MEDITAZIONE E PRANAYAMA: Oltre alle curiose leggende sulla

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MEDITAZIONE E PRANAYAMA: Oltre alle curiose leggende sulla
MEDITAZIONE E PRANAYAMA:
Oltre alle curiose leggende sulla nascita dello yoga, vi è un motivo pratico per cui questa
disciplina si è diffusa nel corso dei secoli: permettere agli yogi, in tempi antichissimi, di
meditare per lunghi periodi senza che la loro posizione (seduti con le gambe incrociate)
potesse provocargli dolori.
Secondo il sapere tramandato nei millenni, la realtà che viviamo si esaurisce in un’eterna
percezione. Si tratta di una realtà ingannevole e limitata dunque, creata esclusivamente
dai nostri sensi (tatto, vista, udito, olfatto, gusto).
Tra gli obiettivi, o goals, della meditazione, c’è quello di spogliarsi dei nostri sensi per
conoscere il vero sé, e di conseguenza conoscere l’universo, il divino, la coscienza
suprema.
Alla base della meditazione c’è Pranayama, o life force. Non è altro che l’energia vitale
che scorre nel nostro corpo, attraverso canali (Nadis), valvole (Bandhas) e ruote
(Chakras). Pranayama si manifesta come un insieme di pratiche volte al miglioramento
della respirazione, con infiniti effetti benefici sul nostro organismo.
“Nella vita possiamo godere di un numero limitato e definito di respiri”. Sulla base di
questa credenza si fonda la necessità di allenare e quindi rallentare la respirazione,
affinché si possa vivere più a lungo. Vi sono diverse pratiche di Pranayama, tra cui:
Kaphalbathi o respiro del fuoco, Bhastrika, Ujjayi, o respiro del guerriero e Anuloma
Viloma.
Per ognuna di queste pratiche è bene, prima di iniziare, trovare una posizione comoda,
seduti a gambe incrociate o sulle ginocchia. E’ sconsigliato cercare l’appoggio del muro
proprio per abituare il nostro corpo a restare in queste posizioni a lungo. Si potranno
manifestare tensioni e dolori, sintomi dell’opposizione che il nostro corpo esercita verso
un tipo di esercizio finora sconosciuto. Fondamentale quindi tenere la schiena dritta, gli
occhi chiusi, le spalle rilassate.
Kaphalbathi: Mano sinistra in Mudra semplice (mano rilassata, pollice e indice uniti, il
primo a rappresentare l’universo, il secondo l’anima individuale), mano destra sulla
pancia rilassata, con il pollice rivolto verso l’alto. Eseguire una successione di espirazioni
molto forti alternate a brevi ispirazioni. Questa tecnica permette di percepire il respiro
nella pancia e aiuta a eliminare tensioni, ripulire il corpo e curare raffreddori e
costipazioni. E’ bene concentrarsi esclusivamente sull’espirazione.
Bhastrika: il livello successivo di Kaphalbathi. Con la stessa tecnica, alternare espirazioni
forti ad ispirazioni altrettanto forti, veloci, impegnative. I benefici sono molteplici:
energizza, purifica, rinvigorisce gli organi interni. Infine, aumenta il metabolismo grazie
all’incredibile creazione di calore che si crea al centro del nostro corpo, aumentandone il
fuoco.
Ujjayi: “la conquista dello spazio”. In questa pratica sono coinvolte due delle tre valvole
del nostro corpo (gola e zona pelvica). Con una delicata ma prolungata ispirazione,
immaginiamo di creare un suono che proviene dalla fronte. Trattenendo il respiro,
abbassiamo leggermente la testa in modo da bloccare la valvola della gola.
Contemporaneamente comprimiamo la zona pelvica tra ano e organi genitali, pur
mantenendo la pancia piena di aria e rilassata. Percepiamo per qualche secondo che
tutta l’aria è nella pancia. Lasciamo andare.
Una tecnica che richiede esercitazione ma, se fatta bene, ci regala molti benefici: arieggia
i polmoni per la concentrazione dell’aria in quella zona, disintossica da pigrizia e flemma,
incrementa la nostra resistenza dal punto di vista della capacità polmonare.
In Pranayama ci capiterà spesso di dovere trattenere il fiato, eseguendo delle ritenzioni (o
kumbhaka). Questa tecnica permette di arieggiare il corpo, lasciando che l’ossigeno
permanga più tempo e che il sangue circoli più velocemente.
Anuloma Viloma: Respirazione a narici alternate. Tra gli esercizi di balancing, volti a
riequilibrare l'attività di entrambi gli emisferi del cervello. Ideale la sua pratica prima di
situazioni stressanti. Mano sinistra rilassata in Mudra semplice, mano destra in Vishnu
Mudra: il dorso della mano in appoggio sul ginocchio destro, le punte di indice e medio
ripiegate sul palmo della mano, mignolo ed anulare distesi e pollice aperto esternamente.
E’ quindi la mano destra che, come una molletta, apre e chiude la narice coinvolta. Si
comincia tappando la narice destra e si procede con l’inspirazione con narice sinistra, la
ritenzione del respiro e l’espirazione dalla narice destra nel rapporto di 1:4:2 secondi.
L’esercizio si ripete così alternando le narici.
E’ solo dopo aver praticato Pranayama che si può procedere alla pura meditazione. Altro
punto fondamentale: essere a stomaco vuoto, in quanto “non si entra nel proprio tempio
con il corpo sporco.”
Tra le tecniche: Tratak. “Vista costante”. L’unione tra meditazione e concentrazione, il
punto d’incontro tra Haha Yoga (unione di corpo e spirito) e Raja Yoga (the royal path, il
cammino regale, percorso con cui cerchiamo la conoscenza del sé attraverso step).
Si possono utilizzare diversi oggetti, in questo caso è previsto l’utilizzo di candele. Seduti
in posizione comoda, si pone una candela davanti a noi. Ci si concentra sulla fiamma
cercando di non sbattere mai le palpebre. Successivamente si chiudono gli occhi
provando a mantenere intatta la visione della fiamma. Sempre a occhi chiusi, si strofinano
vigorosamente i palmi delle mani e si appoggiano sugli occhi, cercando di trasferire agli
occhi il calore delle mani. Sconsigliata la pratica senza una guida.
Tra i benefit: pulisce la mente, aiuta a eliminare ansie e tensioni, depressione e insonnia.
Bilancia il sistema nervoso, migliora la concentrazione, pulisce gli occhi.
Kayotsarg è il vero e proprio abbandono del corpo. La rinuncia al corpo fisico. Con l’aiuto
della voce guida del nostro insegnante, lasciamo andare piano piano tutte le parti del
corpo tranne la testa, cercando di percepire il distacco tra il corpo fisico e la mente.
E’ una tecnica che può essere praticata da chiunque cerchi la pace interiore anche a
casa, a stomaco vuoto, in momenti particolari della giornata: prima dell’alba, appena
svegli, prima del tramonto, prima di coricarsi. Scegliere il momento a noi più comodo e
mantenere lo stesso ogni giorno.
Iniziare sempre con Pranayama e mantenere costantemente il corpo vigile. E’
fondamentale avere sempre la consapevolezza di quello che si sta facendo e, sopratutto,
tenere sempre a mente il “Perché”.
Tra i principi di Yoga, infatti, c’è il porsi sempre la domanda giusta: Cosa vogliamo dalla
vita? Qual è la cosa più importante per noi stessi? Quali sono le cose che non faccio che
mi farebbero bene?
Ogni giorno, più volte al giorno, ripetersi queste domande e darsi delle risposte sarà utile
per il raggiungimento del proprio obiettivo.