N.43 data editoriale 26 novembre 2015

Transcript

N.43 data editoriale 26 novembre 2015
Settimanale
Nuova serie - Anno XXXIX - N. 43 - 26 novembre 2015
Fondato il 15 dicembre 1969
Comunicato dell’Ufficio politico del PMLI
Perché gli attacchi terroristici a Parigi
E’ la barbarie dell’imperialismo
che genera barbarie
PAG. 2
Respingere l’appello di
Renzi all’unitA’ imperialista
contro lo Stato islamico
Lo accolgono invece i riformisti di SEL-Sinistra italiana, che plaudono
al “ruolo dell’Italia nella coalizione anti Daesh”
La guerrafondaia Pinotti: “Bombardare non è un tabù”
No alle misure
liberticide
“antiterrorismo”
L’allerta 2 rende possibile l’impiego dei
corpi speciali delle Forze armate PAG. 2
PAG. 3
Barbarie imperialista
Da Obama a Hollande, a Putin e Renzi
Unanime la voce dei governanti
imperialisti contro lo Stato islamico
Compresa la voce del papa
Via libera degli Usa a una richiesta
di Berlusconi di quattro anni fa
Renzi arma due
droni per renderli
“combattivi”
PAG. 6
PAG. 6
La Francia bombarda
la capitale dello
Stato islamico
I caccia di Hollande guidati dall’intelligence di Obama
PAG. 5
Testo integrale del comunicato dello Stato islamico
“Abbiamo bersagliato Parigi
perche’ ha colpito
i musulmani nella terra
del Califfato con
i loro aerei da guerra”
PAG. 4
Con atteggiamento imperiale e un’atmosfera
iper-nazionalista e militarista
Hollande: la Francia è in
guerra. Distruggeremo l’Is.
L’Ue intervenga con noi
Il presidente della Repubblica francese chiede al parlamento di estendere per 3 mesi lo stato d’emergenza
e di modificare la Costituzione per dare maggior potere al capo dello Stato. Sarà tolta la cittadinanza ai condannati
per terrorismo e saranno espulsi gli stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza
Discorso di Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, alla celebrazione del 98°
della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015
PAG. 5
Relazione di Antonio Leparulo alla riunione dei
marxisti-leninisti della provincia di Modena
Radichiamo e
La via dell’Ottobre per la conquista dell’Italia
unita, rossa e socialista non sviluppiamo il PMLI a
puO’ prescindere da una
Modena e provincia
giusta linea antimperialista
PAG. 13
PAGG. 10-12
Comunicato della Commissione giovani centrale del PMLI
Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del
PMLI, pronuncia il discorso introduttivo alla celebrazione del 98° della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015
Banchino di propaganda del 13 novembre
Viva le proteste La viva e costante presenza
degli studenti! in piazza del PMLI circondata
dall’interesse dei modenesi
No alla
Registrate forti adesioni delle masse. Nuovamente
repressione! PAG. 14 a ruba “Il Bolscevico”, sostenuto con libere
sottoscrizioni. Critiche a Renzi
PAG. 15
2 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo
N. 43 - 26 novembre 2015
Comunicato dell’Ufficio politico del PMLI
Perché gli attacchi terroristici a Parigi
E’ la barbarie dell’imperialismo che genera barbarie
I marxisti-leninisti italiani si stringono solidali ai
familiari delle vittime incolpevoli degli attentati terroristici a Parigi.
Questi attentati, non condivisibili ma comprensibili,
sono la diretta conseguenza
della criminale guerra che
la santa alleanza imperialista, della quale fa parte la
Francia di Hollande, conduce contro lo Stato islamico. Ed è facilmente prevedibile che essi continueranno
e investiranno tutti i paesi
della suddetta coalizione.
Per evitarli l’unica strada è
quella di cessare la guerra
allo Stato islamico.
I popoli non hanno alcun
motivo per appoggiare questa guerra che fa unicamente gli interessi degli impe-
rialisti, cioè del capitalismo
e delle classi dominanti
borghesi, che per sostenere le loro economie e “spazi vitali” usano le armi per
sottomettere i popoli che si
ribellano al loro dominio e
per depredare le ricchezze,
soprattutto il petrolio e le
materie prime, dei loro paesi.
Attualmente è il Medio
Oriente, in particolare la
Siria, l’Iraq e la Libia, che
fa gola all’imperialismo
americano, europeo e russo. Nonostante essi siano
in contraddizione e in lotta per l’egemonia in quella
regione, ora sono uniti per
combattere lo Stato islamico, che rappresenta il maggiore ostacolo per i loro
piani di dominio nel Me-
dio Oriente.
Gli amanti della pace,
della libertà e dell’autodeterminazione dei popoli, dell’indipendenza e della sovranità dei paesi, non
possono quindi stare dalla
parte degli aggressori imperialisti, ma da quella dello
Stato islamico aggredito. Il
PMLI, nonostante non condivida assolutamente la sua
ideologia, cultura, tattica,
strategia e tutti i suoi metodi di lotta, azioni e obiettivi, non può non appoggiarlo nella sua lotta contro gli
imperialisti. Perché è interesse comune liberare il
mondo dall’imperialismo,
che è la causa delle guerre,
dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, dell’esistenza delle classi, delle ingiu-
stizie sociali, della fame,
della disoccupazione, della disparità territoriale e
dei sessi, del fascismo, del
razzismo, dell’omofobia,
dell’emigrazione. È la barbarie dell’imperialismo che
genera barbarie.
Non esiste un imperialismo buono, quello russo o
cinese, e un imperialismo
cattivo, quello americano o
europeo. Tutti gli imperialismi sono cattivi e nemici
dell’umanità. Lottano tra di
loro per il dominio sul globo anche a costo di scatenare una guerra mondiale. Devono essere fermati.
Il contributo più grande
che il popolo italiano possa
dare a questa lotta antimperialista universale è quello
di opporsi a ogni atto in-
terventista e guerrafondaio del governo imperialista
del nuovo duce Renzi. Esso
è presente in armi in Iraq e
Afghanistan, ed è pronto a
bombardare con i Tornado
e i Droni lo Stato islamico
nel territorio che questo ha
strappato all’Iraq. Aspetta
solo di avere la contropartita a cui tiene tanto, quella
della guida della missione
militare in Libia.
Il popolo italiano deve
rifiutarsi di diventare carne da cannone per l’impe__________
rialismo italiano e, nel caso
in cui l’Italia partecipasse a
una eventuale guerra mondiale imperialista, deve sollevarsi anche in armi, se occorre, per impedirla.
Questo governo è una
iattura per la sua politica
interna ed estera, bisogna
cacciarlo.
L’Ufficio politico
del PMLI
14 novembre 2015,
ore 9,04
L’unica voce esistente in Italia fuori dal coro guerrafondaio contro l’IS è il PMLI. Ecco perché non deve essere
conosciuta dal popolo italiano. È quanto hanno deciso gli
editori e direttori dei media e i loro referenti politici della
destra e della “sinistra” borghese, che hanno totalmente
ignorato il comunicato dell’Ufficio politico del PMLI sui
fatti di Parigi.
No alle misure liberticide “antiterrorismo”
L’allerta 2 rende possibile l’impiego dei corpi speciali delle Forze armate
I sostenitori della guerra imperialista e della repressione che
siedono nel governo Renzi, hanno colto al balzo la palla degli attentati di Parigi per imporre alle
masse popolari italiane una serie di misure di stampo fascista
passate per “antiterrorismo”. La
mattina di sabato 14 novembre, il
Comitato per l’ordine pubblico e
la sicurezza, presieduto da Renzi,
si è riunito al Viminale, alla presenza del ministro Alfano e dei
vertici delle “forze dell’ordine”.
Il risultato della riunione stabilisce che il territorio italiano venga
considerato in stato di “Allerta2”:
la fase che precede la mobilitazione militare prevista per un attacco in corso. In sostanza Renzi
ha imposto agli italiani le prove
generali di guerra.
Il governo ha chiesto ai prefetti di convocare i comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza al
fine di avere in “pochissime ore
un report” di analisi su tutto ciò
che avviene sul territorio italiano al fine di avere un “controllo”
militare capillare del territorio.
Se ne deduce che in questa mobilitazione preguerra tutto ciò che
riguarda riunioni di massa, manifestazioni, appuntamenti politici
e religiosi passerà ancora di più
al vaglio e alla censura nelle forme e nei contenuti.
L’allerta permette l’entrata in
azione dei corpi speciali militari
dei Gis e dei Nocs, “in assetto operativo”, contro chi e che cosa non
viene meglio specificato, che si divideranno le eventuali emergenze con i militari del Col Moschin
(parà) e e Comsubin (incursori).
In particolar modo preoccupa
la militarizzazione della Capitale che, col pretesto di un presunto
attacco al Giubileo cattolico, viene soffocata in una morsa militare che ha precedenti solo nel ventennio mussoliniano. Settecento
militari in più annuncia Alfano
sono già schierati a Roma. Entro
novembre vi saranno trasferiti altri 640 poliziotti, 388 carabinieri e 169 finanzieri, Il prefetto di
Roma in una sorta di ufficio da
super poteri di Polizia “curerà il
raccordo operativo tra le amministrazioni dello Stato interessate
e gli enti territoriali” applicando
sul territorio direttamente le indicazioni del governo non soltanto in merito di Sicurezza, ma entrando con decisioni insindacabili
nei settori di gestione civile come
Sanità, Trasporti e mobilità, Telecomunicazioni, Servizi essenziali e servizi tecnici di urgenza,
Volontariato di protezione civile, Comunicazione, finora gestiti
dalle istituzioni borghesi elettive.
I prefetti, col pretesto dell’Allerta2, diventano un ulteriore
strumento per scardinare le competenze delle istituzioni elettive e
per conseguire la politica di accentramento e rafforzamento del
potere dell’esecutivo, proprio
come al tempo del fascismo.
I prefetti dovranno aggiornare il numero degli “obiettivi sensibili”, il che significa maggiore
militarizzazione delle zone “a rischio”, intensificazione dell’”attività informativa”, incremento
della presenza di militari, polizia
in divisa e in borghese per strada,
aumento delle “zone rosse”, recinzioni ecc.
Non soltanto Roma, ma anche
altre grandi città e piazze da Milano a Torino, Venezia, Napoli subiranno un’ulteriore militarizzazione
con l’assegnazione di altre unità
alle questure di Ancona, Foggia,
Padova e Perugia dove si trovano
importanti luoghi di culto.
La stretta riguarda anche la
mobilità interna e da e per l’estero. Come in tempo di guerra, si
prevede la blindatura delle frontiere. È quasi certo, poi, che verrà autorizzata anche in Italia l’acquisizione dei dati dei passeggeri
del trasporto aereo. Probabilmente entrerà in vigore il Pnr, cioè
il codice di registrazione per chi
prende l’aereo, che fornisce informazioni riservate sui passeggeri, ma i controlli, ha minacciato Alfano, riguarderanno strade,
ferrovie, porti, aeroporti. Si procederà all’identificazione di coloro che viaggiano in treno, sia
attraverso l’analisi dei biglietti
acquistati via internet o con carte di credito, ma anche con la richiesta dei documenti nelle stazioni e sui convogli, sulle navi,
nei porti. In sostanza un progetto
di identificazione e schedatura di
massa dei viaggiatori.
Ma è sulla parte “più debole” e indifesa della società che si
concentra il controllo fascista e
la repressione. Un intero capitolo riguarda le procedure xenofobiche del controllo dello “straniero”, considerato dal governo alla
stregua di un terrorista, di un nemico interno da monitorare.
“Sul tema dell’immigrazione - ammette Alfano - sarebbe
controintuitivo escludere che ci
possano essere delle infiltrazioni. Non abbiamo mai confuso chi
spara, che è un assassino, con chi
prega, che va difeso se non è colluso. Gli islamici italiani devono sapere che il nostro è un grande Paese che riconosce la libertà
di culto che difendiamo. Ma chi
sbaglia viene espulso o arrestato”, ha ribadito Alfano, che suona
come un messaggio minaccioso
aggressivo e minaccioso che pretende, pur dichiarando la discriminante tra chi prega e chi spara, di fare di tutta l’erba un fascio.
Ma nel pensiero di Alfano nella
caccia al nemico già chi prega,
chi esprime un dubbio sul pensiero dominante borghese, chi dice
“NO” alla politica imperialista
italiana ed europea può diventare
un “colluso”.
Si intende ovviamente che se
si cerca il colluso tutti sono potenziali collusi e le moschee italiane saranno sottoposte ad una
vigilanza poliziesca finora mai
vista, che possono arrivare a perquisizioni a tappeto.
L’atteggiamento qui è da bonifica dei luoghi di culto dei musulmani, dove sarebbe ritenuto
maggiore il rischio di proselitismo dell’IS. I provvedimenti per
allontanare dall’Italia i sospetti, attenzione che qui si parla di
semplici “sospetti” non dovranno
più avere una motivazione collegata a un pericolo imminente o
a una minaccia concreta. Le autorità di Polizia possono decidere insindacabilmente di espellere
sulla base di un semplice indizio,
un contatto internet, una parola
detta al telefono un profugo o un
immigrato. E coloro che ancora
sono imbrigliati dall’idea reazionaria di sentirsi tanto più al sicuro quanto più vengono oppressi e
tormentati gli stranieri, specie se
di religione musulmana, dovranno comprendere che la restrizione delle garanzie e dei diritti
sarà un problema generalizzato.
Chiunque sulla base di una parola, di una posizione diversa da
quella del governo, sulla base
dell’espressione di un dubbio
sulla politica estera del governo
Renzi potrà essere preso di mira
dallo Stato fascista in guerra.
Il giro di vite a destra prevede anche la bonifica del rischio di
proselitismo nelle carceri italiane da parte dell’IS. Per questo il
governo ha disposto una intensificazione del monitoraggio e delle norme di vigilanza all’interno
delle prigioni con l’ausilio della
Polizia Penitenziaria. Sulla base
di un censimento della popolazione carceraria sospetta, la polizia verificherà i legami creati, le
uscite di chi è stato liberato dopo
aver scontato la pena, i suoi legami in Italia e nel Paese d’origine. Ci possiamo solo immaginare a quale regime di restrizioni,
a quali soprusi, a quali interrogatori possano essere sottoposti i
carcerati di religione musulmana solo sulla base di semplici sospetti di collusione.
Renzi fa “appello alla responsabilità di tutti noi per come ci
poniamo di fronte a questa nuova sfida che durerà anni”. Significa che misure del genere non
sono temporanee, ma strutturali
un vero e proprio stato di guerra.
Dobbiamo rifiutarle.
I popoli non hanno alcun motivo per appoggiare questa guerra che fa unicamente gli interessi
degli imperialisti, cioè del capitalismo e delle classi dominanti borghesi, che per sostenere le
loro economie e “spazi vitali”
usano le armi per sottomettere i
popoli che si ribellano al loro dominio e per depredare le ricchezze, soprattutto il petrolio e le materie prime, dei loro paesi.
Attualmente è il Medio Orien-
te, in particolare la Siria, l’Iraq e
la Libia, che fa gola all’imperialismo americano, europeo e russo.
Noi ribadiamo, come più volte
abbiamo fatto, che la militarizzazione del Paese non produce sicurezza, ma aumenta l’insicurezza e l’arbitrio. Le masse popolari
italiane non saranno più sicure,
ma solo più oppresse ed esposte a rischi, non soltanto quelli di
un’eventuale guerra e di un attacco terroristico, ma quelli dell’uso
al di fuori di ogni regola ed in regime di straordinarietà di misure
di repressione e controllo.
Le masse popolari italiane
saranno più sicure solo quando verranno eliminate le cause
del conflitto in atto che risiedono nella criminale guerra che la
santa alleanza imperialista, della quale fa parte l’Italia di Renzi, conduce contro lo Stato islamico. Per evitare gli attentati
l’unica strada è quella di cessare la guerra allo Stato islamico.
Dobbiamo rifiutare e rispedire al
mittente la propaganda bellicista
da stato di emergenza, perché la
verità è che quella in cui Renzi
vuole trascinarci legati come salami non è la nostra guerra. Questa è la guerra degli imperialisti
alla quale dobbiamo sottrarci.
Dobbiamo dire “NO”, mille volte “NO” a questo tentativo di
Renzi di farci accettare ideologicamente questa guerra attraverso
il ricatto del terrore. Questo genera solo terrore e barbarie. Lo
stato di Allerta2 va rispedito al
mittente come atto guerrafondaio contro le stesse masse popolari italiane e questo governo che è
una iattura per la sua politica interna ed estera, va cacciato senza
più tergiversare.
N. 43 - 26 novembre 2015
attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 3
Respingere l’appello di Renzi all’unità
imperialista contro lo Stato islamico
Lo accolgono invece i riformisti di SEL-Sinistra italiana, che plaudono al “ruolo dell’Italia nella coalizione anti Daesh”
La guerrafondaia Pinotti: “Bombardare non è un tabù”
“Chiedo a tutte le forze politiche di avere il massimo della
responsabilità. Questo è il tempo in cui bisogna stare uniti”, ha
detto subito dopo gli attentati di
Parigi il presidente del Consiglio Renzi, rivolgendo ai partiti
e al Paese un appello all’unità
intorno al governo nella guerra
al “terrorismo”. Un appello che
ha ufficializzato in maniera istituzionale poche ore dopo nella
riunione da lui convocata a Palazzo Chigi con i capi di tutti i
gruppi parlamentari di Camera
e Senato, alla presenza dei ministri dell’Interno, Angelino Alfano, degli Esteri, Paolo Gentiloni, e della Difesa, Roberta
Pinotti, del direttore dei servizi
segreti, Mussolo, e dei sottosegretari De Vincenti e Minniti.
“Faccio appello alla responsabilità di tutti noi, su come ci
poniamo di fronte a questa
nuova sfida che durerà anni.
L’opinione pubblica è scossa e deve sentire l’Italia unita.
Siamo un Paese forte che ha
sconfitto terrorismo interno e
stragi di mafia. Vinceremo anche questa sfida”, ha detto il
nuovo duce rivolto soprattutto ai rappresentanti dell’opposizione parlamentare. E per
dare più solennità al suo appello patriottardo, ha sottolineato che “compito di chi governa
è quello di dire con chiarezza
agli italiani che non abbiamo
minacce circostanziate ma l’attacco di Parigi è un cambio di
passo della minaccia terroristica in Occidente”. Infine ha annunciato che nella legge di Stabilità saranno stanziate risorse
aggiuntive per la sicurezza, dicendosi aperto anche ad altre
richieste parlamentari.
Al di là di certe distinzioni di tono propagandistico fatte da Lega e Forza Italia, dalle dichiarazioni finali emerge
che nel suo complesso questo vertice, alquanto irrituale e
dallo svolgimento semisegreto, ha accolto favorevolmente
e ha fatto proprio l’appello all’unità di Renzi. Il capogruppo
PD alla Camera, Ettore Rosato, ha parlato infatti di una “riunione propositiva”, aggiungendo che “le preoccupazioni sono
analoghe in tutte le forze politiche. C’è una sensibilità comune”. Sulla stessa lunghezza d’onda, se non addirittura
ancor più esplicito, il giudizio di
Arturo Scotto, rappresentante
del nuovo gruppo parlamentare SEL-SI, formato dal partito
di Vendola e dai transfughi piddini di Sinistra Italiana, che ha
definito “molto utile” l’incontro,
perché, ha spiegato, c’è stata
“una riflessione unitaria tra le
forze politiche: ora è il momento della responsabilità, occorre evitare strumentalizzazioni
come quelle che sono apparse
nel corso delle ultime ore a partire da alcune frasi che sanno
di sciacallaggio”.
Disponibilità ad accogliere
l’appello di Renzi è stata manifestata anche dal Movimento 5
Stelle, che con il suo capogruppo Giorgio Sorial ha chiesto
anzi che “vengano ripristinati
sin da subito i tagli che il governo ha fatto al comparto della sicurezza e alle forze dell’ordine
perché è chiaro che ogni uomo
in divisa deve essere messo in
grado di compiere il proprio lavoro e difendere i cittadini”.
La tattica falsamente
“responsabile” di Renzi
Da parte sua il premier ha
continuato a battere sul tasto
dell’unità nazionale anche dal
G20 in Turchia, rivolgendosi di
nuovo a tutte le forze politiche
“perché non ci siano divisioni
e liti, ci sono valori fondamentali su cui bisogna stare uniti”.
L’unità tra i partiti serve, ha aggiunto con studiato tono drammatico, “ad affrontare una sfida per la quale occorreranno
mesi e anni”, e a questo pro-
sposta della comunità internazionale deve essere frutto di
una strategia, non di una reazione. La reazione ha prodotto disastri come in Libia”; che
“non può esserci una reazione di pancia. La reazione deve
litare più diretto dell’Italia in Siria e Iraq sul tipo della Francia.
Inoltre serve anche ad evitare il
più possibile divisioni all’interno
del PD e con il M5S, proprio nel
momento fra l’altro in cui deve
essere approvato il decreto di
15 novembre 2015. La Repubblica, organo ufficioso del governo Renzi, rilancia la sua linea guerrafondaia e
imperialista
posito ha minacciato il “pugno
duro per chi non rispetta le regole del nostro Paese” .
Allo stesso tempo faceva
sfoggio di “ragionevolezza”,
quasi a volersi distinguere dalla reazione visceralmente bellicosa del presidente francese
Hollande, che in quelle stesse
ore davanti al parlamento riunito a Versailles dichiarava la
“guerra totale” con bombardamenti “spietati” allo Stato islamico (IS), annunciando anche
modifiche alla Costituzione per
ottenere poteri straordinari sullo stato di guerra e interventi
armati all’estero. Ed ecco quindi Renzi dichiarare che “la ri-
essere di cuore e di testa”; che
“bisogna mettere da parte toni
che non servono, non c’è bisogno di divisioni ma di unità”, e
via di questo passo.
Solo una tattica, in realtà, la
sua: che da una parte è funzionale alla sua politica di riconciliazione con la Russia di Putin,
per tirarla ufficialmente dentro la coalizione imperialista
internazionale contro l’IS e far
cessare le sanzioni che penalizzano anche le nostre esportazioni, e dall’altra per tenere al
riparo il nostro Paese, almeno
per la durata del Giubileo, dalle
prevedibili rappresaglie dell’IS
conseguenti ad un impegno mi-
Flebile traccia su web del comunicato
dell’Ufficio politico del PMLI sui fatti di Parigi
Anche questa volta è passata la parola d’ordine dei media della destra
e della “sinistra” borghesi di ignorare la posizione del PMLI
a sostegno dello Stato islamico contro la santa alleanza imperialista.
rifinanziamento di tutte le missioni militari all’estero, che prevede un aumento da 97 a 118
milioni al mese per tutto il 2016.
Anche per questo Renzi ha
voluto evitare una votazione
sulla posizione del governo sui
fatti di Parigi, e ha inviato in parlamento Gentiloni e Alfano solo
per un’”informativa” del governo, a cui sono seguite solo brevi dichiarazioni dei capigruppo,
peraltro tutte sostanzialmente
all’insegna dell’imperante spirito di unità nazionale contro la
“minaccia terroristica”. Se non
di una vergognosa copertura
a sinistra della furbesca tattica renziana, come l’intervento
del rappresentante di SEL-SI
Claudio Fava, che ha auspicato “una strategia complessiva,
una risposta che non sia solo
militare” (sic); e “non per un
pregiudizio etico” verso i bombardamenti, ha voluto precisare, ma perché serve soprattutto “prevenzione”, un lavoro di
“intelligence, e quindi una cooperazione che per adesso non
esiste tra le centrali di intelligence in Europa”.
Le parole e i fatti
Non si deve perciò dare credito alle dichiarazioni “responsabili” del nuovo duce Renzi sulle reazioni da adottare in
risposta agli attentati di Parigi.
Esse servono solo a mascherare tatticamente un allineamento nella sostanza a quelle guerrafondaie e imperialiste
di Hollande, Obama, Cameron
e Putin, e l’unità nazionale pelosa che egli invoca è diretta
a trascinare col massimo consenso possibile il Paese in una
guerra allo Stato islamico, cominciando col capeggiare l’intervento militare in Libia.
Le parole non contano, specie quelle di un bugiardo di pro-
fessione come lui, ma contano
i fatti: e i fatti sono la recente
decisione di mantenere e aumentare il contingente Italiano in Afghanistan sulla semplice richiesta di Obama. Sono il
conseguente sblocco da parte del Pentagono dei micidiali missili per armare due dei
sei droni a disposizione della
nostra aviazione militare (e a
quale scopo se non per missioni di bombardamento già in
preparazione?). Sono il rifinanziamento delle missioni militari per oltre 1,2 miliardi che sta
per essere approvato in questi
giorni. Sono la dichiarazione di
Gentiloni alla Camera, salutata anche dai calorosi applausi di SEL-SI, che nonostante che non partecipi per ora ai
bombardamenti in Siria e Iraq,
“L’Italia in questo contesto fa
la sua parte ed è – e lo dobbiamo dire con orgoglio perché
abbiamo centinaia di nostri militari impegnati in questo lavoro – una parte importante nella
coalizione anti Daesh”.
E i fatti sono anche le dichiarazioni della guerrafondaia Pinotti rilasciate al “Messaggero”, che alla domanda se
l’Italia farà la sua parte anche
bombardando con i Tornado,
ha testualmente risposto: “non
abbiamo deciso. Decideremo
insieme al Parlamento, occorre la condivisione, il coinvolgimento di tutte le forze politiche.
Tutto il paese deve sentirsi unito come in passato negli anni di
piombo, in questa sfida terribile
del terrorismo. Se l’alleanza di
cui facciamo parte decide che
quello è l’elemento più utile per
mettere in sicurezza la popolazione irachena, i bambini, le
donne, i vecchi, e distruggere
i depositi di munizioni, può essere uno strumento. Non è un
tabù e non è detto che in futuro non lo riterremo necessario”.
Occorre perciò che gli autentici antimperialisti e gli
amanti della pace, della libertà e dell’autodeterminazione
dei popoli, dell’indipendenza
e della sovranità dei paesi, respingano al mittente l’appello
del nuovo duce Renzi all’unità
contro lo Stato islamico, se non
vogliono fare il gioco dell’imperialismo e permettere che l’Italia sia trascinata in una guerra
sciagurata che esporrebbe il
nostro popolo alle inevitabili ritorsioni dei combattenti islamici
antimperialisti.
Devono resistere all’asfissiante propaganda bellicista e
antislamica che sta sommergendo il Paese, e ragionando
con la propria testa comprendere, come spiega il comunicato stampa dell’Ufficio politico
del PMLI sugli attacchi terroristici a Parigi, che “è la barbarie dell’imperialismo che genera barbarie”, e che il contributo
più grande che il popolo italiano possa dare alla lotta universale contro l’imperialismo e la
barbarie è quello di opporsi ad
ogni atto interventista e guerrafondaio del governo imperialista del nuovo duce Renzi.
4 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo
N. 43 - 26 novembre 2015
Gli attentati terroristici a Parigi E
LE CAUSE CHE LI HANNO GENERATI
Hollande chiede la solidarietà imperialista della Ue che gliela concede
“Non dimenticheranno questo giorno, come gli americani
l’11 settembre. La Francia manda i suoi aerei ogni giorno in Siria, bombardando bambini e
anziani, oggi beve dallo stesso
calice”, affermava il canale Dabiq France, la rivista francese
dello Stato islamico, assumendo
la paternità degli attentati terroristici compiuti attorno alle 21,30
del 13 novembre da un gruppo
armato in diversi punti di Parigi. Le ragioni dell’attacco erano successivamente spiegate dal comunicato ufficiale dello
Stato islamico dove si affermava che la Francia era soprattutto responsabile di “avere colpito
i musulmani nella terra del Califfato con i loro aerei da guerra”.
Almeno tre gruppi di militanti
dello Stato islamico armati di mitra e di una cintura di esplosivo
attaccavano lo Stade de France dove era in corso l’incontro di
calcio tra la Francia e la Germania a cui assisteva il presidente
Hollande, il teatro Bataclan dove
era in corso un concerto e diversi bar nei quartieri circostanti. Il
locale Bataclan, che appartiene
a proprietari ebrei e ospita conferenze e manifestazioni di organizzazioni ebraiche, era già finito nel mirino del gruppo Jaish
al-Islam, nel febbraio 2011. Il bilancio degli attacchi terroristici è
di 129 morti e di oltre 350 feriti,
tra i quali una novantina in gravi
condizioni.
È del tutto evidente che questi attentati sono la diretta conseguenza della criminale guerra
che la santa alleanza imperialista, della quale fa parte la Francia di Hollande, conduce contro
lo Stato islamico, come afferma
il comunicato dell’Ufficio politico
del PMLI. Che mette in eviden-
Qui e sotto recenti immagini dei bombardamenti su Raqqa
za come “è la barbarie dell’imperialismo che genera barbarie” e che come dopo gli attacchi
dell’11 gennaio sempre a Parigi
ripete che per evitare questi attacchi “l’unica strada è quella di
cessare la guerra allo Stato islamico”. Allora Hollande decise di
continuare la guerra all’Is, il 16
novembre al Parlamento riunito in seduta Comune a Versailles ha affermato che “la Francia
è in guerra” e metteva in moto la
rappresaglia a colpi di raid aerei,
dalle basi in Giordania e Emirati
arabi, inviava la portaerei Charles De Gaulle nel Mediterraneo
orientale per accrescere la po-
tenza di fuoco. Con l’obiettivo
di “distruggere i terroristi, senza
pietà” chiamava alla guerra anche gli altri paesi dell’Unione europea (Ue) attivando l’articolo 42
del Trattato di Lisbona che prevede l’aiuto degli Stati membri
al partner aggredito. “La Francia
ha chiesto aiuto e l’Europa unita
risponde sì”, rispondeva a tambur battente l’alto rappresentante per gli Affari Esteri, l’italiana
Federica Mogherini, annunciando il sostegno “unanime” del
Consiglio Difesa all’attivazione
della clausola di difesa collettiva
prevista dall’art. 42. La direzione
opposta a quella da prendere.
Hollande trovava appoggio
dai colleghi imperialisti riuniti nel
vertice del G20 di Antalya in Turchia del 15 novembre cui non
poteva partecipare. Oltre a mettere al centro la “guerra al terrorismo” al vertice Obama e Putin
provavano a chiudere la questione della crisi siriana riguardo il futuro del regime di Assad
che finora li vedeva su fronti opposti; il 14 novembre nel secondo incontro a Vienna i negoziatori avevano messo a punto un
piano che va dalla necessità di
un immediato cessate il fuoco a
quella di una transizione politica che parta da una mediazione
dell’Onu tra il regime di Damasco e i rappresentanti dell’opposizione, con Assad che tra due
mesi potrebbe lasciare. Se l’intesa va avanti Usa e Russia potranno guidare in piena sintonia la santa alleanza contro lo
Stato islamico. Per difendere la
“nostra civiltà” contro “i barbari”,
come è dipinto il confronto con
lo Stato islamico per conquistare
il cosenso dei popoli a una guerra che altro non è che la continuazione dell’aggressione imperialista ai paesi della regione.
I governanti imperialisti hanno la necessità di tenere ben nascoste le cause che hanno generato gli attentati terroristici a
Parigi, maturate nelle condizioni di crisi generate dalle aggressioni militari imperialiste nella regione che da decenni come nel
caso del popolo iracheno hanno
imposto la “nostra civiltà” a colpi
di bombe.
Lo mette in evidenza il giudizio di Emergency che, commentando i fatti di Parigi su Facebook, afferma che “vediamo
accadere in Europa quello che
da anni accade in Afghanistan,
in Iraq, in Siria: le nostre scelte di guerra ci stanno presentando il conto di anni di violenza
e di distruzione”. Fra le rarissime voci che non partecipano
alla crociata contro lo Stato islamico registriamo anche quella
dell’oncologo Umberto Veronesi
che si dichiarava “contrario all’idea di fare guerra all’Is perché
violenza chiama violenza” e aggiungeva che “l’Is va ascoltato,
le sue ragioni vanno comprese,
perché come altre minoranze in
Europa e nel mondo chiede una
‘patria’”.
Testo integrale del comunicato dello Stato islamico
“Abbiamo bersagliato Parigi perché ha colpito i musulmani
nella terra del Califfato con i loro aerei da guerra”
Qui di seguito pubblichiamo il testo integrale del comunicato
ufficiale dello Stato islamico sugli attentati terroristici a Parigi.
Nessun mezzo di informazione della destra e della “sinistra”
borghese l’ha fatto. Una riprova che l’oggettività, l’obiettività e il
diritto di conoscenza borghese sono pura favola. Del suddetto
comunicato hanno riportato solo delle parole che fanno comodo ai loro padroni e alla politica imperialista dei loro governanti.
Questa nostra iniziativa darà modo ai lettori de “Il Bolscevico” di conoscere finalmente qual è la vera motivazione dell’intervento armato dello Stato islamico a Parigi.
Ovviamente noi consideriamo un errore grave considerare
crociati le vittime incolpevoli e innocenti di tale intervento armato. I veri crociati sono i governanti imperialisti francesi con alla
testa Hollande che hanno bombardato barbaramente persino
la capitale dello Stato islamico.
È inutile aggiungere che non possiamo nemmeno condividere gli inneggiamenti religiosi, ma ciò è assolutamente secondario, quello che conta, in questi casi, è l’unità antimperialista.
Il comunicato in inglese è stato ripreso dal sito www.ibtimes.
com
Nel nome del compassionevole Allah – Allah l’Altissimo disse: “e loro credevano
che le loro fortezze li avrebbero difesi contro Allah. Ma Allah li raggiunse da dove non se
Lo aspettavano e gettò il terrore nei loro cuori: demolirono le
loro case con le loro mani e con
il concorso delle mani dei credenti” (capitolo 59, versetto 2). I
soldati del califfato, possa Allah
dare loro forza e vittoria, hanno
bersagliato la capitale dell’abominio e della perversione, quella che porta la bandiera della
croce in Europa: Parigi.
Un gruppo separato dalla
vita quaggiù è avanzato verso
il nemico, ricercando la morte
sulla via di Allah, difendendo
la loro religione e il loro Profeta e con la volontà di umiliare i
loro nemici. Hanno tenuto fede
ad Allah e noi li consideriamo
come tali. Allah ha conquistato
con la Sua stessa mano ed ha
instillato il terrore nei cuori dei
crociati all’interno dei loro stessi territori.
Otto fratelli con cinture
esplosive e armi d’assalto hanno colpito zone scelte meticolosamente nel cuore della capitale francese. Lo stadio francese,
durante una partita di due Stati crociati Francia e Germania
alla presenza dell’imbecille di
Francia Francois Hollande, il
Bataclan dove centinaia di idolatri stavano partecipando ad
una festa di perversione, oltre
ad altri bersagli nel 10°, 11° e
18° arrondissement – tutti simultaneamente. La terra di Parigi ha tremato sotto i loro piedi
e le sue strade sono divenute
troppo strette per loro. Il risultato di questo attacco è un minimo di 200 crociati uccisi e ancora più feriti. La lode e l’onore
appartengono ad Allah.
Allah ha aiutato i Suoi fratelli e gli ha dato ciò che speravano. Essi hanno attivato le
loro cinture esplosive nel mezzo di questi infedeli dopo avere esaurito le munizioni. Allah
li accetterà fra i martiri e permetterà loro di accoglierLo. La
Francia e coloro che seguono la sua strada devono sapere che resteranno i principali
bersagli dello Stato Islamico e
continueranno a sentire l’odore della morte per avere condotto questa crociata, per avere insultato il nostro profeta,
per sostenere la lotta all’islam
in Francia e per avere colpito i
musulmani nella terra del Califfato con i loro aerei da guerra,
e che non hanno ottenuto nulla nelle maleodoranti strade di
Parigi. Questo attacco è solo
l’inizio della tempesta e un avvertimento per coloro che vogliono imparare dai loro errori.
Dove è impegnato l’esercito francese
La Francia è lo Stato dell’Europa con il più alto numero di militari
(20.000) impegnati nelle guerre fuori confine:
Afghanistan contro i talibani;
Iraq contro i takfiri (1000 soldati che saliranno a 4000);
In Africa:
Sahel (Opération Barkhane (3500 soldati) che ha sostituito
l’Opération Serval in Mali (2800 soldati);
Niger Base di Madama 200 militari controllano il passo di Salvador (convergenza di passi e confini di Niger, Libia e Algeria)
Ciad (Opération Epervier, 950 soldati);
Centroafrica (Opération Sangaris, 1200 soldati + Opération Boali, 410 soldati);
Golfo di Aden (Opération Atalante 200 soldati);
Costa d’Avorio (Opération Licorne, 450 soldati);
Basi permanenti: in Niger Forte Saganne, in Gabon (922 soldati),
in Senegal (343 soldati), in Gibuti (1975 soldati), nelle isole dell’Oceano Indiano Mayotte e La Réunion (1277 soldati).
N. 43 - 26 novembre 2015
attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 5
Barbarie imperialista
La Francia bombarda la capitale
dello Stato islamico
I caccia di Hollande guidati dall’intelligence di Obama
Il presidente Francois Hollande aveva annunciato che sarebbe
stata “spietata” la vendetta della
Francia per gli attentati del 13 novembre, “decisi e pianificati in Siria, organizzati in Belgio e condotti sul nostro territorio con complici
francesi”. E così è stato.
Il 14 novembre almeno 30
raid aerei hanno colpito la città
di Raqqa, la capitale dello Stato
islamico (Is). Secondo il ministero
della Difesa francese sarebbero
stati colpiti depositi di munizioni,
centri di comando, di addestramento e reclutamento.
“I raid - spiegava una nota
della Difesa francese - sono stati condotti con 10 caccia partiti simultaneamente dagli Emirati arabi e dalla Giordania. Parigi
sottolineava che l’operazione era
stata pianificata contro obiettivi
“identificati in precedenza” dalle
missioni di ricognizione condotte
dall’aeronautica militare francese e che il blitz era “stato condotto in coordinamento con le forze
americane”; l’intelligence di Obama avrebbe contribuito a guidare
i caccia sugli obiettivi.
Anche se un comunicato
dell’Is, citato dalla Bbc, affermava che i raid della Francia avevano colpito “luoghi deserti” e non
avevano causato nessuna vittima, solo l’erogazione dell’energia
elettrica era saltata in molte zone
della città, nulla toglie alla rabbiosa e barbara reazione dell’imperialismo francese. Che continuava
nei giorni successivi appoggiato
da quello americano che partecipava in prima persona ai raid aerei; la mattina del 16 novembre i
caccia Usa distruggevano nella zona dei giacimenti petroliferi
di Dei al-Zour, nell’est della Siria
presso il confine con l’Iraq, più di
100 camion cisterna che i militanti dello Stato Islamico utilizzavano
per il trasporto del greggio.
Obiettivo del raid sarebbe
stato quello di colpire una delle
principali fonti di finanziamento
dell’Is, che dalla vendita del petrolio estratto nei territori sotto il
suo controllo ricaverebbe ogni
giorno 1,5 milioni di dollari. Uno
dei bersagli indicati nel comunicato del G20 che si era svolto il
giorno precedente a Antalya in
Turchia.
Hollande non voleva essere
da meno del collega imperialista
Obama e per intensificare l’attacco militare all’Is disponeva l’invio
della portaerei Charles De Gaulle
nel Mediterraneo orientale per aumentare il numero dei cacciabombardieri disponibili per i raid presenti e futuri.
Uno dei bombardieri francesi decollati per colpire Raqqa, la capitale dello Stato Islamico
Con atteggiamento imperiale e un’atmosfera iper-nazionalista e militarista
Hollande: la Francia è in guerra.
Distruggeremo l’Is. L’Ue intervenga con noi
Il presidente della Repubblica francese chiede al parlamento di estendere per 3 mesi lo stato d’emergenza e di
modificare la Costituzione per dare maggior potere al capo dello Stato. Sarà tolta la cittadinanza ai condannati
per terrorismo e saranno espulsi gli stranieri ritenuti pericolosi per la sicurezza
La barbarie dell’imperialismo
non genera altro che barbarie,
come gridano i 129 innocenti che
hanno tragicamente perso la vita
nella strage di Parigi. Ma Francois Hollande, gonfiando il petto
e sguainando la spada già grondante di sangue della crociata
contro l’IS, ha dichiarato che “non
ci sarà nessuna tregua e nessuna sosta”.
Una vera e propria messa in
scena in pieno stile nazionalista
e militarista preparata nei minimi
particolari, dall’ingresso in pompa magna del capo dello Stato
attraverso un corridoio di guardie
d’onore con atteggiamento imperiale, al canto corale della Marsigliese in chiusura, ha fatto da
sfondo alla seduta straordinaria
delle due camere del parlamento
francese, l’Assemblea nazionale
e il Senato, convocate a Versailles lunedì 16 novembre per ascoltare il discorso di Hollande all’indomani degli attacchi di Parigi.
Un discorso che non poteva
essere più bellicoso, guerrafondaio e imperialista e che si svolgeva proprio mentre gli aerei da
guerra francesi sganciavano una
pioggia di bombe su Raqqa, rischiando una nuova strage di civili nella popolata capitale dell’IS.
Appena un assaggio di ciò che la
Francia si prepara a fare: il presidente della Repubblica ha dichiarato che essa “intensificherà le sue operazioni in Siria” e da
giovedì 19 novembre la portaerei
“Charles De Gaulle” salperà verso il Mediterraneo orientale per
“triplicare le nostre capacità d’azione”.
Nascondendo le mani imbrattate di sangue arabo, Hollande
ha rovesciato le responsabilità
e giocato la parte dell’aggredito,
Versailles, 16 novembre 2015. La messa in scena in pieno stile imperiale, nazionalista e militarista preparata dal guerrafondaio
Hollande al suo ingresso davanti alle camere riunite
definendo gli attacchi di venerdì scorso “un’aggressione contro
il nostro Paese, contro i suoi valori, contro la sua gioventù, contro il suo modo di vivere”. Solo
ora che la sanguinosa barbarie
che gli imperialisti hanno inflitto
ai popoli arabi e islamici è stata
portata da questi ultimi fin dentro
i Paesi imperialisti stessi, il presidente francese ha tuonato che “la
Francia è in guerra”. Eppure è dal
2001 che essa è in testa a tutte
le aggressioni imperialiste contro
l’Afghanistan, l’Iraq, la Libia e la
Siria e nella guerra contro la resistenza dei popoli di questi Paesi,
per non parlare delle sue ingeren-
ze militari in tanti altri Stati africani di cui reclama la paternità nel
nome degli ex interessi coloniali.
Non è quindi vero, come ha detto
Hollande bagnandosi di lacrime di
coccodrillo, che l’IS “ci combatte
perché la Francia è un Paese di
libertà, perché siamo la patria dei
diritti dell’uomo”, ma piuttosto perché da quindici anni è un Paese
aggressore.
Per distruggere lo Stato Islamico, Hollande ha chiesto una
“grande e unica coalizione” (leggi santa alleanza imperialista),
comprendente anche la Russia.
E ha persino riconosciuto di fatto che l’IS non è semplicemen-
te un gruppo terroristico ma uno
Stato vero e proprio, un’ammissione che gli è tornata utile per invocare l’articolo 42-7 del trattato
dell’Unione europea secondo cui,
se uno Stato membro è aggredito, tutti gli altri devono contribuire
alla sua difesa. Su questo gli ha
risposto affermativamente la rappresentante esteri dell’UE, Mogherini, il giorno successivo, vincolando tutta l’Unione a seguire
la Francia nella sua avventura imperialista.
Hollande non si è lasciato
sfuggire la ghiotta occasione per
chiedere, fra gli applausi del parlamento, l’estensione dello sta-
to d’emergenza per altri tre mesi.
Ma non solo: secondo una modifica della Costituzione chiesta dal
presidente, lo stato d’emergenza
sarà equiparato allo stato d’assedio, dando quindi al capo dello
Stato poteri militari speciali come
in caso di guerra. Intanto Hollande ha promesso fumosamente
che “le condanne saranno inasprite”, che “i magistrati devono
avere più ampio accesso ai metodi d’indagine più all’avanguardia”
(sottinteso: violando la privacy e
le libertà democratiche borghesi),
quindi ha annunciato 5mila posti
in più nella gendarmeria e nella polizia, 2mila e 500 nella giu-
stizia e nessun taglio alla spesa
militare, perché “considero che il
patto di sicurezza del Paese debba prevalere sul patto di stabilità”.
Quando si tratta di lavoro, scuola, diritti e stipendi dei lavoratori
non si sgarra e si sforbicia senza
pietà nel nome dell’austerity, ma
quando c’è da foraggiare l’industria bellica e l’apparato repressivo non si bada a spese.
Contestualmente,
Hollande
ha annunciato che sarà tolta la
cittadinanza a chi “rappresenta
un rischio dal punto di vista terroristico” e saranno presi provvedimenti per “poter espellere
rapidamente gli stranieri che rappresentano una minaccia di particolare gravità per l’ordine pubblico e la sicurezza”. Termini molto
fumosi che rischiano di essere
usati anche contro semplici sospettati e innocenti, specie ora
che la Francia si prepara a blindare le frontiere, perché Hollande
ha sì ribadito a parole l’impegno
all’accoglienza dei profughi, ma
ha poi annunciato una “protezione effettiva delle frontiere esterne” contro chi non avrebbe diritto
all’asilo. Non stupisce che l’opposizione di “centro-destra” guidata da Nicolas Sarkozy e persino
il Fronte nazionale nazifascista
di Marine Le Pen abbiano subito
accolto l’appello all’unità nazionale lanciato dal presidente “socialista” francese.
Questa guerra è un crimine orribile di cui i guerrafondai imperialisti sono consapevolmente responsabili. Se non verrà fermata,
non porterà che altra barbarie, altri lutti e altra distruzione per i popoli arabi che compongono l’IS,
che a loro volta porteranno barbarie, lutti e distruzione ai popoli
europei.
6 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo
N. 43 - 26 novembre 2015
Da Obama a Hollande, a Putin e Renzi
Unanime la voce dei governanti
imperialisti contro lo Stato islamico
Compresa la voce del papa
“Quello che è accaduto a
Parigi e Saint Denis vicino allo
stadio è un atto di guerra e di
fronte alla guerra il Paese deve
prendere le decisioni adeguate” dichiarava il presidente francese François Hollande nel discorso alla nazione la sera
del 13 novembre. “È un atto di
guerra commesso da un esercito terroristico, Daesh (lo Stato islamico, ndr), contro i valori
che difendiamo e che sono nostri: quelli di un Paese libero. È
un atto di guerra premeditato”,
affermava Hollande chiamando a raccolta gli altri governanti imperialisti contro lo Stato
islamico. Intanto l’imperialismo
francese, che avrebbe voluto
bombardare la Siria di Assad
già due anni fa, trovava il pretesto per finalmente intervenire militarmente nell’ex colonia
mediorientale. Questa volta il
nemico riconosciuto da tutti è
il “terrorismo”, ossia il Daesh.
E intanto Hollande invocava la
clausola 42.7 del Trattato UE
per pretendere la piena e incondizionata solidarietà imperialista dei paesi membri.
“Siamo vicini ai francesi nella lotta al terrorismo” rispondeva Barack Obama dalla Casa
Bianca. “Quelli che pensano di
poter terrorizzare i francesi o i
valori che condividono, sbagliano”, aggiungeva il presidente
americano sottolineando che
“gli attentati in corso a Parigi
sono un attacco non solo con-
tro il popolo francese ma contro tutta l’umanità e i nostri valori universali. I valori di ‘liberté,
egalité e fraternité’ non sono
solo condivisi dal popolo francese, ma anche da noi”. “Faremo del nostro meglio” per
aiutare la Francia, affermava
Obama preannunciando la collaborazione militare con Parigi per colpire lo Stato islamico.
“L’Is è il volto del male. Dobbiamo distruggerlo”, aggiungeva
Obama nella conferenza stampa al termine del vertice del
G20 in Turchia.
La cancelliera tedesca Angela Merkel garantiva alla
Francia che “combatteremo insieme la battaglia contro coloro
che vi hanno fatto quel che non
si può concepire”, così come il
premier russo Dmitri Medvedev
sottolineava come “la tragedia
a Parigi spinge noi tutti a unirci
nel combattere l’estremismo e
dare una risposta ferma e decisa agli attacchi terroristici”. Lo
zar Vladimir Putin, che già in
Siria fa la sua parte contro l’Is,
sollecitava “la comunità internazionale a creare una autentica unità per far fronte al male
del terrorismo”.
Da Palazzo Chigi, il primo
ministro italiano Matteo Renzi
dichiarava che “l’Italia piange
le vittime di Parigi e si unisce al
dolore dei fratelli francesi. L’Europa colpita al cuore saprà reagire alla barbarie”, indicando
che la reazione doveva essere
Obama e Putin concordano l’intervento armato contro lo Stato Islamico ad Antalya, in Turchia durante il G20
di tutta l’Europa in sintonia con
Usa e Russia. E infatti al G20,
al termine del colloquio bilaterale con Putin, ripeteva che
“abbiamo bisogno di mostrare l’unità. E prima di tutto, questa unità, deve essere mostrata
nella lotta contro il terrorismo”.
Al coro della santa alleanza
imperialista non poteva mancare la voce degli imperialisti
sionisti di Tel Aviv, “Israele è al
fianco del presidente Francois
Hollande e il popolo francese
nella guerra comune contro il
terrorismo” affermava il primo
ministro Benjamin Netanyahu,
che definisce terrorismo anche
la resistenza palestinese all’occupazione.
Non è mancata questa volta anche la voce del Papa.
La Santa Sede con una nota
del portavoce padre Federico
Lombardi il 13 novembre affermava che “in Vaticano stiamo seguendo le terribili notizie
da Parigi. Si tratta di un attacco
alla pace di tutta l’umanità che
richiede una reazione decisa e
solidale da parte di tutti noi per
contrastare il dilagare dell’odio
omicida in tutte le sue forme”.
I maggiori paesi imperialisti
occidentali si ritrovavano il 15
novembre a Antalya in Turchia
per il vertice del G20 che metteva al centro dei lavori la “lotta al
terrorismo” indicata nel comunicato finale come “una priorità
per tutti i paesi” e si ribadiva tra
l’altro “la volontà di collaborare
per risolvere i problemi e prevenire e sopprimere qualsiasi atto
di terrore attraverso una colla-
borazione internazionale e una
solidarietà basata su tutti i livelli”. Tanto per avere una idea
di cosa si parla il consigliere di
Barack Obama per la sicurezza
nazionale Ben Rhodes faceva
sapere che “gli Usa stanno lavorando con Parigi per intensificare i raid aerei contro l’Isis in
Siria e Iraq”.
Durante il vertice Obama
aveva un incontro bilaterale
con Putin per un ulteriore allargamento della santa alleanza
imperialista anti IS.
Via libera degli Usa a una richiesta di Berlusconi di quattro anni fa
Renzi arma due droni per renderli “combattivi”
Anche Renzi, come Obama,
avrà i suoi droni armati di bombe “intelligenti” per supportare
la sua politica interventista nel
Mediterraneo e in Nord Africa
fulminando dall’alto tutti i “terroristi” che vuole. Lo ha svelato
una recente notizia dell’agenzia Reuters, dopo averne avuto
conferma da funzionari americani: dopo quattro anni dalla richiesta fatta dall’allora governo
Berlusconi, e previo pagamento di 129,6 milioni di dollari, il
governo americano ha concesso a quello italiano di armare
di tutto punto due dei sei droni
“Reaper” di cui dispone, e utilizzati finora solo per missioni di
ricognizione.
Il Pentagono ha informato
infatti il Congresso che non vi
sono più ostacoli alla vendita di
missili e bombe a guida laser
all’Italia per armare i suoi droni, un “privilegio” concesso finora solo alla Gran Bretagna,
unico Paese con cui gli Usa si
fidavano di condividere la loro
tecnologia in quanto loro alleato storico. E così, non appena
arriverà il voto quasi certamente favorevole del Congresso,
la Defense Security Cooperation Agency è pronta a vendere all’Italia un bel “pacchetto”
contenente 156 missili Helfire
II, 30 bombe a guida laser Gbu12, 30 bombe a guida satellitare avanzate Gbu-49 e 30 bombe Gbu-54.
Come mai proprio ora, dopo
aver nicchiato quattro anni, gli
imperialisti americani si sono
decisi a dare via libera alla richiesta italiana? Alcuni esperti dicono che la General Atomics che produce i droni MQ-9
“Reaper” (falciatrice, ndr) venduti anche all’Italia utilizzano
una tecnologia ormai superata,
che presto verrà abbandonata
in favore di una molto più efficace e avanzata. Cosicché ormai il governo americano non
rischierebbe nulla a condividerla, mentre d’altra parte fa comodo all’industria bellica americana continuare a produrre
e vendere armamenti obsoleti: come sta avvenendo con gli
F-35, insomma, che l’Italia ha
cominciato ad acquistare ora a
prezzi astronomici, e che sono
già tecnologicamente vecchi,
oltreché pieni di difetti.
Resta la sostanza politica,
però, che l’Italia è l’unico altro
Paese, oltre alla Gran Bretagna, ad aver avuto questo “pri-
vilegio”. Alla Turchia, per esempio, altro importante alleato
storico e membro della Nato
che aveva presentato analoga
richiesta, non è stato ancora
concesso. Sembrerebbe quindi che per Obama e il Pentagono l’Italia di Renzi sia ritenuta un alleato più affidabile della
Turchia di Erdogan, e probabilmente a fare la differenza è
stata la recente decisione del
presidente del Consiglio, su richiesta esplicita di Obama, di
prolungare praticamente senza scadenza la permanenza
del contingente militare italiano
in Afghanstan. Lo sblocco della
fornitura necessaria ad armare
i due droni italiani sarebbe insomma una contropartita alla
sollecita risposta di Renzi, nel
quadro di una rafforzata alleanza imperialista tra Washington e Roma che non è mai stata
così stretta dai tempi di Berlusconi e Bush.
Il nuovo duce avrà così i suoi
droni “combattivi” per dare più
muscoli alla sua politica guerrafondaia e interventista verso il
Mediterraneo e il Nord Africa, e
in particolare per bombardare,
ufficialmente, i “barconi” degli
scafisti, ma in realtà i combattenti islamici, nel quadro dell’intervento militare che è pronto a
scatenare in territorio libico non
appena ne avrà il pretesto legale internazionale. E nello stesso
tempo i droni armati gli possono tornare utili anche per supportare i nuovi compiti offensivi
e di combattimento sul campo
che le truppe italiane rimaste in
Afghanistan devono svolgere,
ora che il contingente spagnolo
che le affiancava è stato ritirato.
N. 43 - 26 novembre 2015
attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 7
Tutto il Partito appoggia la linea
antimperialista sulla Stato Islamico e
il Comunicato dell’UP sui fatti di Parigi
Pubblichiamo come esemplificativi di tutti quelli ricevuti da Istanze del Partito alcuni
messaggi di appoggio unanime al comunicato dell’Ufficio politico sui fatti di Parigi e
alla linea antimperialista del
PMLI sullo Stato islamico. Il
primo intervento è la risoluzione della Cellula fiorentina
sulla 5ª Sessione plenaria del
CC del PMLI redatta 2 giorni
prima degli attentati nella capitale francese.
Cellula “Nerina ‘Lucia’
Paoletti” di Firenze
La Cellula “Nerina ‘Lucia’
Paoletti” di Firenze del PMLI
dopo aver studiato ed esaminato il saluto del compagno
Segretario generale del PMLI,
Giovanni Scuderi, e il rapporto del compagno Erne alla 5ª
Sessione plenaria del 5° CC
del PMLI, esprime il proprio
pieno appoggio alla linea politica emersa.
Una Sessione plenaria sulla politica estera unica nel suo
genere nella storia del PMLI.
Ringrazia, inoltre i compagni per il mirabile contributo
dato allo sviluppo e al radicamento del Partito e alla causa
del proletariato nazionale e internazionale.
Ringraziamo il compagno
Scuderi per la sintesi chiara ed
efficace del suo saluto che delinea un Partito sano, vitale ed
in pieno sviluppo su fronti di lavoro determinanti e strategici
come quello sindacale, studentesco ed ecologico, curati da
compagni validi e politicamente preparati.
Emerge, inoltre, con chiarezza la posizione antimperialista del Partito e le motivazioni per cui appoggiamo lo Stato
islamico in contrapposizione
alla santa alleanza imperialista, di cui fa parte anche l’Italia
del nuovo duce Renzi, nata per
combatterlo e distruggerlo.
In ultima analisi siamo assolutamente concordi e ci impegnamo a mettere in pratica e
rispettare l’indicazione del Segretario generale Scuderi di
curare la vita interna del Partito a tutti i livelli. “Chiarirci prima
all’interno per poterci chiarire
all’esterno, per portare al proletariato, alle masse e alle nuove
generazioni messaggi proletari
rivoluzionari e marxisti-leninisti
chiari e convincenti”
Ringraziamo il compagno
Erne che con il Rapporto dà un
quadro preciso e chiaro dell’attuale situazione internazionale
sulle lotte dei popoli oppressi
dagli Stati imperialisti, in particolare nella zona nordafricana
e mediorientale, evidenziando
il carattere della contraddizione
principale tra paesi imperialisti
e popoli e stati arabi e islamici.
Un’analisi approfondita che
mette l’accento su temi importanti come le divisioni esistenti
nel mondo islamico, le contraddizioni presenti tra paesi imperialisti, le responsabilità degli
stessi nei confronti dei paesi
più poveri e il ruolo antimperialista del PMLI.
Condanniamo con forza la
campagna mediatica contro il
nostro Partito tesa a confondere le masse e schierarle in
chiave anti-PMLI.
Esprimiamo fraterna solidarietà al compagno Scuderi e ai
compagni romani e napoletani
per le minacce, le provocazioni
e le aggressioni subite.
Ci impegnamo fin da subito
ad alzare la vigilanza rivoluzionaria e a propagandare e diffondere, con le dovute forme,
la posizione antimperialista del
Partito tra le masse popolari,
gli operai e gli studenti cominciando dai simpatizzanti attivi
ed amici.
Siamo convinti che, come
già successo in passato, la storia ci darà ragione.
Organizzazione di Savona
del PMLI
Un militante, un vero marxista-leninista non può che
condannare l’atto terroristico
e con la mente rivolgersi alle
innocenti vittime e parenti degli stessi, ma è compito chi ha
propri gli insegnamenti nei maestri nell’ora calda del cordoglio e delle domande porre la
mente sul significato degli attentati.
In una situazione tesa in cui
le forze capitalistiche spingono
verso la recrudescenza della
guerra in Medio-oriente il subire un attentato non fa altro che
permettere agli Stati membri
della cosiddetta coalizione di
innalzare il livello dello scontro
e di sentirsi parte lesa e quindi
accentuare la spirale di guerra
e violenza.
Un marxista-leninista urla il
suo basta a tale mentalità e sistema di politica.
L’imperialismo si sente sempre parte lesa a prescindere da
cosa accada. Esso non può più
continuare a perseguire una
guerra per esportare con la forza i suoi principi economici e
sociali in tutti i paesi del globo.
L’odio genera odio e l’artefice di tale odio è la cricca capitalistico-borghese occidentale
(USA, Gran Bretagna, Francia
e Germania in testa). E’ inutile
chiedersi il perché di tali attentati. Appare chiaro come sia un
allentamento dei sistemi d’intelligence mirato al poter avere
il pretesto per inviare più truppe nei paesi in fiamme; sottrarre, quindi, risorse al sociale
negli stessi paesi e con future
nuove leggi perseguitare le minoranze e il proletariato.
Compagni, uniamoci sotto la bandiera rossa del PMLI,
facciamo sentire la voce di chi
ha la mente libera e pronta a
denunciare la propaganda capitalistica guerrafondaia e colonialista dell’occidente.
Organizzazione di
Taurianova del PMLI
L’Organizzazione di Taurianova (Reggio Calabria) del
PMLI vuole esprimere tutto il
sostegno alla linea politica internazionale del Partito a sostegno antimperialista dello
Stato Islamico (IS). Noi siamo
rimasti contenti di come il Partito ha ribadito il suo appoggio
all’IS, in un momento come
questo, alla luce dell’attacco
terroristico avvenuto nella capitale francese il 13 novembre
scorso, che ha di fatto avvalorato ancora di più l’analisi del
PMLI sull’attuale situazione
internazionale, e specialmente, sull’imperialismo selvaggio
che infuria in Siria.
Il nostro amato Partito è l’unico ad aver capito la situazione siriana, sostenendo un movimento bollato da tutti i falsi
comunisti e i complottisti come
un’organizzazione creata dagli
stessi imperialisti come mezzo per potersi espandere in Siria. Ma questi non sanno che
le vere organizzazioni finanziate dagli imperialisti sono gli
altri gruppi che combattono
contro Assad, e guarda caso,
quest’ultime combattono contro l’IS!
Noi seguiremo la stessa linea adottata dopo gli attentati dell’11 settembre 2001: non
partecipare a nessun intervento militare in Oriente. Noi,
appoggiamo i gruppi islamici antimperialisti, non ne condividiamo l’ideologia, cultura e
metodo di lotta, ma la causa
sì. Parafrasando il compagno
Scuderi dopo gli attentati del
13 novembre, Renzi ci pensi
sette volte prima di intrapren-
dere un’azione militare in Siria.
Morte all’imperialismo! Viva
l’antimperialismo!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
Organizzazione di Rufina
(Firenze) del PMLI
Care compagne e cari compagni,
abbiamo trovato ottimo il comunicato e, siamo certi, la sua
prontezza, la sua forma ed i
suoi contenuti, non potranno
fare altro che chiarire meglio a
tutti la questione.
Saluti marxisti-leninisti.
Organizzazione isola di
Ischia del PMLI
Cari compagni,
l’Organizzazione isola d’Ischia (Napoli) del PMLI ha condiviso e commentato il comunicato stampa del Partito che si
schiera dalla parte dello Stato islamico antimperialista. Ha
condiviso anche l’ultimo comunicato su quanto accaduto
a Parigi. La pubblicazione dei
documenti e relativi commenti
sulla stampa locale, sta facendo emergere interessanti confronti.
A questo punto, si ritiene
possa essere utile pubblicare
su “Il Bolscevico”, documenti,
prese di posizione, interventi
che attestino l’indirizzo antimperialista dell’IS.
Saluti marxisti-leninisti.
Sostegno al
comunicato dell’UP del
PMLI sui fatti di Parigi
Pubblichiamo alcuni messaggi di sostegno da parte
di simpatizzanti e amici del
PMLI sul comunicato dell’Ufficio politico del PMLI a proposito dei fatti di Parigi.
Cari compagni,
Ottimo il comunicato dell’UP
sugli attentati terroristici a Parigi,
chiaro e tempestivo.
Un binomio perfetto che contraddistingue il Partito.
Mario – Piemonte
Totalmente d’accordo con il
bel comunicato stampa del mio
Partito, che ritengo chiarisca
molto bene, a scanso di equivoci (che peraltro sarebbero pretestuosi) la nostra posizione contro
ogni imperialismo, come anche
la netta dissociazione da ideologia, strategia, tattica, metodi d’azione, ecc.
“Attentati non condivisibili, ma
comprensibili”, è scritto nel comunicato stampa. Per combattere l’imperialismo/gli imperialismi,
non bastano certo dichiarazioni di principio quali “la migliore società non è certo quella
che accumula la maggior quantità di beni, ma quella che ottie-
ne la maggiore felicità per i propri membri” (Enrique V. Iglesias,
già presidente della Banca interamericana dello sviluppo, presidente della fondazione Astur
in “Supplément ‘Réflexions sur
le progrès’”, “Le Monde diplomatique”, Ottobre 2015, p. III).
Una prospettiva, in altri termini,
“buonista”, umanitaristica, che
è certamente tanto ispirata dal
solidarismo quanto lontana dal
marxismo-leninismo-pensiero di
Mao, che cioè ignora o vuol ignorare che “la storia è storia della
lotta di classe” (Marx-Engels,
“Manifesto del Partito comunista”), che l’imperialismo è la fase
più avanzata del capitalismo,
ossia che il capitalismo diventa
monopolistico per accaparrarsi
il dominio economico e politico
in varie parti del mondo (Lenin),
che “la contraddizione tra proletariato e borghesia, tra via socialista e via capitalista: questa
è oggi, senza il minimo dubbio,
la contraddizione principale della
nostra società” (Mao, “Essere di
stimolo alla rivoluzione”, in vol. V,
Opere scelte di Mao, Torino, Einaudi, p. 675).
Ignorare le pesanti ingerenze imperialistiche di tutti gli Sta-
ti europei e degli USA dall’epoca
del colonialismo in poi è assurdo quanto dimostrazione palese
dell’incomprensione della storia
(passata e presente) da parte di
chi ritiene che si viva semplicemente in una condizione di “pace
perpetua” oppure di antitesi tra
“bontà” e “cattiveria”, di lotte puramente morali, ignorando (e in
questo senso gli attacchi parigini sono “comprensibili”, appunto)
la realtà dello sfruttamento prima
coloniale e poi imperialistico da
parte della Francia, nell’area del
“Vicino Oriente”.
Eugen Galasso - Firenze
Care compagne e cari compagni del PMLI,
grazie per avermi inviato il comunicato stampa sui fatti di Parigi, che ritengo molto significativo
e che condivido pienamente.
Un caro saluto, coi Maestri e il
PMLI vinceremo!
Andrea, operaio del
Mugello (Firenze)
Sono d’accordo col comunicato dell’Ufficio politico del PMLI
sugli attentati terroristici a Parigi.
Grazie.
Nicola Spinosi – Firenze
Stiamo
in cordata
stretti l’uno all’altro
sostenendoci
reciprocamente
tenendo ben alta la bandiera
dell’antimperialismo
Con i Maestri e il PMLI
vinceremo!
8 il bolscevico / attentati a Parigi e lotta all’imperialismo
Opinioni
N. 43 - 26 novembre 2015
sulla posizione del PMLI
sull’imperialismo
e lo Stato Islamico
Questa rubrica sull’imperialismo e lo Stato Islamico è a completa disposizione dei simpatizzanti e degli amici del PMLI e dei sinceri antimperialisti, nonché di chiunque, a parte i fascisti dichiarati, voglia farci conoscere la sua opinione sul saluto del Segretario generale del PMLI, compagno Giovanni Scuderi, dal titolo “Appoggiamo lo Stato Islamico contro la santa alleanza imperialista”,
alla quinta Sessione plenaria del 5° CC del PMLI tenutasi a Firenze l’11 ottobre scorso e sul Rapporto del compagno Erne alla stessa Sessione plenaria.
Naturalmente pubblicheremo sia gli interventi a favore che quelli contrari. L’importante è discutere una fondamentale questione di attualità. Nell’interesse esclusivo della lotta antimperialista in
Italia e nel mondo.
Grazie anticipate a tutti coloro che parteciperanno al dibattito.
Bisogna impedire con qualunque mezzo che
il popolo italiano venga trascinato da Renzi
e reso complice della guerra imperialista
“L’imperialismo è un particolare stadio storico del capitalismo. E questa particolarità è triplice: l’imperialismo è
1) Capitalismo monopolistico;
2) Capitalismo parassitario e
imputridente; 3) Capitalismo
morente”. Da queste tre fondamentali definizioni del grande
Maestro Lenin, deve partire l’analisi marxista-leninista nell’analizzare e condannare l’imperialismo odierno contro lo Stato
islamico e i suoi metodi subdoli
appoggiati dalla borghesia mondiale moderna di destra e di sinistra che possiede il controllo
della totalità dell’informazione e
di internet, e che la usa regolarmente per rovesciare la verità su
chi sono realmente gli aggressori e gli aggrediti, gli oppressi e gli
oppressori, demonizzando ciclicamente il nemico da distruggere, esaltando la superiorità del
sistema e dei valori occidentali
per giustificare i loro intenti guerrafondai.
Questa manipolazione mediatica come al solito trova l’appoggio superficiale dei trotzkisti, falsi comunisti e ultrasinistri
che, riempiendosi la bocca con
frasi e opinioni dei gloriosi 5
Maestri, si schierano in questa
fase storica mondiale da una
parte o dall’altra, appoggiando
di fatto le brutali azioni militari
imperialiste contro quei popoli
islamici che realmente combattono per la propria indipendenza, autodeterminazione, emancipazione e che dovrebbero
essere lasciati liberi e autonomi
di risolvere le proprie contraddizioni interne.
Vengono invece sfruttate storicamente, subdolamente e tatticamente le molteplici diversità e contrapposizioni religiose,
l’“oppio dei popoli” anche del
mondo arabo, armando e strumentalizzano sia sciiti che sunniti a seconda dell’interesse
geopolitico imperialista del momento e, nel caso si oppongano ai dettami imperialisti, tacciandoli immediatamente come
terroristi. Il tutto con l’appoggio
della Nato, che da 66 anni ha
sempre agito per la tutela degli
interessi imperialisti e per mantenere l’egemonia strategica del
capitalismo occidentale contribuendo alle politiche di rapina
dell’ambiente e del territorio dei
Paesi da colonizzare.
I media di regime vogliono
farci credere che la contrapposizione e la guerra tra l’occidente e i popoli islamici sia di carattere religioso e di civiltà quando,
in realtà e basandosi sui fatti, le
motivazioni sono solo di carattere politico, economico e militare.
Esempio eclatante ne è l’appoggio e le giustificazioni alle azioni militari del nuovo zar Putin
contro lo Stato islamico in Siria
in questi giorni, come se fosse
il salvatore che si oppone all’imperialismo Usa e Ue, quando in
realtà il fine comune dell’imperialismo è di garantire alle multinazionali di qualsiasi potenza
mondiale di espandersi sempre
più garantendogli l’appropriazione e l’espropriazione con qualunque mezzo (attacchi economici, finanziari, commerciali,
politici e infine militari) dei beni,
delle risorse economiche ed
energetiche di altri stati sovrani
per poi controllarli con governi
fantoccio e colonizzarli; non ha
caso la Siria, la Libia, l’Iraq, per
fare degli esempi recenti, erano
Paesi sovrani con banche e risorse proprie.
Siamo di fronte ad una rottura
degli equilibri all’interno dell’imperialismo a causa dello sviluppo ineguale dei Paesi capitalisti
e alle contraddizioni dovute da
contrapposti interessi economici, finanziari, commerciali, politici e militari. I Paesi imperialisti
sono uniti quando c’è da depredare le ricchezze del mondo e
nel soggiogare i relativi popoli, ma poi litigano quando c’è da
spartirsi il bottino, con il rischio
alla fine di generare l’ennesima
guerra mondiale imperialista.
Capitalismo parassitario imputridente! Quale miglior defini-
INIZIATIVE DEL PMLI
➥ MODENA
Portico Via Emilia Centro
tra Via Scudari e Piazza Ova
Banchino di propaganda dalle ore 16 alle 18
● Mercoledì 25 novembre 2015
● Martedì 1 dicembre 2015
● Domenica 13 dicembre 2015
● Sabato 19 dicembre 2015
● Giovedì 31 dicembre 2015
● Sabato 9 gennaio 2016
zione?
Ma di fronte a questo scenario che lascia esterrefatti i sinceri marxisti-leninisti, il PMLI
unico nello scenario politico italiano, ha finalmente fatto chiarezza analizzando e mettendo
alla luce tutte le contraddizioni
ne “Il Bolscevico” del 22 ottobre
scorso.
Da sinceri marxisti-leninisti
italiani bisogna ribadire forte e
chiaro da che parte stare e cioè
dalla parte dei combattenti islamici antimperialisti e della loro
lotta per l’indipendenza per la
sovranità nazionale per la liberazione da ogni forma di occupazione e di rapina di tipo egemonico; essi vanno lasciati in
pace e in condizione di autonomia per risolvere le loro contraddizioni interne invece di fomentare ulteriori guerre imperialiste
che stanno generando l’ennesimo disastro umanitario.
Va comunque presa distanza come il PMLI ha sempre
sostenuto, nei confronti della
concezione del mondo e l’organizzazione sociale reazionaria e oscurantista di tipo feudale
di cui lo stato islamico ne è portatore. Ma ne va anche riconosciuto il carattere rivoluzionario
come ci insegna il Maestro Stalin quando ci spiega che anche
la lotta dell’emiro afgano nonostante non avesse elementi proletari al suo interno era oggettivamente una lotta rivoluzionaria
contro l’imperialismo malgrado il
carattere monarchico delle concezioni dell’emiro e dei suoi seguaci.
L’imperialismo che è presente dappertutto con i suoi capitali, le sue banche, le sue multinazionali, le sue fabbriche, le
sue merci, la sua tecnologia,
la sua cultura borghese reazionaria e la sua potenza militare,
sta generando l’ennesimo disastro umanitario, è la causa
principale delle paurose disparità economiche tra i popoli della terra, la fame, la miseria e la
conseguente immigrazione biblica che si sta riversando nei
Paesi capitalisti e imperialisti
dove gli immigrati vengono trattati come bestie diventando vittime dell’ennesimo traffico di vite
umane, dell’ennesimo sfruttamento da parte dei padroni che
li usano ricattandoli come manodopera a bassissimo costo.
Significativi sono i dati che confermano che ogni anno il mondo spende un trilione di dollari
in difesa, 325 miliardi per l’agricoltura e solo 60 miliardi in aiuti allo sviluppo. Per ogni dollaro
speso in cooperazione allo sviluppo, 10 dollari sono spesi per
gli armamenti. Per ogni dollaro
di sussidio ricevuto i Paesi in via
di sviluppo spendono 13 dollari
per ripagare il debito. Sette milioni di bambini muoiono a causa della crisi del debito pubblico
del loro Paese. Le tre persone
più ricche del mondo hanno una
ricchezza complessiva superiore al prodotto interno lordo dei
48 Paesi più poveri.
Capitalismo morente! Quale miglior definizione? Solo un
mondo che abolisca lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo,
dove la proprietà della terra, delle fabbriche e dei mezzi di produzione e di scambio è pubblica, e a ogni individuo è garantito
il diritto al lavoro, alla casa, all’istruzione e all’assistenza sanitaria pubblica e gratuita; dove l’eguaglianza dei diritti economici,
sociali, culturali e politici è garantita a tutti senza discriminazioni nazionali, religiosi o razziali, e indipendentemente dalla
condizione, dall’origine, dal sesso, dal lavoro svolto; dove vi è
la garanzia, sulla base del principio della democrazia popolare, non solo dei diritti per tutti ma
anche dei mezzi necessari all’esercizio di questi diritti. Dunque
solo il socialismo potrà abolire
una volta per tutte le catastrofi umanitarie che l’imperialismo
genera ciclicamente.
Bisogna da sinceri marxistileninisti appoggiare la linea del
PMLI. Bisogna impedire con
qualunque mezzo che il popolo italiano venga trascinato dallo zerbino Renzi e reso complice
delle infamie dell’imperialismo
e ad una conseguente guerra
mondiale.
Abbasso l’imperialismo e la
guerra imperialista!
Viva la guerra di liberazione dei popoli e delle nazioni oppresse!
Appoggiamo i movimenti islamici antimperialisti!!
Viva l’internazionalismo proletario!
Cacciamo il governo interventista e imperialista del nuovo
duce Renzi!
Viva la politica antimperialista
del PMLI!
Con i Maestri e il PMLI vinceremo!
Massimo –
Pontassieve (Firenze)
I media borghesi sono asserviti alla santa
alleanza imperialista contro lo Stato islamico
In merito all’abbattimento dell’aereo russo rivendicato
dallo Stato Islamico (IS) dove
sono morte 224 persone c’è da
dire che la tv di Stato italiana,
quelle private e tutti i quotidiani
asserviti al regime neofascista
e imperialista e al governo Renzi con un coro unanime sono
impegnati da giorni e giorni a
propinare tale notizia a tutti gli
italiani, per convincerli di quale crimine umanitario si sono
macchiati coloro che combattono la causa dello Stato Islamico e per indurre all’odio contro
costoro tutti i cittadini italiani.
Come se la guerra santa anti
IS voluta e sostenuta dall’imperialismo americano ed europeo
sia una guerra giusta e indolore per chi sta dall’altra parte della barricata, cioè l’IS, che
serve per difendere la pace, la
democrazia dal terrorismo islamico sanguinario... Insomma
tutto l’apparato dell’informazione sia pubblica che privata ci
parla solo della morte di vittime
innocenti causate dagli attentati dei jihadisti che combattono per l’IS... mentre quelli che
sono stati massacrati e uccisi
(che sono migliaia) dai bombardamenti dei droni (aerei senza
pilota) della coalizione imperialista, tra cui l’ospedale in Siria
dove sono morti anche alcuni
medici di “Medici senza frontiere” in barba ai divieti della Convenzione internazionale, scom-
paiono subito dalle cronache.
Ebbene queste migliaia di vittime soprattutto civili per i nostri
giornalisti non contano. Sono
solo dei numeri e non persone
in carne ed ossa.
Purtroppo tanti ascoltatoti
e lettori bersagliati continuamente da queste notizie unilaterali (omologate al regime)
e ipocrite, se non c’è nessuno
che apre loro “occhi e orecchie
per farli ragionarle con la logica della loro testa, finiscono in
balia della propaganda imperialista.
Di fronte a questa perversione dell’informazione imperialista
occorre che noi marxisti-leninisti facciamo in modo di fare ragionare queste persone (anche
se è un compito un po’ difficile).
Bene ha fatto il PMLI attraverso
“Il Bolscevico” a prendere la giusta posizione politica in merito a
questa questione, a fare chiarezza e dare le giuste indicazioni
di lotta politica a tutti i compagni
(membri e simpatizzanti) sulla
questione internazionale riguardante l’IS.
Da parte mia mi trovo d’accordo su quanto ha affermato il
nostro amato Segretario generale del PMLI, Giovanni Scuderi, in apertura della 5ª Sessione
plenaria del 5° Comitato centrale del PMLI tenutasi a Firenze l’11 ottobre scorso sul fatto
di appoggiare lo Stato Islamico contro i suoi e nostri nemi-
ci, la santa alleanza imperialista. Perché è giusto che ogni
paese sia sovrano, libero e indipendente di potere affrontare e risolvere (senza l’ingerenza militare e politica di altri Stati
le sue contraddizioni e questioni interne). “Tra noi e lo Stato
Islamico esista un abisso incolmabile dal punto di vista ideologico, culturale, tattico e strategico, e non condividiamo tutti i
suoi metodi di lotta, atti e obiettivi. Ma un punto fondamentale ci accomuna, quello della
lotta senza quartiere all’imperialismo” (parole pronunciate
da Scuderi).
Pertanto come marxista-leninista oltre a condividere e difendere a spada tratta la posizione
assunta dal Partito, non posso
che esprimere la mia piena solidarietà al nostro caro combattivo e coraggioso Segretario generale Giovanni Scuderi per tutti
gli attacchi spregiudicati e vili
pervenutigli attraverso la canea
di alcuni giornali borghesi che
invitano financo la magistratura
a perseguire Scuderi e il PMLI
con l’accusa di istigazione al terrorismo.
Appoggiamo la lotta antimperialista per la sovranità nazionale, l’indipendenza, l’autonomia e
la libertà dei popoli.
Per il socialismo. Uniti coi
Maestri e il PMLI vinceremo!
Francesco Campisi Belpasso (Catania)
SOTTOSCRIVI PER IL
PMLI PER IL TRIONFO
DELLA CAUSA
DEL SOCIALISMO
IN ITALIA
Conto corrente postale 85842383 intestato a: PMLI - Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 Firenze
attentati a Parigi e lotta all’imperialismo / il bolscevico 9
N. 43 - 26 novembre 2015
La Francia paga con un tragico bagno di sangue
le sue guerre in Africa e Medio Oriente
di Antonio Mazzeo
Profondamente addolorati per
le sanguinose stragi terroristiche
in Francia, nell’esprimere vicinanza e solidarietà alle vittime è
però necessario riportare alla memoria alcune gravi vicende belliche che hanno visto protagoniste,
recentemente - in medio Oriente
e Africa - le forze armate francesi. Non fosse altro che da più parti
è già stata invocata vendetta contro i terroristi islamici, Ue, Usa e
Nato annunciano di voler intensificare raid e bombardamenti in
Iraq e Siria e le forze politiche ultrarazziste del continente si preparano a nuovi pogrom contro rifugiati e immigrati.
Poco meno di una settimana
fa, due cacciabombardieri Mirage 2000 dell’Aeronautica militare francese, decollati da una base
della Giordania, avevano distrutto un sito per la produzione e il rifornimento petrolifero nella zona
sud-orientale siriana di Deir ezZor. L’infrastruttura, secondo le
autorità di Parigi, era sotto il controllo dell’Isis ed era utilizzata per
l’approvvigionamento di carburante per i mezzi impiegati dallo
Stato islamico. Per intensificare
l’offensiva francese contro l’Isis,
il 7 novembre il presidente Francois Hollande aveva annunciato
lo schieramento della portaerei a
propulsione nucleare “Charles de
Gaulle” al largo delle coste siriane. Imponente il dispositivo bellico a bordo della grande unità navale: 12 caccia Dassault Rafale e
9 Super Etendard, più 4 elicotteri. Essi si aggiungono ad i 6 caccia Rafale già schierati dai francesi negli Emirati Arabi Uniti, ai
6 cacciabombardieri Mirage in
Giordania, a un aereo da pattugliamento marittimo Atlantique 2 e a
un aereo cisterna C-135. Questi
velivoli e più di 700 militari sono
impegnati da un anno nell’ambito
dell’Opération Chammal in Iraq
(1.285 missioni aeree con 271
bombardamenti e la “distruzione
di 459 target” secondo i dati forniti a fine ottobre dal ministero della difesa francese). Ai raid in Iraq,
dal 27 settembre si sono sommati
quelli in Siria, giustificati da Hollande con la “necessità di colpire
terroristi che preparavano attentati contro la Francia”. I bombardamenti erano stati proceduti da decine di missioni ISR (Intelligence
Surveillance and Reconnaissance) di ricognizione aerea e individuazione di obiettivi sul territorio
siriano. A settembre, inoltre, secondo l’agenzia Associated Press,
Parigi aveva avviato la fornitura di
apparecchiature e di denaro a favore dei ribelli in lotta contro il
regime di Bashar Assad che controllano cinque città siriane. Ufficialmente gli “aiuti” riguarderebbero attrezzature necessarie a
ricostruire “pozzi d’acqua, panifici e scuole”, ma una fonte diplomatica del governo francese non
ha escluso la consegna di sistemi radio e comunicazione e altre
apparecchiature “non letali”. La
Francia ha pure sottoscritto un accordo di cooperazione militare con
le forze armate libanesi per la consegna entro il 2018 di sistemi d’arma (caccia, navi, veicoli blindati e
pezzi di artiglieria da 155 millimetri) per il valore di tre miliardi di
dollari. Nel quadro dell’intesa, la
Francia invierà in Libano anche
60 militari per addestrare le forze
libanesi all’uso degli equipaggiamenti consegnati.
CALENDARIO
DELLE MANIFESTAZIONI
E DEGLI SCIOPERI
novembre
20
il Burkina Faso e la Mauritania. A
febbraio, nel corso di un’offensiva nel nord del Mali, le forze terrestri francesi hanno ucciso una
dozzina di “miliziani islamici” tra
Boureissa e Abeissa, a circa 120
km dalla città di Kidal, una roccaforte dei ribelli separatisti Tuareg.
A metà maggio, sempre nel nord
del Mali, le forze speciali appartenenti al 1° Reggimento paracadutisti della fanteria di marina hanno
ucciso quattro presunti dirigenti di al-Qaeda, sospettati di essere coinvolti nella morte di alcuni
cittadini francesi, tra cui i giornalisti di Radio France International,
Claude Verlon e Ghislaine Dupont
(2013). “I terroristi dovrebbero ricordarsi che la Francia ha la memoria lunga”, aveva commentato allora il ministro della difesa
Laurent Fabius. “Noi non dimentichiamo e colpiremo anche tra
cento anni, ma raggiungeremo tutti quelli che hanno fatto del male
alla nostra nazione”, aveva concluso Fabius.
Secondo Analisi Difesa, l’operazione Barkhane viene condotta
da dieci basi diverse: la principale ha sede a N’Djaména, in Ciad,
con 800 militari. Altri 600 soldati sono stati stanziati nella base
di Niamey, in Niger, mentre nella
base di Gao (Mali) sono rischierati altri 1.000 soldati. Da Niamey,
in particolare, operano tre droni
General Atomics MQ-9 Reaper in
forza allo squadrone aereo di Cognac che dal dicembre 2013 hanno
compiuto missioni d’intelligence per oltre 4.000 ore nell’Africa
sub-Sahariana. Il comando delle
forze speciali francesi è rischierato nella base di Ouagadougou,
Burkina Faso. Altre installazioni
militari francesi a Tessalit (Mali),
Fort de Madama (Niger) e FayaLargeau (Ciad). Oltre ai Reaper, la
Francia schiera nell’area 2 droni
EADS Harfang, 4 caccia Dassault
Rafale, 4 Mirage 2000, 10 velivoli da trasporto, una ventina di elicotteri, 200 veicoli logistici e 200
tank. Dal gennaio di quest’anno,
Parigi ha pure rafforzato la propria presenza in Costa d’Avorio
(operazione Licorne): il paese ha
assunto il ruolo di “base militare
operativa avanzata” per consentire
alle forze d’élite un dispiegamento
rapido contro-terrorista nell’Africa sub-sahariana.
Come se non bastasse, a conclusione del summit delle Nazioni
Unite sullo sviluppo sostenibile, il
presidente francese Holland ha annunciato che a partire del prossimo anno e sino al 2020 la Francia
addestrerà più di 100.000 militari
africani per “contribuire a garantire la sicurezza del Continente
e preparare forze in grado di sostenere missioni di stabilizzazione”. Gli addestratori giungeranno
in buona parte dal contingente di
1.900 unità che le forze terrestri,
navali ed aree francesi dispongono nella grande base di Gibuti, in
Corno d’Africa. Una controffensiva neocoloniale che oggi Parigi
paga con un tragico bagno di sangue.
Per una mobilitazione internazionale il 29 novembre
APPELLO DEI GIOVANI PALESTINESI
A SOSTEGNO DELL’INTIFADA
Riceviamo e volentieri pubblichiamo.
Noi, Giovani Palestinesi in
esilio, chiediamo a tutti i Palestinesi e alle persone solidali con la
nostra causa di difendere la nostra terra e sostenere la resistenza e la determinazione del nostro
popolo in Palestina. Da settimane
la moschea di Al Aqsa è vittima
di assalti brutali mentre i coloni e l’esercito sionista compiono
omicidi arbitrari e arresti di massa in tutta la Palestina. In risposta alla violenza sionista, dobbiamo ribadire che la resistenza è
una strategia necessaria e obbligatoria per sopravvivere alla re-
alizzazione del progetto di pulizia etnica ai danni dei Palestinesi.
La repressione militare sionista e
le inaccettabili violazioni dei coloni, insieme ad una leadership Palestinese collusa che agisce ormai
come garante dell’occupazione e
non più come guida del progetto
di liberazione, tentano di garantire la liquidazione totale della resistenza Palestinese e l’accelerazione della pulizia etnica. In questa
lotta sbilanciata tra un’ideologia
razzista e istituzionalizzata, e l’eroica resistenza del popolo Palestinese, Israele gode ancora del
sostegno dei suoi alleati internazionali, che noi riteniamo parimenti responsabili di questi crimini.
Noi giovani Palestinesi dobbiamo assumerci la piena responsabilità e il diritto di difendere
il nostro popolo e la nostra terra e mobilitarci ovunque ci troviamo. La lotta in corso in tutta
la Palestina è nostra: è una lotta
per far prevalere la giustizia su
un progetto coloniale, è una lotta contro il colonialismo in tutte le sue forme e manifestazioni.
Questa è la rivolta di una nuova
generazione di Palestinesi, uniti ovunque essi siano, intorno a
principi di dignità, di ritorno e di
liberazione di tutta la Palestina!
Condividiamo la voce della resistenza Palestinese. Denunciamo i crimini sioni-
sti e la complicità dei loro
alleati. Rompiamo l’isolamento
dei Palestinesi sotto occupazione.
Ci appelliamo a tutti i Palestinesi in esilio, i movimenti di solidarietà e tutte le persone che credono nella giustizia, aproseguire gli
sforzi di mobilitazione e ad unirsi a noi nel sostegno alla resistenza Palestinese che culminerà con
una mobilitazione internazionale
il 29 Novembre 2015 e continuerà fino a che la Palestina non sarà
libera.
Per sottoscrivere questo appello manda
una email a:
[email protected]
Il PMLI ha aderito all’appello
Usb Pubblico Impiego – Sciopero Pubblico
Impiego Compreso il Comparto Scuola
Usb Lavoro Privato – Sciopero aziende a
capitale pubblico, a capitale misto, appaltatrici
servizi pubblici, escluso i Trasporti
Usb Vigili del Fuoco - Sciopero
21
23
Fiom - Manifestazione nazionale a Roma contro
la legge di stabilità
24
Filt-Cgil, Fit-Cisl, Uiltrasporti, Ugl-T/A – Sciopero
Trasporto Aereo Aviapartner Handling, Aviation
Handling - Aeroporti di Fiumicino e Ciampino
Enav - Anpcat – Fata – Sciopero dipendenti
Enav SpA - Controllore Traffico aereo,
Assistenza al Volo e Meteorologo
26
28
In vista del potenziamento del
proprio dispositivo bellico principalmente nello scacchiere mediorientale e nel continente africano,
il 13 novembre le forze armate
francesi hanno ottenuto dal Dipartimento di Stato Usa l’autorizzazione ad acquistare 4 aerei
C-130J per il trasporto truppe e il
rifornimento in volo, più relativi
equipaggiamenti e ricambi, missili, sistemi radio, di contromisure elettroniche e radar per un valore complessivo di 650 milioni
di dollari. Qualche mese prima, il
Dipartimento di Stato aveva autorizzato il trasferimento alla Francia pure di 200 missili AGM-114K1A Hellfire (costo stimato di 30
milioni di dollari).
Dall’agosto 2014, la Francia è
impegnata con oltre 3.000 militari in una campagna globale contro
il “terrorismo di matrice islamica” in Africa (operazione Burkhane). L’intervento si sta sviluppando in una vasta area compresa tra
il Ciad orientale, il Niger, il Mali,
Unione Nazionale Giudici di Pace, Associazione
Nazionale Giudici di Pace - Sciopero Magistrati
Ministero della Giustizia
Usb – Cub – Cat - Sciopero 24 ore personale
F.S. SpA, Trenitalia SpA, Rfi SpA, Trenord Srl
Cgil – Cisl – Uil – Manifestazione nazionale a
Roma lavoratori pubblico impiego
Il 21 novembre alla manifestazione nazionale promossa dalla Fiom
TUTTI A ROMA CON IL PMLI
Piazza Esedra, ore 9,30 - Piazza del Popolo, ore 12
Cacciamo
Contro
il governo del
La legge di stabilità, Jobs Act,
“Buona scuola”, capitalismo
nuovo duce
Renzi
Per il potere politico
Per
al proletariato e
Lo sciopero generale, lavoro,
rinnovo dei contratti di lavoro
il socialismo
10 il bolscevico / Rivoluzione d’Ottobre
N. 43 - 26 novembre 2015
Discorso di Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, alla celebrazione
del 98° della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015
La via dell’Ottobre
per la conquista dell’Italia unita,
rossa e socialista non può prescindere
da una giusta linea antimperialista
Oggi, 7 Novembre, cade il 98°
Anniversario della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre diretta da Lenin e da Stalin. Il Comitato lombardo, come tutte le
istanze e tutti i militanti del PMLI
celebrano con spirito rivoluzionario e militante questo anniversario della prima rivoluzione proletaria vittoriosa che, imparando
la lezione della Comune di Parigi del 1871, ha spazzato via dal
potere lo zarismo e la borghesia,
sbaragliato l’intervento armato
delle forze imperialiste internazionali e realizzato il potere dei
Soviet, ossia la dittatura del proletariato, e quindi il socialismo.
In questa occasione vogliamo ribadire l’importanza storica della
Rivoluzione d’Ottobre, esaltarne
gli insegnamenti universali tuttora
interamente validi, farla conoscere
ed apprezzare alle nuove generazioni e indicare alla classe operaia e alle masse sfruttate e oppresse
italiane che questa è la sola via che
la storia abbia dimostrato valida e
praticabile per abbattere il capitalismo e conquistare il socialismo.
Vogliamo al contempo respingere le calunnie e le deformazioni
dell’imperialismo, della imperante
reazione neofascista nostrana che
unifica tutte le fazioni della grande borghesia italiana, dei rinnegati
del comunismo e dei falsi comunisti, di tutti i detrattori della Rivoluzione d’Ottobre che la considerano fallita, oppure superata dagli
avvenimenti e dalla verifica della storia quando superato è ormai
proprio il loro capitalismo, com’è
ormai sempre più chiaro dal 2008
con l’inizio della crisi globale di
questo obsoleto sistema sociale
ed economico che ormai è capace solo di concentrare ricchezza
per un’infima minoranza della popolazione mondiale mentre per la
sua stragrande maggioranza riserva sempre più misera, malattie, inquinamento, fame, terrore, guerra,
disperazione e morte!
La difesa ideologica e politica
della Rivoluzione d’Ottobre costituisce da sempre uno spartiacque
tra marxisti-leninisti e progressisti
da una parte e borghesi, reazionari, socialdemocratici e falsi comunisti dall’altra.
L’importanza storica
e gli insegnamenti
della Rivoluzione
d’Ottobre
Celebrare la Rivoluzione d’Ottobre significa capirne l’ideologia,
la strategia e la tattica, i contenuti, gli scopi, i metodi e lo spirito,
e metterli in pratica, agire conseguentemente e coerentemente nel
proprio Paese per abbattere il capitalismo e realizzare il socialismo e per sostenere attivamente i
popoli e le nazioni oppresse nella
lotta di liberazione nazionale e antimperialista.
Non si può avere il cuore con
la Rivoluzione d’Ottobre e il corpo con i falsi comunisti. I rivoluzionari italiani devono seguire
l’esempio dei marxisti-leninisti
che non hanno avuto e non hanno paura di rimanere isolati per
un lungo periodo e di affrontare
da soli la canea reazionaria, che
non si sono demoralizzati, smarriti e dispersi davanti alle difficol-
7 Novembre 1917- 2015
98° Anniversario della Rivoluzione Socialista Sovietica
Giovanni Scuderi
dal Rapporto politico al
2° Congresso nazionale del PMLI
“Avanti sulla Via dell’Ottobre”
Gli insegnamenti della
Rivoluzione d’Ottobre
brillano come
delle stelle
Il secolo XX è marcato indelebilmente
dalla Rivoluzione d’Ottobre. I revisionisti
sovietici ne hanno fatto scempio e i revisionisti dei vari paesi cercano di oscurarla, minimizzarla,
eppure i suoi ideali, i suoi insegnamenti, le sue proposte
rimangono intatti e brillano come delle stelle.
Finché in un solo angolo della Terra vi sarà l’imperialismo
e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo la via dell’Ottobre
avrà ancora qualcosa da dire, sarà essa che squarcerà le
tenebre e guiderà il proletariato verso la luce.
PARTITO
MARXISTA-LENINISTA
ITALIANO
stampato in proprio
Sede centrale:
Via Antonio del Pollaiolo, 172a - 50142 FIRENZE
Tel. e fax 055.5123164 e-mail: [email protected]
www.pmli.it
Angelo Urgo, a nome del Comitato lombardo del PMLI, pronuncia il
discorso introduttivo alla celebrazione del 98° della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre svoltasi a Milano il 7 Novembre 2015
tà e alle prove della lotta di classe, che non hanno capitolato di
fronte all’offensiva dell’imperialismo italiano e internazionale e
al tradimento storico dei revisionisti moderni russi, cinesi e italiani. Fare come i marxisti-leninisti vuol dire cominciare a “fare
come la Russia” di Lenin e Stalin.
“La Rivoluzione d’Ottobre come ha rilevato Mao nel 1948
- ha aperto ai popoli del mondo ampie possibilità e vie efficaci per la loro liberazione”1. È
solo per colpa dei revisionisti se
il proletariato mondiale è ancora sotto la schiavitù salariata e il
dominio capitalistico. Fatti i dovuti bilanci storici occorre prendere definitivamente coscienza
della natura e degli inganni della
socialdemocrazia e del revisionismo. È ora che gli sfruttati e gli
oppressi riscoprano la Rivoluzione d’Ottobre e capiscano che essa
è la via della loro emancipazione.
Nel cammino del genere umano
verso il progresso e l’emancipazione, la Rivoluzione d’Ottobre
rappresenta un avvenimento straordinario e incancellabile che ha
aperto una nuova era nella storia
del mondo: quella del declino del
capitalismo e dell’imperialismo,
della vittoria della rivoluzione
proletaria e dell’avvento del socialismo. Essa costituisce una svolta
radicale rispetto alle rivoluzioni
sociali conosciute fino ad allora.
Le rivoluzioni del passato fino
a quella della borghesia, infatti,
poiché si proponevano solo di sostituire al potere una classe sfruttatrice con un’altra classe sfruttatrice, avevano l’obiettivo non di
eliminare la proprietà privata dei
mezzi di produzione e abbattere la
vecchia macchina statale, bensì di
riformarle e adeguarle alle necessità della nuova classe dominante.
La Rivoluzione d’Ottobre invece ha dato il potere politico al
proletariato e ai contadini poveri,
ossia alla maggioranza del popolo, ha demolito e distrutto l’apparato statale capitalistico e al suo
posto ha edificato lo Stato socialista basato sulla dittatura del proletariato e l’autogoverno del popolo, che ha portato la democrazia
a un livello molto più alto rispetto alla falsa e angusta democrazia
borghese; ha soppresso la proprietà privata dei mezzi di produzione
e delle risorse del paese e lo sfruttamento dell’uomo sull’uomo, per
instaurare la proprietà socialista
dei mezzi di produzione a beneficio del popolo e non di una ristretta minoranza di privilegiati.
La Rivoluzione d’Ottobre ha
messo in pratica l’insegnamento
di Marx, Engels e Lenin secondo cui il proletariato per liberarsi
dalla schiavitù salariale non può
servirsi delle vecchie istituzioni
capitalistiche sfruttatrici ma deve
procedere a smantellare tutto ciò
che storicamente ha contribuito a
determinare il sistema sociale basato sullo sfruttamento, a livello
economico, ideologico, politico e
così emancipare tutta la società.
La Rivoluzione d’Ottobre, e
Lenin che ne è stato il principale artefice e dirigente, la mente e
l’anima, ha fornito al movimento
operaio e progressista internazionale un contributo teorico e pratico di incommensurabile valore.
Ha dato pratica attuazione al socialismo scientifico elaborato da
Marx ed Engels e preconizzato
nel “Manifesto del Partito comunista”. Con ciò dimostrando concretamente che la classe operaia
e le classi ad essa alleate possono
strappare il potere alla borghesia
e abbattere il capitalismo per realizzare una nuova società; possono strappare ai capitalisti i mezzi
di produzione, il capitale, la terra,
le risorse naturali per trasformarli
in proprietà collettiva. Ha demolito così il dogma borghese secondo cui la proprietà privata è sacra
e inviolabile.
Nella conduzione vittoriosa
della Rivoluzione d’Ottobre e nella instaurazione del potere dei Soviet degli operai, dei contadini e
dei soldati, Lenin e Stalin applicano magistralmente la dottrina
di Marx ed Engels e la sviluppano
ulteriormente risolvendo i numerosi compiti posti dalla rivoluzione nell’epoca dell’imperialismo.
“Il leninismo - spiegava Stalin - è
il marxismo dell’epoca dell’imperialismo e della rivoluzione
proletaria. Più esattamente: il
leninismo è la teoria e la tattica della rivoluzione proletaria
in generale, la teoria e la tattica della dittatura del proletariato in particolare”2. Nelle opere
fondamentali di Lenin: “L’imperialismo fase suprema del capitalismo” e “Stato e rivoluzione”, si
trovano infatti le premesse teoriche e politiche della Rivoluzione
d’Ottobre.
Nell’analizzare lo stadio monopolistico del capitalismo, Lenin
può affermare che il capitalismo è
giunto alla sua fase suprema, l’imperialismo, la cui fame insaziabile
di mercati e di profitti porta inevitabilmente alle guerre coloniali di rapina e alle guerre tra paesi
imperialisti per la spartizione del
mondo, e allo stesso tempo suscita la rivoluzione del proletariato
e dei popoli oppressi. L’imperialismo è la vigilia della rivoluzione socialista, giacché le guerre di
aggressione generano inevitabilmente ribellioni e insurrezioni, ma
soprattutto perché il capitalismo
monopolistico di Stato è la migliore preparazione economica e materiale all’avvento del socialismo:
“è la sua anticamera - dice Lenin
- è quel gradino della scala storica che nessun gradino intermedio separa dal gradino chiamato
socialismo”3.
L’imperialismo accentua notevolmente lo sviluppo ineguale del
capitalismo e tale legge si traduce
in uno sviluppo ineguale della lotta e delle contraddizioni di classe.
Pretendere, dunque, che il socialismo riesca ad affermarsi simultaneamente in tutti i paesi è pura
follia, è nient’altro che un pretesto
opportunistico cui ricorrono Trotzki, i menscevichi e la socialdemocrazia per rimandare sine die
lo scoppio della rivoluzione. Per
contro Lenin sostiene la possibilità
che la rivoluzione proletaria vinca
in uno o più paesi, pur continuando a dominare la borghesia per un
tempo imprecisato negli altri paesi. La Russia zarista, anello più debole della catena dei paesi capitalistici, diventa teatro della prima
rivoluzione socialista vittoriosa.
Ma il proletariato russo non avrebbe potuto mantenersi a lungo al
potere se Lenin non avesse fatto
tesoro dell’esperienza della Comune di Parigi repressa nel sangue, e ripreso e sviluppato la dottrina marxista sullo Stato, se non
avesse elaborato la teoria della
dittatura del proletariato e quindi
proceduto alla edificazione di una
macchina statale completamente
nuova, sulle macerie di quella capitalistica, adatta a costruire, rafforzare, difendere il socialismo.
“Tutto il potere ai Soviet”: agitando questa parola d’ordine il
proletariato russo si eleva a classe dominante. I Soviet che durante la fase di preparazione della rivoluzione avevano svolto un ruolo
fondamentale nella mobilitazione
e organizzazione delle masse, debitamente trasformati diventano,
su indicazione di Lenin, nell’insurrezione contro il potere della
borghesia e il governo Kerenski
il nuovo apparato del nuovo Stato proletario. I Soviet possiedono,
infatti, tutte le caratteristiche già
sperimentate dalla Comune di Parigi, per fondare la società socialista, per realizzare la democrazia
proletaria, per avanzare verso il
comunismo.
Le caratteristiche fondamentali dei Soviet sono: unificare negli stessi organismi le funzioni legislative ed esecutive in modo da
dare pratica attuazione alle decisioni prese e allo stesso tempo ridurre drasticamente la gigantesca
burocrazia parassitaria tipica dello Stato borghese; dotare le masse
operaie e popolari di una forza militare strettamente legata ad esse
nella difesa del socialismo; allargare enormemente la democrazia
attraverso il sistema della eleggibilità diretta dei rappresentanti del
popolo e della loro revoca ogniqualvolta gli elettori non si sentono adeguatamente rappresentati e
tutelati. Solo così la direzione del
socialismo rimane affidata ai figli migliori del popolo, risulta stimolata e incoraggiata la partecipazione diretta alla vita politica,
al governo del paese, delle classi sfruttate e oppresse nel vecchio
regime e sono rispettati effettivamente la loro volontà e i loro bisogni. “Rispetto al parlamentarismo borghese - ebbe a dire Lenin
a proposito dei Soviet alla vigilia
della rivoluzione - ciò rappresenta, nello sviluppo della democrazia, un tale passo avanti da avere
un’importanza storica mondiale... Se il genio creatore popolare delle classi rivoluzionarie non
avesse creato i Soviet - continuava - la rivoluzione proletaria in
Russia sarebbe stata un’impresa disperata, perché, col vec-
SEGUE IN 11ª
ë
Rivoluzione d’Ottobre / il bolscevico 11
N. 43 - 26 novembre 2015
ë DALLA 10ª
chio apparato, il proletariato
non avrebbe potuto certamente
mantenere il potere, e creare di
colpo un nuovo apparato”4.
La Rivoluzione d’Ottobre è
resa possibile dal maturare delle condizioni oggettive esterne e
interne alla Russia e delle condizioni soggettive, politiche e organizzative tra la classe operaia
e le masse contadine. Il disastroso conflitto bellico con la Germania iniziato dallo zar e continuato
dalla borghesia dopo la rivoluzione democratica del febbraio 1917,
che provoca lutti e miseria crescenti tra le masse; la borghesia
che salita al potere non rispetta
nessuna delle promesse fatte sulla
pace, sulla confisca delle terre e la
redistribuzione ai contadini che la
lavorano, sulle riforme democratiche, e usa il pugno di ferro contro ogni opposizione, in particolare verso i bolscevichi che di questa
opposizione rappresentano la punta di diamante. L’insieme di questi
fattori aveva creato una situazione
rivoluzionaria, prontamente colta
dal partito di Lenin e Stalin.
Lenin aveva già individuato in
precedenza quali erano i sintomi
principali di una crisi rivoluzionaria in assenza della quale è impossibile guidare vittoriosamente le masse all’insurrezione, cioè:
un’acuta crisi politica della classe dominante accompagnata dallo scontento e dalla rabbia delle
classi oppresse, l’incapacità della
borghesia a conservare il dominio
con le vecchie forme politiche. In
altri termini una situazione in cui
gli oppressi e gli sfruttati non vogliono più vivere come prima e
sono disposti a battersi con le armi
in pugno per liberarsi dalla schiavitù salariata e gli oppressori e gli
sfruttatori non possono più governare con i vecchi metodi e non riescono ad avere il consenso per via
pacifica e parlamentare delle classi subalterne.
Elemento di non secondaria
importanza, che ha assicurato la
vittoria della Rivoluzione d’Ottobre, è l’aver considerato e preparato l’insurrezione come un’arte. Una raccomandazione, questa,
formulata a suo tempo da Marx.
Si tratta in sostanza di: non giocare con l’insurrezione, ma una
volta iniziata, andare fino in fondo; nel momento e nel luogo decisivo concentrare forze molto superiori a quelle del nemico che è
meglio preparato e organizzato;
agire con grande determinazione e passare decisamente all’offensiva; dividere il nemico dai
suoi alleati, prenderlo alla sprovvista, cogliere il momento in cui
le sue truppe sono impreparate;
riportare continuamente dei successi, anche piccoli, per mantenere alto il morale delle masse.
A ispirare un tale capolavoro di
strategia e tattica sono le famose
“Tesi di aprile” (1917) dove Lenin fissa nel suo complesso la linea rivoluzionaria del Partito bolscevico e ne stabilisce i compiti.
Troviamo in quelle tesi l’analisi
della natura di classe e dei limiti
del nuovo potere borghese sostituitosi allo zar con la rivoluzione di
febbraio, la denuncia della politica estera imperialista del governo
Kerenski che si esprimeva nella
continuazione della guerra a fianco delle potenze imperialiste, Inghilterra e Francia, l’esortazione a
uscire da una situazione di dualismo di potere (tra il governo borghese e i soviet degli operai e dei
contadini) a favore del proletariato e a creare una grande alleanza
con la massa sterminata dei contadini poveri.
Gli altri punti riguardano la necessità di procedere tempestivamente verso l’insurrezione pro-
letaria, mettere fine alla guerra
devastante con la Germania, dare
vita al nuovo Stato sovietico, attuare la riforma agraria e la nazionalizzazione delle banche e
dei mezzi di produzione, criticare
l’Internazionale socialista scivolata sul terreno del nazionalismo e
dello sciovinismo e la proposta di
creare l’Internazionale comunista
e infine cambiare nome al Partito,
da socialdemocratico a comunista.
I primi atti del governo operaio
e contadino furono, non a caso,
il decreto sulla pace per proporre
ai governi belligeranti l’immediato inizio di trattative per giungere
in breve tempo a una pace giusta
(anche se poi il trattato di BrestLitovsk sarà ipotecato dalle esose
pretese dell’imperialismo tedesco)
e il decreto sulla terra. Questo decreto abolisce la proprietà privata
della terra, confisca le terre demaniali, le tenute, le fattorie, gli allevamenti del bestiame della famiglia imperiale, della corona,
dei monasteri e della Chiesa, dei
proprietari fondiari (sono esclusi
i piccoli contadini) per trasferire
tutto ciò allo Stato, alle comunità contadine, a chi lavora la terra.
Nazionalizza le ricchezze del sottosuolo minerali ed energetiche,
così pure le foreste e le acque.
La Rivoluzione
d’Ottobre ha
avuto un carattere
internazionale
“Le salve della Rivoluzione d’Ottobre - sostiene Mao - ci
portarono il marxismo-leninismo”, essa “aiutò i progressisti
cinesi e quelli di tutti i paesi ad
adottare la concezione proletaria del mondo come strumento per studiare il destino della
propria nazione e per esaminare daccapo tutti i loro problemi.
Seguire la strada dei russi, questa fu la loro conclusione”5. Pertanto anche le rivoluzioni di nuova
democrazia, antifeudali e antimperialiste diventano “parte della
rivoluzione socialista proletaria
mondiale”6.
La Rivoluzione d’Ottobre è una
grande vittoria storica del marxismo-leninismo sul revisionismo,
il riformismo, il parlamentarismo
e il pacifismo, in particolare nei
confronti dei partiti socialdemocratici della II Internazionale che
fino allora si mascheravano dietro
il marxismo svuotandolo di ogni
contenuto rivoluzionario. Dopo
l’esempio russo, la tesi riformista secondo cui sarebbe possibile
nell’era dell’imperialismo giungere al socialismo per via pacifica e
parlamentare e nel rispetto della
democrazia borghese, si svela per
quello che è, un sofisma borghese
tendente a tenere schiave le masse
nel capitalismo.
Agli scettici Lenin diceva:
“poteva sembrare che le immani differenze esistenti tra la Russia arretrata e i paesi progrediti
dell’Europa occidentale avrebbero reso la rivoluzione del proletariato in questi paesi assai
poco simile alla nostra”. L’esperienza invece ha dimostrato, continua, che “alcune caratteristiche
fondamentali della nostra rivoluzione non hanno un significato locale, specificamente nazionale, esclusivamente russo, ma
un significato internazionale. E
non parlo qui di significato internazionale nel senso lato del
termine: non alcuni ma tutti i
tratti fondamentali e molti tratti
secondari della nostra rivoluzione hanno un significato internazionale nel senso che questa rivoluzione esercita un’influenza
su tutti i paesi. Mi riferisco qui
al senso più stretto del termine:
se per significato internazionale si intende la portata interna-
Milano, 7 Novembre 2015. Un momento della celebrazione della Grande rivoluzione socialista d’Ottobre tenutasi presso la sede del PMLI
zionale o l’inevitabilità storica
che si ripeta su scala internazionale ciò che è avvenuto da noi,
bisogna riconoscere un tale significato ad alcune caratteristiche fondamentali della nostra
rivoluzione”7.
La Rivoluzione d’Ottobre non
è stata certamente tutta rose e fiori.
Prima, durante e dopo il suo trionfo, ha dovuto superare immensi ostacoli materiali, economici e
sociali e di organizzazione dello
Stato e della società, e ha dovuto
combattere all’interno e all’esterno della Russia acerrimi nemici
del socialismo. Il Partito bolscevico di Lenin e Stalin e il proletariato russo, per rovesciare lo zarismo e la borghesia, per instaurare
e difendere la dittatura del proletariato, hanno dovuto contrastare e sconfiggere gli attacchi degli
opportunisti come Trotzki, Zinoviev, Kamenev, Rikov, Bucharin.
I quali, nei momenti decisivi della
rivoluzione si sono collocati sempre all’opposizione, sono ricorsi al
frazionismo all’interno del Partito
e hanno organizzato azioni controrivoluzionarie.
Costoro sono stati degli antileninisti per eccellenza. Non avevano fiducia che si potesse conquistare il socialismo in un solo
paese, in particolare Trotzki sosteneva che si doveva aspettare
lo scoppio simultaneo della rivoluzione in tutti i principali paesi
dell’Europa. Erano contrari a lanciare l’insurrezione dell’Ottobre
del ’17 poiché ritenevano non matura la crisi rivoluzionaria, un dissenso che assunse il carattere del
sabotaggio ad opera di Kamenev
e Zinoviev alla vigilia dell’azione
insurrezionale di Pietrogrado. Ritenevano immaturo il proletariato per dirigere lo Stato socialista
e costruire la nuova società, e allo
stesso tempo si opponevano all’alleanza tra gli operai e i contadini,
ritenendo quest’ultimi indistintamente reazionari. Non capivano
niente della tattica, della necessità
in determinate condizioni di compromessi e temporanee ritirate,
cosicché criticarono da una posizione “ultrasinistra”, ma in realtà
di destra, la pace di Brest-Litovsk
e successivamente la politica della
NEP (Nuova politica economica).
In sostanza non sopportavano la
direzione del Partito comunista e
la dittatura del proletariato, erano
degli intellettuali che rappresentavano politicamente la borghesia
rovesciata e quei nuovi elementi borghesi che si formavano durante la NEP ed illegalmente tra i
quadri economici del socialismo.
Sconfitti politicamente dal Partito - con la trionfale edificazione
socialista dei piani quinquennali
- trotzkisti, zinovievisti e buchariniani cominciarono a fare buon
viso a cattivo gioco, trasformarono i loro aperti dissensi in occulto conflitto cruento, la dialettica
ideologica e politica in cospirazione controrivoluzionaria, perseguirono il sabotaggio industriale
e scatenarono la sovversione e il
terrorismo antisovietico, fino a diventare strumenti di quella quinta
colonna che i servizi segreti hitleriani e degli altri paesi imperialisti
infiltravano nell’URSS per espugnare la fortezza socialista dall’interno. Ecco perché si arrivò alla
repressione dei controrivoluzionari e ai processi degli anni Trenta,
che sradicando un così infimo nemico interno prepararono l’URSS
ad affrontare la durissima prova
dell’aggressione e invasione della
belva nazifascista che venne alfine
sconfitta ed annientata.
Gli insegnamenti
di Lenin e Stalin sono
alla base della linea
antimperialista
del PMLI
Come s’è detto perché si arrivi allo scoppio della rivoluzione
proletaria socialista occorrono che
maturino preliminari contraddizioni politiche e sociali sia a livello
nazionale - principalmente fra capitale e lavoro – sia su scala internazionale, come quelle tra potenze
imperialiste e quelle tra quest’ultime ed i popoli e le nazioni che opprimono e sfruttano in tutti i continenti. Da queste contraddizioni
esterne dei Paesi imperialisti nascono le guerre di aggressione che
inevitabilmente generano ribellioni e insurrezioni.
I popoli e le nazioni oppresse che insorgono contro l’imperialismo sono già oggettivamente antimperialisti ancor prima che
maturino una coscienza politica
antimperialista sia dal punto di vista strategico che da quello tattico.
Sintetizzando magistralmente
gli insegnamenti del grande Maestro Lenin, nell’opera “Principi
del Leninismo” Stalin ci spiega
chiaramente che “Il carattere incontestabilmente rivoluzionario
dell’immensa maggioranza dei
movimenti nazionali è altrettanto relativo e originale, quanto è
relativo e originale l’eventuale carattere reazionario di alcuni movimenti nazionali singoli.
Nelle condizioni dell’oppressione imperialistica, il carattere
rivoluzionario del movimento
nazionale non implica affatto
obbligatoriamente l’esistenza di
elementi proletari nel movimento, l’esistenza di un programma rivoluzionario o repubblicano del movimento, l’esistenza di
una base democratica del movimento. La lotta dell’emiro afghano per l’indipendenza dell’Afghanistan è oggettivamente una
lotta rivoluzionaria, malgrado il
carattere monarchico delle concezioni dell’emiro e dei suoi seguaci, poiché essa indebolisce,
disgrega, scalza l’imperialismo,
mentre la lotta di certi ‘ultra’
democratici e ‘socialisti’, ‘rivoluzionari’ e repubblicani dello
stampo, ad esempio, di Kerenski
e Tsereteli, Renaudel e Scheidemann, Cernov e Dan, Henderson
e Clynes durante la guerra imperialista, era una lotta reazionaria, perché aveva come risultato di abbellire artificialmente,
di consolidare, di far trionfare
l’imperialismo”.
“La lotta dei mercanti e degli intellettuali borghesi egiziani
per l’indipendenza dell’Egitto prosegue Stalin - è, per le stesse
ragioni, una lotta oggettivamente rivoluzionaria, quantunque
i capi del movimento nazionale egiziano siano borghesi per
origine e appartenenza sociale e quantunque essi siano contro il socialismo, mentre la lotta del governo operaio inglese
(del partito laburista) per mantenere la situazione di dipendenza dell’Egitto è, per le stesse ragioni, una lotta reazionaria,
quantunque i membri di questo governo siano proletari per
origine e appartenenza sociale
e quantunque essi siano ‘per’ il
socialismo. E non parlo del movimento nazionale degli altri paesi coloniali e dipendenti, più
grandi, come l’India e la Cina,
ogni passo dei quali sulla via
della loro liberazione, anche se
contravviene alle esigenze della
democrazia formale, è un colpo
di maglio assestato all’imperialismo, ed è perciò incontestabilmente un passo rivoluzionario”.
Per concludere questo importante argomento sull’aspetto oggettivo dei movimenti antimperialisti Stalin sottolineava che “Lenin
ha ragione quando afferma che
il movimento nazionale dei paesi oppressi si deve considerare
non dal punto di vista della democrazia formale, ma dal punto di vista dei risultati effettivi
nel bilancio generale della lotta
contro l’imperialismo, cioè ‘non
isolatamente, ma su scala mondiale’”8.
Come ha già da tempo ben
chiarito il compagno Giovanni Scuderi, Segretario generale
del PMLI – è certo che “il piccolo borghese ultrasinistro non può
certo capire tali indicazioni ideologiche, politiche e tattiche di Stalin perché egli sogna un movimento di liberazione nazionale ‘puro’
e ‘tutto proletario’ che non esiste e
non potrebbe esistere nella realtà.
Ma noi marxisti-leninisti abbiamo certamente imparato la lezione di Stalin e la stiamo mettendo
in pratica”9.
I Paesi e i popoli oppressi
dall’imperialismo sono le vittime
ed essi vanno appoggiati nella loro
lotta di liberazione per l’indipendenza nazionale. Nella loro sacrosanta lotta i popoli oppressi vanno appoggiati indipendentemente
dalla loro religione, dal loro ordine di valori e dalla politica delle formazioni che li guidano e che
godono della loro fiducia. Indipendentemente dalle concezioni
politico-religiose espresse dai loro
leader e dai loro combattenti. Tale
appoggio non deve ovviamente essere incondizionato ma gestito in
modo tattico, applicando correttamente la linea del Fronte unito antimperialista del Partito. I popoli
oppressi devono liberarsi dall’imperialismo che li opprime ed i loro
Paesi devono conquistare la piena sovranità politica, economica e
giuridica. Ottenuta l’indipendenza
saranno i popoli interessati a risolvere le loro contraddizioni interne ed a fare i conti con le proprie
classi sfruttatrici.
Capito questo basilare principio del marxismo-leninismo-pensiero di Mao dobbiamo quindi applicarlo all’attuale realtà politica
nazionale ed internazionale partendo, per dirla come Lenin, dalla “analisi concreta della realtà
concreta”10.
È proprio da questa analisi
scientifica che il PMLI, a partire
dal Comunicato dell’UP sull’attentato di Parigi al settimanale satirico islamofobico “Charlie Hebdo”, ha aggiornato la sua linea
politica internazionale antimperialista. Un aggiornamento che ha
avuto la sua articolata realizzazione durante la storica 5ª Sessione
plenaria del 5° Comitato centrale del PMLI, svoltasi a Firenze lo
scorso 11 ottobre, dove il compagno Scuderi ha detto: “Una santa alleanza imperialista è nata per
combattere e distruggere lo Stato
islamico che si oppone all’imperialismo. Ovviamente il PMLI non
può farne parte. Il nostro posto
naturale è al fianco di chi combatte l’imperialismo che è il nemico
comune di tutti i popoli del mondo. Lo Stato islamico non vuole
che l’imperialismo sia il padrone
dell’Iraq, della Siria, del Medioriente, dell’Africa del Nord e centrale, dell’Afghanistan e dello Yemen. Nemmeno noi lo vogliamo,
quindi non possiamo non appoggiarlo”.
Ed ha aggiunto: “Tra noi e lo
Stato islamico esiste un abisso incolmabile sui piani ideologico,
culturale, tattico e strategico, e
non condividiamo tutti i suoi metodi di lotta, atti e obiettivi. Ma un
punto fondamentale ci accomuna,
quello della lotta senza quartiere
all’imperialismo. È un punto che
supera al momento ogni e qualsiasi altra divergenza, ed è il perno della nostra alleanza antimperialista di fatto”. Inoltre: “L’Italia
del nuovo duce Renzi fa parte della santa alleanza imperialista, è
presente in armi in Iraq e Afghanistan, ed è pronta a bombardare con i tornado lo Stato islamico
nel territorio strappato all’Iraq.
Aspetta solo di avere la contropartita cui tiene tanto, quella della guida della missione militare
in Libia… Dobbiamo convincere il nostro popolo a rifiutarsi di
fare da carne da cannone dell’imperialismo italiano. E in caso di
partecipazione dell’Italia a una
eventuale guerra mondiale di sollevarsi anche in armi, se occorre,
per impedirlo” 11.
Nella suddetta Sessione plenaria del CC l’arduo compito di analizzare nel dettaglio le novità della situazione internazionale e della
lotta antimperialista è stato svolto
in maniera esemplare dal prezioso rapporto tenuto dal compagno
Erne, atteso e studiato con molta
attenzione da tutto il nostro Partito. Un rapporto rosso, ben documentato, ricco di dati e dialettica, di respiro congressuale, che
fotografa con assoluta chiarezza
e semplicità la mutata situazione
internazionale, va a fondo in tutte
le sue contraddizioni e aspetti più
complessi e traccia la conseguente
politica estera del PMLI sul solco
del marxismo-leninismo-pensiero di Mao, dell’internazionalismo
proletario e dell’antimperialismo.
I suoi passaggi principali vanno
da quello a sostegno del diritto dei
popoli di decidere il proprio destino al sostegno alla lotta del popolo palestinese, dalla richiesta che
l’Italia si ritiri senza indugi dalla
guerra all’Is alla condanna del razzismo e alla richiesta di spalancare
le porte a immigrati e poveri, alla
riaffermazione che fame e povertà
potranno essere eliminate solo nel
socialismo con la distruzione del
capitalismo e dell’imperialismo.
Il PMLI ha quindi avuto il merito di chiarire le idee ai sinceri comunisti ed antimperialisti tra i quali imperversa una propaganda fatta
di fandonie che vuol fargli credere che lo Stato islamico sia addirittura creato dall’imperialismo
USA, una grossolana balla che ha
il fine provocatorio di garantire a
SEGUE IN 12ª
ë
12 il bolscevico / Rivoluzione d’Ottobre
ë DALLA 11ª
- all’intera Santa Alleanza imperialista antiIS - la loro più scarsa opposizione alla sua guerra di
aggressione o addirittura ottenere
la loro conversione guerrafondaia alla “santa causa” imperialista.
Sulle vere creature dell’imperialismo occidentale operanti in Siria
è evidente la confusione con il sedicente “Esercito Libero Siriano”
nato come creature dell’imperialismo USA, UE e turco, e affiancato dal “Fronte islamico” promosso
e finanziato dalle reazionarie monarchie della penisola araba, per
abbattere il regime antipopolare
di Assad al fine di sostituirlo con
uno Stato fantoccio dell’imperialismo targato Nato che si apprestava ad intervenire direttamente
per l’ultimo atto definitivo. Evidentemente però lo Stato islamico
è un’altra cosa; sarebbe tra l’altro
assurdo che gli imperialisti occidentali bombardassero una “loro
creatura”!
Il PMLI è forte di una
linea autenticamente
antimperialista
Va inoltre specificato che l’opposizione all’imperialismo USA e
UE non giustifica alcun appoggio
all’imperialismo russo del nuovo
zar Putin (impadronitosi del regime di Assad divenuto ormai suo
vassallo) e al socialimperialismo
cinese.
Per questo riteniamo che sia un
gravissimo errore da parte di certe forze politiche e movimenti italiani che si definiscono “comunisti” o di sinistra l’appoggio diretto
o indiretto all’imperialismo russo atteggiandosi ad “antimperialisti” a senso unico contro il solo
imperialismo americano. Alcune
di queste organizzazioni si sono
lanciate anima e corpo contro il
PMLI e la sua autentica linea antimperialista ma trovandosi a corto di valide argomentazioni preferiscono mettersi a fare i pappagalli
isterici della propaganda di guerra
dell’imperialismo, ripetendo ogni
sua sensazionale e infondata calunnia: “l’ISIS stermina i cristiani,
stupra le donne, decapita i bambi-
ni e infibula le bambine!” ci strillano dietro, senza voler nemmeno
discutere, accusandoci di essere
complici di tali mostruose barbarie. Abbiamo più volte detto che
dello Stato islamico non condividono taluni metodi di lotta, atti e
obiettivi. Soprattutto non condividiamo gli atti terroristici contro incolpevoli e innocenti civili
e inoltre riteniamo un grave errore l’aggressione contro gli autonomisti kurdi di Rojava che non ha
fatto altro che spingerli nell’abbraccio peloso dell’imperialismo
USA. Ma detto questo non possiamo far nostre le calunnie guerrafondaie dell’imperialismo!
Ci sono poi i falsi comunisti,
all’interno di Rifondazione, “Rete
dei comunisti”, partiti e gruppi
nominalmente “comunisti”, “autonomi”, “ultrasinistri” trotzkisti
vari che sognano sempre di poter
estromettere il PMLI dalle manifestazioni, intimidirlo, tappargli la
bocca e impedirgli di far giungere
alle masse la propria voce antimperialista che si oppone alla loro
campagna interventista a favore dell’imperialismo russo che in
ultima analisi finisce per sostenere quella di tutta la santa alleanza
imperialista contro lo Stato islamico. L’hanno cominciato a fare
a Napoli e a Roma aggredendo
verbalmente e fisicamente i nostri
compagni, strappando, derubando
e sputando sopra le nostre bandiere rosse, svelando così la loro reale natura anticomunista di squadristi falsi comunisti, perché mai
e poi mai un comunista autentico
può sputare su una bandiera rossa con impressa la falce e martello
e l’effige di Mao. Questi interventisti filo-imperialisti e falsamente
antimperialisti convergono oggettivamente e fanno il gioco della destra imperialista italiana, con
alla testa il quotidiano fascista “Il
Tempo” di Roma e l’organo berlusconiano “Il Giornale” di Milano, che a proposito del comunicato dell’Ufficio stampa del PMLI
dal titolo “Il PMLI appoggia l’IS
contro la santa alleanza imperialista”, hanno violentemente attaccato il Partito e istigato la magistratura a reprimerlo.
Onore a voi compagni napoletani e romani! A voi la nostra più
sentita e fraterna solidarietà per le
aggressioni politiche e fisiche che
avete subito per aver coraggiosamente diffuso e difeso la posizione coerentemente antimperialista
del PMLI!
Per portare il popolo a sposare la propria politica imperialista
i guerrafondai devono giocoforza
esaltare la superiorità del sistema
politico e dei “valori” occidentali
in contrapposizione alla “barbarie” dei combattenti islamici antimperialisti, devono demonizzarli
come “tagliagole assetati di sangue”, responsabili dei più efferati
e gratuiti crimini ai danni di bambini, donne e innocenti senza mai
far emergere le loro ragioni, i loro
programmi politici, i contenuti delle loro denunce. Devono rovesciare verità e menzogna. Ecco
perché non fanno mai chiarezza su
chi sono gli aggressori e invasori
e chi invece gli aggrediti e vittime. Nessuno deve sapere le ragioni vere della guerra in atto, qual è
la contraddizione principale, che
è tra imperialismo e paesi e popoli islamici oppressi. La demonizzazione dello Stato islamico e degli islamici antimperialisti ricorda
da vicino quelle dell’imperialismo
britannico contro il movimento
islamico di liberazione del Sudan
guidato dal “Mahdi” Muhammad
Ahmad alla fine dell’Ottocento,
o quelle dell’imperialismo fascista italiano contro il movimento islamico di liberazione libico
della Cirenaica guidato dal “Leone del Deserto” Omar al-Mukhtar
negli anni ’20 del secolo scorso.
Credere acriticamente alla campagna mistificatoria e islamofobica
dell’imperialismo internazionale
contro lo Stato islamico significa, in definitiva, non conoscere i
precedenti storici sull’argomento
per capire come l’imperialismo ha
sempre agito in campo propagandistico nel cercare di convincere le
masse ad appoggiare le sue guerre
di aggressione e di rapina.
O l’imperialismo o i popoli
islamici antimperialisti, non esiste
una terza scelta davanti a noi. Che
ci piaccia o no i movimenti antimperialisti non potranno mai conformarsi ai nostri desideri e speranze soggettivi perché essi sono
il frutto delle contraddizioni e della situazione internazionale attuale, dove l’ideologia e la politica
N. 43 - 26 novembre 2015
che si richiamano al socialismo
non riescono a esercitare alcuna
influenza come invece avveniva
in passato, quand’era vivo Mao ed
esisteva un campo socialista. Il livello di coscienza dei popoli sfruttati e delle nazioni oppresse è regredito al periodo precedente la
Rivoluzione d’Ottobre, una rivoluzione proletaria e socialista che
trionfò grazie alla guida del Partito bolscevico di Lenin e Stalin
ed alla sua giusta linea ideologica
e organizzativa, in primis, ed alla
sua conseguentemente corretta linea politica nazionale ma anche
internazionale coerentemente antimperialista in un contesto in cui
la maggioranza dei movimenti antimperialisti erano tali solo oggettivamente e non ancora soggettivamente.
“La Rivoluzione d’Ottobre
- disse Stalin - ha scosso l’imperialismo non soltanto nei centri
del suo dominio, non solo nelle
‘metropoli’. Essa ha anche colpito l’imperialismo nelle retrovie, alla sua periferia, scalzando il dominio dell’imperialismo
nei paesi coloniali e nei paesi
dipendenti”12.
La via dell’Ottobre per la conquista dell’Italia unita, rossa e
socialista non può quindi prescindere da una giusta linea antimperialista.
L’imperialismo è nemico di
tutti i popoli e quindi deve essere
combattuto da tutti gli antimperialisti del mondo, non solo dai popoli direttamente interessati. Il contributo più grande che può dare il
popolo italiano è quello di combattere il proprio imperialismo.
Occorre lottare contro l’Unione europea imperialista e contro
il governo del nuovo duce Renzi, che è in prima linea sul fronte dell’interventismo militare imperialista. L’Italia deve uscire
dall’Unione europea e dalla Nato,
chiudere tutte le basi Usa e Nato
che sono nel nostro Paese, ritirare i suoi soldati da tutti i Paesi in
cui sono attualmente presenti, coerentemente all’articolo 11 della
Costituzione, rinunciare a ogni intervento armato all’estero, anche
se con l’elmetto dell’Onu e aprire le frontiere ai migranti. Inoltre così eviteremo che gli islamici
antimperialisti tocchino il nostro
Paese e il nostro popolo con rappresaglie terroristiche. La lotta al
governo Renzi, e contro il regime
neofascista che sta completando
secondo i dettami piduisti, rientra in quest’ottica, come si inserisce appieno nella nostra strategia
della via universale rivoluzionaria
dell’Ottobre per la conquista del
socialismo in Italia!
Si tratta di scegliere tra ideologia borghese e il marxismoleninismo-pensiero di Mao; tra
imperialismo e le nazioni ed i popoli sfruttati ed oppressi; tra i partiti omologati alla vigente dittatura
della borghesia neofascista garante del capitalismo e il partito rivoluzionario che vuole instaurare la
dittatura del proletariato fautrice
del socialismo.
Furono queste le tre scelte fondamentali che portarono alla vittoria il proletariato russo. Queste
sono le scelte che deve fare oggi
il proletariato italiano se vuol dare
una svolta rivoluzionaria alla lotta
di classe ed aggiungere, alle crescenti condizioni oggettive scaturite dalla crisi globale del capitalismo, tutte le condizioni soggettive
per la vittoria della rivoluzione socialista italiana.
Lo sviluppo nazionale del
PMLI dipenderà molto dalla quantità e dalla qualità di operai e rivoluzionari che compiranno oggi
e nel prossimo futuro queste tre
grandi scelte ideologiche, politiche e organizzative.
Gli insegnamenti della Rivoluzione d’Ottobre brillano come delle stelle e non si spegneranno mai,
prima o poi attireranno il proletariato italiano e gli daranno la forza
e il coraggio per la grande scalata
al cielo. Il socialismo si può conquistare ed è già lì che attende alla
prova le giovani generazioni di lavoratori, di studenti, di precari e di
migranti.
Come ebbe a dire il compagno
Scuderi: “Finché in un solo angolo della Terra vi sarà l’imperialismo e lo sfruttamento dell’uomo
sull’uomo la via dell’Ottobre avrà
ancora qualcosa da dire, sarà essa
che squarcerà le tenebre e guiderà
il proletariato verso la luce” 13.
Impariamo da Lenin, da Stalin
e dai bolscevichi russi!
Avanti con forza e fiducia sulla
via dell’Ottobre verso l’Italia uni-
ta, rossa e socialista!
Abbasso l’imperialismo e la
guerra imperialista!
Onore ai compagni che hanno
tenuto testa ai falso comunisti sostenitori dell’imperialismo russo!
Non un passo indietro nel sostegno ai popoli in lotta contro
l’imperialismo!
Viva la guerra di liberazione
dei popoli e delle nazioni oppressi!
Appoggiamo i movimenti islamici antimperialisti!
Viva l’internazionalismo proletario!
Viva la politica antimperialista
del PMLI!
Teniamo alta la bandiera del
PMLI quale vessillo dei sinceri e
coerenti antimperialisti italiani!
Cacciamo il governo interventista e imperialista del nuovo duce
Renzi!
Al servizio del Partito!
Coi Maestri e il PMLI vinceremo!
Note:
1 - Mao Zedong - Forze rivoluzionarie di
tutto il mondo unitevi, per combattere l’aggressione imperialista - novembre 1948.
2 - G. Stalin - Principi del leninismo aprile 1924
3 - V.I. Lenin - L’imperialismo fase suprema del capitalismo - luglio 1916
4 - V.I. Lenin - Potranno i bolscevichi
conservare il potere statale? - settembre 1917
5 - Mao Zedong - Sulla dittatura democratica popolare - 30 giugno 1949
6 - Mao Zedong - Sulla Nuova Democrazia - gennaio 1940
7 - V.I. Lenin - Estremismo, malattia infantile del comunismo - 27 aprile
1920
8 - G. Stalin - Principi del leninismo aprile 1924
9 - G. Scuderi - Rapporto dell’UP al 3°
Congresso nazionale del PMLI - 27
dicembre 1985
10 - V.I. Lenin - Comunismo - 12 luglio
1920
11 - G. Scuderi - Saluto alla 5ª Sessione
plenaria del 5° CC del PMLI - 11 ottobre 2015
12 - G. Stalin - Il carattere internazionale della Rivoluzione d’Ottobre - 7 Novembre 1927
13 - G. Scuderi - Rapporto dell’UP al 2°
Congresso nazionale del PMLI - 6 novembre 1982
Parole d’ordine del PMLI per la manifestazione
nazionale promossa dalla Fiom Roma, 21 novembre 2015
1) Lavoro / lavoro / lavoro
2) Contratto / contratto / contratto
3) Sciopero / sciopero generale /
sotto Palazzo Chigi /
a manifestare
4) Italia / in guerra / No / Italia / in
guerra / No / Italia / in guerra /
No
5) Col nuovo duce / non c’è democrazia / governo Renzi / spazziamolo via
9) Contratto nazionale / da preservare / mai lo faremo / cancellare
17) La “Buona scuola” / è da bocciare
/ vuole solo / privatizzare
19) Contro capitalismo / e imperialismo / tutti uniti / per il socialismo
10)Articolo 18 / che hanno cancellato / con la lotta / va ripristinato
18) No / trivellazioni / No / trivellazioni
/ No / trivellazioni
20) Il proletariato / al potere / per l’Italia unita / rossa e socialista
11)Diritto di sciopero / non si tocca /
lo difenderemo / con la lotta
12)Senato / e Italicum / controriforme vere / nere leggi / da abrogare
13)Il lavoro ai giovani / che va garantito / è quello stabile / e ben
retribuito
6) Legge stabilità / non deve passare / piace ai padroni / è antipopolare
14) Abolire / il precariato / tutti a tempo / indeterminato
7) Non stangare / masse e lavoratori / colpire rendite / ed evasori
15) Né flessibile / né precario / lavoro a tutti / pari salario
8) Il Jobs Act / è da affossare / questo governo / è da cacciare
16) Contratti pubblici / da rinnovare /
basta rinvii / basta imbrogliare
Questa mattina, mi sono alzato,
o bella ciao bella ciao,
bella ciao ciao ciao
questa mattina mi sono alzato
e ho trovato l’invasor
O partigiano portami via
o bella ciao bella ciao,
bella ciao ciao ciao
o partigiano portami via
che mi sento di morir
E se io muoio da partigiano
o bella ciao bella ciao,
bella ciao ciao ciao
e se io muoio da partigiano
tu mi devi seppellir
E seppellire lassù in montagna
o bella ciao bella ciao,
bella ciao ciao ciao
BELLA CIAO
e seppellire lassù in montagna
sotto l’ombra di un bel fior
E le genti che passeranno
o bella ciao bella ciao,
bella ciao ciao ciao
e le genti che passeranno
e diranno: “o che bel fior”
E’ questo il fiore del partigiano
o bella ciao bella ciao,
bella ciao ciao ciao
è questo il fiore del partigiano
morto per la libertà
Ed era rossa la sua bandiera
o bella ciao bella ciao,
bella ciao ciao ciao
ed era rossa la sua bandiera
come rosso era il suo cuor.
PMLI / il bolscevico 13
N. 43 - 26 novembre 2015
Relazione di Antonio Leparulo alla riunione dei marxisti-leninisti della provincia di Modena
Radichiamo e sviluppiamo
il PMLI a Modena e provincia
Qui di seguito la relazione quasi integrale – presentata dal
compagno Antonio Leparulo, Responsabile dell’Organizzazione
di Modena del PMLI, alla riunione dei marxisti-leninisti di Modena che si è tenuta il 1° novembre
2015 e per la cui cronaca rimandiamo a “Il Bolscevico” n. 41.
Cari compagni,
benvenuti alla riunione politico-organizzativa dei militanti e
simpatizzanti della provincia di
Modena del PMLI per fare un bilancio delle attività svolte sinora
dalle organizzazioni e per fare un
bilancio della propria militanza e,
riguardo ai simpatizzanti, del loro
lavoro al fianco del Partito che è
fondamentale, soprattutto per i più
attivi ed inoltre per organizzare il
lavoro politico futuro rispettando
il centralismo democratico, elemento fondamentale del marxismo-leninismo.
Purtroppo, per eventi imprevisti dalla volontà dei componenti, l’Organizzazione di Modena
ha “rallentato” leggermente il lavoro, ma ha comunque rispettato
i propri impegni fissati in precedenza, come la costante presenza
tra le masse popolari con banchini di propaganda oltre a varie manifestazioni dove il Partito è stato
sempre in prima linea riscontrando successi.
Riunioni come quella di oggi,
la seconda a livello provinciale dopo quella dell’agosto scorso, sono essenziali per fare il punto della situazione, scambiarci le
idee, dividerci i compiti e stilare precisi piani di lavoro. Nonché
per studiare le ultime novità politiche a livello nazionale e locale. In
futuro dobbiamo dedicare ancora
più cura a questi incontri, compatibilmente con il tempo che ci resta a disposizione una volta assolti
gli impegni professionali, famigliari e così via. Come ha detto il
compagno Scuderi alla recente 5ª
Sessione plenaria del 5° Comitato
centrale: “La vita interna del Partito a tutti i livelli, dal vertice alla
base, è di fondamentale importanza a questo proposito. Essa va privilegiata rispetto a qualsiasi altro
impegno esterno. Chiarirci prima
all’interno per poterci chiarire
all’esterno, per portare al proletariato, alle masse, alle nuove generazioni messaggi proletari rivoluzionari e marxisti-leninisti chiari
e convincenti”.
Le dieci citazioni di
Mao sui marxistileninisti
Le dieci citazioni del maestro
Mao pubblicate su “Il Bolscevico” sono fondamentali per ogni
vero marxista-leninista e per il lavoro politico locale. Fondamentale è la frase “Un comunista deve
essere franco, leale e attivo, deve
mettere gli interessi della rivoluzione al di sopra della sua stessa
vita e subordinare gli interessi
personali a quelli della rivoluzione; sempre e ovunque, deve
essere fedele ai principi giusti e
condurre una lotta instancabile contro ogni idea e azione errata, in modo da consolidare la
vita collettiva del Partito e raf-
forzare i legami tra il Partito e le
masse; deve pensare più al Partito e alle masse che agli individui, più agli altri che a se stesso.
Solo così può essere considerato
un comunista” per cui ci deve essere lealtà tra i compagni e rispettare le indicazioni delle istanze superiori, il centralismo democratico
e consolidare la vita interna del
Partito, studiando e rispondendo
ai documenti e compilando i rapporti mensili che sono importanti
poiché sono l’unico strumento che
ha il Partito per capire le situazioni delle Organizzazioni locali e se
nel caso intervenire affinché il nostro lavoro proceda secondo la linea del Partito e serenamente.
Riguardo al radicamento locale, altro elemento fondamentale, citando Mao “Noi comunisti
siamo come i semi e il popolo è
come la terra. Ovunque andiamo, dobbiamo unirci al popolo,
mettere radici e fiorire in mezzo al popolo”. Quindi sono fondamentali i rapporti con i comitati
popolari locali, interagire e collaborare con essi anche se all’interno ci possono essere elementi che
possono essere diversi per ideologia e posizione, non dobbiamo
assolutamente esserne dipendenti, dobbiamo comunque portare avanti la nostra linea e lottare
per il bene comune conquistando
l’appoggio delle masse e contare
su di loro, infatti Mao disse: “I comunisti devono essere i più lungimiranti, i più capaci di abnegazione, i più risoluti e i meno
prevenuti nel valutare una situazione e devono fare assegnamento sulla maggioranza delle
masse e conquistare il loro appoggio”. Nel modenese, i compagni hanno capito perfettamente
la strategia, come la partecipazione attiva nei comitati STOP-TTIP,
dove hanno raccolto firme e nel
movimento contro la privatizzazione dell’acqua appoggiando tali
comitati nelle lotte.
Altro elemento fondamentale è
la condanna dell’individualismo e
dell’egoismo dei compagni: “Mai
in nessun momento e in nessuna
circostanza, un comunista deve
mettere al primo posto i suoi interessi personali; deve invece
subordinarli agli interessi della nazione e delle masse. Perciò
l’egoismo, la pigrizia sul lavoro,
la corruzione, la smania di mettersi in vista e via dicendo sono
di quanto più spregevole esista;
mentre l’altruismo, l’ardore nel
lavoro, la completa dedizione al
dovere pubblico e l’assiduo lavoro impongono rispetto”. Citando Mao, tutti i compagni devono collaborare serenamente tra di
loro, senza che l’uno sopravalga
sull’altro e senza mettersi in mostra, devono avere rispetto l’uno
dell’altro e non devono fermare il
lavoro politico, anzi devono contribuire secondo le loro capacità e
le loro doti non dimenticando mai
di migliorare la loro qualità. Un
vero marxista-leninista deve sapere coltivare queste qualità e lavorare su se stesso, con lo studio
e l’azione rivoluzionari. La rivoluzione non è una gara di velocità
ma di resistenza. Solo se sapremo
rispecchiare le qualità che Mao ha
individuato come essenziali potremo resistere agli attacchi della
Modena, 7 Novembre 2015. Il banchino realizzato dall’Organizzazione
di Modena del PMLI nel centro della città dedicato al 98° Anniversario della Rivoluzione d’Ottobre. Con la maglietta del Partito si nota
il compagno Antonio Leparulo, Responsabile dell’Organizzazione di
Modena (foto Il Bolscevico)
borghesia. Un marxista-leninista
deve essere leale, altruista, sincero, vigoroso e pronto a sacrificarsi
per il Partito e la causa. Un marxista-leninista non scansa le fatiche
dell’impegno rivoluzionario e i
compiti e i lavori rivoluzionari più
duri, ma anzi è il primo a mettersi a disposizione del Partito. Come
afferma Mao: “Un lavoro duro è
come un fardello posto davanti a noi: è una sfida a caricarcelo sulle spalle. Certi fardelli
sono leggeri, altri pesanti. Alcuni preferiscono fardelli leggeri a
quelli pesanti; prendono i primi e lasciano i secondi agli altri.
Questo non è un atteggiamento corretto. Alcuni compagni si
comportano diversamente: lasciano le comodità agli altri e si
caricano dei fardelli più pesanti;
sono i primi ad affrontare le privazioni e gli ultimi a godere delle
comodità. Essi sono buoni compagni. Dobbiamo tutti imparare
dal loro spirito comunista”.
Altro aspetto è che ogni compagno deve camminare con le
proprie gambe. Parafrasando una
importante indicazione di Mao:
“Noi sosteniamo che bisogna
contare sulle proprie forze. Noi
speriamo di ricevere un aiuto
dall’esterno, ma non dobbiamo
farcene dipendenti; noi contiamo sui nostri sforzi, sulla forza
creativa di tutto il nostro esercito, di tutto il nostro popolo”, per
quanto riguarda Modena, i marxisti-leninisti, sono riusciti in poco
tempo ad organizzarsi autonomamente, riescono a produrre il materiale necessario per la propaganda, riescono ora a stampare “Il
Bolscevico” dopo la dolorosa sospensione cartacea anche se questo richiede un enorme sacrificio
economico ma l’entusiasmo proletario per la causa ai modenesi non
manca. Camminare con le proprie
gambe significa anche studio individuale per migliorare la propria
concezione proletaria del mondo e
qualità nella lotta contro il capitalismo per il il socialismo, camminare con le proprie gambe significa anche seguire le vicende delle
istituzioni borghesi locali per poi
colpirle al momento opportuno.
Infine ogni marxista-leninista deve essere maestro e allievo
delle masse e deve avere fiducia
nel Partito, se dubitiamo di questi
principi non saremo in grado di realizzare nulla.
Situazione e compiti
prioritari delle
Organizzazioni locali
Le Organizzazioni contano su
elementi, tutti fondamentali, per
il lavoro politico nel territorio modenese: chi per elevate doti intellettuali e chi per generosità e sacrificio proletario-rivoluzionario,
sul piano pratico (partecipazione
costante a banchini, manifestazioni, volantinaggi, ecc.) e sul piano
economico attraverso donazioni
che sono sempre importantissime
e per le quali li ringraziamo infinitamente, nonostante tutto ogni
elemento deve comunque migliorare la propria qualità affinché il
Partito sia un punto fondamentale oltre che guida delle masse popolari ricoprendo il ruolo di avanguardia sia all’interno del Partito
sia al di fuori. Come ci insegna
Stalin: “Bisogna ricordare una
volta per sempre che la forza e
il peso specifico di un partito,
soprattutto di un Partito comunista, non dipendono tanto dal
numero degli iscritti, quanto
dalla loro qualità, dalla loro fermezza, dalla loro devozione alla
causa del proletariato”. Inoltre,
è fondamentale il rapporto che il
compagno Dario Granito, Responsabile della Commissione per il lavoro di organizzazione del CC del
PMLI, ha presentato alla riunione
plenaria della Commissione tenutasi il 13 dicembre 2014 ha spronato militanti e simpatizzanti ad
approfondire la conoscenza della
linea politica e organizzativa del
Partito, legandosi ai problemi concreti che occorre affrontare dove
siamo presenti e secondo le priorità indicate dal Partito studiando
il marxismo-leninismo-pensiero
di Mao, con metodo, regolarità e
impegno. Come dice il compagno
Scuderi “Studiare costa tempo, fatica e rinunce, specie agli operai
e ai lavoratori che concludono la
giornata spremuti come limoni dai
capitalisti. Eppure bisogna studiare, costi quel che costi per essere
sempre in prima linea nella lotta
di classe e con posizioni d’avanguardia marxiste-leniniste” per
questo tutti dobbiamo armarci di
spirito di sacrificio rivoluzionario
se si crede veramente nella causa
del socialismo e per la liberazione
del proletariato e delle masse popolari dall’oppressione borghese
e capitalista. Non basta solo leggere le cinque opere fondamentali marxiste-leniniste ma studiarle e capirle, studiare i documenti
del CC e studiare le esigenze delle masse, bombardando e criticando innanzitutto le istituzioni borghesi locali ed indirizzare tutte le
lotte contro il governo del nuovo
duce Renzi ricoprendo il ruolo di
una qualitativa e combattiva avanguardia proletaria guidata dal marxismo-leninismo pensiero di Mao,
infatti come ha sottolineato il Segretario generale, Giovanni Scuderi, “Non potremo mai avere una
concezione proletaria del mondo
se non studiamo e applichiamo il
marxismo-leninismo-pensiero di
Mao. Anche se fossimo dei bravi
organizzatori, oratori, trascinatori, scrittori ma non studiamo e
applichiamo il marxismo-leninismo-pensiero di Mao non faremo
nemmeno il solletico alla borghesia e ai falsi amici del proletariato
e delle masse”.
Come ci ha ricordato il compagno Denis Branzanti, Responsabile del PMLI per l’Emilia-Romagna, durante l’undicesima riunione
regionale dei marxisti-leninisti tenutasi a Torre Pedrera il 26 luglio
2015 con la partecipazione attiva
e militante delle Organizzazioni
della provincia di Modena, oltre
ad elogiare il lavoro svolto finora dai compagni modenesi ha puntualizzato “La situazione generale
e quella del Partito ci impone di
migliorare laddove siamo carenti,
non possiamo permetterci di ‘vivere alla giornata’, svolgendo il
‘compitino’ che ci viene affidato,
occorre avere spirito di iniziativa
e mantenere sempre l’entusiasmo
proletario rivoluzionario di chi
combatte per la causa più grande,
più giusta, più utile che via sia, il
progresso sociale e l’emancipazione del proletariato e dell’intera
umanità, mantenendo inalterata
la nostra fiducia nel marxismo-leninismo-pensiero di Mao, nel socialismo, nel Partito, nelle masse
e in noi stessi”. Questo è un invito
per tutti ma soprattutto per spronare i compagni che sono rimasti
indietro e contemporaneamente ad
impegnarsi tutti con spirito di collaborazione e d’iniziativa. Altro
lavoro da migliorare e curare me-
glio è il radicamento locale, citando sempre il compagno Branzanti
“Nel lavoro locale dobbiamo puntare tutto sul radicamento, che è
la questione principale che dobbiamo risolvere, la priorità delle priorità. Il radicamento passa
essenzialmente dalla nostra presenza attiva, combattiva e propositiva negli ambienti di lavoro,
di studio e di vita. Il che significa che le istanze intermedie e di
base si devono occupare dei problemi concreti e immediati delle
masse di quegli ambienti e aiutarle a risolverli. Significa bombardare senza soluzione di continuità le giunte comunali e regionali
mettendo a nudo le loro malefatte. Occorre stringere un legame
forte e solido con le masse delle
nostre città, quartiere, provincia,
regione e luogo di lavoro e di studio, conoscendo e occupandoci
dei loro problemi immediati, dal
lavoro all’istruzione, dalla sanità
all’ambiente, alla riqualificazione
delle periferie e così via, appoggiando le loro rivendicazioni, proponendo parole d’ordine e metodi
di lotta atti a risolverli, bombardando senza soluzione di continuità le giunte comunali e regionali
mettendo a nudo le loro malefatte, entrando nei movimenti di lotta, facendo tesoro del Programma
d’azione del Partito, legando sempre il generale al particolare, concentrandosi soprattutto nel movimento operaio e sindacale e in
quello studentesco”.
Quindi, oltre al radicamento nei propri posti di lavoro, di
studio e di vita come citati prima sul fronte sindacale, studentesco e sulla situazione locale con
la denuncia delle istituzioni locali, dobbiamo essere i protagonisti
della propaganda, dobbiamo essere presenti davanti alle fabbriche
più combattive con volantinaggi
mirati in modo da non disperdere tempo e fatica, cercare di parlare o di intervistare gli operai o gli
studenti più interessati ed ora che
l’organizzazione modenese riesce
in autonomia a stampare “Il Bolscevico” portarlo sempre nelle occasioni più proficue e consegnarlo
agli elementi più interessati, spronandoli a scrivere per il giornale
dei loro problemi e denunciando
le malefatte dei padroni, facendogli sempre presente che “Il Bolscevico” è l’unica vera voce delle masse popolari a discapito delle
testate giornalistiche e dei mass
media succubi e servi del capitalismo e della borghesia.
Tra gli obiettivi più importanti ci sono sicuramente la Maserati
di Modena insieme alla New Holland e alla Ferrari di Maranello, le
grandi fabbriche che hanno in comune lo sfruttatore, il nuovo Valletta Sergio Marchionne, il quale
oltre a far arretrare la classe operaia, sta cercando in tutti i modi di
delocalizzare le fabbriche all’estero alzando di gran lunga la disoccupazione e contribuendo così alla
miseria di migliaia di operai. Per
i volantinaggi bisogna creare un
itinerario preciso ed essere presenti spesso davanti a fabbriche e
scuole, altrimenti il nostro lavoro
sarà inutile e dispersivo. Riguardo alla propaganda per il prose-
SEGUE IN 14ª
ë
14 il bolscevico / PMLI
ë DALLA 13ª
litismo e in occasione delle commemorazioni dei Maestri, oramai
i compagni si stanno facendo le
ossa, durante tutto l’anno hanno
organizzato banchini e i risultati sono stati eccellenti, alimentando i contatti e distribuendo opere
dei Maestri e gli opuscoli di Scuderi sotto l’interesse di molti modenesi. I banchini proseguiranno
fino a gennaio, toccando le date
più significative, come ad esempio il 7 Novembre in occasione
dell’anniversario della Rivoluzione d’Ottobre e il 9 gennaio in ricordo dell’eccidio delle Fonderie
Riunite di Modena, avvenuto nel
1950, dove si terrà un presidio in
cui il PMLI non mancherà. Per la
denuncia alla giunta, oltre a seguire le vicende sui media locali,
sul sito del comune sotto la voce
“il governo della città” si può assistere anche in diretta streaming
alle sedute del Consiglio comunale, inoltre sono presenti i comunicati stampa del comune. Come ha
sottolineato il compagno Scuderi all’ultima Sessione plenaria del
CC, non possiamo accontentarci
di avere le notizie solo dai media,
dobbiamo andare alle fonti del nemico per poterlo poi criticare.
Fronte sindacale
Dobbiamo lavorare in CGIL per
costruire il sindacato delle lavoratrici e dei lavoratori, dei pensionati e delle pensionate (SLLPP).
Questo progetto sarà possibile
solo quando ci creeranno le condizioni. Il nostro compito è quello
di divenire un punto di riferimento
della classe operaia, avere un ruolo d’avanguardia all’interno della RSU o nelle RSA, coinvolgere i lavoratori nella vita sindacale,
farli sentire protagonisti delle lotte, dei risultati e delle vittorie, noi
siamo dei lavoratori e non dobbiamo avere un atteggiamento di superiorità rispetto ai lavoratori che
ci hanno eletti e che ci danno fiducia. Dobbiamo essere noi ad alimentare la loro coscienza di classe, denunciando le contraddizioni
padronali e lo sfruttamento che
subiscono quotidianamente. Alcuni compagni lavoratori, iscritti
alla CGIL, stanno duramente costruendo un fronte unito all’inter-
no dei propri posti di lavoro, è un
lavoro difficile poiché è un dato di
fatto che i padroni a braccetto con
i sindacalisti borghesi tendono ad
anestetizzare le masse lavoratrici, il nostro compito è quello di
svegliarli senza perdere coraggio.
Nello specifico, nei luoghi di lavoro dove i compagni lavorano, non
esiste democrazia diretta all’interno delle organizzazioni sindacali
e più specificatamente all’interno
della CGIL, i delegati RSA vengono scelti da CGIL senza la votazione dei lavoratori e vengono scelti
individui che fanno solo gli interessi dei padroni, a questo punto
è evidente che sindacati e padroni hanno stretto un compromesso
a danno di quegli operai inermi di
fronte ai loro problemi e che perdono fiducia nella lotta di classe.
Gli elementi più combattivi hanno
comunque denunciato questa soppressione dei diritti democratici al
provinciale CGIL, scavalcando le
RSA, nella denuncia abbiamo notato una leggera apertura del sindacato, il quale ha riferito che se si
creasse un’eventuale opposizione
degli iscritti alle RSA, il sindacato sarebbe il primo a revocargli la
nomina, quindi quale opportunità
migliore per creare un fronte operaio unito che si oppone al sindacalismo borghese spazzando via i
falsi delegati sindacali e i falsi capi
operai facendoci eleggere democraticamente? Chiaramente bisogna diventare avanguardia e farsi
carico dei problemi comuni degli
operai, uno tra i tanti la costante
dittatura padronale che impone ai
lavoratori obblighi e nessun diritto, la mancanza della sicurezza sul
lavoro sia a livello di strumenti sia
a livello di orari. Inoltre un altro
punto è la divisione degli operai
ad opera dei padroni, dei falsi capi
operai con la complicità dei servi
del padrone, citando Lenin “Per
abbattere i padroni, prima bisogna eliminare i loro servi, cioè
quella massa di gente senza idee
e senza principi” ed inoltre sempre sotto l’insegnamento di Lenin
riuscire ad eliminare la condizione di schiavo che armeggia nelle coscienze degli operai: “Uno
schiavo che non ha coscienza di
essere schiavo e che non fa nulla per liberarsi, è veramente uno
schiavo. Ma uno schiavo che ha
coscienza di essere schiavo e che
lotta per liberarsi già non è più
schiavo, ma uomo libero”. Chia-
N. 43 - 26 novembre 2015
Modena, 25 Aprile 2015. Le bandiere del PMLI sventolano in piazza alla manifestazione per il 70° della
Liberazione dal nazifascismo (foto Il Bolscevico)
ramente senza condannare l’operaio che non ha coscienza, siamo
noi che dobbiamo lavorare affinché ci sia una presa di coscienza
per una svolta rivoluzionaria della
lotta di classe.
Fronte studentesco
Importante è studiare il discorso del compagno Federico Picerni,
Responsabile della Commissione
giovani del CC del PMLI, tenuto
a nome del CC il 6 settembre scorso alla commemorazione di Mao
a Firenze e propagandarlo nelle
scuole e nelle università. I compagni modenesi già hanno avviato il
lavoro di propaganda partecipando attivamente alla mobilitazione
studentesca del 9 ottobre contro la
“Buona scuola” riscontrando interesse tra le masse studentesche. Il
suo discorso è importante poiché
ricollegato con naturalezza alla
situazione attuale dell’istruzione
in Italia, analizzandone a fondo e
mettendone in luce il carattere capitalista borghese, denunciando la
mercificazione dell’istruzione e lo
stato disastroso della scuola e della ricerca. Nonostante che a Modena siamo prevalentemente lavo-
Comunicato della Commissione giovani centrale del PMLI
Viva le proteste
degli studenti!
No alla
repressione!
Il Partito marxista-leninista
italiano (PMLI) si congratula
con le studentesse e gli studenti che sono nuovamente scesi
in piazza oggi contro la “Buona
scuola” e la legge di stabilità del
governo Renzi, a fianco degli insegnanti chiamati dai Cobas allo
sciopero generale. Condanniamo le violente cariche delle “forze dell’ordine” a Napoli e Roma,
esprimiamo la nostra solidarietà militante ai feriti e chiediamo
con decisione il rilascio di tutti i
fermati.
Ormai è chiaro che il nuovo
duce Renzi risponde alla protesta solo con la repressione neofascista. Il suo governo del manganello va cacciato via prima
che possa fare ulteriori danni ai
diritti degli studenti, degli insegnanti, dei giovani, delle masse
lavoratrici e popolari. Urge lo
sciopero generale di tutte le categorie con manifestazione nazionale sotto Palazzo Chigi.
Le studentesse e gli studenti
hanno il sacrosanto diritto di rispondere alla repressione occu-
pando le scuole e le università e
di impiegare ogni forma di lotta,
purché di massa, per ottenere il
ritiro della “Buona scuola” e raggiungere i loro obiettivi.
Tutti a Roma il 21 novembre
alla manifestazione promossa
dalla FIOM!
La Commissione giovani
del Comitato centrale
del PMLI
13 novembre 2015
ratori non dobbiamo tralasciare il
fronte studentesco: “È necessario che la classe operaia assuma
la direzione dell’educazione” e
“La cultura rivoluzionaria è per
le masse popolari una poderosa arma rivoluzionaria. Prima
della rivoluzione, essa prepara ideologicamente il terreno,
e, durante la rivoluzione, è un
settore necessario e importante
del fronte generale rivoluzionario”, citando Mao. Dobbiamo aiutare le studentesse e gli studenti a
conquistare il potere politico nelle
scuole e nelle università e lavorare affinché le ragazze e i ragazzi
di sinistra apprezzino e applichino
la linea del PMLI sull’istruzione e
nel movimento studentesco. Quello che possiamo fare è individuare
le scuole e le facoltà più combattive, magari quelle in mobilitazione, in autogestione, in assemblea,
e trovare del tempo per effettuare dei volantinaggi mirati e cercare di non mancare alle principali
manifestazioni studentesche che si
terranno. Al momento non possiamo fare molto, non avendo ancora
militanti o simpatizzanti studenti,
perciò il nostro lavoro su questo
fronte deve essere principalmente
rivolto a conquistarne.
Fronte antifascista e
antimperialista
Sul fronte antifascista il terreno è fertile, come del resto su altri fronti, ricordiamo i successi
della presenza del PMLI a diverse manifestazioni, in particolare
quella del 18 aprile a Montefiorino, ma anche al corteo di apertura
della festa nazionale dell’ANPI a
Carpi del 30 maggio, in entrambi
i casi le masse antifasciste hanno
accolto calorosamente la delegazione marxista-leninista riconoscendola come punto di riferimento antifascista, dimostrando che vi
è apertura verso il nostro Partito,
perlomeno da parte delle masse
più avanzate e combattive, e che
occorre insistere a lavorare tra di
esse per migliorare il nostro rapporto con loro e conquistarle alla
nostra causa. La base dell’ANPI
in molti casi è contraria alla dirigenza, questo è il frutto del compromesso fra ANPI e PD, per
esempio, l’ANPI al tempo stesso
condanna il governo ma ci collabora, quindi potremmo coinvolgere l’associazione ad eventuali discussioni e invitandola a costruire
un fronte antifascista insieme ad
altri movimenti antifascisti.
Sul fronte antimperialista, le
organizzazioni modenesi, sono
d’accordo sulla linea del Partito in
politica estera come è stata delinata dal discorso di saluto del compagno Scuderi e dal rapporto del
compagno Erne alla 5ª Sessione
plenaria del 5° Comitato centrale, svoltasi a Firenze l’11 ottobre
scorso. La posizione del Partito di
appoggio l’IS contro la santa alleanza imperialista nell’interesse
della lotta antimperialista comune
ai popoli di tutto il mondo, nonostante l’abisso che ci divide dallo
Stato Islamico sui piani ideologico, culturale, politico, strategico e
tattico, e pur non appoggiando tutti i suoi atti, è un chiaro segnale
antimperialista che tutti i sinceri
comunisti dovrebbero seguire coerentemente con quanto insegnato dai Maestri del proletariato internazionale e coerentemente con
la linea marxista-leninista, internazionalista e antimperialista del
Partito.
Situazione a Modena
Le istituzioni borghesi locali
sono il nostro nemico principale a
livello locale, dobbiamo bombardare senza soluzione di continuità le giunte comunali e regionali
mettendo a nudo le loro malefatte
e le loro contraddizioni. La giunta
del comune di Modena capitanata
dal neopodestà Gian Carlo Muzzarelli (che è pure a capo dell’intera provincia) non si sta occupando dei problemi reali delle masse
popolari, è un dato di fatto che ha
speso soldi pubblici per la “riqualificazione” del capoluogo senza
affrontare in concreto le situazioni sempre più povere dei modenesi. Egli ha contribuito a far sì che
la borghesia locale prendesse più
potere, come è successo in occasione dell’EXPO dove il neopodestà ha occupato, per tutta la durata
dell’evento, da maggio a settembre, i giardini pubblici e nello specifico la palazzina Vigarani dove
sono stati invitati i big della borghesia non solo a livello modenese ma anche nazionale. Di certo
non si sono interessati delle masse
popolari ma solo del loro profitto
andando così a braccetto con il capitalismo.
I marxisti-leninisti di Modena
denunciarono la presenza dei neofascisti di Forza Nuova sul territorio senza che Muzzarelli prendesse alcun provvedimento, andando
contro i valori della Costituzione
nata dalla Resistenza partigiana,
facendo scorrazzare le fecce fasciste e creando il caos.
Nel contempo la giunta comunale sta alimentando i magnati del capitalismo, come COOP ed
HERA. Nel caso di COOP, ormai
diventata un monopolio locale, la
giunta non si è espressa, chiaramente per i legami politici che ci
sono tra loro, come una sorta di
mafia piddina, oramai COOP ha
il controllo su tutto addirittura anche sulla sanità prendendo il potere sulle farmacie comunali, comunali solo di nome ormai. Nel caso
di HERA la giunta, nonostante i
comitati popolari per l’acqua pubblica abbiano più volte denunciato
e manifestato contro la violazione
del referendum del 2011, ha alimentato il potere della multiutility
seguendo le orme del collega bolognese Merola a discapito delle
masse lavoratrici sempre più spremute e sempre con l’incertezza di
un posto di lavoro fisso, soprattutto in COOP i contratti sono ancora
a livello determinato con scadenza a 3-6 mesi “rinnovabili”, nonostante Renzi si faccia bello con il
suo Jobs Act.
Insomma, le istituzioni borghesi locali, stanno alimentando solamente il capitalismo, la disoccupazione è all’8%. Le masse popolari,
durante i nostri banchini, hanno
continuamente contestato la giunta comunale, denunciando le loro
situazioni difficili e di estrema povertà. Dobbiamo assolutamente
fermare questa macelleria sociale,
dobbiamo con tutte le nostre forze che le masse popolari capiscano che solo il socialismo può dare
potere al proletariato e alle masse
spazzando via il marciume che il
capitalismo ha prodotto.
Ricordiamo sempre che già il
PMLI a Modena ha colpito la borghesia locale in modo incisivo
scatenando quel famoso ordine del
giorno del 22 gennaio 2015, dove
all’unanimità, il Consiglio comunale condannò le tesi rivoluzionare del Partito e la presa di potere
da parte del proletariato, dopo la
provocazione poliziesca di stampo fascista il cui mandante è stato il consigliere comunale di Forza
Italia Adolfo “Adolf” Morandi, è
evidente che la borghesia ha paura della costante propaganda marxista-leninista sotto al portico del
comune di Modena, “Essere colpiti dal nemico non è un male,
ma un bene”, spiegava Mao. Vogliamo elogiare i compagni che
hanno saputo tener testa e hanno
difeso le bandiere del Partito, con
coraggio proletario-rivoluzionario, alle provocazioni fasciste successive senza creare scontri fisici;
un elogio particolare va al compagno Stefano che già nel giugno
dell’anno scorso tenette testa, da
solo, ad uno spiegamento di agenti
Digos, forse il primo della sequela di azioni provocatorie e repressive nei nostri confronti. La borghesia è impaurita dal fenomeno
dell’astensionismo elettorale, propagandato con successo dai marxisti-leninisti modenesi durante la
campagna elettorale sia comunale
che regionale dove ha vinto largamente, ossia il rifiuto del sistema
partitico borghese, dobbiamo solo
fare attenzione che le masse non
cadano nel qualunquismo e nel
populismo, schierandosi ad esempio con il M5S o con nuovi progetti di “sinistra” senza più ideologia, dobbiamo lottare e lavorare
tenendo in pugno l’iniziativa politica come PMLI affinché le masse
popolari ci riconoscano come guida ed unica soluzione per abbattere il potere borghese.
I compiti dei
simpatizzanti
Il Partito a livello provinciale ha visto formarsi nel tempo un
gruppo affiatato e combattivo di
simpatizzanti, sui quali sa di po-
SEGUE IN 15ª
ë
PMLI / il bolscevico 15
N. 43 - 26 novembre 2015
Banchino di propaganda del 13 novembre
La viva e costante presenza in piazza del PMLI
circondata dall’interesse dei modenesi
Registrate forti adesioni delle masse. Nuovamente a ruba “Il Bolscevico”,
sostenuto con libere sottoscrizioni. Critiche a Renzi
‡‡Dal corrispondente
dell’Organizzazione di
Modena del PMLI
Continua con successo la propaganda marxista-leninista a Modena. Nel banchino tenuto in centro città venerdì 13 novembre
– uno dei numerosi già programmati fino ad inizio 2016 - sono
stati distribuiti centinaia di volantini, tutti esauriti, autoprodotti dall’Organizzazione locale del
Partito, contro il governo del neoduce Renzi.
Le masse popolari continuano a contestare il governo in carica, si è avuto modo di parlare
con dei lavoratori che ci hanno
ë DALLA 14ª
ter contare. Per noi i simpatizzanti vanno coinvolti in tutto, tranne
ovviamente la vita interna di Partito; sono protagonisti attivi e non
manovali passivi, ricerchiamo le
loro opinioni e la loro partecipazione, al contempo però chiediamo loro di contribuire come possono alla causa, meglio sarebbe se
accettassero una precisa divisione
di compiti, senza demandare tutto
ai militanti che sono già oberati di
lavoro e ovviamente non possono
fare tutto. È quindi il momento di
fare un bilancio critico e autocritico del lavoro dei simpatizzanti locali del Partito. Diciamoci le cose
francamente e senza riserve, cari
compagni, l’obiettivo anche delle
critiche deve essere crescere tutti
insieme e migliorare la nostra coscienza politico-ideologica e il nostro lavoro pratico.
Un compagno da tempo ha
chiarito che apprezza il Partito e
ne sostiene la linea generale ma
vuole restare simpatizzante perché
fatica ad accettare il centralismo
democratico, la sua volontà va rispettata ma gli ribadiamo l’invito
a riflettere su quanto questo suo limite possa essere superato con lo
studio più attento del marxismoleninismo-pensiero di Mao e della
linea del Partito e con un bilancio
autocritico della sua crescita politica e organizzativa, tanto più che
nei fatti si comporta spesso come
un militante, ricordiamo il suo
prezioso contributo al picchetto,
raccontato le loro situazioni difficili, di estrema povertà e precarietà causate dalle “riforme” renziane e hanno dato ragione alle
tesi rivoluzionarie del PMLI per
abbatterle.
La nostra viva e costante presenza in piazza tra le masse popolari modenesi con dibattiti e
discussioni è uno tra gli elementi fondamentali per la propaganda marxista-leninista, dobbiamo
interagire con esse e ascoltare le
loro problematiche ed invitarle
anche a scrivere per Il Bolscevico, che tra l’altro è andato nuovamente a ruba. Abbiamo ricevuto
consistenti donazioni dai mode-
nesi che si interessano sempre di
più alle attività del nostro Partito. La settimanale stampa de Il
Bolscevico a cura delle Organizzazioni di Modena e di Castelvetro, nonostante richieda un sacrificio economico, trova riscontro
nelle spontanee sottoscrizioni dei
modenesi, le casse del Partito migliorano e danno modo di proseguire con serenità le attività. Questo è un ottimo segnale di fiducia
delle masse popolari nei confronti del PMLI, il quale è l’unico ad
essere sempre presente in piazza,
i partiti pseudocomunisti e di altro genere sono praticamente assenti.
con le insegne del Partito, sotto la
Confindustria di Modena per la vicenda dei licenziamenti del Consorzio euro 2000 dove lavorava,
oltre alla partecipazione ai banchini, alle manifestazioni come quella del 25 Aprile e la presenza al
presidio del 5 luglio per il popolo greco dove ha coraggiosamente
difeso le bandiere di Partito contro
l’arroganza di alcuni componenti
di ACT! che avevano organizzato l’evento condannando in qualche modo il qualunquismo politico, inoltre contribuisce spesso alle
corrispondenze per “Il Bolscevico”. Recentemente il compagno ha
espresso dei dubbi rispetto alla posizione del Partito sullo Stato Islamico, è questa l’occasione giusta
per cercare di risolverla attraverso
il confronto con i compagni.
Un altro compagno è molto
promettente, ha elevate doti intellettuali, di critica e di autocritica, è un compagno generoso e ha
molte conoscenze nei vari movimenti e comitati date le sue precedenti esperienze politiche, quindi
potrebbe seguire le vicende della
giunta e seguire i comitati diventando di fatto una sorta di corrispondente per l’organizzazione.
Non per sua volontà purtroppo
come sappiamo, il suo lavoro è regredito, il compagno è invitato ora
che ha più tempo libero a rimettersi in prima linea e a riflettere
seriamente sul suo impegno politico, perché pur essendo un simpatizzante attivo si comporta spesso
come un militante ed ha avuto una
crescita ideologica, politica, orga-
nizzativa e giornalistica notevolissima rispetto a quando prese il
contatto con il Partito per la prima
volta, parliamo di febbraio 2013.
Con una soddisfazione del tutto particolare abbiamo visto lo stile di lavoro e di esposizione del
compagno, che era inizialmente
di tipo piccolo-borghese, conformarsi gradualmente allo stile marxista-leninista del Partito. Ora si
tratta di mettere a frutto tutto questo nella lotta di classe e nel lavoro
di Partito. Purtroppo il compagno
inspiegabilmente non ha assolto il
compito che gli era stato richiesto, e che aveva accettato, alla riunione di agosto, ossia di seguire
le questioni modenesi per “Il Bolscevico” né ha rispettato la scadenza concordata per l’invio del
suo parere sul discorso del compagno Picerni alla Commemorazione di Mao. Speriamo che corregga questi difetti della sua attività
e apra una fase ancora più avanzata del suo rapporto col Partito.
Infine, ricordiamo al compagno
che nonostante la sua estrazione sociale piccolo-borghese, non
deve farsi problemi per un’eventuale militanza, al Partito interessa
la concezione proletaria del mondo degli individui e il compagno
ha dimostrato in più occasioni di
possederla.
Un compagno lavoratore è
molto generoso, dona mensilmente un contributo economico alla
Sede centrale del PMLI e contribuisce alla realizzazione del materiale che occorre all’Organizzazione per la propaganda (manifesti,
Continuiamo con forza e fiducia nella lotta contro il capitalismo e l’imperialismo, per il socialismo!
Lavoriamo nelle nostre città per radicare un forte e grande PMLI che spazzi via le giunte
comunali e il governo del nuovo
duce Renzi affinché il proletariato arrivi alla conquista del potere
politico!
Modena, 13 novembre 2015. Interessanti discussioni intorno al
banchino di proganda del PMLI, a
cui ha partecipato il compagno Federico Picerni, Responsabile della
Commissione Giovani del CC del
PMLI (foto Il Bolscevico)
volantini, ecc.) oltre alla presenza alle attività esterne del Partito.
Non finiremo mai di ringraziarlo
per tutto questo, al contempo vogliamo però essere assolutamente
schietti con lui nell’interesse soltanto della sua crescita politica,
ideologica e organizzativa. Il suo
è un gran contributo, ma non basta, dato che egli stesso pochissimi mesi dopo aver conosciuto il
Partito voleva fare la domanda per
la militanza, cosa che tuttora non
è possibile in quanto ci sono delle
contraddizioni.
Innanzitutto deve studiare le
cinque opere fondamentali dei
cinque Grandi Maestri del proletariato internazionale per avere
una corretta concezione proletaria
del mondo, contribuire in qualche
modo alle corrispondenze per il
giornale sulle questioni soprattutto riguardanti il suo posto di lavoro, in questo modo si farebbe conoscere meglio anche dall’intero
Partito, potrebbe seguire le vicende sindacali ed aiutare l’altro compagno collega di lavoro, al fronte unito operaio e lavorare nella
CGIL, ricordandogli che l’iscrizione alla CGIL non comporta
l’ammissione come membro di
Partito ma serve, anche se ancora
inconcepibile per lui, a fare lavoro
di massa fra gli operai e i lavoratori nell’organizzazione sindacale
in cui sono maggiormente presenti, per poi arrivare strategicamente
alla creazione del SLLPP. Ricordiamo al compagno che l’SLLPP
non si può creare così di punto in
bianco ma richiede un lungo e pa-
Accade nulla attorno a te?
RACCONTALO A ‘IL BOLSCEVICO’
Chissà quante cose accadono attorno a te, che riguardano la lotta di classe e le condizioni di vita
e di lavoro delle masse. Nella fabbrica dove lavori, nella scuola o università dove studi, nel quartiere
e nella città dove vivi. Chissà quante ingiustizie, soprusi, malefatte, problemi politici e sociali ti fanno
ribollire il sangue e vorresti fossero conosciuti da tutti.
Raccontalo a “Il Bolscevico’’. Come sai, ci sono a tua disposizione le seguenti rubriche: Lettere,
Dialogo con i lettori, Contributi, Corrispondenza delle masse, Corrispondenze operaie e Sbatti i signori del palazzo in 1ª pagina. Invia i tuoi ``pezzi’’ a:
Via A. del Pollaiolo 172/a - 50142 Firenze
Fax: 055 5123164 - e-mail: [email protected]
ziente lavoro fra le masse operaie e lavoratrici, come precisato nel
punto sul fronte sindacale. Inoltre
il compagno deve avere più rispetto per i responsabili e per le decisioni prese sul lavoro politico e di
eventuali decisioni sul piano logistico, non bisogna battere i piedi
ma rispettare le decisioni prese e
andare con esse e non controcorrente, si rischia in questo modo
di rallentare il lavoro politico per
questioni inutili e secondarie. In
particolare, quando su certe questioni sorgono delle contraddizioni, come sul sindacato, è necessario confrontarsi con il responsabile
dell’Organizzazione e durante le
riunioni come questa per cercare di risolvere tali contraddizioni,
ma se ciò non è possibile, bisogna
voltare pagina e andare avanti sulle cose che si condividono, senza insistere ossessivamente su tali
contraddizioni se per il momento,
dopo le dovute spiegazioni, si è
capito che non sono risolvibili.
In conclusione, gli si chiede di
stabilire insieme al Partito che tipo
di impegno è disposto a dare sia
nel lavoro politico generale, sia
soprattutto nel lavoro sindacale. Il
compagno ha espresso la volontà
di essere semplicemente un “manovale”, il Partito rispetta tutte le
volontà di ogni singolo individuo
ma allo stesso tempo sprona i propri componenti ad una collaborazione più attiva e collaborativa per
aiutare i compagni nel lavoro politico, quindi oltre che “manovale” si sprona il compagno ad interessarsi, come citato prima, delle
questioni sindacali ed iniziare un
lavoro di cronaca e denuncia.
Si precisa che tutte le mansioni
assegnate ai compagni sono “mansioni di tutti” nel senso che ogni
compagno ha un compito ben preciso ma non deve sentirsi solo nel
lavoro che svolge, i responsabili di organizzazione oltre a guida-
re il lavoro devono essere complici e di aiuto attivo, così come ai
simpatizzanti si chiede non di essere “manovali” o spettatori, bensì
protagonisti della lotta di classe e
del radicamento del Partito, prendendo esempio dalle fondamentali
parole del compagno Scuderi, pronunciate durante la citata Sessione plenaria del CC, per una serena vita interna del Partito: “Se si
manca di sincerità, di lealtà e di
franchezza, e se non si dice tutto
quello che abbiamo in testa e abbiamo nel cuore poi alla fine finiamo per non capirci o creare delle riserve e delle problematiche.
Quindi tutti noi di fronte al CC,
di fronte al Partito dobbiamo essere delle menti aperte e dei cuori aperti e mai avere delle riserve.
Sputare fuori tutto quello che vogliamo dire, a quel punto ci aiutiamo l’uno all’altro, perché nessuno
‘nasce imparato’, perché nessuno
è perfetto, tutti, compreso il Segretario generale, abbiamo bisogno
dell’uno e dell’altro”.
Come ci ricorda spesso il compagno Scuderi, non c’è nulla al
mondo più bello, più utile e più
appagante per il progresso sociale
e l’emancipazione del proletariato
e dell’intera umanità che donare la
propria vita alla causa del socialismo. Buon lavoro marxista-leninista allora a tutti noi.
Radichiamo e sviluppiamo il
PMLI a Modena e provincia!
Spazziamo via il governo del
nuovo duce Renzi!
Mettiamocela tutta, ciascuno al
proprio posto di combattimento in
base ai compiti che ci ha assegnato
il Partito e concentrati sulle priorità, per dare al PMLI un corpo da
Gigante Rosso affinché trionfi il
socialismo e il proletariato conquisti il potere politico!
Uniti e combattivi, coi Maestri
e il PMLI vinceremo!
Direttrice responsabile: MONICA MARTENGHI
e-mail [email protected]
sito Internet http://www.pmli.it
Redazione centrale: via A. del Pollaiolo, 172/a - 50142 Firenze - Tel. e fax 055.5123164
Iscritto al n. 2142 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze. Iscritto come giornale
murale al n. 2820 del Registro della stampa del Tribunale di Firenze
Editore: PMLI
chiuso il 18/11/2015
ISSN: 0392-3886
ore 16,00
2 il bolscevico / documento dell’UP del PMLI
N. 3 - 22 gennaio 2015

Documenti analoghi

IL POTERE POLITICO SPETTA DI DIRITTO AL

IL POTERE POLITICO SPETTA DI DIRITTO AL vincere deve costituire un proprio partito Aff inché nel giorno decisivo il proletariato sia abbastanza forte da poter vincere è necessario – e questo abbiamo sostenuto Marx ed io sin dal 1847 – ch...

Dettagli

N. 7 data editoriale 18 febbraio 2016

N. 7 data editoriale 18 febbraio 2016 espansione all’imperialismo italiano ispirandosi alla politica colonialista ed espansionista di Mussolini verso l’Africa. Una politica che il nuovo duce persegue da quando è alla guida del Paese, e...

Dettagli