La medicina arabo-islamica si fonda sulla tradizione della medicina

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La medicina arabo-islamica si fonda sulla tradizione della medicina
La medicina arabo-islamica si fonda sulla tradizione della medicina greca. In seguito alla caduta dell’impero romano,
medici e studiosi, eredi della tradizione medica della Grecia antica , migrano in Oriente portando con loro i testi, le
conoscenze e i trattati accademici. Gli studiosi arabi mostrarono subito un grande interesse per la medicina greca, ne
assimilarono i principi e li approfondirono
L’islam enfatizza a tutti i livelli il concetto di conoscenza (in 160 versetti), la ricerca del sapere viene quindi incoraggiata e
viene sottolineata l’armonia che deve regnare tra la scienza e la fede, tra lumi e ragione.
Durante il VII e VIII secolo i musulmani vennero a contatto con civiltà diverse e molto antiche e nel clima di generale
dissoluzione di alcune civiltà e formazione del cristianesimo furono coloro che assimilarono i testi filosofici comprensivi
dei saperi scientifici dei popoli greco, siriaco e giudaico. Civiltà in disgregazione quindi, conquistate dalla vitalità araba
in cui gli studiosi venivano “sovvenzionati” affinchè potessero trasferire in arabo le loro conoscenze.
Jundishāpūr - nell’attuale Iran - divenne rinomata per la presenza di medici nestoriani greci, provenienti da Atene, e
terapisti che giungevano dall’india e dalla Siria. La carta prodotta a Bagdad dal 794 (e prima importata dalla Cina) favorì
la trasposizione delle opere in lingua araba. Le opere infatti erano spesso scritte in siriaco. Il traduttore più famoso del
periodo fu Hunayn ibn Ishaq (809 - 873) che traduceva dal greco al siriaco e poi all’arabo. I termini venivano arabizzati
Nel mondo arabo si svilupparono rapidamente centri di insegnamento delle arti mediche che attiravano studiosi di
cultura greca siriaca persiana ebraica e hindu. Grazie ai califfi Abbasidi del VIII – IX secolo il mondo arabo potè
sviluppare queste conoscenze. In questi secoli la cultura araba fu capace di integrare i saperi dell’epoca con la
tradizione medica della Grecia antica.
Gli arabi ebbero il merito di creare un ponte tra le culture antiche e quella del nostro Rinascimento. Grazie a loro
l’Europa potè nel XVI secolo riavvicinarsi agli studi di Galeno e di Ippocrate, dimenticati per quasi un millennio (a causa
dell’unione tra discipline scientifiche e discipline filosofiche, ritenuta pagane e avversate nei primi secoli del
Cristianesimo).
Tra i testi che ebbero maggiore diffusione, dapprima nel mondo arabo islamico e poi in Occidente vanno ricordati gli
scritti di al-Razi (Rhazes) la cui opera fondamentale, Il libro che raccoglie le notizie sulla medicina, è un compendio che
dimostra l’originalità dell’autore e la profonda conoscenza della cultura medica greca, persiana e indiana attraverso le
numerose traduzioni di testi classici in lingua araba.
La base teorica del sistema medico arabo è costituita dalla “teoria degli umori” di derivazione greca, elaborata dalla
scuola di Ippocrate e approfondita da Galeno. Nel corpo umano esistono 4 umori: sangue, flemma, bile nera e bile gialla.
Ciascun umore è descritto in base alle proprietà (caldo - freddo - umido -secco) ed agli elementi (aria fuoco terra acqua)
di cui è composto. Dai 4 elementi e dalle 4 qualità derivano tutte le cose. L’anima e il corpo formano un tutto
indissolubile inserito all’interno di un sistema di relazioni complesse che costituiscono il mondo universo, dove ogni
elemento contribuisce alla realizzazione e poi al mantenimento di quell’equilibrio dinamico che è la salute.
DEONTOLOGIA MEDICA
La filosofia e il codice di vita musulmano erano pratici e realisti; la società stava subendo una trasformazione: da
popolazione nomade aderente ai clan era divenuta, strutturandosi, rinnovata dal nuovo sentimento religioso. Nella
struttura dell’opera “L’etica della medicina” troviamo riferimento al comportamento del medico per migliorare la propria
anima, la propria fede, la dignità della professione, di come eliminare la corruzione; ci sono anche riferimenti alla
responsabilità del paziente e della società nei confronti del medico
SCOPERTE
Nel periodo in cui la peste mieteva vittime in Europa, un medico arabo compila un trattato con cui afferma che il contagio
è provato dall’esperienza, dalla ricerca, dall’evidenza dei sensi: chi non entra in contatto con il malato resta sano e la
malattia si trasmette invece per abiti orecchini e piatti condivisi. Fu molto seguita la sua raccomandazione di uso del vino
sulle ferite mentre al-Razi fu il primo a usare suture in seta e budella di animali con alcol come emostatico e antisettico.
Egli redasse la prima descrizione di vaiolo e morbillo e Ibn sina (Avicenna) suggerì la natura contagiosa della tisi.
Altre rilevanti scoperte riguardarono anestesia e oftalmologia e si menzionano nei testi, oltre alla pratica, nel X secolo,
di estrazione della cataratta, introducendo un ago ricurvo attraverso la sclerotica. Tecnica che venne poi riscoperta in
Occidente nel XIX secolo
Fonti: Jolanda Guardi, Anna Vanzan, Jim Al - Khalili