documento pdf - Roberto Molinari

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L'Addio all'eroe Geremek
"La Stampa"
E' morto in un incidente d'auto il grande storico e leader di Solidarnosc Geremek.
Geremek è stato uno dei protagonisti della stagione per la libertà dell'Europa dell'est. Euro deputato
da qualche anno non aveva rinunciato al suo spirito battagliero contro ogni forma di intolleranza e di
negazione dei diritti e delle libertà.
Ci mancherà. Quì di seguito un bell'articolo apparso sulla Stampa proprio il giorno 13 luglio, un
articolo che riporta un altro pezzo scritto il 25 aprile del 2007. Il modo migliore per ricordare il
professore Geremek
L'addio all'eroe Geremek
Morto in un incidente d'auto l'ex ministro degli esteri polacco, già fra i fondatori di Solidarnosc
Bronislaw Geremek, grande figura dell'opposizione anti-comunista polacca ed ex ministro degli Esteri è morto
oggi a 76 anni, in un incidente stradale, nell'ovest della Polonia. Lo ha annunciato la polizia locale. Per ragioni
non ancora accertate, l'auto a bordo della quale si trovava Bronislaw Geremek ha invaso la carreggiata nel
senso contrario di circolazione vicino a Lubien, scontrandosi frontalmente con un altro veicolo, ha spiegato
Hanna Wachowiak, portavoce della polizia della regione di Poznan. Figura leggendaria della dissidenza
anti-comunista, eminente professore di storia medievale, ministro degli Esteri della Polonia dal 1997 al 2000,
Bronislaw Geremek era stato eletto al parlamento europeo nel 2004 sulle liste di una partito riformatore che ha
approfondito l'esperienza di Solidarnosc.
Faccia a Faccia con la storia
25 aprile 2007
Aveva un sorriso malizioso e gli occhi luminosi di chi ha visto il Bene e il Male da vicino senza aver mai
bisogno di scegliere. I suoi racconti erano contagiosi, le vicende dei giorni dell'Uomo di ferro, la rivolta
inarrestabile dei lavoratori contro l'oppressione sovietica, le battaglie al fianco dell'amico Lech Walesa, le
battaglie di Solidarnasc nelle notti di Danzica, le lunghe conversazioni con papa Wojtila. Era un eroe
dell'umanesimo liberale. Un simbolo del coraggio senza concessioni. Un anno fa era rifinito nel mirino del
govenro conservatore polacco e si era rifiutato di abbassare la testa. Pochi uomini così. Talmente pochi che il
ricordo deve sopravvivergli per anni, anni e anni.
DA LA STAMPA DEL 25 APRILE 2007
Alle undici e trenta in punto esplode in aula l'ennesimo "caso Polonia". Il leader liberaldemocratico Graham
Watson spacchetta la notizia del giorno e informa l'assemblea che le autorità di Varsavia hanno revocato il
mandato di europarlamentare all'ex ministro degli Esteri Bronislaw Geremek perché s'è rifiutato di aderire alla
"lustracija". Ovvero, di sottoporsi alla verifica politica del passato decisa da Varsavia per punire chi ha
collaborato col comunismo. Parla di «regole morali violate», l'inglese. Denuncia l'istituzione di un «ministero
della verità». L'assemblea si alza in piedi e offre solidarietà al vecchio consigliere di Lech Walesa con un
applauso fragoroso, mentre da destra le urla sguaiate di estremisti e leghisti ripetono «vergogna, vergogna!».
La presidenza riporta la calma a fatica, ma il silenzio ritrovato è ingannevole. Questa è una polemica con le
gambe lunghe. Rischia di arrivare lontano.
Il governo ultra ultraconservatore di Jaroslaw Kaczynski torna sotto tiro e stavolta non potrà dire che le
accuse arrivano da un'ignorante di cose polacche. Geremek ha per forza di cose una percezione definita del
paese, è uno storico, godeva dell'amicizia di papa Woytila, ha fondato Solidarnosc, ha passato venti mesi in
galera fra l'81 e l'83, godeva dell'amicizia di papa Woytila, ha fondato Solidarnosc, è stato al governo sino al
2000 prima di approdare a Strasburgo nel 2004. Si propone con l'aria del topo da biblioteca, eppure le sue
parole sono pesanti. «Rifiuto - afferma -. Rifiuto perchè un governo eletto democraticamente usa metodi
autoritari nella vita pubblica. Lo dico con amarezza: è uno di quei momenti in cui un atto di disobbedienza ha
senso».
Una larga parte del Parlamento europeo sembra condividere il suo punto di vista e Varsavia si ritrova a
recitare il ruolo del cattivo dell'Ue, schiacciata dalle accuse di discriminazione, razzismo e omofobia. La
"lustracija" stabilisce che circa 400 mila cittadini - fra cui politici, giornalisti, sindacalisti, avvocati e
professori - debbano rispondere a un questionario e dichiarare di non aver avuto a che fare con l'apparato
comunista: l'ammissione, o la non ottemperanza, portano alla perdita dell'incarico. «E' una caccia alle streghe»
attacca Watson col presidente socialista Shulz: «I governi devono pensare a come sanzionare Kaczynski».
Geremek s'è trovato davanti al fatto compiuto martedì mattina, quando la Commissione elettorale polacca ha
notificato l'interruzione del suo euromandato. S'è preso qualche ora di riflessione poi ha scritto una lettera
aperta ai colleghi, l'intitolata «Io rifiuto», novello Celestino V. Ieri pomeriggio è sceso in sala stampa. Aveva
voglia di spiegarsi. «In passato ho aderito alla lustracjia - ha detto il professore -. Se lo avessi fatto ancora
avrei fornito altri argomenti a chi organizza persecuzioni e discriminazioni». Qualcuno doveva rompere il
cerchio, insiste: «Non è un atto politico, bensì una scelta morale che avrà conseguenze politiche». Strasburgo
non dovrebbe avvallare la sospensione. E fra due settimane la Corte Costituzionale polacca deve pronunciarsi
sulla legge.
«E' una decisione che nuoce alla Polonia» ha commentato amaro il gemello Kaczynski, mentre su Geremek
piovevano gli elogi del presidente dell'Europarlamento Poettering e quelli del centrista francese Bayrou. «Un
momento triste - ha spiegato a La Stampa Danuta Hubner, polacca, commissaria Ue per le politiche regionali
-. Il governo deve applicare le leggi che ritiene giuste senza creare divisioni nella società». E' un richiamo
garbato per una Polonia sotto scacco. «Voglio sottolineare che siamo un paese democratico - media l'ex
ministro -, pur se è vero che abbiamo portato molti problemi in Europa». Teme di perdere il posto?
«Poettering garantisce per me. Controllerò il mio conto bancario quando ritornerò a Varsavia; finora hanno
sempre pagato».
Marco Zatterin
2008-07-18