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le medicine integrate
Rivista di
medicina
Spedizione in abbonamento postale – Allegato B Tipo B – (Tassa riscossa) – Autorizzazione n. 998 del 15.04.09 della Direzione Generale PP.TT. della Repubblica di S. Marino
omeopatia
fitoterapia
omotossicologia
floriterapia
naturopatia
psicosomatica
Crocus sativus L.
Rivista quadrimestrale di informazione. Anno VIII - n° 3 - Settembre 2012 - € 1.50
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I N T E G R A T O R I
N U T R I Z I O N A L I
I prodotti LIFEPLAN sono SENZA AGGIUNTA di lievito vivo, lattosio, glutine, amido, zucchero,
sale, coloranti, aromi e conservanti chimici.
Sono gli unici integratori alimentari riconosciuti dall’associazione VEGAN,
adatti quindi a tutti coloro che seguono questa filosofia di vita.
l’integrazione senza glutine
DISTRIBUTORE ESCLUSIVO
www.promopharma.it
le medicine integrate
Direttore responsabile
Diletta Vaselli
Capo Redazione
Maurizio Petix
Redazione
Comitato scientifico
PromoPharma
sommario
Editoriale
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Insidie della stagione fredda: tosse, faringite, laringite, bronchite,
rinite, ecc… Le riserve della Natura non finiscono mai!
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Grafica
Studio Valenti
06014 - S.Maria di Sette
Montone (PG)
La Dieta Oloproteica® nella prevenzione e terapia dell’invecchiamento
Dr. Giuseppe Castaldo, Dr.ssa Laura Castaldo
10
Editore
Avalon di Gloriano Amici
La medicina complementare nel trattamento della P.E.F.S.
13
Dal mare l’origine vitale del tuo benessere!
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Larix decidua (Larice)
21
Responsabile
Elisa Gessaroli
Redazione
Avalon Strada Nona Gualdaria, 68
47895 Domagnano
Repubblica di San Marino
Tel. 0549 907025
Fax 0549 900104
e-mail [email protected]
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Interni
Prot. n. 569/75/2009
del 27 marzo 2009.
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della Repubblica
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di articoli o immagini deve essere
autorizzata dall’editore.
PromoPharma
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47892 Acquaviva (RSM)
tel 0549 911030
fax 0549 956700
Dott.ssa Fernanda Russo
Dott.ssa Silvia Rossoni, Dr. Franco Gentinetta
Ricerca e Sviluppo PromoPharma
Maurizio Di Leo
Problemi osteoarticolari? Un aiuto con i rimedi naturali per migliorare
e mantenere le funzioni del nostro apparato locomotore
23
Dr. Salvatore Corrado
Il miele di Manuka
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Analogia fra omeopatia e fisica quantistica in due casi di psiconevrosi
trattati con Sepia
Dr. Ciurli Giancarlo
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Novità, Recensioni WEB, Eventi
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Notiziario corsi
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Dott. Luca Avoledo AVVISO IMPORTANTE
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Una prevenzione intelligente
per combattere l’influenza!
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con Andrographis paniculata (Echinacea indiana)
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editoriale
“Prevenire è meglio che curare”
Questa semplice frase, che potrebbe essere considerata come
una generalizzazione moderna del principio di Ippocrate
“Primum non nocere” in realtà a molti di noi ricorda un noto
spot degli anni 80 che invitava ad occuparsi della propria salute con continuità. Un messaggio tutt’ora valido ma in gran
parte inascoltato se, come emerge da una ricerca commissionata dall’Osservatorio Sanità di una nota compagnia di assicurazioni, specializzata in assistenza e assicurazione sanitaria,
il 43% degli italiani con più di 30 anni si occupa di questioni
legate alla propria salute solo in presenza di un sintomo o di
un dolore.
Si tratta di quasi un adulto su due che non fa alcuna attività di prevenzione medica ma si sottopone a visite ed esami
solo quando è il proprio corpo a lanciare specifici messaggi
di aiuto. Non sorprende quindi che questa percentuale salga
al 63% nella fascia 30-35 anni, quando si è nel pieno delle
proprie forze ed è quindi percepita come minore la necessità
di fare visite preventive. Poca attenzione però anche tra gli
over 55, dove solo il 48% dichiara di fare controlli una volta
l’anno.
Eppure la retta via la si conosceva già molti secoli fa. Infatti,
in un testo classico di Medicina Cinese (500 a.C.) si legge: “I
medici saggi non trattano le persone già ammalate, ma istruiscono quelle sane su cosa fare per non ammalarsi. Somministrare medicine per curare malattie già conclamate è comparabile al comportamento di coloro che si mettono a scavare
un pozzo dopo che gli è venuta sete o a quello di coloro che
forgiano le armi quando la guerra è già stata dichiarata. Non
è un pò tardi?”.
Ecco perchè, sempre nell’antico Oriente, si narra che il medico venisse ricompensato per ogni giorno di salute dei propri
pazienti e che vi era la sospensione del pagamento qualora
questi ultimi si ammalassero. Questa leggenda, velata di sag-
gezza, sottolinea l’importanza della prevenzione, il cui scopo
non è tanto quello di curare il malato o lottare contro la morte, quanto quello di conservare la salute ed il benessere.
Dopo questo tuffo nel passato, torniamo ai giorni nostri.
Come molti hanno notato l’estate sembra ormai agli sgoccioli, e tempo un mesetto saremo in pieno autunno. Ebbene,
come risaputo, autunno e inverno sono forieri di: influenze,
simil-influenze, raffreddori, mal di gola...
Li vogliamo prevenire? Perché aspettare di essere ammalati?
Ebbene, come tutti i lettori di questa rivista ovviamente già
sanno, utilizzando la medicina naturale si può, non esiste solo
il fatidico vaccino antinfluenzale delle multinazionali!!
Un grande aiuto, in tal senso, ci viene dalla fitoterapia, dall’omeopatia e dal drenaggio omotossicologico.
1) La fitoterapia si avvale di sostanze capaci di stimolare le
difese immunitarie.
2) L’omeopatia ci offre dei “vaccini” in dosi infinitesimali con
cui noi diremo al nostro corpo: “stai attento, questo che vedi
sarà il tuo nemico quest’inverno”.
3) L’omotossicologia si avvale di drenanti che liberano i nostri
tessuti impregnati dalle tossine accumulate durante l’anno.
E’ ora di fare almeno due mesi di terapia preventiva utilizzando una o più delle metodologie sopra indicate per affrontare
ripuliti e vigorosi l’inverno, pronti (come De Andrè e Battiato
ci ricordano) all’arrivo di un’altra estate:
Ma tu che vai, ma tu rimani
vedrai la neve se ne andrà domani
rifioriranno le gioie passate
col vento caldo di un’altra estate.
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Insidie della stagione fredda:
tosse, faringite, laringite, bronchite, rinite, ecc…
Le riserve della Natura non finiscono mai!
Dott.ssa Fernanda Russo
Farmacista esperta in Fitoterapia e Omeo-Bioterapie
Abstract: Vengono prese in esame le affezioni respiratorie delle vie aeree: principali cause, sintomi più comuni, classificazione… Il regno vegetale è in grado di fornire numerosi fitocomplessi attivi ed efficaci nel trattamento delle malattie da raffreddamento e dei disturbi a carico delle
prime vie respiratorie. L’attenzione è focalizzata su un particolare complesso, Lichensed®, costituito da Cetraria islandica, Uncaria tomentosa,
Propolis, Drosera rotundifolia. Sono riportati gli effetti di ciascuna di queste droghe, supportati da numerosi studi bibliografici e dagli usi
tradizionali.
Abstract: the respiratory airways are examined: the main causes, common symptoms, classification... The vegetable kingdom is capable of providing
active and effective plant compounds in the treatment of colds and disorders of the respiratory tract. The attention is focused on a particular complex,
Lichensed®, consists of Cetraria islandica, Uncaria tomentosa, Propolis, Drosera rotundifolia. Shows the effects of each of these drugs, supported by
numerous studies from bibliographic and traditional uses.
Parole chiave: tosse, fitocomplessi, droghe antisettiche L’appuntamento con la stagione fredda è vicino e quindi bisogna
cominciare a pensare a come affrontare le insidie dell’inverno non
facendosi sorprendere impreparati. I disturbi più frequenti sono: la
tosse, la faringite, la laringite, la rinite e, nei casi più complicati, la
bronchite e la polmonite.
Il processo infiammatorio alle vie aeree, si può manifestare in ogni
stagione, ma prevalentemente in autunno e in inverno: le rigide
temperature, il riscaldamento domestico, quasi sempre fonte di
aria troppo calda e troppo secca, rendono infatti l’apparato respiratorio più vulnerabile all’attacco di agenti lesivi.
I principali fattori scatenanti sono rappresentati dagli agenti infettivi di natura virale o batterica, poi ci sono quelli ambientali come
fumi, pulviscoli e smog, nonché quelli climatici quali il freddo e
l’umido. L’inverno è anche la stagione in cui si tengono in funzione
gli impianti di riscaldamento, con il problema dell’inquinamento atmosferico che ne consegue. L’azione nociva dello smog viene
potenziata dalle condizioni climatiche sfavorevoli come il freddo e
l’umido, e favorita dai fenomeni d’inversione termica che in inverno hanno luogo con maggiore frequenza.
Recenti ricerche, hanno dimostrato il collegamento diretto fra l’inquinamento dell’aria e l’insorgenza di malattie respiratorie: ecco
perché le patologie tracheo-bronchiali assumono un ruolo sempre
più rilevante tra le malattie dei paesi industrializzati, al punto di essere considerate, in particolare la bronchite cronica, vere e proprie
malattie sociali. Caratterizzata da tosse produttiva continua e ricorrente, la bronchite cronica è una malattia insidiosa e lentamente
progressiva che, se non diagnosticata ed opportunamente trattata,
conduce ad una seria compromissione della funzionalità delle vie
aeree inferiori con esiti anche molto gravi.
La tosse rappresenta uno dei sintomi più comuni nelle affezioni infiammatorie delle vie aeree. Costituisce uno dei più efficaci sistemi
di difesa delle vie respiratorie per espellere muco in eccesso e qualsiasi altro materiale indesiderato dai bronchi che irriti la mucosa o
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Keywords: cough, plant compounds, antiseptic drugs
che ostruisca il libero passaggio dell’aria, virus e batteri compresi.
Da questo punto di vista, la tosse è un micidiale veicolo di diffusione delle malattie infettive dell’apparato respiratorio.
Essa si può manifestare in forma secca (stizzosa), persistente e fastidiosa, quando il muco è scarso o denso, oppure può essere di tipo
produttivo (grassa) in presenza di abbondante catarro. La forma
secca è originata dall’irritazione delle vie aeree e dalle fasi iniziali di processi infiammatori a carico della faringe, della laringe o
dei bronchi; è una tosse insistente frequentemente accompagnata
da dolori al petto, spesso causa di estenuanti notti insonni, e non
causa la produzione di catarro. La forma produttiva, può invece dipendere da una bronchite in fase catarrale, quando cioè lo stimolo
irritante genera una iperproduzione di muco.
La classificazione è il fondamento per la distinzione tra tossifughi
da un lato e balsamici ed espettoranti (mucolitici) dall’altro: i primi
vanno nella direzione della soppressione di una tosse “indesiderata”, poiché non utile; i secondi creano le premesse affinchè la tosse
“utile” svolga la sua funzione di difesa delle vie respiratorie. La tosse
produttiva, insieme alla clearance muco-ciliare, ha la precisa funzione di evacuare le vie aeree per ripristinare il normale passaggio
dell’aria. Per questo motivo, una tosse caratterizzata da un’aumentata produzione di muco deve essere trattata con prodotti ad azione
espettorante e balsamica.
L’impiego dei prodotti naturali
Il regno vegetale fornisce numerosi fitocomplessi attivi ed efficaci
nel trattamento delle malattie da raffreddamento e dei disturbi a
carico delle prime vie respiratorie. La benefica attività delle cosiddette “droghe pettorali” confermata da una lunga e consolidata tradizione, rappresenta un valido supporto in tale trattamento.
I prodotti naturali sono attivi come emollienti e fluidificanti delle
secrezioni, espettoranti, spasmolitici bronchiali ed antisettici.
La formulazione di miscele composte, i cui componenti siano stati
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opportunamente scelti ed associati per ottenere la massima sinergia d’azione, unito all’indubbio vantaggio di non provocare effetti
collaterali di rilievo, costituisce sicuramente l’approccio maggiormente efficace. L’impiego di fitocomplessi ad azione balsamica può
inoltre essere protratto anche per periodi molto prolungati, soprattutto da chi vive a contatto con ambienti inquinati e dai fumatori
(maggiormente a rischio di patologie a carico dell’apparato respiratorio), contribuendo a preservare la corretta funzionalità delle vie
respiratorie.
Le droghe pettorali, attive sull’apparato respiratorio, vengono generalmente distinte in quattro principali gruppi terapeutici: antisettici delle vie respiratorie, emollienti delle mucose, espettoranti e
spasmolitici bronchiali.
Antisettiche sono le droghe a base di oli essenziali e la propoli. Gli
oli essenziali sono costituiti da complesse miscele di sostanze molto
volatili, la cui eliminazione avviene in gran parte a livello bronchiale. Alcuni oli essenziali possiedono in vitro una potente attività battericida (fino a 25 volte più potente del fenolo). Tuttavia,
ai dosaggi consentiti per via orale, l’effetto consiste in un’efficace
azione batteriostatica, utile a prevenire la comparsa di infezioni opportunistiche delle vie aeree. Le proprietà degli oli essenziali vengono inoltre efficacemente sfruttate in preparazioni per uso esterno,
quali miscele per inalazione (spray) e unguenti balsamici pettorali.
Tra le piante ad oli essenziali maggiormente attive ricordiamo
l’eucalipto, la cui essenza viene caratterizzata in eucaliptolo (1,8-cineolo), il pino, il tea tree oil, il timo, il mirto, la lavanda; queste
rappresentano le droghe più largamente impiegate come antisettici
dell’albero respiratorio.
Propolis
La propoli, prodotta dalle api a partire da resine vegetali che ricoprono le gemme di alcuni alberi (pioppo, quercia, ontano, abete,
olmo, ippocastano, pino, betulla), è una sostanza cero-resinosa, di
colore variabile dal giallo-bruno fin quasi al nero attraverso svariate sfumature e di odore generalmente molto aromatico. Solida
e friabile alle basse temperature
(4-5°C), a temperatura ambiente (20°C) si presenta come una
pasta dura alla pressione, oltre
i 30°C diviene malleabile ed
aumentando ulteriormente la
temperatura assume uno stato
viscoso. Intorno ai 65°C fonde.
Le api utilizzano questo prodotto
come una sorta di “cemento” per
chiudere le fessure dell’arnia, per
costruire sbarramenti contro il freddo od eventuali predatori, come
barriera contro microrganismi patogeni.
La composizione chimica della propoli è piuttosto complessa e
presenta alcune variazioni legate alla sua origine vegetale. Si possono tuttavia identificare i seguenti gruppi di sostanze: flavonoidi (flavanoni, flavoni, ecc.), idrossiacidi aromatici, acidi alifatici,
chetoni, aldeidi, cumarine, idrocarburi alifatici ed aromatici, alcoli,
esteri, zuccheri, vitamine. Tra queste, le sostanze di provata attività
antibatterica ed antiflogistica sono alcuni flavonoidi (in particolare
galangina e pinocembrina) e gli idrossiacidi aromatici: acido ben7
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zoico, acido cinnamico, acido caffeico, acido clorogenico, acido
ferulico.
La propoli, costituisce senz’altro uno dei più efficaci antisettici
naturali. Possiede una potente attività antinfiammatoria ed antimicrobica, soprattutto nei confronti della flora batterica gram-positiva che rappresenta l’agente eziologico prevalente delle infezioni
delle prime vie respiratorie. Notevole attività antibatterica non solo
nei confronti dei gram-positivi, ma anche a carico della flora batterica gram-negativa è da attribuire poi all’olio essenziale contenuto
(a causa del particolare processo di lavorazione cui viene sottoposta
questa particolare materia prima) soltanto nella propoli di elevata
qualità, come ad es. quella italiana.
Cetraria islandica
Tra le piante utilizzate nel trattamento della tosse e delle affezioni a
carico delle vie respiratorie, troviamo il Lichene islandico, appartenente alla famiglia delle Cetrariacee/Parmeliacee, diffuso nelle zone
di mezza ed alta montagna dell’Europa settentrionale, centrale ed
orientale. Ha la forma di cespuglio, con elementi che possono
raggiungere anche i 10 cm divisi
in lamine accartocciate di colore
verde oliva o brunastro. L’estratto
viene ricavato dal tallo, raccolto
in primavera ed in autunno. Entra nella materia medica fitoterapica nel XVII secolo come amaro
mucillaginoso. Circa il 50% dei
suoi principi attivi è rappresentato da polisaccaridi idrosolubili,
i cui componenti principali sono
costituiti da lichenina (o amido di lichene) ed isolichenina, detti
comunemente mucillagini. Altri principi attivi sono la cetrarina
e l’acido usnico. Viene utilizzato come antinfiammatorio delle
vie aeree, emolliente, espettorante e sedativo della tosse, comprese
quella stizzosa e ribelle delle persone anziane e la pertosse.
Drosera rotundifolia
Altra pianta da prendere in considerazione per il trattamento delle
sindromi respiratorie, appartiene
alla famiglia delle Droseracee.
Trattasi di piccola pianta carnivora perenne, che cresce in luoghi umidi e paludosi dell’Africa
orientale e del Madagascar. Il
nome deriva dal greco drosos (rugiada del sole) ad indicare le goccioline scintillanti di mucillagine
che ricoprono le foglie e fanno da
esca agli insetti. La droga è costituita dalle parti aeree della pianta
raccolte in estate all’inizio della
fioritura. I suoi principi attivi sono rappresentati prevalentemente
da enzimi, naftochinoni, sotto forma di eterosidi (plumapagone),
eterosidi leucoantocianici e flavonolici, olio essenziale, tannini,
acidi organici. Drosera vanta proprietà sedative della tosse, miorilassante a livello della muscolatura liscia delle vie respiratorie, fluidificante bronchiale, antisettica polmonare. Molto indicata nella
pertosse, nelle sindromi respiratorie caratterizzate da tosse spasmodica (bronchite, asma bronchiale), bronchite cronica.
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Uncaria tomentosa
Quando si parla di affezioni dell’apparato respiratorio, dove l’efficienza del sistema immunitario svolge un ruolo di primaria importanza, merita richiamare all’attenzione un fitocomplesso noto
da molto tempo per le sue proprietà immunomodulanti ed immunostimolanti, quello dell’Uncaria tomentosa, pianta originaria
del Sud America, appartenente
alla famiglia delle Rubiacee. La
materia prima si ottiene dalla corteccia di fusto e dalle radici ricche
di principi attivi quali alcaloidi
ossindolici pentaciclici (isopteropodina, pteropodina, isomitrafillina), glucosidi dell’acido
chinovico, triterpeni poliidrossilati. Il fitocomplesso vanta anche
proprietà antinfiammatorie e antidolorifiche. Le proprietà immunomodulanti, sono attribuibili ad
una stimolazione della produzione di linfociti NK (Natural Killer).
Queste cellule della serie bianca hanno la caratteristica di aggredire
in maniera quasi selettiva sia le cellule tumorali che le cellule il cui
DNA sia invaso da DNA o RNA virale.
RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI
1) Olafsdottir ES et al. (1995), Immunologically active (1-3)-(1-4)-α-D-glucan from Cetraria islandica, Phytomedicine, 6:33-9.
2) Kempe C et al. (1997), Isländisch-Moos-Pastillen zur Prophylaxe bzw. Heilung von oralen Schleimhauirritationen und ausgetrockneter Rache schleimhaut, Laryngo-Rhino-Otol,
76:186-8.
3) Krenn L et al. (2004), In vitro antispasmodic and anti-inflammatory effects of Drosera
rotundifolia, Arzneimittelforschung, 54:402-5.
4) Schilcher H, Elzer M (1993), Drosera: a proven antitussive, Zeitschrift Phytotherapie,
14:50-4.
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activities and chemical composition of propolis from reclaimed lands, Z Zaturforsch, 57
(3-4):395-402.
7) Heitzman ME et al. (2005), Ethnobotany, phytochemistry and pharmacology of Uncaria (Rubiaceae), Phytochemistry, 66: 5-29, 2005.
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pharmacological, toxicological and botanical results, J. Ethnopharmacol., 64: 23-34, 1999.
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10) Davis RH et al. (1994), Anti-inflammatory and wound healing activity of a growth
substance in Aloe Vera, J Am Podiatr Med Assoc., 84 (2):77-81.
11) Food and Drug Administration (1994), Final monograph for OTC nasal decongestant
drug products, Federal Register, 59:4338991.
12) Edwards-Jones V et al. (2004), The effects of essential oils on methicillin-resistant
Staphylococcus aureus using a dressing model, Burns, 30:772-7.
13) Le Monografie Tedesche – Schede Fitoterapiche del Ministero Della Sanità Tedesco
-Versione italiana tradotta e commentata da Rocco Longo, Ed. Studio Edizioni, 1994.
14) L’uomo, la fitoterapia, la gemmo terapia - seconda edizione – Bruno Brigo – Tecniche
Nuove – 2003.
15) Compendio di Gemmoterapia Clinica – Fernando Piterà – Terza edizione – De Ferrari
Editore – settembre 2000.
16) Piante Officinali per infusi e tisane –Manuale per Farmacisti e Medici – Edizione italiana del manuale Teedrogen di Max Wichtl a cura di Roberto Della Loggia – Edizione
italiana 1993 - OEMF spa.
Un nuovo modo
di respirare
Un’intera famiglia di Dispositivi Medici
studiata per combattere attivamente raffreddore, tosse e mal di gola.
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La Dieta Oloproteica® nella prevenzione
e terapia dell’invecchiamento
Dr. Giuseppe Castaldo (*) – Dr.ssa Laura Castaldo (**)
(*)Medico-Chirurgo specialista in Medicina Interna, Gastroenterologia e Scienza dell’Alimentazione. Direttore UO Dietologia
e Nutrizione Clinica AORN Moscati AV
(**)Medico-Chirurgo specializzanda in Neuropsichiatria Infantile
Abstract: L’eccesso di proteine e l’acidosi metabolica possono promuovere l’invecchiamento generale e cutaneo. La Dieta Oloproteica® grazie alla quantità proteica controllata ed alla qualità aminoacidica, oltre l’integrazione di alcalinizzanti e silicio, può
essere considerata una dieta antiaging. In tale programma dietetico si è posta particolare attenzione alla tutela del collagene, la
cui carenza è strettamente connessa al processo di invecchiamento.
Abstract: Excess protein and metabolic acidosis may promote the general aging and skin. The Diet Oloproteica® thanks to the quantity
and quality controlled protein amino acid, as well as the integration of alkalizing and silicon can be considered a diet antiaging. In this
diet program has paid particular attention to the protection of collagen whose deficiency is closely linked to the aging process.
Parole chiave: invecchiamento, diete iperproteiche, acidosi metabolica, collagene
Keywords: aging, protein diets, metabolic acidosis, collagen
È controverso il rapporto tra le diete VLC di tipo proteico e
l’invecchiamento in quanto esiste una galassia di diete proteiche differenti tra loro che potrebbero avere un diverso effetto
sull’aging.
È assodato che l’obesità, in particolare quella di tipo viscerale, rappresenta un fattore favorente l’invecchiamento. Infatti
l’eccessiva deposizione di grasso nel tessuto adiposo, specialmente a livello addominale, si associa ad insulino-resistenza,
ipertensione, infiammazione, dislipidemia, squilibri dell’assetto ormonale ed alterazione di alcuni fattori coinvolti nello
sviluppo del diabete mellito, dell’aterosclerosi e di alcune tra
le più comuni forme di cancro.
Il tessuto adiposo, in realtà, non è un inerte magazzino di
energia, ma un attivissimo organo endocrino in grado di produrre importanti molecole, chiamate adipochine, che regolano il metabolismo, il sistema endocrino ed immunitario, la
proliferazione cellulare e probabilmente anche la fisiopatologia dell’invecchiamento.
Molti studi hanno chiaramente dimostrato che la restrizione
calorica è in grado di prevenire e/o ritardare l’insorgenza delle
malattie croniche associate all’invecchiamento.
La riduzione del metabolismo basale, dell’infiammazione sistemica e dello stress ossidativo, assieme ad un miglioramento
dell’insulino-resistenza e ad altre modificazioni del sistema
neuroendocrino e catecolaminergico sono solo alcuni tra i
meccanismi biologici responsabili degli effetti benefici che la
restrizione calorica ha sull’invecchiamento primario e secondario.
Tuttavia diete VLCD di tipo proteico potrebbero avere effetti negativi sull’aging qualora non considerino i seguenti elementi: durata della dieta, eccesso di proteine animali, qualità
e quantità proteica ed aminoacidica, quantità e qualità dei li10
pidi e carboidrati presenti, uricemia, acidosi metabolica, osteoporosi, alterazione della flora intestinale con disbiosi, stipsi,
liberazione in circolo dal tessuto adiposo di metaboliti lipofili
spesso tossici (anestetici, farmaci, ormoni etc), radicali liberi,
produzione di chinine infiammatorie.
La dieta oloproteica è stata elaborata tenendo presenti tutti
gli elementi sopra citati. È stato pertanto formulato un protocollo caratterizzato da qualità e completezza dei nutraceutici
utilizzati nella terapia dietetica, con l’obiettivo di perseguire
l’efficacia del dimagrimento e la sicurezza clinica, prevenendo gli effetti collaterali tipici di molte altre tipologie di diete
proteiche.
La dieta oloproteica si ispira agli studi di G.L.Blackburn
(Università di Harvard) che elaborò nel 1973 il PSMF (Protein Sparing Modified Fast) con la determinazione del fabbisogno proteico dell’organismo nel corso del digiuno; egli
dimostrò come una privazione calorica, con un’assenza quasi
completa di idrati di carbonio, potesse neutralizzare l’effetto
anabolico dell’insulina sul metabolismo dei grassi: con la riduzione dell’insulinemia vengono annullati o ridotti gli effetti
lipogenetici ed antilipoliticidi di tale ormone. Nacque così il
digiuno proteico caratterizzato da equilibrio azotato ed assenza di fame grazie allo stato di chetosi che l’accompagna.
Con la soppressione quasi totale dei glucidi, presenti in minima parte solo nelle verdure permesse, quali spinaci, cetrioli,
fagiolini, melanzane, insalata, broccoli, zucchine, si ottiene
un rapido calo dell’insulina che impedisce la messa in riserva
di grassi e produce un catabolismo degli stessi per lipolisi.
L’idrolisi dei trigliceridi, contenuti negli adipociti, li trasforma in glicerolo, che a sua volta contribuisce a migliorare la
neoglucogenesi ed in acidi grassi liberi che favoriscono la produzione dei corpi chetonici e dunque la chetosi.
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La Dieta Oloproteica è stata elaborata tenendo presenti i seguenti punti: quota di proteine ed aminoacidi in grado di
perseguire il bilancio azotato in pareggio, qualità di proteine
idonea a proteggere la massa magra ed a stimolare la produzione di GH endogeno, durata estremamente limitata (21
giorni), integrazione di svariati nutraceutici per implementare
l’efficacia e la sicurezza del protocollo ed inserimento di tale
dieta in un metodo di dimagrimento che ha come fine la rieducazione alimentare del paziente. Di particolare interesse è
stato il rilevare che la perdita di grasso avviene principalmente
nei distretti di adiposità localizzata in eccesso.
Con il termine di adiposità localizzata si intende aumento di
grasso in zone del corpo, maschili o femminili, sensibili all’attività antilipolitica di vari ormoni.
Esistono attivi sistemi enzimatici di costruzione (liposintesi) e
di dissoluzione (lipolisi) del grasso. Su questi sistemi enzimatici, nelle zone di adiposità localizzata, l’insulina e gli ormoni
sessuali si inseriscono, attivando la liposintesi ed inibendo la
lipolisi.
Sulla base di quanto esposto, risulta chiaro che il trattamento delle adiposità localizzate richiede un intervento specifico, perché un trattamento dietetico classico mobilizzerebbe
il grasso dai distretti a normale metabolismo, lasciando quasi indenni le adiposità localizzate. Nel 1997, Loftus e Lane
hanno dimostrato come, sul piano genetico, l’insulina e gli
estrogeni agiscono a livello della C/EBP e del PPAR gamma,
attivando la trascriptasi per l’adipogenesi, e come il GH agisca
fosforilando il PPAR ed inibendo l’adipogenesi.
Ne consegue che una dieta capace di ridurre i tassi circolanti d’insulina e di aumentare i tassi ematici di GH potrebbe
essere utilizzata nel trattamento dietetico delle adiposità localizzate. Una dieta di questo tipo è appunto la dieta oloproteica che si pone l’obiettivo non solo del dimagrimento e
del miglioramento delle sindromi metaboliche, ma anche del
rimodellamento della silhouette del paziente.
L’assunzione di sieroproteine, di particolari aminoacidi quali
arginina, ornitina, citrullina e taurina, di vitamina B6 e zinco
induce la massima secrezione di GH.
Importante nella dieta oloproteica è l’integrazione con specifici minerali, oligoelementi, vitamine, fitoterapici drenanti,
remineralizzanti, euritmici e stimolanti il metabolismo, sostanze alcaline, antiossidanti, omega 3, fibre ad attività prebiotica ed epatoprotettori.
Rilevante è inoltre la protezione della pelle e degli annessi
cutanei, sovente compromessi nelle diete con quote basse di
calorie.
Il mantenimento dell’elasticità e della tonicità della pelle e
l’integrità di unghie e capelli sono ottenuti principalmente
grazie alle sieroproteine, agli aminoacidi idrossiprolina e cistina ed al silicio. Nella pelle le fibre di collagene sono di gran
lunga la categoria di proteine più abbondantemente rappresentate; esse costituiscono il 75% del peso secco del derma.
Dal punto di vista biochimico sono costituite da una proteina fibrosa la cui sintesi inizia nei fibroblasti. L’organizzazione
fibrosa delle proteine dermiche ed il tipo d’interazione molecolare determinano le proprietà biomeccaniche (elasticità,
resistenza) della cute.
Il collagene rappresenta una proteina inerte, ma caratterizzata
da un turnover continuo. L’integrazione proteica con sieroproteine ed aminoacidi durante la dieta oloproteica e la dieta
dissociata integrata, oltre l’integrazione con il silicio organico
biodisponibile, contenuto in particolare nell’equiseto e nel
bamboo, permette di rispettare questo turnover e dunque di
proteggere la pelle.
Fondamentale è infine la selezione del paziente tenendo conto
di tutte le controindicazioni che presenta tale tipo di terapia
dietetica.
Una dieta di tipo proteico deve quindi, a nostro avviso, avere un preciso protocollo per avere effetti antiaging. Senza un
protocollo di qualità tali tipologie dietetiche possono invece
determinare effetti collaterali di vario tipo e stimolare l’invecchiamento cutaneo e generale.
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La medicina complementare
nel trattamento della P.E.F.S.
Dott.ssa Silvia Rossoni (*) - Dr. Franco Gentinetta (**)
(*) Specialista Pnei, esperta di kinesiologia, esperta di cromopuntura, fitoterapia e discipline integrate.
(**) Medico chirurgo, specialista in radiologia.
Abstract: Dopo una veloce analisi di cause e fattori predisponenti le adiposità localizzate e la P.E.F.S., gli Autori riportano un protocollo terapeutico, che prevende l’assunzione di integratori alimentari (Pefsystem) e l’applicazione cutanea di un cerotto, patch a
rilascio controllato con elevata concentrazione di principi attivi. La sperimentazione è condotta su una donna di 59 anni, trattata
secondo il protocollo proposto. A dimostrazione dei risultati ottenuti sono riportate le ecografie.
Abstract: After a quick analysis of causes and predisposing factors for localized fat and the P.E.F.S, the authors report on a therapeutic protocol, which involves the assumption of food supplements (Pefsystem) and the application of a skin patch, a controlled-release patch with high
concentration of active ingredients. The experiment is performed on a woman of 59 years, using the proposed protocol. A demonstration of
the results, the imagine of ultrasound are shown.
Parole chiave: adiposità localizzate, P.E.F.S., patch cosmetico
Keywords: adiposity, P.E.F.S, cosmetic patch
L’adiposità localizzata (AL) e la pannicolopatia edematofibro-sclerotica (P.E.F.S.) rappresentano, in campo medico
estetico, un frequente riscontro da parte degli specialisti ed
una condizione di grande disagio per i pazienti.
Per AL si intende una presenza eccessiva di tessuto adiposo in
poche aree ben definite del corpo, che varia a seconda del sesso, dell’età, della percentuale di grasso corporeo, della quantità di attività fisica espletata, del pattern ormonale e dei geni
di ciascun individuo.
La P.E.F.S., erroneamente detta cellulite, è invece una patologia notevolmente diffusa, che si manifesta in soggetti predisposti geneticamente con il concorso di condizioni favorevoli
come quelle di tipo endocrinologico, ambientale, iatrogeno,
da difetto posturale, da sovrapposto incremento ponderale.
Negli anni ottanta Curri ha magistralmente approfondito
dal punto di vista istopatologico i rapporti tra le due entità
nosologiche, chiarendo ulteriormente i rapporti tra l’una e
l’altra. Se da un lato gli studi di Curri hanno rappresentato una vera e propria pietra miliare nella classificazione delle
pannicolopatie, dall’altro occorre dire che sotto l’aspetto clinico le forme “pure” di entrambe le patologie sono molto più
rare di quanto si pensi e che le forme “miste” costituiscono, al
contrario, la stragrande maggioranza delle situazioni medicoestetiche riscontrate dagli specialisti del settore.
Sulla base dei più recenti studi si sta affermando l’ipotesi che un
pregresso terreno di AL rappresenti la condizione più fertile per
l’instaurarsi di una pannicolopatia, riconoscendo entrambe quale
elemento predisponente il rallentamento del flusso microcircolatorio, che determina un alterato rapporto micro-vascolo-tissutale
distrettuale degli arti inferiori, con conseguente stasi veno-linfatica.
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In conclusione l’elemento scatenante della P.E.F.S. è rappresentato
dall’edema ricorrente del tessuto adiposo, conseguenza della stasi e
derivante dell’aumentata permeabilità capillaro-venulare.
La risposta reattiva alla fase edematosa consiste in una sequenza
di eventi caratterizzati dalla iperplasia ed ipertrofia reticolare, e
dalla neofibrillopoiesi del collagene e del connettivo interadipocitario, con formazione di micronoduli. I micronoduli sono
costituiti da un certo numero di adipociti, strutturalmente alterati, avvolti da una sorta di capsula fibrosa. La confluenza di
micronoduli porta alla formazione di macronoduli.
Dal punto di vista metodologico, dopo un’accurata anamnesi
familiare, fisiologica e patologica (quest’ultima in particolare mirata all’esclusione di patologie sistemiche) ogni paziente è stato
valutato secondo i criteri della medicina tradizionale (aspetto
estetico, valutazione posturale sia statica sia dinamica, capacità
fisica del paziente, valutazione ecografica basale della cute-sottocute-ipoderma effettuata del Dott. Franco Gentinetta) e le
conoscenze della medicina complementare, in particolare della
medicina tradizionale cinese e della kinesiologia, permeate dalla
valutazione psicologica del paziente, in modo da cogliere ogni
risposta iperemotiva procurata dalla patologia estetica, con tutti i
riflessi socio ambientali che ne derivano.
Le finalità del protocollo terapeutico sono le seguenti:
1) curare il tessuto adiposo interessato dalla P.E.F.S., rendendolo più sensibile agli stimoli lipolitici
2) ridurre gli inestetismi e le AL
3) ridurre la componente edematosa
4) rispettare la massa magra
5) aumentare il tono muscolare
6) aumentare il metabolismo basale
7) curare le componenti vascolari, ormonali e metaboliche
eventualmente associate
8) migliorare l’igiene alimentare
9) stabilizzare i risultati.
L’approccio terapeutico sì è quindi articolato con le seguenti
modalità:
1) Dal punto di vista dietologico, nella maggioranza dei casi,
diamo consigli di igiene alimentare, correggiamo gli errori
e forniamo strategie di recupero dopo situazioni di eccesso
(weekend, vacanze, una serata particolare). Forniamo invece
un preciso regime dietetico nei casi di particolari condizioni ormonali (ipeinsulinemia) o da un peso eccessivo, sempre
cercando di non stravolgere i normali ritmi quotidiani nè prescrivere diete difficili da seguire nel tempo, visto il documentato rischio di risultati effimeri.
2) In molte donne il grasso si accumula con maggiore facilità in sede peritrocanterica, ai glutei, alla faccia mediale delle
ginocchia, creando una differenza, a volte molto evidente, tra
le regioni superiore ed inferiore del corpo. In questi casi le
classiche diete alimentari e l’attività sportiva non sono sufficienti, anzi, alle volte peggiorano il dimorfismo. Questo perchè
il grasso localizzato nelle regioni inferiori è meno sensibile, o a
volte, del tutto insensibile agli stimoli lipolitici: è quindi necessario innanzitutto migliorare prima la sensibilità della cellula
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adiposa per ottenere i risultati sperati. Il buon funzionamento di ogni cellula dipende dall’integrità della membrana, che
regola gli scambi con l’ambiente esterno. Il danneggiamento
della membrana determina un’alterazione delle funzioni cellulari con conseguente alterata funzione del tessuto o dell’organo
a cui appartiene. Nel tessuto adiposo superficiale l’irrorazione
ematica è ridotta con induzione di un metabolismo di tipo prevalentemente anaerobico e conseguente produzione di acido
lattico, che rappresenta la causa del dolore spesso presente in
quelle zone. La presenza di acido lattico danneggia la membrana dell’adipocita rendendolo meno sensibile agli stimoli
lipolitici. Per rendere il tessuto adiposo più sensibile agli stimoli lipolitici dobbiamo quindi favorire un migliore apporto
ematico; questo è ottenibile consigliando un’attività fisica di
tipo aerobico; migliorando l’anemia spesso presente e possibile indice di ipofunzione tiroidea; applicando Pefsystem patch
cosmetico a rilascio controllato con un’elevata concentrazione
di principi attivi vegetali (fucus, caffeina, carnitina, estratto di
ippocastano, ginkgo).
3) Una volta che il grasso è liberato nell’ipoderma è necessario allontanarlo. L’allontanamento del grasso avviene ad opera dei vasi
linfatici periferici in grado di convogliare i prodotti di scissione
del grasso, acidi grassi e glicerolo, nella circolazione linfatica e da
questa in quella venosa fino al fegato e agli altri organi in grado di utilizzarlo a scopo energetico. Per allontanare il grasso e la
componente edematosa presente in un paziente con AL e P.E.F.S.
usiamo le seguenti metodiche: la stimolazione del neurovascolare
e del neurolinfatico del tensor fascia latae; il riequilibrio endocrino in cromopuntura; l’uso domiciliare del Pefsystem drena (a
base di linfa di betulla, mg di castagno, mg di sorbo), il Pefsystem
forte (bromelina, centella, troxerutina, lespedeza, magnesio, meliloto, oligopin, acai e.s., mirtillo nero e.s.) e la stimolazione dei
punti di agopuntura F3, SP6, SP9, SP10 e R3.
4) Il valore del metabolismo basale di una persona indica le
calorie che essa brucia per svolgere le funzioni vitali di base.
Bisogna ricordare che lo stimolo lipolitico necessario per ridurre la quota di grassi superficiali, responsabile della formazione
della P.E.F.S., sarà attivato quando nell’organismo vi sarà una
maggiore richiesta di energie rispetto a quelle assunte con l’alimentazione.
I fattori che contribuiscono a mantenere alto il metabolismo
sono: attività fisico-sportiva, attività fisica quotidiana, azione
dinamica degli alimenti, età, ormoni tiroidei, eccitazione del
sistema nervoso simpatico, ormone sessuale maschile, ormone
della crescita, febbre, clima.
Sulla base di tali conoscenze affrontiamo la stimolazione del
metabolismo basale secondo la visione PNEI.
La globale e sinergica applicazione delle metodiche ha determinato le seguenti evidenze cliniche e strumentali:
• miglioramento dei parametri soggettivi e obbiettivi consistenti in diminuzione dell’edema, della pastosità, del dolore,
della pesantezza degli arti, nonché della riduzione della circonferenza trocanterica
• riduzione dell’edema e della micro/macronodularità adipocitarie, nonché della rima di eventuali AL, oltre ai tralci
vasculo-connettivali
• modificazioni microcircolatorie
• deciso miglioramento psicofisico.
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Di seguito è riportato il caso di una donna di 59 anni affetta da lipolinfedema con P.E.F.S. nella coscia, trattata secondo il protocollo.
Ecografia basale del tessuto sottocutaneo del 24/03/2012
P.E.F.S. in regione esterna e interna della coscia (stadio IV) e della regione glutea (stadioIV). Modesto edema del tessuto adiposo sottocutaneo della regione addominale e dei fianchi, dove i setti interlobulari presentano aspetto conservato (stadio I). Importante edema del tessuto
adiposo sottocutaneo della gamba, dalla regione del ginocchio fino in sede perimalleolare, che presenta ridotta comprimibilità.
Ecografia post-trattamento di controllo
del 26/05/2012
Diffusamente ridotta la componente di
edema del tessuto adiposo sottocutaneo in
tutti i distretti corporei esaminati, con iniziale riduzione della lipodistrofia a livello
delle regioni anteriore, interna ed esterna
della coscia e dei glutei (attualmente stadio III-IV), con diminuzione numerica e
dimensionale dei macro e dei micronoduli
e iniziale regressione dell’iperplasia dei setti
interlobulari. Sostanzialmente invariato lo
spessore del tessuto adiposo sottocutaneo
ad eccezione della regione glutea, dove si osserva iniziale riduzione dello spessore dello
strato adiposo sottocutaneo profondo (attualmente 24 mm vs 35 mm). Ancora riconoscibile un discreto edema del tessuto sottocutaneo della gamba dal ginocchio fino
in sede perimalleolare, comunque ridotto
rispetto al precedente controllo.
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Abstract: “L’Organismo è un vero e proprio acquario marino vivente” - René Quinton. L’acqua di mare contiene la totalità degli elementi della
Tavola Periodica di Mendeleiev, nella stessa proporzione dell’ambiente interno del nostro corpo come: liquido extracellulare, plasma sanguigno,
lacrime, liquido cerebrospinale. Un concentrato di preziosi elementi capace di rigenerare e rivitalizzare il metabolismo attraverso un profondo
ricambio minerale dell’organismo.
Abstract: “The body is a veritable living marine aquarium” - René Quinton. Seawater contains all the elements of the Periodic Table of Mendeleiev,
in the same proportion of the internal environment of our body such as extracellular fluid, blood plasma, tears, cerebrospinal fluid. A concentration of
precious elements that can regenerate and revitalize the metabolism through a deep mineral body parts.
Parole chiave: acqua marina, ricarica idroelettrolitica, riequilibrio funzionale enzimatico, rigenerazione cellulare
Keywords: sea water, recharge of fluids, balancing functional enzyme, cell regeneration
L’idea di utilizzare le virtù dell’acqua marina per la salute dell’uomo
è nata con la medicina. Esistono numerosi riferimenti. Tuttavia i
lavori del biologo francese Renè Quinton (1866-1995), il primo a
studiare le virtù terapeutiche dell’acqua di mare, sono considerati
come punto di partenza della storia moderna del concetto di plasma marino.
Questo termine sta ad indicare una soluzione ottenuta dall’acqua
di mare avente una composizione simile a quella del plasma umano. Il plasma marino contiene quasi tutti gli elementi contenuti
nella tavola periodica. I sali minerali e gli oligoelementi sono in
esso contenuti nel dosaggio e nella forma corrispondente a quella dell’ambiente interno dell’organismo umano. Del resto la vita
viene dal mare: ogni essere umano trascorre immerso nel liquido
amniotico (composto per il 99% da acqua) i primi nove mesi della
sua esistenza. L’uomo prima di respirare, conduce un’esistenza acquatica! Inoltre, l’elemento vivente più semplice è la cellula e non
si può concepire una cellula se non nell’acqua: nell’aria, infatti, il
suo contenuto interno evaporerebbe. Quindi, non solo veniamo
tutti dal mare ma il mare sopravvive in noi: è fisiologicamente simile all’acqua di mare la composizione del mezzo liquido interno,
sangue e linfa, di tutti gli organismi viventi.
La terapeutica marina è una tecnica di nutrizione cellulare supportata da più di 100 anni di clinica ospedaliera. Le teorie proposte da
Quinton hanno portato tra il 1910 e il 1950 ad una intensa pratica
medica. I casi inizialmente trattati furono patologie che comportavano grandi squilibri idrici nell’organismo quali tifo, colera, diarrea
e poi tubercolosi, bambini nati fortemente pretermine, l’anoressia,
le malattie della pelle e le gravi malnutrizioni.
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Attualmente, grazie a recenti studi, esistono dati concreti che affermano e riconoscono le proprietà dell’acqua di mare.
Il punto fondamentale della terapeutica marina poggia sul fatto
che la qualità dell’acqua organica è essenziale per il mantenimento di un adeguato equilibrio idrominerale all’interno delle nostre
cellule. Le cellule infatti si “alimentano” dell’acqua extracellulare e
degli ioni circolanti. La biodisponibilità degli ioni sta alla base della
differenza tra un assorbimento immediato e naturale rispetto ad
un assorbimento nocivo che può anche portare a trasformazioni
metaboliche e intossicazioni.
Il plasma marino agisce come una sinergia di tutti i minerali che
catalizzano il metabolismo inducendo un equilibrio minerale. Rigenerando l’ambiente interno, aiuta l’attività cellulare a favore di
tutta l’economia dell’organismo.
I campi di applicazione sono molteplici: dermatologia, allergologia, gastroenterologia, medicina sportiva, oftalmologia, fisioterapia
respiratoria ecc., e la sua somministrazione può avvenire sia per os
che per uso esterno.
Il dosaggio, la frequenza la via di somministrazione, la durata ecc,
determineranno poi l’efficacia del trattamento.
L’azione terapeutica dell’acqua di mare ruota attorno a tre assi:
azione plastica e meccanica che garantiscono una ricarica idroelettrolitica; azione catalitica e funzionale degli oligoelementi; rigenerazione cellulare.
• Ricarica idroelettrolitica: attraverso i meccanismi della pressione
osmotica i sali garantiscono l’equilibrio idrico dell’organismo per
mezzo della regolazione renale. L’impatto meccanico del plasma
marino come agente reidratante è immediato. Questa azione
concerne direttamente i problemi di nutrizione, di assimilazione, di eliminazione. Permette di garantire un trattamento idroelettrolitico sostitutivo in situazioni quali disidratazione, diarrea
acuta, shoc ipovolemico, bruciature, ecc.
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• Riequilibrio funzionale enzimatico: l’azione degli oligoelementi
presenti nell’acqua di mare interessa l’insieme dei cicli metabolici, le modifiche di struttura, le secrezioni ormonali e la produzione di anticorpi.
• Rigenerazione cellulare: questo aspetto ha luogo nel nucleo cellulare stesso. Le modifiche del mezzo interno sono trasmesse
progressivamente a tutti gli organuli delle cellule compreso ovviamente il nucleo, per una rigenerazione profonda.
Principali preparazioni di acqua di mare
Il plasma marino può essere confezionano in diverse forme galeniche (fialette, flaconi spray, ...) e a diverse concentrazioni: sia
in soluzione ipertonica al 33‰ (concentrazione minerale media
dell’oceano), sia in soluzione isotonica diluita con acqua di sorgente portata alla concentrazione del 9‰. Sono altresì possibili altre
concentrazioni per applicazioni specifiche.
Principali vie di somministrazione
• Uso esterno: gli spray permettono un’applicazione direttamente
a contatto con le zone interessate. Questo metodo non ha un
impatto significativo a livello dell’equilibrio generale e dell’organismo ma è molto efficace localmente. Viene utilizzato sia a
scopo terapeutico, sia a scopo di confort e igiene.
• Via orale: sono possibili due diversi tipi di assunzione: o il soluto
viene tenuto tal quale in bocca da uno a due minuti, bevendo
eventualmente in seguito un bicchiere di acqua per facilitarne
l’assimilazione, o vengono bevuti 10 ml diluiti in un bicchiere di
acqua.
L’originale plasma di Quinton è solo l’acqua di mare oceanica totale e isotonica prodotta dai Laboratori Quinton e distribuita in
Italia da PromoPharma.
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> 10 µg L-1
> 0,1 µg L-1
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Pd
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Larix decidua (Larice)
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Maurizio Di Leo
Erborista, ricercatore e fondatore del Laboratorio Erboristico Di Leo nel 1981, conduce vari
corsi di aggiornamento per erboristi e farmacisti. Relatore a diversi congressi nazionali ed
internazionali nel campo della Fitoterapia, scrive libri ed articoli su varie riviste. Ha portato
per primo i Fiori di Bach in Italia, all’inizio degli anni ’80.
Abstract: Larix decidua, Larice (Larch), è una conifera delle Alpi che può raggiungere i 40
metri di altezza e un tronco di circa 1,5 metri di diametro. E’ comunque una pianta caducifolia con aghi sottili e di colore verde chiaro, fiorellini rossi e gialli e una corteccia apparentemente morbida. Ma l’immagine di debolezza e
fragilità che può nascere ad un primo sguardo è sbagliata in quanto il larice è un albero molto robusto con un legno durissimo che nell’antichità era considerato il simbolo del coraggio e dell’eroismo. Larch è ottenuto con il metodo della bollitura.
Abstract: Larix decidua, larch (Larch), is a conifer of the Alps that can reach 40 meters in height and the trunk about 1,5 meters in diameter. It’s a
deciduous plant with thin needles and light green, red and yellow flowers and a seemingly soft bark. But the image of weakness and frailty that can
happen at first glance is wrong because the larch is a tree with a very sturdy hard wood, which in ancient times was considered the symbol of courage
and heroism. Larch is obtained by the boiling method.
Parole chiave: mancanza di fiducia, paura del fallimento
Viene facilmente da pensare che la nostra società abbia molto
bisogno di Larch. Ormai la parola fiducia è un optional e
tutto è concentrato nel raggiungimento del risultato finale per
cui una persona si scoraggia ancor prima di iniziare!
Lo stato Larch è sicuramente coltivato in famiglia: per genitori troppo protettivi o per genitori troppo severi ed esigenti,
incapaci di trasmettere fiducia e sicurezza ai propri figli. Difficilmente un bambino che non ha finito il compito si è sentito
dire “bravo lo stesso per il tuo impegno; la prossima volta farai
sicuramente meglio”.
Crescendo con la paura di sbagliare, di non essere in grado di
affrontare le situazioni si diventa per forza dei giovani uomini
e degli adulti insicuri che non troveranno mai dentro di sé il
coraggio e la fiducia per affrontare la vita, la malattia, le scelte,
le delusioni!
Sembra che la vita sia una serie di esami che non finiscono
mai e Larch fa di tutto per non affrontarli.
Larch allo stato negativo evita accuratamente tutto ciò che
è competizione o che comporta un confronto; cercando di
evitare preventivamente tutte le situazioni che lo chiamano ad
agire in prima persona.
Queste persone che alla prima difficoltà si ritraggono fornendo agli altri e a loro stessi tutta una serie di giustificazioni per
non poter affrontare una determinata situazione, troveranno
sempre grossi ostacoli sia nello studio, che nel lavoro che nella
vita sentimentale.
Ecco che compaiono mal di pancia e mal di testa invalidanti il
giorno prima della verifica, ecco che non si può accettare quel
posto di responsabilità, pur avendone le capacità, solo perché
non si ha il diploma adatto; ecco perché si evitano le relazioni
affettive così non si rischia un rifiuto.
I bambini Larch sono sempre insicuri e titubanti nell’affrontare le cose. Se possono non si propongono per esempio, per
Keywords: lack of trust, fear of failure
avere una parte nella recita scolastica; cercano di evitare gli
sport competitivi. Si considerano meno abili e capaci rispetto
a fratelli e amici. Sono bambini molto ansiosi perché hanno
sempre paura di sbagliare una verifica, una interrogazione,
ecc.
Larch è un ottimo rimedio per le problematiche dell’adolescenza: per tutti quei ragazzi che si sentono inadeguati e inferiori rispetto ai compagni per cui spesso si trovano in situazioni molto vulnerabili che li possono portare ad avvicinarsi
all’alcool o alla droga.
A livello fisico può essere utile per stati ansiosi, colon irritabile
e per quelle persone che hanno problemi di impotenza o frigidità, o mancanza di desiderio sessuale.
Nello stato positivo aiuta a prendere consapevolezza delle
proprie capacità, a perseverare e a tenere duro di fronte alle
difficoltà.
STATO NEGATIVO
STATO POSITIVO
Ansia da prestazione
Autostima
Balbuzie
Costanza
Convinzioni deboli
Fiducia
Esitazione
Perseveranza
Frigidità
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Impotenza
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Dr. Salvatore Corrado
Esperto in botanica, fitoterapia ed omeo-bioterapie. Dal 1979, Accademico al merito dell’Accademia internazionale di Psicobiofisica di
Bergamo, Ateneo di Scienze per lo studio dei fenomeni Fisici, biologici e psichici. Dal 1981, Accademico associato al Merito dell’Accademia
Tiberina in Roma, Istituto di Cultura Universitaria per lo studio, lo sviluppo e l’esaltazione delle Scienze.
Abstract: Osteoporosi e osteoartrosi sono malattie caratterizzate essenzialmente da dolori articolari e muscolari, più o meno diffusi e persistenti, a volte invalidanti. Buona parte di queste sono causa del processo di invecchiamento; l’elevata incidenza e prevalenza fanno sì che si
stiano sempre più sviluppando delle tecniche preventive, oltre alle ormai note terapeutico-riabilitative. L’Autore prende in esame il valido
contributo delle medicine integrate: fitoterapia, organoterapia e litoterapia. Di seguito alcuni tra i più significativi rimedi che spesso entrano
a fare parte dei principali protocolli terapeutici per il trattamento delle patologie in oggetto. Le proprietà dei rimedi menzionati sono supportati da una ricca bibliografia, esperienti in vivo e in vitro.
Abstract: Osteoporosis and osteoarthritis are diseases mainly characterized by joint and muscle pain, more or less widespread and persistent, sometimes disabling. Most of these are due to the aging process, the high incidence and prevalence mean that they are increasingly developing preventive
techniques, in addition to the well-known therapeutic rehabilitation. The author examines the valuable contribution of integrated medicine:
phytotherapy, and organotherapy lithotherapy. The following are some of the most significant remedies that often become part of the main therapeutic protocols for the treatment of diseases in question. The properties of the remedies mentioned above are supported by an extensive bibliography,
experiencers in vivo and in vitro.
Parole chiave: malattie osteoarticolari, acido arachidonico, processi infiammatori
Keywords: bone and joint diseases, arachidonic acid, inflammatory processes
Malattie Osteoarticolari: termine generico che si usa per indicare
sindromi e malattie acute o croniche con origini diverse. Queste malattie, sono caratterizzate essenzialmente da dolori articolari e muscolari, più o meno diffusi e persistenti, a volte invalidanti, con anche
notevoli costi sociali. Esse possono coinvolgere altri apparati, così
come i disturbi osteoarticolari possono essere spia di primitivi interessamenti extra-articolari. Una buona parte delle malattie osteoarticolari
su base degenerativa sono naturale conseguenza del processo d’invecchiamento e rappresentano la causa più frequente di ricorso al medico
di medicina generale. L’elevata incidenza e prevalenza delle malattie
osteoarticolari fanno si che molte di esse siano definite “malattie sociali”, e per questo motivo è implicitamente riconosciuto al medico
di medicina generale un ruolo cardine nel processo assistenziale poiché
si deve occupare degli aspetti preventivi, diagnostici e terapeutico riabilitativi. Il paziente con problemi osteoarticolari, dal momento
che molti di questi hanno coinvolgimenti sistemici e/o di più apparati,
deve essere gestito con molta attenzione, con rapporto continuativo e
di fiducia onde poter decodificare e trattare le alterazioni dello stato
psichico e della vita di relazione che spesso sono determinate da malattie che si caratterizzano per la presenza di dolore cronica e di alterazioni funzionali fino all’invalidità. Esistono malattie osteoarticolari che
per le loro caratteristiche, richiedono una collaborazione più o meno
continuativa con lo specialista (reumatologo, ortopedico, neurologo,
neurochirurgo); altre, molto complesse e rare, sono di quasi esclusiva competenza specialistica. Noi, in questo capitolo, ci limitiamo a
descriverne in maniera sintetica due tra le più diffuse: l’osteoporosi e
l’osteoartrosi.
Osteoporosi
L’osteoporosi è una malattia sistemica dell’apparato scheletrico caratterizzata da una bassa densità minerale ossea e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo.
Contrariamente a quanto si può ritenere, l’osso non è una struttura
inerte, ma un tessuto molto attivo dal punto di vista metabolico,
che si rinnova costantemente e rapidamente nel corso della vita.
Le sue cellule sono altamente specializzate e dedicate alla formazione di nuovo osso (osteoblasti), alla distruzione ed al riassorbimento
dell’osso invecchiato (osteoclasti), e verosimilmente alla regolazione autonoma di queste due attività (osteociti).
Se la quantità di osso neoformato è pari a quella di osso assorbito si
ha una condizione di equilibrio metabolico. L’osteoporosi sopraggiunge come evento finale di una serie di cicli durante i quali viene
riassorbito più osso di quanto non se ne formi.
Questo può avvenire perché gli osteoclasti lavorano troppo o perché gli osteoblasti lavorano troppo poco, o per tutte e due le cause
assieme. Poiché il rimodellamento nel suo complesso è regolato da
un’enorme serie di fattori (ormoni, farmaci, attività fisica, patologie locali etc.) le cause che possono condurre allo sbilanciamento
dei processi di formazione e riassorbimento, e quindi all’osteoporosi, sono assai numerose.
Dal punto di vista del paziente, le ossa diventano quindi più fragili
e sono esposte ad un maggior rischio di frattura per traumi anche minimi. Le fratture costituiscono l’evento clinico più rilevante
dell’osteoporosi, anche perché interessano con maggiore frequenza
il polso, le vertebre ed il femore.
23
®
Osteoartrosi
L’osteoartrosi viene anche definita malattia degenerativa delle articolazioni ed è associata a danno articolare e all’invecchiamento. Si tratta
di una malattia cronica che provoca deterioramento della cartilagine
articolare e formazione di nuovo osso (spicole ossee) ai bordi articolari.
I primi segni della malattia sono rilevabili all’esame microscopico della
cartilagine sotto forma di perdita delle caratteristiche tintoriali normali ed aumento del numero dei condrociti, che tendono anche ad
addensarsi a gruppi. La fase successiva consiste nella comparsa di fessurazioni cartilaginee
che raggiungono,
approfondendosi,
l’osso sottostannormale
osteoartritico
te. La cartilagine
tende a sfaldarsi e
a lasciare scoperte
zone ossee. L’osso
sottostante la cartilagine si trova a
poco a poco sottoposto ad un carico
non fisiologico,
in quanto l’azione
ammortizzante
della cartilagine
viene meno. La risposta dell’osso subcondrale a tale situazione consiste
nella formazione di sporgenze ossee composte da tessuto molto denso,
dette osteofiti. Gli osteofiti si proiettano verso l’esterno oppure verso
lo spazio articolare.
Al di sotto dello strato osseo superficiale indurito si vengono a formare delle zone di riassorbimento dette pseudocisti o “geodi”. La membrana sinoviale e la capsula articolare rispondono a questa complessa
situazione con un processo infiammatorio che ha molta parte nella
produzione dei sintomi.
Dal punto di vista del paziente, si tratta di dolori articolari, persistenti o ricorrenti, che limitano il movimento della colonna vertebrale
o dell’articolazione colpita. Qualche volta esiste un rigonfiamento
dell’articolazione, più o meno avvertito dal paziente.
sintesi dei prodotti della cascata dell’acido arachidonico per inibizione
selettiva di uno degli enzimi, la lipossigenasi (meccanismo simile ai
farmaci antinfiammatori non steroidei) [Safayhi H et al., 1992; Ammon HP et al., 1996].
Inoltre si ipotizza che gli acidi boswellici intervengano nel sito dell’infiammazione inibendo la proliferazione dei tessuti e la distruzione del
tessuto connettivo.
Esperimenti in vitro hanno evidenziato che gli estratti di Boswellia inibiscono in maniera dose-dipendente la sintesi dei prodotti dell’enzima
5-lipossigenasi, quali l’acido 5-idrossieicosatetrenoico (5-HETE) e il
leucotriene B4 (LTB4), responsabili della broncocostrizione, stimolazione della chemiotassi ed incremento della permeabilità vascolare con
conseguente formazione di edemi [Ammon HP et al.,1991].
L’acido 3-O-Acetil-11-Cheto β-Boswellico (AKBA) inibisce potentemente la sintesi dei leucotrieni, agendo sulla 5-lipossigenasi con meccanismo indiretto, non ossido-riduttivo e non competitivo: è, infatti,
l’unico composto ad oggi noto che agisca come regolatore allosterico
dell’enzima [Krieglstein CF et al. 2001].
L’impiego di acidi boswellici in patologie infiammatorie non produce
gli effetti collaterali gastrolesivi tipici dei farmaci antinfiammatori non
steroidei (FANS), poiché non agisce sulla sintesi delle prostaglandine
catalizzata dall’enzima ciclossigenasi.
È noto, infatti, che l’impiego di FANS può comportare problemi
nella sintesi dei glicosaminoglicani (GAG), accelerando il processo di
danneggiamento delle articolazioni interessate da patologie artrosiche
[Reddy GK et al., 1989].
In uno studio in vivo, la Boswellia ha dimostrato benefici effetti nell’osteoartrite del ginocchio. Trenta pazienti hanno ricevuto 1 g al giorno di Boswellia nel gruppo in trattamento e un placebo nel gruppo
di controllo per 8 settimane. Il gruppo in trattamento alla fine dello
studio ha riscontrato una significativa diminuzione del dolore e del
gonfiore ed ha migliorato il movimento [Kimmatkar N et al., 2003].
Le medicine integrate, con la fitoterapia, l’organoterapia e la litoterapia, possono dare un validissimo contributo nel trattamento di
diverse malattie a carico dell’apparato osteoarticolare.
Passeremo in rassegna alcuni rimedi tra i più significativi che spesso
entrano a far parte di protocolli terapeutici per il trattamento delle
patologie in oggetto.
La Boswellia serrata, conosciuta anche come “Frankincense” o pianta dell’incenso, è un albero di circa 4 metri d’altezza appartenente alla
famiglia delle Burseraceae, ed è originaria delle foreste di alcune zone
dell’India, del Nord Africa e dell’Oriente. La componente maggiormente sfruttata a scopo terapeutico è rappresentata da un’oleoresina
gommosa di colore giallo-bruno, denominata anche gommoresina o
“guggal”, che si ottiene per incisione della corteccia o per estrazione
dalle foglie.
E’ oggi dimostrato che il potere antinfiammatorio e l’attività antiartritica della gommoresina della pianta sono dovute alla presenza di acidi
triterpenici pentaciclici, gli acidi-boswellici. Le proprietà antinfiammatorie degli acidi boswellici sono tra le più potenti dopo i principi
attivi farmacologici. Uno dei meccanismi dimostrati è il blocco della
24
Cascata dell’acido arachidonico
Si distinguono due vie metaboliche principali che a partire
dall’acido arachidonico arrivano alla formazione degli eicosanoidi: via della ciclossigenasi (che porta alla formazione
di prostaglandine, prostacicline e trombossani) e via della
5-lipossigenasi (che porta alla formazione di leucotrieni).
®
L’Harpagophytum procumbens è una pianta che cresce nel deserto
del Kalahari, nelle steppe della Namibia, nel Madagascar ed in Sud
Africa. Conosciuta anche con il sinonimo di Artiglio del diavolo, deve
questa denominazione agli uncini che coprono i suoi frutti. Viene in
genere utilizzata per alleviare i sintomi derivati da malattie artrosiche
[Der Marderosian, 1999; Wegener T., 1999]. I principali costituenti
chimici ritenuti responsabili dell’attività terapeutica dell’Arpagofito
sono i glicosidi: arpagoside, arpagide e procumbide [Van Haelen M et
al., 1983; Bruneton J et al., 1995].
In uno studio in vitro si è visto che l’arpagoside agisce sull’infiammazione inibendo l’espressione della sintetasi inducibile dell’ossido
nitrico e la COX-2 attraverso la soppressione del fattore nucleare KB
(NF-kB) [Huang TH et al., 2006].
È stato pubblicato uno studio clinico controllato condotto su 197
pazienti che presentavano episodi ricorrenti di lombalgia in cui si
dimostra che il trattamento con arpagofito è più efficace del placebo
[Chrubasik S et al., 1999]. In un altro studio in umano, l’arpagoside
ha dimostrato di ridurre il dolore dovuto a condizioni di osteoartriti al
ginocchio e all’anca [Wegener T et al., 2003; Chantre P et al., 2000].
L’arpagofito dimostra anche proprietà condroprotettive, probabilmente dovute all’inibizione dei mediatori dell’infiammazione (COX2, leucotrieni, NO, TNF-alfa, interleukin-1 beta).
L’Abies pectinata o abete bianco è una conifera longeva, dal portamento maestoso. Le gemme sono un prodigioso remineralizzante
grazie ai contenuti di pinene, esteri dell’acetato di bornile, alcooli, aldeidi e sesquiterpeni, rivelandosi così degli ottimi attivatori biologici
del tessuto osseo. La sperimentazione clinica ha infatti dimostrato che
le gemme di Abies pectinata favoriscono la fissazione di calcio nelle
ossa, stimolano l’eritropoiesi e l’accrescimento della statura. Esse sono
un ottimo rimedio in pediatria e nei postumi di fratture ossee, poiché
fissando il calcio, facilitano il consolidamento della frattura e stimolano la crescita del tessuto osseo. Utile nelle osteocondriti giovanili, nel
rachitismo, nei casi di linfatismo e nell’osteomielite. È capace di controllare le turbe primitive e secondarie dell’accrescimento, facilitando
la crescita del tessuto osseo dei bambini e degli adolescenti mediante
la regolazione del metabolismo fosfo-calcico [Fernando Piterà, 2003].
L’MSM – metilsulfonilmetano – è la forma naturale dello zolfo organico. Si trova in natura, in quanto fa parte del ciclo terrestre dello
zolfo [Herschler R.J., 1989]. Il corpo ha bisogno di esso per la costruzione di quasi tutte le biomolecole importanti (enzimi, ormoni,
aminoacidi, anticorpi, antiossidanti). Gioca un ruolo fondamentale
nel mantenimento dell’integrità delle articolazioni e dell’elasticità del
tessuto connettivo. Lo zolfo è il principale costituente dei glicosamminoglicani e degli altri componenti principali del tessuto cartilagineo.
Queste sostanze formano una specie di gel protettivo che funziona da
matrice per tendini, cartilagine, pelle e ossa.
L’MSM svolge un’azione antinfiammatoria e consente al corpo di riparare le cellule e i tessuti distrutti. Queste caratteristiche permettono
all’MSM di alleviare i dolori nei processi infiammatori delle articolazioni, dei tendini, delle mucose, nei problemi del disco intervertebrale
e in numerosi altri processi dell’apparato muscolare e motorio.
Negli sportivi, l’MSM combatte la rigidità e i dolori dei legamenti, dei
muscoli e delle articolazioni.
È stato dimostrato che l’MSM è in grado di ridurre l’incidenza di
dolori muscolari e crampi a schiena e gambe.
Proprietà dell’MSM:
• L’MSM è un analgesico naturale: blocca il trasferimento degli impulsi dolorifici attraverso le fibre nervose.
• L’MSM blocca le infiammazioni e i processi infiammatori, intensifica l’attività del cortisolo.
• L’MSM migliora la permeabilità delle membrane cellulari. Ciò comporta un migliore apporto di nutrienti e vitamine e aumenta l’efficienza dei processi di eliminazione dei rifiuti in eccesso dalle cellule.
• L’MSM dilata i vasi sanguigni, migliorando la circolazione. Anche
questo contribuisce all’eliminazione dei rifiuti dal nostro corpo, accelerando i processi di guarigione.
• L’MSM è un efficace miorilassante.
• L’MSM è un coadiuvante nei meccanismi naturali di difesa del
nostro organismo, esplicando azioni di regolazione nel metabolismo
della prostaglandina e nella formazione di anticorpi e immunocomplessi. L’MSM rallenta e ripristina la formazione dei legami crociati nel
collageno, un processo naturale nei fenomeni di cicatrizzazione che
provoca la formazione di tessuti duri, spesso fonte di dolore.
• L’MSM è un potente antiossidante. Nel neutralizzare i radicali liberi
l’organismo utilizza una varietà di enzimi antiossidanti che contengono aminoacidi solforati e che derivano la propria struttura ed attività
25
®
biologica da legami allo zolfo (S-S). Inoltre, l’MSM fornisce lo zolfo
necessario agli aminoacidi solforati, metionina cisteina e taurina, considerati potenti antiossidanti.
calcio costituente il tessuto osseo. È indicato in tutte le alterazioni del
metabolismo del calcio osseo, artrosi, specialmente nella localizzazione
lombare, osteoporosi.
CARTILAGO 5CH: Organoterapico preparato da un ceppo polivalente di cartilagine articolare. Il suo ruolo è quello di frenare la distruzione cartilaginea e di aumentarne la rigenerazione. L’organo sano diluito e dinamizzato agisce sul suo omologo umano per riequilibrarne
il funzionamento alterato.
FELDSPATH QUADRATIQUE 8DH: Litoterapico detto anche
Scapolite, formato dall’insieme di Marialite e di Meionite. Si tratta di
un allumo-silicato di calcio e sodio con presenza di cloro, carbonio e
zolfo. Importante per la trama proteica ossea, trova la sua indicazione
in tutti i tipi di artrosi, vertebrale in particolare, decalcificazione; è un
buon rimineralizzante.
LIGAMENTS 5CH: Tessuto legamentoso composto da 4 legamenti:
spalla, gomito, ginocchio, anca. Grazie al tropismo dell’attività dei rimedi organo-terapici, il suo ruolo è quello di ripristinare il fisiologico
funzionamento alterato.
MEDULOSS 5CH: Viene ritenuto il secondo rimedio organoterapico dell’artrosi. Questo rimedio, realizzato da un prelievo effettuato
a carico del midollo osseo di ossa lunghe e piatte, ha il compito di regolarizzare il metabolismo osseo e l’equilibrio osteoblasti – osteoclasti.
OSSEINUM 5CH: Rimedio organoterapico rappresentato da osso
totale. Trova frequente impiego nel trattamento delle fratture delle
ossa lunghe, radio, ulna e femore. Viene ritenuto un ottimo acceleratore del processo di ossificazione.
THYMUSINUM 5CH: Organoterapico preparato con la ghiandola
timica, sede di attivazione dei piccoli linfociti a linfociti T maturi, che
garantiscono la risposta immunitaria cellulo-mediata. Questo rimedio,
quale potente immunostimolante, trova applicazione in tutte quelle
manifestazioni infiammatorie in cui necessita una efficiente risposta
immunitaria, comprese quelle a carico dell’apparato osteoarticolare.
PLACENTINE 5CH: Placenta. Questo particolare organoterapico,
fonte di vita, secondo i canoni della disciplina omeobioterapica, trova soprattutto applicazione nelle forme reumatiche con componente
osteoporotica.
PARATHYROIDE 5CH: Rimedio utilizzato spesso in traumatologia, soprattutto per quanto riguarda le fratture, insieme ad osseinum,
per agevolare ed accelerare la formazione di un callo osseo di buona
qualità. Inoltre, questo rimedio, stimolando le ghiandole paratiroidi,
regolarizza il metabolismo fosfo-calcico.
JEJUNUM 5CH: Digiuno. Questo rimedio favorisce a livello della
mucosa intestinale l’assorbimento del calcio ionizzato.
D.N.A. 5CH: La sorprendente macromolecola della vita cellulare,
diluita e dinamizzata, contribuisce insieme agli altri rimedi alla rigenerazione dei tessuti, quindi anche di quelli che costituiscono l’apparato
osteo-articolare.
SYMPHYTUM OFFICINALIS 5CH: (Consolida maggiore) Pianta
appartenente alla famiglia delle boraginacee. Il rimedio omeopatico è
di comprovata efficacia e si rivela estremamente utile nei traumi ossei e
periostei dove agisce accelerando i processi riparativi e di ricostruzione
ossea. Vengono evidenziati l’aumento della densità ossea ed il consolidamento delle fratture.
APATITE 8DH: Litoterapico formato da Pirofosfato di calcio con
tracce di fluoro e di cloro. Rappresenta la forma di cristallizzazione del
26
CALCAIRE DE VERSAILLES 8DH: Roccia sedimentaria costituita
da carbonato di calcio finemente cristallizzata. Trova indicazioni nel
trattamento dell’osteoporosi soprattutto senile e nelle decalcificazioni.
ORPIMENT 8DH: Litoterapico formato da solfuro giallo d’arsenico.
L’arsenico è stimolante delle surrenali, per cui è indicato come antinfiammatorio. Altra indicazione è l’artrosi, in particolare la coxartrosi.
SOUFRE NATIF 8DH: Zolfo nativo, puro, formato da cristalli ortorombici color giallo chiaro. Presenza talvolta di arsenico e selenio. È
l’anti-psorico litoterapico.
Riferimenti bibliografici
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- Fernando Piterà. Compendio di gemmoterapia. IV edizione. Ferrari editore. 2003.
- La materia Medica Omeopatica clinica e associazioni Bioterapiche - Max Tétau seconda ristampa – IPSA Editore - 1988.
- Organoterapia Nuovi studi clinici – Max Tétau – Ed. Italiana a cura di Claudio Mazza – IPSA
Editore – 1988.
- Manuale di Litoterapia Dechelatrice – Claude Bergeret – Max Tétau – Traduzione di Ornella
Casano – IPSA Editore – 1990.
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Il miele di Manuka
Dott. Luca Avoledo
Naturopata ed esperto di ecologia del corpo, nutrizione e salute naturale. Si è laureato in Scienze Naturali all’Università degli Studi di Milano e ha conseguito un Master in Naturopatia con lode presso la Facoltà di Medicina e Chirurgia di Sapienza Università di Roma. Svolge
la libera professione presso il suo Studio di Naturopatia a Milano.
Abstract: Il miele di Manuka, raccolto dall’omonima pianta, viene utilizzato fin dall’antichità per svariati usi. Vengono prese in esame le
proprietà salutistiche e medicinali: immunomodulante, antisettico, antibatterico e antibiotico, per cui viene utilizzato per il trattamento di
ferite, ulcere, bruciature e scottature, oltre che come sostegno per il sistema immunitario. L’attività di questo miele è supportata da diversi
studi clinici pubblicati dall’Università di Waikato (Nuova Zelanda); numerosi trials clinici sono in corso.
Abstract: Manuka honey, harvested from the plant with the same name, is used since ancient times for various uses. Here the health and medicinal
properties are taken into consideration: immunomodulatory, antiseptic, antibacterial and antibiotic, for the treatment of wounds for which it is
used, ulcers, burns and scalds, as well as support for the immune system. The activity of this honey is supported by several clinical studies published
by the University of Waikato (New Zealand), and numerous clinical trials are underway.
Parole chiave: perossido di idrogeno, attività antibatterica, disinfettante
Keywords: hydrogen peroxide, antibacterial activity, disinfectant
Il miele di Manuka è considerato un miele medicinale in virtù di
spiccate proprietà antibatteriche, dovute in particolare a un suo
principio attivo chiamato metilgliossale (o MGO o methylglyoxal).
Da qualche tempo una varietà particolare di miele è salita agli onori
della cronaca, perlomeno nell’ambito dell’alimentazione e della
medicina naturale: il miele di Manuka, esaltato per le sue proprietà
salutistiche e medicinali. Cosa c’è di vero? Scopriamolo.
Come tutti i cosiddetti prodotti dell’alveare (propoli, polline,
pappa reale), ogni tipo di miele, quale più, quale meno, possiede
caratteristiche benefiche. In particolare, ne è nota da sempre l’attività
antibatterica. Nel miele infatti è contenuto un enzima secreto dalle
api, la glucosio-ossidasi, che produce perossido di idrogeno (più
noto come acqua ossigenata), che ha azione disinfettante, ovvero
germicida. Ma sicuramente anche altre delle tantissime sostanze
presenti naturalmente nel miele, molte delle quali ancora poco note,
sono corresponsabili dei suoi effetti “terapeutici” e rendono questo
prodotto un vero e proprio cibo-medicina.
Tra le capacità più notevoli e studiate del miele c’è quella di curare
le ferite. Una review di 22 ricerche scientifiche precedentemente
condotte sul miele quale agente antibatterico topico per il trattamento
delle ferite infette, pubblicata nel 2006 su International Journal
of Lower Extremity Wounds, ha concluso che il miele accelera la
risoluzione dell’infezione, protegge da eventuali ricadute e incrementa
la velocità di cicatrizzazione, promuovendo la crescita di nuovo tessuto
e la guarigione della ferita.
Esiste tuttavia un miele ancora più interessante degli altri sotto il profilo
salutistico. E’ il miele di Manuka, raccolto dalla pianta omonima
(Leptospermum scoparium), che cresce allo stato selvatico sotto forma
di arbusto o piccolo albero in Nuova Zelanda e che è utilizzato fin
dalla notte dei tempi dal popolo Maori come cibo e nel trattamento
locale di ferite, ulcere, bruciature e scottature.
Il miele di Manuka ha dimostrate proprietà “medicinali”. Al di
là della semplice azione antisettica dovuta al perossido di idrogeno,
questo miele neozelandese contiene ulteriori sostanze antibatteriche
in quantità elevate. La sua accentuata attività antibiotica è dovuta
28
all’azione combinata di un principio attivo chiamato metilgliossale
(MGO, forse più noto anche in Italia con il suo nome inglese
methylglyoxal) e di altri, sinergici, ancora non perfettamente
identificati. Nel miele di Manuka non solo è molto alta la quantità di
metilgliossale, ma la presenza delle sostanze sinergiche incrementa di
oltre il doppio l’efficacia antisettica del metilgliossale.
Non tutto il miele di Manuka presenta tuttavia quantità significative
di MGO e ha di conseguenza questo tipo di attività antibatterica
aggiuntiva particolarmente interessante e non dovuta al perossido
d’idrogeno. Quello che la possiede viene denominato “miele di
Manuka attivo” o “miele di Manuka UMF” (Unique Manuka
Factor) e riporta in etichetta la quantità di MGO che contiene, per
distinguerlo dal miele di Manuka che non ha queste proprietà.
Perché è importante un’attività antibatterica ulteriore rispetto a
quella del perossido di idrogeno? L’enzima che produce perossido
d’idrogeno ha molti “limiti”: richiede ossigeno per sviluppare la
reazione (e quindi in ambiti come le ferite fasciate o l’intestino può
non essere efficace o esserlo meno); è inattivo nell’ambiente acido
dello stomaco; viene distrutto dagli enzimi che digeriscono le proteine
(e che sono presenti anche nelle ferite). Non è quindi un caso che il
miele di Manuka si sia dimostrato più efficace di altri tipi di miele
contro batteri quali Escherichia coli, Helicobacter pylori e diverse specie
di enterococchi. Inoltre, mentre l’attività dell’enzima che produce
perossido d’idrogeno viene compromessa quando il miele è esposto
al calore o alla luce, quella antibatterica del miele di Manuka è stabile,
caratteristica che non ne rende problematica la conservazione e non ne
fa perdere le proprietà.
In quali condizioni di salute può quindi essere utile il miele di
Manuka? In tante circostanze in cui è richiesta un’azione antibatterica,
cicatrizzante e antinfiammatoria:
• per le ferite e le ustioni di lieve entità
• nelle gengiviti e in altri disturbi della bocca
• nelle difficoltà digestive di varia natura e severità (bruciore
di stomaco, reflusso gastroesofageo, gastrite, ulcera gastrica e
duodenale, presenza di Helicobacter pylori, colite ecc.)
®
• quando è necessario un sostegno al sistema immunitario contro
le infezioni (tra cui innanzitutto quelle dell’albero respiratorio:
raffreddore, mal di gola, tosse, influenza ecc.), visto che il miele di
Manuka ha anche proprietà immunomodulanti.
I ricercatori dell’Università di Waikato, in Nuova Zelanda (una delle
realtà mondiali all’avanguarda negli studi sulle proprietà benefiche
e curative del miele), hanno scoperto che l’attività antibatterica del
miele di Manuka può persino arrestare la crescita di ceppi batterici
di Staphylococcus aureus resistenti agli antibiotici. Ed è stato invece
constatato che il miele di Manuka non dà origine a fenomeni di
antibioticoresistenza (analogamente a tanti altri rimedi naturali
antimicrobici, tra cui innanzitutto l’aglio).
Non ci sono invece evidenze, come da qualcuno sostenuto, che il
miele di Manuka abbia qualche utilità nell’abbassare il colesterolo.
Sicuramente c’è ancora molto sa scoprire su questo interessante miele
e numerosi trials clinici sono in corso. Ma i suoi effetti benefici “di
base”, il lungo uso tradizionale e l’assenza di reazioni indesiderate
(a cui si affianca l’entusiasmo di tanti consumatori) lo rendono un
prodotto utile e sicuro, da tenere a portata di mano nell’armadietto dei
medicinali che preferiamo: la dispensa della cucina.
Quale miele di Manuka comprare? Innanzitutto quello di produttori
affidabili e che certifichino la presenza di metilgliossale.
Più in dettaglio, in commercio si ritrova miele di Manuka con diverse
concentrazioni di MGO (espresse in milligrammi di metilgliossale
per chilo di miele): da 100 fino a 550. Quanto più questo numero è
alto, tanto più il contenuto di metilgliossale è significativo e tanto più
è elevato il potere antibiotico del miele. Se quindi a scopo preventivo
il miele MGO 100 può andare benissimo, chi necessita di azioni più
forti potrà ricorrere a quello MGO 400 o addirittura MGO 550.
Qual è la posologia del miele di Manuka e come si assume? Il
dosaggio standard è di un cucchiaino preso mezz’ora prima dei pasti,
fino a 3 volte al giorno.
Per quel che riguarda controindicazioni e effetti collaterali del miele
di Manuka, questo rimedio naturale non è adatto ai soggetti allergici
al miele e ai diabetici, per i quali il metilgliossale è nocivo (persino
nell’uso esterno: esistono evidenze scientifiche che il miele di Manuka
possa addirittura ritardare la guarigione delle ulcere diabetiche).
Sembra inoltre possibile – benché più che altro teorica - un’interferenza
con alcuni farmaci chemioterapici, in virtù dei suoi effetti antiossidanti
(il miele di Manuka contiene infatti anche flavonoidi). In sintesi, ecco
quindi le conclusioni di questo articolo sul miele di Manuka.
Pregi
Notevoli. Il miele di Manuka, anche come semplice alimento e ai
dosaggi usualmente suggeriti, rappresenta un prodotto sano, naturale
ed efficace, in grado di sostenere le naturali difese dell’organismo
contro le infezioni e di velocizzare la guarigione di ferite e ustioni.
Difetti
Solo il prezzo, obiettivamente impegnativo. Considerato però che
potrà farvi risparmiare più di qualche medicina e aiutarvi a mantenervi
in salute più a lungo...
Consigliato
Sì.
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prezioso miele, noto fin dall’antichità
per le sue esclusive e molteplici
proprietà benefiche; possiede una
naturale attività antibatterica.
Disponibile nelle tre versioni UMF
5+, UMF 10+, UMF 20+.
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Analogia fra omeopatia e fisica
quantistica in due casi di psiconevrosi
trattati con Sepia
Dr. Ciurli Giancarlo
Primario Medico Emerito - Specialista in malattie cardiovascolari - Docente in Omeopatia ed Omotossicologia.
Abstract: L’Autore prende in esame due casi e li analizza sotto l’aspetto omeopatico e sotto quello quantistico. Pur presentando motivazioni
diverse le due pazienti hanno una sintomatologia sovrapponibile e vengono trattate con il medesimo rimedio. In entrambi i casi l’esito è
positivo.
Abstract: The author examines two cases and analyze them under the aspect of homeopathic and the quantum aspect. While presenting different
reasons the two patients have overlapping symptoms and are treated with the same remedy. In both cases the outcome is positive.
Parole chiave: omeopatia, fisica quantistica, Sepia
Lo scopo di questo argomento, oltre quello di dimostrare l’analogia
fra meccanica quantistica e omeopatia, è anche quello di mettere in
evidenza che la legge dei simili, concepita dal genio di Hahanemann 2
secoli fa, non ha perso, a tutt’oggi, la sua validità originale, anzi, direi
che l’evoluzione scientifica attuale l’ha maggiormente chiarita. Cercherò di spiegarlo attraverso la descrizione di 2 casi trattati con Sepia
che si sono risolti con pieno successo. I casi riguardano 2 donne che
presentavano una forma di psiconevrosi depressivo – ansiosa. Capire
le motivazioni che erano state la causa della malattia non fu impresa
facile. Pur presentando motivazioni diverse avevano una sintomatologia sovrapponibile. Prescrissi loro, dopo una accurata repertorizzazione, il rimedio Sepia XM, che in breve tempo risolse la situazione.
Quindi Sepia è stato secondo la teoria omeopatica il rimedio che ha
creato la malattia artificiale più simile a quella da curare, secondo il
motto dell’omeopatia “Similia simili bus curantur”. Il rimedio, come è
noto, è costituito da quella sostanza che nel soggetto sano produce gli
stessi sintomi della malattia. Ho prescritto Sepia secondo la sindrome
minima di valore massimo (la sindrome minima di valore massimo
è rappresentata da quel gruppo di sintomi estraneamente caratteristici ed indispensabili per la comprensione del tipo di malato e che
ne definiscono una personalità completamente delineata). Sappiamo
dalla biofisica che ogni sostanza possiede un campo elettromagnetico
ed emette energia che si manifesta con una propria vibrazione o frequenza di risonanza (quasi un’impronta energetica personale). Quindi
anche il rimedio omeopatico che è costituito da una sostanza possiede
una sua propria vibrazione che lo caratterizza. Infatti quando viene
somministrato a una persona sana il campo elettromagnetico del soggetto risuona secondo la frequenza del rimedio. Il termine risonanza
deriva dall’acustica e si può spiegare brevemente con un esempio: se
due fonti hanno una frequenza vibratoria simile quando s’incontrano
entrano in oscillazione raggiungendo in breve tempo notevole ampiezza rinforzando la tonalità del suono. Si dice allora che entrano in
risonanza. Sappiamo inoltre dalla biologia molecolare che il nostro
organismo è costituito da miliardi di cellule e ognuna possiede un
campo elettromagnetico che riceve ed emana energia che si manifesta
con una frequenza vibratoria che si propaga alla velocità della luce e informa ad ogni istante l’intero organismo del suo stato attuale. Tutte le
cellule comunicano e interagiscono fra loro attraverso i segnali elettro30
Keywords: homeopathy, quantum physics, Sepia
magnetici che si propagano come frequenze vibratorie che le fa entrare
in risonanza fra loro. Infatti secondo le più recenti teorie l’organismo
umano funziona come una rete integrata che unisce i vari organi e
sistemi. Nella malattia si altera il campo elettromagnetico della cellula
e ne consegue una modifica della frequenza che viene risentita in tutta
la rete e quindi interessa tutto l’organismo. Quindi la malattia è sempre olistica. Questo concetto rappresenta il baluardo dell’omeopatia,
la quale afferma che ogni malattia colpisce l’intero organismo, perché
“si altera la forza vitale, vivificatrice, misteriosa che domina in modo assoluto e dinamico il corpo materiale e tiene le sue parti in meravigliosa
vita armonica di sensi e di attività”. Se riportiamo questo concetto in
campo energetico significa che le frequenze vibrazionali non sono in
risonanza con il modello fondamentale e fisiologico dell’organismo.
E a proposito della forza vitale anche il noto omeopata greco George
Vithoulkas dice: “Si può ipotizzare che la forza vitale sia sinonimo di
campo elettromagnetico dell’organismo e quindi conforme ai principi della
fisica”. Da tutto questo si evince che la forza vitale può essere descritta anche attraverso un modello teorico elettromagnetico – dinamico
che verrebbe a rappresentare l’essenza vitale dell’organismo e inoltre
avrebbe il controllo di tutti i suoi “livelli recettivi: quello fisico, quello
emozionale e quello mentale”. Quando un organismo riceve uno stimolo attraverso uno dei suoi tre livelli è inizialmente percepito dal campo
elettromagnetico (o forza vitale) e poi diffuso ai tre livelli a seconda
dell’entità della forza dello stimolo e del grado di resistenza dell’organismo. Quindi il disturbo del campo elettromagnetico dell’organismo mette in gioco un meccanismo di difesa che funziona come un
tutto integrato agendo in ogni momento nel miglior modo possibile.
Si può concludere affermando che il rimedio omeopatico è uno strumento apportatore di energia che emanando onde elettromagnetiche
adeguate al tipo di malattia corregge e annulla lo squilibrio causato
dalla malattia stessa, riportando l’equilibrio vibrazionale necessario al
dialogo armonico delle cellule. Ed è proprio per questo aspetto che mi
si è chiarito meglio il meccanismo d’azione del rimedio.
Passiamo ora a descrivere i due casi vedendoli sotto l’aspetto omeopatico e sotto quello quantistico. I casi riguardano due donne ancora
abbastanza giovani, che nella loro vita si sono dimostrate sempre attive
e di buon senso.
®
Primo caso
Trattasi di una donna I.P. di 38 anni con un figlio di 12 anni; collabora
col marito alla conduzione di una piccola industria di mobili e inoltre
accudisce alle faccende di casa. Menarca a circa 13 anni. Adenotonsillectomia a 8 anni. Soffre di cefalea dall’età di 12 anni. Anche la madre
soffre da molti anni di cefalea. Sposatasi all’età di 23 anni con un coetaneo ha avuto una gravidanza espletata con parto eutocico. Riferisce
di aver goduto di ottima salute fino al momento dell’attuale malattia.
Circa un anno fa il marito in seguito ad un’improvvisa crisi ipertensiva
ebbe un’ischemia cerebrale transitoria per cui si rese necessario il ricovero urgente in ospedale per essere sottoposto a cure più adeguate e ad
accertamenti più approfonditi. La paziente riferisce di aver provato in
quell’occasione una grande paura di perdere il marito. Pur tuttavia nel
frattempo lo ha sostituito nella conduzione dell’industria assolvendo il
compito in maniera perfetta. Dopo poco il marito si è ristabilito ed è
stato in grado di riprendere normalmente la sua attività. Ed è proprio
in questo periodo che alla paziente compare una sintomatologia caratterizzata da insonnia, eccessiva emotività, stanchezza, insicurezza, sensazione che da un momento all’altro debba capitarle qualcosa di sgradevole, umore profondamente triste e disinteresse per la maggior parte
delle cose che invece prima faceva con entusiasmo. Consultato uno
specialista questi le consigliò una terapia a base di sulpiride e benzodiazepine. Da questo trattamento farmacologico non ha ricevuto il beneficio sperato anche perché ha dovuto interromperlo per la comparsa di
amenorrea. Da qualche settimana la sintomatologia si è accentuata in
maniera preoccupante. A questo punto la paziente mi viene a consultare accompagnata dalla madre. Si presenta triste, depressa, senza gusto
per la vita, scontenta di tutto e si sente inutile. Accusa una marcata
sensazione di indifferenza affettiva verso i suoi familiari, specie per suo
figlio e per suo marito, ma nello stesso tempo sente di amarli per cui
nasce dentro di lei un senso di colpa che la fa star male e la rende ancora
più infelice. Se la prende con il marito quando cerca di consolarla con
parole gentili e gesti affettuosi. Evita categoricamente rapporti sessuali.
Si irrita per le cose più banali. Non tollera di essere contraddetta. Il suo
stato peggiora nel periodo mestruale. Dice di sentirsi meglio quando è
impegnata e infatti la madre riferisce che la figlia migliora visibilmente
quando è occupata nella sua attività commerciale e svolge il suo lavoro
con grande meticolosità. Il racconto è confuso e pieno di pianto e continua a dire “sono disperata mi sento un mostro, vorrei essere come prima
ma non ci riesco, c’è qualcosa che è più forte di me che me lo impedisce”.
Di fronte a questa sintomatologia è evidente che siamo di fronte a un
soggetto in cui prevale l’impregnazione miasmatica psoro – sicotica con
note anche di luteismo per il senso di colpa che avverte per l’indifferenza
dei familiari. Per la ricerca del rimedio che corrisponda alla sintomatologia della paziente ho preso in considerazione alcuni sintomi mentali che
ho reputato i più significativi applicando la regola della sindrome minima
di valore massimo e li ho repertorizzati. Questi sintomi sono: l’indifferenza affettiva (INDIFFERENCE, everything, to), desiderio di solitudine
(COMPANY, aversion toag), avversione ai propri familiari (AVERSIONE, members of familiy) e specialmente con il marito (AVERSION, husband, to), aggravamento della consolazione (CONSOLATION, agg.),
miglioramento con l’occupazione (OCCUPATION, amel).
Per la ricerca del rimedio ho consultato il Repertorio di Kenti e quello di
Barthel. Dalla repertorizzazione il rimedio capace di curare tutti i sintomi
caratteristici col loro grado di intensità e quindi quello che somiglia di più
alla paziente è risultato essere Sepia.
Ho consigliato quindi Sepia XM in dose unica e un placebo da prendere tutte le sere per un mese. La paziente ha avuto dapprima un netto
peggioramento della sintomatologia poi dopo la comparsa del ciclo
mestruale le condizioni psichiche sono andate migliorando rapidamente fino a raggiungere la completa normalità dopo poco più di un
mese. Da notare anche la scomparsa della cefalea. Mi risulta che la
paziente non ha più avuto da cinque anni ad oggi nessuna ricaduta
malgrado le inevitabili vicissitudini della vita.
Secondo caso
Si tratta di una donna Lucia G. di 41 anni, nubile, insegnante di lettere.
Menarca a 14 anni, mestrui inizialmente normali, ultimamente assai
abbondanti tanto da abbassargli la sideremia. Ha avuto un’educazione
molto repressiva specialmente dal punto di vista sessuale in quanto sia
la nonna che la madre essendo molto religiose le hanno trasmesso la
convinzione che il sesso è peccato. La paziente è di costituzione fondamentalmente fosforica ed è dotata di un carattere energico e non troppo
flessibile. A 23 anni, poco dopo la laurea, ha vinto il concorso per una
cattedra di insegnante di lettere e da quel momento è iniziato uno dei
periodi più felici della sua vita, perché finalmente aveva raggiunto lo
scopo che si era prefissato, che era quello di insegnare. Ha cominciato il
suo lavoro con grande entusiasmo, considerando l’insegnamento come
una missione tanto da confessare che il tempo che trascorre con più
soddisfazione è quello che passa a scuola o è inerente alla scuola. Ha
cominciato a interessarsi di sindacalismo scolastico, impegnandosi con
tutte le sue forze. A volte le lotte sindacali le hanno procurato momenti
di nervosismo che l’hanno costretta spesso a ricorrere per breve tempo
agli ansiolitici. Alcune settimane fa mi ha accennato fugacemente di
essere rimasta molto delusa per un torto ricevuto da una collega. Ha ritenuto ingiusto questo comportamento nei suoi confronti per cui il suo
atteggiamento verso la collega si è fatto duro e sprezzante. Nello stesso
tempo a scuola sono state prese delle decisioni a lei non gradite e da quel
momento è comparsa insonnia, è diventata abulica, apatica, sempre triste, voglia di piangere e più che altro è subentrata una certa indifferenza
per tutto quanto prima lei si interessava a ogni cosa. L’unica abitudine
che ha mantenuto è quella di frequentare la chiesa tutte le sere. Ed è
proprio in chiesa che ha avuto per 2 sere consecutive delle allucinazioni,
perché ha avuto l’impressione che mentre era inginocchiata a pregare
sotto l’immagine sacra, la madonna volgesse lievemente la testa verso di
lei. Mi riferisce piangendo di sentirsi disperata e quello che la preoccupa maggiormente è il fatto che tutto quello che prima la entusiasmava
ora gli è indifferente. Non riesce più a concentrarsi nella lettura (Mind,
exertion, mental, agg.). La relazione affettiva che ha sempre avuto con
la madre adesso non c’è più, anzi molte volte la presenza della madre la
infastidisce (Mind, indifference, loved ones, to). Anche quel rapporto
affettivo che si era instaurato con i suoi scolari è scomparso ora tutto
le è completamente indifferente (Mind, indifference, everything, to).
“Non ho più ambizioni – dice – mi sento stanca e vuota”. A questo punto
sembrerebbe che la causa dello stato attuale sia quella di essere stata obbligata ad accettare una situazione a lei non gradita. Però a mio giudizio
la motivazione principale è da ricercarsi nell’educazione sessuale repressiva. La paziente ha cercato di sublimare con il lavoro gli impulsi sessuali
e quando il lavoro l’ha delusa si è sentita infelice e sfortunata, ha avuto
la sensazione che tutto le crollasse addosso e quindi è entrata in crisi
depressiva. La reazione più evidente che manifesta in questa situazione è
l’indifferenza che rappresenta una forma di difesa da una situazione che
è stata fonte di delusione. Per la ricerca del rimedio ho considerato come
caratteristici un gruppo di sintomi mentali e cioè l’indifferenza, l’avversione ai familiari, il miglioramento con l’occupazione, l’irritabilità che
precede le mestruazioni, avversione alla compagnia e allucinazioni. La
repertorizzazione dei sintomi ha indicato Sepia. Pertanto ho prescritto
Sepia XM CH.
31
®
Secondo Rajan Sankaran: “Sepia è una persona che si sente demoralizzata, stanca, infelice e apatica per uno stress prolungato e per il logorio della vita (una lunga sofferenza), ma allo stesso tempo conserva la
propria sensibilità e reagisce con irritabilità, che sfocia talvolta in scatti
d’ira. Persino le cose che prima piacevano provocano ora avversione. La
donna Sepia sembra essere priva della forza di uscire da tale situazione.
Per lei il miglior modo per sopravvivere è di restare in questo stato di
tristezza e di infelicità e di tanto in tanto reagire in modo violento.
Diventa fredda, introversa e ama tenersi occupata”.
In questi due casi il sintomo dominante è quello dell’indifferenza
e tutta la sintomatologia che ne segue ha come radice l’indifferenza, che sembra un atteggiamento di difesa. Infatti le due pazienti si rendono conto che il loro atteggiamento non è giusto, però
non hanno la forza di volontà per rimediare e quindi si rifugiano
nell’indifferenza. Questa è una reazione specifica, propria di quel
particolare tipo d’individuo. Altri soggetti di fronte alle stesse situazioni avrebbero certamente reagito diversamente, perché ognuno
ha una sua maniera di sentire e di reagire, ed ha, per dirla come l’argentino masi: “una sua canzone, un suo leit – motiv, un suo ritmo, un
suo genio, che lo distingue da tutti gli altri”. Ora per i 2 casi trattati,
possiamo dedurre che Sepia ha lo stesso genio, lo stesso leit – motiv, la stessa canzone, lo stesso ritmo delle due pazienti. Per Eugenio
Candegabe: “Il nucleo centrale ed essenziale di Sepia è l’indifferenza
affettiva la cui espressione più evidente è rappresentata dall’avversione
ai propri familiari e specialmente nei confronti del marito sul quale
sono proiettate tutte le invidie del complesso di castrazione”.
Passando al campo energetico si può dire che il campo elettromagnetico di Sepia emettendo una frequenza vibratoria simile a
quella della malattia ha eliminato i sintomi per cui si sono ristabilite le condizioni energetiche normali. In altri termini significa
che le vibrazioni sono entrate in risonanza, grazie alla quale con
la scomparsa dei sintomi è sopraggiunta una sollecita e completa guarigione in maniera dolce e serena. Come ho detto prima,
secondo la teoria quantistica la forza vitale può essere ipoteticamente paragonata all’energia del campo elettromagnetico. Tutto
questo trova conferma, a mio giudizio, dallo stretto rapporto che
esiste fra la forza vitale e la rete integrata, percorsa da segnali elettromagnetici che si propagano portando informazioni attraverso
le frequenze ondulatorie a tutto l’organismo. Questa particolare
visione scientifica, tra l’altro, è avvalorata da numerose osservazioni e da diverse sperimentazioni effettuate da molti ricercatori sul
meccanismo d’azione del rimedio. Credo che l’apporto della fisica
quantistica faciliti la comprensione della teoria anche perchè, a mio
parere, vi aggiunge una veste più scientifica. D’altra parte la maggior parte delle argomentazioni che ho esposto sono basate principalmente su teorie e quindi sono prevalentemente delle ipotesi che
però ritorno a ripetere sono sostenute da esperienze positive e incoraggianti. Attualmente numerosi sono i ricercatori impegnati in
questo campo della medicina che hanno ottenuto dei risultati assai
promettenti. Confido vivamente che in un futuro molto prossimo
si possa aprire la porta che conduca direttamente e definitivamente
a delle conferme realmente scientifiche.
Concludendo potremmo dire che attualmente l’analogia fra omeopatia e meccanica quantistica sia un dipinto incompleto, però dagli
argomenti esposti sembra che manchino poche pennellate perchè la
tela sia completata.
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SCUOLA FOLON - Fitogemmo-Omo-Lito-Oligoterapia e Nutraceutica integrate
A cura del dott. Wilmer Zanghirati Urbanaz
Nell’organizzare la Scuola FOLON (Fitogemmo-Omo-Lito-Oligoterapia e Nutraceutica integrate), PromoPharma si é posta l’obbiettivo di divulgare la conoscenza di tecniche ed approcci che mettano a disposizione del professionista del benessere una serie di “proposte” funzionali, tali da permettere alla persona che li assume di mantenere il miglior stato di salute, ovvero di “omeostasi”, compatibilmente con l’età, i propri aspetti biotipologici e la propria diatesi di appartenenza. L’esperienza condotta, nel corso degli ultimi tre
anni, nelle sedi di Bologna, Milano, Roma e Taranto, con il Corso relativo al corretto utilizzo di oligoemenenti e “Meristemo” (estratti
vegetali ottenuti da tessuti meristematici, meglio conosciuti come gemmoderivati), ha evidenziato come sia sentita l’esigenza, da parte
dell’intera “filiera” di coloro che si prendono cura del benessere e del mantenimento dello stato di salute delle persone, di giungere
alla conoscenza di altre possibilità che permettano di essere ancora più precisi nel condurre il prezioso lavoro di ottimizzazione dell’omeostasi. Si é, quindi, pensato di organizzare un nuovo corso, che si terrà in 6 incontri, tanto nella sede di Milano, come in quella di
Roma, tra il prossimo mese di Ottobre e quello di Marzo 2013, mentre, a Padova, verrà riproposto il Corso relativo al corretto utilizzo
di oligoemenenti e “Meristemo” (Febbraio – Aprile 2013).
Per info: Federica Fusini
Tel 0549 911030 - Fax 0549 956700
mail: [email protected]
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Il corso è di tipo professionale e si sviluppa nella logica di medicina tradizionale cinese per l’applicazione nell’analisi terapeutica della
persona, nella visita e per il successivo trattamento terapeutico. Il corso è strutturato in 3 week end per un totale di ore 48.
Verrà rilasciato l’attestato di frequenza al termine del corso.
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Date: 03/04 novembre 2012; 01/02 dicembre 2012; 08/09 dicembre 2012
Corso: Medicina integrata: medicina tradizionale cinese e pilates
Il corso è di tipo professionale, si sviluppa nella logica di medicina tradizionale cinese integrato alla tecnica di pilates, per l’applicazione
nella valutazione e nel percorso di pilates, al fine di arricchirlo. Il corso è strutturato in 3 week end per un totale di ore 48.
Verrà rilasciato l’attestato di frequenza al termine del corso.
Sede: Milano
Date: 02/03 febbraio 2013; 09/10 febbraio 2013; 02/03 marzo 2013
Per informazioni: [email protected]
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