La “via lattea” - Camera di Commercio di Modena

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La “via lattea” - Camera di Commercio di Modena
28 innovazione
Modena
Economica Numero 2
marzo‐aprile 2012
La “via lattea”
DEL BIKE TRIAL
Giovani imprenditori crescono
M
odena città dei Motori? Sicuramente sì. Ma anche territorio di… biciclette. E non solo per l’ampiezza della rete di piste ciclabili, a livelli comunque d’eccellenza, ma anche per la produzione di biciclette. Biciclette, a dire il vero, poco adatte a rilassanti gite fuori porta.
Stiamo infatti parlando di fuoriserie a due ruote più adatte a funamboliche evoluzioni. Già, perché nel breve arco di un anno un’azienda modenese ha
saputo diventare un punto di riferimento nazionale del bike trial, disciplina nella quale
si affronta un percorso a ostacoli senza poggiare i piedi a terra. E per farlo servono bici
magari essenziali, ma tecnicamente evolute. Bici che sino a poco tempo fa in Italia non
si costruivano, con difficoltà evidenti per i “biketrialisti” di casa nostra. Come Jacopo
Vigna e Andrea Manieri, nel 2010 giovani aspiranti ingegneri e praticanti ciclisti. Che
dopo la laurea iniziano a lavorare su un sogno: fare di una passione, quella per il bike
trial, un mestiere, un’impresa. Un desiderio che si è concretizzato un anno fa, con la
nascita di Milkyway, dal 2011 la prima (e unica) azienda italiana a fornire una gamma
completa di prodotti specialistici per questa disciplina.
«Impegno, il supporto prezioso di un incubatore d’impresa come Democenter-Sipe,
la sensibilità e l’entusiasmo di un imprenditore affermato come Piero Vandelli che ci
ha messo il capannone e i primi finanziamenti. Questi sono stati gli ingredienti che ci
hanno consentito prima di affermarci, poi di crescere», racconta Jacopo, il legale rappresentante di questa azienda che opera a Marano sul Panaro, ma che si fa “vedere” in
tutto il mondo perché gli 8.000 “mi piace” che impreziosiscono la pagina di Milkyway
su Facebook arrivano più o meno dall’intero globo terracqueo. «In effetti il nostro mercato è ancora essenzialmente italiano, ma, anche se non sistematicamente, abbiamo
già iniziato a vendere in Inghilterra, Belgio, Francia. Che sono poi i principali mercati
di questo settore di nicchia. Del resto, è questo il lavoro difficile che ci aspetta ora:
convertire i fan in clienti. Per farlo abbiamo al nostro fianco un nuovo socio di Reggio
Emilia, Stefano Zanni, imprenditore con esperienza in start-up e profondo conoscitore
delle più moderne strategie finalizzate al successo del modello di vendita basato sull’ecommerce», aggiunge Jacopo, che strada facendo ha perso, suo malgrado, l’aiuto di
Andrea.
Dunque il social come strumento di marketing determinante. «Non può che essere così
per prodotti di nicchia come i nostri. Per questo organizziamo anche diversi eventi, utili
a innescare il passaparola. Che è la migliore delle pubblicità».
«Oggi Milkyway si sviluppa attraverso tre attività: la progettazione e produzione, l’import dalla Cina e la vendita on line». Un po’ paradossale, per un’azienda che fa del
made in Italy la propria bandiera, rivendere prodotti stranieri. «Paradossale ma necessario – sottolinea Vigna – perché l’azione commerciale è stata fondamentale per repe-
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rire la liquidità necessaria per alimentare
poi la ricerca e lo sviluppo».
Non deve stupire l’aggressiva politica di
investimenti di questa neonata ma innovativa azienda: la soddisfazione, come
spesso accade per gli imprenditori, giovani e no, non è legata (solo) ai ritorni
economici (peraltro nel 2012 l’obiettivo
di Milkyway è raddoppiare il fatturato
dell’anno precedente). «La gratificazione maggiore la provi quando ti senti dire
che il tuo prodotto è il migliore. È in quel
momento che capisci che la tua idea era
quella giusta. È lì che ti dimentichi delle
difficoltà che hai attraversato».
Che non devono essere state poche. «A
cominciare dalla mancanza di esperienza, che ti costringe a studiare, a documentarti continuamente, oltre che, naturalmente, a “fare”. Se mi guardo indietro
scopro di aver imparato cose che un anno
fa non immaginavo nemmeno. Da questo
punto di vista l’aiuto di Democenter-Sipe,
in particolare di Francesco Baruffi, e quello di Pietro Vandelli sono stati essenziali.
Ecco, mi ha colpito in modo particolare
l’entusiasmo di Vandelli, che prima di valutare il progetto ha valutato le persone
che lo proponevano. Questo credo sia un
bel modo di sostenere chi ha voglia di fare
impresa».
Jacopo Vigna