nel settore, che non danno le indicazioni giuste di trattamento, secondo il tipo e il caso specifico, e per questo troviamo persone frustrate, depresse, con bassa autostima e difficoltà nell’ inserimento della vita lavorativa e sociale. II comportamento alimentare errato viene considerato come espressione di un malessere più generalizzato che trova, spesso, le sue radici in una bassa auto stima, nella mancata, parziale o totale realizzazione dei propri interessi esistenziali, nella sensazione di solitudine, nell'incapacità di creare e mantenere dei legami affettivi soddisfacenti, nel suo senso di auto inefficacia, nella visione negativa del mondo e del futuro, nel non sentirsi considerati a sufficienza e via dicendo. Tutto ciò porta alla tristezza e quindi ad uno stato depressivo. Inoltre l'eccessiva percezione di pericolo e di difficoltà ad affrontare un compito o, comunque, alcune situazioni di vita quotidiana, predispone a stati d'ansia. Inoltre, sia a causa dell'eccessivo peso corporeo, sia per pigrizia, l'obeso tende ad economizzare molto il movimento fisico mentre è importante capire che uno stile di vita più dinamico che va dal cercare di usare l'automobile il meno possibile ad evitare l'ascensore, evitare di ___________________________________________________________________ 58 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 sedersi durante i tragitti effettuati coi mezzi pubblici, aiuta a perdere calorie. Tutto ciò, comprese le emozioni positive, come gioia e piacere, possono essere erroneamente codificate dall'obeso come fame. La figura del Counsellor Nutrizionista gioca un ruolo molto importante in questo contesto perché nel processo relazionale che sviluppa con il suo paziente che si caratterizza nell’accoglienza autentica dell’altra persona e delle sue difficoltà, attraverso un atteggiamento di comprensione empatica, permette la nascita di un dialogo autentico che mette in condizione le persone di esplicitare le proprie convinzioni o idee e le motivazioni di comportamenti non corretti, da cui partire per ricercare insieme nuovi comportamenti. Nella mia breve esperienza come Counsellor Nutrizionista mi sono resa conto delle enormi potenzialità di questo tipo di relazione d’aiuto ma anche delle enormi difficoltà da affrontare per operare in modo corretto. Le abilità necessarie ad esempio per un ascolto attivo necessitano ancora di un grosso lavoro anche perché tanto è ancora il condizionamento derivante dalla mia formazione. Sicuramente tutto ciò è una spinta ad approfondire ulteriormente le mie conoscenze di counselling. ___________________________________________________________________ 59 ISTITUTO MEME S.R.L.- MODENA ASSOCIATO UIVERSITÉ EUROPÉENNE JEAN MONNET A.I.S.B.L. BRUXELLES Emanuela Casini - SST in Counselling Scolastico (primo anno) A.A. 2009/2010 9. Bibliografia: ‐ AA.VV. Obesità, sindrome plurimetabolica e rischio cardiovascolare. Consensus sull’inquadramento diagnosticoterapeutico. Centro di Studio e Ricerca sull’obesità. Università degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Precliniche. LITA Vialba, Ospedale L. Sacco, Milano, 2003. ‐ Battistini N.C. e Bedogni G. Impedenza Bioelettrica e Composizione Corporea. Edra, 1998. ‐ Bedogni G., Battistini N.C. e Borghi A. Manuale di valutazione antropometrica dello stato nutrizionale. Edra, 2001. ‐ Bert G. e Quadrino S. Parole di medici, parole di pazienti. Counselling e narrativa in medicina. 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