Recensioni, segnalazioni, commenti - n. 2/2014
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Recensioni, segnalazioni, commenti - n. 2/2014
Recensioni, segnalazioni, commenti Numero 2 – 21 marzo 2014 SOLDI E VANGELO Di Alex Zanotelli EMI, 2013, 64 pp. Lettura attualizzata e sferzante del capitolo 16 di Luca, la pagina più «economica» dei Vangeli. Alla luce dell’odierna situazione di crisi, dell’importanza data al debito e di una macroeconomia che si avvita nei programmi di «risanamento», l’autore fa risuonare la voce di Gesù, che chiama a decidere fra Dio e mammona, a disonorare il denaro e a inaugurare un’economia di condivisione. Di seguito, uno stralcio della recensione apparsa su Vita.it. Sono ‘solo’ 60 pagine, ma sono di quelle che non si dimenticano. Padre Alex Zanotelli, classe 1938, comboniano per anni impegnato in Sudan, Kenya (Korogocho, slum di Nairobi) e ora nel rione Sanità di Napoli, torna a prendere carta e penna per dedicarsi a un tema attuale, pungente e di cui non si tende a parlare così apertamente: il legame, o meglio il pericolo della relazione tra Dio e denaro. Lui invece entra alla sua maniera, con tutto se stesso, interrogando la sua Chiesa, i credenti, ma non solo (“nelle tradizioni religiose filosofiche si possono scoprire importanti convergenze sulle quali tutti devono riuscire a ragionare insieme”), perché “dall’insegnamento di Gesù in campo economico-finanziario c’è molto da imparare anche per i nostri giorni”. ‘Soldi e vangelo’ (Emi, 2013) è il titolo del libro: dentro, pochi temi e ben precisi, tutto partendo dal capitolo 16 del Vangelo di Luca, “quello più controverso con le sue strane parabole ma anche quello più significativo”. Zanotelli, intervistato da Vita.it, non si è certo tirato indietro di fronte a domande dirette sui temi che sollecita nel libro e altro: gioco d’azzardo, banche, ruolo delle Chiese, immigrazione. Quella tra soldi e Vangelo è una relazione del tutto dannosa? Assolutamente sì, se non considerata in un’ottica di giustizia distributiva. Papa Francesco, del resto, non perde occasione per condannare la 'feticizzazione del denaro'. Io ho scelto Luca 16 perché fa capire l’epoca in cui viveva Gesù: il 90% della popolazione della Galilea, lui compreso, era sotto la soglia della povertà, oppressa dalle tasse dell’Impero romano e degli emissari sul territorio. Da qui nasce il forte rifiuto della ricchezza, identificata come Mammona, entità diabolica. Sono due gli insegnamenti che dobbiamo far nostri anche oggi rispetto a quel periodo, come ha ricordato il teologo Enrico Chiavacci, scomparso nel 2013: ‘cerca di non arricchirti’ e ‘se hai, hai per condividere’. Io mi chiedo: come mai a una donna che prende la pillola io dovrei dire che non può fare la comunione, mentre a un uomo che tiene miliardi in banca quando c’è gente che muore di fame, devo dire che può fare la comunione perché quelli sono soldi suoi? Come cristiani stiamo tradendo il Vangelo, e lo dico con grande sofferenza. continua… (sito Vita.it) OFFICINA 2014. L'ITALIA IN EUROPA. Verso il semestre di presidenza italiana del Consiglio dell'Unione europea. Analisi e proposte A cura del Consiglio italiano del movimento europeo (CIME) Mazzanti Libri ME Publisher, 2014, 300 pp. Dal primo luglio 2014 l’Italia avrà la Presidenza di turno del Consiglio dell’Unione europea. Il CIME, sulla base di queste considerazioni, ha voluto avviare nell’ottobre 2012 il progetto “Officina 2014. L’Italia in Europa”, un’iniziativa pilota, sotenuta anche dal governo ed alcuni sponsor, per coinvolgere le rappresentanze economiche e sociali più significative della società italiana, alla preparazione del prossimo semestre di Presidenza del Consiglio dell’Unione europea, con l’obiettivo di far emergere le attese ed esigenze concrete del “Sistema Italia”. Il rapporto è il frutto di questo articolato lavoro e viene ora consegnato ai decisori politici con lo spirito di rendere sempre più concreto anche il principio dell’ulteriore sviluppo della democrazia partecipativa a livello europeo, ormai riconosciuto dallo stesso Trattato (art.11 TUE). Il Rapporto è stato presentato a Roma il 24 febbraio scorso. L’EUROPA IN SECONDA FILA. Scenari globali e l’Italia. Rapporto 2014 ISPI, a cura di Alessandro Colombo Egea, 2014, 164 pp. La nuova collana dell’Ispi “Scenari globali e l’Italia” analizza le principali tendenze evolutive dello scenario politico ed economico internazionale e, in questo quadro, le sfide e le scelte a cui è chiamata la politica estera italiana. Il Rapporto 2014 si concentra sul rischio di un indebolimento dell’Europa nella gerarchia del potere e del prestigio internazionale. La prima parte vede questo possibile declino nel quadro dell’evoluzione complessiva dello scenario internazionale, segnata dall’apparente arretramento della posizione egemonica degli Stati Uniti, dalla contrastata ascesa di un nuovo gruppo di grandi potenze non soltanto occidentali e, appunto, dalle difficoltà dell’Europa tanto in termini di potere quanto in termini di scelte politiche ed economiche. Nella seconda parte del volume, il rischio di uno scivolamento dell’Europa in seconda fila viene osservato dalla prospettiva particolare dell’Italia, un Paese in crisi anche istituzionale nel quadro di un continente in difficoltà. La politica estera e le scelte commerciali del nostro Paese sono esaminate sullo sfondo del timore di un duplice declassamento del Paese nel sistema internazionale e nelle istituzioni comunitarie, e alla luce del precario equilibrio tra l’obiettivo di riguadagnare o non perdere posizioni e la scarsità delle risorse destinate alla politica estera e di difesa. Recensioni, segnalazioni, commenti IL RISVEGLIO DELLA DEMOCRAZIA. La Tunisia dall’indipendenza alla transizione Di Leila El Houssi Carocci Editore, 2013, 112 pp. Da “democrazia nascente” con il suo primo presidente Habib Bourguiba, la Tunisia è diventata una “democrazia calante” con Zine El Abidine Ben Ali, la cui politica di modernizzazione celava un capillare controllo autoritario e una prassi repressiva, giustificata dietro la bandiera della lotta contro il terrorismo. Sebbene privato di dignità e libertà, il popolo tunisino ha saputo reagire. Con la rivolta del gennaio 2011 e la messa in fuga del dittatore Ben Ali, la Tunisia ha respirato la libertà: di scegliere, di agire, di parlare, di esprimersi. La Tunisia sta vivendo oggi un processo di transizione democratica attraversato da ombre e inquietudini. Ma, sostiene il libro, «assistiamo all’avvio di un processo di democratizzazione che sino a qualche tempo fa sembrava solo un sogno». Resterà la Tunisia un paese aperto e transculturale? Partendo da questo interrogativo l’autrice di origine italo-tunisina ripercorre il cammino dell’“altro suo paese” dall’indipendenza ai giorni nostri, mostrandoci i forti legami tra quella terra e l’esperienza europea. Leila El Houssi si occupa di storia, culture e questioni di genere del Nord Africa. Coordinatrice scientifica e docente del Master Mediterranean Studies presso il Dipartimento di Scienze politiche e sociali dell’Università di Firenze. Ha recentemente curato con Lucia Sorbera il numero monografico della rivista “Genesis” su Femminismi nel Mediterraneo. NAVIGANDO A VISTA. Migranti nella crisi economica tra lavoro e disoccupazione A cura di Devi Sacchetto e Francesca Alice Vianello Franco Angeli, 2013, 256 pp. Nonostante la lunga crisi economica, sono poche le ricerche che ne indagano le implicazioni per le prospettive di vita e di lavoro degli individui. La ricerca presentata in questo volume si propone di contribuire a ridurre tale carenza a partire da un archivio di 170 interviste in profondità e 435 brevi interviste telefoniche a migranti disoccupati. I saggi ricostruiscono i percorsi migratori e lavorativi, le strategie di risposta alla perdita di occupazione, le modalità di reperimento di un lavoro e di un reddito e, infine, la ridefinizione dei progetti migratori. L'allargamento della precarietà occupazionale, abitativa e finanche esistenziale generato dalla crisi rappresenta una grave regressione nei percorsi di vita delle donne e degli uomini migranti. Il quadro complessivo che emerge è, infatti, quello della diffusione della figura del lavoratore povero, occupato in mansioni scarsamente qualificate. La ricerca fornisce quindi un contributo alla comprensione delle trasformazioni indotte dalla crisi nei comportamenti e nei percorsi di una componente fondamentale della società italiana quale gli immigrati, attestandone la diffusa volontà di proseguire nel loro progetto di radicamento e di stabilizzazione, reso sempre più difficile ma non abbandonato. Recensioni, segnalazioni, commenti ITALIANOS NO BRASIL: PARTIDAS, CHEGADAS E HERANÇAS A cura di lda de Matos, Lená Medeiros de Menezes, Edgard da Silva Gomes e Syrléa Marques Pereira Rio de Janeiro, Labimi / Uerj, 2013, 450 pp., 1 cd-rom "Italianos no Brasil: partidas, chegadas e heranças" agrega estudiosos da temática, a partir de enfoques diversos, da micro-história a pesquisas com bases biográficas e demográficas, além de outros assuntos, como a condição do imigrante italiano no país durante as duas grandes guerras e as consequências adversas enfrentadas pelo estrangeiro no país. O livro está dividido em dez capítulos temáticos - Deslocamentos: chegadas e partidas e historiografia; Tensões: patrões e operários; Política, ideias e imprensa; Circularidade cultural; Memória: arquivos e museus; Construindo identidades: viagens e memórias; Cotidiano e trabalho: mulheres e crianças; Territórios, redes e tradições; Italianos: presenças e experiências; Imigração italiana: Segunda Grande Guerra. Alocados por interesses de pesquisa para pesquisadores e estudantes de graduação e pósgraduação, o livro também é acessível aos leigos interessados em ampliar seus conhecimentos e reconhecer seus ascendentes. O Laboratório de Estudos de Imigração (LABIMI) tem como vinculação institucional a UERJ (Departamento de História e Pós-graduações em História e Relações Internacionais). Congrega pesquisadores dedicados ao estudo dos processos e práticas e-imigratórias e mantém relação com o grupo de pesquisa intitulado "Imigração Urbana e Diásporas Contemporâneas". MIGRAZIONI FEMMINILI ATTRAVERSO LE ALPI. Lavoro, famiglia, trasformazioni culturali nel secondo dopoguerra A cura di Anna Badino e Silvia Inaudi Franco Angeli, 2013, 144 pp. Quello delle migrazioni storiche è uno dei campi di studio in cui la prospettiva di genere stenta ad affermarsi in modo stabile. Ancora oggi, molte analisi non considerano rilevante l'osservazione delle differenze tra l'esperienza maschile e quella femminile nei fenomeni di mobilità geografica e le donne risultano spesso invisibili nelle ricostruzioni delle varie vicende migratorie che hanno riguardato il nostro Paese. Questo volume raccoglie la sfida di mettere al centro la differenza di genere e l'esperienza femminile nei processi migratori attraverso le Alpi occidentali che hanno coinvolto centinaia di migliaia italiani nei primi due decenni successivi al secondo dopoguerra. Recensioni, segnalazioni, commenti ITALIA YES ITALIA NO. Che cosa capisci del nostro Paese quando vai a vivere a Londra di Caterina Soffici Feltrinelli Editore, 2014, 144 pp. “Sei seduto in metropolitana, con tutti questi inglesi educati e silenziosi, immersi nelle loro letture, e ti chiedi: che ci faccio qui? Perché ce ne siamo venuti via? Perché a Londra si vive peggio, ma si sta meglio. Sembra un controsenso, ma chi avrà voglia di leggere queste pagine capirà”. Così, in estrema sintesi, viene presetato il libro sul sito di Feltrinelli, dove è anche possibile ascoltare una breve presentazione da parte dell’autrice. Di seguito, la terza di copertina. Alzi la mano chi non ha mai pensato di andare via, lasciare l’Italia, mollare un paese in un declino forse irreversibile e cercare altrove le opportunità, il lavoro, la felicità. Caterina Soffici lo ha fatto: dopo aver denunciato l’Italia del maschilismo strisciante e trionfante in un libro di grande successo, Ma le donne no, si è trasferita a Londra (come altre centinaia di migliaia di italiani negli ultimi anni). E ha scoperto cosa significa veramente vivere in un paese che sembra possedere tutto quello che a noi manca: serietà, organizzazione, buona educazione, apertura verso il mondo e chi più ne ha più ne metta. Mescolando antropologia metropolitana, fatti di cronaca e storie di vita, Caterina Soffici racconta con ironia e autoironia la sua esperienza londinese: dalle vecchiette dell’associazione di quartiere alle mamme alfa in cerca della scuola migliore per il figlio, dalla vitalità dei quartieri alla moda che attrae giovani creativi da tutto il mondo alla fedeltà immutabile a regole e procedure che a volte sfocia nell’ottusità, dalla famosa pagina 3 del “Sun” (invariabilmente occupata dalla foto di una modella in topless) alla televisione in cui le donne non hanno bisogno di spogliarsi e possono mostrare rughe e capelli bianchi. Impossibile non chiedersi quale paese sia meglio e perché: un dibattito in cui intervengono vicini di casa inglesi, amici italiani e negozianti bengalesi, ma anche Enzo Biagi, Niccolò Machiavelli e Luigi Barzini, con una conclusione (speriamo) provvisoria: “Londra non è meglio dell’Italia. Ma a Londra io ho trovato la banalità della normalità. Qui si può finalmente uscire dall’emergenza continua, qui si può vivere normalmente. Ecco perché a Londra si vive peggio ma si sta meglio. Perché è un posto normale. È l’Italia a non esserlo più”. Recensioni, segnalazioni, commenti MAMA ILLEGAL Un film di Ed Moschitz Austria, novembre 2011, 95’ “Mama illegal” è il frutto di sette anni di approfondimento da parte del giornalista austriaco Ed Moschitz. Come racconta lui stesso tutto è cominciato otto anni fa quando con la sua compagna era alla ricerca di una babysitter e alcuni amici gli avevano consigliato una giovane moldava di nome Aurica. Lei era molto brava con i bambini e così l’avevano assunta. Solo più tardi avevano saputo che Aurica era in Austria senza permesso di soggiorno e che in Moldavia aveva dovuto lasciare i suoi due bambini per cercare lavoro all’estero. Questa è la “scelta forzata” che molte donne si trovano a compiere er cercare di offrire un futuro o un futuro migliore ai loro figli: è la realtà di molte badanti e domestiche straniere che lavorano nei paesi economicamente più avanzati. Per Ed Moschitz è diventata tra l’altro una domanda scottante riguardo “la differenza fra i loro bambini e i nostri”, fra la loro infanzia e quella dei nostri bambini. E questa provocazione ha condotto il regista diverse volte in Moldavia e sulle tracce di diverse mamme moldave che lavorano nell’Europa occidentale e sono clandestine. Il film offre così uno spaccato non solo dell’isolamento e del duro lavoro di queste donne, ma inoltrandosi nel quotidiano delle famiglie rimaste in patria, mette in rilievo la dolorosa prova cui sono sottoposte le relazioni familiari. Non solo le madri si trovano a lavorare lontano da casa ma esse non possono neppure tornare una volta all’anno, poiché questo le costringerebbe a rischiare ancora tutto per un nuovo ingresso illegale nel paese nel quale hanno trovato lavoro. I contatti rimangono possibili solo via skype e gli affetti patiscono immense conseguenze. I sociologi descrivono questo fenomeno come una forma di “care drain”, ossia di “drenaggio di risorse di accudimento”, che priva le famiglie di queste donne del perno dell’organizzazione delle cure domestiche. Il film denuncia il dramma che colpisce queste lavoratrici e le loro famiglie portandoci nel quotidiano di persone che vivono tra di noi ma sono costrette all’“invisibilità”. È una realtà che suscita molte domande e alla quale il film intelligentemente non propone facili risposte. Lo spettatore trova però nella pellicola l’occasione per vedere con i propri occhi alcuni flash di tre storie vere. Si tratta dell’emigrazione di Aurica, Natascia e Raia che per mantenere la famiglia in Moldavia immigrano clandestinamente nell’Europa occidentale, superando la frontiera “verde” grazie a dei trafficanti. Le prime due vivono e lavorano poi in Austria mentre Raia arriva in Italia, trova lavoro a Bologna e spera per anni di poter ottenere un permesso di soggiorno grazie ad una sanatoria. Nell’attesa di una regolarizzazione i giorni sono ritmati da molte ore di lavoro e segnati dalla solitudine e dalla speranza di un futuro migliore per i figli. Viene da supporre che - nell’attesa dei piccoli e grandi cambiamenti politici necessari - sarebbe già qualcosa se qualcuno in più trovasse il coraggio di tenere gli occhi aperti sulla realtà e sul destino di queste migranti. (Corriere degli Italiani, 13 dicembre 2013) They live among us and yet they remain invisible. They clean our toilet, make our beds and take care of our parents. We let them into our home, but hardly anyone knows their story. Three mothers leave the abject poverty of Moldova to illegally work in Austria and Italy as cleaning ladies. While these women separate from their families and their homes to follow the dream of a better life, their children grow up alone. Recensioni, segnalazioni, commenti They give their savings to the traffickers and risk their lives on their trip to Western Europe: Aurica, Raia and Natasa, three mothers from a small Moldovan village. They leave their humble homes, the broken roads, the dilapidated schools and the countless abandoned houses behind to work in Austria or Italy as cleaners or care workers. Here they live a life in the underground - a tough job, without valid documents, unprotected and without health care - separated from their children and families for years. They send the little that remains of the hard-earned Western money home to their families. But their desire for a brighter future and a better life comes at a high price: After all these years the return looks different than planned. After a long time away from home, the children are grown and the husbands estranged. The social gulf that they sought to overcome threatens to tear apart the families once and for all. Having never really arrived and been accepted in the West, they find that they have become alienated from their homeland. "MAMA ILLEGAL" portrays seven years in the lives of the three women. The camera is present during tragedies as well as in moments of joy. A film about the price of the dream of a better life. RITORNO AD HOMS Film-documentario del regista siriano Talal Derki Siria, Germania 2013, 87’ “Questa è Homs; ma non so dove sono”. Questa è la battuta che più riassume “Return to Homs”, il documentario che ha vinto il Sundance Film Festival tenutosi in Utah nel gennaio scorso. La fatidica frase viene pronunciata da Basset, uno dei due protagonisti, ex portiere della nazionale giovanile siriana e diventato nei primi mesi della ribellione uno dei leader della manifestazioni di Homs contro il regime di Bashar al-Assad. Con l’amico Osama, giornalista e attivista a fianco dei ribelli, Basset torna nella sua Homs devastata da quasi due anni di bombardamenti e assedio da parte dell’esercito del regime. La devastazione è ovunque, la città semi-abbandonata e l’assedio ogni giorno più spietato. Il documentario racconta il tragico destino della terza città del paese attraverso la vicenda umana dei due protagonisti, inizialmente pacifici manifestanti e poi arruolatesi nella ribellione armata una volta che la soluzione pacifica aveva perso ai loro occhi ogni efficacia. “Non sapremo mai se abbiamo fatto la scelta giusta”, afferma Basset davanti alla telecamera, “ma non avremmo mai vinto se fossimo rimasti pacifici” (Fonte: Ispi) Recensioni, segnalazioni, commenti IL FUTURO E’ TROPPO GRANDE. Sogni, inquietudini, speranze ddi due giovani di seconda generazione Un film documentario di Giusy Buccheri e Michele Citoni con immagini e pensieri di Re Salvador e Zhanxing Xu Durata: 75 minuti Produzione: una coproduzione Grió Sinergie Culturali, Giusy Buccheri e Michele Citoni, Centro Produzione Audiovisivi Università Roma Tre e con 256 “produttori dal basso” Patrocini: Ministero per l’Integrazione; Assessorato alle Politiche Culturali della Provincia di Roma; OIM-Organizzazione Internazionale delle Migrazioni Sinossi. Re e Zhanxing, due giovani di seconda generazione, tra ritratto e vivido autoracconto: lo studio e il lavoro, la famiglia e l’amore, le loro aspettative nell’Italia di oggi. Lui vive con i genitori e la sorella, è fidanzato, frequenta l’università e lavora, spera di trovare nell’arte la propria realizzazione. Lei è laureata, vive sola, è in cerca di una chiara definizione di sé e proverà a trovarla viaggiando lontano verso le proprie origini. Sono giovani, stanno diventando adulti immaginando di far coincidere il futuro con i propri sogni. Note di regia. Il documentario nasce da una riflessione sulle seconde generazioni dell’immigrazione in Italia, attraverso un percorso durato più di due anni. Il nostro lavoro intende tuttavia spingersi oltre la dimensione del dibattito giuridico e politico su cittadinanza e “ius soli”, per affrontare la sfida creativa di raccontare storie di vita. La narrazione trae particolare ricchezza dall’intreccio tra il nostro sguardo di autori e i contributi autonarrativi realizzati dai protagonisti, che con telecamerine amatoriali ci hanno regalato immagini e pensieri. Nel film vediamo i due giovani alle prese con i problemi di tutti i giorni, le forme e i limiti dell’appartenenza alla comunità italiana, le relazioni con la generazione precedente, la dimensione pluriculturale della loro personalità. La loro quotidianità rivela le modalità espressive, i punti di riferimento e le aspirazioni che condividono con i loro coetanei in possesso fin dalla nascita della cittadinanza giuridica e, allo stesso tempo, gli aspetti della loro vita che fanno riferimento più specificatamente alle culture di origine. Le esperienze di giovani di seconda generazione come Re e Zhanxing, per certi versi “normali”, sono per altri versi storie “nuove” che continuamente arricchiscono e mutano il significato dell’essere italiani. Avvicinarsi ad alcune di esse rende possibile comprendere meglio il paese in cui viviamo cogliendone la complessità evolutiva: esso non “ospita” degli altri, ma è già altro, e diventa qualcos’altro continuamente. Sito web: www.ilfuturoetroppogrande.it Recensioni, segnalazioni, commenti SORTINO SOCIAL CLUB. Storie di una comunità siciliana emigrata in Australia Un film di Giusy Buccheri Documentario, Italia 2011, 55’ Prodotto da Grió in associazione con Suttvuess. Vincitore del concorso nazionale Memorie Migranti. Menzione speciale al Floridia Film Fest. Sortino, Sicilia Orientale. Da qui più di 4000 persone sono emigrate in tutto il mondo dagli anni Trenta a oggi. Circa la metà sono andati in Australia. Il 15 febbraio del 1954 si imbarcava Vastianina, con le due figlie, Sarina e Maria, per raggiungere il marito emigrato due anni prima in cerca di fortuna. Partiva per stare pochi anni, invece in Sicilia non è più tornata. Come lei tanti altri. Sortino Social Club è la storia degli emigranti sortinesi e della piccola comunità da loro costituita nei dintorni di Melbourne. Trailer SOLO PER FARTI SAPERE CHE SONO VIVA Un film di Emanuela Zuccalà e Simona Ghizzoni Italia, 2013, 64’ Produzione: Zona; in collaborazione con Rappresentanza Italiana del Fronte Polisario Il documentario racconta la violenza subita dalle donne in Sahara Occidentale e nei campi profughi in Algeria, riflettendo sulle ferite a lungo termine che la guerra lascia nella vita degli individui. Attraverso le testimonianze di 12 protagoniste, i loro diari e le vecchie fotografie, la storia del popolo Saharawi viene ricostruita da un’inedita prospettiva femminile. Di seguito, una breve presentazione del film da parte di Emanuela Zuccalà. “Solo per farti sapere che sono viva” scrivevano le donne saharawi ai mariti profughi in Algeria quando la loro terra, il Sahara Occidentale, veniva invasa dall’esercito marocchino. Scrivevano su cartoline sgualcite l’unico concetto che contasse davvero: sono sopravvissuta al carcere, alla tortura, alla guerra. E ti aspetto. Abbiamo scelto le loro parole per il titolo del nostro documentario, io e la fotografa Simona Ghizzoni. Un lavoro che portiamo avanti da tempo e che ora, affinché veda la luce, affidiamo a un nuovo fenomeno della rete: il crowdfunding. Una raccolta fondi on line, già in voga negli States ma ai primi passi in Italia. Ci piacerebbe aprire una strada: raggiungere l’obiettivo dimostrando che i progetti culturali indipendenti, poveri di sponsor, su tematiche difficili e certamente poco glamour, sono ancora possibili. Recensioni, segnalazioni, commenti Il team è al femminile: io giornalista, Simona fotografa, Giulia Tornari di Zona, la cantante saharawi Aziza Brahim che ci ha prestato una meravigliosa canzone per il trailer, Raffaella Milazzo che si occupa della produzione e del fundraising, Sara Terry della fondazione americana The Aftermath Project che ha finanziato i nostri viaggi nei campi profughi saharawi in Algeria e nelle città lunari del Sahara Occidentale. E soprattutto loro, le protagoniste: Degja che trascorre 11 anni della sua giovinezza prigioniera e con gli occhi bendati; Soukaina che, rilasciata dal carcere, scopre che la sua bambina è morta di stenti; Elghalia che dopo la tortura vede cadere tutti i suoi capelli; Leila, un’Antigone moderna e velata, che ancora non può seppellire il fratello ucciso dalla polizia marocchina, perché il governo di Rabat nega l’autopsia e la verità sulla sua morte. Ma anche Hadija Hamdi, la first lady saharawi, che tenta di portare arte e cultura nel nulla dei campi profughi. La poetessa Nana Rachid, che ha fondato una casa editrice per raccogliere i manoscritti della sua gente sparsa per il globo. E la dolcissima Nuha, che non ha notizie del padre da vent’anni ma è certa che un giorno lo sentirà bussare alla porta della sua baracca tra le dune. I Saharawi sono una popolazione berbera originaria del Sahara Occidentale, il territorio a sud del Marocco che è uno dei pochi casi rimasti al mondo di decolonizzazione incompiuta. Ex colonia spagnola, nel 1975 il Marocco ha annesso questa terra al suo regno in violazione del diritto internazionale. Gli indipendentisti saharawi, riuniti nel movimento di liberazione del Fronte Polisario, hanno ingaggiato una guerra che si è protratta fino al 1991, quando l’Onu ha iniziato a organizzare il referendum per l’indipendenza. Ma gli ostacoli posti dal Marocco, da un lato, e l’immobilismo della comunità internazionale dell’altro, hanno congelato la situazione fino a oggi. Dal 1975, circa 200 mila saharawi vivono da profughi nel sudovest dell’Algeria attorno alla città militare di Tindouf: fuggiti dai bombardamenti marocchini, organizzatisi in una Repubblica di sabbia e vento in un deserto roccioso tra i più inospitali al mondo, vivono di aiuti internazionali nell’attesa che la situazione si sblocchi e permetta loro di tornare in Sahara Occidentale. Dove, nel frattempo, i saharawi indipendentisti rimasti sotto il governo marocchino subiscono una lunga e dolorosa serie di violazione dei loro diritti. THE SQUARE. Inside the revolution Un film di Jehane Noujaim Egitto, USA 2013 108’ Produzione: Noujaim Films, Roast Beef Productions, Worldview Entertainment Gennaio 2011. La piazza Tahrir del Cairo si trasforma nel cuore pulsante di una speranza collettiva. Cristiani e musulmani la affollano fino all'inverosimile per ottenere un risultato che ormai è a portata di mano: l'uscita di scena del dittatore Mubarak e l'avvento della democrazia. Il giovane entusiasta Ahmed Hassan, l'attore angloegiziano Khalid Abdalla e l'aderente alla Fratellanza Musulmana Magdy Ashour sono tre tra le figure che emergono in un documentario che segue le vicende del popolo egiziano che passa dal trionfo alla disillusione, dall'esultanza allo sconforto senza però mai perdere la speranza in un futuro di reale condivisione delle scelte fondamentali. Recensioni, segnalazioni, commenti La regista Johane Noujaim offre al pubblico un documento straordinario sia dal punto di vista dell'impatto visivo che da quello della ricostruzione di tre anni di storia egiziana. Per comprenderne la potenza e coerenza narrative è sufficiente sapere che mentre il film riceveva il premio del pubblico al Sundance il popolo egiziano tornava in piazza Tahrir contro quel presidente Morsi che, eletto nella prima consultazione democratica della storia del Paese, si stava autoassegnando poteri da neodittatore. Regista e cameramen sono tornati in mezzo alla gente perché il loro lavoro non era finito. Lo sguardo di Noujaim si muove a 360° senza preconcetti nei confronti di nessuno ma anche senza ipocrite autocensure. Ci mostra una rivoluzione che vede fianco a fianco persone con credenze e ideologie differenti che si sentono popolo perché condividono un obiettivo comune. Prima l'esercito poi i Fratelli Musulmani cercheranno di svuotare la loro protesta per appropriarsene e ridurli a un accondiscendente silenzio. Il film ci mostra come l'eventuale successo di questa strategia sia stato solo momentaneo perché troppo forte è la spinta che anima gli Ahmed, i Khalid e i Magdy che a migliaia e in più riprese hanno affollato quella piazza rischiando la vita per un ideale. Accade così che chi vedrà questo film-verità in futuro non potrà più assistere a un telegiornale, leggere un quotidiano o informarsi sul web sulla situazione dell'Egitto senza chiedersi dove siano in quel momento quelle persone che ha imparato a conoscere e a sentire vicine. In February 2011, Egyptians - particularly young ones - showed the world the way people demanding change can drive an entire nation to transformation. The result was a profound movement toward democracy that is still evolving across the Arab world. The Square, a new film by Jehane Noujaim (Control Room; Rafea: Solar Mama), looks at the hard realities faced day-to-day by people working to build Egypt’s new democracy. Catapulting us into the action spread across 2011 and 2012, the film provides a kaleidoscopic, visceral experience of the struggle. Cairo’s Tahrir Square is the heart and soul of the film, which follows several young activists. Armed with values, determination, music, humor, an abundance of social media, and sheer obstinacy, they know that the thorny path to democracy only began with Hosni Mubarek’s fall. The life-and-death struggle between the people and the power of the state is still playing out. Recensioni, segnalazioni, commenti