Da Marsiglia un solo grido: “acqua sorgente vita, non di profitto!”

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Da Marsiglia un solo grido: “acqua sorgente vita, non di profitto!”
Da Marsiglia un solo grido: “acqua sorgente vita, non di profitto!”
Sono passati 3 anni da quando partecipai al Forum alternativo
dell’acqua di Istanbul. Da allora di acqua ne è passata sotto i ponti!
Nel mondo, e in Italia in particolare, i movimenti dell’acqua sono
cresciuti molto, la campagna referendaria dello scorso anno nel
nostro paese ha risvegliato la parte migliore della società civile e
rimesso in discussione il modello di gestione privatistica basato sul
profitto. Rispetto a Istanbul 2009, con il Forum alternativo mondiale
dell’acqua (FAME) di Marsiglia, che si è tenuto a Marzo 2012, è
stato fatto un enorme balzo in avanti, in termini di partecipazione,
discussione, organizzazione. A Marsiglia per 4 giorni si sono
incontrate 5000 persone provenienti da 90 paesi del mondo, che
hanno potuto dialogare e confrontarsi in oltre 50 dibattiti aperti e
fruibili,
giacché
tutti
erano
tradotti
in
4
lingue.
Contemporaneamente al Forum ufficiale delle multinazionali
(World Water Forum) che si teneva negli stessi giorni a pochi
chilometri di distanza, la partecipazione è risultata molto scarsa
(considerati anche i 50 euro al giorno per l’ingresso…), al di sotto di
ogni previsione. Tanti partecipanti al W.W.F. poi venivano al
F.A.M.E. perché, come detto da loro stessi, era molto più
interessante. Il world water forum si è autoproclamato il luogo delle
soluzioni per la crisi idrica mondiale e non gli è andata certo giù la dichiarazione ONU del 2010 in cui
l’acqua viene riconosciuta come diritto umano, tanto è che sta facendo pressioni per far cambiare la
dichiarazione, con la lobby dei suoi sponsor, in primis le banche e le grandi multinazionali…
Ma vorrei a tornare a parlare del Forum alternativo, perché ormai (ed anche questo segna il passo della
crescita dei movimenti) non si organizza più il Forum per contrapporsi a quello delle multinazionali, ma
perché abbiamo tanto da discutere e costruire. Se durante i primi forum gli attivisti andavano soprattutto per
“disturbare” il forum degli altri, oggi quasi non è più necessario, possiamo permetterci di snobbarli, tanto è
grande la partecipazione all’evento della società civile rispetto a quello delle multinazionali.
Impressioni sparse
Mi piacerebbe ora riportare un po’ di impressioni che ho vissuto, in ordine sparso, durante i 4 giorni di
Marsiglia. Della grandissima partecipazione (decuplicata rispetto a Istanbul) ho già detto. Mi ha
impressionato innanzitutto vedere come le problematiche che in Italia affrontiamo ogni giorno sui nostri
territori siano le stesse di miliardi di persone in tutto il pianeta, in particolare la lotta contro la
privatizzazione del servizio idrico o per la sua ripubblicizzazione è presente in tutti continenti. A Parigi
come in Senegal il ritorno alla gestione pubblica è visto come modello da seguire. Mi ha impressionato che,
chiunque prendesse la parola, le problematiche, i valori e i linguaggi erano gli stessi (sentire poi un
contadino del Bangladesh aderente a Via Campesina gridare in perfetto spagnolo “el pueblo unido jamas
serà vencido” è una di quelle cose che fa venire i brividi: la globalizzazione delle lotte è ormai realtà).
Un’altra problematica sentita in molti paesi riguarda le grandi dighe che le multinazionali dell’energia
vogliono costruire senza rispetto dei territori e delle popolazioni indigene. Abbiamo convenuto il nostro
rifiuto alle “false soluzioni” proposte dalla cosiddetta “economia verde” che prevede appunto grandi dighe,
centrali nucleari, biocombustibili, monocolture intensive industriali, tutte “soluzioni” che contribuiscono
solo a sprecare e rovinare la qualità dell’acqua, oltre che a devastare i territori.
La cooperazione Sud-Sud è stata oggetto di vari dibattiti, un tecnico idrico dell’Uruguay ci ha raccontato la
sua esperienza di cooperazione con Haiti dopo il terremoto, rimarcando come, pur con poche risorse
economiche, la loro squadra è riuscita laddove ad esempio la Germania ricca di risorse e tecnologie, non era
riuscita a risolvere il problema. A me viene da aggiungere che è necessario creare e rafforzare anche una
cooperazione Sud-Nord, cioè da parte del Sud verso il Nord.
Sull’acqua noi europei abbiamo tantissimo da imparare dai paesi dell’America Latina ad esempio. Oltre a
tutte le lotte passate e presenti, ricordo in primis le avanzatissime nuove costituzioni della Bolivia e
dell’Ecuador, dove l’acqua, i beni comuni, il “buen vivir” e il rispetto per la Pachamama sono pilastri
fondanti del paese ideale che si vorrebbe costruire. L’America Latina ha fatto da traino al movimento
dell’acqua a livello mondiale, le parole di Oscar Oliveira di Cochabamba, negli ultimi 10 anni sono state di
stimolo a tutti gli attivisti del pianeta.
E anche a Marsiglia Oscar mi ha offerto questa
semplice riflessione: “dobbiamo ricordarci che la
gestione dell’acqua è la gestione della vita; i lavoratori
dei servizi idrici dovrebbero essere consapevoli che non
gestiscono una qualsiasi fabbrica di scarpe, ma
gestiscono la vita!”.
Questa riflessione ne apre una mia, riguardo alla
situazione italiana dei lavoratori del servizio idrico. A
Marsiglia infatti sono rimasta colpita dalla grandissima
quantità di rappresentanti dei lavoratori del settore
idrico, provenienti da tutti i paesi del mondo. Ebbene,
dall’Italia, nonostante fosse la delegazione più
numerosa, non ce n’era nessuno! Ecco un'altra preoccupante conseguenza della privatizzazione dell’acqua:
la scomparsa dei lavoratori come soggetti partecipanti alla discussione sui servizi idrici.
Prossime iniziative
Alcune iniziative concrete ci coinvolgeranno nei prossimi mesi: la raccolta di firme per due iniziative dei
cittadini europei (ICE). L’unione europea prevede infatti (a partire dal 1° aprile 2012) la possibilità da parte
dei cittadini di presentare proposte legislative (tipo legge di iniziativa popolare), con la raccolta di 1 milione
di firme all’interno di almeno 7 paesi dell’unione. Partiranno quindi a breve un’iniziativa dei sindacati e
l’anno prossimo una della società civile, con l’obiettivo di ridefinire le norme comunitarie sull’acqua, a
favore della gestione pubblica e partecipativa.
La carta finale
La carta finale del FAME riassume i principi a cui ci ispiriamo, nel contesto attuale di crisi della
democrazia, dei diritti, delle risorse naturali e chiama ad impegnarsi tutti affinché: la gestione dell’acqua sia
pubblica e comunitaria, le popolazioni abbiano voce nelle decisioni che riguardano la loro acqua e i loro
territori, venga istituito un vero e proprio tribunale dei crimini contro l’acqua, venga sostenuta l’agricoltura
familiare e sostenibile, le tariffe del servizio idrico siano sostenute in parte dalla fiscalità generale e
comunque siano progressive, si passi ad un sistema di energie rinnovabili e alla riduzione dei consumi.
Nella carta si chiede agli stati di mettere in pratica la
dichiarazione ONU sull’acqua diritto umano, inserendola
nelle leggi nazionali, si chiede di delegittimare il W.W.F., e
attraverso l’assemblea delle Nazioni Unite di organizzare un
Forum mondiale dell’acqua ad Ottobre 2014, dove gli
argomenti siano il diritto all’acqua e la sua gestione
democratica e trasparente, insieme alla società civile, alle
popolazioni indigene e ai lavoratori. Si chiede inoltre di
rifiutare le false soluzione della “green economy”, la
realizzazione di grandi dighe devastanti, le concessioni
minerarie che devastano i territori, privano le popolazioni
dell’acqua disponibile e la inquinano irrimediabilmente. Si
chiede di istituire tasse sulle transazioni finanziarie per garantire il diritto all’acqua e di impegnarsi contro la
privatizzazione.
Per contro i partecipanti al FAME si impegnano a continuare a costruire reti ad alleanze anche verso i
movimenti per la sovranità alimentare, la giustizia climatica e ambientale, la giustizia sociale.
Il testo della carta e altro materiale sono disponibili sui siti www.famedacqua.it www.fame.org.
La lotta ora continua sui nostri territori, dove il referendum non viene attuato in sfregio ai milioni di italiani
che l’hanno votato. Ricaricati dall’incontro con gli attivisti di tanti altri paesi riprendiamo le nostre battaglie,
perché “si scrive acqua, si legge democrazia”.
Silvia Parodi – comitato Acqua Bene Comune Genova