NEWSLETTER CIRCOLO DELLA LETTURA NR. 9 La biblioteca sul

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NEWSLETTER CIRCOLO DELLA LETTURA NR. 9 La biblioteca sul
NEWSLETTER CIRCOLO DELLA LETTURA NR. 9
Salutiamo il nuovo anno con tanti titoli che spaziano dalla narrativa alla saggistica fino all’eterea poesia.
E’ il regalo del circolo lettura e l’augurio per un anno ricco di letture stimolanti, divertenti o rilassanti ma
sempre in sintonia con i propri desideri e le proprie esigenze più profonde.
La biblioteca sul cammello
Masha Hamilton (letto e consigliato da Marina)
Il romanzo di una giornalista e scrittrice americana, corrispondente dal
Medio Oriente, dall’Afghanistan, da Mosca, scritto dopo avere trascorso
diversi mesi in Africa, per partecipare alle iniziative del Kenya National
Library Service. Esiste infatti da dieci anni un progetto per diffondere la
lettura tra i popoli nomadi: per combattere l’analfabetismo i libri
viaggiano di villaggio in villaggio fino agli insediamenti più piccoli.
E così anche la protagonista del romanzo, Fiona Sweeney, bibliotecaria a
New York, nel 2003 si trasferisce in Kenya, per partecipare ad un
progetto che prevede per questo vasto e arido territorio dell’Africa
nord-occidentale di fornire servizi bibliotecari alle comunità rurali più
lontane in zone non raggiungibili con veicoli, utilizzando i cammelli per il trasporto dei libri.
Nairobi e Garissa sono le grandi città, ma il villaggio, in cui è ambientata la vicenda è in particolare
Mididima, a tre ore e mezzo da Garissa, fatto di case costruite con sterco e ramoscelli e abitato da una
minuscola tribù nomade abituata da secoli a spostarsi nel deserto, per sfuggire la siccità o altri flagelli.
Ciascun capitolo è dedicato ad un personaggio: alcuni a Fiona, altri ad alcuni abitanti di Mididima, che, nei
riguardi della biblioteca itinerante a dorso di cammello, hanno atteggiamenti diversi. Del resto è ovvio che
in un villaggio, dove la vita scorre da sempre senza cambiamenti, un oggetto nuovo come il libro non può
essere che sconcertante e suscitare diffidenza.
Alcuni a Medidima non vogliono avere nulla a che spartire con i libri, non vogliono sprecare la preziosa luce
del giorno a guardare della carta, non vogliono che caduchi pezzi di carta con le loro nuove idee
distruggano l’antica saggezza degli antenati. “Quando a Medidima muore un anziano si perdono una
dozzina di biblioteche, ognuna più preziosa di quella che giunge sulla groppa dei cammelli”.
Pertanto degli anziani vedono la biblioteca itinerante come una tribù nemica. Dicono che i libri sono abitati
da spiriti maligni che distruggeranno la loro cultura. Che i giovani verranno attirati nelle città, dove per
vivere spazzeranno le strade e il loro cuore resterà eternamente vuoto perché costretti a vivere in un unico
posto anziché vagare liberi.
Caduto fuori dal tempo
David Grossman (letto e suggerito da Cristina)
“Ora che ho il libro stampato davanti agli occhi, mi sento come se mi
fossi svegliato da un lungo sogno, e per la centesima volta penso a
quanto sia frustrante il tentativo di utilizzare parole del mondo dei vivi,
di "qui", per descrivere qualcosa che appartiene a "laggiù" e che, pur
esulando dai confini della nostra coscienza e conoscenza, è così
presente nelle nostre vite.
Durante l'intera stesura del libro ho avuto la sensazione che per parlare
di "laggiù" fosse appropriato solo un grido animalesco, antecedente
all'umanità, al linguaggio. O il pianto. Oppure un atto puramente fisico e
del tutto inspiegabile: per esempio, una corsa senza meta fino
all'esaurimento delle forze. O una camminata in cerchio, peregrina,
anch'essa senza meta. O magari scavare una buca nel terreno e
sdraiarvisi dentro ad aspettare, come hanno fatto i "viandanti" nel mio
libro.
Eppure arriva un momento in cui si sente il bisogno di parlare. Perché è questa l'essenza dell'uomo: voler
esprimere tutto "questo" e "laggiù" con parole, discorsi, scrittura, poesia.”
Da quando ho perso mio figlio, ucciso in guerra sei anni fa, ho sentito di dover fare qualcosa. Di tentare un
altro passo per arrivare "laggiù", nel cuore di ciò che è successo. Cercare di capire, intuire. Dopo tutto, ho
pensato, qualcosa di me, di mio, è già lì, quindi anche "laggiù" non mi è completamente estraneo...
..Naturalmente non ho visto quella "Terra di laggiù". Però è successa un'altra cosa: l'esperienza dei vivi che
toccano la morte, che sono toccati dalla morte, un'esperienza che un tempo mi sembrava sostanzialmente
gelida, paralizzante e inanimata, nel corso della scrittura (e forse a causa di essa) si è rivelata complessa e
articolata, dinamica e in costante evoluzione, venata di intimità, di nostalgia, di tristezza, di pienezza di vita
e di vuoto di vita…
E dal momento in cui ho iniziato a scrivere, le frasi sono affiorate sotto forma di poesia, con il ritmo e il
respiro della poesia. Non è stata una scelta. Non è stata una "decisione". Un attimo prima non sapevo che
sarebbe stato così, ma mentre scrivevo le parole arrivavano quasi sempre sotto forma di poesia. Ogni
giorno mi sedevo a scrivere prosa, e scaturiva poesia. Perciò ho capito: la poesia è il linguaggio del mio
dolore. ..
Voglio aggiungere un'altra cosa a proposito della stesura di questo libro: il primo impulso a scriverlo è nato
dalla volontà di creare un movimento nella staticità assoluta. Nell'immobilità e nel gelo totale che la morte
impone non solo a chi muore ma anche, in un certo senso, a chi soffre per quella morte
Ecco cosa mi ha dato la scrittura: la sensazione di non essere una vittima passiva e impotente di ciò che è
accaduto. Ovviamente non potrò cancellare il passato e non potrò riportare in vita il mio caro e neppure far
muovere nulla in lui. Ma non sarò paralizzato e immobile contro l'arbitrio che mi ha colpito. E un'altra cosa
ho imparato in questi anni: in certe situazioni l'unica libertà che ha un uomo è quella di formulare la propria
storia con le proprie parole, non con quelle dettate da altri…
Del risultato finale, del libro terminato come opera che va incontro al suo destino, testimonieranno gli altri.
Io posso solo dire che mentre lavoravo a questo libro sentivo - in contrasto con le circostanze in cui è stato
scritto - di essere fortunato perché potevo dare a tutto "questo" parole. “ (D. Grossman)
Se ti abbraccio non avere paura
Fulvio Ervas (suggerito da Cristina)
Il verdetto di un medico ha ribaltato il mondo.
La malattia di Andrea è un uragano, sette tifoni.
L'autismo l'ha fatto prigioniero e Franco è diventato un cavaliere che
combatte per suo figlio.
Un cavaliere che non si arrende e continua a sognare.
Per anni hanno viaggiato inseguendo terapie: tradizionali, sperimentali,
spirituali.
Adesso partono per un viaggio diverso, senza bussola e senza meta. Insieme,
padre e figlio, uniti nel tempo sospeso della strada. Tagliano l'America in moto, si perdono nelle foreste del
Guatemala. Per tre mesi la normalità è abolita, e non si sa più chi è diverso. Per tre mesi è Andrea a
insegnare a suo padre ad abbandonarsi alla vita.
Andrea che accarezza coccodrilli, abbraccia cameriere e sciamani.E semina pezzetti di carta lungo il tragitto,
tenero Pollicino che prepara il ritorno mentre suo padre vorrebbe rimanere in viaggio per sempre.
Se ti abbraccio non aver paura è un'avventura difficile e imprevedibile…Come Andrea.
"Ascoltami" ha detto Franco Antonello a Fulvio Ervas davanti a uno spritz "la storia che ti voglio raccontare
ha la forza della vita vera e la bellezza di un sogno".
Fulvio l'ha sentito forte e chiaro: questo è un padre che ama veramente suo figlio, che cerca di fare
qualcosa di importante per lui. Per suo figlio, che è autistico.
Sul divano, davanti ai manicaretti di Paola, sotto la pergola dell'uva fragola, il loro dialogo è durato un anno
intero.
Finché Fulvio non ha sentito tra le dita il romanzo di questa storia.
Fulvio Ervas vive nella campagna di Treviso con la famiglia e una squadra compatta di animali domestici.
Franco Antonello vive a Castelfranco Veneto e dalla finestra della casa in cui è nato vede le mura merlate di
un castello.
L’Amore rubato
Dacia Maraini
Sono tutte qui le donne raccontate da Dacia Maraini, in questo piccolo libro
importante. Sono qui a mostrarci qualcosa di intimo, qualcosa di necessario e
doloroso. Le donne di Dacia sono forti, hanno lottato, a volte hanno perso ma
non si sono mai arrese. Le protagoniste de L’amore rubato combattono una
battaglia antica e sempre attuale, contro gli uomini amati che sempre più spesso
si dimostrano incapaci di ricambiarle, di confrontarsi con il rifiuto, il desiderio.
Davanti a queste donne, mariti, amanti, compagni si rivelano ragazzini che
stentano a crescere e confondono la passione con il possesso e, per questo,
l’amore lo rubano: alle bambine che non sanno, alle donne che si donano troppo.
Come Marina, che si ostina a cadere dalle scale, come Ale, che sceglie con
sofferta determinazione di non far nascere il frutto di una violenza o ancora come Angela, che si addossa,
aderendo alle parole della Chiesa, le colpe che una antica misoginia attribuisce alla prima disobbedienza
femminile.
In tutte queste storie affilate e perfette, dure e capaci di emozionare e indignare, Dacia Maraini racconta di
un mondo diviso fra coloro che vedono nell’altro una persona da rispettare e coloro che, con antica
testardaggine, considerano l’altro un oggetto da possedere e schiavizzare.
Eugenie Grandet
Honoré de Balzac (un grande classico riletto da Teresa)
Eugénie Grandet rappresenta uno dei vertici qualitativi assoluti del romanzo
francese dell'Ottocento, ammirato fin dal suo primo apparire per la straordinaria
vitalità psicologica dei personaggi e per la stupefacente concretezza con cui è
tratteggiato lo sfondo sociale
La storia di Eugènie è ambientata a Saumur . Il padre di Eugènie, che in città è
conosciuto come papà Grandet, è un vecchio vignaiuolo arricchito grazie all'eredità
paterna fatta fruttare tramite giusti investimenti finanziari, un fiuto infallibile per
gli affari, e la sua proverbiale avarizia.
Nonostante la sua ricchezza, quindi, il padrone di casa fa di tutto per nasconderla, non parlarne e,
soprattutto, non spenderla; sua moglie, sua figlia Eugénie e la serva Nanon sono quindi costrette a vivere
in una casa spoglia e povera.
La vita scorre in maniera monotona per moglie e figlia quando una sera giunge un elegante e raffinato
giovanotto parigino: Charles, cugino di Eugènie. Charles era stato spedito presso lo zio da suo padre,
padrone di un'azienda parigina che stava fallendo e che in seguito si suiciderà per la disperazione. Papà
Grandet, più preoccupato per i soldi che dovrà investire per salvare l'onore del fratello che per suo nipote,
acconsente ad ospitarlo per pochi giorni in casa sua.
Le donne di casa, al contrario, sono affascinate dal giovane parigino, specialmente Eugènie. Il rapporto tra
Eugènie e suo cugino diventa sempre più stretto e intimo. Eugènie si innamora perdutamente del cugino. La
storia però non è destinata a durare in quanto papà Grandet decide di spedire il nipote a cercar fortuna
nelle indie; l'amore per il cugino spinge Eugènie a donargli tutto il suo oro, regalatole dal padre. Dopo
essersi giurati amore eterno, Charles parte con la promessa di tornare da lei non appena guadagnato il
denaro per farlo.
Dopo qualche anno anche papa Grandet muore, solo nelle sue stanze colme di ricchezze, ed Eugenie va
l'immensa fortuna paterna. L'ultimo dispiacere della sua vita le arriva quando riceve l'unica lettera da
Charles in tutti questi anni in cui era stato lontano: egli le scrive di essere una persona nuova, di essersi
arricchito.Le dice di rinunciare alla promessa fatta pochi anni prima e offre alla cugina solo la restituzione
del prestito ricevuto alla partenza. Charles intendeva sposare la figlia del duca D'Aubrion, famiglia nobile
ma decaduta a causa di rovesci finanziari, in modo da assumere una posizione importante nella politica
francese, ed ambire ad arrivare vicino alla cerchia del re.
Eugènie reagisce a questo dolore con molta compostezza: paga i creditori di suo zio, restituisce il cofanetto
d'oro al cugino, gli augura buona fortuna e non sveliamo altro per lasciare ai lettori che si avventureranno
in questa lettura il piacere di scoprire il finale.
Il Diavolo e la rossumata
Sveva Casati Modigliani (letto e suggerito da Cristina)
“La rossumata era una delle tante merende consolatorie che la nonna mi offriva quando era di luna buona.
La preparava con un uovo sbattuto con lo zucchero fino a farlo diventare una spuma gonfia e lieve e poi la
colorava di un bel rosso prugna con l’aggiunta di mezzo bicchiere di Barbera Cascina Castlèt.”
La Rossumata è una delle tante ricette protagoniste del nuovo libro di Sveva Casati Modignani, il primo
libro interamente autobiografico, il primo in cui Sveva ci svela qualcosa di sé.
È il 1943. Milano è sotto le bombe degli alleati, nei pressi di via Padova una bambina, un po’ timida, ma
incredibilmente curiosa, sta
iniziando il suo apprendistato alla vita. Si
chiama Sveva e ha 5 anni.
E’ questo il contesto in cui
prende avvio Il Diavolo e la Rossumata, un
racconto autobiografico in cui
l’autrice ripercorre gli anni della guerra che
si svolgono tra la casa di famiglia
a Milano e una cascina, tra le risaie, a
Trezzano sul Naviglio.
È il cibo il fil rouge che
accompagna tutti i tredici episodi del libro.
Una storia in cui si mescolano
ricordi ed emozioni, sapori e ricette, in cui
ogni avvenimento e aneddoto è
sempre legato a un piatto cucinato o a un
pasto condiviso. Sono anni di
fame, di mercato nero e di succedanei, ma
per la piccola Sveva il cibo non
manca, poiché le donne di famiglia
dispiegano tutta la loro creatività per portare in tavola, ogni giorno, piatti nutrienti e appetibili.
Le ricette dei piatti di “guerra” citate all’interno della storia, e raccolte alla fine del volume, sono arricchite
da fitti commenti, oltremodo personali, che le rendono un divertente e affascinate prosieguo del racconto.
Le accurate descrizioni di persone, sapori e paesaggi ci restituiscono un mondo, non così lontano, di cui
stiamo perdendo ogni memoria.
Preferirei di no
Giorgio Boatti (letto e presentato da Teresa in ricordo di un forte impegno civile)
Su un migliaio di ordinari in cattedra sono in dodici a dire di no all'imposizione del giuramento di fedeltà al
regime fascista. Ad essi bisogna aggiungerne altri due, decisi al rifiuto e tuttavia, in quell'autunno 1931
lontani dall'Italia: così la visibilità del loro gesto finisce con l'essere più sfumata. Dodici uomini, differenti
per origine, carattere, modi di pensare, attitudini sociali e radicamento alla vita, che in quell'autunno
salgono in cattedra per insegnare che dire di no è una scelta di veridicità dovuta prima di tutto a se stessi.
Trans Europa Express
Paolo Rumiz (letto da Maria Teresa)
2008. Seimila chilometri a zigzag da Rovaniemi (Finlandia) a Odessa (Ucraina). Un percorso che sembra
tagliare, strappare l'Europa occidentale da quella orientale. È una strada, quella di Rumiz, che tra acque e
foreste, e sentori di abbandono, si snoda tra gloriosi fantasmi industriali, villaggi vivi e villaggi morti. Rumiz
accompagna il lettore, con una voce profonda, ricca di intonazioni, per paesaggi inediti, segreti, struggenti
di bellezza. E più avanza, più ha la sensazione di non trovarsi su qualche sperduto confine ma precisamente
al centro, nel cuore stesso dell'Europa. Attraversa dogane, recinzioni metalliche, barriere con tanto di
torrette di guardia, vive attese interminabili e affronta severissimi controlli, ma come sempre conosce
anche la generosità degli uomini e delle donne che incontra sul suo cammino: un pescatore di granchi
giganti, prosperose venditrici di mirtilli, un prete che ha combattuto nelle forze speciali in Cecenia. Siamo di
fronte a un libro raro, dettato da una scrittura che magnifica il viaggiare e la conoscenza del mondo, di quel
mondo, attraverso il viaggiare.
http://video.repubblica.it/spettacoli-e-cultura/rumiz-il-mio-viaggio-nella-pancia-delleuropa/110103/108487
Il libro che la tua chiesa non ti farebbe mai leggere
T.Leedom M.Murdy
Il libro affronta il tema più controverso di tutti i tempi: la religione.
Tra le sue pagine, i contributi di autorevoli teologi, storici e ricercatori indipendenti svelano mistificazioni,
mettono in discussione credenze acclarate da tempo e affrontano il lato oscuro della fede trattando
argomenti che le gerarchie di ogni confessione tentano di sottrarre alla conoscenza della gente. Una lettura
che, pagina dopo pagina, mette in discussione i dogmi su cui si fondano le religioni più importanti del
pianeta e, come nel caso delle accuse di pedofilia piovute su numerosi esponenti del cattolicesimo, affronta
gli scandali che hanno coinvolto altissimi prelati sfidando pregiudizi e luoghi comuni.
Dalle origini ebraiche dell'Islam al mistero di Maria Maddalena, dai massacri dei soldati crociati in Europa e
Medio Oriente ai genocidi animati dai seguaci di Maometto...
Il prossimo incontro del circolo si terrà Domenica 27 Gennaio alle ore 9,30 presso la sala consigliare in
piazza Zampiero.
Sorelle, a voi non dispiace
ch’io segua anche stasera
la vostra via?
Così dolce è passare
senza parole
per le buie strade del mondo –
per le bianche strade dei vostri pensieri –
così dolce è sentirsi
una piccola ombra
in riva alla luce –
così dolce serrarsi
contro il cuore il silenzio
come la vita più fonda
solo ascoltando le vostre anime andare –
solo rubando
con gli occhi fissi
l’anima delle cose –
Sorelle, se a voi non dispiace –
io seguirò ogni sera
la vostra via
pensando ad un cielo notturno
per cui due bianche stelle conducano una stellina cieca
verso il grembo del mare
Antonia Pozzi
Milano 6 Dicembre 1930