Localizzazione “alta” della malattia di Crohn: aspetti
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Localizzazione “alta” della malattia di Crohn: aspetti
IBD CORNER Localizzazione “alta” della malattia di Crohn: aspetti endoscopici, diagnosi, terapia Salvatore OLIVA, Salvatore CUCCHIARA, UOC di Gastroenterologia ed Epatologia Pediatrica Dipartimento di Pediatria e Neuropsichiatria Infantile Sapienza - Università di Roma N egli ultimi anni nei pazienti con IBD, la maggiore frequenza e facilità di esecuzione delle esofagostroduodenoscopie (EGDS) ha fatto aumentare l’interesse verso la localizzazione “alta” della malattia di Crohn (MC), definita appunto come un’infiammazione in qualsiasi punto tra l’esofago e le prime anse duodenali. Inoltre, il vecchio paradigma secondo cui la presenza di una infiammazione in qualsiasi punto dell’intestino (al di fuori del colon) precludesse la diagnosi di colite ulcerosa (CU), è stato messo in discussione. Diversi studi hanno dimostrato la reale frequenza delle lesioni alte da malattia di Crohn e l’utilità dell’esecuzione dell’endoscopia alta nel sospetto di IBD. Tuttavia, ad oggi, non ci sono ancora criteri validati per definire questo tipo di lesioni, né chiare raccomandazioni per l’esecuzione dell’EGDS nei pazienti adulti con IBD senza sintomi caratteristici di interessamento alto. PREVALENZA La prevalenza della localizzazione alta varia significativamente nelle diverse casistiche a seconda dell’indicazione all’EGDS (di routine o come valutazione dei pazienti con sintomi suggestivi). I primi studi infatti, eseguiti solo su pazienti sintomatici, riportavano una prevalenza tra l’1 e il 5% (1-4). Allo stesso modo, altri 2 report più recenti evidenziavano come tale percentuale fosse intorno al 3-4%, sempre in pazienti sintomatici o addirittura con complicanze nel tratto alto (stenosi e/o fistole) (5-6). In contrasto a questi dati, nelle casistiche basate su EGDS di routine in tutti i pazienti (anche asintomatici), delle lesioni macroscopicamente evidenti, anche se lievi, vengono descritte tra il 30 e il 64% dei casi (7-8). E tali percentuali salgono ulteriormente nel caso si considerino anche le lesioni microscopiche, presenti fino al 70% dei casi (9-10). Più recentemente, in età pediatrica, delle alterazioni, anche lievi, del tratto intestinale alto sono state descritte in circa il 64% dei casi in bambini con MC che si sottoponevano ad EGDS di routine a prescindere dalla presenza di sintomi (11-12). La stessa percentuale (68%) è stata osservata anche in un recente report in pazienti adulti alla diagnosi (13). Sfortunatamente, il significato di queste lesioni non è stato ancora pienamente stabilito, ma sicuramente conferma la natura di infiammazione pan-enterica della malattia di Crohn. Infatti, in un recente report che conferma la maggiore prevalenza di queste lesioni soprattutto nelle nuove diagnosi, si è visto come Considerando solo questi dati sembrerebbe che la prevalenza della malattia di Crohn alta sia più elevata nei bambini piuttosto che negli adulti. In realtà tale differenza è semplicemente legata alla differente pratica endoscopia in queste due fasce d’età. Negli adulti, infatti, si tende ad eseguire l’EGDS soprattutto in presenza di sintomi suggestivi, mentre in età pediatrica tale esame viene considerato di routine assieme alla ileocolonscopia. Due recenti studi, infatti, hanno confermato l’assenza di differenze tra l’età pediatrica e quella adulta per questo tipo di localizzazione (14-15). Inoltre, sembrerebbe che la localizzazione alta sia più frequente nei ragazzi più grandi, con percentuali che sono del 5% nella fascia 0-5 anni, del 10% tra 6-12 anni, e superiori al 13% nei ragazzi tra i 13-17 anni. Per questo, sebbene ci sia una grande disomogeneità nella descrizione delle lesioni alte, queste non sembrerebbero essere più frequenti in età pediatrica rispetto al passato. GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 67 CLASSIFICAZIONE E DEFINIZIONE La vecchia classificazione di Vienna considerava la localizzazione alta come un’entità a se stante, senza contemplare la possibilità di una coesistenza con altre localizzazioni (16). Fortunatamente, la classificazione di Montreal e la sua versione modificata per l’utilizzo pediatrico (la classificazione di Parigi) hanno invece inserito la possibilità che la localizzazione alta (nominata L4) sia coesistente ad altre localizzazioni (L1-3) (17). Questa sostanziale differenza nella classificazione riflette la maggiore attenzione e consapevolezza verso la localizzazione alta. Tuttavia, la classificazione di Montreal non specifica nel dettaglio la tipologia di lesioni compatibili con la definizione di L4 né la sua precisa estensione (Tabella 1). La classificazione pediatrica di Parigi, invece, fa un passo in avanti in questo senso, descrivendo meglio la localizzazione e dividendo la classificazione L4 in due sub-categorie (L4a, L4b) a seconda che la malattia si localizzi prossimalmente o distalmente al legamento di Treitz (Tabella 1). Ovviamente, la presenza di stenosi o di ulcerazioni estese nello stomaco/esofago è chiaramente identificativa di questo tipo di localizzazione, mentre le singole ulcere aftoidi non possono sempre essere considerate come connesse alla MC. Il consorzio Nord Americano per la Genetica delle IBD, per esempio, ha arbitrariamente stabilito un cut-off superiore a 10 erosioni per la definizione L4. Mentre le alterazioni istologiche senza presenza di lesioni macroscopicamente evidenti, inclusa anche la presenza di un granuloma, non sono considerate come sufficienti per la classificazione di MC gastroduodenale. Alla luce di questa variabilità di interpretazione nelle lesioni alte, diventa difficile stimare la reale incidenza e fare degli studi di correlazione genotipo-fenotipo che definiscano la tipologia di pazienti realmente coinvolta da questa localizzazione. Tabella 1 - Classificazioni di Vienna, Montreal e Parigi a confronto Age at diagnosis VIENNA MONTREAL PARIGI A1 below 40 y A1 below 16 y A1a below 10y A2 above 40 y A2 between 17 and 40 y A1b 10<17 y A3 above 40 y A2 17<40y A3 >40y Location L1 ileal L1 ileal L1 distal 1/3 ileum ± limited cecal disease L2 colonic L2 colonic L2 colonic L3 ileocolonic L3 ileocolonic L3 ileocolonic L4 upper L4 isolated upper disease * L4a Upper disease proximal to Ligament of Treitz L4b Upper disease distal to ligament of Treitz and proximal to distal 1/3 ileum Behaviour B1 non‐stricturing, non‐penetrating B1 non‐stricturing, non‐penetrating B1 non –stricturing non penetrating B2 stricturing B2 stricturing B2 stricturing B3 penetrating B3 penetrating B3 penetrating B2B3 stricturing and penetrating p perianal disease modifier † * L4 is a modifier that can be added to L1–L3 when concomitant upper gastrointestinal disease is present. † “p” is added to B1–B3 when concomitant perianal disease is present. 68 GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 La società europea di Gastroenterologia Pediatrica (ESPGHAN) ha recentemente pubblicato le linee guida per la valutazione dei bambini con sospetta IBD. Queste raccomandazioni, definite anche “criteri di Porto”, stabiliscono la necessità di effettuare una valutazione con endoscopia alta in tutti i casi di sospetta IBD in età pediatrica (18). In contrasto invece a ciò che attualmente avviene nell’adulto, dove non ci sono ancora chiare raccomandazioni a riguardo e solo nei casi dubbi o con sintomi alti, viene raccomandato l’utilizzo della EGDS alla diagnosi (19) Il razionale di eseguire anche l’EGDS si basa principalmente su due fattori: la possibilità di fare una valutazione completa delle lesioni da MC e di stabilire un adeguato trattamento in base all’estensione; la capacità di discriminare più facilmente tra MC e CU nei casi di lesioni localizzate esclusivamente al colon. Ovviamente quest’ultimo punto diventa superfluo nei casi di MC localizzata anche al piccolo intestino o all’ileo terminale. Per cui storicamente la localizzazione all’interno del tratto intestinale è stata utilizzata come determinante nella diagnostica delle IBD (20). Tuttavia diversi report in letteratura hanno evidenziato come questo paradigma non sia vero in senso assoluto (19). Negli ultimi anni, infatti, è stato descritto un interessamento alto anche nella colite ulcerosa, definito appunto “gastroduodenite associata a CU” (21). Per questo motivo la valutazione delle lesioni alte deve essere effettuata con cautela e da personale esperto prima di classificare tale quadro come una L4. Sfortunatamente, spesso diventa difficile descrivere le lesioni proprio per la mancanza di specificità e di letteratura a riguardo. In questi casi la malattia infiammatoria continua quindi ad essere considerata come “non classificata” (IBD-U secondo l’acronimo inglese). Gli aspetti endoscopici alti da MC solitamente includono iperemia, erosioni, ulcerazioni, (Figura 1 e 2) stenosi (Figura 3 e 4) e apertura di fistole. Mentre la gastrite senza ulcerazioni si osserva più frequentemente nella CU. Gli aspetti istologici invece includono l’edema della mucosa, la presenza di infiammazioni, erosioni, ulcerazioni, alterazioni dei villi e di granulomi. Questi ultimi vengono identificati con maggiore frequenza (40-68%) nelle biopsie gastriche che in quelle coloniche (13.655.6%). Per questo anche nell’adulto, come in età pediatrica, bisognerebbe raccogliere 2 biopsie per Figure 1, 2, 3 e 4 IBD corner IL RUOLO DELL’ENDOSCOPIA NELLA VALUTAZIONE DELLE SOSPETTE IBD Figura 1: ulcere aftoidi dell’antro. Figura 2: ulcere del fondo gastrico. Figura 3: stenosi del piloro. Figura 4: stenosi del piloro. GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 69 segmento (esofago, stomaco e duodeno) nei casi di EGDS per sospetta IBD. Tuttavia mentre nell’adulto la presenza di lesioni alte correla fortemente con la presenza di altre localizzazioni, in età pediatrica è frequente trovare anche solo delle lesioni esclusivamente localizzate al tratto alto (12-28%). Per questo motivo in età pediatrica l’ESPGHAN e la ECCO raccomandano sempre l’esecuzione alla prima valutazione per sospetta IBD, di una EGDS contestualmente alla ileocolonscopia, a prescindere dalla presenza di sintomi alti. SINTOMATOLOGIA Sebbene la maggior parte dei pazienti con una localizzazione alta risulti completamente asintomatico, in una discreta percentuale di casi il sintomo maggiormente indicativo è la presenza di dolore addominale nei quadranti superiori (durante e/o immediatamente dopo il pasto). Meno frequentemente si possono riscontrare anche nausea e vomito. La perdita di peso, che spesso si osserva, sembrerebbe maggiormente legata ad un comportamento di difesa, piuttosto che ad un vero e proprio malassorbimento. Tuttavia lo scarso appetito e la nausea deve essere sempre valutato con attenzione per la possibile presenza di una stenosi pilorica e/o duodenale. Per cui, anche in assenza di sintomi caratteristici, è sempre fondamentale prestare attenzione a qualsiasi segno che possa suggerire la presenza di una complicanza. Nei casi ancora più infrequenti di localizzazione esofagea può essere presente disfagia e dolore toracico. anche se l’aggiunta di farmaci come gli Inibitori di pompa protonica, potrebbe comunque aiutare nell’ottenimento del mucosal healing a questo livello. Inoltre, l’utilizzo di terapie anche con biologici potrebbe essere giustificato dal fatto che la localizzazione alta si associa più frequentemente ad un decorso negativo. Take home message - Negli ultimi anni nei pazienti con IBD, la maggiore frequenza e facilità di esecuzione delle EGDS ha fatto aumentare l’interesse verso la localizzazione “alta” della malattia di Crohn. - La prevalenza della localizzazione alta varia significativamente nelle diverse casistiche, tuttavia può raggiungere percentuale comprese tra il 30 e 64% in pazienti senza sintomi caratteristici. - Gli aspetti endoscopici alti da MC solitamente includono iperemia, erosioni, ulcerazioni, stenosi e apertura di fistole. Mentre la gastrite senza ulcerazioni si osserva più frequentemente nella CU. - Bisognerebbe sempre raccogliere 2 biopsie per segmento (esofago, stomaco e duodeno) nei casi di EGDS per sospetta IBD. - La localizzazione alta non necessita di trattamenti molto differenti dalle altre localizzazioni, eccetto forse per l’aggiunta di Inibitori di pompa protonica. L’utilizzo di terapie più aggressive, come la terapia biologica, potrebbe essere giustificato per la maggiore severità della prognosi in questo tipo di localizzazione. TERAPIA DELLA MC GASTRODUODENALE Le attuali strategie terapeutiche della localizzazione alta derivano da dati estrapolati da studi su pazienti con MC con una localizzazione cosiddetta “classica”. Negli ultimi anni, infatti la terapia con gli anti TNF-alpha è diventata di cruciale importanza anche nelle localizzazioni alte. Per esempio nello studio ACCENT I, il 56% dei pazienti con localizzazione gastroduodenale avevano risposto alla terapia con infliximab già dopo 2 settimane di trattamento. Per cui in generale, sembrerebbe che la localizzazione alta non necessiti di trattamenti molto differenti dalle altre localizzazioni, 70 GIORNALE ITALIANO DI ENDOSCOPIA DIGESTIVA ∙ SETTEMBRE 2016 1. 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