pa pa n 88 x web

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pa pa n 88 x web
Parlano
MusuMeci
cascio
caPuto
sturzo
caMPagna
L’altra copertina
La siciLia che produce
a
La capitale inglese svolge ancora un ruolo primario per i mercati esteri
Vino siciliano a Londra
porta del mondo
Il settore vinicolo è fra i primissimi
di un tema tanto caro a Palermoparla: è
quello della “Sicilia che produce“ in
controtendenza rispetto al ...troppo pessimismo che talvolta rappresenta un opprtuno allarme - ad esempio rispetto agli
enormi gravami fiscali e burocratici - ma
altre volte contribuisce a fiaccare l’entusiasmo e l’iniziativa dell’ambiente imprenditoriale e, soprattutto, quello dei tartassati piccoli e medi imprenditori.
Mai così numerose ed autorevoli, sono state le aziende siciliane del vino di
qualità presenti nella capitale britannica
per il Wines of Sicily Tasting, organizzato dall’IRVOS - diretto da Dario Cartabellotta - per il 2 ottobre nella prestigiosa
location dell’Altitude della Milibank
Tower di Londra. Una formula di successo, interamente autoprodotta dall’Istituto
Regionale Vini e Oli di Sicilia, quella che
per il secondo anno consecutivo, ha coinvolto una platea, importante e prestigiosa,
di buyer, distributori, ristoratori, Master
Wine e giornalisti internazionali operanti
sotto il Big Ben. Un record di presenze
che ha la propria ratio nel format voluto
per l’evento, con i seminari di degustazione tecnica dedicati alle migliori etichette e
vitigni affidata ad un Master Wine – in
questo caso Angela Muir - e al funzionale Walk Around Tasting in cui le aziende,
in piena libertà, possono incontrare personalmente i prestigiosi ospiti e far degustare una più ampia gamma di prodotti.
“Londra è una di quelle metropoli dove le
tendenze e gli stili hanno uno slancio tale
da diventare influenti su tutto il pianeta –
spiega Marcello Caruso, Commissario
straordinario dell’Istituto – per cui presidiare ad alto livello tale piattaforma del vino e della comunicazione è sempre più strategico. Da qui passa la comunicazione del
vino rivolta al sud-est asiatico, oltre che per
Usa e Canada. Le relazioni commerciali
con Londra sono storicamente forti”.
Qui il made in Italy ha avuto sempre
grande visibilità e la Sicilia è una delle
regioni italiane che vanta una storia secolare nei rapporti commerciali con questo
paese. La Sicilia del vino, che negli ultimi
anni ha investito molto sulla percezione
del suo brand all’estero, ha visto crescere la
valutazione qualitativa espressa sui vini
anche grazie ad un nuovo, più intenso rapporto con le grandi organizzazioni internazionali della critica enologica e del giornalismo specializzato.
“Il nostro impegno – sottolinea Dario
Cartabellotta, direttore del Dipartimento Infrastrutture dell’Assessorato Re-
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gionale all’Agricoltura – è rivolto a sostenere le aziende nei loro processi di internazionalizzazione, puntando non solo su
una più ampia distribuzione ma anche su
un miglior posizionamento delle nostre
etichette, specie nei segmenti di mercato
medio-alti. Solo così saremo coerenti con
l’azione svolta negli ultimi anni. Abbiamo
prodotto di meno e meglio, la platea delle
aziende che fanno qualità si è notevolmente ampliata, ora dobbiamo far crescere il valore di mercato dei nostri prodotti
che, piacciono sempre di più ai consumatori internazionali e raccolgono tanti riconoscimenti della critica”. Ecco le aziende presenti al Wine of
Sicily Tasting – Londra, 2 Ottobre 2012:
Abraxas - Alessandro Di Camporeale Baglio dei Fenicotteri - Barone Di Montalto - Benanti - C.S.Viticultori Associati –
Calatrasi - Cantine De Gregorio - Cantine Nicosia -Cantine Rallo Cantine Russo
- Cantine Settesoli - Carlo Pellegrino - Casà Azienda Vitivinicola Castellucci Miano
- Colomba Bianca - COS - Costantino
Azienda Agr. - Curto Antica Az. Agraria Donna di Coppe - Duca Di Salaparuta Feudo Disisa - Feudo Maccari - Feudo Principi di Butera – Limonio - Luna Sicana Madonna del Piraino sca - Marchesi De
Gregorio – Ottoventi - Planeta - Rio Favara - Santa Teresa - Spadafora Francesco
Azienda Agr. - Tasca d’Almerita - Tenimenti Zabù - Tenuta Gatti Tenute Rapitalà - Valle dell’Acate –
Sono invece 18 i produttori dell’Etna
partecipanti al secondo Real Italian Wine, l’evento interamente dedicato alla
promozione dei vini italiani nel Regno
Unito che coinvolge quest’anno anche
aziende della Basilicata, della Puglia, dell’Umbria e dell’Abruzzo. Real Italian Wine si svolge presso il prestigioso Church
House Conference Centre (situato nel cuore di Londra a pochi passi da Westminster) e appena alla seconda edizione è molto atteso dagli addetti ai lavori. L’evento
infatti offre ai produttori nuovi contatti
con operatori selezionati, dando anche
una possibilità a quelle aziende che non
sono presenti nel mercato anglosassone di
promotion verso target altamente qualificati e interessati. La Sicilia è stata rappresentata dal Consorzio per la tutela
dei Vini Etna doc, mettendo in scena
quell’area produttiva attorno al Vulcano
che, con il fascino della sua morfologia e
con le sue particolari condizioni pedoclimatiche, dà prove di assoluta eccellenza
enologica. Vanno esaltati questi vini dell’Etna, dove una delle più antiche tradi-
zioni pregiate della Sicilia trovano nuovi
protagonisti di gran pregio. Ecco le aziende partecipanti al Real Italian Wine –
Londra 3 Ottobre 2012: Az. Vinicola Benanti - Az. Tenute Mannino - Cantine
Valenti - Cottanera - Destro srl – Feudo
Cavaliere - Gambino - Terre dell’Etna Barone di Villagrande - Vivera - Patria Romeo del Castello -Cantine Edomè ss Scilio srl - Cantine Russo - Tenuta di Fessina - Al-Cantara Srl - Vini Biondi srl.
il progetto valorizza un prodotto stella
dell’agroalimentare italiano
a Villa Tasca clini
lancia l’eco vino
A Villa Tasca il ministro Corrado Clini ha esposto un nuovo progetto destinato a valorizzare un prodotto “stella”
dell’agroalimentare italiano. Il vino si
veste, infatti, di ecosostenibilità, in
virtù di un lavoro di ottimizzazione su
tutti i particolari della filiera produttiva.
Clini (ministro dell’Ambiente e della tutela del territorio e del Mare) ne ha parlato personalmente ai migliori vinificatori
siciliani nella splendida cornice di Villa
Tasca a Palermo. A fare gli onori di casa,
il Conte Lucio Tasca con i figli Giuseppe
ed Alberto, ma è stato Corrado Clini ad
elencare tutte le case, siciliane e nazionali, che aderiscono ad un grande progetto
che ha ottenuto il sì del Ministero dell’Ambiente e intende sperimentare nuove tecnologie perché il vino diventi un
prodotto ecosostenibile. Il progetto rientra nel più ampio quadro dei programmi
del governo per la difesa dell’ambiente.
“Conto – ha detto Clini – di varare il
progetto entro la fine della legislatura”.
Fra l’altro Clini. che si distingue in vari
modi per la sua valida personalità nel poco esaltante quadro del governo Monti,
ha aggiunto spiritosamente: “il ministro
dell’Ambiente non vive di solo acciaio…”.
Sono diversi i partner del progetto presentato a Palermo e che vuole valorizzare
la vitivinicoltura nell’ottica dell’ambiente: Castello di Monte Vibiano Vecchio,
Fratelli Gancia, Masi Agricola, Marchesi
Antinori, Mastroberardino, Michele Chiarlo, Planeta, Tasca D’Almerita e Venica&Venica.“Mi aspetto i numeri, cioè i valori
del consumo di ambiente nella produzione del vino e gli impegni che le imprese
prendono per ridurre questo consumo.
Con ciò potremo disporre di un marchio
di qualità ambientale per la produzione
Come si vede il mondo vinicolo siciliano,
come simbolo e testimonianza di una capacità di fare impresa che esiste e poggia
su una rilevante consistenza, gode di crescente apprezzamento e diffusione sui
mercati terzi. Tuttavia, occorre precisare
che sarebbe assurdo dormire su tali allori,
perchè le quantità e la reale presenza su
certi mercati di enorme portata – quali
ma non solo, quelli del Far East – è assolutamente deficitaria e insufficiente.
Alberto Tasca
Il ministro Corrado Clini
del vino italiano” ha concluso il ministro.
Al progetto collaborano anche le università di Perugia, Torino e Piacenza. In Europa la sperimentazione del vino ecosostenibile è stata provata da Francia e Spagna. Lo stesso accordo tra il Ministero
dell’Ambiente è già stato siglato in passato con aziende italiane, come Gucci nel
settore dell’abbigliamento e Illy Caffè.
“La rivoluzione del progetto – dice Clini
– è di raccogliere ciò che finora è frammentato”.
Oltre ai marchi Tasca d’Almerita e
Regaleali, la Sicilia è partner del progetto con Planeta. Sono rappresentate,
in pratica, tutte le regioni, anche se ci si
poteva attendere ancora di più. Nel settore vino, prodotto “stella” dell’agroalimentare italiano, si comincia a parlare
in termini di neologismi di cantine …“eco”.
Ciò significa principalmente ridurre la
quantità di anidride carbonica delle emissioni ed il consumo di acqua, ma anche
un controllo di tutti i particolari della catena produttiva che si estende anche ai
sub fornitori come conseguenza voluta e
…consequenziale..
“Garantire qualità ed ecosostenibilità –
ci ha spiegato il professor Ettore Capri
dell’Università Libera di Piacenza – consente una competitività sui nuovi mercati, ad esempio la Cina e l’India che stanno imparando a …chiedere di più”.
“Più in generale – ha aggiunto Capri, in
seguito ad una domanda di chi scrive –
sommare nuove qualità e garanzie al prodotto, come in questo caso il vino, gratifica il prodotto e lo caratterizza, consentendone una vendita a prezzi più remunerativi, che vanno oltre gli stessi aumenti nei costi che i nuovi disciplinari indubbiamente comportano”. G. Scargiali
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A editoriALe
di Germano Scargiali
i legge nei romanzi americani del periodo più
S
classico – i primi decenni del 1900, quando
decollò il sogno degli States, punito per un po’
Anno Xvi - n. 88 ott.-nov. 2012
Direttore responsabile: Germano Scargiali
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Trib. Palermo n. 42/1997
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(Mun. XIX) .
La finanza
lo statalismo
l’economia
sommario
In copertina: Licia Raimondi ritratta
in studio dal fotografo palermitano
Francesco Italia (vedi sul personaggio
il servizio a pag 33)
dalla crisi del 1929 – che chi non avesse un lavoro, ma fosse inserito nella borghesia, trovasse comunque il modo di vivere tranquillamente e di
concedersi anche degli …svaghi. La famiglia lo finanziava, gli amici lo invitavano
comunque… Qualcosa del
genere – mutando i dovuti
fattori – è avvenuto ed avviene finora in Italia ed in
Europa. La classe borghese
si è dilatata negli ultimi due secoli, fino a divenire
tendenzialmente l’unica della società civile, grazie alla crescita economica.
Finora, pur con la crisi, il “popolo dei disoccupati” e quello definito nel 2007 dal ministro
Padoa Schioppa (anche a torto) “dei bamboccioni”, ancora …campa. Si parla, tuttora, di “società del benessere”, che è la nostra, in opposizione
a quella da cui provengono gli immigrati, affamati e privi di tutto… Ma quell’operazione che
consente a colui che possiede – in quanto produce reddito – di far vivere anche chi non possiede
– o perché non lavora e non produce – perchè disoccupato o sottoccupato, si rende possibile con
il ricorrere di una condizione: è il sistema economico a produrre, nel proprio insieme, il necessario (anzi di più) per tutti: per chi produce e per
chi non produce.
Che cosa è avvenuto dunque? E’ accaduto che
due precisi fattori, il malcostume dell’alta finanza e gli errori dello statalismo (secondariamente la corruzione dei politici) hanno provocato una crisi finanziaria (stati e banche troppo
ricche o, al contrario, in dissesto) tale da poter
danneggiare anche l’economia.
Cioè il sistema produttivo: quello che viene chiamato con frase ambigua …l’economia reale. Ciò che esiste è sempre reale. Ma è vero che la finanza “gioca” con pezzi di carta ed, invece, l’economia (reale) in una
certa misura non può fare a meno della finanza.
Ma – intendiamoci – a maggior ragione la finanza non potrebbe mai fare a meno dell’economia.
Perché, allora, nulla avrebbe più senso.
Un sistema antieconomico è quello in cui produrre costi più di quanto renda. E’ facile comprendere – speriamo nella nostra chiarezza – come sia importante risanare la finanza. Ed è quello
che sembra vogliano fare l’Europa e l’America.
“Dovrebbe” esser vero. Però non devono assolutamente infierire sull’economia. Teniamo conto,
infine, che occorre individuare chi, con varie finalità, “tira al contrario”. Perché oscure teorie, non
più tanto occulte illustrate anche in questo numero ci dicono che molto in alto c’è chi gioca allo
sfascio. Un dato è consolante: sempre più partiti e
candidati promettono che le loro liste siano “interdette agli indagati, ai mafiosi e ai massoni”.
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Vino siciliano a Londra porta del mondo
A Villa Tasca Clini lancia l’eco vino
Provaci ancora Silvio
La vigilia elettorale siciliana
Parla Salvino Caputo
“Non tutti i catanesi sono uguali”
Cascio: Musumeci un fuoriclasse. Crocetta
no comment
Alberto Campagna: no a Lombardo ma
dal Pdl passo all’Udc
Il grido di dolore dei costruttori edili
Caro Cuffaro ti scrivo
Dopo Cuffaro finora il buio
Monti campione degli errori europei
La strana Europa di Monti e Napolitano
Un “condominio” fondato sul denaro
Ecco i veri progressisti
Liberismo economico e liberismo
finanziario
Ecco il peggio del peggio
Crescita zero per la follia di pochi
Gaspare Sturzo e Italiani liberi e forti
Una disamina della realtà fra diagnosi
e cure
Dal Ponte alla direttrice da Capetown
ad Helsinky
Per mare alle Egadi fra luglio ed agosto
Tornerà la lunga estate fresca?
I templi non si muovono
Lo scandalismo dei media contro la bella
Lipari
Passi avanti per i porti turistici nell’Isola
I mazaresi al Governo: nuove politiche
per il mare
Fra china matita e sanguigna
Licia bella a gentile
Alla scoperta di Henri d’Aumale
e degli Orleans in Sicilia
w w w. p a l e r m o p a r l a . i t
34 Il cardinal Sodano consacra la cattedrale
di Karaganda
35 I Tempi Nuovi di Agostino Portanova
36 La doppia favola e la strega cattiva
37 Esimit la più veloce. Team Lauria una
conferma
38 A Favignana Extra 1 di Barranco vince
un’edizione extra
40 Applaudiamo gli azzurri non lo sport italiano
41 Ottobre mese di convegni
41 Calendari e squadre a Torre del Grifo
42 Under 17 cinque medaglie agli europei
43 La boxe thailandese sbarca in Sicilia
43 Al Circolo della Vela il 1001Velacup 2012
44 Clint Eastwood: la forza della
comunicazione politica
45 Marchetti si è dimesso a ferragosto
46 Ma cos’è questa crisi
47 La società opulenta e il consumismo
48 Stragi di stato e commemorazioni solenni
49 Atene e Madrid scendono in piazza
Roma dorme
50 Sinfonia dello spirito
50 Ma che brutto Profumo
51 Cronaca dei partiti e movimenti monarchici
in Sicilia
52 Lettera aperta al ministro della Pubblica
Istuzione Francesco Profumo
54 Procreazione l’Europa blocca la legge 40
55 Al San Raffaele decolla il nuovo fibrillatore
biventricolare
55 Inaugurato il Castello di Roccella restaurato
56 Un Don Puglisi vero
57 Da Ciprì in poi un’Isola protagonista
59 Dossier Rosi 2012
60 Nino Graziano apre a Mosca La Bottega
Siciliana
61 Dove andiamo stasera?
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editoriALi
Non sarà facile ma è lui tuttora la novità politica nazionale
Provaci ancora Silvio
Lo si voglia o no, Silvio Berlusconi rappresenta l’unica voce fuori dal coro nella storia
dell’Italia repubblicana. Una nota stonata,
forse, per qualcuno. Ovvero enfatizzata negativamente dai media nazionali e (oltre
ogni previsione) stranieri? Non si dica che
possedere Panorama e 3 tv private commerciali significhi avere l’informazione in mano… Lo abbiamo visto: Canale 5 è stato
sempre libero di fare opposizione, gli altri
due a parte Emilio Fede detto poco, ma hanno inventato anche “Le iene”. Un po’ meglio hanno fatto i suoi quotidiani, quando
non hanno subito “infiltrazioni”. Berlusconi
ha dovuto risarcire il rivale De Benedetti, ma
c’è chi nota che, in un’Italia che va a rotoli, è
più probabile che la ragione stia dalla parte
di chi va contro corrente. E non è facile dire
che ci vadano De Benedetti e Rupert Murdoch o che questi due siano… “i buoni”.
Oggi che Napolitano chiede riservatezza per le telefonate della “prima carica
dello stato” con l’ex ministro Mancino, c’è
da chiedersi perchè la figura del Capo del
governo sia stata infamata ed, allora, i panni
sporchi – se tali erano – non siano stati, almeno un po’, lavati in famiglia (anzi fu il
contrario). Berlusconi, per qualcuno, è un
esempio di vecchia guardia. E’ il colmo:
Tutti gli altri, tolti Di Pietro e Grillo, sono
politicamente più vecchi di lui. Ma lo sono
nella sostanza ben prima che all’anagrafe.
Silvio Berlusconi fa parte, in realtà, di
quegli uomini che offendono una certa generalità di …altri individui. Perché è costretto (o lo sarebbe) a raccontare solo una
parte di quello che fa. E non ci riferiamo
certo alle brevi serate di baldoria con qualche donnina, ma a tutto quello che fa nel
corso di una giornata, di una settimana, di
una vita. E’ proprio questo che offende una
parte consistente della borghesia: di quella
parte, cioè, che aspira al mero “diritto” al lavoro – ma prima ancora allo stipendio – o al
mero diritto alla pensione (il più presto possibile), oppure al mero far nulla. Non che tali aspirazioni siano tutte da irridere. Ogni
atteggiamento umano va studiato e rispettato… Chiunque, poi, presti la propria opera
con dignità e la coscienza del proprio ruolo
è già fra i migliori degli uomini. Ma non ne
faccia una regola per tutti: c’è chi non si ferma. C’è chi si sveglia ogni mattina con la voglia di produrre ancora. Ed è una ricchezza
per la società.
Diamo, quindi, via libera ai “vari” Berlusconi, ai campioni che in ogni campo diano lo sprone al cammino e al progresso di
tutti, nel lavoro come nello sport, nell’arte
come nella scienza. Ma c’è troppa gente in
giro che non crede in tali espressioni delle
capacità umane. Ad esempio nell’agonismo
e persino nella stessa scienza… Crede che la
carica in sèvalga più di chi la occupa. E questo è un grosso errore. C’è gente che invidia
l’arte o che, infine, vede nel lavoro solo l’occupazione di un “posto” disponibile, come
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se tali “posti” facessero parte
di un ideale mercato, una sorta di campionario ad esaurimento o capace di moltiplicarsi da solo per scelta politica… Non fossero, invece, il frutto di una crescita, di uno sviluppo delle attività produttive.
Certamente tale mentalità è
fra le prime concause della crisi, in tutta Europa e anche negli Usa. E’ l’effetto di uno statalismo aberrante.
Se contro Berlusconi si è accanita la politica estera e americana (vedi il Times in copertina) in un periodo in cui gli Usa
volevano più che mai coprire
le proprie defaillance, i propri
torti e rilanciare se stessi con
una serie di… “cattive azioni
quotidiane”, ad esempio con
le menzogne delle agenzie di
rating, con la svalutazione (minacciata o reale) del dollaro, la
conclusione elementare quanto probabile è che l’America
fosse nemica di Berlusconi e
gelosa dei suoi successi. Contro Berlusconi si è accanito qualcuno anche in patria: che dire
delle quasi 300 incriminazioni, tutte concluse da una pieDopo la prima caduta Palermoparla attribuì a Berlusconi la certezza di un “rivinciamo”
na assoluzione?
E quali sono stati i successi di Berlusconi in politica interna- do successo, in perfetta linea berlusconiana,
zionale? Sommariamente si potrebbe di- è stato l’accordo con la Gazprom per il gare: il suo modo “da imprenditore” di tratta- sdotto proveniente dalla Russia. Si ricordi
re gli affari politici. Cioè il modo spedito, a che, mentre si pensa alle energie “alternativolte sfrontato, di risolvere gli accordi. E vi ve”, gli Usa hanno tirato il fiato con un gariesce. Vi sono due momenti magici da indi- sdotto proveniente dall’Alaska.
care in particolare. Il primo è l’accordo Che cosa ne sarà di tutto ciò, adesso
con la Libia di Gheddafi, sdoppiato prima che Berlusconi non c’è più e l’Italia in quella
nella “pace fatta” incluso l’accordo di coo- che oggi non è facile definire “politica interperazione che avrebbe portato una serie di nazionale” si preoccupa sol di “piacere agli
imprese italiane in Tripolitania a Cirenaica, altri”? Ora che di fatto c’è – all’estero – chi
più l’accordo per la fornitura petrolifera. vuol comprare l’Eni ed altre primarie
Tale accordo riguardava, e forse riguarda aziende italiane o acquisirne il controllo? Il
ancora, il problema dell’energia. Il secon- governo si pavoneggerà nel farsi dire “bravo” all’italiana o “bravò” nella variante
francese così diffusa nel mondo? Proprio
Lo scontro epidermico fra Bernoi siciliani sappiamo che cosa siano i Vicelusconi e una parte degli italiani
rè, che hanno svenduto il patrimonio delnasce anche dalla sua illusione
l’Isola per farsi dir “bravi” da Roma e mandi …poter contare sul senso deltenerne il governo in provincia!
l’humor. In Italia non mancano
E’ per tutto ciò ed altro ancora (detassazione
certo gli uomini di spirito, ma vi
vera, provvedimenti che gli hanno impedito)
è una gran fascia di “seriosi” e
che c’è chi grida, fra la rabbia di molti, “proveri e propri “bacchettoni”. Bervaci ancora Silvio”: sono come i tifosi dellusconi ha cercato di scavalcare
la curva nord. Anche se al nemico estero se
la seriosità nazionale, rilancianne affiancano di potenti al di qua delle Alpi,
do con battute e comportamenti
contrari alle liberalizzazioni vere e alle detaspiù osé: “non capite la mia strasazioni concrete (successione, ici…) per intevaganza e io faccio di …peggio”.
rese (boiardi) o ideologici. I ribaltoni, le incriNe è uscito sconfitto e non poteminazioni e tutto il resto indicano quanto
va essere diversamente. Deve
siano sempre molto forti e abili nel lanciare i
cambiare metodo, ma...
sassi e nascondere la mano.
editoriALi
La vigilia elettorale siciliana
Per orientarsi in queste elezioni occorre tener conto che il sistema applicato è ben più democratico di quello nazionale:
niente a che vedere con il porcellum e meglio del mattarellum.
La logica è quella che si era voluta seguire per dare una svolta
alla prima repubblica e somiglia a quella della elezione dei sindaci. Si tratta di un voto disgiunto a maggioranza “secca”. Si
vota direttamente il presidente, che andrà a governare a Palazzo Orleans anche con un solo voto in più e si votano le liste ed
un solo candidato che così può accedere all’Assemblea regionale a Palazzo Reale. Sotto il profilo dei contenuti sono 10 i
candidati alla presidenza e 19 le liste per l’Ars.
Li elenchiamo: Nello Musumeci, Rosario Crocetta, Gianfranco Miccichè, Gaspare Sturzo, Giovanna Marano, Giancarlo
Cancellieri, Cateno De Luca, Giacomo Di Leo, Lucia Pinsone, Mariano Ferro.
Non figura ufficialmente il presidente uscente Raffaele Lombardo, ma è di dominio pubblico che, fedele al suo “stile” politico si nasconda dietro – o dentro – altri partiti e coalizioni. Si
indicano, prima di tutto Crocetta e Miccichè, ma anche Mariano Ferro (Forconi) ha avuto nei mesi scorsi un significativo
momento di “armonia” (si fa per dire) con lui. Gli “inciuci” di
uno pseudo centro che tale non è ripetono quelli di Roma. Anche in questo caso basterebbe osservare chi ha “rotto il giocattolo” dei contenuti democratici della nuova repubblica voluti
dal legislatore, della leale alternanza.
La linea di questa rivista, a costo di qualche sacrificio, resta dichiarata a favore di quell’unica coalizione che dice avanti ciò
che vuol essere: una destra democratico liberale e moderata
anti marxista. Essa fa capo a Nello Musumeci, perché ha saputo riconoscere in lui una guida qualificata e in grado di rappresentarla tutta, prima e dopo le elezioni. Musumeci, s’impegna
a rimanere fedele alla propria linea. Così fa anche Francesco
Cascio, in tanti anni ormai il più coerente della linea detta dei
“lealisti”, per non definirli direttamente leali. Che cosa siano i
suoi oppositori nessuno “– ci pare sia –” in grado di dirlo.
Presidente delle Attività produttive dell’Ars fra i più attivi del Parlamento siciliano
Parla Salvino Caputo
Salvino Caputo presidente della Commissione Attività Produttive all’Assemblea Regionale Siciliana, componente della commissione Antimafia, ha ricoperto la carica
di Sindaco della Città di Monreale. Da
parlamentare regionale si è adoperato per
affrontare i grandi temi della politica industriale, dell’Agricoltura, dello sviluppo economico, approvando importanti disegni di
legge e contribuendo alla difesa delle attività imprenditoriali in Sicilia.
Quali considera, onorevole, i suoi
maggiori poli di attenzione?
“Direi subito la problematica della Fiat di
Termini, la salvaguardia della cantieristica navale di Palermo, il raddoppio ferroviario di Cefalu’ 20, le questioni legate alla permanenza dell’Italtel e della Keller,
del Turismo, della formazione professionale…
Tante, in questi anni, le sue iniziative legislative e parlamentari…
“Voglio ricordare a tutti quelle per la stabilizzazione dei lavoratori forestali, dei
precari degli Enti locali per il sistema occupazionale legato ai rifiuti e per il mondo produttivo della Pesca e dell’Agricoltura con la grande attenzione al mondo vitivinicolo”.
Lei ha condotto una battaglia per
quanto riguarda i trasporti e collegamenti con le Isole siciliane…
“Certamente. Esse rappresentano una risorsa per l’economia turistica. La Commissione legislativa Attività produttive, da
me presieduta, si è occupata dell’emergenza per i collegamenti marittimi con le
isole minori a salvaguardia dell’ordine
pubblico e dell’igiene pubblica. Ritengo
che la questione legata alle Isole Minori
sia una delle priorità che il prossimo Governo dovrà affrontare. Per questo penso
sia indispensabile l’istituzione di un apposito assessorato di coordinamento e rac-
cordo con il Governo regionale e quello
nazionale per evitare disagi ai cittadini e
per sostenere il tessuto economico del territorio”.
Quali sono stati i risultati raggiunti
delle trattative avviate con il Governo regionale e nazionale da lei come presidente della Commissione
Attività Produttive all’ARS?
“Credo sia evidente come mi sia fortemente battuto per la salvaguardia dei livelli occupazionali. Intanto, la questione
legata ai trasporti via mare ha trovato una
soluzione grazie all’impegno della commissione avviato con il Prefetto di Palermo e il Ministro Cancellieri durante le
riunioni a Roma e a Palermo a seguito
delle quali sono stati garantiti i trasporti
via mare con navi ro-ro. Altra questione
legata alla vicenda FIAT che ha permesso
di tutelare gli interessi e spero i livelli occupazionali dei dipendenti dello stabilimento ex Fiat di Termini Imerese e dell’indotto. Inoltre, la Commissione ha evidenziato l’incapacità della DR Motors di
attivare la produzione del sito industriale
di Termini Imerese e l’intera riqualificazione dell’area”.
Qual è stato il suo impegno nell’utilizzo dei Beni confiscati alla mafia?
“Lo strumento della confisca del patrimonio dei boss mafiosi si è dimostrato
molto utile quale mezzo di contrasto alla
criminalità. Inoltre, l’immenso patrimonio sottratto alla mafia ha creato occasioni di sviluppo economico e occupazionale. Molte aziende e terreni sono stati affidati a cooperative di giovani che hanno
messo in commercio prodotti agricoli della legalità. Il mio impegno è stato finalizzato a ridurre le lungaggini burocratiche
di assegnazione e affidamento per evitare
il mancato utilizzo di questi beni”.
Assistendo ad una crisi della poli-
tica, secondo lei qual è il motivo
che allontana i cittadini dalle Istituzioni?
“Forse molti cittadini sono delusi e amareggiati da una ‘certa’ Politica, quella fatta di poltrone, e privilegi . Da noi in Sicilia il Governo Lombardo ha disatteso le
nostre speranze, tradito gli elettori ribaltando la scelta di voto della maggioranza
dei siciliani, determinando una profonda
crisi economica ed occupazionale. Penso
che il sentimento di diffidenza e di sfiducia sia conseguenza di una politica che
guarda agli interessi personali e non al bene comune.
11
PoLitiCA
incontro con Nello Musumeci
“Non tutti i catanesi sono uguali”
Chi se lo aspettava? Alla fine la difficile
scelta del centro destra è caduta su Nello
Musumeci, di cui si sapeva che s’era fatto
valere alla guida della Provincia di Catania, ma non che dovesse piacere a tanti,
essere considerato simpatico, addirittura
voluto bene. Anni 57, nato a Militello
(Catania), come il padre e il nonno, Musumeci è – secondo i sondaggi Ekma e
Datamedia – fra i più apprezzati politici
siciliani.
A Catania si è formato nella destra storica, laddove in città si registrava da sempre
una forte aggregazione. E’ stato il primo
presidente di Provincia eletto direttamente dai cittadini. La sua popolarità è legata anche a quella felice stagione (19942003) che segnò la ricostruzione morale e
politica dell’ente. In quegli anni, Musumeci è stato il presidente di Provincia con
il più alto indice di gradimento in Italia
(Datamedia, 2001). Promotore della Fondazione antiusura “Cardinale Dusmet”,
per il suo costante impegno antimafia ha
vissuto a lungo sotto scorta.
È stato deputato al Parlamento europeo per tre legislature (1994-2009),
fra i più votati in Italia. Ha presieduto per
tre anni a Palermo l’Aiccre Sicilia, la maggiore associazione che raggruppa Regioni, Province e Comuni d’Europa. Vanta
una concreta esperienza politica di livello.
Consigliere comunale a Catania (dal giugno 2008), ha ottenuto il maggior numero di preferenze in Città.
Nel 2011 ha fatto parte per alcuni mesi
del governo nazionale, quale sottosegretario di Stato al Lavoro e alle Politiche sociali.
Oratore vivace e convincente, ha tenuto
migliaia di comizi in vari Comuni della
Sicilia, da alcuni dei quali ha ricevuto la
cittadinanza onoraria.
Giornalista pubblicista, ha insegnato
per alcuni anni all’Istituto superiore di
giornalismo di Acireale ed è stato, a Palermo, tra i fondatori dell’Istituto siciliano
di studi politici ed economici diretto dallo
storico Pippo Tricoli. Ha scritto saggi di
storia contemporanea.
Una delle citazioni ripetute da Musumeci è questa: “non dobbiamo scegliere fra
politica ed antipolitica, ma fra buona politica e mala politica. Dobbiamo, quindi,
coltivare la prima”.
Sì, ma qual è più da vicino il problema?
“La politica deve rigenerarsi. Da anni,
anche in Sicilia, sembra che abbia delegato alla magistratura il compito di fissare
cicli e fasi. Invece non è necessaria la magistratura per una rigenerazione. Dobbiamo farlo noi perché quando interviene
una procura è una sconfitta per la politica
e la democrazia”.
Una maggioranza di persone è sdegnata dal degrado recente della politica locale, specie del governo regionale…
“Senta. Sia chiaro che io non sarò l’ultimo presidente di un’epoca da dimenticare, ma il primo presidente di una stagione
da ricordare. Confido sul vostro entusiasmo, sulla vostra passione, sulla vostra
partecipazione e sul vostro impegno. Mi
fido di voi”.
Un occhio alla politica interna e un
occhio verso l’esterno…
“Vedo come sommamente importante
volgere lo sguardo al Mediterraneo, alla
crescita dei paesi dell’Africa e di quella
che si chiamava un tempo Asia minore,
ma che sempre meno per noi deve risultare tale. Non devono esserci vicini scomodi, ma popoli con cui dialogare culturalmente ed economicamente in un’ottica di
grande imminente collaborazione. Un altro sguardo attento va rivolto al passaggio
dei commerci da e verso il lontano Est”.
Sorprende il numero di adesioni a
sostegno della sua candidatura. Scilipoti, Stefania Craxi,… per citarne alcuni che non erano certi nel
novero…
“Io non mi meraviglio. Vedo nella formazione che mi sostiene, che chiamo impropriamente tale, perché è formata dal listino, da partiti fra cui il Pdl e semplici formazioni politiche, un insieme di persone
che aspirano ad una politica moderata,
ma di rinnovamento. Ma tale rinnovamento tende verso una chiara direzione,
che secondo noi coincide con il massimo
bene per la comunità. Altri, certamente,
non la penseranno così. Mettiamoci, quindi, con onore di fronte al verdetto degli
elettori”.
A Palermo che dicono che è un catanese... “Non tutti i catanesi sono uguali”.
osservatorio
I 600 mila di Obama e i 2milioni
di Romney
Obama non ha saputo mantenere la promessa di 600 mila nuovi occupati. Romney ne promette 2 milioni. Il presidente
uscente è preoccupato. L’idea liberale in
economia (si guardi alla differenza fra
questa e la finanza in questo stesso numero) non è foriera di inumana cattiveria…
“Volete – ha detto Clinton – che vinca il
più forte o che accettiamo di vivere fra
pari tutti insieme?” Ma che significa? Un
fatto è il garantismo verso i meno bravi,
un altro è lasciare liberi di produrre coloro che sanno farlo. Essi creano posti di lavoro “veri”, cioè produttivi di reddito per
12
il bene di tutti. Ma soprattutto producono
ricchezza da mettere in circolo per la società civile. Cioè creano benessere per
tutti. Che cosa deve ancora avvenire nella
storia per confermarlo?
Barak e burattin
Ripetiamo le parole che pensammo dopo
l’elezione. Una cosa è certa: Obama non
ha salvato il mondo, tutt’altro. Eppure in
tanti dicevano: “ah, se viene Obama!” E
dopo: “Adesso che c’è Obama…”. Erano
tutti quelli che si fanno convincere dalle
campagne mediatiche, saltando a piè pari
qualche riflessione: che i media appartengono in buona parte alla massoneria mag-
giore e che nel partito democratico americano è attestata Cosa nostra. Fu il braccio violento della mafia tradizionale che
uccise i Kennedy, quando iniziarono a
…fare sul serio. Furono i media massonici
a distruggere Nixon con il water gate e
poi a redarguire Clinton con il sex gate.
Ciò che la massoneria e la mafia più odiano sono i governi e i governanti che “governano”, decidono e che riformano. Chi
…fa di testa propria. Per cui ripetiamo
che Obama è un mediocre burattino, nient’altro. Chi lo considera qualcosa di diverso non guarda all’evidenza. Sommando
un “pupo” alla finanza mafiosa americana si è rischiato di mettere in ginocchio il
mondo e si rischierebbe ancora in caso di
PoLitiCA
il presidente uscente dell’Ars conta su una probabile vittoria
Cascio: Musumeci un fuoriclasse
su Crocetta no comment
Francesco Cascio ha combattuto pr cinque anni una lotta impari nei confronti di
un presidente come Raffaele Lombardo,
che infrangeva, una dopo l’altra, tutte le
regole, anche scritte, della politica tradizionale. Anzi della buona politica. Nella
sua posizione di presidente dell’Assemblea, teoricamente alleato della massima
carica regionale, ha mantenuto un atteggiamento misurato, soffrendo – sicuramente – dentro di sé per non essere ufficialmente un oppositore del governo.
Ora è stato chiamato ad un altro atto di
responsabilità: sostenere la candidatura di
Nello Musumeci al posto della sua che
poteva essere la più naturale, tanto più
che tanti osservatori – attenti o superficiali che fossero – lo darebbero vincitore sicuro. Ma, ancora una volta, come un tempo Forza Italia e poi il Pdl, anche la attuale realtà dei “lealisti” non ha potuto candidare uno dei “suoi” alla poltrona di Palazzo d’Orleans. Misteri siciliani…
Per questo, siamo partiti con la domanda
più “cattiva” che, secondo noi, potessimo
porgli….
Quanto le è costato mettersi ancora di lato?
“Intanto me lo aspettavo. Sapevo di avere
poche possibilità per più motivi. Ho gestito
in un certo modo la presidenza dell’Ars e
ho dovuto scontentare qualcuno, anche fra
i miei… Poi ho capito che Musumeci, per il
quale ho una stima infinita, era l’uomo più
adatto a guidare la coalizione alla quale io
tengo verso traguardi più coesi, stabili e duraturi. Perciò lo sostengo con tutte le mie
forze. Sono abituato a pensare a governare
più che a far carriera e, del resto, sono giovane. Avrei potuto andare a Roma in ruoli
meno impegnativi. Ma qui c’è tanto da combattere e la Sicilia lo merita”.
Lei parla con la sua immancabile
serenità del suo partito, ma non le
pare che il Pdl sia un po’ nei guai?
“Seguo le mie idee e non vi rinunzio. Vedo un Pdl che si sta rinnovando. E’ inevitabile che ciò abbia un prezzo. Ma l’ho
già detto. Qualcuno sta recuperando entusiasmo, anche grazie all’addio di altri
che stavano di traverso…”
Si parla di offerte d’ingaggio…
“Immaginiamoci se non ne ho avute, ma
non credo che cadrò mai in queste tentazioni. Diciamo che le lascio agli altri”.
Un confronto difficile quello che ci
attende…
“Ha detto bene, che ci attende. Riguarda
tutta la Sicilia e i siciliani. Ho l’orgoglio di
dire che mi sento di collaborare ad una
squadra che può fare il meglio a vantaggio della Sicilia. Non meglio dell’ultimo
governo, perchè ci vorrebbe veramente
poco. Guardi, sarebbe meglio che non
avesse fatto niente. Bensì credo che si possano cambiare certe cose. E ce ne sono
tante. Voglio dire interi settori da riorganizzare o addirittura da normare. Pezzi
della realtà che ci circonda che vanno alla
deriva…”
In particolare?
“Tutto il comparto produttivo, iniziando
dalle infrastrutture, dai trasporti, dal turismo. Sono settori nei quali ho lavorato da
assessore e in poco tempo avevo fatto molto. Tanti lo ricordano. Avevo anche seminato. Dal Territorio avevo lasciato una
normativa per l’assegnazione corretta e
trasparente del demanio marittimo. Ciò
significava assecondare imprenditori, creare posti di lavoro e, perché no, utili aziendali. Non già l’abbandono che vediamo.
Hanno lasciato cadere la cosa, ma è solo
un esempio. Quando parlo di trasporti mi
riferisco all’interno dell’Isola ed a quelli
da e per l’Isola”.
Come vede l’opposizione fra i due
maggiori rivali alla presidenza?
Vuole dire Musumeci e Crocetta? Musumeci non ho esitato a definirlo in pubblico un fuoriclasse, per capacità politiche,
ma anche per cultura e apertura mentale.
In una Sicilia presieduta da Crocetta preferirei non viverci mai. Non sono certo di
non decidere di trasferirmi altrove. Anche
questo l’ho detto in pubblico, anche se
non so se, poi, farò niente del genere. Il
mio amore per questa terra è notevole”.
In quale carica si vede dopo il voto?
“Non so proprio e non vorrei dir nulla. Si
è parlato di vicepresidenza, ma potrei ritrovarmi all’Ars”. (G.S.)
osservatorio
rielezione. Tutti i cattivi sono anche stupidi e “i grandi cattivi” non si sottraggono
alla regola.
La notte di New Orleans
La città del jazz ha vissuto la notte più
lunga. Obama non ne azzecca una: incitava a preoccuparsi. Romney sdrammatizzava. New Orleans ricorda il dramma
del 2005, l’unico “serio” nella storia. Prima e dopo la città è stata quella che da
sempre conosciamo. Solo che ora, anche
grazie ai donativi di Brad Pitt e Angelina
Jolie dispone di case su palafitte nella zona più a rischio, ma anche di nuove dighe,
fra cui una chiamata “La Grande mura-
glia della Louisiana” costate 14 miliardi
di dollari all’amministrazione Bush, che
tuttavia viene accusata di …assenza. Tutti
al chiuso, ma in città rimane persino qualche turista e l’uragano Isaac si rivela più
buono del previsto: peccato… Obama
non potrà esibirsi nelle promesse manifestazioni di immancabile buonismo. Le
aveva preannunziate …rassicurando “molto” la popolazione.
Anti Romney e antiberlusconisti
La maggiore stampa nazionale (nominiamola una tantum: Corriere della sera, La
Repubblica e l’Espresso, ma anche radio
private dal segnale potente come Rtl e Ra-
dio 3, per non parlare di Rai 3) sono accanitamente anti Romney almeno quanto
sono anti berlusconiane. L’antenna parabolica ci consente di vedere alcune tv americane: è la stessa cosa. Ai pochi concetti
ben poco suffragati si sommano i numerosi
insulti… Ma, nonostante il vistoso bombardamento mediatico, tanti elettori pensano con la propria testa che si tratti di illazioni e propaganda, al punto che Romney
sia dato favorito alle presidenziali e Berlusconi “faccia paura” agli anti berlusconisti
italiani. Perché in tanti potrebbero tributargli un ennesimo voto. Con una popolazione divisa più o meno al 50%, dovrebbe
stupire e insospettire il bombardamento
>
mediatico in una sola direzione o quasi.
13
PoLitiCA
intervista con il dinamico onorevole efficiente macchina da voti
Alberto Campagna: no a Lombardo
ma dal Pdl passo all’Udc
Incontriamo Alberto Campagna nella sede della sua segreteria politica, da sempre
attivissima, in via Re Federico. Campagna, pur senza dover ancora nulla all’anagrafe, è ormai un veterano delle competizioni elettorali. Per cui non esitiamo a porgli qualche domanda per avere, nel complesso, il polso della complicata situazione
in corso. La Regione è una grande malata
e va al voto alla ricerca di medici…
Onorevole, condivide questa visione un pò figurata, ma realistica?
Più che un medico devo dirle che forse la
Regione avrebbe bisogno di Mago Merlino. Ma lasciando da parte le ilarità, penso
che la Regione abbia soltanto il diritto ad
essere governata. Ciò non è accaduto perché Lombardo ha, invece, di fatto regnato
la Sicilia come un Viceré. Adesso dobbiamo cambiare davvero pagina per dare una
speranza a tutti i siciliani onesti.
La sua notevole macchina da voti è
adesso legata all’Udc, anziché al
Pdl. Non teme che ne soffrirà ?
No, assolutamente no. Durante tutti questi anni di vita politica, e sono parecchi, mi
sono sempre confrontato con la gente mettendoci, come si dice, la faccia. Quindi, al
di là del mio traghettamento dal Pdl all’Udc, sono certo che il mio consenso, ripeto costruito in prima persona, non ne
soffrirà. Anzi le posso dire che il ritorno alle mie radici democristiane ha fatto sì che
molti amici, che si erano allontanati dalla
politica, hanno ritrovato, in questa mia
nuova collocazione, l’entusiasmo perduto.
Non vi erano le condizioni per restare nel partito che l’ha vista crescere con successo… Non vorrei essere indiscreto: perché?
Le devo dire che è stata una decisione sofferta, ma coerente ai miei valori e alla mia
storia politica. Non mi riconoscevo più in
un partito che ha fatto scelte non più condivisibili, in un quadro complessivo di degrado politico e quindi ho considerato
esaurito un percorso al quale ho creduto,
ma che non mi appassionava più. Oggi
sposo un nuovo progetto politico, quello
dell’Udc, che, oltre a rappresentare idealità e valori insiti nel mio dna, vuole essere
una nuova sfida fatta di partecipazione
politica, di progettualità, di idee per chi
come me vuole ancora appassionarsi alla
politica, per fare politica.
Ripensando alla tormentata legislatura che sta per concludersi,
come guarda verso il recente passato e con che occhi e quali speranze all’imminente avvenire della Regione?
Per il passato vorrei metterci una pietra
sopra. Il lombardismo ha solo prodotto
clientele e non sviluppo. Stiamo assistendo
ad una lenta agonia del tessuto produttivo
dell’Isola. La paralisi delle risorse finanziarie della Regione, da destinare alle piccole e medie imprese, rischia di causare un
effetto domino con conseguenze inimmaginabili. Pensi se alcune aziende siciliane
decidessero di attuare licenziamenti, senza avere alcun paracadute di cassa integrazione cosa potrebbe accadere? In gioco c’è la sopravvivenza di migliaia di famiglie siciliane che non possono pagare un
prezzo così alto.
Per il futuro sono certo che Crocetta sia
l’unica speranza per risollevare la Sicilia e
non farla precipitare nel baratro.
Non essere più a destra, ma visibilmente legato ad una sinistra sia pure rinnovata, che cosa suscita dentro di lei?
Se vogliamo dirla tutta io non sono mai
stato di destra. Intendendo, ovviamente, la
destra tradizionale. Così come non sono
mai stato uomo di sinistra. Rivendico invece con orgoglio l’essere stato democristiano e, dunque, il valore di una storia di
uomo e di politico di centro. Nell’Udc, alleato con un centrosinistra rinnovato, mi
sento a casa. É finita l’epoca degli steccati
ideologici. L’importante è costruire un
progetto politico che dia speranza alla
gente. E questo, ripeto, con Crocetta presidente della Regione potrà realizzarsi.
A proposito di Crocetta, dal suo punto di vista come vede, dunque, questo nuovo uomo politico?
La sua storia è un libro aperto. Una persona perbene che sa ascoltare, che sa stare
tra la gente, che sa affrontare i problemi.
Un ottimo amministratore che è stato capace di governare bene la sua città e che
ha fatto dei valori della legalità, della lotta
alla mafia, della trasparenza nella pubblica amministrazione e dell’accoglienza, gli
imperativi del suo modo di fare politica.
La Sicilia ha bisogno di un riscatto e di
una vera rivoluzione di idee. Dire altro sarebbe retorico. Io penso che Crocetta rappresenti davvero il cambiamento per la
nostra Sicilia.
Pensa di interessarsi ancora dell’attività comunale ?
Se intende come deputato regionale certamente sì. Per il resto mi pare difficile essendo stato consigliere comunale, assessore e per ultimo Presidente del Consiglio
comunale. In effetti mi mancherebbe qualcosa, ma penso che ci debba essere “un
tempo per tutto”, anche se in politica non è
possibile mai dare nulla per scontato.
Nei suoi propositi potremmo avere
il centrosinistra a Palazzo d’Orleans e il centro destra all’opposizio-
zieri traggano profitti dal nulla, che partitelli quasi inesistenti dispongano di milioni di euro, quando il popolo e la società necessitano del necessario e soprattutto di qualche passo avanti, che tipo di
traguardo rappresenta? Le ricette “alla
Monti” sono oggetto di una facile contro
diagnosi.
neade di nome Lusi, che si appropriava
di milioni di euro. Ma c’è uno scandalo
maggiore. Cioè che questo partitello disponesse, come gli altri partiti, di tanti
milioni. E, infine, viene il peggio: alla
Margherita Rutelli & soci non si accorgevano neppure degli ammanchi. La Bindi, poi, perché non nominarla, adesso,
presidente della repubblica? Ma che cosa ne fanno i partiti di tanti milioni quando non c’è un Lusi che se li rubi? Per ultimo giunge il caso Fiorito, con quel po’
po’ di casini. E’ incredibile quanto denaro si concedessero “tutti” i gruppi. Solo che lo scandalo riesce anche a bloccare il lavoro della Polverini. Che era un
buon, anzi ottimo, lavoro.
osservatorio
> Chi fa i sacrifici e chi raggiunge
il traguardo
“Certo – afferma Monti, sulla scia della
Merkel e di Obama – ci sono ancora sacrifici in vista, ma il traguardo è vicino.
Ma quanto manca? La verità è che si è
deciso di ridimensionare drasticamente
il tenore di vita di più classi sociali: poverissimi, poveri e borghesia. In pratica di
annullare buona parte delle conquiste
precedenti o che si ritenevano tali. Il traguardo, insomma, è quello di annullare i
traguardi precedentemente raggiunti.
Ottimo, direi.
E gli imbrogli dell’alta finanza? E i furti
della classe politica? Che banche e finan-
14
Lusi Rutelli e gli altri
Tutti insieme, da Rutelli a Rosi Bindi, in
un partito che non c’è più: La Margherita. Molti dei momentanei componenti
sono ora nel Pd, altri un po’ a spasso nello pseudo centro sinistra. Qual’è lo scandalo? C’è un amministratore, un Car-
PoLitiCA
Campagna da presidente del Consiglio comunale in occasione
del commiato da questore Alessandro Marangoni
ne, ma al Comune abbiamo una terza forza. Questi diversi rapporti di
forza creeranno tensioni ?
Io credo, come ho detto in precedenza,
che il dialogo tra diverse istituzioni non
possa e non debba essere ostaggio di steccati o di posizioni ideologiche. Si deve collaborare e lavorare insieme, sempre, cercando di non confondere il ruolo istituzionale da quello politico. Non deve accadere
ciò che invece è avvenuto, nel recente passato, tra Regione e Comune con continue
querelle, consumate anche sul piano personale. Ai siciliani interessa soltanto essere
governati bene e non assistere a scene da
asilo nido. Quindi auspico che prevalga
sempre il senso di responsabilità da parte
di tutti, dando così dimostrazione di discontinuità e, soprattutto, di maturità per
il ruolo che si ricopre.
Che cosa è lecito attendersi dal suo
numeroso elettorato in questa imminenza: vi sarà un’adeguata partecipazione al voto?
Con assoluta modestia posso affermare
tranquillamente che sono certo che mi rinnoveranno la fiducia, premiando l’onestà,
la capacità e la passione che ho sempre
messo facendo politica. Sulla partecipazione al voto spero che il tanto paventato astensionismo sia solo una boutade. Stiamo lavorando per convincere le persone che non
vogliono andare a votare, dicendo che non
andare a votare non serve perché, comunque, novanta deputati ci saranno e verranno eletti lo stesso, ma senza il loro contributo. Quindi è importante che tutti esercitino il diritto-dovere di voto recandosi alle
urne.
Se verrà rieletto all’Ars quali saranno i temi che occuperanno la sua agenda politica ?
Intanto, nella prossima legislatura riproporrò alcuni disegni di legge che ho già
presentato (risparmio energetico e punteruolo rosso), ma che si sono fermati in commissione perché all’Ars vige ancora il nonnismo. Una pratica da caserma, ovviamente non scritta, per la quale i disegni di legge
dei nuovi deputati non vengono fatti arrivare in Aula. Ma non vi è dubbio che tanti
sono i problemi da affrontare: dalla vicenda dei rifiuti a quella dell’acqua. Quest’ultima, ad esempio, ha visto in prima linea i
Comuni che con forza hanno chiesto il ritorno ad una gestione diretta del servizio e
non più tramite l’utilizzo di soggetti esterni. Parlare di lavoro mi pare assolutamente
ovvio. É la vera priorità.
E se dovesse fare un bilancio di questa legislatura, quale sarebbe il suo
giudizio ?
Purtroppo poco è stato fatto. Mi sono ritrovato a votare finanziarie molto stringate
senza disponibilità alcuna. Non ho visto
provvedimenti rivolti a sostenere ed incentivare lo sviluppo dell’Isola. Un giudizio
che senza alcun tentennamento posso affermare come negativo e disastroso per la
nostra terra.
Giorgio Abbiati
il grido di dolore
dei costruttori edili
Il Collegio regionale Costruttori edili dell’Ance ha protestato assieme a tutte
le imprese per il mancato pagamento delle
forniture e per tutti i danni causati dal governo nazionale e da quello regionale. Non
è solo la gente che ha fame e non giunge a
fine mese. Anche chi produce - cosa ancor
più grave - è ormai con l’acqua alla gola.
L’Ance Sicilia ha convocato l’assemblea
di tutte le imprese edili, associate o meno, e
ha analizzato la situazione di emergenza in
cui è piombato il settore. Dopo aver preannunciato più volte che centinaia di imprese saranno avviate a fallimento a
causa della valanga di crediti non riscossi
vantati nei confronti delle pubbliche amministrazioni, l’Ance ha osservato che:
- nessuna notizia è più giunta dal governo
centrale sulla promessa esenzione dei
fondi Fas e di Protezione civile dal Patto
di stabilità, che consentirebbe alla Regione di sbloccare subito pagamenti per circa
600 milioni e nuovi impegni di spesa per
300 milioni; in ogni caso, a quanto si è appreso, di queste somme l’assessorato regionale all’Economia destinerebbe al settore
edile solo alcune decine di milioni (detratte
le somme per il trasporto pubblico locale),
ben poca cosa rispetto ad un credito complessivo di 1,5 miliardi di euro; la mancata
regionalizzazione del Patto di stabilità ha
fatto perdere alla Sicilia, tra incentivi previsti e sblocco di spesa, circa 370 milioni di
euro; nel periodo gennaio-agosto 2012 si è
registrato un calo del 41,78% del numero di
opere poste in gara rispetto allo stesso periodo del 2011; dal 2007 al 2011 si è registrata in totale una flessione del 50% del numero di bandi pubblicati e del 56% degli
importi posti in gara; 2008 fino allo scorso
mese di giugno sono fallite 457 aziende edili
e che hanno perso il lavoro 46.300 dipendenti diretti e circa 30.000 dell’indotto.
“Di fronte a tale quadro drammatico – dichiarano il presidente regionale, Salvo Ferlito, e il suo Comitato – nessuno
può sentirsi esonerato da responsabilità: né
il governo Monti, né il governo regionale uscente che fino all’ultimo ha il dovere
di provvedere”.
osservatorio
Il paese lo stato il governo e la nazione
Non ci stancheremo di ripeterlo. Troppo
facilmente si parla del Paese. Sarebbe meglio di volta in volta distinguere a quale
delle tre componenti principali si faccia
riferimento: lo stato, che sovrasta tutti, il
governo, che cambia, ovvero la Nazione
che è l’insieme dei cittadini e cioè la destinataria del lavoro dello stato e del governo. Non dimentichiamo che fra questi dati manca il territorio. Se ne parla, però,
fin troppo (parole, parole, parole…), identificandolo spesso con la nazione o al contrario come se fosse una realtà a se stante.
Troppo poco si parla del cittadino, il citoyen invano reso protagonista dalla rivolu-
zione francese. Vari errori conteneva quella rivoluzione, figlia di una sorta di gatta
frettolosa (l’infatuazione illuminista), ma
non quello di mettere il citoyen e, quindi,
la nazione al centro di tutto. Gli interessi
del singolo e della comunità, la relativa
personalità giuridica, il centro di imputazione di diritti e doveri collidono, cioè
contrastano, con la figura dello stato e dei
governi. Non si identifica con essi che, casualmente, ogni tanto.
Ciccio Musotto saluta la politica
Torniamo alla realtà vicina. Che Francesco Musotto si decida (con sdegno) a fare
il Cincinnato è una gran buona notizia
per la politica regionale. Quando venne
messo “a suo tempo” dietro le sbarre per
la propria appartenenza berlusconiana,
Palermoparla c’era già e lo difendemmo a
viso aperto. Poi lo votammo e venne richiamato a pieni voti a svolgere una funzione pubblica. Commosse quando lui –
l’onorevole ingiustamente incarcerato –
inforcò un motorino e, liberato, girava per
la città… da allora molta acqua è passata
sotto i ponti e abbiamo avuto modo di conoscere meglio il caro “Ciccio” ed anche
l’elettorato lo ha fatto, bocciandolo. Musotto ha dimostrato a tutti quello che era:
non meritava quel carcere, ma neanche di
far politica. E’meglio per tutti, compreso
>
lui, che faccia il Cincinnato.
15
PoLitiCA
Lettere del suo ex dirigente generale Alessandro italia
Caro Cuffaro ti scrivo
Dopo aver pubblicato nel numero scorso (pag 18) una delle due lettere con
cui Salvatore Cuffaro ha risposto al nostro direttore Germano Scargiali,
ecco due missive scambiate fra lo stesso Presidente (da Rebibbia) e il dr
Alessandro Italia. Quest’ultimo è il con suocero del nostro direttore. I due
hanno sempre stimato Cuffaro e guardato a lui con fiducia ed affetto sin
dal tempo della brillante militanza politica che ne fece il più giovane presidente della Regione e lo vide impegnato nel settore opere pubbliche, trasporti e politica mediterranea come mai si era visto nessun uomo politico
siciliano. Purtroppo vediamo oggetto di incriminazione Cuffaro ed altri
uomini che stimavamo fra coloro che davano fiducia e speranza alla Sicilia: non vogliamo nominarli, ma li troviamo al di fuori del mondo strettamente politico e, piuttosto, in quello imprenditoriale, nel quale occorre
stare …molto attenti. Perché pare che a volte i meriti …penalizzino.
Caro Totò,
ho letto la Tua intervista pubblicata su Panorama ed ho avuto un tuffo al cuore pensando a quello che stai soffrendo, per me
immeritatamente, ed ho pensato che Ti
avrei fatto cosa gradita facendoti sapere che
Ti penso, con sentimenti di amicizia e di
stima liberi da tutti gli inquinamenti che gli
avvenimenti che si sono succeduti avrebbero potuto determinare.
Siccome ho avuto modo di apprezzare e
valutare, nel periodo in cui Ti sono stato vicino, il grande amore che hai per la Sicilia,
ho ritenuto di farti un omaggio del recente
volume del noto storico (ex dipendente della Regione Siciliana) Salvo Di Matteo che
ha voluto mettere molti documentati puntini sulle “i” a proposito dell’unità d’Italia,
consentendo di confermare definitivamente come e a quali costi il sud e la Sicilia in
particolare contribuirono alla costituzione
dello stato italiano, circostanze troppo spesso volutamente dimenticate dai padrini dell’attuale spocchiosa classe politica dei Verdi. Dopo tutto quello che è successo ho comunque deciso di non occuparmi più di
politica neppure sporadicamente e dedicarmi a fare il Cincinnato come Tu saggiamente hai annunciato farai nel futuro.
Se dovessi essere chiamato ad esprimere un
giudizio, sia pure limitato al periodo nel
quale ho espletato l’incarico di “esperto del
Presidente”, sulla qualità del Tuo impegno
per la sicilia e della assoluta assenza di rapporti se non più che limpidi con i rappresentanti delle istituzioni, sarei pronto a giurare sulla Tua assoluta buona fede.
Voglio con l’occasione ricordare quando
mi hai conferito l’incarico insieme all’architetto Giovanna Pantaleone, coinvolgendo
attraverso la costituzione di apposito comitato tecnico, tutti i rappresentanti degli uffici e degli organismi, che potessero dare un
contributo alla redazione del piano di riqualificazione territoriale della Sicilia per
fornire indirizzi e un quadro operativo valido, anche per evitare interpretazioni arbitrarie e pretestuose in sede di formulazione
di specifiche circolari da parte dei vari uffici
territoriali della Sicilia e sgombrare così il
campo dalle solite pastoie burocratiche e
facilitare la effettiva mobilitazione delle risorse disponibili.
Il voluminoso documento, corredato da
uno specifico disegno di legge, venne approvato dalla Giunta Regionale, ma purtroppo non fece seguito, per precisa scelta
politica, l’ulteriore iter parlamentare per
dare al documento un contenuto precettivo. Ricordo con piacere quando in occasio-
ne della visita dei componenti della commissione europea, mi hai dato l’incarico di
predisporre apposita relazione illustrativa
di tutte le iniziative poste in essere dal Governo regionale a proposito di lotta alla mafia, ed io ho ampiamente documentato vari
specifici provvedimenti poi illustrati alla
Commissione in materia.
Spero di averti fatto cosa gradita facendoti
rivivere una delle qualificanti pagine della
Tua esperienza governativa e consentendoti di valutare il fatto che gli amici veri non
dimenticano i veri amici.
Ricevi un abbraccio forte come se fossimo
in televisione.
Alessandro Italia
Carissimo Direttore Alessandro,
Grazie per la tua affettuosa e gradita lettera, l’ho molto apprezzata, mi ha dato un
po’ di serenità e di conforto, oltre ad aver
portato con sé i tuoi sinceri e benevoli sentimenti di amicizia per me oggi molto importanti per affrontare questa durissima
esperienza del carcere.
Se c’è una cosa per la quale non finirò mai
di ringraziare il Buon Dio, oltre al fatto che
mi ha chiamato a vivere, mi ha fatto cristiano, e mi ha conservato fino ad oggi in vita,
è quella di avermi dato una bella famiglia e
di aver segnato la mia vita con l’amicizia.
osservatorio
> Lombardo: come scombinare i giochi
La tracotanza politica di Raffaele Lombardo rischia di aver fatto scuola nel poco
morale mondo politico nostrano. Ma c’è
di peggio: Lombardo ha cercato di creare
le premesse perché la propria sregolatezza divenisse una regola e anche qui la realtà rischia di seguirlo su una strada “horribilis”, come si usa dire alla latina. Lombardo ha “scombinato i giochi” sia a destra che a sinistra e, peggio ancora, ha insegnato a farlo, con metodi e sfrontatezza,
a tanti altri. Adesso, se a Palermo o a Roma si faranno determinate porcherie, in
barba alla volontà degli elettori e allo spirito delle leggi (peggio che col Porcellum),
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non sarà più una novità... E, già, sotto
traccia il Pd e i centristi si ripromettono di
fare “quelle cose” all’indomani delle elezioni, aggrappandosi alla libertà dei deputati di cambiare casacca o …gregge.
Altro che transumanza: tutti, anche gli altri, potranno imitare le pecore e l’elettorato non potrà fare che da spettatore come è avvenuto in Sicilia nella presente legislatura.
Da Fiumetorto in poi
La prosecuzione del doppio binario, oggi
“nuova linea”, da Fiumetorto fino a Messina è una impellenza che risale agli anni
’50: oltre 60 anni fa. Adesso, lo stop ai la-
vori della ferrovia fino a Ogliastrillo (Cefalù) fa scandalo sui media che invocano il
“posto di lavoro” per gli operai ivi impiegati.
Ma ancor più grave dovrebbe essere invocare l’assurdità del perpetuarsi di un mancato servizio che blocca l’arrivo a Cefalù
di passeggeri e automobili (vecchi passaggi a livello). E questo è lo scandalo. Ma –
ci si rincuora, sempre sui media – perché,
forse, gli operai troveranno lavoro nel tratto Cefalù – Castelbuono. Se noi ce l’avessimo contro gli operai saremmo dei mostri e non lo siamo. Ma speriamo che non
siano impegnati a realizzare una seconda
“incompiuta”. Per una volta, questa, lasciamola a Franz Schubert.
PoLitiCA
Sin dall’infanzia non ho mai vissuto senza
amici, beni preziosi ed indispensabili. La
tua lettera ha avuto il pregio di riportare alla mia mente il tuo volto, quello dei tuoi familiari, ricordandomi quanto sia una bella
avventura l’amicizia, in cui si riconosce cosa significhi volere il bene dell’altro, una
pratica di pacatezza, di adattamento, di generosità, di assonanza, una vera e propria
scuola dove si impara a diventare più buoni, e stare ancora bene insieme.
Ti confesso che la ferita che mi hanno aperta mi brucia moltissimo. Hanno rinchiuso
il mio corpo non la mia anima, essa è libera, pensa, corre, si perde e poi si ritrova per
tornare a perdersi.
Sto scontando la mia pesantissima condanna senza protestare né lamentarmi, ma anche senza mortificazione, con tanta dignità
e forza morale.
La vita a volte ti chiama ad affrontare prove più forti di te, a richiamare il tuo coraggio, ed io sto facendo questo grande sacrificio, offrendolo come dono di tempo, capacità di speranza, e testimonianza di pazienza. So di non aver mai favorito la mafia,
anzi di averla sempre combattuta ed osteggiata, politicamente e culturalmente, ma
oggi più che mai mi sento ancora di rinnovare la mia fiducia nella giustizia, nelle istituzioni tutte, magistratura compresa, e di
riaffermare la mia fedeltà a quello che sono
sempre stato, me stesso.
Ho dedicato molta parte della mia vita
agli altri, mi sono tanto speso per la mia
Sicilia, per farla crescere, per creare occasioni di sviluppo, di lavoro, perché fosse
una terra dove vivere, non da dove fuggire, ed oggi più che mai sono convinto che
la nostra Isola ha bisogno di essere amata
e servita, anche perché la nostra vita ha
veramente valore se si vive per qualcosa e
per qualcuno.
Abbracciami tutti i tuoi, stasera nelle mie
preghiere chiederò alla Madonna di vegliare oltre che sulla mia famiglia anche su di te
ed i tuoi.
Roma 12 giugno 2012
Grazie per il libro
Con tutto l’affetto che posso
Totò Cuffaro
dopo Cuffaro finora il buio
Salvatore Cuffaro è stato l’ultimo presidente a dare speranza alla Sicilia.
Un altro fu certamente in epoca recente Rino Nicolosi, a meno che non
si voglia andare molto indietro nel
tempo o riferirsi all’esperienza andata a monte del “milazzismo”. Anche
Nicolosi finì in disgrazia. Per Cuffaro
– secondo noi – non è ancora detta
l’ultima parola.
Se venisse eletto Rosario Crocetta sarebbe una disgrazia, data la ristrettezza d’orizzonti del personaggio,
che non va oltre quella visione “localistica” della politica da cui la Sicilia
adesso deve uscire. Perché questa è la
sola strada importante da percorrere.
Naturalmente, sappiamo bene che
molti siciliani, per motivi che non è
facile capire ed indicare, temono tale
evoluzione.
Di fatto, se noi siciliani non ci apriremo al mondo, a partire dal Mediterraneo e dall’aggancio all’Italia tramite il Ponte sullo Stretto, sarà comunque il mondo ad invaderci. I sessan- Nello Musumeci e Silvio Berlusconi
tenni di oggi, forse, non faranno in
tempo a vederlo con gli occhi, ma altri più giovani lo vedranno.
Di Cuffaro ricordiamo soprattutto il fervore per la politica mediterranea, che allora si esaltò nella “vana” attesa dell’Area di libero scambio che avrebbe dovuto
decollare nel 2010, ma fu bloccata da chi non vi aveva interesse e, se mai, la invidiava a livello internazionale. Cuffaro fu un entusiasta presidente dell’organismo
che riuniva direttamente le regioni mediterranee e latine, dall’Algarve alle isole
dell’Egeo, laddove la Sicilia avrebbe potuto recitare un ruolo egemone, per le
proprie università e persino le proprie attività imprenditoriali… Tutto questo, di
cui si parlò nei famosi trattati di Barcellona e di Lisbona, è stato messo sotto la cenere e come capitale del Mediterraneo si candidò persino la Milano di Berlusconi. Ma sembrò anch’essa troppo …sudista a chi “poteva” bloccare tutto.
Oggi vediamo in Nello Musumeci la sola persona i cui discorsi si infervorano
guardando oltre il mare. Quel mare che per troppi anni è stato visto dai popoli
mediterranei (che non sembravano più gli eredi dei Fenici, dei Greci e dei Romani) come il “mare dissociabile”, concetto che pesa sulla bella personalità del poeta
latino Orazio, il mare che divide e separa, luogo di lavoro, pericolo, dolore. Qualcosa cui girare le spalle a favore di un qualunque stentato orticello. Persino da una
delle Eolie, da un’ Isola del Dodeccaneso o dalle sponde di La Galite. Ma la Sicilia non è un’isoletta. E’ la piattaforma che il mondo occidentale, il continente Europa, offre come ingresso al Mare Nostrum.
osservatorio
Questa drammatica omosessualità
Siamo al tempo della “omosessualità” dichiarata. L’esperienza ci dice che essa è stata sempre tollerata, è sempre esistita e – talvolta – irrisa. L’accettazione che ne avevano
Greci e Romani non fu tale da non farne
oggetto di humor, come rileviamo dai versi
di Marziale e Giovenale. Veniva accettata,
ma non considerata al pari della …normalità. Non ci vuol molto a capire che l’omosessualità sia una devianza sessuale, se si mettono sulla bilancia fenomeni come feticismo
(diffusione massima in Giappone), voyourismo (ovunque) e atteggiamenti ancor più
strani come la gerontofilia e la necrofilia…
L’omosessuale è stato, fra l’altro, indicato
anche come pederasta, dimostrando come
il fenomeno possa sconfinare nella tanto
condannata e perseguita pedofilia. Non esiste, in realtà, una sola forma di omosessualità, ma tante sue manifestazioni. Svariata è,
certo, la genesi individuale. Non infierire sugli omosessuali o anche accettarli nella normalità della vita fa parte della tolleranza
evangelica che si deve avere verso chi sbaglia
e verso tutti i diversi. Fra persone “corrette”
non dovrebbero esserci dubbi e neppure
necessità di dirlo. Da qui a plaudire – o quasi – al fenomeno, come si fa oggi, ne corre.
Ma dove sono finiti i pacifisti?
Guerre in Asia, guerre in Africa, guerre
nel Mediterraneo. E i pacifisti? Tanto atti-
vi ai tempi di Bush, ora tacciono del tutto.
Forse quelle di Obama sono guerre sante,
a differenza di quelle di Bush che erano
demoniache. Poveri gonzi quelli che c’erano cascati, credendo in una campagna
che non aveva nulla di pacifico né di veritiero, ma solo un contenuto politico, stupido come sempre: mera propaganda...
L’aspetto più preoccupante è che solo raramente qualche scolorita bandiera con
le strisce della pace appare su qualche finestra. Sì è finito per ottundere l’autonoma capacità di giudizio nelle persone che
in questa occasione acquistarono in massa le bandierine che alcune fabbriche avevano prodotto e venduto in una certa occasione.
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AttUALitA’
A
tutta l’Ue sbaglia e il governo italiano fa persino di più
Monti campione degli errori europei
L’inizio della fine
Ha parlato a margine del Salone Tessile
di Milano il presidente del Consiglio Mario Monti ritornando sui temi di crisi e
crescita economica (concesso dal giornale
telematicohttp://www.romacapitalenews.com
): “Il governo ha contribuito ad aggravare
la congiuntura economica, già difficile,
con i suoi provvedimenti che però serviranno ad un risanamento e ad una crescita duratura – dichiara il premier – Si dice
che con le nostre decisioni abbiamo contribuito ad aggravare la congiuntura. Certo solo uno stolto può pensare che sia possibile incidere in elementi strutturali che
pesano da decenni senza provocare nel
breve periodo un rallentamento dovuto al
calo della domanda…”
Quanto alla possibilità di una ripresa nel
più breve tempo possibile il professore ha
bacchettato le imprese: “Anche le imprese
certe volte, come ogni soggetto, tentano
di cavalcare le difficoltà del Paese per trarne vantaggi – ha dichiarato alla platea del
Salone Tessile – ci aspettiamo, anzi esigiamo a nome del paese e dei cittadini che
imprese e sindacati facciano qualcosa di
più con il loro impegno congiunto”.
Su “La Repubblica”, edizione elettronica
del 10/09/2012, leggiamo “De Cecco:
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Tanto tuonò che piovve, dice un vecchio adagio. Tutto – diciamo noi – cominciò con le statalizzazioni e poi con
la vendita delle banche nazionali alle
banche private. Le altre “teorie” sono
secondarie. Il famoso “noi ci mangiammo, voi vi mangiaste “ è “rubbish”. Gli
errori e i misfatti lampanti sono sotto i
nostri occhi e tanti di noi lo dissero subito. Poi iniziò a sovvertirsi la massima
sindacale “indietro non si torna”. Fu
quando si abolirono le regole fondamentali della scala mobile. Da allora
siamo scesi lungo la china dei mancati
consumi, della crescita dell’Iva, che è
l’imposta più disastrosa che ci sia. Già
al 12% (come nacque) anche per le incombenze che impone ai piccoli (registri, consulente…) e, quindi, dei mancati introiti per le imprese che producono, i commercianti che rivendono, i
trasportatori che trasportano. Per sapere di chi è la colpa basta vedere chi
fosse al governo – in Italia e all’estero –
quando vennero prese tali decisioni.
Non è difficile consultare, non si tratta
di preistoria: gli annali recenti parlano
da sé di demagogia e boiardi di stato. Il
peggio è che vorrebbero richiamare
quei concetti e quel tipo di persone al
capezzale della situazione. (Gs)
‘’Italia caso unico, i prezzi aumentano nonostante la crisi’’.
Quindi, è facile dedurre che l’aumento
dei prezzi è sostanzialmente legato all’aumento delle tasse, le quali comprimendo i
consumi a causa dell’impoverimento delle
famiglie (sempre grazie all’aumento delle
tasse), costringe commercianti e produttori ad aumentare i listini al dettaglio ed
alla produzione. “Elementare Watson”,
avrebbe commentato Sherlock Holmes,
ma i nostri economisti sono ben lungi da
tali considerazioni”.
D’altro canto era anche facile prevedere
un tale ritorno, perché se l’obiettivo era il
“pareggio di bilancio”, la strada di sovraccaricare l’INPS per azzerare i Ministeri e il comparto Istruzione perché “sovraffollati, di scarsa competenza e di produttività”, non avrebbe fornito alcun risultato utile, ma solo un più o meno complesso scambio di ruoli. Certamente è stato un metodo veloce ma irresponsabile
quello scelto dal Parlamento (che è pur
sempre il primo responsabile dell’attività
di Governo) perché, come di solito accade, quando si legifera in modo troppo superficiale e con evidente incompetenza, i
nefasti effetti collaterali finiscono per va-
AttUALitA’
La strana europa di Monti e Napolitano
Da sempre Giorgio Napolitano esorta tutti allo
spirito europeo. Ricordiamo in piena piazza
Massimo: “dovete evolvervi, ma ciò può avvenire correttamene solo
in chiave europea”. Anche Ciampi in quella stessa piazza s’era esibito in
uno svarione: “…passa il
cavallo della globalizzazione, dovete saltargli in
groppa. Se saprete farlo,
Siciliani, crescerete perché è questo un modo per
valorizzare oggi le realtà
periferiche”.
Sinceramente, non capiamo né il vecchio, né il nuovo presidente. Che vi sia
un cavallo che corre sul
quale basti saltare in groppa è una bella immagine.
Peccato che il cavallo non
ci sia e che non abbiamo
le gambe per saltarvi in
groppa. Sono solo parole, come dicono le canzoni, non concetti. Mere esortazioni, non indicazioni
tecniche da adottare in
concreto.
Evolversi in chiave europea è proprio un bel
sogno. Ma che cosa significa? L’Europa ci rivolge
poco e male la parola. Ci
sta chiedendo di pagare
tasse a non finire e già ne
pagavamo troppe. Ha
mandato gli aiuti economici, ma sottoposti a condizioni che non abbiamo
saputo rispettare. E non
sempre per colpa nostra,
cioè per una manchevolezza cui si sarebbe potu-
estirpare le viti, i campi
di grano, uccidere le mucche, pescare con reti adatte, invece, all’Atlantico…
Infine, si sperava che l’Europa ci portasse verso traguardi di sburocratizzazione e invece ci ha portato più burocrazia, come se copiasse dai …pigs.
to rimediare. La nostra
legislazione, la nostra tradizione giuridica, civile e
sociale è troppo distante
dalle richieste dell’Ue…
L’Europa ha chiesto più
volte a tutta l’Italia meridionale di “cambiare mestiere” in modo quasi radicale: meno agricoltura,
Quanto a burocrazia, in
Mediterraneo, lo siamo
realmente e ora essa sovrappone incombenze europee a quelle nazionali,
che frattanto non vengono meno. E’ una parola,
evolversi in chiave europea. Dacci la chiave, Napolitano! (D.)
nificare l’impresa e produrre situazioni
catastrofiche, quali i circa 500 imprenditori suicidatisi per il fallimento delle
loro aziende – causato direttamente o indirettamente dalle politiche governative –
così come pure l’alto livello di disoccupazione, cui si sommano, oltre all’ aumento
dei prezzi, la maggior importazione di
prodotti stranieri e il continuo trasloco oltre confine di manifatture e valuta! E’ il
“cane che si morde la coda”!
Ma le scelte erano sbagliate fin dall’origine, ovvero all’interno dei trattati
con i quali si è cercato di unificare troppo
presto un’Europa ancora immatura (e chi
scrive – come del resto Palermoparla, ndr
– lo disse già nel 2003!) con esagerati progetti basati solo su un modello economico
capitalista liberista troppo accentuato (e
verticistico, ndd). In effetti, i tentativi imposti con i trattati di limitare i Governi
nazionali, fino al ruolo di passacarte,
affidando tutto al sistema privato controllato blandamente da un fin troppo incompetente Consiglio UE e da un inutile europarlamento, ha causato la perdita della
governabilità delle singole nazioni, portandole vicine al disastro economico e civile!
Tutto ciò è accaduto nel peggiore dei momenti economici a partire dalla crisi del
’29: le liberalizzazioni volute senza tener
conto che l’apertura dei mercati dei beni
materiali e finanziari al mondo indocinese avrebbe azzerato la produzione europea di molti beni strategici. Soprattutto,
l’infantile tentativo di parcellizzare
la produzione interna ridistribuendola in quote tra i paesi membri ha azzerato
la concorrenza tra aziende equivalenti,
facendo loro preferire i risarcimenti anziché produrre di più, di qualità migliore ed
esportare il surplus di produzione… Alla
fine in Italia abbiamo acquistato molto
alimentare esotico: dal latte prodotto in
Cina, fino alla pere provenienti dalla Nuova Zelanda…
Nel libro New Economy & Socialismo (Editori Associati – Roma 2008) chi
scrive queste righe ha spiegato che la soluzione di politica economica scelta dal Consiglio UE avrebbe avuto un esito fallimentare, fornendo al contempo una soluzione
che a nostro avviso sarebbe stata risolutiva. Purtroppo, “non c’è sordo peggiore di
chi non vuol sentire”!
In esclusiva da Roma
Lorenzo Romano (economista)
Un “condominio”
fondato sul denaro
Quella cui si è lavorato è l’Europa del
denaro. Il traguardo fin qui raggiunto è
di aver fondato un condominio monetario, ma non una grande nazione e
neppure un’unione politica: nessun agreement, tranne astratti sorrisi di circostanza.
Non parliamo, infine dell’Europa della cultura. Si dovrebbe lavorare e
nulla si è fatto per
cementare la cultura europea in almeno tre direzioni. Nulla in senso storico antropologico prima
(sottolineare i comuni costumi e le
architetture, ricordare e quindi insegnare agli europei
– specie ai giovani
– quanto di comune riuscirono a fare gli antichi e i meno antichi nei conventi, nelle corti, nelle università, nella
letteratura, nel teatro, nell’arte figurativa, nella musica). Ciò ebbe spesso una
matrice politica, se è vero che il sogno
europeo venne coltivato e persino realizzato, senza gli odierni mezzi di comunicazione, tramite le strade e gli itinerari romani, anche dal Sacro Romano Impero. Le università, fondate in
Italia e in Francia dagli stessi Carolingi
(per poco colti che fossero di persona),
lo sviluppo delle banche, il Rinascimento… Nulla per cementare la
cultura in senso ancora più stretto o tecnico: da Dante a Shakespeare,
dalla partita doppia alla vela latina,
dalla rivoluzione di Copernico e Galileo fino alle tecnologie più moderne in
campo nucleare o medico. E’ qualcosa
che in vari modi varca monti e vallate,
oltre alle grandi pianure che iniziano
dalla Germania e dall’Ungheria. Il terzo “compito” che nessuno svolge
è quello di spiegare e cementare i motivi attuali che devono spingere l’Europa
ad unirsi in una sola realtà: non tanto
un unico stato, quanto un’unica nazione, in grado di collaborare all’interno e
di proporsi al mondo in tutta la propria
potenza e grandezza, pronta a fornire
sempre il messaggio di civiltà, umanità
e buon gusto che tutti addirittura si attendono.
Meravigliarsi, come ha fatto Mario Monti – per la disgregazione e i localismi
che proseguono …a dispetto della speranza di veder cementata l’Unione fra
nazione e nazione, regione e regione, è
un brutto segno. Significa che non ha
capito ciò che avviene intorno. (D.)
19
eCoNoMiA
Nell’editoriale del numero scorso (87) avevamo fatto un discorso simile, ma da opposta
angolatura, contro coloro che oggi vorrebbero o volessero accordare il liberismo ai potenti e imporre una sorta di socialismo alla base della società. E’ esattamente ciò da cui i
popoli devono difendersi. Ciò comporterebbe (e persino Marx sarebbe d’accordo: meno
benessere uguale meno libertà) un appiattimento economico e, quindi, morale e civile
delle masse, un mal funzionamento dell’ …ascensore sociale ed un generale nocumento
per l’economia diffusa: minori consumi, meno pil. Ciò, in realtà, minerebbe – come sta
già avvenendo – anche gli interessi dei cosiddetti “grandi” che stanno deludendo il mondo mostrando i limiti e la miopia delle proprie scelte assolutamente dettate da sete di denaro e di potere da stupidità. Essi vogliono follemente distruggere i medi e medio piccoli
per fare e disfare… Per assurdo che sembri, questo era già il disegno acclarato di un
“Goldfinger della storia” come Mayer Rotschild, che (vedi Pelermoparla n 87) all’alba
dell’800 trasformò un banco dei pegni in un impero economico e presto venne a patti
con lo stesso Lenin, sposando atteggiamenti pseudo socialisti e il colore rosso che coincideva con quello dell’insegna degli “usurai” di allora.
Rotschild è certo arricchito, ma, fino ad oggi, non ha ridotto il mondo in schiavitù: le speranze non sono perdute.
il sì al liberismo economico che appartiene ai liberali
eCCo i veri ProGreSSiSti
Nella distinzione sottile – ma solo in apparenza – tra liberismo finanziario
(dimostratosi condannabile e certo da
controllare) e liberismo economico
(indispensabile al benessere generale della
società) risiede la sola possibilità di uscire
dalla trappola dell’equivoco che coinvolge i più diffusi giudizi su ciò che sta avvenendo in campo economico, ma anche
inevitabilmente politico. La corretta
analisi di ciò che è accaduto ci dice senza equivoci quanto segue: La crisi finanziaria – indotta da speculazioni bancarie
visibili – ha assunto tali proporzioni da
provocare una crisi nell’economia reale.
Questa ha vacillato, fuori di ogni logica,
perché non aveva il dono della inesauribilità delle risorse che da 2 opposte angolature le si attribuivano…
La società si è trovata davanti al capo bifronte di quel Giano statalista che attribuisce allo Stato, da una parte la capacità di poter provvedere a tutto, dall’altra
una capienza tale da poter essere “derubato” senza ritegno da coloro che siano in
grado di farlo …avendone il potere o la
possibilità. Infine, lo Stato si è progressivamente attribuito il diritto di imporre all’economia reale imposte e pretese d’ogni
tipo che rischiano – adesso – di metterla
in ginocchio.
Solo così la grande macchina economica che ha innescato un’escalation senza
precedenti sui livelli del tenore di vita diffuso, delle grandi ricchezze moltiplicatesi
per molti, dei servizi, dei viaggi, della comodità… si è inceppata. Una causa, insomma, è piovuta dall’alto – e resta da dimostrare che non sia stata anche voluta
da qualcuno – ma una concausa visibile si
è determinata alla base. La prima è stata
la speculazione finanziaria, la seconda lo
statalismo amministrativo in sé e per sé.
Ogni altra interpretazione non è tecnica,
ma frutto di ideologia, demagogia, sottocultura, ignoranza vera e propria…
20
A livello di politica e di popolo qualcosa non ha funzionato come era avvenuto per oltre due secoli (pur con qualche
crisi) e resta anche da dimostrare che il fenomeno non sia stato determinato o peggiorato da scelte sconsiderate da parte di
chi specula non solo con il denaro (contro
il principio romano: pecunia non facit pecuniam), ma anche sui beni di largo consumo e primissima necessità: energia, acqua, grano, medicine…
Infine, tramite campagne d’opinione e
“veline”, provenienti dai massimi sistemi
che reggono la finanza attraverso organizzazioni di stampo massonico e guidano anche i principali media, i notabilati e
la strana morale “laica” che oggi si vuole
affermare (assieme a scelte che spaziano
in ogni campo) è piovuto l’ordine di manipolare la verità in campo morale quanto scientifico ad uso e consumo di chi vuol
specularvi...
A
eCoNoMiA
Guido Carli
Giuseppe Mazzini
Liberismo economico
e liberismo finanziario
Riprendendo l’apertura dell’articolo a
lato, è chiaro – già di fatto – che è sulla
prima voce – cioè quella del liberismo finanziario – che bisogna operare col bisturi o col raggio laser, per togliere la
parte tumefatta: quella che il Manzoni
indicherebbe come il “…sozzo bubbone
di un livido paonazzo”. Di tutt’altra specie è il liberismo economico che tutti,
quasi indistintamente, condividono in
campo politico e nella cui direzione dicono di saper far meglio d’ogni altro.
Di fronte al tramonto del socialismo reale, alle sue implosioni lente ed
alle deflagrazioni, parlare di progressismo e progressisti come si riascolta, si rilegge e si riafferma da qualche parte in
questa italietta abbarbicata agli errori finali della prima repubblica, è assurdo.
Ma c’è chi non vuol capirli e che vuole
invece ancora una volta, fedele (come
sempre) al Gattopardo “cambiar tutto
perché tutto resti com’è” o, peggio ancora, com’era, parlando di progressisti e
conservatori. Quali dunque sarebbero i
progressisti e quali i conservatori?
Acclarato il pollice verso contro il liberismo finanziario, quello dei grandi
potenti, dai quali può difenderci solo la
politica democratica, ultima – anzi unica
– dea dell’uomo qualunque, il mondo
procede con qualche “sobbalzo” lungo
la via del liberismo economico reale. Ciò
indipendentemente dal fatto se in Francia vinca Sarkozy o un Hollande, che
piace a tutti o che in Inghilterra un liberista nato laburista come Tony Blair venga rimpiazzato, sia pur dopo due turni,
da un Cameron che …non piace a nessuno.
In democrazia, dove i voti pesano tutti
uguali – quelli di chi capisce e quelli di
chi non ha capito – la regola indefettibile
vuole che governi chi venga, comunque,
eletto. Questa massima assoluta – tra-
sgredita in Italia vistosamente dai ribaltoni – dovrebbe evitare che l’esito sia
“giusto” solo se ci è favorevole, ma lascia
certo per strada qualche uomo valido a
favore di uomini peggiori. Ciò non dovrebbe spingere nessuno a trasgredire,
optando per soluzioni piovute dall’alto
come quella di chiamare un Monti: un
commissario che nessuno ha votato a capo di un governo non politico e quindi
anti democratico già per natura.
Ciò che occorre capire è come il liberismo economico vada applicato meglio
dagli stessi liberisti. Questi ultimi, i cui
rappresentanti sulle cattedre di economia di tutte le università del mondo nell’ultimo secolo, hanno vinto quasi tutti i
Don Luigi Sturzo
premi Nobel, sono oggi i veri progressisti. Gli altri sono ancorati ai dubbi del secolo scorso, anzi dei due secoli passati.
Annaspano per conservare i brandelli di
ideologie tramontate, di speranze finite
per sempre dietro l’orizzonte.
Concludiamo affermando, senza esitazioni, che, se controlli devono essere programmati, essi devono riguardare più le
alte sfere che non la base della società
economica (per non parlare della privacy). Se un progressismo – infine – si configura, esso va riconosciuto alle idee di liberal democrazia che risalgono, limpide
e chiare, a Mazzini, Don Sturzo, Einaudi, Carli.
Gescar
21
PoLitiCA
Lo regaliamo ai sostenitori di Monti e Napolitano
ecco il peggio del peggio
Diceva Eraclito, filosofo caro da sempre a
Palermoparla: “Non troverai mai la verità,
se non sei disposto ad accettare anche ciò
che non ti aspettavi di trovare”.
Nel sito ufficiale della Bce si legge che …La
Bce è la banca centrale responsabile della
moneta unica europea, l’euro.... e …persegue degli obiettivi ed esplica funzioni fondamentali tra cui definire e attuare la
politica monetaria nell’area dell’euro.
Inoltre la Bce ha il diritto esclusivo di
autorizzare l’emissione di banconote all’interno dell’area dell’euro.
Della Bce fanno parte tutte le Bcn (Banche
centrali nazionali) degli stati membri dell’Ue, tra cui la Banca d’Italia, oggi detta
Bankitalia, che ha il 14,5% del capitale.
Inoltre ne fanno parte anche altre Banche
Centrali Nazionali di paesi che non aderiscono all’area dell’euro, tra cui la Banca
d’Inghilterra (14,5% del capitale). E l’Inghilterra, come sappiamo, non utilizza
l’euro.
Ma la Banca d’Italia, appartiene ai cittadini italiani? Non è così!
Bankitalia non appartiene alla Repubblica
italiana, così come la Banca europea non
appartiene agli europei. Perché neppure le
banche italiane, che in gran parte si sono
“divise” la Banca d’Italia possiedono “tut-
ta” Bankitalia. E non ci sono solo le grandi
banche, come San Paolo, Unicredit e Montepaschi, ma anche alcune piccole, di Lucca, Asti, delle Marche e altri istituti. C’è la
francese Bnl, ma anche Assicurazioni generali, Allians, Sai e persino Inps e Inail.
Un paciugo pazzesco solo a leggerlo.
Chi ha combinato questo bel pasticcio? La
sola consolazione è che anche le altre banche centrali hanno fatto più o meno la stessa fine e non solo in Europa: persino la Federal Reserve, come accennammo nel numero scorso appartiene al gruppo di cui
sono magna pars i Rothschild. E’ evidentissimo che le banche nazionali sono state
“vittime” di un disegno planetario.
L’aspetto peggiore è che, mentre i governi
chiedono più tasse a noi cittadini per risanare il debito – che in gran parte è sempre
esistito, in Italia sin dal tempo di Giolitti,
come denunziò il solo Berlusconi – adesso
la moneta non è più “nostra”, come lo era
la lira. Quella la stampava l’Italia. L’Euro
bisogna “comprarlo” alla Bce, che ha grossi azionisti anche tedeschi… E il prezzo
viene a pesare proprio sul debito che “dovremmo” ripianare. In pratica siamo come
un poveraccio in mano agli usurai, perché
riusciamo a pagare poco più (speriamo)
degli interessi. Insomma: è veramente in-
credibile. Ma non rimuoviamo questa verità lapalissiana perché ci fa soffrire: ricordiamo la saggezza di Eraclito, uno dei primissimi filosofi. Quella colonna del pensiero che contrasta i vaneggiamenti della visione statica che Parmenide trasmette a
Platone e agli idealisti fino ad Hegel e ai
giorni nostri…
A chi “piace” Mario Monti (e il suo sponsor Giorgio Napolitano) diremo che a gennaio – e vorremmo tanto essere smentiti –
a pochi mesi dalla sua nomina (non lo abbiamo mai eletto), ha alienato 6 miliardi di
euro in oro dai caveau italiani alla banca
Morgan per ripianare prestiti all’Italia.
Perché subito la Morgan? Una scelta, forse. Fatto sta che suo figlio ne è uno dei vice
presidenti.
Ma chi vigila sulla BCE (Banca Centrale
Europea) e sulla Banca d’Italia? Volete la
risposta? Nessuno. E’ regolata solo da una
serie di norme che possono, “non devono”
essere consultate. Visitando il sito ufficiale
si ha la conferma che la Bce gode di assoluta indipendenza rispetto a qualsiasi istituzione, organo comunitario, a qualsiasi governo degli stati membri ed a qualsiasi altro organismo. Pertanto essa è la sola autorità monetaria e gode di poteri al di sopra
di ogni nazione dell’Ue. (D.)
Crescita zero per la follia di pochi
Da tempo ci eravamo accorti spontaneamente che, se a dispetto della crescente
tecnologia e del progresso in genere che
coinvolge tutti i settori, dall’agricoltura
all’industria, ma raggiunge il top grazie
all’ingrediente dell’elettronica, della informatizzazione, del web, l’economia
non cresce – e dovrebbe farlo a dismisura
– ciò avviene solo perché c’è chi nel mondo …tira al contrario. Nel numero scorso
(pag 50) abbiamo riportato alcune testimonianze di quale fosse – già alle soglie
dell’800 – il pensiero di Mayer Rothschild
sulla conquista del potere nel mondo. Riguardava il fiaccare, attraverso la diffusione di pensieri “drogati” e di droghe vere e
proprie, la coscienza diffusa. Per questo
uno dei capostipiti della dinastia, che oggi controlla in pratica il sistema bancario
mondiale, non esitò a trattare senza distinzione con ogni tipo di potere politico,
a partire da Lenin che, a propria volta,
accettò subito il dialogo. Ma ciò non impedì ai Rothschild di piazzarsi a Londra
e soprattutto a New York.
Non possono esserci ancora dubbi che il
potere economico in genere fu il primo
ad ignorare ideologie e religioni, per quanto i Rothschild, che partirono dal gestire
22
un banco di pegni dall’insegna rossa
(colore del banco dei pegni che, confermato, li assimilò ad una generica sinistra
formale) fossero ebrei. La realtà è che tale modo di pensare riunisce sotto una sorta di “pensiero comune”, quasi in un’unica ideologia, coloro che ritengono sia assolutamente “morale” conservare il “vero” potere entro stanze chiuse, dove si
possa guidare in pochi i destini delle nazioni. Cioè dei popoli. Al di fuori devono
regnare la dissolutezza e l’ignoranza, per
il motivo che esse regnerebbero in ogni
caso. Anzi, il mondo andrebbe peggio, se
non ci fosse in poche “stanze” chi capisce
tutto il senso della realtà. In conclusione
c’è chi ritiene di valutare la realtà solo
dalle quote di capitale, di mercato o di
mero potere che possa egli stesso detenere.
Questo modo di pensare è esattamente l’opposto del pluralismo, del “sogno democratico” che il mondo accarezza sin dal tempo dei Greci e degli stessi
Romani. Essi crearono repubbliche, credettero alle assemblee di molti… Tutte le
società segrete si ritengono, invece, detentrici di una “intellighenzia” destinata
a preservare il buono, il giusto e il bello.
Ma è più che ovvio che gli uomini comuni pensano in coro – assieme alle maggiori religioni e dottrine morali – che tali
“beni” si trovino ovunque, siano patrimonio di tutti e, soprattutto, della intera razza umana, cui la natura o Dio ha dato la
capacità di godere, di capire e di apprezzare, oltre che di generare ciò che potremmo arditamente definire “il bello”:
Da Fidia a Michelangelo, da Dante a Shakespeare, dal Danubio Blu all’intermezzo
della Cavalleria rusticana.
Oggi c’è anche chi crede alla propaganda che demonizza l’uomo a favore
della natura: è uno degli altri veleni diffusi, assieme all’eroina pura e alla morfina
base, in dosi massicce. Come le armi tutto ciò si trasforma in fonte di reddito enorme per chi sta al di sopra delle nazioni e
per le nazioni stesse, che vengono controllate dai cosiddetti “boiardi di stato” e
dai finanzieri. Così la legge si può permettere di limitare il fumo che rende meno profitti: demagogia. Frattanto si diffonde ad ogni angolo il gioco d’azzardo.
Se il fenomeno mafioso, comunemente
detto, viene limitato, ma non certo estirpato, è perché esso è un anello base di
una sorta di catena alimentare…
PoLitiCA
il pronipote rinverdisce le glorie dei Popolari di don Luigi
Gaspare Sturzo e italiani liberi e forti
Il candidarsi a livello regionale di un di- pur nella sintetica descrizione di sopra riscendente di Don Luigi Sturzo, in portata il raggio d’azione.
nome del suo illustre prozio – fondatore Lo scritto in questione valuta le “parole
dell’indimenticato Partito Popolare – ci guida sturziane” per discernere il futuriporta alla lezione del grande uomo po- ro politico d’Europa: il rapporto tra Pil e
litico e di fede che fu l’ideatore in un mo- debito pubblico, la via per creare sviluppo
do di pensare cattolico – liberale, ovvia- e crescita, l’atteggiamento verso i popoli
mente a sfondo sociale, che una maggio- alle porte dell’Europa meridionale, il ruoranza silenziosa di fatto condivide e che lo dei partiti politici nella democrazia eucertamente ha salvato l’Italia, con la pro- ropea. Come si vede la chiarezza preditpria forza culturale, da mali peggiori di toria di Don Sturzo è tale che quest’uomo
quelli che stiamo vivendo e che avrem- di politica e di fede, che era anche un pamo potuto vivere nel dopoguerra… Sia- lese economista, vada rivisto alla luce dei
mo lieti, fra l’altro, che l’intensificarsi re- tempi. Specie se si pensa che iniziò a metcente degli studi sul fondatore del Partito tere nero su bianco il proprio pensiero nel
che poi ispirò anche la Dc, sia stato in- 1918.
terpretato con grande tempestività – se Sturzo predica – rileviamo dal pamnon in anticipo – da una nostra pagina phlet - …una profonda palingenesi per
su Sturzo nel 2011 (Palermoparla n 83 ). impedire che possano ancora esservi nelOccorre precisare, anNeppure certe imprese private devono rimanere
che, che il nuovo parcome sono, cioè quelle che si reggono su monopoli
tito Italiani liberi e
di fatto, a danno dei consumatori con la connivenforti, fondato da Gaza governativa o burocratica che sia. Quando staspare Sturzo, nasce
talismo e sfr uttamento privato s’incontrano lo
a livello nazionale e non
scotto è pagato assai caro dal consumatore.
sarà, sin da subito, uno
di quei “partitelli” a
l’Europa civile nazioni subordinate e polivello locale visti più volte...
Gaspare Sturzo, magistrato (ha co- poli oppressi. Seguiva, infatti, con preocordinato indagini delicate su riciclaggio, cupazione anche l’insorgere dei nazionamafia e appalti, pool antimafia, ricerche lismi, mentre colpisce oggi quel suo “andi Provenzano e interrogatorio a Siino, cora”, riferito all’egoismo ed egocentriesperto alla presidenza del consiglio dei smo delle nazioni. ministri etc…), che oggi si presenta come Nel luglio 1930 Sturzo scrive a Marc
candidato alla presidenza della Regione, Sangnier indicando le 3 condizioni esfa notare per primo i significati attuali del senziali per far vivere una qualsiasi forma
di Stati Uniti d’Europa: una base econopensiero di Don Luigi…
Sturzo, che maturò il proprio pensiero mica larga, una politica democratica omoanche nel corso di un noto soggiorno ne- genea e una modalità che possa realmengli Stati Uniti di quei tempi, predisse la te affratellarci. Nota Gaspare Sturzo che
necessità di una politica interna impron- “…i tre concetti chiave, una base econotata al liberismo economico, unico stru- mica in crisi, una politica democratica
mento in grado di creare il benessere ne- continentale mai nata, l’abbandono di
cessario alla comunità. Gaspare Sturzo, ogni sforzo per affratellare i vari popoli”
che adesso abbraccia la politica con la emergono ora nella loro drammatica atcreazione di un partito nazionale, chia- tualità.
mato Italiani liberi e forti, fa notare in un Nel 1918 Don Sturzo aveva lanciato un
suo scritto, l’intuizione “europea” del suo appello ai “liberi e forti” dove emergeva la parola chiave fraternità tra le persoillustre predecessore.
In un pamphlet troviamo la sottolineatura ne e i popoli.
sulle “condizioni per creare gli Stati Non visse meramente chino sulla prouniti d’Europa”. …Se non saremo in pria scrivania: ebbe relazioni europeigrado di ricostruire un’identità sociale e ste con De Gasperi, Adenauer e Schuculturale, di riprendere il cammino di una man. Durante il fascismo, fu il Papa a conprogettazione condivisa della nostra so- sigliargli di trasferirsi in Usa, il che gli
cietà civile sarà impossibile partecipare consentì nuovi arricchimenti, altre espeall’elaborazione di nuovi modelli di de- rienze, altre riflessioni.
mocrazia europea. …Oggi l’Europa ha Le lobby, il determinismo pan finanziario
bisogno di una nuova visione dell’unità, sono oggetto di un suo “j’accuse” per aver
che ne superi i fallimenti, fondata su un messo a rischio una “matrice di ispirazioatto di responsabilità, partecipazione e ne cristiana” a favore di “opportunistici
cooperazione, da far ratificare ai popoli e modelli conservatori nordici”. Ripetiamo
la nostra riflessione: scriveva allora!
non ai potenti.
Si tratta di parole che chi ci legge sa Fu poi Giovanni Paolo II – si annota nello
come condividiamo in pieno, ma sono scritto di Gaspare Sturzo – a notare e speanche chiarificatrici, mentre ampliano, rare come …questi popoli europei uniti
i no e i sì di don Sturzo
No a statalismo, sperpero del denaro
pubblico, partitocrazia clientelare, sovrastrutture e bardature (…spending
rewue), sostegno ad imprese improduttive o decotte o a vantaggio di imprenditori falliti (Iri).
Sì a un modello di progetto sociale,
culturale, economico e politico. Ricerca di uno spirito comune basato su
responsabilità, cooperazione, sussidiarietà e solidarietà.
non accetteranno la dominazione di una
nazione o di “una” cultura sulle altre.
Concludiamo con un altro concetto tanto caro a Palermoparla: “…abbiamo smarrito la via del molteplice che arricchisce…” Mentre qualche classe tecnocratica non accetta le differenze umane, i
diversi carismi religiosi, le dissimili sensibilità sociali, i complessi equilibri locali tra capitale e lavoro. In una società
ottenebrata per decenni da una errata
valutazione del sociale e dei motivi veri
del benessere e della civiltà delle nazioni, il mondo di Don Sturzo rappresenta
davanti a noi un pianeta ancora da scoprire.
23
SiCiLiA
Prima delle regionali dalla corruzione alla morale di Guareschi
Una disamina della realtà
fra diagnosi e cure
Da buon medico, Benito Bonsignore, da tempo nostro gior nalista e
promoter, attivissimo sostenitore
dei diritti degli anziani – meglio se
sempre giovani nell’animo – compie un’analisi diagnostica dell’attuale situazione e fornisce una serie
di indicazioni e di possibili cure per
i mali dell’immediato presente.
Le aziende e le imprese chiudono i
battenti, mentre i disoccupati aumentano,
come un esercito in cammino alla ricerca
del posto di lavoro. Protestano contro la
classe politica e il sistema dei partiti impegnati alla lottizzazione e alla spartizione.
Renata Polverini, governatrice della
regione Lazio, ha acceso la miccia: ha denunciato le truffe di alcuni consiglieri definiti indegni che si appropriavano del denaro pubblico per acquistare immobili,
macchine di lusso, vacanze… Mentre i
contribuenti pagano sempre più tasse.
La politica, una volta, era una cosa seria! Un’arte, una missione al servizio del
bene comune. Invece, la classe politica
al potere, con l’apparato burocratico amministrativo, è impreparata ad affrontare
la crisi del sistema da essa stessa provocata. Senza distinzione alcuna, maggioranza e opposizione offrono uno spettacolo
penoso di incapacità, impotenza e
miopia. Ciascuno pensa a se stesso e agli
interessi di piccole consorterie… La Polverini è stata costretta a dimettersi da
presidente del Lazio. Anche in Sicilia
“mamma regione” distribuisce milioni di
euro, a pioggia, per i 90 “poveri” deputati
e i contributi si moltiplicano anche per i
gruppi e i partiti politici. Dice la gente:
ma sono insaziabili? Facciamo, dunque,
una questua tra i mendicanti ed i lavavetri
per i politicanti uscenti che non saranno
rieletti…
Sempre in Sicilia, il presidente dimissionario continua a nominare consulenti
personali, fa beneficenza dei fondi riservati ai soliti bisognosi che probabilmente… lo ricambieranno. I siciliani che, per
protesta, non andranno a votare faranno,
invece, il gioco dei responsabili dello sfascio esistente. Tutti coloro che direttamente o indirettamente sono i responsabili dell’arretratezza della Sicilia dato che
hanno la sfrontatezza di ricandidarsi non
vanno votati: vadano ad imparare che cosa sia il lavoro!
La gente dice: Bisogna colmare il vuoto di potere con persone oneste, capaci
e responsabili . Occorre un test psicologico e… tossicologico! Alcuni sono drogati
di vanità cioè del nulla! E i governanti del
nulla s’avviano verso la catastrofe.
Che fare, dunque? Mandiamoli tutti a
24
casa. Si cominci con i tagli ai costi della
politica e dell’apparato partitico - burocratico. Notevole riduzione dei parlamentari nazionali e dei consiglieri regionali e
comunali. Soppressione, dunque, immediata delle province e delle circoscrizioni
comunali. Istituzione del Senato delle regioni. Moralizzazione della politica.
E’ dell’Italia il record europeo dei 30enni disoccupati! Sono 1 milione 138 mila
gli under 35. In Sicilia il debito tocca i 5
miliardi! Ogni anno gli interessi sono 226
il danno e la beffa: fuori
ruolo col doppio stipendio
E’ ammissibile che un soggetto che
non lavori per un’amministrazione,
ma lavori per un’altra, venga pagato
anche dall’amministrazione per la quale non lavora? E’ un danno! Sono i
migliori dirigenti dello Stato, visto che
sono sempre gli stessi: passano, cronicamente, da un fuori ruolo ad un altro, lasciando sguarnito il posto d’origine, perché non possono essere sostituiti. Ma i colleghi che restano devono
farsi carico del loro lavoro. E poi c’è
la beffa! Il magistrato fuori ruolo percepisce anche l’indennità di malattia,
mentre quelli in servizio la perdono.
Per completare la beffa, possono essere promossi, ovvero avanzare di carriera mentre sono fuori ruolo. Uno di
questi superuomini accumula in 1 anno €636.642,67 mentre la gran maggioranza dei pensionati non raggiunge
il tetto dei 18.000,00€.
Bonsignore ha aderito a Italiani
Liberi e forti di Gabriele Sturzo.
Stretta di mano fra Sturzo e Bonsignore
milioni! Questa è bancarotta fraudolenta!
“La Costituzione Italiana è sempre valida,
ma si può modificare senza stravolgerla”. I
circa 1000 parlamentari non sono scelti
dal popolo, ma nominati dai segretari dei
partiti. Partitocrazia, quindi, e non democrazia! Necessita una separazione di ruolo,
compiti, funzioni e responsabilità tra politica e strutture pubbliche. E’ necessaria
“una nuova legge elettorale” che restituisca ai cittadini la possibilità di eleggere liberamente i propri rappresentanti in parlamento, nelle regioni, province, comuni
ed enti locali. Con “effettivo potere di scelta degli elettori al momento del voto”. Riduciamo il numero dei mandati soltanto a
2 elezioni consecutive ed una eventuale
rielezione dopo una pausa di riflessione.
L’assessore non assuma …gli amici, si bandiscano concorsi veri.
Occorre concentrarsi sui giovani e
porre al centro la famiglia, per facilitarne la costituzione e sostenerla. Bisogna
promuovere una cultura di solidarietà,
che scoraggi l’evasione fiscale e favorisca
il culto della cittadinanza attiva. Porre fine al centralismo statale e peggio a quello
regionale. Necessita attivare Servizi socio
– sanitari. Sostenere i Centri Aggregativi
Anziani.
Concludiamo con un brano di… Guareschi : Don Camillo guardò in su verso
il Cristo dell’altar maggiore e disse : “Gesù al mondo ci sono tante cose che non
funzionano”. “ Non mi pare – rispose il
Cristo – al mondo ci sono soltanto gli uomini che non funzionano”. La Chiesa incoraggia i giovani a farsi protagonisti di
un cambiamento spirituale e culturale
senza il quale nessuna soluzione “tecnica”
potrà reggere.
Benito Bonsignore
trasPorti
ECCo CHE Cosa Ci risErva
Coloro che – specie in Sicilia ma non solo –
si schierano contro il Ponte sullo Stretto sono talmente distanti dalla viva realtà che
non è facile spiegar loro come stanno le cose. Essi non si sono accorti e non sanno neppure che cosa sia il mondo di oggi – ma già
quello di 10 anni fa – né, tantomeno, come
sarà il mondo fra 24 ore e dopo ancora.
I trasporti sono il vero scoglio dell’economia e della società globalizzata e
questa si sta affermando comunque, qualunque opinione abbiamo. Citiamo spesso,
persino in questo numero, lo stucchevole
“saltate sul treno della globalizzazione” di
Ciampi in piazza Massimo, davanti ad un
popolo che aveva ben altre difficoltà e ben
altra mancanza di mezzi, non escluse le informazioni necessarie per compiere quel
salto.
Ripetiamo che, fra tutti i problemi, quello
dei trasporti, è il maggiore ad ogni livello:
spedizioni nella macro e micro realtà, spostamenti di persone… Per certi versi i trasporti incontrano ancora gli ostacoli degli
antichi mercanti.
Il mondo sta reagendo a questa grande
esigenza, in parte di nuova entità e in parte
di nuova qualità, partendo da una situazione di handicap: l’aumento dei tempi di percorrenza. Perché tali tempi, che per tendenza andavano a scendere fino a pochi anni
fa, hanno iniziato pericolosamente a salire
per vari motivi. Per questo, dice il Rapporto sulle infrastrutture europee “…i sistemi dei trasporti e la logistica rappresentano degli asset essenziali per il buon funzionamento del sistema paese”.
I provvedimenti adottati dal mondo moderno riguardano certo l’impegno nella costruzione di nuove vie (da sempre motivo di
crescita economica e civile), nella rivalutazione delle ferrovie con l’alta velocità, nella
creazione degli hub port e degli hub airport, ma tutto è funzionale in direzione di
due nuove tecniche applicate: l’intermodalità e l’ipermodalità. La prima consiste nel creare la possibilità di far cambiare
rapidamente mezzo di trasporto (ferrovia,
gommato, aria, acqua), la seconda nel far
viaggiare lungo una stessa direttrice (o corridoio) più mezzi o sistemi di trasporto in contemporanea.
Di questa realtà, per farla breve, il Ponte
sullo Stretto è un segmento tipico e fondamentale, che è stato sognato, progettato e
voluto a suo tempo non solo da tanti siciliani e tanti italiani, ma dall’Europa e ora anche dalle grandi compagnie in transito del
Far East. Non per questo la Sicilia deve ritenersi prossimamente “ingolfata”, perché
funzionerà come una comune regione moderna. Nevralgica, forse, fondamentale,
può darsi: tanto meglio. Il passaggio di ogni
container, ma tanto più la sua “lavorazione”, cioè il carico e scarico fra uno stoccaggio e l’altro, si trasforma già in posti di lavoro e moneta sonante. Nessuna persona seria
ed informata potrebbe obiettare: si trova
conferma dappertutto.
La Sicilia e Palermo in particolare, di
26
Dal Ponte alla direttrice d
cui non si fa quasi mai menzione nei volumi
economici europei, è stata scelta come terminale del Corridoio 1: attenti, il primo
per importanza nell’Ue. Esso corre da Berlino a Palermo. E’ una gratificazione, un
onore, una promotion ancor prima che un
interesse.
Occorre marciare contro chi insidia
quest’opera storica: Bari, per baipassare
Palermo a favore di Malta, e la Lega Nord,
per togliere interesse alla Sicilia e la piccola
parte di soldi che sono dovuti dallo Stato alla costruzione del Ponte, che rimane un’opera prettamente privata. Per la prima volta –
forse – non sembra che la Sicilia abbia “nemici” oltralpe.
E’ per questo che i lavori continuano. Perché la pratica è a posto. Un’impresa, la Società Pontre sullo Stretto di Messina, ha vinto la gara (una come un’altra anche se più
grande) pubblica e lo sta realizzando. Per
fermarla lo Stato deve tirarsi indietro, comportandosi come un contraente rinunziatario e, quindi, risarcirla di una cifra che potrebbe essere superiore a quella da sborsare
per la costruzione. Si può dire che non mancano cavilli in Italia per fermare i lavori di
mille opere pubbliche che darebbero tanto
pane a tanta gente. E sappiamo che avviene. E l’Italia va male. Qui sarebbe… una
sorta di divorzio all’Italiana.
Farne una questione di insularità, come fa qualcuno, è follia. L’insularità, al contrario, è una penalizzazione che, per colmo
d’ironia, viene riconosciuta alla Sardegna e,
di recente, è stata concessa alla Corsica. Ma
non alla Sicilia che, da tempo immemore,
non ne gode – non è un’isola per la legge – e
ciò comporta grosse penalizzazioni nei trasporti (prezzi dei biglietti), a meno che non
intervenga la Regione stessa.
Ma il discorso non si ferma certo qui.
Si riparla, persino in televisione e in parlamento, di progettare l’arrivo dell’alta velocità a Palermo e Catania. Neppure i treni moderni possono passare lo stretto senza il ponte. Neppure se volessero procedere a 150h
max come fa il Minuetto sui vecchi binari.
Occorre qui sapere che cosa sono gli elettrotreni. Val la pena di farne la breve storia. Essi furono inventati fra le due guerre.
L’Italia negli anni del Rex di Costanzo Ciano, oltre alla Littorina (che il mondo invidiò) creò e mise in servizio i primi elettrotreni del mondo. Il modello italiano venne
superato di spunto dal rivale tedesco che
trasPorti
a il futuro DEi trasPorti
da Capetown ad Helsinky
stabilì il record mondiale di velocità, ma detenne quello di velocità in percorrenza, cioè
in un percorso di durata. Oggi i treni pressurizzati sulle grandi linee fino a Napoli sono tutti elettrotreni. Ma qual è una loro
caratteristica peculiare? I “vagoni”, a
parte la lunghezza, possono essere separati
solo in officina. Senza ponte, i treni dell’alta
velocità non giungeranno mai in Sicilia. E,
intendiamoci, il trasporto ferroviario è fra
quelli da incentivare, che si prevede e progetta, cioè, in notevole crescita. Su 30 progetti Ue 19 sono ferroviari. Perciò si sta lavorando finalmente alla Fiumetorto – Castelbuono da collegare a Messina. Del Progetto prioritario 6 fa parte la Messina – Patti. Il problema della Palermo – Messina è
parte integrante, infatti, dai programmi europei fra quelli che dovrebbero essere risolti
al più presto. Ricordate il “corridoio” di cui
parlammo poc’anzi? Ma sì: val la pena di
scherzarci sopra…
Ma non è finita. Che le navi di passaggio
preferiranno Pozzallo ed Augusta a Taranto e Gioia Tauro, ma ancor più alle già affermate Valencia e Algeciras, può non interessarci (sic). L’Europa ha inserito Palermo
e la Sicilia nel programma Ten-t (Trans eu-
ropean net transport) che si basa sugli Its,
che non a caso sta per Sistemi di trasporto
intelligente. Pensate all’opposto di questa
parola… Questi programmi pongono ai
primi posti la sicurezza. L’asse Berlino – Palermo fa parte della “quick start list” come
progetto prioritario europeo, fondamentale
nella direttrice nord sud, che attraversa le
Alpi dal corridoio del Brennero ed è destinato a collegare i Mari del Nord con il Mediterraneo. Seguiamo le parole dell’originario documento europeo datato 2011. Il corridoio attraversa 3 stati: Germania, Austria
e Italia. L’Italia si impegna a realizzare due
grandi opere. Il nuovo traforo del Brennero
e il Ponte sullo Stretto di Messina. Ciò consentirà soprattutto il passaggio rapido dei
treni ad alta capacità (e velocità) che sfrutteranno le linee esistenti e in corso di realizzazione fino a Reggio Calabria.
Abbreviando, riportiamo le parole del citato Rapporto sulle infrastrutture dell’Ue.
…Il Ponte sullo Stretto agevolerà gli
scambi all’interno del nostro territorio
(l’Europa, ndr), attraverso nuove opportunità di connessioni, sia all’estero, incrementando il cabotaggio (come abbiamo scritto
anche noi: non penalizzandolo, ndr) infra
Mediterraneo, grazie alla creazione di porte
di accesso per i porti siciliani. Il progetto ha
conosciuto sorti avverse quando i lavori più
volte annunciati hanno subito molti slittamenti nel corso el tempo. Nel dicembre
2009 sono iniziati i lavori per la variante di
Cannitello a Villa San Giovanni (Rc), mentre a fine 2010 è stato consegnato il progetto
definitivo dal General contractor alla Società Ponte sullo Stretto di Messina. La campata unica precede sei corsie stradali e due binari ferroviari della lunghezza di 3666 mt.
La costruzione prevede gli allacci autostradali sia per Palermo che per Catania. La
commissione ha nominato coordinatore europeo dell’opera Pat Cox che succede a Karel Van Miert.
La Galleria del Brennero agevolerà l’accesso in Italia… Da lì scenderà una nuova “transpadana”. Anche questa “si farà”. Volete
che dopo tanta preparazione la stila di tali
documenti nel 2010, l’Italia avrebbe la forza politica di sottrarsi? Ma, se, metti caso,
non costruissero il ponte, non sarebbe una
assurda ennesima penalizzazione per la Sicilia. E questa si può mai sottrarre ad un
progetto europeo di tal portata?
Ecco perché il ministro Clini nicchia e gli
ambientalisti e i leghisti – nonostante le apparenti rassicurazioni – sono furiosi come
delle bestie… Clini è per le cose Its, cioè intelligenti. Che cosa può dire a chi è il contrario se non un po’ di bla bla bla?
Ma, per capire il mondo che ci aspetta, occorre non tanto pensare che il corridoio 1
in realtà parte dalla lontana Helsinky, né
che la tav (che serve anch’essa a far passare
gli elettrotreni) fa parte di un corridoio che
da Lisbona è diretto a Pechino. Ed è perciò
che tutta l’Italia settentrionale ha un grande interesse affinchè non passi oltralpe da
Monaco di Baviera, vedremo di che cosa è
parte – in realtà – la direttrice stradale che
giunge a Palermo e in Sicilia su rotaie e su
gomma.
Si sta già lavorando sul terreno in Africa ai pezzi di un altro corridoio che parte
da Johannesburg, ma in realtà gia da Capetown, sale verso il nord fino alla Tunisia,
passa da una galleria sottomarina per giungere a Mazara del Vallo: non crediate che
sia tanto lontana, né nella progettazione, né
nei tempi di realizzazione. Specie se ci lavoreranno anche i Cinesi.
Anche Stoccolma si fa avanti per inserirsi nel “corridoio2 che porta a Palermo.
Ecco una notizia del 2 ottobre. Avvicinare
il mare Mediterraneo e la Scandinavia:
ecco la sfida su cui si sono oggi ufficialmente impegnati 7 gestori dell’infrastruttura ferroviaria, dall’Italia alla Svezia.
3500 km con grandi opere come il Ponte
sull’Oresund, il collegamento Fehmarn
Belt e il tunnel di base del Brennero. Questi gli elementi base di quello che è destinato a diventare una spina dorsale del
trasporto merci per ferrovia: il corridoio
merci 3 Stoccolma – Malmo – Copenaghen – Amburgo – Innsbruck – Verona –
Palermo.
27
ECHi Dall’EstatE
Da Palermo attraverso san vito in barca a vela è sempre una bella gita
Per mare alle Egadi fra luglio e agosto
Vacanze alle Egadi in barca a vela, una gita
interessante e persino “istruttiva” sotto
molti aspetti, non tanto antichi – cioè quelli
scontati – ma anche nuovi. Che cosa c’è di
vero in quel che dicono i media sulle Egadi,
sui divieti e le riserve? Che cosa è cambiato
dalle ultime volte – alcuni anni fa – che ne
avemmo una visione così panoramica, quanto e come si può avere solo attraversando il
mare, fra tutte e tre le “stelle” splendenti,
che un dio buono strappò un giorno al grande bradisismo che separò la Sicilia dalla costa africana?
Ed ecco il nostro viaggio a fine luglio.
Partiamo tardi il pomeriggio da Palermo e
già ad Isola delle Femmine vorremmo cenare e dormire in barca. Sappiamo di boe
d’ormeggio dove può capitare di pagare
qualcosa, poste per salvaguardare il fondo
attorno all’isoletta: non ne troviamo nessuna traccia. Lo scorso anno c’erano. Andiamo verso costa e gettiamo l’ancora nella
“calmaria” serale dove sappiamo bene che
c’è fondo sabbioso. Ci delizierà più forte il
ritmo delle discoteche estive. E’ sabato…
L’indomani la calma fu solo alla partenza.
Verso Punta Raisi, al largo di Terrasini il
vento s’incontra spesso e poi rinforza e –
spessissimo – proviene da Libeccio, soffiando da una grande gola a sinistra di Castellammare. Lì sia il ponente che persino il
Maestrale soffiano sempre così… Sapevamo che cosa attendesse la nostra barca di 9
mt – uno Stag 29 un tempo vincitore di regate, tirato a lucidi per bene quest’anno,
ma più nella carena e nel motore che non
sul piano velico. Ma, con queste barche (un
tempo avevamo un 9/10, poi abbiamo montato un testa d’albero della stessa fabbrica
di Peschiera) si va più a vela che a motore:
non sono quelle delle lunghe “smotorate”
con la randa sotto la cappa e neppure su a
A bordo Vincenzo, Lydia e Francesca sotto vela verso Marettimo
28
mo’ di chiglia aerea… Puntiamo, però, anche noi sulla
randa che è moderna ed in
ottimo stato. La barca è condotta da mio figlio Vincenzo che ha una miriade di regate sulle spalle in Italia e all’estero, (7 nelle Americhe),
vari titoli e molte coppe da
primo. Non posso che obbedire, anche per colpa del pancione e dei piedi un po’ malfermi… Vincenzo mi dice:
“nuoti meglio di come cammini”. E’ già qualcosa.
A San Vito Lo Capo abbiamo un paio di nominativi per le banchine. Col telefonino contattiamo Diporto Nautico Sanvitese, un
club che scopriremo presieduto da G.Battista Lampiasi, molto signorile e gentile come tutto il personale del luogo. Tutto va meglio di quanto speravamo.
Scopriamo che il prezzo dell’ormeggio,
lungo la via delle Egadi – come ci sarà confermato in seguito – è quello di un bonario
e comodo “cartello”: 50 euro dappertutto
per una barca come la nostra (9 mt) salvo 5
€ di sconto se si fanno abbastanza moine,
ma non è facile. L’ospitalità è migliore delle
previsioni. Docce a pagamento ragionevole, ma comode e pulite come i wc e, per i velisti, che sono un po’ campeggiatori, tutto
fila a dovere… Cercheremo di tornare al ritorno nello stesso posto (infatti lo faremo).
Trascorriamo un giorno in più a San Vito
per il mare e il vento minacciosi. Abbiamo
a bordo uno dei quattro, la mia giovane
nuora che non ha un’esperienza lunghissima di queste cose, ma per tutti noi lottare
contro “i mulini a vento” non è un piacere.
Nei due giorni godiamo di San Vito con il
suo cuscus, impegnata a far fronte all’invasione turistica del primo agosto. La diga
regge alla piena, sia pure a stento. Discutibile la quantità e la qualità del pesce trovato, ma il cuscus lì …lo sanno fare. Meglio
ciò che arriva ai tavoli del Bar Gelateria
La Sirenetta, ad angolo sulla spiaggia,
sempre gremito dove si vanta soprattutto la
bontà del “caldo freddo” e delle granite di
gelsi e gelsomino. L’indomani, mio figlio, il
nocchiero che non riusciamo a contraddire
– nel bene e nel male – decide che …si può
partire. Siamo tutti troppo attivi per essere
perfetti gitanti e sappiamo che il tempo che
passa – prima o poi – ci sarà tiranno. Dobbiamo arrivare alle Egadi. Avverto la moglie del nocchiero: “guarda che per tuo marito, il regatante, non sarà nulla di eccezionale, ma qui non vedi niente. Fuori Trapani ci sarà da ballare…”
Un canotto è indispensabile alle isole
ECHi Dall’EstatE
Così fu, anche se io, sul più bello, m’ero assopito in cabina sulla branda di sopravento
(almeno) con un ventilatorino che mi soffiava come un’odalisca e fuori soffiava a raffica fino a 12mt/sec. Abbiamo l’albero abbastanza a prua e Vincenzo navigava con
sola randa terzarolata presso la velocità critica…
A Favignana la soddisfazione di giungere
senza danni è – in questi casi – maggiore.
Tutti i velisti sono un po’ masochisti e un
po’ matti… L’accoglienza da parte del Circolo Nautico Favignana è molto buona per
la presenza di una dinamica segretaria ed
un esperto ormeggiatore. Ci accorgiamo
come si spenda meno che alle Eolie per stare – tutto sommato –un po’ meglio.
Anche a Favignana, per il vento forte e la risacca che già in porto ci fa capire la realtà
esterna, restiamo un paio di giorni. Abbiamo così il tempo di conoscere sul corso il
buon Ristorante pizzeria Da Franco,
dove incontriamo i titolari Franco e Maurizio Lombardo, palermitani che intravedono subito nell’ultima di copertina su Palermoparla i personaggi di Conca d’Oro
viaggi, con in testa Salvo Cambria, che
spesso mandano loro comitive di clienti. E’
l’occasione per programmare collaborazioni che …chi sa se porteremo avanti: i programmi fatti in vacanza sono un po’ come
gli amori estivi… Riceviamo anche il “welcome” cortese di Rino Mercurio, presidente del Cn Favignana, che ci ha garantito il
posto in banchina per 3 notti. Anche qui
torneremo con la prua al contrario verso
Palermo.
L’indomani, di buon ora, mentre splende
il sole e il vento è propizio veleggiamo speditamente verso Marettimo che, per noi,
rappresenta in questa gita il “grande salto”
verso l’antico mare oceano: O’ talattu, come lo chiama qualcuno imitando i greci.
Dal porto sono più di 15 MM, ma dall’estremità di Favignana meno di una dozzina di
MM. Per legge è quasi un’isola sottocosta.
Quello che più risalta, tuttavia, è che giungendovi e sostando, non vediamo i grandi
Fra le “illazioni” dei media, tendenti non certo a giovare alle Egadi, si è dato risalto a certi
disservizi, come la carenza di acqua e le difficoltà nel trasporto di merci pericolose (benzina,
gasolio, rifiuti…) ma non al rapido ripristino della normalità. Vi ha provveduto il dipartimento regionale di Protezione civile con il Dg Pietro Lo Monaco che ha risposto all’allarme del
sindaco Lucio Lo Monaco. I servizi in questione e quelli di merci e passeggeri sono garantiti
dalla Compagnia delle Isole (ex Siremar, ma più solerte) e da Ustica Lines. Il problema da risolvere è l’assenza di un distributore in banchina al porto, che un tempo, incredibilmente,
c’era. Ma, a parte la splendida tonnara - museo restaurata, la casa dei Florio al porto e certe
pavimentazioni, l’Isola sembra un po’ …scoraggiata. Speriamo sia un’impressione.
divieti di cui ha parlato la stampa nazionale. Le solite calunnie per non far venire i turisti! Lungo tutto il percorso e nella stessa
magica Marettimo, dove a terra passeggiano le femmine di muflone selvatico con i
“mufloncini”, e non è difficile incontrarle,
si può calare l’ancora in vari posti ovvero
ormeggiarsi alle apposite boe… Si può camminare per l’isola e raggiungere il castello,
un piccolo museo – incantato anche questo
– con la porta aperta. I Borboni, per quanto non fossero quegli zoticoni che ci descrivono i libri (tutt’altro, erano i raffinati proprietari di Caserta e della Palazzina Cinese), fecero anche di quest’isola un luogo di
pena condannandovi al carcere duro (una
sorta di 41 bis) anche il generale Guglielmo
Pepe.Tutto fa suggestione a Marettimo, a
partire dal porto piccolissimo ma oggi non
più scoperto come un tempo. E poi tutto
culmina al tramonto, quando le ombre calano sulle onde e sull’orizzonte lontano, che
nasconde le due sorelle Egadi, tolto qualche luccichìo. Allora, da buoni italiani, si finisce tutti a cena al ristorante. Ovviamente
sul mare. Due, lì a portata di mano, si chiamano, neanche a dirlo, il Pirata e il Veliero.
Ambedue sono ugualmente vicino alla riva,
ma noi scegliamo quello che sotto questo
aspetto è …“più uguale dell’altro”.
Al ritorno passiamo la giornata a Levanzo,
altro incanto, prima di tornare – avvertendo per telefonino – all’ormeggio a Favignana. Ma, insomma, non c’era niente di brutto in tutto il viaggio? Abbiamo uno strano
appunto da fare – quanto grave – ai ristoratori. A San Vito una mamma chiede le sia
portata un po’ di pastina in acqua, olio e
parmigiano per il bimbo e la risposta è:
“qui di pasta abbiamo solo le busiate trapanesi!”
A Marettimo una delle signore in un tavolo
dice: “senta, purtroppo io non mangio pesce. Mi porti una fettina in padella”. La risposta è: “Signora qui abbiamo solo pesce”. Così non si fa accoglienza, così non si
fa ristorazione, così non si fa turismo. Vergognamoci.
Glvf
Ristorante da Franco a Favignana
29
turismo
E da soli non muovono i turisti
i templi non si muovono
I turisti da soli non si muoveranno
mai adeguatamente verso le antichità e le bellezze della Sicilia. Per amor
di pace vorremmo spesso “convertirci”, almeno in parte, alle idee di chi non la pensa
come noi. La realtà non ci fornisce, però,
altro che conferme. O quasi.
C’è senza dubbio un dio maligno che
vorrebbe sostenere che il fenomeno turistico sia in calo a livello planetario, causa l’immancabile discorso sulla crisi. E’ la crisi c’è,
non sussiste dubbio. Si parla di calo qua e
là, ma, in certi casi, si parla anche di crescita. Vedi Siracusa e Ortigia… Ma ciascun
dato, sia in un senso che nell’altro, va preso
con le pinze. Di fronte alle statistiche e ai
numeri occorre riflettere e soprattutto indagare. Troppe volte, in ogni campo, ci
sentiamo comunicare i valori assoluti: numeri che sembrano e sono nel mondo moderno quasi sempre altissimi. Se vi dicessimo quante tonnellate di gamberetti d’allevamento vengono prodotte al giorno nel
mondo…
Sui dati del turismo – il cui volume nei
prossimi anni crescerà comunque – c’è da
chiedersi come essi siano stati rilevati, se sono veritieri, se sono stati rilevati nei vari periodi e nelle varie zone geografiche allo
stesso modo. Vi sembra possibile che, con
l’arrivo di Russi, Ungheresi, altri paesi ex
Urss, più i noti ospiti del lontano est, i numeri possano andare a scendere? E, se pure
fossero scesi nel mese di luglio e per l’intera
estate, questo dato dovrebbe essere assunto
come un possibile trend per l’imminente e
il lontano futuro? Eppure questo è il tono
dei comunicati dei media e di mamma tv,
salvo pochissime eccezioni. Gli albergatori
del resto, non che non crediamo per principio ai loro francescani “digiuni”, ma, come
i contadini, non ti diranno mai che …è stata
una buona annata.
Noi osserviamo due cose: che molti investitori continuano a sobbarcarsi a restaurare antichi e vecchi edifici che è difficilissimo ricondurre a ciò che – per altro verso –
la legge richiede ad un hotel. Sono norme
spesso “terrificanti” e, a volte, c’è da levarci
mano, perché è impossibile rispettarle, data
la posizione e le caratteristiche dei vecchi
edifici.
E’ qui che gli albergatori dovrebbero lamentarsi: delle norme burocratiche, le
imposizioni vessatorie, le difficoltà e
i tempi lunghi per ottenere un qualunque permesso, una qualsivoglia concessione. Non parliamo di uno “spazietto” sul
mare dove piantare quattro ombrelloni…
Altra osservazione. Rispetto ad una Sicilia che si dice non cresca, ecco che le linee
aeree si “scannano” letteralmente per avere
gli slot e lo stesso fanno le compagni di navigazione per le tratte sulle vie del mare...
Quanto al turismo che non decolla,
finalmente si sente parlare un linguaggio
che da queste sperdute pagine parliamo da
sempre. Quel che manca – alla Sicilia e all’Italia – è, con le dovute eccezioni di chi va
a gonfie vele, la capacità di “confezionare il prodotto turistico”. Di tale “confezionamento”, fanno parte la qualità e l’affidabilità, in cui è incluso il miglioramento
delle infrastrutture nell’Isola. Ma certamente fa parte un lavoro di affinamento
nelle capacità di accoglienza, nella qualità
della ristorazione e relativo servizio. Fondamentale è, infine, l’aspetto più importante:
il lavoro di marketing e merchandising che
accompagna la vendita del prodotto. Quindi anche la scelta dei mercati e relativa tempestività.
Il bravo albergatore o il bravo agente è
quello che sa intuire un attimo prima degli
altri – cioè della concorrenza – i gusti e le
scelte dei potenziali clienti. Questa lotta occorre gestirla ad armi pari. I Templi, i teatri
greci, il sole e i musei stanno fermi dove sono. Non si muovono e non sono sufficienti
da soli a far muovere i turisti.
Non vorremmo infierire, ma, Ortigia a
parte, abbiamo il caso di Conca d’Oro Viaggi di Palermo, esperta di outgoing che ha
registrato una crescita dichiarata nel turismo in partenza. C’è poi il gran successo
degli hotel che offrono il golf e sanno …venderlo. C’è, infine, tanta fame di alberghi in
Sicilia che, dalla base o dalla politica siciliana si tende a “limitarne” la costruzione…
(Ge.Sca.)
lo scandalismo dei media contro la bella lipari
Un fenomeno che ha persino lati umoristici,
ma lati certamente “tristi” è quello con cui i
media “parteggiano” per le mete turistiche
settentrionali, adriatiche in testa. Lo notiamo anche nelle pagine (28 e 29) sulle Egadi… Ecco, invece, come l’esperto operatore
si Lipari, Christian Del Bono, presidente di
Federalberghi Eolie e isole minori della Sicilia, commenta l’eccessivo rumore per ..il
fango a Lipari.
…Ancora una volta le Eolie sono state
ingenerosamente bersagliate dal rumore di un’informazione parziale dai toni
ingiustificatamente apocalittici. L’approccio con cui è stata trattata la notizia del nubifragio che ha colpito in particolare Lipari un sabato mattina, ha visto quest’arcipelago accostato a località in cui le sciagure hanno purtroppo mietuto morti e feriti…
Ancora una volta non si è saputo resistere alla tentazio-
30
ne di utilizzare le Eolie come “set cinematografico” così come hanno fatto in
passato diversi maestri della pellicola, come Rossellini, Dieterle, Radford, Moretti
ed altri. La differenza è che, in questi casi,
anziché realizzare opere che hanno fatto la
storia del cinema, si producono storie che
scadono nel sensazionalismo spicciolo e
che hanno il mero effetto di terrorizzare
chi non si trova sul posto.
“Le nostre strutture – dichiara Del Bono – hanno ricevuto decine di telefonate
allarmate di persone che hanno programmato la propria vacanza alle Eolie, nel mese di settembre. Senza contare le numerose
chiamate che continuiamo a ricevere da parenti e amici spaventati da alcuni servizi televisivi. Tranquillizzarli, dicendo loro che la gente già dal giorno dopo era regolarmente in spiaggia non è stato semplice”.
turismo
ok per Castellammare Balestrate sant’agata Capo d’orlando e augusta no per malfa
Passi avanti per i porti turistici nell’isola
Sembrano buone le ultime nuove che provengono dalle coste siciliane in tema di
porti turistici. Abbiamo parlato dell’imminente completamento della messa in
sicurezza del porto di Castellammare del
Golfo e dell’assegnazione in gestione alla
società Marina di Balestrate del relativo
porto completato da tempo, almeno all’esterno, che è la cosa più rilevante.
Per Castellammare le verifiche sulla
qualità del cemento – ritenuto impoverito – hanno dimostrato che il materiale
usato era quello giusto e si attende che la
nuova impresa appaltatrice, la Cooperativa Atlante di Palermo, disponga
della “pronunzia in via definitiva” da
parte della magistratura. Potrebbe rilevarsi che la verifica sulla qualità del calcestruzzo richiede poche ore e non due anni, ma …sorvoliamo. Così va la burocrazia in Italia e basta che un passante o un’associazione di quattro ambientalisti lanci
una qualsiasi accusa per bloccare opere
pubbliche impellenti, non solo nel ramo
portuale, ma in materia di trasporti, viabilità, aree industriali e artigianali…
A Balestrate sembra che qualcosa ci
possa essere nel cemento, ma ciò non toglie l’ottima qualità di quanto realizzato
nel suo insieme. Assolutamente puerile è
l’osservazione che “una mareggiata” potrebbe portarsi via quel po’ po’ di barriere frangiflutti in pietra naturale e relativi
moli foranei, data la loro larghezza e la
posizione statica a pochi metri da un fondale uniforme. Ora la ditta che ha vinto
la gara per la gestione ventennale dovrà
mettere per iscritto ciò che si impegna a
fare e ciò che esclude. Dovrebbero gioire
i Balestratesi, la maggior parte dei quali,
guidati dal nuovo sindaco Salvatore
Milazzo, “vogliono” ormai il porto. E
questo – com’è dimostrato – risulta molto
importante.
La volontà cittadina ha facilitato la realizzazione del porto di Marina di Ragusa e adesso il porto funziona ed ospita
vari clienti stanziali ma stranieri, che hanno persino condotto in testa una protesta
contro la tassazione vigente in …Italia.
Anche il grande porto di Licata, realizzato grazie alla passione ostinata dei signori Luigi e Salvatore Geraci (padre
e figlio) ha iniziato a lavorare con ritmi
accettabili e si fa promotore di iniziative
promozionali e di pr all’avanguardia.
Questa estate, fatta di lotta contro la
crisi nazionale ed europea, non ha messo in ginocchio i porti turistici. Anche
quelli presenti a Palermo (Villa Igiea,
Motomar, Cala Normanni…) risulta abbiano lavorato, sia pur con qualche scossa. A protestare di più sono i porticcioli
che lavorano con una maggioranza di
natanti – non immatricolati – fatti, però,
oggetto di controlli non previsti e non
dovuti da parte della Guardia di Finanza. La nautica viene presa di mira quale
segnale di ricchezza e di spreco, a differenza di altre manifestazioni ben più
evidenti e frequenti, non legate all’amore per il mare: fuoristrada, suv, macchine sportive cui è vietato raggiungere velocità maggiori delle utilitarie. Ma anche gioielli, pellicce…
Si lavora a Sant’Agata di Militello e si
va iniziando nella vicina Capo d’Orlando. I due porti saranno altrettante rampe
di lancio verso le Eolie, un ruolo che finora hanno assolto come potevano.
C’è un’opzione, sulla quale sono giunti
comunicati e qualcosa sulla stampa locale per un porto a Santo Stefano di Camastra. Il “paese delle ceramiche” è stato distrutto un paio di volte, la prima
nell’antichità da un incendio (come a
Londra nel 1666) e poi forse da una frana che spinse ad una ricostruzione su
pianta massonica (come Washington)
ordinata nel 1683 dal Duca Lanza di
Camastra. Il porto turistico è un sogno
che passa da sindaco a sindaco, ma qui
si tratta ancora di partire da zero.
Frattanto ben poco dovrebbe ostare all’inizio dei lavori del Porto Xifonio
presso Augusta, una concessione ad
un imprenditore privato, una società
che fa riferimento ai costruttori fratelli
Fazio, noti sul relativo territorio e interessati da tempo anche al turismo (Hotel Zuppello, 4 stelle in una sede storica). Ci siamo informati anche a proposito del porto turistico di Malfa, uno dei
“mini comuni” dell’Isola di Salina, parlandone con il dirigente generale Vincenzo Falgares del Dipartimento regionale delle Infrastrutture, della Mobilità e dei Trasporti. Ci ha risposto che i
lavori sono fermi in conseguenza del
…patto di stabilità. Abbiamo chiesto
a caldo: “Ma che cosa è?” Volevamo dire:
“Ma che c’entra?” Eppure ecco una ennesima diavoleria – la massima forse –
contro i porti turistici, opere destinate
allo sviluppo, non solo dell’incoming,
ma di quello generale della Sicilia. Se
una regione, un assessorato decide di
mettere mano ad un’opera ed inizia a
realizzarla, i soldi deve averli. Questo è
vero nel privato, figuriamoci se non
dovrebbe esserlo nel pubblico. Macchè…
In un’isola …“circondata dal mare”,
come disse un personaggio del mondo
del calcio noto per le proprie papere, i
porti sono, però, indispensabili. Sono
essi, assieme ad altre infrastrutture, la
porta del turismo di domani (e già di oggi) o continueremo ad aspettare che arrivi da solo a cavallo l’erede dei viaggiatori dell’800 per ammirare dai campi riarsi il tempio di Minerva?
Germano Scargiali
A Castellammare ospitalità e pontili sono attivi da tempo
I contrafforti sopra il porto Balestratese
L'hotel Marina holiday realizzato con lungimiranza in funzione del porto
Tetrapodi di nuovo tipo nei lavori in sospeso a Castellammare
Augusta porto Xifonio
31
PEsCa
Nette richieste d’intervento mentre vanno in porto gli accordi con il Congo Brazzaville
i mazaresi al Governo:
nuove politiche per il mare
Mai così netta la posizione del Distretto
della Pesca mazarese, presieduto da Giovanni Tumbiolo, di fronte ai problemi del
settore. I richiami al governo si sono fatti
perentori e richiedono interventi visibili e
fattivi. Frattanto, Tumbiolo e il suo staff
hanno proseguito con successo in un lavoro di internazionalizzazione che cerca di
coinvolgere il mar Rosso e l’Africa Sub Sahariana, a partire dal Congo Brazzaville,
che è stato oggetto di un recente scambio
di visite che sta
conducendo a
varie forme di
collaborazione
commerciale e
non solo. In
particolare, in
Congo, dove si
sono recati 9
imprenditori
italiani, è stato creato un Distretto pesca sul
modello mazarese e verrà costruito un porto pescherec- Giovanni Tumbiolo
cio a Pointe Noire e impianti per l’acqua
cultura e la produzione di sale marino. Il
tutto ricorrendo a know how mazarese.
Un unico accordo è stato firmato il 3 settembre a Brazzaville dal Ministro della Pesca e dell’Acquacoltura della Repubblica
del Congo, Hellot Matson Mampouya, e
32
dal Presidente del Distretto della Pesca,
Giovanni Tumbiolo, alla presenza del Primo Ministro e Direttore del Gabinetto del
Presidente della Repubblica del Congo,
Firmin Ayessa, di Nicolò Tassoni Estense
di Castelvecchio, Ambasciatore d’Italia in
Congo-Brazzaville, e di Jem Ayoulove, Ministro Consigliere dell’Ambasciata del Congo-Brazzaville in Italia. Un protocollo è
stato firmato anche con la Guinea Equatoriale.
Inoltre l’azione di Giovanni Tumbiolo e, di conseguenza, la stima che circonda
il personaggio anche fuori dalla Sicilia è
cresciuta, in virtù dei suoi interventi a favore del rilascio dei pescherecci sequestrati
non solo dalla Libia.
Mentre, dunque, prosegue l’attività di internazionalizzazione, per la seconda volta il
Distretto richiede l’intervento politico e di
unità costiere onde far sì che tutti gli stati rivieraschi si allineino con i trattati internazionali, comunemente accettati dagli altri
stati, per quanto riguarda le acque territoriali.
Al fine di rappresentare la gravità
della crisi geopolitica nel Bacino Mediterraneo, ed in particolare la questione relativa alla insopportabile limitazione delle
zone di pesca a causa dell’estensione della
sovranità in acque internazionali da parte
di più Paesi rivieraschi, il Presidente del Distretto, Giovanni Tumbiolo, ha incontrato
a Roma il Consigliere Diplomatico per l’Area
Mediterranea della Presidenza del Consi-
glio dei Ministri, Cons. Fabio Sokolowicz, il
Direttore Generale del Ministero degli Affari Esteri, Ambasciatore Maurizio Melani,
il Direttore Generale della Direzione Generale della Pesca del Ministero delle Politiche Agricole e Forestali, Dott. Francesco
Saverio Abate, e il Consigliere Diplomatico
del Ministero dello Sviluppo Economico,
delle infrastrutture e Trasporti, Ambasciatore Daniele Mancini. “La crisi della pesca
– ha spiegato Tumbiolo – è acuita dalla crescita esponenziale del costo del gasolio, che
penalizza soprattutto chi con i motori lavora, della limitazione delle risorse e da una
competizione sempre più agguerrita da
parte di Paesi terzi”.
Alla luce dei recenti sequestri di pescherecci da parte delle Autorità libiche,
tunisine ed egiziane, Tumbiolo ha chiesto
alle Autorità italiane un incremento della
vigilanza e l’avvio di un “Piano di sviluppo per il Mediterraneo”, finalizzato al
superamento del contenzioso relativo alle
zone esclusive di pesca istituite da molti
Paesi mediterranei. Il tutto si ispira alla possibilità di pervenire ad un concetto generale
di valorizzazione compatibile del mare e
dell’acqua in genere nell’ottica di una nuova Blu Economy. (G.S.)
Cultura
Guaschino trova forse nell’arte del disegno il meglio di sè
fra china matita e sanguigna
Tommaso Romano (disegno a matita)
Vincenzo Caldarelli (disegno a matita).
Non si può dubitare dell’arte
di Guaschino nell’uso del colore, ma è con il disegno che l’arte del pittore palermitano compie le sue migliori performance. Anche perché, come lui stesso ci comunica senza remore, il
disegno è costantemente per
lui alla base del colore. Chi ci
legge sa quanto apprezziamo
le chine del “professore”, laddove paragoniamo i ragazzi di
strada, addetti ai mestieri umili, ma sempre un soffio di vitalità, ai ritratti in bronzo di Antonio Ugo, oppure ai bronzi di
Vincenzo Gemito, ma certo ben
lontano da quelle che, per il grande scultore napoletano furono
più che tentazioni, anche se –
per occhio di mondo – contrasse matrimonio ed ebbe due figli. L’amore esclusivo di Guaschino per le figure femminili,
amate e stimate in vario modo,
fosse nella spiritualità della madonna, fosse nella carnalità dell’erotismo, è noto.
Sono i ritratti a china, a matita
e i “troppo pochi” a sanguigna,
le opere che probabilmente più
appassionano lo spettatore nella produzione del pittore Emilio. Guai a chiamarli caricatu-
re: oltre a provocare le ire dell’autore, si cadrebbe in un visibile errore. Di ritratti trattasi,
anche se entrano nella profondità dell’espressione particolare, anche se penetrano nello spirito del soggetto come una fotografia non potrebbe mai fare.
I ritratti di Guaschino, da quelli in cui “fotografa” se stesso
–sempre con una vena che rasenta l’iper realismo – a quello
di Edoardo De Filippo (china)
o Vincenzo Cardarelli (matita)
o Tommaso Romano (tecnica
mista) dimostrano l’abilità di
questo autore. Di lui abbiamo
lodato la costante presenza dell’ispirazione. Non si verifica mai
che essa non sia al servizio della manualità, che pure è lodevole.
E, proprio la costante presenza
dell’ispirazione, affiancata ad
una riconoscibile continuità
nella calligrafia stilistica, assicurano a tutta l’opera quella
necessaria riconoscibilità che
possono fare della sua vasta produzione un’unica galleria, una
mostra complessa, un unico luogo d’incontro di un pur variopinto caleidoscopio.
Alisciarg
Per la seconda volta sulla nostra copertina
licia raimondi bella e gentile
foto
Francesco Italia
Fra cover story, cover girl e gente nostra…. Chi non conosce la bella bionda palermitana che il fotografo Francesco Italia ha ritratto per la nostra
copertina? La nostra cover story non
è, dunque, fra le più misteriose. Che,
invece, Licia Raimondi sia un’ottima
cover girl è sicuro. E’ la seconda volta
che appare su Palermoparla in prima pagina, che accetta di posare con
la gentilezza che la distingue, una sua
dote inimitabile. Che si tratti di gente
nostra, come recita una rubrica che
di tanto in tanto pubblichiamo, è pure indiscutibile.Licia meriterebbe di
più, per la sua bellezza e per la verve
con cui presenta i suoi talk show nelle
tv locali, oppure uno spettacolo da
palcoscenico, o ancora un vernissage
come quello di cui parliamo qui accanto per la presentazione di un li-
bro. Ma tante cose in questo mondo
vanno in un certo modo che non sempre riusciamo a spiegarci: E, sinora,
la cosa più bella che abbia fatto Licia
è stata di trovare un marito da amare. C’è riuscita, probabilmente, per
non aver ceduto ai mille corteggiamenti di cui di certo è stata oggetto,
alle tante seduzioni di una vita dal divertimento troppo facile ed effimero.
Licia, oltre che bella, oltre che una
giornalista, è una brava ragazza, che
sa indossare l’abito fine della propria
bellezza, mantenendo tutta la disponibilità e l’interesse per il prossimo.
Un’impresa assolutamente non facile
e che poche persone, specie fra le donne, sanno portare avanti. Palermoparla non può che ringraziare Licia
per aver contribuito ancora ad arricchire le sue pagine.
33
a Cultura
una splendida serata a terrasini e un documentario di lidia rizzo
alla scoperta di Henri d’aumale
e degli orleans in sicilia
Una serata che resta nel cuore, quella in
cui, presso il mare di Terrasini, si è andati
alla scoperta di Henri d’Aumale, figlio di
Luigi Filippo, primo “re dei Francesi” e
non meramente “di Francia” e della presenza della famiglia d’Orleans – a lui collegata – in Sicilia.
Anni di mentalità distorta, un peccato
di sostanziale incultura, hanno portato i palermitani e i siciliani in genere a trascurare il
ricordo, quasi ignorandone i contorni significativi, di uno sforzo di modernizzazione
operato da questi personaggi alla vigilia, o
meglio, al decollo dell’era industriale…
La serata è stata ospitata – neanche a
dirlo – nel Palazzo d’Aumale di Terrasini,
non troppo lontano dalla tenuta dello Zucco, dove, in territorio di Giardinello e Montelepre, un illuminato nobiluomo impiegò
al meglio le proprie ricchezze, producendo
vini d’eccezione, che poterono competere
con i marsala Florio, Woodhouse, Ingham...
Ma i più pregiati ebbero caratteristiche proprie, tratte dal terroir, dalla passione e dalla
cura dei vigneti con uve Catarratto e Perricone, fra le autoctone più tradizionali e poche francesi fra cui il Sauvignon. Si chiamava appunto Henri d’Aumale... Diede la-
voro a molte centinaia di persone. Quando
giungeva alla stazione quasi un popolo era lì
ad attenderlo. Quando morì, i funerali furono quelli di un principe o di un re, di cui
aveva avuto quasi le ricchezze, ma non il titolo per le sfortune politiche di suo padre
che non vide premiata l’apertura verso la
modernità e il progresso. In Francia ebbe il
Castello di Chantilly, una dimora incantata
di cui già il nome fa venire l’acquolina. Insomma, ebbe una vita felice, ma anche perché sapeva cosa fosse la vera felicità, mai disgiunta dalla generosità d’animo. Fu Mecenate e grande bibliofilo. Poi, la nobile “era”,
Il duca Henri d’Aumale
instaurata dal figlio di Re Luigi Filippo e di
una principessa di Borbone, finì, ovviamente, per tramontare. Ma lasciò a lungo il ricordo della validità, della magnanimità e
della modernità di quell’uomo.
Adesso, l’aitante imprenditore agricolo siciliano Pietro Galioto, invaghitosi del ricordo della bellissima tenuta, ne ha acquistato una porzione non trascurabile. Forse
la parte più bella, quanto basta – comunque
– per aver deciso di estirpare gli agrumi che
ormai vi si trovavano piantati e iniziare a
piazzare nei solchi e poi innestare le barbatelle, con un preciso obiettivo: il vino. E di
quello buono. Un programma? Il moscato
dello Zucco, su disciplinare studiato dall’Irvos e già prodotto da qualche “casa”, fra cui
Cusumano.
A ricondurre i tanti intervenuti alla serata,
patrocinata dall’Irvos (Istituto regionale vini e oli), con la partecipazione del suo direttore Dario Cartabellotta, è stato un bel
documentario prodotto in Film Commission dal titolo accattivante: Lo Zucco, il
vino del figlio del Re dei Francesi. Regista la siciliana Lidia Rizzo, allieva di Folco
Quilici, un altro innamorato dell’Isola.
Gelis
E’ dedicata a maria con le offer
il cardinal soda
Nei giorni passati il cardinale decano Angelo Sodano ha presieduto la Messa di consacrazione della nuova cattedrale di Karaganda, capitale del Kazakistan. La funzione, partecipata da almeno duemila fedeli, è stata concelebrata dal vescovo di Karaganda, monsignor Janusz Kaleta, dal nunzio apostolico, arcivescovo Miguel Maury
Buendìa, dal presidente della Conferenza
episcopale del Kazakhstan, l’arcivescovo di
Astana Tomasz Peta, e da molti altri vescovi
e sacerdoti della nazione asiatica.
La nuova cattedrale di Karaganda, realizzata in stile neogotico con pietre caucasiche
e dedicata a Nostra Signora di Fatima, sorge sullo stesso terreno dove, durante il regime sovietico, si estendevano, su una superficie equivalente a quella della Francia, 26
lager russi, chiamati “Karlag” (contrazione di Karaganda Lager). In questo luogo
inospitale, dove le temperature possono raggiungere i -40 C° d’inverno e i +40 C° d’estate, sono morti almeno mezzo milione di
“traditori della patria”, oppositori del regime comunista, e almeno altrettanti deportati di oltre 120 etnie diverse. Sabato sera,
nel loro ricordo e nell’ambito delle manife-
34
Cultura
sangue nero e sangue rosso non più in lotta ma insieme per condannare il passato
i tempi Nuovi di agostino Portanova
Tanta storia politica nel nuovo libro di
Agostino Portanova Tempi nuovi, sottotitolo “sangue nero – sangue rosso”. Questa volta l’opera di questo personaggio
palermitano, asso di presenzialismo ai
vernissage cittadini, specie se a sfondo politico, esce dal seminato della sua materia
preferita: il sindacalismo. Qui siamo di
fronte ad un vero “tomo”, un volume che
pesa in mano ed anche nel contenuto.
Agostino è uno scrittore “di getto”, di quelli che la natura provvede della dote di pensare e scrivere al contempo. Chi ha scritto
per mestiere sa che tale dote è fonte di
chiarezza anche per chi, poi, si troverà a
leggere. Insomma, una dote non da poco.
Il libro ruota intorno all’Italia oscura degli anni di piombo, alle stragi degli anni
70 rimaste in gran parte materia letteraria, dolorosa per quanto sia, visto che prive di sentenze chiarificatrici da parte della
giustizia …ufficiale.
Alla presentazione, nella sempre suggestiva cornice del Kursal Kalesa, su nel terrazzo, dove Palermo riservava ancora una
serata più che vivibile, addirittura profumata d’estate, erano seduti relatori importanti. Prima fra tutte Stefania Craxi, certo ospite d’onore, venuta a Palermo
per dar man forte a Musumeci con la propria “formazione politica” di recente co-
Agostino Portanova
stituita. Accanto a lei Giovanni Avanti,
Manlio Corselli e Giulio Tantillo.
Conduttrice e testimonial Licia Raimondi (che in questo numero ospitiamo
in copertina).
Se Portanova nel libro compie un pur difficile tentativo di pacificazione fra gli “ita-
liani tutti” in nome di una comune condanna di quel periodo, che prescinda finalmente dai “partiti presi” ideologici a
tutto favore della volontà di riprendere a
lavorare insieme davanti a ben altre difficoltà ed all’affievolirsi dei motivi del confronto di allora.
Se Portanova si arma di un ottimismo da
lodare, Stefania Craxi era un personaggio
molto adatto a ricordare quegli anni che
in parte precedettero e in parte accompagnarono il craxismo. Il suo sforzo di difendere la figura del padre, preso di mira oltre le sue colpe anche per opinione di chi
non gli vuol bene, è puntuale e notevole.
Appare come la cosa che più le stia a cuore. Ed è prevedibile, oltre che giustificabile. Ma Stefania è stata anche molto brillante nell’intrattenere gli ospiti sui contenuti del libro. Simile lavoro ha fatto Giovanni Avanti, che ne ha visto gli aspetti
politici ed anche certi aspetti positivi, rispetto ad allora, pur nelle difficoltà, per
altri versi, dell’attuale situazione politica.
Il professor Manlio Corselli ne ha esposto
i risvolti storici, fra parallelismi e contraddizioni, né potrebbe essere differentemente, per un periodo che molti preferiscono dimenticare. Ma, come per altri
fatti storici, sarebbe un errore.
Gelis
rte di migliaia di persone a “luci sull’Est”
ano consacra la cattedrale di Karaganda
stazioni inaugurali della nuova cattedrale,
nei pressi del nuovo edificio di culto, è risuonato il “Requiem” di W. A. Mozart.
Nel 2003 l’allora vescovo di Karaganda, mons. Jan Pavel Lenga, chiese al governo kazako di poter realizzare la cattedrale
proprio in questo luogo sacro, per commemorare tutti i martiri dell’Unione sovietica.
La prima pietra è stata posata nel 2005, proprio alla presenza del cardinale Sodano, allora segretario di Stato vaticano, che domenica, nella sua omelia, ha sottolineato l’attenzione della Madonna di Fatima per la
storia della Russia.
“Riuniti in questa Chiesa – ha detto il porporato – vi sentirete tutti più vicini anche a
Maria Santissima, che Gesù sulla croce del
Calvario ci ha lasciato come Madre. Proprio in suo onore avete voluto costruire con
tanti sacrifici questo tempio, invocandola
con il bel titolo di Nostra Signora di Fatima.
Ella nelle ore buie della vostra storia vi è stata accanto, preparando per voi un avvenire
migliore. Dal cielo Ella continui a vegliare
sulla vostra comunità e sia per tutti un faro
di speranza!”.
Infine l’augurio del cardinale Sodano, af-
finché, in una nazione di 17,3 milioni di
abitanti, dove i cattolici rappresentano
solo l’1%, il nuovo tempio possa essere
…faro di luce per tutto il Paese ed anche
per l’Europa e per l’Asia.
“Che questa nuova Cattedrale – ha concluso il cardinale decano – diventi un centro di
vita spirituale per tutta la vostra nobile Nazione. Questa vostra cattedrale sia il simbolo di un popolo credente, impegnato a favorire il progresso spirituale del vostro Paese.
Questo è anche l’augurio del Papa Benedetto XVI che qui mi ha inviato”.
“Siamo stati felici – spiega Silvio Dalla
Valle, presidente dell’Associazione Luci
sull’Est – di destinare una parte cospicua
delle donazioni dei nostri sostenitori alla
costruzione di questa cattedrale, realizzata
con materiali di altissima qualità. La scelta
di questo terreno è densa di significato”.
Nel 1917, in tutta la Russia, c’erano circa 9
milioni di cattolici. Tutti quelli di rito latino,
attorno agli anni ’40-50, erano praticamente scomparsi. Il gulag di Karlag era
proprio quello destinato ai cattolici, la gran
parte polacchi, ucraini, tedeschi, ma anche
lituani e bielorussi, che qui morivano fuci-
lati o a causa degli stenti. Proprio qui infatti
è morto martirizzato il sacerdote Alexij
Saritski, beatificato da Papa Giovanni
Paolo II nel 2001. Luci sull’Est è naturalmente molto soddisfatta per la dedicazione
della chiesa alla Madonna di Fatima. In
uno dei suoi tre segreti la Vergine aveva
profetizzato i disastri provocati dagli “errori
dell’Unione sovietica sparsi nel mondo”,
sui quali tuttavia, alla fine, avrebbe “trionfato” il suo “Cuore immacolato”. Oggi (domenica scorsa, ndr) possiamo dire che questa profezia si è avverata».
Oltre alla costruzione della cattedrale di
Karaganda, l’Associazione Luci sull’Est, attiva in 18 paesi, supporta le attività della Biblioteca dello Spirito e della Diocesi di Mosca, soprattutto nella stesura dell’Enciclopedia cattolica in lingua russa. In Ucraina ha
fornito supporto al Centro multimediale
cattolico e all’opera degli Oblati di Maria
Immacolata di Kiev. A Luci sull’Est si deve
inoltre la diffusione di oltre 4 milioni di libri
religiosi, di oltre 14 milioni di stampe e 81
mila statuette della Madonna di Fatima.
Eugenio Parisi
corrispondenza da Roma)
35
sPort
E’ quella di Zdeneck Zeman cresciuto a Palermo da “Zio Cesto”
la doppia favola e la strega cattiva
Era già una favola, quando Zeman – lo
chiamavamo solo così – quel ragazzo che
faceva chilometri a piedi a Palermo per recarsi puntualmente a …far sport. Un pantalone e una camicia che, anche se non lo
erano, sembravano sempre le stesse. Pulitissime, ma da ragazzo povero. E Zdeneck
Zeman non doveva dirlo perché lo si capisse. Il necessario non glielo faceva mancare
lo zio Cestmir Vicpaleck, grande giocatore
di centrocampo prima, grande allenatore
(anche della Juve) poi, stabilitosi per sempre
a Mondello. Di lui, chi scrive, allora un ragazzo che abitava poco lontano dallo stadio, ricorda in allenamento stoppare, anche da mister, un pallone spiovente da 60
mt sotto la pianta del piede. Ne ho visti di
giocatori, ma non l’ho mai visto fare in quel
modo. Poi “Cesto”, come lo chiamavano i
palermitani doc, organizzava una partita di
volley, sport nazionale boemo, sotto la curva nord. E tutti i rosa giocavano ridendo e
allenando i muscoli.
Tutti a Palermo amavano Cesto e tutti noi giovani, quando conoscemmo Zeman, avremmo voluto essere suoi amici. Se
lo avesse conosciuto Marc Twain, ne avrebbe fatto il protagonista di un terzo libro, dopo Tom Sawyer e Huckleberry Finn.
Zeman era più un giocatore di volley che di
foot ball, ma, quel che conta è che zio Cestmir era un maestro del pallone come pochi ce ne sono stati. Bisognava stargli accanto, quando non allenava, in tribuna.
Successe a me che scrivo, negli anni in cui
lui ebbe minor fortuna ed assisteva a partite
a Mazara, Enna… Sul gioco, sui giocatori
Zdeneck Zeman
insieme al nostro
direttore
Germano Scargiali
e gli allenatori, lo zio Cesto sussurrava di un
mondo imprevisto fatto di segreti, semplici
sensazioni, emozioni e scoramenti che decidevano poi il risultato.
Fu veramente un classico “miracolo moderno” veder fare a Zeman l’escalation
nelle serie minori e giungere in A, nella Roma di Totti. Essere così popolare da venir
burlato dagli imitatori…
Ma Zeman svelò un altro aspetto del proprio carattere. Dietro quall’atteggiamento
poco penetrabile, c’era un cuore insofferente alle ingiustizie e ad esse ribelle. Così, in
anticipo su tutte le verità che, poi, gli hanno
dato – un po’ tardi – ragione, vuotò il sacco
Fabrizio Miccoli, non meno di Cassano, Baggio, Ballotelli, Totti è un grande giocatore, un attaccante eccezionale. Ciò di cui ogni squadra al mondo necessita di più.
Ma, come gli altri, è una sorta di grande incompreso. C’è
una “moda” fra i mister, da
qualche anno, forse da molti.
Togliere i bravi giocatori e
dimostrare – illudendosi amaramente – di costruire un “gioco d’insieme” vincente, una
formula magica migliore di
quella che si ottiene mettendo in campo i campioni. Ma neppure il grande “mago E.
Herrera” fu mai così. Ricordate Lippi in Sud Africa? Che figura, gli azzurri! Ma la
storia si ripete, non importa se in azzurro o in rosa o con altri colori sulla maglia.
Quanti gol deve fare Fabrizio, quanti di quelli pesanti, quante partite deve far vincere al Palermo per essere usato un po’ meglio e di più? Certo, alla sua età, così come
per altri motivi il bravo Brienza, non è un giocatore da 90 minuti. Ma neppure, ambedue, sono da 9’.
36
sulla assurda corruzione che ruotava attorno alle partite. Un gioco difficile: minacciare di rompere il giocattolo più caro agli italiani, partendo da “mamma Juventus”…
Chi scrive, incontrò per caso ancora una
volta Cesto, ormai vecchio, ma lucido, ed
ebbe occasione di parlare con preoccupazione con lui su una panchina di Villa Niscemi. Un momento tenerissimo, come fra
vecchi amici. “Guarda che quello che dice
Zdeneck – affermò Cesto – è tutto vero.
Anzi ce ne sarebbe ancora…” Ma rischia
grosso, aggiungemmo con preoccupazione.
“Non lo conoscete, è fatto così. Non poteva
più tenerselo dentro. Non avrebbe alcun
motivo di fare tanto scalpore, ma non vede
neppure il motivo per starsene zitto”.
Tutti sanno che Zeman dovette persino andarsene in Turchia, dove non ebbe troppa
fortuna, quando un mister italiano all’estero non era la regola”.
La favola, però, riprende quando, dopo un
po’ di oblio, Zdeneck, di cui la gente ha ormai imparato anche lo strano nome, riparte dalle serie inferiori e risale come la prima
volta fino alla …Roma. Rieccolo con Totti
– un altro personaggio …scomodo – che è
ancora lì a superare i record di Meazza e
Altafini. Di personaggi “scomodi” è ricco
lo sport italiano. Sono quelli in cui non può
specchiarsi l’aurea mediocritas. Sono gli
onesti dotati di moralità ma non di moralismo, di bontà di cuore, ma non di buonismo. Come abbiamo detto più volte, il male è molto abile nel travestirsi da bene. Zeman, per di più, è uno che non si ferma e
non se le tiene. Lui è l’eroe di una favola,
anzi di due, e come in tutte le favole lotta
contro una strega cattiva. (G. Scargiali)
sPort
Palermo montecarlo “arrivederci al 2013”
Esimit la più veloce
team lauria una conferma
Sempre più barche, sempre più campioni, sempre più interesse. Ancora un grande evento, questo della VIII edizione
della Palermo Montecarlo, la regata organizzata dal Circolo della Vela Sicilia
di Palermo in collaborazione con lo Yc
de Monaco. Si è ripetuto, dunque, il
grande rito della regata che in 8 anni
è divenuta più che una classica della vela
d’altura in Mediterraneo. Ciò si è reso
possibile grazie alla bontà dell’idea iniziale colta al volo dall’indimenticato
presidente Angelo Randazzo che, dal
Circolo della Vela, ha accettato la proposta proveniente dall’assessore palermitano Stefano Santoro: gettare un ponte ideale fra due sponde lontane del Mediterraneo perché divenissero più amiche. Adesso il timone dell’organizzazione è in mano del figlio Agostino Randazzo, non a caso timoniere di gran vaglia (azzurro di Star e tanto altro), imprenditore e sportivo come pochi.
Questa VIII edizione si è svolta dal
18 al 23 agosto con partenza dalle acque del club a Valdesi per far vela lungo
500 MM alla volta del porto “quadrato”
del Principauté de Monaco.
Sotto l’inconfondibile skyline di Montecarlo è sfilato il meglio della vela d’altomare, gli yacht più belli, più grandi e più
veloci, sperando nella vittoria e nella conquista del record che appartiene ad Esimit Europa, la barca più grande in gara,
che è tornata al via ed ha tagliato per prima il traguardo monegasco in tempo reale. Ha vinto così il Trofeo Tasca d’Almerita, riservato alla barca più veloce in assoluto. La vittoria in tempo corretto, quella che tecnicamente “conta”, è andata a
Team Lauria, che ha gareggiato con la
stessa formula (Irc) che è oggi la più diffusa e schierava il maggior numero di barche. WB Five, l’X-41 del Circolo della
Vela vince con la formula Orc.
E’ l’ultimo giorno della Palermo-Montecarlo 2012: dopo una notte di arrivi,
tutta la flotta è in porto e le classifiche
hanno un volto definitivo, per l’ottava
edizione della regata di 500 miglia, tra
le più belle e tecniche dell’altura in Mediterraneo. La Palermo -Montecarlo
2012, organizzata dal Circolo della Vela
Sicilia e dallo Yacht Club de Monaco,
lascia in eredità una generale soddisfazione da parte dei concorrenti, molti dei
quali hanno promesso di tornare a Palermo l’anno venturo.
Team Lauria ha tagliato dopo Esimit e
si è capito subito che avrebbe vinto dopo
il conteggio. Terza è giunta Kuka Light
di Franco Niggeler che ha annunciato
Esimit in banchina a Montecarlo
subito di voler tornare nel 2013.
Impossibile non appassionarsi agli arrivi
in “reale”. Nel corso della notte, poco
prima delle 24, sono arrivate tre barche
molto vicine tra loro (Bet 1128, WB Five
e Rosa di Mare), sempre di notte hanno
tagliato il traguardo: alle 3:47 Cattivik,
il First 40.7 di Manfredi Miceli, con gli
skipper Maurizio D’Amico e Alessandro
Candela, in lotta per il primo posto nella
classifica in ORC; quindi alle 5:15 ha
concluso la regata ITA15870 di Claudio
Denaro.
Poco dopo l’alba, alle 7:35, è arrivato sul
traguardo Cattiva Compagnia di Sandro Soldaini. A seguire nella mattinata
sono sopraggiunti Pita Maha, l’X-40 di
Renzo Grottesi, arrivato alle 8:48, e l’ultimo classificato, sempre in “reale”: Williwaw, il Fast 3200 con la coppia di Blandine Medecin e Jean Rodelato (ore 9:22). Ma
partecipare alla regata e giungere regolarmente all’allineamento del Principautè è sempre un onore. La lista dei 9
ritirati parla chiaro sulle difficoltà della
traversata, ma non è lunga, considerato
il vento leggerissimo, causa l’alta pressione.
Come tutti gli eventi d’eccezione, questa
Palermo Montecarlo ha lasciato in bocca il gusto della nostalgia e si è chiusa
con l’immancabile arrivederci al 2013.
tutti i vincitori sul traguardo di monaco
Complesso il quadro di premi e classifiche, fra storici trofei, classi di regata e sistemi di
stazza. Il vincitore della Line Honours in tempo reale, e del Trofeo Tasca d’Almerita,
è Esimit Europa 2, il maxi europeo dell’armatore sloveno Igor Simcic, con lo skipper Jochen Schumann e il timoniere Alberto Bolzan.
Vincitore della classifica in t, corretto nella classe più numerosa (IRC) e quindi del
Trofeo Angelo Randazzo, è Team Lauria, il Cookson 50 di Fulvio Garajo e Germana
Tognella, skipper Marco Bruni, e un equipaggio composto da due ex olimpici come Gabriele Bruni e Beppe Angilella, più alcuni giovani del club. Tale podio vede al secondo posto Esimit Europa 2 e poi WB Five.
Vincitore in t. corretto ORC, è WB Five, l’X-41 del Circolo della Vela Sicilia, coordinato
da Piero Majolino, con a bordo Pietro D’Alì (Olimpiadi, Coppa America e giro del mondo), Raimondo Cappa e i giovani della squadra agonistica del club organizzatore della Palermo-Montecarlo. Secondo è Cattivik, e terzo Foiled!, l’Infiniti 36GT di Gordon Kay, cui
va un plauso per la sportività: l’equipaggio ha rinunziato al conteggio IRC (vela non stazzata).
Vincitore dei Class 40, è Bet 1128 del sardo Gaetano Mura. Con lui altri velisti oceanici:
Riccardo Apolloni, Sime Stipanicev. Seguono Rosa di Mare di Massimo Juris e Patricia II
di Francesco Da Rios (ritirato). Premio anche all’equipaggio in doppio di Williwaw Blandine Medecin e Jean Rodelato.
Il premio Lombardini, offerto dallo sponsor dell’omonimo circuito di cui fa parte la
Palermo-Montecarlo, è andato al Kuka Light di Franco Niggeler per il progetto molto innovativo.
37
Concluso con successo
il vii trofeo challenge ignazio florio
a favignana Extra 1
di Barranco vince
un’edizione extra
Due prove, ma significative,
con vento teso e mare formato
Il vincitore taglia il traguardo decisivo
Il Trofeo Challenge Ignazio Florio si è concluso a Favignana, confermando la propria
autorevolezza nell’ambito del calendario
velico stagionale. Cresce, infatti, la fama di
questo evento che promette di coinvolgere
più nazioni straniere nel 2013, come ha
preannunziato la presenza di un paio di osservatori nel corso di quasi una settimana:
quella in cui il “Trofeo” ha certamente
confermato la valida ricetta del proprio
“mix” fatto di vela sul mare e di intrattenimento a terra.
Con una prova, letteralmente “rubata al maltempo” nella prima giornata ed una seconda, molto regolare, sulla
tradizionale rotta del periplo di Levanzo
(sublime isola dirimpettaia) è venuta fuori
una classifica che certo premia dei velisti
“veri”, degli arditi del mare, perchè – come ha affermato anche l’organizzatrice
Chiara Zarlocco – a Favignana il mare e il
vento …fanno sul serio. In effetti, la natura
in loco, pur assicurando tante splendide
giornate di brezza, in cui il mare è la gioia
dei bagnanti e dei sub, le alterna a giornate
di vento e onda, in cui chi vuol nuotare un po’ deve rifugiarsi nei ridossi…
Ciò non avviene a caso, ma per il
grande “fetch”, il lungo spazio di
mare che proviene da quel piccolo
oceano che parte da Gibilterra e
dalla Sardegna, incontrando poi i
bassi fondali del Canale di Sicilia.
Ma Favignana, luogo epico di
storia antica e recente, ha confermato di essere ospitale e, alla
fine, il vincitore della settima edizione del Trofeo Challenge Ignazio Florio è stato uno yacht da regata di assoluto prestigio: si chiama Extra 1 ed appartiene a Giuseppe Massimo Barranco, che
ha portato la grande vela a Gela
e poteva disporre al timone di Gabriele Bruni e in equipaggio l’olimpico Giuseppe Angilella, per quanto dopo pochi anni di esperienza
diretta, voglia talvolta prendere
lui stesso la barra. Extra 1, che a
Chiara Zarlocco non perdeva il buon umore neppure nei momenti difficili
la Classifica finale
1) Extra 1 (Giuseppe Massimo Barranco);
2) Goofellas (Ettore Morace);
3) Er Cavaliere Nero (Paolo Morville);
4) Curaddau III, (Michele Crapitti);
5) I am bad (Stefano Santucci);
6) Alboran (Mario Altavilla);
7) Sciù (Raffaele Gambina);
8) Cattivik (Manfredi Miceli);
9) Aniene 1 (Giorgio Marin – Enzo De Blasi);
10 Niño (Giuseppe Fornich);
11) Nerina (Asd Ottovolante);
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12) Jules et Jim (Velaclub PA);
13) Next (G. Galanti – P. Saracino);
14) Dieci e lode (Giacomo Venezia);
15) La Roby (Roberto Randazzo);
16) Paluk III (Francesco Badessa);
17) Beluga (Arcangeli Mantia);
18) Irruenza II (Matteo Scandolera);
19) Monijena (Antonio - Renato Padova);
20) Bonito (Francesca Marino);
21) Oro Fino (Francesco Muratore);
22) Kuka (Roberto Casadei).
sPort
poppa porta la scritta Scugnizza XXL,
con un ultimo riferimento alla stazza e all’ampiezza del pozzetto e della propria
poppa, ha dominato la regata, vincendo
con largo margine in “reale” così da non
consentire agli avversari di recuperare in
“corretto”.
Sul secondo scalino del podio ecco Goodfellas di Ettore Morace, figlio del titolare di Ustica Lines e da poco alto dirigente
della rinata Tirrenia. Di lui si loda il buon
umore, la disponibilità e la passione per la
vela, che non è cosa che si possa simulare...
Terzo Er Cavaliere Nero di Paolo Morville con a bordo lo skipper YCF Matteo
Miceli.
Questo dunque il “podio” ufficiale, al termine delle due prove disputate da giovedì
13 a sabato 15 settembre con base di partenza nel porto di Favignana. Le avverse
condizioni meteo, a causa della grossa perturbazione da nord ovest, che coinvolgeva le
Egadi, hanno impedito lo svolgersi di più
prove, nonostante l’impegno e la volontà
dell’organizzazione, della giuria e della
flotta.
Partite alle 13 06’, alla fine di un’estenuante attesa dovuta alla coda della perturbazione in transito, le barche sono riuscite
nell’ultima giornata a completare solo una
delle tre prove previste (o sperate…).
Non ha fatto un’eccezionale partenza la
favorita della vigilia Aniene 1 Classe, ma
subito dopo prendeva il comando della
flotta. Lotta all’ultimo sangue per le prime
posizioni per questa regata costiera attorno all’isola di Levanzo che ha “pareggiato” la prima regata a bastone portata a
conclusione, di mattina presto nella prima
giornata.“Va sottolineato che tutte le barche hanno concluso la prova, nonostante
l’incertezza iniziale – ha spiegato Pasquale Teri, presidente della Giuria internazionale – e ciò prova che le previsioni fornite dall’Aeronautica Militare sono risultate perfette, agevolando lo svolgimento e la
conclusione della regata. Un grazie va anche alla Capitaneria di Porto che ha garantito la massima sicurezza a tutte le imbarcazioni iscritte a questa settima edizione. Un grande grazie, infine, ai concorrenti, che hanno consentito che, sfidando vento, onde e pioggia intermittente, che ogni
momento di ciascuna giornata continuasse ad avere il giusto calore e la giusta atmosfera del convivere insieme”.
“Tutto questo – hanno aggiunto gli organizzatori – è stato ricambiato da noi con la
grande passione di sempre”.
Notevole, anche stavolta, la verve – a dir
poco eccezionale – di Chiara Zarlocco,
collaborata dall’instancabile marito Vito
Catania, nell’animare ad ogni momento
l’atmosfera, sia con gli ospiti velisti che con
i numerosi personaggi dello spettacolo, invitati a fare da testimonial come negli altri
anni. Ogni giorno un cocktail, alle cinque
del pomeriggio, è stato accompagnato da
un breve intrattenimento con attori noti a
tutti, che non hanno mancato di suscitare
curiosità e interesse sull’Isola. Dedicheremo articoli e interviste a parte a questo
aspetto… Ogni sera una cena con spetta-
Er Cavaliere Nero velocissimo in t reale al traguardo
Una cartteristica espreessione di Vito Catania
Un problema vento e mare per la giuria
colo di palcoscenico si è svolta nello stabilimento Florio (la storica Tonnara restaurata): un’occasione di socializzazione e intrattenimento di notevolissimo effetto.
Personalmente, noi di Palermoparla, che seguiamo da tanti anni, anche come concorrenti e tramite i nostri figli più
volte campioni – Chiara e Vincenzo – tante, tantissime regate, anche come giudici e
come giornalisti, siamo ripartiti con un
preciso pensiero, che la rivista afferma coscientemente, sfidando l’accusa di piaggeria: l’organizzazione tenace e la competenza acquisita ed esplicata da questa “premiata ditta”, che si chiama Yacht Club Favignana, dovrebbe essere oggetto di una tesi, anche a livello universitario, che potrebbe servire a chi cose del genere le ha tante
volte soltanto …sognate.
La manifestazione si è conclusa con una
grande festa, sempre presso lo stabilimento Florio, divenuta un museo modernamente attrezzato (possibilmente da arricchire all’interno), ma questa volta il cielo
ha consentito di fruire del grande patio sotto le stelle. Un parterre nutrito e rappresentativo ha festeggiato fino a notte fonda.
Il Presidente dello Yacht Club Favignana,
Chiara Zarlocco, ha coinvolto come ma-
drine della serata le attrici dei Cesaroni
Micol Olivieri e Roberta Scardola
per rendere ancora più spumeggiante il
gran finale di questa settima edizione. Si
sono avvicendati sul palco gli artisti che
hanno trascorso questi ultimi giorni a Favignana ospiti dello YCF: Roberto Alpi,
Luigi Di Fiore, Alessio Di Clemente,
Rocco Barbaro, Vincenzo Garramone, Emanuela Folliero, Gegia, Roberto Ciufoli.
Il Presidente Zarlocco, prima di consegnare il prestigioso Trofeo all’equipaggio
vincitore, ha ringraziato tutti gli sponsor
senza i cui incentivi l’evento, di certo, non
avrebbe avuto tanto successo: “…La serenità acquisita, nell’avere vicino a noi tali
persone e aziende che ci capiscono ci ha
assicurato conforto e sicurezza”.
Alitalia, Pantheon, Istituto Professionale Di Erice, Tempo Di Mare,
Prince House Hotels, Usticalines,
Siremar, Gamma Servizi, Amato Ceramiche, Datastampa, Artigiana Biscotti, Ciomod, Leonardelli Group
Image, Marina Servizi, Limelite,
Telesud, Video Mediaterraneo, Siciltransfert.
39
sPort
troppe cose alla base sono letteralmente allo sfascio
applaudiamo gli azzurri
non lo sport italiano
Dopo che l’Italia ha fatto “per viltà l’alto rifiuto” di ospitare a Roma le Olimpiadi 2020, ci viene incontro il bilancio
olimpico di Londra 2012. Non è andata
male, ma se ne traessimo positive conclusioni sull’organizzazione e la realtà intrinseca dello sport nazionale, cadremmo in
un grosso errore. Ancora una volta i paroloni di Giorgio Napolitano hanno dato
sui nervi a qualcuno.
Lo sport nazionale presenta a macchia
di leopardo situazioni di armonia e buon
funzionamento. Certamente nella scherma – sport che chi scrive conosce poco –
dev’essersi instaurata una efficienza, ma –
ripetiamo – anche un’armonia generale
che consente i bei risultati che vediamo.
Essi vanno oltre le medaglie. Il podio del
fioretto femminile è stato un miracolo di
tecnica e spirito sportivo. In altri sport,
come nei pesi, l’atmosfera reale dell’attività in Italia non è degradata come in altri. Anche il tennis, specie femminile, dà
buona prova, ma la mira del professionismo qui è decisiva…
Quello che langue è il tessuto sportivo
nazionale in linea generale. I migliori risultati vengono da sport particolari come
il tiro a segno, ma spesso – anzi spessissimo – giungono “nonostante le cure di mamma federazione e papà Coni”, anzi in polemica con essi. E dire che il Coni impone
alle federazioni olimpiche di vivere in funzione del quadriennio. Da questo punto
di vista i Giochi sono diventati una trappola, una croce, quasi un supplizio e veniva da plaudire a quei grandi sport, come
il rugby, che avevano resistito alla tentazione dei famosi 5 cerchi. Mentre il golf,
che partecipò alle Olimpiadi solo due volte, nel 1900 e nel 1904 sarà a Rio fra 4 anni. Anche il rugby ha un passato lontano
(fu caro a De Goubertin) ed ha capitolato
per Rio nella forma “a sette”, una specie
di calcetto…
Anche i magici Giochi non sono di per
sé quelli d’una volta. Tutto lo sport è diventato un’americanata, dopo che gli statunitensi prendevano in giro l’Europa
perché non faceva abbastanza busines.
Basti pensare all’americano che giunse all’Olimpico per acquistare la Roma e chiese: “Where’s the store?” Oppure all’esibizione di golf, sponsorizzata da un orologio, giocata alla vigilia di Londra 2012
sfruttando una barca come tee e un isolotto galleggiante come green.
Ma in Italia quello che manca di più oggi è proprio “lo sport”. Alle partenze delle
gare olimpiche in provincia c’è spesso un
solo concorrente. I vivai di basket e volley
sono scomparsi. I campionati degli ex
sport dilettantistici si fanno con giocatori
40
Giuseppe Angilella campione olimpionico di vela
Vincenzo Nibali campione mondiale di ciclismo
Alessandro Campagna, allenatore di nuoto
Mirco Scarantino, campione di pesistica
comprati qua e là. Un tempo si diceva che
le famiglie consegnassero alla scuola dei
mini atleti. Oggi consegnano bambini affetti da valgismo e scoliosi, perché stanno
troppo in casa e fermi ai videogiochi. La
scuola fa educazione fisica due ore “false”
la settimana, spesso senza palestra e ancor meno spazi all’aperto. Il Coni, creazione fascista (lo diciamo noi stessi che di
solito non insultiamo il fascismo), certamente invecchiata è la solita “scaltriata”
all’italiana. L’enorme carrozzone aveva un tempo persino il totocalcio, ma almeno ci finanziava gli sport …allora “puri”: dovrebbe occuparsi di olimpiadi (come gli altri Coni nel mondo), sport dilet-
tantistici e professionistici, amatoriali e
dopolavoristici (enti di promozione che
anni fa stavano “pericolosamente” sfuggendogli di mano), ma dovrebbe occuparsi – e a volte con faccia tosta ne parla – di
sport come salute pubblica, attività ludica
e morale. Sarebbe quella “mens sana
in corpore sano” che predicavano i nostri illustri antenati romani. “Ahi, serva
Italia di dolore ostello, nave senza nocchiero in gran tempesta, non donna (padrona) di provincia, ma bordello”. Dante
lo disse già nel trecento. Il Coni fa tutto
male, ma proprio tutto. Che ne direbbe
oggi il Sommo poeta?
A
SpOrT
A Scienze Motorie
Ottobre mese di convegni
La Facoltà di Scienze Motorie, sempre
dinamica come sua naturale mission,
partecipa, nel mese di ottobre, a due
importanti convegni: il 4 e 5 Collegio
federativo di Cardiologia con sede a
Villa Niscemi, il 5, 6 e 7 Congresso nazionale di Ricerca e formazione applicate alle scienze motorie e sportive presso palazzo Chiaramonte – Steri.
Nel corso del primo convegno è compresa un’intera sessione dedicata alla
Morte improvvisa degli sportivi.
Il tema è di grande attualità considerati
i recenti tragici avvenimenti che hanno
sconvolto l’opinione pubblica e rischiano, tra l’altro, di far nascere pregiudizi
infondati sulla pratica sportiva. Relatori i professori Marcello Traina e Angelo Giglio. Sono inoltre previste delle relazioni dei responsabili del servizio
di Elettrofisiologia – Unità operativa di
Cardiologia – dell’ospedale Civico di
Palermo, come “La morte improvvisa
elettrica: quali test nei soggetti a rischio?”
, che sarà svolta dal dottor L. Piraino.
Il dottor U. Giordano tratterà, invece,
il tema “Le terapie elettrofisiologiche
garantiscono un tranquillo ritorno all’attività fisica?” ed, in ultimo, che più
interessa alla luce dei tragici eventi accaduti nello sport, il dottor I. Smecca
svolgerà una relazione dal titolo: “Come migliorare la rete del soccorso?”.
Il Simposio sarà moderato dai proff Traina, direttore del Dipartimento Dismot
dell’Università di Palermo e Angelo
Giglio, vicepresidente della Federazione italiana Medici dello Sport. Il professore Traina ci ha assicurato che trattasi di un ampio excursus sulle diverse
tematiche sviluppate tutte nel corso del
simposio.
Il secondo convegno, il congresso
promosso e organizzato dal professor
Antonio Palma, coadiuvato dal professor Marcello Traina, dal titolo Ricerca e formazione applicate alle
Scienze motorie e sportive, segue
immediatamente al primo. E’ il quarto,
in ordine di tempo, sul tema organizzato dalla Sismes (Società italiana di
Scienze motorie e sportive), una società
che “si propone di promuovere, sostenere e diffondere la ricerca e la conoscenza delle scienze motorie e sportive
contribuendo allo sviluppo della formazione e della didattica di livello universitario, favorendo lo studio, la documentazione e la divulgazione dell’innovazione in ambito motorio e sportivo
per la tutela della salute ed il miglioramento della qualità della vita”.
La Sismes ha preso avvio dall’impegno di oltre 100 docenti provenienti da
16 università italiane e conta oltre 250
soci tutti attivamente impegnati nelle
scienze umane e sportive. Al Congresso
sono presenti numerosi relatori italiani
e stranieri e circa 300 congressisti. Gli
atti saranno pubblicati nel “Journal of
Sports Medicine and Physical Fitness”.
Lydia Gaziano
FGCI Sicilia Lega nazionale dilettanti
Calendari e squadre a Torre del Grifo
Uno spettacolo di pubblico e di emozioni ha assistito alla presentazione ufficiale dei calendari di Eccellenza, Promozione e di Serie C1 di calcio a 5 per la stagione 2012-13. Come ormai avviene
da alcuni anni, dopo Palermo, Caltanissetta, Canicattì e Capo
d’Orlando, quest’anno è stato l’incantevole centro sportivo di
Torre del Grifo, casa del Calcio Catania 1946, ad ospitare l’importante kermesse. A fare gli onori di casa è stato il presidente
della Lega nazionale dilettanti del Comitato regionale Sicilia,
Sandro Morgana che ha espresso ottimismo per il futuro del
calcio siciliano. “Nonostante la crisi che sta colpendo il nostro
paese, compresa la Sicilia – ha detto il massimo dirigente regionale della Federcalcio – siamo riusciti a completare i quadri dei
campionati di Eccellenza, di Promozione e di serie C1 di calcio a
5. Tutto questo grazie alle società, ai presidenti che continuano a
credere nello sport e che mettono quotidianamente passione e
impegno, anche facendo molti sacrifici. Solo così facendo riusciremo ad uscire dalla crisi”. Ad intrattenere il pubblico presente
per circa due ore ci sono stati il giornalista dell’emittente Antenna Sicilia, Umberto Teghini e il comico Plinio Milazzo,
coadiuvati da Roberto Oddo. Tra gli ospiti d’eccezione il senatore Pino Firrarello, il presidente della provincia di Catania
Giuseppe Castiglione e il sindaco della città etnea Raffaele
Stancanelli, nonché il sindaco di Mascalucia. Per quanto
riguarda le presenze sportive il presidente del Calcio Catania,
Nino Pulvirenti che non ha fatto mancare la sua presenza e la
sua disponibilità a sostenere gli eventi organizzati dalla Federcalcio, e il giocatore rossazzurro, campione di lealtà sportiva, Nicola Legrottaglie. Inoltre erano presenti Antonio Casentino
vice presidente della Lnd Area Sud e Benedetto Piras, vice
presidente Lnd Area Centro. Il momento clou è stato quello della presentazione dei calendari: si sono susseguiti dibattiti in platea e commenti tra gli addetti ai lavori. Basti pensare che in Eccellenza trovano posto società e piazze del calibro di Akragas,
Alcamo, Marsala, Vittoria, Nuova Igea e Modica che hanno gio-
cato in serie C, senza dimenticare l’Atletico Gela che rappresenterà la città dopo il recente fallimento della vecchia società; ma
anche Mazara, Folgore di Castelvetrano e Bagheria che hanno
disputato in un recente passato la serie D. Anche in Promozione
spiccano nomi di società illustri e dal glorioso passato tra serie C
e D: vedi il Canicatti, l’Enna, il Real Giarre, l’Atletico Catania, il
Pro Favara, lo Sciacca e il Partinicaudace. Al termine dello spettacolo, che ha visto tra l’altro l’esibizione di una ballerina di danza contemporanea, gli intervenuti hanno potuto visitare il nuovo centro sportivo, inaugurato a giugno dello scorso anno.
“Faccio i compimenti al Calcio Catania - ha poi concluso il presidente Sandro Morgana – si tratta di una società al passo con i
tempi, che ha saputo realizzare questo splendido impianto sportivo, un sicuro investimento per il futuro”.
Premiazione alla Figc
41
SpOrT
La pesistica sempre sugli scudi dello sport in Sicilia
Under 17 cinque medaglie agli europei
Tutte siciliane le 5 medaglie conquistate
dalla giovanissima spedizione azzurra
Under 17 che ha partecipato ai Campionati Europei a Bucarest. Mirco Scarantino trionfa nella categoria maschile
fino a 56 kg aggiudicandosi il secondo
titolo Europeo Under 17 consecutivo,
bronzo per Antonino Pizzolato. Scarantino, insomma, si ripete, il pesista
nisseno delle Fiamme Oro riesce nell’impresa e bissa il successo degli Europei Under 17 che lo scorso anno vinse nella categoria fino a 50 kg aggiudicandosi a Bucarest il titolo nella categoria fino a 56 kg.
Il pronostico lo dà vincente da subito e
Mirco non delude, anche se nella prova di
strappo rimane a 100 kg, cedendo il passo
all’armeno Saribekyan (103 kg) e al russo
Konoplev (101 kg). Nell’esercizio di slancio
si riscatta sollevando in prima prova 123 kg
e in seconda 130 kg, staccandosi di ben 15
kg dall’avversario armeno che lo avrebbe
potuto mettere in difficoltà ai fini del risultato del totale, tanto da potersi permettere
di rinunciare all’ultima prova. Suo quindi
l’oro con un totale di 230 kg, oltre che nello
slancio e il bronzo nello strappo. Quella
del 2012 sarà un’estate che Mirco difficilmente scorderà, iniziata con il debutto ai
Giochi di Londra e chiusa, per ora, con il
titolo Europeo Under 17, il secondo consecutivo. Per ora perché a metà settembre un
altro importante appuntamento lo aspetta:
i Mondiali Under 17 in Slovacchia.
Il secondo plafond è di Pizzolato che conquista due medaglie di bronzo nella categoria fino a 77 kg, nello slancio e nel totale,
abbattendo 2 record italiani della classe
Under 17 grazie alle misure di 163 kg di
slancio e di 288 kg di totale. Arrivato quarto nell’esercizio di strappo sollevando 125
kg, il giovane atleta (classe 1996) della Dynamo Bagheria riesce a guadagnare il
bronzo nello slancio già in prima prova
grazie alla misura di 155 kg, fallisce la seconda che gli avrebbe permesso di rimontare i 9 kg di svantaggio accumulati nello
strappo dal turco Dokmetas, ma riesce nell’impresa all’ultimo tentativo, regalando
all’Italia dei pesi un altro podio Europeo e
due nuovi record italiani Under 17 nello
slancio e nel totale, già suoi. A parità di kg
sollevati in totale, 288, l’Azzurro ha preceduto il diretto rivale per il minor peso corporeo. L’oro è andato al formidabile armeno Karapetyan che, con 330 kg di totale, si
è aggiudicato il titolo ed ha stabilito i nuovi
record mondiali Under 17 di strappo (154
kg) e totale, mentre l’argento è andato al
russo Lefrer (302 kg). Fra le donne, fino a 44 kg la nissena Alessandra Pagliaro (Atletico Ercole CL) si
è piazzata in quarta posizione con un totale di 122 kg. Nello strappo si è fermata
ai 53 kg della prima prova non riuscendo
nei restanti tentativi a sollevare la misura
42
Mirco Scarantino con il suo allenatore Angelo Mannironi e il papà Giovanni. In basso, foto di gruppo
Natalia Farina
di 57 kg.
Chiude lo slancio con tre alzate valide
prima con 53 kg, poi con 66 kg e infine
con 69 kg con il quarto posto e i primati
personali di slancio e totale. L’altro nisseno dell’Hard Sport, Riccardo Nuccio
solleva 86 kg di strappo e 115 kg di slancio chiudendo con un totale di 201 kg al
dodicesimo posto. Buona la prestazione
di Fabio Arcara, classe 1997 della “In
Mare” di Palermo, che chiude nella
50 kg il suo debutto in una gara internazionale con sei prove valide su sei migliorando tutti e tre i primati personali: chiude lo strappo con 70 kg e lo slancio con 88
kg, i 158 kg del totale gli fanno guadagnare il
decimo posto nella classifica finale.
Di alto livello anche la prova dell’altra siciliana che migliora il proprio primato di
slancio a pochi kg dal podio, Natalia Farina nella Vlassof 200 di Carini. La
palermitana classe 1996 al suo terzo Europeo Under 17 consecutivo si piazza al
sesto posto, a poco dal podio, rendendosi
protagonista di un ottimo slancio chiusa
con 90 kg ad un solo kg dal bronzo. Dopo
aver sollevato 83 e 87 kg in prima e seconda, stabilisce il primato personale ed eguaglia il record italiano Under 17 di Genny
Magliaro. Qualche rimpianto resta per i
due errori con il bilanciere carico a 70 kg
in seconda e terza prova di strappo, che
l’avrebbero inserita nella lotta per la medaglia di bronzo sul finale, con 155kg nel
totale chiude il suo Europeo.
M. Carola Tuzzolino
A
SpOrT
L’ambasciatore ospite di roberto Lagalla allo Steri
La boxe thailandese sbarca in Sicilia
S.E. Surapit Kirtiputra, Ambasciatore della Thailandia accreditato a Roma dal maggio 2012, dopo aver visitato la Lombardia, regione italiana con maggior concentrazione di cittadini
thailandesi, è stato in Sicilia in settembre. Italia e Thailandia
vantano oltre 150 anni di relazioni diplomatiche e la Sicilia, da
sempre meta ambita delle visite della Famiglia Reale Thailandese fin dai primi del 900, rappresenta una tappa primaria degli
Ambasciatori che si susseguono a Villa Thai a Roma. Oltre ad
incontrare la comunità residente nell’isola (sono più di 100 le famiglie Italo/thailandesei residenti in Sicilia) e a far visita al Prefetto di Palermo, Umberto Postiglione, l’Ambasciatore ha partecipato all’apertura dello stage organizzato dalla Ass.ne Muay
Thai Palermo del Maestro Nicola Caravello, in collaborazione
con l’Università di Palermo e il Coni Sicilia. A Palazzo Steri si è tenuta la conferenza stampa sullo stage di
muay thai. All’incontro sono intervenuti l’Ambasciatore Surapit Kirtiputra, Giovanni Caramazza reggente del Coni Sicilia, il
prof. Antonio Palma presidente del Corso di Laurea in Scienze e
Tecniche dello Sport della Facoltà di Scienze Motorie dell’Università di Palermo, Giovanni Nania Console Generale On. della
Thailandia per la Sicilia e, a fare gli onori di casa, il Magnifico
rettore Roberto Lagalla. Scopo dello stage è quello di
diffondere la boxe thailandese, (muay thai) in Sicilia, dove si contano già dei praticanti della disciplina. A settembre è stato a Palermo il maestro Boonlert Tanawat, che in collaborazione con
l’Associazione Muay Thai Palermo ed il Coni Sicilia, ha stilato
un programma dimostrativo e una serie di incontri agonistici
con atleti siciliani.
Il rettore Lagalla interessato all’evento coinvolge l’Università palermitana
Al Circolo della Vela il 1001Velacup 2012
Al Circolo della Vela Sicilia la conclusione del 1001VELAcup 2012 è stata salutata da un briefing tra tutti i rappresentanti degli atenei presenti – ospiti anche
dell’Università di Palermo, con il notevole interessamento del Magnifico rettore Roberto Lagalla, che ha messo a disposizione lo Steri – al fine di costruire un
percorso comune per la firma di un protocollo d’intesa ovvero la costituzione di
un consorzio interuniversitario che disciplini un calendario annuale di attività, la
organizzazione ed il coordinamento delle
azioni da intraprendere per finalizzare il
gemellaggio con il Dong Solar Energy
Challenge e dare vita al trofeo 1001watt
cup; da ultimo. Ma cose non di minore
importanza, si è discusso poi della opportunità di realizzare un grande evento per
la prossima edizione di 1001vela cup, a
seguito dell’invito ufficiale a partecipare a
La Spezia alla Festa della Marineria, provenuto dall’ammiraglio Nascetti, rettore
del Polo Nautico della Spezia. E’ pertanto
possibile che si abbiano due tappe nel 2013:
a Mondello (Pa) in settembre ed a La Spe-
Nel due con di canottaggio
più un bronzo nell’otto
Giorgia e Serena
Lo Bue
ancora mondiali
zia in ottobre. La mostra delle tavole progettuali e del catamarano-laboratorio,
che ha fatto riscontrare notevole interesse
intorno alla iniziativa, torna a Roma, e
dal 18 al 26 settembre sarà visitabile presso l’Acquario Romano. Frattanto, la vittoria è andata a Corsara di La Spezia, se-
guita da Stupefacente della Sapienza di
Roma e da Giraglia dell’Università di Palermo. Quest’ultima barca è stata costruita a Palermo in collaborazione con l’università e gli studenti e lo studio specializzato Inzerillo – Albeggiani. Settima anche l’altra palermitana Ziz.
Il presidente della Società Canottieri Palermo Giovanni Pitruzzella e il vicepresidente Edoardo Traina si sono congratulati per il titolo mondiale nuovamente vinto da Giorgia e Serena Lo Bue nel due senza e le attestazioni alla
Società da parte del Presidente della Federcanottaggio, anche per la medaglia di bronzo conquistata dalle stesse nell’otto azzurro. Il 31 dicembre
prossimo scadranno le cariche Sociali e in base a quanto indicato dagli art.
20 e 21 dello Statuto, il termine per la presentazione delle candidature è fissato in giorni 90 per la Consulta ed in 30 per il Consiglio.
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ATTUALITA’
Ad 82 anni l’attore infiamma la platea repubblicana
Clint Eastwood: la forza
della comunicazione politica
Direttore ed attore Clint Eastwood al
Tampa Bay Times Forum in occasione
della convention repubblicana. Nella tarda serata del 30 agosto scorso sale a sorpresa sul palcoscenico con sullo sfondo
le sue foto giallo fuoco tratte dal mitico
“Il buono, il brutto, il cattivo” di Sergio
Leone ed improvvisa un colloquio con
Barack Obama. Obama “The invisible
man”, non solo in senso metaforico, è assente ed è rappresentato da una sedia
vuota. Gli acuti osservatori dicono made
in Italy. Con la voce roca dell’America
profonda instaura un interrogatorio serrato ed ironico. Appena 10 minuti e quaranta secondi, ma tutti i punti fondamentali della politica repubblicana vengono
toccati e viene messa a nudo senza fronzoli ed ammennicoli il fallimento della
politica populista ed illusoria democratica di Obama che aveva fatto gridare al
miracolo quattro anni fa milioni di americani.
Dice Eastwood anche io sono stato un
grande sostenitore di Obama ed aggiunge, questa volta nella ilarità generale:
“Tutti gridavano, perfino io gridavo e
credevo a yes we can”. Ma ero un conservatore ed i conservatori, per loro costume, sono molto concreti e non esibizionisti; placcano l’avversario. Adesso gli
USA hanno 23 milioni di disoccupati.
Un record mai toccato ed ormai - dice
Eastwood - è davvero giunto il momento
di gridare e di chiedere a gran voce il cambiamento. Il fantasma della sedia non
regge a questo punto all’interrogatorio e
gli dice di stare zitto. “Shut-up” urla indispettito; ma il grande Clint continua chiedendo quali provvedimenti siano stati
presi per il lavoro e per la sicurezza. Non
è stato chiuso, come sosteneva Obama
avrebbe fatto, Guantanamo Bay forse
perchè “Qualcuno ebbe una strana idea
terrorista in down town New York”. Di nuovo il fantasma di Obama gli urla di stare
zitto, ma questa volta Eastwood lo zittisce e gli dice che questa volta è il suo turno di parlare e di fare - “Guarda che non
mi sto zitto. E’ il mio turno... Sei completamente pazzo... Di tutte le promesse che
hai fatto, cosa ne è rimasto?”- “I can do it
myself” lo faccio da me stesso, dice deciso
Eastwood ! È tempo di farsi da parte occorre un uomo d’affari stellare come Mitt
Romney per risollevare l’economia. Del
resto lui, Obama, suona ancora il piano e
può continuare a chiacchierare con gli
studenti del College. E poi, ironicamente, gli dice che lui è un ecologista e che,
pertanto, gli piacerà passeggiare intorno.
Alla fine, diventato serio ricorda che è
bene che faccia tutto da sé. E che sia lui
44
che tutti, repubblicani, democratici e liberal appartengono al Paese. I politici sono impiegati dei cittadini. Alla fine non
ha appello il povero Obama agli occhi di
tutti gli americani; è venuto il tempo di
farsi da parte dopo aver fallito le promesse e gli obiettivi. Io l’ho iniziato e voi finirete il lavoro – chiude Eastwood.
Bello intervento quello di Eastwood che
da attore eccelso ha saputo sfruttare la
sua capacità comunicativa e la sua esperienza per indicare la strada agli elettori
ed alla politica. Poche chiacchiere, senso
del dovere, attaccamento alla Nazione,
impegno e lavorare! È la forza dell’America e della comunicazione. Alla fine del
discorso anche Internet era in grande
fermento. Tra i social network c’erano
già ventimila followers su Twitter che
commentavano. Mutatis mutandis. A
casa nostra piacerebbe tanto avere qualcuno che con coraggio e serietà ci potesse indicare la strada da seguire. Non false promesse, non illusioni, clientelismo,
saccenza e teatrini. Non abbiamo bisogno di comici veri (Grillo) o falsi (Di Pietro, Crozza, Litizzetto e compagnia).
Un po’ di serietà, concretezza, merito,
giustizia e solidarietà farebbero la differenza.
Guido Francesco Guida
[email protected]
Clint grande attore regista e politico
Il fallimento di Obama
nella guerra e nella pace
Avevamo programmato in questo numero di “illustrare” le defaillance di Barack Obama. Lo abbiamo fatto solo nelle “brevi” dell’osservatorio… Riprendiamo il discorso in questa pagina che
dimostra come la voce della destra non
sia più tabù come una volta. Tale voce –
come si è capito – non coincide con quella della vera “classe padrona”, cioè dei
padroni delle ferriere e simili. Essa predica la politica del liberismo economico, non quella del liberismo finanziario,
come cerchiamo di spiegare negli ultimi
numeri. Non è certamente sorda agli
imperativi attuali del welfare, né a quelli del soccorso ai deboli in genere. La
verità è, invece, che va scolorendosi in
lontananza il vecchio concetto socialista
ed anche socialdemocratico, che vedeva
nello Stato la soluzione di tutto, il solo
ente supremo e non già nella libertà e
nella libera iniziativa il traguardo finale
del progetto democratico.
Oggi, qualunque “centrosinistra”,
da quello democratico americano a quello tedesco, un po’ meno quello francese
(e si vedono i risultati economici negativi) si vanta di saper liberalizzare e statalizzare meglio dei liberali.
La battaglia dei liberali è vinta. Di
fatto, se non di diritto e nella forma. Ma
ciò che volevamo dire di Obama e del
sogno che accompagnò la passata campagna elettorale – con le mille speranze
che avrebbe riformato addirittura l’Europa e il mondo – è naufragato, non meno di un Titanic o di un Concordia. Obama ha dimostrato di essere un presidente che “non sa fare né la guerra, né la
pace” e ciò avviene sia per i limiti della
sua persona, che è stata “spinta” alla
presidenza da chi lo voleva manovrare e
non ha saputo farlo, sia per le idee e le
mosse sbagliate della sua politica. (D.)
A
ATTUALITA’
Quell’Imu ingiusta e deleteria
L’Imu – come l’Ici – è un’imposta sul patrimonio. E’ un “genere” cui appartengono l’imposta di successione e le “una
tantum” per particolari accadimenti disastrosi. Quest’ ultimo sarebbe l’unico caso di imposizioni “patrimoniali” consentito dalla Costituzione e dalla legge, se si accompagnasse
alla eccezionalità ed alla provvisorietà dell’imposizione. Occorre cioè indicare l’evento disastroso per cui è stata imposta l’Imu e dev’essere un’imposta provvisoria. Secondo l’articolo 1 della Costituzione, com’è noto, tutti i cittadini devono contribuire alle necessità dello stato secondo il proprio reddito. Non già secondo il patrimonio. Imu e imposta di successione sarebbero, dunque, incostituzionali o comunque contrarie alla legge, nella forma, ma anche nella
sostanza e, nello spirito.
Una logica senza tempo vorrebbe che “io” potessi mantenere un patrimonio per avere il tempo di utilizzarlo, restaurarlo, farlo fruttare, quando ne ho la possibilità, quando i tempi
maturano e …via dicendo. Potrei lasciare incaricato mio figlio di continuare a provvedere… Ma, se mi tassano il patrimonio di continuo in modo oneroso e mi impongono una
pesante tassa di successione, questo patrimonio andrà perduto, in certi casi abbandonato, privo di manutenzione e restauri. Chiaro è il nocumento per la comunità. Perché la dispersione dei patrimoni, la polverizzazione, la spersonalizzazione non giovano a niente e a nessuno. Ma si va appurando
che “i cattivi del mondo” (come risulta da vari articoli in
questo stesso numero e nei precedenti) stanno combattendo
quella che è – secondo loro – una “polverizzazione” della ricchezza generale: vogliono governare un mondo di
poveri. La teoria detta del “grande complotto”, a lungo irrisa, è sotto i nostri occhi, tranne ad esser ciechi e sordi.
Potremmo provare a chiedere al governo che cosa ne sarà tra
breve dei centri storici, laddove case sfitte pagano irpef e imu
che, sommate, superano la reale possibile rendita degli immobili anche se occupati da affittuari paganti…. Ma ripetiamo
che il proprietario deve anche intervenire con costosi restauri
solo formalmente “aiutati” dai contributi della pubblica amministrazione che, in concreto, non dà niente!
E passiamo alle aziende. Che cosa dire di quelle, spesso a
carattere individuale, che sono proprietarie dell’immobile in
cui lavorano se non che sono “brave”? Niente affatto. Già,
sui metri quadri occupati devono pagare l’assurda Irap che al
tempo di Berlusconi si parlò di abolire. Più l’Imu vanno a
gambe all’aria. Si tratta di centinaia di migliaia di euro in più,
non dovuti (Costituzione art 1).
Si dirà che il governo precedente “sognava”, quando cercava
di togliere il peso della tassa di successione (e la tolse) e l’Ici sulla prima casa per tutti. Ma l’Imu ha un importo travolgente!
Forse – diciamo forse – il sistema che si tentava di applicare
era in grado di non uccidere l’economia e la giustizia.
Ma basti riflettere che andava a favore dei privati, della produzione e “contro” le casse dello stato. E’ uno stato ingordo da
molti decenni, che ha sperperato la propria ricchezza
tramite un’amministrazione dissennata, senza particolari colpe da parte dei cittadini. Chi, infatti aveva le casse
vuote, prima di tanta baraonda, lo Stato o i cittadini? L’Italia
aveva, fino a mesi fa, una ricchezza mobiliare e immobiliare
privata ai vertici mondiali. Dove stiamo andando?
Storie palermitane: l’uomo buono di Orlando se ne va subito
Marchetti si è dimesso a ferragosto
La storia di Marchetti non è nuova. E’ piuttosto il ripetersi di un copione storico. Quando il “monarca”, il tiranno, vuole accreditare la propria immagine chiamando accanto a sé un personaggio di specchiata fama, avviene che, prima o poi, spesso prima
di quanto sembri, il “saggio” sottolinei le
ingiustizie e gli svarioni del potere, suggerendo quella che avrebbe dovuto essere la
linea da seguire. Morale, ma non troppo
…politica. Ricordiamo uno dei primi filosofi, Zenone di Elea, strapparsi la lingua
perché il tiranno non ascoltava le sue parole, Socrate e Seneca che bevvero la cicuta,
Becket ucciso nella cattedrale, Severino
Boezio condannato da Teodorico. Con il
progresso civile, non è più necessario – di
regola – giungere a tanto...
Ugo Marchetti, vicesindaco di Palermo
e assessore al bilancio, si è dimesso prima
di ferragosto, ma già a luglio aveva manifestato l’intenzione di uscire dalla scena comunale. Se avesse “tirato” fino al 21settembre, avremmo potuto dire che “…è durato una sola estate”, ma è durato meno.
Appena il tempo per assistere de visu a ciò
che accadeva. Riportiamo alcune sue espressioni riprese dalla stampa cittadina: “Non
mi è piaciuto nulla, dal punto di vista
procedurale, legale, etico. Non si scelgono i
responsabili di aziende pubbliche senza te-
Ugo Marchetti
ner conto di storie, capacità, di che cosa
propongono, di che piano fanno”. Il riferimento è alla scelta dei nuovi vertici delle
partecipate, compiuta – secondo Marchetti – senza tener conto delle capacità e qualità di ciascuno, dei precedenti, dei fallimenti, ma solo dei rapporti di amicizia.
“…Come, insomma, se non si pretendesse
che un tassista abbia la patente”.
Nelle reazioni di Marchetti non sono mancate frasi sarcastiche e molto dure. Ben altro, rispetto a quello che si era sperato e,
cioè, che un personaggio, informato e mo-
derno, oltre che di provata serietà, trasfondesse tali qualità nell’immagine complessiva della giunta. Infine, sulla nomina del direttore generale Luciano Abbonato, Ugo
Marchetti se ne esce con due lapidarie parole: “è illegittima”. Questa è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso, il casus
belli che ha spinto il vicesindaco e assessore
all’atto conclusivo: …con carta e penna e
scrivere la lettera di dimissioni.
Marchetti critica aspramente Orlando anche per la forma. Quando questi parla di
macelleria sociale ed esaspera gli animi, offende le istituzioni e crea altro danno in
una realtà dagli equilibri delicati come
quella palermitana. Un atteggiamento che
l’ex vicesindaco definisce addirittura “criminale”, laddove servirebbe coltivare
coesione, partecipazione, fedeltà alle istituzioni e – soprattutto – riprendendo e condividendo le sue parole – strumenti di creazione di progetti nuovi. E’, infatti, la capacità creativa ciò che manca, la fantasia che
si accompagna alle vere conoscenze tecniche che dovrebbero estendersi – ma ciò
non avviene – alla realtà delle imprese, degli investimenti, del marketing…
Un’ultima nota. Marchetti, prima ancora
di dimettersi, querela l’assessore Giusto
Catania per aver falsamente dichiarato che
lui (Marchetti) volesse aumentare l’Imu.
45
A
ATTUALITà
NON è UNA CArESTIA Né L’INIzIO dI UNA FINE
MA COS’è
QUESTA CrISI
Forse non tutti conoscono la canzoncina
burlesca “Ma cos’è questa crisi”, né sanno che risale al 1933 e all’estro satirico
del grande Ettore Petrolini, tuttora maestro della comicità nazionale. Erano gli
ultimi momenti in cui si leccavano le ferite della Crisi del 1929. Basta riflettere,
tuttavia, che, in occasione delle Olimpiadi di Berlino del 1936, l’Europa e il mondo dimostrarono una “salute” senza precedenti, avendo scoperto ormai nei suoi
contorni sociali un fenomeno voluttuario
come lo sport, inteso come pratica, spettacolo, argomento di conversazione, mito
dell’atleta “costruito in laboratorio”. Nacque il “turismo sportivo”, il…superfluo
per tanti.
Niente da eccepire se la canzone petroliniana additasse i drammi eccessivi attorno alla crisi: aveva ragione. Lo stesso avviene oggi, con – in più – il vantaggio che
le leve finanziarie sono molto moderne ed
efficienti e anche gli stati sono decisi a collaborare, ma c’è l’handicap d’una emotività collettiva complessa, in cui vecchie
paure e ideologie (e minor voglia di adattamento) rinfocolano certi timori…
Ciò che è avvenuto è una crisi finanziaria internazionale, non già una crisi eco-
pallini
a cura del redattore capo
La Monopolizzazione della cultura
Troppi sostengono che sia indifferente
scegliere fra uno dei due schieramenti che
con estrema superficialità vengono bollati
come sinistra e destra, a tutto favore di un
ipotetico ricambio di persone e programmi. Purtroppo questo è un errore. Non v’è
maturazione in tal senso. Le due mentalità (se non idealità) rimangono. C’è ben
poco che non sia “confessionale”. Ciò che
…sarebbe giusto, corretto e opportuno,
nei fatti, risulta ancora evanescente ed
inafferrabile. Affidare, inoltre, la cosa
pubblica alla sinistra equivale a perdere la
possibilità di esprimersi e scegliere liberamente nei fatti. E’ gravissimo: la sinistra,
46
nomica, che “rischia” di conseguirne. Sull’ambiguità dei concetti di economia e finanza si basano inganni con finalità demagogiche evidenti: si chiede ai popoli di
stringere la cinghia per aiutare gli stati a
sopperire ai loro debiti: è politica... Sulle
cause dello svuotamento pericoloso delle
casse dello Stato – e di molti stati contemporaneamente – si può molto discutere:
gli stati europei hanno speso per disamministrazione, corruzione ed errate scelte di
economia interna più di quanto potevano. Negli Usa la corruzione degli speculatori di NY, decisi a fare denaro con esclusivi giochi finanziari, si è incrociata con il
ruolo primario che ancora il dollaro può
giocare per consentire a Washington un
ruolo predominante nella finanza mondiale. Ma a Wall Street c’è anche l’Europa…
L’Italia ha inseguito pedissequamente
l’illusione statalista: nella sanità si è illusa
di poter consentire a chiunque di entrare
in farmacia e vuotarne gli scaffali. In tema
di pensionamento, di poter mandare a casa i 40enni con diritto di pensione a vita…
Aumenta le tasse, non preoccupandosi di
colpire, in concreto, solo e soprattutto chi
produce moneta fresca (e quindi imposte),
obbligandolo a versare ogni mese anche le
imposte dirette in nome dei dipendenti. A
quanto, dunque, dovrebbe ammontare il
profitto lordo delle imprese perché resti,
infine, qualcosa?
Simile errore hanno commesso gli stati
d’Europa –anche Francia e Germania –
cadendo in una gestione statalista i cui errori sono visibili: socialdemocrazia uguale
gestione diretta dello Stato dei principali
servizi pubblici e meno pubblici, capitalismo di stato con il prosperare dei cosiddetti “boiardi”, cioè personaggi con potestà manageriale nelle imprese che adoperano capitali garantiti dal potere pubblico. Tali attività hanno avuto – nessuna
esclusa – la potestà di chiudere i bilanci in
perdita e di essere aiutate a “sopravvivere” con prelievi dalle casse pubbliche.
Nella situazione attuale, quasi tutti gli
economisti “onesti” non hanno potuto
esimersi dal dire che, se esiste un povero
su scala nazionale, questo è lo Stato, i cui
cassetti vuoti non sono da confondersi con
quelli dei cittadini. Molti di questi vengono letteralmente depredati già da anni per
sopperire agli errori e agli ammanchi delle casse pubbliche. Chieder loro nuovi sacrifici sa di burla e di furto vero e proprio,
perchè – sia chiaro – solo per inciso, cioè a
caso, le persone chiamate oggi a versare le
imposte sono le stesse che ieri godettero
dei privilegi.
Da qui la mistificazione ricorrente – ormai necessaria come un’ancora di salvezza per il pubblico potere – fra crisi finanziaria ed economica, fra economia e finanza. Con essa l’agitarsi dello spauracchio che una crisi dello Stato farebbe perdere a tutta l’economia la capacità di
produrre anche il necessario… Oppure
che la società moderna cominci a “star
male” per il manifestarsi di patologie intrinseche alla produzione. Niente di più
mendace.
nonostante le apparenze, rimane in gran
parte quella di sempre. E’ “talebana”, come si dice adesso, mentre “appioppa” con
senso di spregio il termine di “destra” –
per di più conservatrice – ai liberal democratici e si appropria ancora della qualifica di “progressista”. Dopo tutte le sconfitte materiali e morali del socialismo ed anche della social democrazia, tecnocratica
e statalista, di che progresso potrebbe mai
trattarsi?
No al neo liberalismo?
Fra gli slogan della propaganda corrente
assistiamo alla guerra santa contro un
supposto neo liberalismo. Giustissimo,
santissimo il discorso, se ci riferiamo al-
l’alta finanza, ai latrocini consentiti alla
politica bancaria. Impossibile, autolesionista letale (e nessuno lo vuole) rinunziare al liberismo nell’economia e nella produzione. Essa sta dimostrando, fra l’altro, una grande capacità di auto educazione nel rivolgersi – nel proprio stesso
interesse – a pratiche di genuinità, filiera, ecologia. Per darne garanzia al consumatore e qualificare la qualità dei prodotti e dei servizi. Sono obiettivi che un
mondo statalista, per mille motivi non
riesce, di fatto, a porsi e tantomeno a
raggiungere.
La Chiesa la cultura i media
La cultura è un bene di tutti, ma c’è chi
A
ATTUALITA’
La società opulenta e il consumismo
Nel bene e nel male, la società opulenta
(che al problema della fame ha comunque sostituito quello della …linea) e il
consumismo (fenomeno nevrotico quanto opportuno alla produzione) non tendono ad implodere. Non vi sono – come
qualcuno afferma – motivi sufficienti
perché ciò avvenga. Certamente, è per
un fatto “civile” che diventa opportuno
mitigare tali fenomeni, proprio presso i
paesi che li hanno innescati a suo tempo:
sarà – a quel punto – un nuovo lusso, stranamente, proprio quello di fare delle rinunzie, delle economie volontarie...Tutto
ciò comporterà nuovi costi, non già dei
risparmi come qualcuno pensa. Si adotteranno provvedimenti, nella misura possibile, nell’igiene personale, nella morale
individuale, mell’ecologia, nei controlli
ed altro ancora.
Ad indirizzare i popoli verso tali scelte non sarà la necessità di sopperire ai
problemi del terzo mondo, i cui paesi
vanno uscendo – lentamente, ma inesorabilmente – dal sottosviluppo e dalla carenza di tecnologia applicata (quasi sempre a fronte di grandi risorse naturali),
bensì una serie di decisioni, appunto, opportune.
La tecnologia applicata, in tutti i settori
relativi alla produzione (agricoltura, allevamento, trasformazione, conservazione,
trasporti…) continuerà a fornire molto
più del necessario, sul piano obiettivo,
proseguendo nel suo evolversi, in modo
più che proporzionale al fattore tempo.
Inoltre, riuscirà a curare – lo fa già – di
per sé stessa, i mali (ecologia…) che va incontrando.
Già adesso l’intero settore produttivo si sottopone a regole e controlli che sono tali da sembrare “lussi”
pesantissimi sul piano economico: sicurezza sul lavoro, inquinamento, igiene e sanità, genuinità, aderenza del
contenuto con quanto indicato sul-
l’etichettatura, controllo di filiera…
A evidenti fenomeni in atto, fra cui la
standardizzazione, la meccanizzazione e
l’informatizzazione conducono alla crescita e anche ad una uniformità in fatto
di qualità, che rappresenta il contrario
esatto di quanto certi critici per opposti
motivi pubblicizzano attraverso i media.
I veri problemi sono di due tipi: da
una parte il costo minimo dell’unità di
prodotto “spunta” prezzi dal valore aggiunto troppo basso, dall’altro la saturazione del mercato coinvolge sia l’alimentarismo, sia l’industria in generale (gli altri consumi).
Il prezzo di un “tetra pack” da 1 litro di
prodotto tende a livellarsi, indipendentemente dal contenuto. Si paga il servizio,
non il prodotto: il succo di frutta – puro al
100% – si trova spesso nelle confezioni a
prezzo inferiore, mentre le grandi marche propongono a prezzo più alto prodotti artificialmente zuccherati, diluiti ed
aromatizzati che tendono a farsi preferire
perché sostanzialmente “più gradevoli” al gusto e confezionati in
modo più elegante e pubblicizzato.Vi sono – da molto tempo –
svariati espedienti di marketing e marchandising per vendere più caro un prodotto della
medesima qualità rispetto ad un
altro: canali di vendita, presentazione, confezionamento, pubblicità… Alcuni commercianti
comuni applicano intuitivamente questi sistemi di per sé non illeciti...
Come si vede, ben altri sono
gli elementi che fanno parte del
mercato, che ci troviamo di fronte e che ci attende, rispetto a quelli paventati da chi parla della crisi economica come si trattasse di
una “carestia” in atto o in fieri.
Il sussistere delle “quote” di produzione di tutti i principali alimenti, che
erano un tempo alla base dell’alimentazione familiare (farina, latte, zucchero,
burro, olio, carne, vino ed anche pesce) è
un’altra faccia del medesimo fenomeno.
Si tende non già ad incentivare la produzione, come al tempo delle carestie, ma a
contingentarla, non a diminuire i prezzi,
ma a cercare di qualificare – anche formalmente – una parte dei vari prodotti
per aumentarli in parte per la remunerazione della catena produttiva, delle filiere, dei fattori della produzione: da anni
ad un maggior prezzo non sempre corrisponde una migliore qualità.
Quanto al consumismo, che una definizione, sintetica quanto lacunosa, può
indicare come “il comprare per il piacere di comprare”, è un “vizio” spontaneo, ma incentivato dall’esterno, cioè
dalla necessità di …vendere. Trattasi di
un fenomeno così complesso che va affrontato a parte. Ma è lungi anch’esso dal
possibile tramonto.
pallini
tende a monopolizzarla, finendo per impoverirla. Dai media partono continui attacchi nei confronti di quanto la Chiesa
cattolica propone. Ma si sottace il valore
di quell’immenso patrimonio di sapere
tramandato nei secoli dai sacerdoti e da
uomini e donne che se ne sono fatti portavoce. Se la cosiddetta cultura laica fosse
veramente tale sceglierebbe la via dell’approfondimento e del confronto sereno, al
posto della satira stupida e distruttiva e, in
certi casi, del sarcasmo. Si confonde il laicismo con l’anticlericalismo e l’odio per la
fede, idenficata – vedi caso – solo con quella cattolica, implicitamente gratificata come …la fede per eccellenza i contrasto
con il “non credere”.
Come “gli oppressi” talvolta si trasformano in oppressori
C’è una scuola di pensiero di marca anglosassone che affida in toto la morale all’affermazione dei cosiddetti “diritti individuali”. A prima vista, niente da ridire.
Anzi… Ma si è caduti in un modo di pensare alquanto superficiale, cui si oppone
la morale cattolica, per la quale i diritti
fondamentali dell’uomo sono visti sempre
nell’ottica di guardare verso l’altro. Al
contrario, la morale anglosassone, oggi
diffusa nel mondo, troppo spesso si irrigidisce sulla difesa dei diritti del singolo,
senza accorgersi di togliere diritti ad altri
soggetti, che diventano succubi dei primi.
Le conseguenze che si stanno producendo
evidenziano un malessere diffuso, accompagnato da insicurezza e incapacità di intervento. Le liti e le cause in tribunale si
sprecano, ma forse anche in quei paesi,
prima o poi, si farà ritorno alla saggezza.
Non è un caso, forse, che anche per questo, vari osservatori neutrali giudicano
quasi alla fine (una sorta di capolinea) la
civiltà detta atlantica.
Femministe e gay non sempre hanno ragione
Gli anni 60’ furono un decennio importante nella storia del progresso e della civiltà. Furono studiati comportamenti e
abitudini, avviate ricerche e approfondi- >
47
A
ATTUALITA’
Tutto iniziò ancor prima di portella della Ginestra
Stragi di stato
e commemorazioni solenni
A voler mettere solo il dito sulla piaga, per
vedere se si potesse mai affondare un bisturi – non per voler infierire – il recente “incidente” o accident, come dicono gli inglesi, della telefonata fra Napolitano e Mancini, il cui contenuto è limpido come il mare
di Panarea, ma il significato è torbido come la foce del fiume che sfiorava la Stoppani, dovrebbe essere l’occasione per rifare
una carrellata sulle false stragi di mafia e di
terrorismo, che furono invece (o sono state)
stragi di stato. Perché, ormai, anche i più
candidi nutrono forti sospetti in proposito
e tanti, tantissimi italiani, sono giunti alla
certezza o quasi. Fra tanti “cortili”, spesso
inutili (non manca mai per bestemmiare…), questo tema è, sul podio dei primi
da dibattere, illustrare, possibilmente chiarire. Almeno un po’.
C’è chi riconosce ed indica nella Strage di
Portella della Ginestra la “qualità” in questione: cioè di essere stata la prima della serie cui ci riferiamo, nella storia della Repubblica. Ma, in realtà, tutto pare fosse iniziato tristemente ancor prima: quando
personaggi, poi “santificati”, come i padri di questa Repubblica, nel corso
dell’avanzata dell’esercito “alleato”, cioè di
americani e inglesi, verso Roma e verso il
nord Italia, chiesero (e vi sono i documenti
scritti) di bombardare le città (i centri abitati) della penisola, a partire dalla Capitale,
per “…fiaccare le ultime resistenze della
popolazione contro l’avanzata” (sono le
precise parole) di quello che a loro sembrava ancora “il nemico”.
D’altro lato, sappiamo come sia stato sepolto sotto coltri di sabbia il ricordo del
movimento partigiano siciliano che fu anti
americano e che, a dispetto, del tradimento propiziato dalla mafia di L.Luciano che
largamente favorì lo sbarco, con mille epi-
sodi quasi sempre fratricidi. Questi si resero protagonisti, assieme ai canadesi e alle
truppe marocchine, di atrocità e rappresaglie, un paio delle quali ricalcano o superano quella delle fosse Ardeatine. Molto venne dimenticato dalle stesse parti offese per
amore di quieto vivere, di quel “volemose
bene” all’italiana, che spesso si è ripetuto
…a senso unico. Di quelle rappresaglie
non vi è stata alcuna commemorazione, se
non in privato. Per sommi capi, è difficile
non ritenere che gravi, anzi gravissimi, sospetti gravano su di una serie di episodi
drammatici, come piazza Fontana, via
de Georgofili, l’assassinio di Moro e,
appunto, gli “attentatoni” di Falcone
e Borsellino.
Sono state raccolte le prove dei collegamenti tra gli esecutori materiali di tale strategia, sovente individuati in appartenenti a
movimenti politici, spesso legati ad ambienti particolari degli opposti estremismi,
ma afferenti ai servizi segreti militari italiani e di quasi tutti gli altri paesi della Nato,
del Patto di Varsavia, persino di Stati “neutrali”, come la Svizzera. Dal 1969 al 1975
si contano 4.584 attentati, la stragrande
maggioranza dei quali impuniti. In alcuni
dei principali lo Stato non si è costituito
parte civile.
Ci si scandalizza degli sprechi delle regioni
e dei fatti della Polverini. Se, se di polverina
si trattasse, salterebbe via con uno strofinaccio: è il mobile che c’è sotto che è roso
dalle termiti e fradicio nella struttura. C’è
da chiedersi quanto impiegarono (in termini di ore) i palermitani e i siciliani in genere a sospettare che la cosiddetta mafia
non avrebbe mai preso autonomamente
una decisione di tale portata. Qualcuno ritiene anche che, per quanto avvezzi alle
imboscate e alle esplosioni a distanza, non
potessero avere da soli tutte le nozioni
tecniche e i
mezzi per l’attentato a Giovanni Falcone. Ma chi
era stato accanto ai due
giudici, ha
chiarito pian piano – magari fra una parole e l’altra – quali fossero esattamente le loro intenzioni, l’oggetto delle indagini e la
meta che perseguivano. Da lì l’inequivocabile movente: non più i gangster di Corleone, Palermo, Trapani, Catania… Falcone
e Borsellino avevano, per essere ancor più
chiari, la volontà di alzare il tiro, il cane e la
volata della propria simbolica pistola su ciò
che da sempre (e per sempre?) garantisce la
sopravvivenza del fenomeno comunemente “detto” mafioso. E non si tratta di sindaci, assessori, di un presidente o, certamente, non solo di persone di tale livello. Ma
tantomeno dei corleonesi e della stessa
ndrangheta… Sempre “piedi incretati restano”, anche se manovrano molti – troppi
– milioni di euro, dollari e altre valute. Anzi, questa è, al contempo, la loro forza e la
loro colpa, cioè il loro limite…
E’ per questo che esprimiamo il nostro puntuale fastidio di cittadini, ogni volta che vediamo commemorare e tracciare l’iconografia, quasi offensiva, dei martiri della
mafia. Specie dei due più epici, fra gli altri
servitori della giustizia e dell’onestà cittadina di una Palermo che, comunque, non si
arrende e dove si trova anche chi ha vissuto
abbastanza per saper capire e distinguere:
diciamolo, non è poi così facile.
Scaramacai
menti, alcuni positivi, altri no. Anche gli
omosessuali se, tramite una lobby ricca e
potente, si trasformano in oppressori, occupandosi più di acquisire potere che dei
complessi problemi della società, finiscono per perdere la bussola: sì al diritto di
cittadinanza, no a quello di dettar legge.
a volontà. Nasce un dictat. Quanto poi
questo sistema di vita faccia bene alla salute generale o renda felici non è dato sapere.
pallini
> menti sul sesso, affrontati con coraggio temi generalmente messi in disparte, difesi
diritti che prima non venivano affatto considerati. Ma – si sa – l’euforia finisce per
dare alla testa e ci si lascia prendere la
mano più del dovuto. Accadde, così, che
alcuni gruppi di femministe americane
cominciarono a teorizzare la necessità di
emarginare i maschi e formare gruppi
compatti di sole donne per raggiungere
l’auspicata parità. Naturalmente, ciò provocò una spaccatura nel movimento e le
donne che volevano continuare a rapportarsi con gli uomini secondo natura e tradizione. Formarono così movimenti autonomi. In sintesi, il movimento per la liberazione sessuale ha prodotto tanti muta-
48
Intanto cresce la …eterofobia
Si parla spesso di omofobia, ma si trascura l’eterofobia. Oggi questo fenomeno è
in crescita. Lo notiamo, ad esempio, dall’ironia con cui si guarda agli sposati, a
chi forma una famiglia e se ne prende
cura. Perché l’imperativo odierno è: godi, divertiti, ignora i diritti o i sentimenti
altrui. Sesso e trasgressioni si predicano
Perché un omosessuale dovrebbe votare per un omosessuale?
E’ noto che le donne non sempre scelgono il candidato donna, né gli uomini il
candidato del loro stesso sesso. Impostare
una campagna elettorale sulla propria
specificità sessuale è …sessismo. Gli elettori devono, piuttosto, riflettere sui programmi e sulle proposte dei candidati.
Molto probabilmente chi imposta la campagna elettorale su una propria caratteristica (la pelle...) è di parte e non potrà per-
A
ATTUALITA’
Venti di rivolta soffiano sull’Europa ma quando passeranno per l’Italia
Atene e Madrid scendono
in piazza roma dorme
Tutti lo desiderano, tutti ne parlano, tutti lo
sperano, ma sembra che nessuno sia disposto a raggiungere Roma per circondare
Montecitorio e Palazzo Ghigi. L’unica piazza che gli italiani sanno riempire è quella di
Facebook. Qui sono tutti disgustati della situazione dell’Italia e dell’Europa, tutti sono
attraversati dal fermento di antipolica e dal
sentimento antipolitica. Tutti schifati da
quello che le cronache riportano. Tutti contro i Fiorito, i Lusi, i Vendola, i Marrazzo…
Più su c’è, forse, anche di peggio. Ma nessuno è disposto a pagare con il proprio personale impegno un possibile cambiamento
per l’Italia. La pesante crisi e la recessione
che interessano il nostro Paese e il resto del
mondo dal 2008 sono alla base dell’aumento dei suicidi registrato in questo periodo.
In tutto, fra il 2008 e il 2012, oltre 1.000
suicidi e tentati suicidi sono attribuibili alla
crisi. Notizie come quella del disperato gesto di un uomo 54enne, proveniente da Forlì e che aveva perso il lavoro e che il 10 agosto 2012, si è dato fuoco in piazza Montecitorio, davanti al Parlamento, lasciano indifferenti la grande parte degli italiani.
Come reagiscono gli italiani davanti
alla crisi economica?
Chi ci governa conosce molto bene l’indole
nazionale. Nel 2011 il Governo ha eliminato con un colpo di spugna, su tutto il
territorio nazionale, le cosiddette Direzioni Provinciali del Tesoro, organo di
controllo capillare, per istituire altrettanti
uffici territoriali dell’AAMS, l’Amministrazione autonoma dei monopoli di Stato che
regola il comparto del gioco pubblico. Da
una parte si è indebolito il controllo dello
Stato per aumentare il controllo delle cosiddette “bische legalizzate”. Sono i bar
e le altre attività, sempre affollate da giocatori di ogni età, sesso e ceto sociale, per sperare nel colpo di fortuna. Aumentano i club
Siamo perfettamente d’accordo
con Zappalà che, coinvolto da Latina dal nostro coordinatore romano Nino Macaluso, ci anticipa
e mette il dito sul puntuale “spirito gregario” del popolo italiano, troppo buono e accomodante
con i soprusi di governi che da
molti secoli fanno …il buono ed il
cattivo tempo sul territorio nazionale e locale. Ma, nella storia
della repubblica non si protesta
se non lo vogliono i sindacati e
questi …fanno politica anche loro. Dopo di ciò: no comment. (D)
privati per ogni tipo di gioco, con residenza
all’estero, che consente di legalizzare anche
il riciclaggio e la fuoruscita di denaro.
Che fare? Certo se non cambia la volontà
dei cittadini, non cambierà mai nulla. I politici continueranno ad essere corrotti e corruttori, finché ci saranno elettori corrotti e
corruttibili. I “criminali” continueranno ad
amministrare la cosa pubblica finché i giusti continueranno a lavarsi le mani, ed in
molti penseranno a gestire solo il proprio
orto di interessi personali.
Non è necessario spargere altro sangue (brigate rosse), suicidarsi, ma è indispensabile una metamorfosi collettiva, immediata e profonda, che possa coinvolgere
tutti gli strati sociali, soprattutto investendo
nei più giovani. Basta con i picconatori che
cavalcano l’emotività delle persone, ma
mettiamo mano al piccone per ri-iniziare a
piantare alberi di pace, giustizia, ed equità
sociale.
Claudio Zappalà
(speciale da Latina)
Cesare Mori: quando lo Stato premiava i servitori onesti
La Tv ha ricordato la figura del prefetto “di ferro” Cesare Mori, l’ uomo delle istituzioni che, nella storia, ottenne maggiori successi nella lotta al crimine e ai malavitosi siciliani, quelli che comunemente vengono chiamati mafiosi. Cesare Mori poté, però, raggiungere quei risultati eclatanti, non solo perché dotato di capacità e coraggio eccezionali, ma anche perché fortemente sostenuto dalle istituzioni dell’epoca, come sappiamo
fasciste e guidate da Benito Mussolini. Ciò a differenza di quanto accadde poi, dal dopoguerra fino ad oggi, con le “istituzioni democratiche” che non solo abbandonano i
loro servitori più fedeli, ma spesso addirittura li osteggiano. Portato a termine con successo il suo compito in Sicilia, Mori fu premiato con la carica di senatore a vita. Altri
tempi. Un senatore ben diverso da quel Mario Monti, nominato da Napolitano senza
che avesse fornito all’Italia alcun rilevante servigio.
pallini
tanto comportarsi, poi, da arbitro “super
partes”. Un essere umano non va ridotto
e costretto al proprio comportamento sessuale.
E’ molto di più. E’ un essere dotato di
una personalità, di un’anima. Parlare
come si fa oggi sempre e soltanto di sesso è un errore che schiaccia e mortifica
le persone, impedendone un più vasto e
sano sviluppo in altri ambiti e in altri
campi. Tanti “grandi della storia”, sia
uomini che donne, si sono persino votati alla castità per raggiungere importanti obiettivi nei campi più diversi dello
scibile umano. Cerchiamo di guardare
più in alto che abbassarci verso la mera
animalità.
Il piacere della condivisione
Il ritorno dalle vacanze ci riporta ai problemi che avevamo per un po’ accantonati. Ci sentiamo carichi di energie e di
buoni propositi quando, come dopo un
improvviso colpo di vento sulla faccia,
ci ritroviamo storditi. Vorremmo stringere in un grande abbraccio chi ci sta
vicino, ma ci sentiamo respinti, guardati con odio da chi ci dovrebbe gratitudine. Cerchiamo una ragione, ma non la
troviamo.
Sarebbe così bello condividere con gioia
quello che ci ride intorno: il mare, il sole,
il verde che ci fa ombra al momento opportuno…
La vita sessuale è un fatto privato
Alle vicende di Marrazzo, ex presidente regionale del Lazio, è stato messo il silenziatore. Chissà come mai. Gli scandali interessano solo quando non riguardano persone di
sinistra. Ma la vicenda di Marrazzo non fu
solo un fatto privato, increscioso, ma privato. Con passaggio di soldi e droga, più tre
morti ammazzati vi sarebbe stato un bel
po’ da approfondire… Non siamo tra quelli che amano accanirsi contro il prossimo e
contro chi “cada in peccato”, ma quella vicenda è stata di una gravità assoluta da tutti
i punti di vista. Eppure è stata minimizzata
ed occultata palesemente. Ciò, però, ci fa
capire dove risiede realmente “chi può”.
49
A
ATTUALITA’
Come trovare la felicità che non tramonta
Sinfonia dello spirito
Sempre pregevole l’opera editoriale di Tommaso Romano di cui presentiamo due volumi editi dalla fondazione Thule, entrambi redatti da scrittrici
che, in differenti ambiti, affrontano tematiche interessanti e originali. Il
professor Romano conferma la propria fedeltà alla Tradizione, intesa come fertile ricerca di beni e valori intramontabili.
In un mondo arido e superficiale come il
nostro udire, talvolta, una voce fuori dal
chiasso assordante, che ci parla di amore,
di musica, di bellezza, è certamente un
balsamo per le nostre ferite. Maria Elena Mignosi Picone in Sinfonia dello
Spirito, unendo il proprio sapere alle intuizioni e alle scoperte tratte dall’esperienza, ci fornisce una bussola infallibile
per attraversare i vasti deserti del dubbio
e del dolore e approdare nel porto sicuro
della fede e dell’amore.
E’ un percorso da seguire, quello indicato
dall’autrice, che partendo dai grandi pensatori del passato, quali Aristotele o Tommaso d’Aquino, giunge al contemporaneo fondatore dell’Opus Dei, San Josemaria Escrivà de Balaguer, grande teorico, ma anche uomo di azione, di cui vengono ripresi pensieri e propositi, come:
“La vita è per te? La tua vita è per Iddio.
Allora da noi si levi questa promessa al Signore: Ti cercheremo e ti troveremo nel
lavoro quotidiano che tu vuoi che trasformiamo in opera di Dio, in opera d’amore”, oppure “Il grande privilegio dell’uomo è di poter amare, trascendendo così
l’effimero e il transitorio”. Sempre Escrivà: la via indicata da Gesù è il sacrificio, la
croce. “Il cristiano – dice il Salmo – è colui che se ne va e piange, portando la semente da gettare, ma nel tornare viene
con giubilo portando i suoi covoni.”
Penetranti le considerazioni contenute
nella parte prima, al capitolo quarto: “Esiste nel mondo una legge eterna, che noi
chiamiamo legge naturale, in riferimento
al fatto che può essere colta da un elemento della natura (umana) che è la ragione. La chiamiamo divina in riferimento alla fede (…); infine, Dio stesso ce l’ha
rivelata e la troviamo scritta nella Bibbia,
per cui la chiamiamo legge rivelata”. Non
possiamo, però, comprendere tutto. “Le
mie vie non sono le vostre vie (Isaia)”. Però “all’uomo è dato di potere, scrutando i
fatti, scorgere la mano di Dio e comprendere che solo in lui è la sapienza e la forza,
di lui è il consiglio e l’intelligenza”.
Del resto, Sinfonia dello Spirito è, fondamentalmente, una preghiera, di cui le pagine dedicate alla Madonna sono le più
profonde e toccanti. “Non c’è momento
della vita in cui Maria non ci sia accanto.
Silenziosa, ma attenta; nascosta, ma presente. (…) E nei sentieri della vita, anche
quando si fanno oscuri e cala il buio, nella
notte dello spirito, lei è lì, Stella mattutina, che ci apre un orizzonte nuovo, messaggera di novità, artefice di conversione.
E’ l’alba di una vita nuova”.
Semplicità, saggezza, gioia di vivere traspaiono dai versi che completano l’opera
della Mignosi. Ispirati alla vita familiare
contengono una profondità maggiore di
quel che potrebbe apparire a prima vista.
Le gioie vere sono quelle semplici, della
vita di tutti i giorni, fatta di pasti da cuci-
Fra due “eserciti” di precari e candidati
meglio le graduatorie
Ma che brutto profumo
50
nare, di bimbetti da seguire, di mariti imbronciati da rasserenare. Un vero capolavoro “Chiaretta”, così spontanea, così
vera, così eterna nella sua schietta semplicità: “vispa e fonda nello sguardo/tu sgambetti al suon del rock/mentre canti balli e
strilli/tra la gioia dei nonnò. Se hai un
cruccio, tosto sen va/con la pappa e i
color;/quando infin torna il papà/quanta
gioia dentro il cuor!”.
Del resto, quel che colpisce è che proprio
da una donna di cultura, docente di lettere, ma appassionata anche di matematica, di musica e di teologia, colta e raffinata, possa provenire una poesia fresca,
genuina, attenta alle piccole cose di ogni
giorno.
La lettura di Sinfonia dello Spirito illumina e arricchisce, fornisce preziose informazioni e consigli di grande saggezza.
Opera ampia e approfondita, frutto di un
lavoro serio e accurato, va considerato come un vero dono di un’anima delicata e
sensibile. (Lydia Gaziano)
MARIA ELENA MIGNOSI PICONE
Sinfonia dello Spirito
Edizioni Thule € 20,00
Non bastano 160 mila precari in attesa di
occupazione. Il ministro Francesco Profumo, ennesima disgrazia di un ministero
sfortunato vuol mettere in piedi un altro
concorso per docenti e probabilmente lo
farà, limando regolamenti. Non bastano i
tanti corsi di perfezionamento, le migliaia
di docenti abilitati e usciti dal tirocinio che
non hanno un posto da anni…
Lo stato sprecherà altro denaro in
tempo di spending rewue, si commetteranno ingiustizie nei confronti di coloro che
hanno investito, con la partecipazione e la
frequenza ai costosi master. Laureati anche
con 110 e lode, successivamente qualificatisi in vari modi, fra cui l’esperienza diretta,
potranno essere scavalcati da studenti appena laureati… Vi è un piccolo esercito di
docenti abilitati e perfezionatisi con un tirocinio “autentico”, che inseguono supplenze tramite le tradizionali graduatorie
che, essendo trasparenti, rappresentano
“da sempre” una delle pochissime strade
ATTUALITA’
La vera storia di chi sostenne a lungo la monarchia nell’Isola
Cronaca dei partiti e movimenti
monarchici in Sicilia
Tante cose si sono dette e scritte sui partiti
monarchici siciliani, ma un lavoro preciso e
puntuale di ricostruzione dei fatti, come in
Cronaca dei partiti e movimenti monarchici in Sicilia di Adalpina Fabra Bignardelli non si era ancora avuto.
L’autrice, nella sua opera di febbrile compilazione, ha utilizzato il materiale raccolto
negli anni dal marito Domenico Bignardelli, fedelissimo all’ideale monarchico,
soldato galantuomo, sportivo, sindacalista e
dirigente monarchico. Amico affezionato,
per tutta la vita, del Principe Gianfranco
Alliata di Montereale, figura di primo
piano tra i monarchici italiani. La signora
Adalpina, rimasta vedova, ha voluto realizzare quello che era stato anche il desiderio
del marito: dare alle stampe quella ricca
documentazione e impedirne la perdita.
Sfogliando le pagine della Cronaca, troviamo, così, volantini propagandistici, manifesti, documenti ufficiali, come quello pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del riconoscimento dello Statuto siciliano, firmato
da Umberto II il 15 maggio del 1946.
Solo pochi giorni dopo, il 2 giugno, i siciliani votarono in massa a favore della monarchia, come del resto accadde in tutte le regioni centromeridionali. La vittoria della
repubblica sconvolse, però, le previsioni
della vigilia, perchè le famose “calcolatrici”
del ministro Romita dissero altrimenti. Il
destino dei Savoia, 85 anni dopo, seguiva
quello degli “avversari” Borbone.
Umberto II, molto signorilmente, come nel
suo stile, lasciò l’Italia senza presentare alcun ricorso, per amore della patria e per
per sistemare in Italia “i non raccomandati”. Una situazione che – a quanto pare
– dà fastidio, da tempo, al potere.
Uno stato che sconfessa se stesso
continuamente si rivela tale proprio nel
mondo della scuola. A metodi, programmi e programmazioni nel pieno marasma,
al disservizio nei confronti dell’utenza, si
sommano i sistemi di assunzione del personale, sui quali non si può fare nessun affidamento …serio. Non c’è aspettativa,
non valgono i diritti maturati né acquisiti.
Tutto va contro una tradizione del diritto
vigente sul territorio nazionale che dura
da ben oltre 2000 anni. C’è di più: una visione bloccata della realtà, se da un lato
predica la mobilità, dall’altro mette le varie categorie su veri e propri binari da cui
non deragliare. Successivamente, questi si
rivelano o divengono binari morti. Altrettanti “cul de sac”, per cui ad esempio non puoi sfuggire (di fatto) da un’università che ti lascia a spasso, per poi passa-
desiderio di pacificazione dopo tante lotte e
tanto spargimento di sangue, ma non volle
mai abdicare e mantenne sempre i contatti
con i partiti monarchici e con tutti i simpatizzanti.
I documenti raccolti, come ben messo in risalto dalle note del professore Tommaso
Romano, dimostrano la vitalità e la volontà di rinnovamento dei partiti e dei movimenti monarchici italiani nel decennio successivo alla fine della monarchia. Si manifestò, infatti, un grande interesse per la democrazia, per il decentramento amministrativo, per le riforme sociali…Gli interventi di parlamentari monarchici (allora
ancora piuttosto numerosi) alla Camera e
al Senato furono talvolta decisivi in occasione di momenti cruciali per la vita del Paese.
Molte le figure di spicco come l’armatore
Achille Lauro del PMP (Partito monarchico popolare),…Covelli del PNM (Partito nazionale monarchico), lo scrittore
Giovanni Guareschi, famoso creatore di
Don Camillo e Peppone, e oltre ai personaggi famosi, tanti altri sostenitori di ogni
ceto sociale e raramente di nascita aristocratica perché passati spesso sul carro del
vincitore. Anche il giornalista Mario Francese, martire della mafia, aderì al Pdium e
fu candidato al Comune di Palermo.
Molti monarchici subirono ingiuste incarcerazioni, pesanti persecuzioni ed emarginazioni, ma non per questo si tirarono indietro o si persero di coraggio. Negli anni,
però, i partiti monarchici, inizialmente numerosi e vivaci, si andarono sfaldando e i
simpatizzanti, visto il declino di tali formare ai licei: resti, come si dice in gergo “fuori
di qua e fuori di là”. E nessuno, neppure se
sollecitato, riesce a far niente per porvi un
rimedio. Non puoi concorrere alle graduatorie in più province e via dicendo.
Altri 160 mila aspiranti docenti verranno probabilmente sottoposti ad una
prima “scrematura” per il concorso a
cattedre. Teoricamente obiettiva, teoricamente imparziale. Chi la supererà andrà agli scritti (e saranno ancora in tanti),
poi agli orali e poi ad una lezione simulata, come ai vecchi tempi. Cioè una prova
da nulla. Cioè non un tirocinio. Il tutto,
sempre teoricamente, senza parzialità di
sorta… Peccato che all’orale la commissione e il suo presidente vedranno in faccia il candidato, divenendo arbitri del
suo destino… Peccato che alcuni conosceranno i testi da cui sono estrapolati i
test. Il passato docet! Ma il governo si
vanterà di aver restaurato i concorsi: proprio nell’ultimo settore in cui non avreb-
zioni, finirono per convergere su altre formazioni politiche. Così, a partire dagli anni
’70, si può dire si sia avuta la scomparsa dei
partiti monarchici in Italia.
Del resto, commenta l’autrice, tutto ha un
inizio, uno svolgimento e una fine e lo dimostrano anche le recenti vicende politiche
italiane che hanno portato alla scomparsa
di tutti i partiti storici nazionali. (Lydia
Gaziano)
ADALPINA FABRA BIGNARDELLI
Cronaca dei Partiti e Movimenti Monarchici in Sicilia
Prefazione di Tommaso Romano
Edizioni Thule
be dovuto farlo! Dire che è una vergogna
è un eufemismo…
E che fine ha fatto la difficile e costosa Sissis, cui si entrava per concorso – e non era
da nulla – i cui docenti sono tuttora a spasso? Potrebbero essere “scremati” anche loro dopo tanti anni… Quanto è costato recarsi giornalmente a lezione dopo aver
“sopportato” l’università con i suoi carenti
mezzi pubblici, i parcheggi difficili, gli ingorghi cittadini, le spese per i libri? Perché
Profumo non fa il proprio mestiere che
non è certo quello di occuparsi della pubblica istruzione? E suoi predecessori di destra e di sinistra? Sarebbe stato meglio se
fossero stati a casa. Che ministero sfortunato! Poveri docenti e poveri alunni…
Infine: quando saranno realmente sistemati i vincitori di questo benedetto concorso, quando tutto l’iter sarà completato,
se i precedenti aspiranti aspettano da vent’anni e più una sistemazione?
Teacher
51
A
SCUOLA
LICEO SCAdUTO dI BAGhErIA
Lettera aperta al ministro della pubblica
In seguito alla pubblicazione di un
articolo sul numero de “L’Espresso”
del 20 Settembre 2012 in cui è riportata l’intervista al nostro ministro
della pubblica istruzione fa capolino
nelle menti degli italiani qualche dubbio sul futuro loro e dei loro figli: come sarà la scuola di domani? Sfogliando un giornale ci si può ritrovare a pensare al futuro, un futuro che
attualmente preoccupa tutti, giovani
in particolare: ho pensato proprio al
mio futuro e a quello dei miei coetanei quando ho letto sul numero del
20 Settembre 2012 de “L’Espresso”
l’intervista rilasciata dal nostro attuale ministro della pubblica istruzione Francesco Profumo sulla scuola del futuro. Ho subito sentito il bisogno di confrontarmi con qualcuno
per chiarire i miei dubbi e le mie perplessità e per enfatizzare le mie certezze, e, ho pensato, perché non farlo
con il ministro in persona? È così che
è nata questa lettera.
ISTITUTO dON BOSCO
Incontro-dibattito
per ricordare
Falcone e Borsellino
vent’anni dopo le stragi
Un convegno, svoltosi nel maggio scorso,
presso il Ranchibile, ha ricordato le eroiche figure di Giovanni Falcone e Paolo
Borsellino nel ventennale delle stragi.
Organizzato dall’Istituto Don Bosco in
collaborazione col Centro Terranova, ha
avuto relatori illustri del calibro del procuratore Pietro Grasso, di Monsignor Mogavero, vescovo di Mazara
del Vallo, della docente di sociologia giuridica Alessandra Dino e del magistrato Anna Maria Palma Guarnier, presidente del Centro Terranova e ha coinvolto le massime autorità militari e civili
della città.
Riservato alle classi del triennio, ha coinvolto in modo diretto anche gli studenti.
Gli interventi dei relatori si sono infatti
alternati con quelli dei ragazzi, ai quali è
stata affidata la lettura di frasi o pensieri
di Falcone e Borsellino e di brani tratti
dal diario di Rita Atria, la ragazza che
divenne famosa per essersi uccisa subito
dopo la morte di Borsellino, avendo perso la speranza nella giustizia. I ragazzi
sono stati preparati dal laboratorio di
teatro diretta dal professor Gianpaolo
Bellanca.
Lydia Gaziano
52
Caro signor ministro,
sono Alessia, una studentessa che frequenta l’ultimo anno di liceo. Non ho nulla di
speciale: sono una ragazza normale, con
una famiglia normale, amici normali e abitudini normali. Perché ascoltarmi allora, si
chiederà lei, se non ho nulla di speciale?
Perché una persona non si definisce speciale a mio parere in base alle grandi e straordinarie avventure che vive, alla sua immensa notorietà o alle sue altolocate conoscenze: per me una persona è speciale per le
piccole azioni che compie ogni giorno, per
ogni contributo, anche se minimo, che riesce a dare quando è suo dovere farlo. Vivo
a Bagheria, un paese vicino Palermo, e qui
frequento il liceo classico “Francesco Scaduto”. È per questo, per parlarle della mia
scuola, che ho deciso di scriverle; perché,
dopo aver letto l’articolo su “L’Espresso”
sulle scuole di ultima generazione, in cui
era inserita tra l’altro una sua intervista sui
progetti che ha per la scuola italiana, ho
iniziato a pormi delle domande e vorrei
confrontarmi con lei, anche se indirettamente, sulle conclusioni a cui sono giunta.
Come ho già accennato anche qualcosa di
apparentemente insignificante può essere
speciale: quando sono entrata nella mia
scuola per la prima volta ero una persona
diversa e mai avrei pensato che un’esperienza scolastica avrebbe potuto allargare a
tal punto i miei orizzonti e darmi tante possibilità di emergere. Ho varcato la soglia di
quel liceo come fanno tanti altri studenti in
tante altre parti del mondo e vorrei, con
questa lettera, farla vedere attraverso i miei
occhi, per illustrare quanto e soprattutto
come una scuola può cambiare la vita degli
studenti. La nostra è una scuola abbastanza grande e comprende due plessi, una sede centrale e una succursale: ma non è della scuola intesa come edificio che parlerò,
poiché forse questo è il solo punto di vista
che lascia un po’ a desiderare. Dentro quelle stanze infatti c’è tutta una vita pulsante
che solo chi l’ha toccata con mano può avvertire: durante le ore mattutine si svolgono le lezioni comuni, le lezioni tradizionali
A
SCUOLA
Istruzione Francesco profumo
Il ministro Francesco Profumo
di ciascuna materia, e fin qui non vi è nulla
di innovativo; ma è proprio guardando più
a fondo, alla trama che regge l’intera macchina scolastica, che si ritrovano gli elementi di innovazione. La nostra scuola infatti
può contare su un’attiva collaborazione di
tutte le componenti che ne fanno parte: dai
docenti al personale ATA, dal dirigente agli
studenti. Questi ultimi hanno infatti la possibilità di sentirsi parte di qualcosa, di percepire che è anche grazie a loro se la scuola
funziona in un certo modo: io stessa ho avuto la possibilità qualche anno fa di diventare, in seguito ad un corso di formazione pomeridiano, una peer educator, una figura di
riferimento per gli altri studenti e un elemento di rappresentanza negli eventi cui la
scuola prende parte. Vorrei, signor ministro, che riflettesse a fondo su questo aspetto, quello dell’interazione tra gli studenti e
sulla possibilità di riconoscere in dei coetanei o comunque in ragazzi di qualche anno
più grandi una certa autorevolezza. Sì autorevolezza, non autorità: l’autorità presuppone timore mentre l’autorevolezza si guadagna attraverso le competenze, la serietà,
la professionalità, ma anche attraverso il
dialogo, il rispetto, la cordialità, insomma
attraverso una particolare attenzione per la
persona, ragazzo o ragazza che sia, ancor
prima che per lo studente. Forse anche gli
insegnanti dovrebbero imparare la diversa
sfumatura di significato che intercorre tra
questi due termini, perché alle volte sembrano ignorarla. Accanto ai corsi di formazione per gli aspiranti peer educator sono
molti altri i corsi pomeridiani che la nostra
scuola organizza, alcuni dei quali in collaborazione con la comunità europea: corsi
di inglese e francese, di sport, di musica.
Particolare rilievo assumono però alcune
iniziative, che io ho sempre ritenuto il fiore
all’occhiello del nostro istituto: il Mep o simulazione del Parlamento Europeo, che
consente di confrontarsi con ragazzi di realtà diverse e di aprirsi ad un concetto più
“adulto” e concreto di politica e il corso di
formazione sulle pari opportunità, del quale io vado particolarmente fiera, che prepara le ragazze ad affrontare il loro ruolo di
donne nella società e nella politica, analizzando gli elementi di discriminazione femminile nella storia per indurre ad assumere
maggiore consapevolezza della situazione
sociale attuale. Molto importanti sono anche le attività di volontariato che la nostra
scuola propone: attraverso la collaborazione con alcune associazioni locali gli studenti hanno la possibilità di svolgere vari tipi di
volontariato fuori e dentro le mura scolastiche: nelle ore pomeridiane la scuola si apre
infatti ai bambini della “scuola della pace”,
della Comunità di Sant’Egidio, che ricevono un supporto nello svolgimento dei compiti assegnati e socializzano tra loro in un’atmosfera serena. Grazie alla collaborazione
con le associazioni di volontariato gli studenti hanno inoltre la possibilità di partecipare una volta all’anno ad una conferenza
che ha come principale relatore un ex detenuto del braccio della morte, il quale racconta la propria esperienza e si confronta
con le curiosità degli studenti. Quella del
volontariato non è però l’unica attività che
la nostra scuola ospita: i suoi locali ospitano
infatti nel pomeriggio anche la scuola di
musica “Eliodoro Sollima”, aperta a tutta
la cittadinanza, dagli adulti ai bambini, e l’
UNITRE, o università delle tre età, che da
la possibilità a chi è più avanti negli anni di
approfondire o intraprendere gli studi. Ricordo che un passo dell’intervista che lei ha
rilasciato mi ha particolarmente colpita; lei
infatti affermava: “Penso a una scuola open
space, senza aule né corridoi. Dove studenti
e insegnanti lavorano insieme in modo collaborativo, sfruttando le possibilità offerte
da Internet e dalle tecnologie di comunicazione. Una scuola aperta tutto il giorno, disponibile alle contaminazioni con il territorio: scuola vera e propria al mattino, centro
sportivo e di aggregazione al pomeriggio,
centro di formazione per adulti alla sera”.
La mia non sarà una scuola di ultima generazione, non offrirà, forse, neanche le tecnologie adeguate al nostro sempre più incalzante sviluppo, non sarà forse priva di
aule e corridoi, sarà insomma piuttosto antiquata, ma è già una scuola open space in
senso figurato: è già aperta al territorio, offre già tante attività alternative e integrative
alle lezioni frontali, ma nessuno, a parte noi
che la frequentiamo, lo sa, lei non lo sa.
Molti pensano infatti che sia l’edificio a
chiamarsi scuola, ma il nostro caso, “normale” e “speciale” allo stesso tempo ne è la
prova concreta: la scuola è molto più di
questo. Non mi fraintenda, è anche questo,
e sicuramente non disdegneremmo edifici
nuovi e all’avanguardia, ma ciò che è fondamentale comprendere è che questo è il
secondo passo: prima bisogna attuare un
cambiamento nella mentalità delle componenti della scuola, perché chi pensa ancora
alla scuola italiana come a quella di cinquant’anni fa non potrà mai utilizzare adeguatamente simili strutture e per altri addirittura queste rimarranno solo un miraggio, un’immagine stampata su una rivista
con un’intervista al ministro Profumo a lato. Noi abbiamo cercato di lavorare su quest’aspetto, e lo facciamo ancora, sperando
che un giorno anche la nostra scuola assomigli a quelle di Stoccolma o Copenaghen.
Altro compito fondamentale della scuola è
che questa prepari i suoi studenti al futuro:
anche sotto questo aspetto la nostra scuola
cerca di distinguersi organizzando stage lavorativi per i suoi alunni disabili e non. I
primi potranno infatti lasciare la scuola e
intraprendere un’attività lavorativa guardando al futuro e i secondi potranno proseguire gli studi con capacità più sviluppate e
con un approccio più concreto alla vita. Io
stessa ho avuto la possibilità di partecipare
ad alcuni stage e questo mi ha permesso di
fare chiarezza sulle scelte da prendere per il
futuro.
È strano dover riassumere tutto un mondo
in poche righe e sicuramente molto avrei
ancora da dire, ma non lo farò. Lo scopo
della mia lettera era infatti darle soltanto un
assaggio di quella che è la vita scolastica italiana e in particolare di una delle scuole italiane, perché il mio più grande desiderio sarebbe quello di vederla in una di queste
scuole. Lei ha nelle sue mani il futuro di noi
studenti ed è importante che veda quello
che abbiamo attualmente e cosa è possibile
cambiare. Parli con noi, interagisca con
noi, ci ascolti. Qualche tempo fa, durante
una conferenza mi è stato chiesto perché i
giovani manifestano una sempre più scarsa
fiducia nei confronti della politica e dei suoi
rappresentanti e penso che la risposta che
ho dato sia lo stesso monito che oggi voglio
dare a lei: come si fa ad avere fiducia in
qualcosa che è lontano da noi? Come faccio io, Alessia, ad avere fiducia in qualcuno
che non ho mai visto, che sento lontano e
completamente estraneo alla mia routine
quotidiana? Come avrà già notato ho iniziato la mia lettera con l’espressione “caro
ministro”: avrei potuto usare milioni di aggettivi di circostanza (egregio, rispettabile e
così via…) ma non l’ho fatto, perché io e lei
apparteniamo a due universi diversi ma, se
ci riflette, abbiamo in comune molto più di
quanto si possa pensare, compreso il mio
futuro di studentessa al quale tengo particolarmente. Spero di non averla annoiata
troppo con questo mio racconto, ma è il
racconto di una scuola, della mia scuola,
della sua Scuola. Non mi resta che auspicare una sua futura visita qui, al liceo classico
Francesco Scaduto di Bagheria: la sua presenza farebbe senz’altro un immenso piacere a tutti noi. Cordiali saluti.
Alessia Girgenti
Addetto stampa del Liceo classico “F.Scaduto”
53
SALUTE
Ma chi alza il velo sui crimini che si perpetuano nei laboratori?
procreazione l’Europa
blocca la legge 40
Il fatto: una coppia di coniugi, portatori
sani di fibrosi cistica e già genitori di un
bambino affetto da tale patologia, per
non rischiare di dare al mondo un altro figlio con la stessa malattia, hanno fatto ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo, in quanto la legge italiana (40)
vieta la diagnosi preimpianto degli embrioni (pgd), consentendo, però, un possibile successivo aborto su richiesta dei genitori. La Corte europea ha dato ragione
alla coppia e condannato l’Italia a risarcirla economicamente. Adesso è al vaglio
del Parlamento la decisione se ricorrere o
meno verso tale sentenza.
Esaminiamo la questione e, innanzi
tutto, partiamo dal pgd: in che cosa consiste? Si tratta di procurarsi taluni embrioni
dalla coppia, esaminarli e scartare quelli
affetti da patologie “gravi”, come la citata
fibrosi cistica, la talassemia (altrimenti
detta anemia mediterranea) e le cromosomatopie. Ma sono veramente così gravi
oppure anche questa è una falsità?
Continuando su questa strada, potranno
essere anche eliminati i portatori di unghia incarnite o di alluce vago? Per non
dire che già, da oggi, molte bambine – e
non soltanto in Cina – non vengono al
mondo sol perché sono femmine.
Scartare un embrione equivale a scartare
un bambino. Cioè impedire, volontariamente, la nascita di un proprio figlio a favore di un altro “supposto” più sano. Anche questa è una bufala, perché spesso i
laboratori sbagliano, eliminando bambini
sani a favore di bambini malati. La scienza umana, infatti, è ancora fallace, ovvero
il personale del laboratorio erra (persino
scambiando le provette e dando il figlio
sbagliato al genitore sbagliato). Vogliamo
solo dire che decisioni così serie sulla vita
umana e sul diritto del concepito di venire
al mondo (il solo a non essere interpellato)
non possono essere affidate – specie allo
stato attuale – ad una normativa talmente
errata… Tali sono le norme europee e tali
quelle italiane.
Ma, soprattutto, chi ha mai il diritto di
decidere sulla vita o la morte di un bambino? Inoltre, chi può sapere in anticipo
che cosa sia meglio o peggio per il soggetto? Perché non c’è dubbio che un embrione sia già un bambino completo in ogni
sua parte. Ma è solo molto piccolo e non
può esprimersi: chi può sapere quale tasso
di felicità o infelicità lo attende nella vita,
sano o malato che sia?
Un bambino può nascere sanissimo e ammalarsi in seguito, un altro gravemente
malato può diventare sanissimo e gli esempi sono numerosissimi. Non tocca, forse,
alla scienza medica progredire e raggiun-
54
gere nuovi traguardi nella cura delle patologie più gravi? Quanto accade nei laboratori che si occupano di procreazione assistita ha riflessi e conseguenze sul progresso della medicina: vengono abbandonati o ridotti studi sulla cura della sterilità
maschile e femminile, destinati meno fondi a chi vuole migliorare la vita di malati e
disabili e così via… E’ morale tutto ciò?
Ma ci sono aspetti della questione ancora
più gravi e inquietanti. Dove sono le statistiche su quante coppie riescano effettivamente ad avere un figlio con la fecondazione assistita? Quante donne riportano
conseguenze negative (fisiche e psicologiche) da queste esperienze, spesso dolorose
e traumatizzanti?
C’è chi crede che la legge 40 sia “cattolica”. Niente di più falso.
Per fare un esempio, la religione cattolica
non può consentire l’eliminazione neppure di un solo embrione, mentre la legge 40
ne limita soltanto il numero a tre. Cerchiamo, poi, di usare una lingua che sia
veramente tale e non una non lingua: embrione equivale a bambino, non giochiamo con le parole per sottrarci al giudizio
della nostra coscienza. Molte coppie ricorrono a tali pratiche in seguito ad una
inadeguata conoscenza di quel che accade durante una gravidanza e di ciò che
avviene in laboratorio.
Fin dal concepimento, l’embrione manifesta la propria volontà di vivere. Un ginecologo americano… che da anni provocava
aborti, si è reso conto che il piccolo esserino cerca di sfuggire agli strumenti di morte
che lo vogliono colpire, letteralmente scap-
Si parla genericamente di “mala sanità” ma i laboratori della procreazione assistita fanno “quello che vogliono” e chiedono addirittura …mano libera: alta remunerazione, niente controlli.
pando nell’utero materno e cercando un
rifugio: si è, così, pentito ed è diventato un
attivista antiaborista. Si parla in nome della scienza, ma da perfetti ignoranti, sia di
quella tecnica, sia di quella etica. C’è pure
chi considera il bambino che cresce nell’utero della madre una specie di intruso o
parassita ...La scienza moderna ha dimostrato l’esatto contrario: il bambino cerca
di proteggere la madre dalle malattie. Un
video, ha dimostrato infatti, con estrema
evidenza, che un bambino abortito dalla
madre affetta da una certa patologia ...aveva inviato e creato intorno al collo della
madre una cintura di protezione, per impedire lo sviluppo della malattia, salvare la
madre e, quindi, se stesso.
L’ignoranza arriva al punto che poche
coppie sanno che varie patologie del bambino possono essere curate già nel ventre
materno e portare alla luce o bambini
completamente sani o con una buona qualità di vita, come ci dimostra il grande
dottor Noia, ginecologo e chirurgo, che
a Roma, da anni, coltiva con successo tale
attività. Quanti bambini sono stati uccisi
per non avere seguito questa strada (di
giustizia e di amore)? Compito della scienza non è fornire bambini sani (o apparentemente tali) come se fossero prodotti da
supermercato a genitori che li desiderano
con la stessa motivazione di chi acquista
una tv...
Non esiste il diritto di avere un figlio, eventualmente può esistere il contrario: il diritto di un bambino ad avere genitori moralmente sani.
Lydia Gaziano
A
SALUTE
per lo scompenso cardiaco che colpisce 24 milioni di persone
Al San raffaele decolla
il nuovo defibrillatore biventricolare
Sempre sullo scompenso cardiaco, di cui
in primavera si era avuto al San Raffaele
di Cefalù un convegno specifico sul tema,
organizzato dalla Unità operativa diretta
da Tommaso Cipolla, ecco un altro passo
avanti. L’ospedale San Raffaele Giglio di
Cefalù è la prima struttura siciliana (8 in
Italia, 40 nel mondo) ad aver impianto, su
un paziente 70enne, il nuovo “Viva Xt”,
prodotto da Medtronic, per la cura dello
scompenso cardiaco.
“Un sistema innovativo – spiega Gabriele
Giannola, responsabile dell’unità funzionale di aritmologia dell’ospedale di Cefalù – che consente, grazie ad un algoritmo
particolare, di adeguare la stimolazione
del cuore alle necessità del momento, migliorando la contrazione del muscolo”.
Giannola, che è stato l’unico italiano di
un board di 5 professionisti a partecipare a
Minneapolis allo sviluppo di questa nuova tecnologia, ne sottolinea gli altri aspetti
innovativi: “ha una forma anatomica che
più si adatta e mimetizza sotto il tessuto
riducendo il rischio di lacerazioni della
pelle e nella sua evoluzione verrà dotata
di 4 elettrodi per la stimolazione rispetto
ai due tradizionali”. Inoltre, in fase di stu-
dio è stato dimostrato che la risposta alla
terapia è aumentata del 12% e, grazie all’algoritmo, si è ottenuta una riduzione
della stimolazione ventricolare destra pari al 44%, risultato che permette una maggiore durata dello stesso dispositivo.
“L’intervento non cambia – aggiunge il
professionista – e dura circa un’ora e mezza e viene eseguito in anestesia locale”.
Ad effettuare il primo impianto con l’equipe guidata da Giannola, che afferisce all’unità di cardiologia, diretta da Tommaso
Cipolla, sono stati il cardiologo Riccardo
Torcivia, l’ingegnere Dario Corrao della
Medtronic e gli infermieri Giuseppe Riolo
e Giuseppe Fesi. Del servizio di aritmologia fa parte anche Riccardo Airò Farulla.
“Lo scompenso cardiaco – conclude Giannola – è una patologia molto diffusa. Ne
soffrono circa 24 milioni di persone al mondo, cui si aggiungono ogni anno due milioni di nuovi pazienti con una
mortalità del 40% a 12 mesi”. Dei 350 interventi annui eseguiti dal servizio di aritmologia del San Raffaele Giglio, circa
100 riguardano lo scompenso cardiaco.
“C’è un impegno costante della Fondazione – evidenzia il presidente Stefano
Gabriele Giannola, resp. unità funzionale di aritmologia
Cirillo – in investimenti in nuove tecnologie che elevano la qualità delle prestazioni
sanitarie”.
“Siamo orgogliosi di questo risultato –
conclude il vice direttore generale, Carmela Durante – che vede la nostra Fondazione proseguire il percorso di eccellenza
definito nella mission”.
Campofelice. Inaugurato il Castello di roccella restaurato
Inaugurazione, a fine settembre, del Castello di Roccella dopo i lavori di restauro del sito monumentale detto “Caricatore delle Madonie”. Nel corso di
una giornata di studio dal
titolo: “La Torre Roccella
e il Borgo, tra storia, architettura e produzione”
sono state esposte le tavole illustrative della tesi di
laurea dell’Arch. Francesca D’Angelo, “Il sistema difensivo costiero
da Palermo a Roccella”.
All’inaugurazione sono
intervenuti il Soprintendente ai Beni
Culturali di Palermo Gaetano Gullo, la
direttrice del Parco Archeologico di Himera Francesca Spatafora, gli archeologi Rosa Maria Cucco e Stefano Vassallo,
Rosario Termotto e Ferdinando Maurici rispettivamente storico e medievalista.
Ha presieduto i lavori il sindaco Francesco Vasta, che ha aperto i lavori evidenziando l’importanza dell’evento sotto il
profilo della valenza storica, architettonica ma anche turistica per l’enorme
potenzialità che il
sito riveste quale
attrattore. Alla manifestazione ha partecipato quale partner istituzionale
l’assessorato regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana, con
il patrocinio del FAI delegazione di Palermo, rappresentato da Rita Cedrini
dell’Università degli Studi
di Palermo, facoltà di Architettura e Antropologia
Culturale. Tutti gli interventi hanno sottolineato l’importanza storica, architettonica ed etnoantropologica del complesso.
Attorno ad esso è nato il paese costiero perchè nel medioevo fungeva da importante “caricatore” per le
derrate prodotte nelle Madonie e nella Piana di Roccella.
Il bene monumentale è divenuto patrimonio del Comune di Campofelice di Roccella il 29 gennaio 2008 dopo un millennio di proprietà
privata dai Signori di Geraci e Castelbuono i “Ventimiglia” alla real casata dei
“Furnari” ed alla sua nobile
discendenza fino ai “Cammarata”, proprietari fino a
gennaio 2008. Vi si ospita
adesso una mostra di pupi siciliani.
Gaetano Messina
55
ATTUALITA’
Ce lo regala “La forza rivelatrice dell’amore” di Nicola Filippone
Un don puglisi vero
Fra pochi mesi Padre Puglisi sarà elevato agli onori dell’altare. Tutti sappiamo
della straordinaria opera umanitaria e sociale compiuta da Don Pino e difficilmente potrebbero levarsi voci di opposizione,
di fronte alla sua santificazione… Ma la
domanda cui, comunque, va data risposta
è: perché proprio santo? E soprattutto:
perché martire? Va infatti detto che – come opportunamente chiarisce il professor
Nicola Filippone, autore di La forza rivelatrice dell’amore, dedicato a padre
Puglisi – il coraggioso sacerdote di Brancaccio, ucciso a causa del tanto bene che
faceva, non è stato semplicemente un uomo irriducibile che, in coerenza con le proprie idee, ha rischiato e infine perso la vita.
E’ stato molto di più. Don Pino Puglisi è
a pieno titolo un martire cristiano, anche
se a rigore così non sarebbe… Non gli venne infatti addebitata la fede, come una colpa, dai suoi nemici. Ma, in sostanza, la sua
morte fu provocata proprio dalla predicazione del vangelo, praticata in maniera
coerente e senza sbandamenti.
È una grande novità. Si considera “odium
fidei” anche morire per la giustizia. Oggi
c’è, quindi, una nuova categoria di martiri:
padre Kolbe (offre la vita per un altro),
Monsignor Romeo (vescovo a San Salvador), il giudice Livatino.
Così infatti Don Pino diceva: “Si può diventare diversi da chi ruba, fa rapine, estorce il denaro ai commercianti, uccide. Si diventa diversi se si è cristiani...”
Il Vangelo – spiega il professor Filippone nel libro – si rivela in grado di battere la mafia, agendo sul versante formativo, opponendo, alla bieca legge della vendetta, la forza incontrastata dell’amore,
spiegando che non ci può essere giustizia
vera senza la carità, insegnando che l’onore consiste nell’avere rispetto della dignità
dell’uomo, chiarendo che si è liberi solo
quando si compie il bene, annunziando la
sacralità della vita quale dono di Dio.
La mafia si rigenera dopo ogni sconfitta. Il
sentimento da cui trae nutrimento è l’odio.
La convinzione di Padre Puglisi era che
l’odio si possa combattere solo con una forza più grande e che questa forza sia l’amore, l’amore di Dio, la fede, che ci trascina in
una dimensione ultraterrena, mettendoci
in grado di giungere a verità che altrimenti
risulterebbe impossibile capire.
Aggiungiamo noi: ciò che, ad esempio, un
personaggio come lo scrittore Saviano (che
vede solo odio dappertutto) mostra di non
capire…
Lo scritto del professor Filippone
non è una biografia del sacerdote, ma tratta della straordinaria testimonianza d’amore di Don Pino, di un amore totale che abbracciava tutti, innocenti o colpevoli. Perché la missione di un cristiano e, soprattutto, di un sacerdote, è sempre la conversione e questa non può passare dalla strada
56
dell’odio, ma
dal suo opposto: dal perdono, cioè da
quell’amore assoluto che vuole la salvezza di
tutti gli uomini, ma – naturalmente – senza mai cedere
sul versante degli insegnamenti morali e dell’educazione a
quei valori che
stanno alla base dell’insegnamento di Gesù. Si spiega così il successivo
pentimento dell’assassino di
Don Puglisi e
la sua conversione, perché,
proprio nel momento in cui
moriva Don Pino sorrideva e
col suo sorriso
ha fatto capire
a Salvatore Grigoli – che pur
gli sparava alla nuca – di essere amato anche lui (persino lui) da Don
Puglisi.
Perché quando si scopre Gesù, e Dio padre,
non c’è più bisogno di repressioni, lotte e
via dicendo…perché vince la pace. Il che,
naturalmente, non esonera nessuno dal
pagare il proprio debito con la giustizia per
il male commesso, ma rimargina le ferite e
ricompone l’unità della società in un Bene
superiore, in un abbraccio universale. Tutto ciò suggerisce il libro di Nicola Filippone: Ricordiamo – annota – la vita di San
Paolo che, da persecutore dei cristiani, diventa apostolo delle genti.
Attuale ed interessante, risulta poi, quanto l’autore sostiene circa il dibattito sulla
“bioetica sociale”, cioè su una scienza
che assicuri la sopravvivenza e migliori la
qualità della vita. La vita e l’esperienza di
Padre Puglisi, sotto questo profilo, potrebbero risultare illuminanti sul cammino da
seguire.
Emerge, inoltre, una differente posizione tra la bioetica detta laica, di matrice
americana, e la bioetica cristiana, la prima,
infatti, tende ad escludere dal concetto di
persona i bambini e i soggetti non autosuf-
ficienti. La filosofia moderna tende a rinchiudersi in un ambito materialistico e ad
escludere la metafisica, ma proprio oggi si
torna all’impellenza di un ritorno ad essa
(ad esempio, con l’esistenzialismo).
Se ne conclude che – osserviamo noi leggendo Filippone – i film e gli scritti su Don
Pino non hanno finora reso in pieno la grandezza della sua persona (tra l’altro, era un
uomo di grande cultura) e della sua opera.
Come pure molti hanno mancato di mettere in luce – come fa l’autore di questo libro
– il contributo fondamentale del cardinale Salvatore Pappalardo (e quindi della
Chiesa) al parroco di Brancaccio. Sia mediante aiuti economici, sia con l’appoggio
pieno al suo operare, che mai venne meno.
Lydia Gaziano
Nicola Filippone
La forza rivelatrice dell’amore Il sacrificio di Don Pino Puglisi nell’ottica della bioetica sociale
MEF Firenze Atheneum
spettaColI / CInema
Frenetica passion
di Eliana L. Napoli
Rubrica creata da Gregorio Napoli
Il successo siciliano a Venezia
Da Ciprì in poi un’Isola protagonista
Alla 69esima edizione del Festival di Venezia il nuovo direttore Alberto Barbera, che
per anni ha guidato brillantemente il Festival di Torino, ha impresso una sua impronta personale. Fra i cambiamenti rilevanti
l’abolizione della sezione “Controcampo
italiano”, una vetrina un po’ “provinciale”
riservata esclusivamente ai film di casa nostra. A chi gli contestava la ridotta presenza
di film italiani, Barbera rispondeva che comunque ce n’erano tanti (circa 40) e che
nessun’altra nazione poteva vantarne altrettanti. E segnalava anche la nuova sigla
d’apertura (quella che precede la proiezione di ciascun film), dell’italiano Simone
Massi, artista dal segno grafico personale
ed inconfondibile molto noto all’Estero che
Barbera ha contribuito a far conoscere ed
apprezzare anche in Italia. Ma l’omaggio
al cinema italiano era anche una retrospettiva di classici, alcuni dei quali restaurati, e
il meritatissimo premio alla carriera assegnato a Francesco Rosi.
Un particolare tributo di interesse e di simpatia ha accolto i quattro film di autori siciliani presenti nelle varie sezioni, dal lungometraggio E’ stato il figlio di Daniele Ciprì,
uno dei tre italiani in concorso assieme a
Bellocchio e a Francesca Comencini, al
medio metraggio di Pasquale Scimeca Convitto Falcone, presentato fra gli Eventi Speciali, ed ancora il lungometraggio di Luigi Lo
Cascio La città ideale, che gareggiava nella
Settimana della Critica, e il documentario
di Costanza Quatriglio Terramatta presentato nelle Giornate degli Autori. Inoltre E’stato il figlio, applaudito dai giornalisti e ancor di più dal pubblico che affollava la Sala
Grande (“tutto esaurito” al botteghino della Mostra), è l’unico dei tre italiani a essersi
aggiudicato un premio, quello per la miglior fotografia. Grande successo dunque
per la Sicilia, a conferma che – a dispetto
delle difficoltà economiche che condizionano il settore – i siciliani nel cinema non meno che in letteratura o nelle arti figurative,
ci sanno fare davvero.
Il primo a presentarsi al giudizio del pubblico e della critica è stato Pasquale Scimeca
con la sua docufiction Convitto Falcone. Il regista ed il protagonista Pietro D’Agostino,
erano accompagnati da Maria Falcone, dal
Procuratore Pietro Grasso e da Pietro Di
Miceli, direttore della Film Commission Siciliana, ente che ha contribuito concretamente alla realizzazione di tutti i film siciliani presenti a Venezia, ad eccezione di
Una scena del film “È stato il figlio” di Daniele Cipri. Nella foto: Giselda Volodi,
Toni Servillo, Aurora Quattrocchi, Fabrizio Falco e Benedetto Raneli.
quello di Daniele Ciprì, che la sua Sicilia se
l’è dovuta reinventare in Puglia, gradito
ospite della Film Commission di quella Regione. In compenso l’ente siciliano ha anche investito sull’attesissimo Pinocchio, film
d’animazione del napoletano Enzo D’Alò,
autentico maestro del genere, impreziosito
dalle canzoni di Lucio Dalla, un successo
assicurato. Scimeca ha scritto la sceneggiatura del suo film assieme a Francesco La Licata ispirandosi al libro “La mia partita” di
Giuseppe Cadili. E’ la storia di Antonio
(Pietro D’Agostino, promettente attore di
appena undici anni) adolescente madonita
figlio di contadini, che grazie a una borsa
di studio, frequenta l’antico “Convitto Vittorio Emanuele” poi intitolato al Giudice
Falcone che ne fu alunno, dove apprende
dai suoi insegnanti cultura ma anche lezioni di vita. Interpretato ottimamente da Guja Jelo, Marcello Mattarella, Donatella Finocchiaro ed Enrico Lo Verso, Convitto Falcone è un breve ma pregnante racconto di
formazione, ed è anche un omaggio, commosso e non retorico, a Falcone e a tutti i
caduti di mafia, in occasione del 20° anniversario della strage di Capaci.
Sabato 1 settembre è stato il gran giorno di Daniele Ciprì. L’attesa per il debutto non in coppia con Franco Maresco
non è andata delusa e il regista palermitano
ha dimostrato di saper lavorare in piena autonomia pur non dimenticando la lezione
di Cinico Tv e di quell’unico e irripetibile
cinema nato dal sodalizio con l’inseparabi-
le Franco. Convinto che quella felice stagione si sia conclusa e che bisogna aprirsi
a nuove possibilità e forte anche del suo
consumato mestiere di direttore della fotografia, Daniele Ciprì ha imboccato con
convinzione ed entusiasmo una nuova strada. Esordisce con un film ambizioso, di matrice letteraria. L’idea infatti gliel’ha suggerita l’omonimo romanzo di Roberto Alaimo, che il regista palermitano ha però notevolmente rielaborato. La storia della famiglia Ciraulo, protagonista del film, si ricompone attraverso le parole di uno stralunato personaggio, un poveraccio di nome
Busu (Alfredo Castro), che negli uffici postali, dove sbriga faccende altrui, intrattiene i presenti con i suoi racconti. Inizialmente noir grottesco, venato di humour e
di ironia, il film acquista toni drammatici
quando Serenella, la piccola di casa, rimane uccisa in una sparatoria di mafia gettando i familiari nello sconforto. E’ un mondo
marginale, abitato da un’umanità “sporca,
brutta e cattiva” quello di Ciprì, facce non
dissimili da quelle che popolavano il cinema dei vecchi tempi, al quale si tributano
nel film numerosi omaggi (inquadrature
con Monte Pellegrino sullo sfondo, le famosegue a pagina 58
57
spettaColo
>
se ciminiere, certa degradata periferia urbana). Nella famiglia Ciraulo si vive di stenti. L’unico a lavorare è il padre Nicola (un
grande Toni Servillo) che mantiene la moglie Loredana (Giselda Volodi), il figlio Tancredi (Fabrizio Falco) ma anche nonna Rosa (Aurora Quattrocchi) e nonno Fonzio
(Benedetto Raneli). Per fortuna però arrivano i soldi dello Stato, ben 220 milioni
(siamo negli anni ’70) come risarcimento
per la morte della povera Serenella ma, com’è prevedibile, gli usurai a cui i Ciraulo si
rivolgono nell’attesa di incassare la cospicua somma, a cose fatte se ne portano via
più della metà. Con quel che resta il capofamiglia decide di acquistare una fiammante Mercedes blu per far crepare d’invidia i
vicini, facendo sfoggio di una ricchezza che
non c’è. Una macchina così esagerata porta guai. Un piccolo graffio scatenerà il finimondo. E nel finale, un incredibile colpo di
scena trasforma la farsa in autentica tragedia. Vittima il padre, ma soprattutto il figlio.
Se l’intento di Daniele Ciprì – come lui stesso ha dichiarato - era quello di costruire un
noir grottesco, divertente ma con un retrogusto amaro, capace di suggerire considerazioni serie, verità di drammatica attualità,
il suo film ha colto nel segno. Favola nera
iperrealistica ma con qualche felice incursione nel surreale, è un apologo sull’avidità
di denaro, sulla voglia di apparire a tutti i
costi privilegiando l’avere piuttosto che l’essere. Una storia così può accadere dappertutto. La Sicilia di Ciprì infatti è un luogo
emblematico, evocato ma non connotato
realisticamente. Tutti bravi gli interpreti ma
un plauso particolare va a Fabrizio Falco,
un giovane attore davvero promettente, che
si è ben meritato il premio come Miglior Attore Esordiente. Splendida la fotografia dello stesso Ciprì, virata su toni spenti, ferrigni,
come la ruggine delle imbarcazioni che campeggiano nella scena iniziale.
Molto atteso anche La città ideale, primo
lungometraggio da regista di Luigi Lo Cascio, attore palermitano di cinema e teatro
ormai affermato e molto apprezzato dalla
critica. Pur presentato nella Settimana della Critica, il film ha avuto gli onori della Sala Grande dove è stato lungamente applaudito. E’ una storia originale, colta ed ambiziosa, che allude con grazia e sottile ironia
ad alcune problematiche dei nostri tempi
“fuor di sesto” e vuol essere emblematica
della confusione, della mancanza di senso
che vi regnano sovrane. Il protagonista, Michele Grassadonia, le sue certezze, le sue
coordinate di vita le cerca nell’ecologismo
e, illudendosi di poter tornare ad una vita
“naturale”, si trasferisce a Siena, che considera a tale scopo “la città ideale”. E lì si ingegna di fare a meno dell’acqua corrente e
dell’energia elettrica, mentre esercita con
successo il mestiere di architetto. Ma in una
notte di tempesta, mentre a bordo di una
macchina (elettrica, ovviamente) sotto l’acqua scrosciante i contorni della realtà esterna si perdono e si confondono, gli accade
qualcosa di imponderabile e misterioso che
sconvolgerà tutti i suoi programmi e gli farà
58
Luigi Lo Cascio sul set del “La città ideale”
conoscere, suo malgrado, i meccanismi stritolanti della giustizia. Per realizzare il suo
film Lo Cascio ha chiamato a raccolta i talenti di famiglia: lo zio e mentore Luigi Maria Burruano, nel ruolo di un poco limpido
“principe del foro” e perfino la madre Aida
Burruano, protagonista di un simpatico
duetto con il figlio all’insegna di un’affettuosa complicità. Alla fine il protagonista
torna a Palermo, rientra in famiglia. Ma è
un nuovo inizio o una sconfitta? Luigi Lo
Cascio ha scritto e diretto con mano sicura
un buon film di stile classico, sobrio e ben
recitato, che sconta però forse lo zelo del
neofita. C’è dentro tanto, forse troppo, da
Kafka al teatro dell’assurdo, dalla tragica
ironia pirandelliana al tema dell’incomunicabilità. Manca invece quello scatto creativo, quella capacità di narrare per sintesi,
per allusioni ed ellissi che avrebbero restituito più ritmo e tensione al tessuto narrativo. Ma il debutto è promettente e qualche
limite è fisiologico. Regista assai più esperta e navigata Costanza Quatriglio che ha al
suo attivo il lungometraggio L’isola, tanti
corti e tanti bei documentari, un genere nel
quale crede moltissimo. Terramatta rappresenta il culmine del suo personale impegno in questo campo, spicca per valenza
culturale e felicità creativa ed ha il grande
merito di farci conoscere, in un felice connubio di parola ed immagine, un testo sconosciuto ai più, folgorante per verità e immediatezza di scrittura ma impervio alla
lettura, nel quale pochi hanno il coraggio di
addentrarsi. E non è merito da poco. Si
tratta delle memorie autobiografiche di
uno scrittore siciliano semianalfabeta, Vincenzo Rabito, un contadino poi cantoniere
nato a Chiaramonte Gulfi, in provincia di
Ragusa, nel 1899 e morto nel 1981. I ricordi di tutta una vita che Rabito raccolse in
2000 pagine dattiloscritte in una lingua tutta sua, né italiano né dialetto, che ignora la
punteggiatura e la costruzione dei periodi
ma dove ogni parola è seguita da un punto
e virgola. Scoperti da Giulio Einaudi Editore e pubblicati in un volume di 1000 pagine
con il titolo di “Terra Matta” divennero un
caso letterario, premiato nel 2000 a Pieve
Santo Stefano nel più importante concorso
diaristico nazionale. Non era facile accostarsi a tanta ribollente e caotica materia
con il mezzo cinematografico. Costanza
Quatriglio ha fatto una scelta intelligente e
necessaria: scorrere pazientemente gli archivi dell’Istituto Luce e tanti altri archivi
pubblici e privati, scegliendo con sensibilità
e grande senso narrativo, le immagini che
potessero meglio rappresentare atmosfere
d’epoca ed eventi importanti, da alternare
a sequenze contemporanee girate da lei. Il
tutto mentre una voce narrante (il bravissimo attore ragusano Roberto Nobile) interpreta i passi più significativi del prodigioso
documento, trovando la giusta cadenza, le
opportune
sfum
ature, insomma la misura ideale per comunicare la passione,le emozioni, ma anche la
salutare ironia e l’incredibile senso dell’umorismo dello scrittore chiaramontano.
Scorrono sotto i nostri occhi, attraverso il
racconto di Rabito, le pagine salienti del
Novecento italiano, dall’esperienza durissima in trincea durante la Prima Guerra Mondiale alla quale lo scrittore fu chiamato fra i
“ragazzi del ‘99” ancora adolescente, alla
guerra d’Africa, al Secondo Conflitto Mondiale, riuscendo sempre a cavarsela con la
sua saggezza contadina, la sua voglia di farcela e il suo spirito di adattamento. E nel
frattempo si formava una famiglia da cui
nacquero i tre figli maschi, Turi, Tano e
Giovanni, che nel film forniscono preziose
testimonianze dei suoi ultimi anni di vita e
che, istruiti e ben sistemati, rappresentano
il suo riscatto. Costanza Quatriglio ha riscosso un grande successo personale fin
dalla prima proiezione. Ha scelto con cura,
come sempre, il commento musicale affidandolo a Paolo Buonvino. Il suo eccellente
documentario è un percorso storico inconsueto che commuove e fa riflettere, registrato dallo sguardo di un umile, uno che lo ha
vissuto e sofferto sulla propria pelle, ma alla
fine ha vinto le proprie battaglie.
Eliana L. Napoli
(Servizio speciale)
spettaColo
Dopo sette film da le mani sulla città a Cadaveri eccellenti
Dossier Rosi 2012
Il Dossier Rosi nasce da uno shock: l’aver
assistito nel febbraio 1963 alla proiezione
del suo stesso film Salvatore Giuliano
ed aver avuto la convinzione che con questo film nasceva un nuovo cinema politico.
Sono seguiti altri sette film da Le mani
sulla città a Cadaveri eccellenti, che
sempre più hanno confermato l’importanza di Francesco Rosi collocandolo fra i
massimi registi italiani. Rosi nei suoi film
va a caccia della menzogna, la snida ovunque, ci svela le apparenze ingannevoli di
un mondo che agisce nell’ombra. Il regista
non separa affatto la poesia dalla verità.
Nessun film più di Salvatore Giuliano mira a scovare le illusioni liriche, far perdere
il respiro all’epopea, offrendo nello stesso
tempo una tale bellezza, onde rilanciare la
presa di coscienza da parte degli spettatori. Un autore moderno si potrebbe definire, ma anche prudente, in quanto cosciente di raggiungere la verità, combattivo
poiché ritiene di potersi avvicinare il più
possibile, è anche circospetto perché assalito da dubbi e incertezze.
Il titolo scelto per il film sulla Spagna è Il
momento della verità ed è il momento
in cui il bisturi di Rosi opera nell’autopsia: chi è davvero responsabile della morte
di Giuliano, degli abitanti di via Sant’Andrea, del torero Miguelin, dei tenenti Ottolenghi e Sassu, dell’ispettore Rogas, di
tutti quei “cadaveri eccellenti” che costellano la sua opera? Risposte contenenti ulteriori domande, in una spirale infinita,
taglienti come lame di acciaio, duri e nello
stesso tempo brillanti, implacabili. I sei
film maggiori di Rosi, da Salvatore Giuliano a Il momento della verità, affrontano
essenzialmente il problema del potere e lo
affrontano ogni volta con un sguardo più
largo, come se crescesse sempre di più la
coscienza che tutto sul nostro pianeta è in
rapporto con tutto e che nulla può rimanere isolato.
Per l’arco dei suoi interessi Rosi è
più vicino a Kubrick, a Lang e a Mankiwicz, anziché alla moltitudine di cineasti
inseriti nella sua scia a causa di somiglianze superficiali. Come i registi citati egli è
affascinato dalla ragione rigorosa, dalla
logica implacabile che essi sviluppano con
una dialettica concentrata. La morte domina i film di Francesco Rosi, così come
domina il film poliziesco americano che è
stata la sua prima fonte di ispirazione, come si vede ne La sfida. Da Salvatore Giuliano in poi la morte assume un senso
nuovo, particolare: l’assassinio di un bandito siciliano (Salvatore Giuliano), il crollo
di un edificio assieme agli abitanti (Le
mani sulla città), l’incornata del torero
nell’arena (Il momento della verità),
la fucilazione come esempio (Uomini
contro), l’incidente aereo (Il caso Mattei), la crisi cardiaca del boss (Lucky Lu-
ciano), rappresentano scosse telluriche
come le catastrofi naturali, portano in luce
dei miti, per lo più negativi e talora ambigui. La morte è anche il segno del destino,
un destino non più espressione di forze sovrannaturali, ma di forze ben precise ed
identificabili. Ernst Fischer ha osservato
come “nel mito moderno il destino è proprio la politica, ovvero la lotta dell’uomo
per conservare o modificare un mondo di
rapporti statali, economici e sociali che
egli stesso ha creato”. Nella storia italiana
del ventesimo secolo il destino si radica
nel profondo sud: è li che Rosi, uomo di
Napoli, torna sempre. La violenza viene
partorita dalla storia, ma mai con tanta
evidenza come in quella terra in cui l’antico deve lasciare spazio al nuovo, in cui il
sottosviluppo e una società contadina attendono di entrare nell’era industriale e
nella prosperità. Nei suoi film Rosi prende
coscienza di ciò che alcuni romanzieri
hanno già colto: il destino individuale è
morto. Al racconto a una dimensione che
manovra la vita di un personaggio e in cui
tutto si intrecciava seguendo la logica dei
sentimenti, si sostituisce la molteplicità dei
punti di vista (politico, sociologico, economico…) che formano un discorso sull’universo con l’uomo non più al centro.
In Le mani sulla città, Salvatore Giuliano e Lucky Luciano il discorso egocentrico viene sostituito da un misto di racconto e saggio in cui gli avvenimenti non
vengono più percepiti attraverso l’esperienza del protagonista, ma secondo un
fascio di luci variegate e convergenti, le
uniche in grado di spiegarne il tessuto ricco e contraddittorio. Dieci anni dopo Salvatore Giuliano, Il caso Mattei continua, approfondendola, quella lezione sul
metodo e propone una riflessione econo-
mica e politica senza precedenti. Tra i
molti temi che il caso Mattei offriva, Rosi
privilegia quello del sottosviluppo estendendolo a livello planetario. Si dimentica
spesso di fronte a dibattiti faziosi di elogiare la straordinaria bellezza de Il caso Mattei e Le Mani sulla città, anche perché alcuni li definiscono dei semplici documentari. Il fango e la notte bluastra in cui le
trivelle cercano il corpo di chi voleva vincere grazie al petrolio, ma è perito a causa
del petrolio nell’incendio di un aereo, rimandano al fango e alla notte che avvolgono i combattenti di uomini contro. Un
lenzuolo bianco ed alcune ossa rappresentano la vita del nuovo Cesare. Tutta la paura e il fascino di fronte alla tecnica moderna vengono riassunte da quell’inquadratura sulle contadine che guardano di notte
la fiamma del petrolio e poi fuggono in
preda al panico.
Aldo Librizzi
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RIstoRazIone
“la Botte”
dei fratelli Cascino
compie 50 anni
La Botte compie 50 anni. E’
il ristorante che si trova oltre
Monreale ed è stato meta di
tante gite gastronomiche e
pranzi fra amici o …in coppia. Nel 1962 i fratelli Cascino, Salvatore insieme al
più anziano Francesco Paolo (scomparso nel 1989) credettero nella formula del locale fuori città e fu subito un
gran successo. Le novità e le
particolarità che “La Botte”
introdusse furono grandissime per quei tempi, per il tipo di ristorazione esistente
in Sicilia. Quanto oggi può
sembrare banale era allora
impensabile. Il menù offrì
un gran numero di ricette,
classiche, originali rivisitate,
oltre a quelle dei monsù. Nacque il buffet degli antipasti
(con 70 varietà). Fu ideata la
ricetta dell’Alì pascià, il semifreddo di mandorle caramellate caldo freddo, divenuto patrimonio della cucina siciliana. Nacquero i “fori casa”, antesignani dei cattering e banqueting. Oggi la
gestione appartiene a Salvatore e Maurizio Cascino, padre e figlio.
Il nuovo locale dello Chef che porta la sicilia in giro per il mondo
nino Graziano apre a mosca
la Bottega siciliana
Quando nel 2005 Nino Graziano, fondatore e
chef del Mulinazzo, il solo bistellato siciliano e
primo ristorante dell’isola a conquistare la stella Michelin, lasciò ai parenti stretti il ristorante
in cui non esitò a “sfondare” offrendo pesce
fresco in montagna (aragosta e astice compresi)
e partì per Mosca, lo aspettava tanto denaro, e
…la brigata del Semifreddo. Quel ristorante
italiano già avviato a Mosca diventa presto, sotto la guida di Nino Graziano, leader e sinonimo
di buona cucina nella terra che aveva visto gli
zar e …i comunisti. Ma c’era stato anche chi
dubitava di lui, del binomio Sicilia – alta cucina, dei prezzi troppo bassi (anche 60€) per un
due stelle. Infine, il bisticcio fra i lontani gusti,
propri di pietanze tanto mediterranee e particolari come quelle siciliane e il palato dei russi.
Ma fu sin dall’inizio che Graziano scommise,
neanche fosse davanti ad un bookmaker inglese
che avrebbe fatto mangiare con gusto ai russi
arancine e panelle, cannoli e cassate. Infine, la
scommessa più famosa, ripetuta con fiumi d’inchiostro: la granita nel paese dei 30 sotto zero.
Come vendere un frigo al polo. Ora non gli resterebbe che proporre fondue e bagna caude nel
Sahara. Il fatto è che, quando stare davanti ai
fornelli è un’arte, tutto diviene possibile.
Ma la notizia è ora che, dopo Il semifreddo,
il ristorante che lo ha visto sbarcare, o meglio
atterrare in Russia, Nino Graziano compie un
altro grande passo. Dopo le consulenze in giro per il mondo tra cui il Ritz, una quota nella
catena Akademia in società con i Russi, arriva
il 17mo ristorante, ma lui non è superstizioso.
La Bottega Siciliana, questo il nome, a due
passi dalla Piazza Rossa e dal
teatro Bolshoi,
è stato inaugurato in queste
settimane alla
presenza dell’ambasciatore
Antonio Zanardi e del nuovo
allenatore della nazionale di
calcio russa Fabio Capello. Sono 700 metri
quadri, di cui 250 coperti, pizzeria e pasticceria siciliana come marchio di fabbrica (pasta
di mandorle e gelati compresi).
La nota più saliente è che Nino Graziano
ha scelto risolutamente di “parlare siciliano”, cioè di imporre ciò che offre per le caratteristiche di tipicità che contiene. Si tratta di un
modello da seguire, di un passo atteso dai più illuminati, ma mai sinora compiuto in modo
adeguato. Cioè provvisto di un’organizzazione
aziendale a tutto tondo, fatta di marketing e
pubblicità, promotion e qualità intrinseca. Conta anche che vi sia in Sicilia chi sa riconoscere
uno sforzo produttivo del genere nei suoi contorni. Fra questi abbiamo ricevuto una chiara
segnalazione ed abbiamo – come rivista – la
correttezza e la premura di segnalarlo, dal Pro.vi.di,
Produttori di vini e distillati commerciali, che
conta fra i suoi adepti Leonardo Agueci e
Giancarlo Conte.
La movida
GLI AMANtI. Si va sul sicuro. Modernità e tradizione si armonizzano nella professionalità di due giovani “figli
d’arte” della stirpe Collica. Così questo
locale assolve all’unisono a varie funzioni: consente a coppie o gruppetti affiatati di riunirsi attorno ad un tavolo e in
tanti separè. Gastronomia, vini, birre e
cocktail sono protagonisti. E’ un pub-ristorante, in piazzetta Colonna (fra via
Cavour e via Roma).
LE LUNEttE. Resiste all’inver no il
fascino de Le Lunette, il locale all round,
fra i pochissimi letteralmente sulla spiaggia, poco prima di Mondello paese. Ai
bei tavoli in veranda è possibile ordinare di tutto: dai prelibati snack ai coloratissimi gelati hawaiani composti con frutta e gelato “made in Sicily”. Connubi
unici al mondo d’ogni tipo. Ovviamente
60
un sì ai cocktail.
OLIvER. Si definisce restaurant bar,
ma certamente è un punto di ritrovo gettonatissimo e ben gestito. Lo definiremmo un super pub. La signora Oliver e il
suo socio si sono trasferiti da viale Strasburgo e hanno compiuto un nuovo salto di qualità. Adesso ospita, nelle sale liberty, anche la Club house Dioniso. Si
trova in via Libertà angolo via Gabriele
D’Annunzio. Val la pena raggiungerlo
per consumare una colazione leggera e
stuzzicante, ovvero per trascorrere un
po’ di tempo al tavolo a bere qualcosa
di buono.
MONtEzEMOLO. Food & beverage
in questo restaurant bar che sa di modernità e in cui il personale è gentilissimo. C’è spazio sia al banco che ai tavoli
e le possibilità di scegliera dagli stuzzi-
chini ai piatti veri e propri corrono dalle bruschette, attraverso alcune ricette
internazionali, fino al sushi e alle steaks
all’americana. E’, insomma, un bel locale nel grande spazio che guarda piazza Unità d’Italia dall’angolo con via D’Annunzio.
FUSO ORARIO. Nella seicentesca piazza Olivella lo “storico” nome di questo
locale, che cresce sempre più nella considerazione cittadina. Non esitiamo a
raccomandare questo pub originale e
ben gestito.
CAFFè DEL MOLO. A Cefalù la Marina è la deliziosa piazzetta del Porto
Vecchio (quartiere arabo sulle vecchie
ter me romane). Nella spiaggetta si fa
anche il bagno, mentre in piazza, come
ai bei tempi, si è ospiti di Tony e il suo
staff, che vi servono letteralmente di tutto con un’abilità e una velocità non comuni. Gli stranieri impazziscono per sedersi ai tavoli all’ombra della veranda o
la sera. Ed anche gli italiani…
D ove andiamo stasera?
RIstoRazIone
fatte in casa. 0921 676289. www.ristorantepalazzaccio.it
IN CIttA’
AL BRIGANtINO. Un amico che non sbaglia
ci segnala questo ristorante panoramico allineato
sul breve ma “gustoso” lungomare di Sferracavallo. Ci riproponiamo di mieterlo direttamente
alla prova, ma frattanto – vista la raccomandazione – non esitiamo ad inserirlo fra i consigliati
per rapporto prezzo qualità. 091 6911778.
GRAFFItI. Da sempre il ristorante “brilla di luce propria” nel pur apprezzabile e stimato Addaura Hotel. Il fondatore e proprietario architetto Corace ha sperimentato cosa significhi burocrazia
“ostativa”, rimanendo bloccato sul problema dell’auspicato spazio a mare per …“4 ombrelloni”.
All’anima degli incentivi al turismo! Ma ora il ristorante è curato personalmente dall’affabile moglie Silvana, che spesso è presente in sala. Dalla
sua colta collaborazione con lo chef e dal fine
tratto della signora, il locale è nato a nuova vita, si
è riempito di ospiti, spesso legati da rapporti d’amicizia o divenuti amici per l’occasione. Il menù è
sano e ricercato, rispettoso della tradizione nazionale, ma arricchito da ingredienti e piatti dalle
nuove esperienze “etniche” che non guastano di
certo. Il prezzo è più che corretto oltre che contenuto. (Pizzeria, pranzi speciali…) 0916842222
[email protected]
AI vECChIEttI (di “minchiapititto”).
Un ristorante “al centro”, a due passi dal Politeama. Menu variato e intelligente, include il pesce
azzurro, i piatti della tradizione cittadina… Ma
non rinunzia all’innovazione. Via Paternostro 091
585606.
IL GABBIANO A MONDELLO. In testa alla
classifica, per rapporto prezzo/qualità, resiste
questo ristorante gestito da una famiglia “magica”
del settore ristorazione. Si mangia sul mare con
pesce e crostacei pescati la notte prima, i gamberoni da gustare anche crudi con un po’ di limone e
…ostriche sempre disponibili. Fidatevi dei locali
zeppi di gente e del signor Biondo. 091 450313.
I CASCINARI. Occorre andare nella non facile
via D’Ossuna, presso il corso Alberto Amedeo,
ma si scende dalla Zisa, via Marco Polo... Il risultato vale la ricerca. I due fratelli, da tempo titolari
del ristorante, più volte segnalatoci dai lettori, vi
lasceranno contenti. Cucina tipica siciliana, tutta
buona, dagli antipastini ai dessert. Tel. 0916526212.
Exè. Lo abbiamo provato per voi senza sconti:
giudizio imparziale. E’ bello pranzare in un hotel
di lusso come l’Excelsior e ci sono due scelte a
prezzo fisso. Originalità, servizio premuroso, porzioni dimensionate da alta cucina, per chi non
vuole appesantirsi… Soluzioni a prezzo fisso per il
NELL’ISOLA
mezzogiorno, la sera, il brunch domenicale. 091
7909146.
LA ROSA DEI vENtI a pochi metri dal mare
di piazza Acquasanta, questo locale in stile marina
riserva le sorprese suggerite dal vulcanico titolare
Emanuele Riccobono, un tuttologo, un simpatico
iperattivo che fa di questo locale un lavoro, una
passione e un’espressione artistica. Le sorprese
non mancano, tra cui la salsiccia …ovviamente
“di pesce”. 091 6377825.
StRAvIzI. Il nome alletta: solo i vizi divertono,
figuriamoci gli stravizi. Ma non c’è nulla da temere. Qui si va sul sicuro e il peggio dei vizi non arriva. Specie con i primi che sono deliziosi. Quanto
il …conto. Trovatelo entrando da via Lincoln in
direzione della Magione. Sarà una lieta sorpresa.
IL COvO DEI BEAtI PAOLI. Non ci sono
proprio i beati paoli, antenati di mafie e massonerie, ma un po’ di mistero sì e qualche pupazzo che
simula gli antichi “fratelli”. Niente paura: scegliete
i famosi arrosticini e, se per voi è serata da pizza,
continuate così. Ovvero alla carta. 091 6166634.
LA MAttANzA. Fra i prediletti di Palermoparla che vi ha tenuto più d’una festa di redazione.
Dai signori Prestigiacomo è passato a nuova gestione, ma sempre all’altezza delle aspettative, sul
mare della Vergine Maria, a piazza Tonnara, si
pranza sul Golfo, bene e a buon prezzo. 091 6376298.
IN PROvINCIA
ANDREA IL PIRAtA. Sempre a Terrasini, ma
in territorio di Cinisi, accanto al Florio P. Hotel,
ecco questa grande e frequentatissima sala ristorante, consigliata anche dai “tassinari”. Non smentisce le promesse per qualità e prezzo. Pesce. 091
8682725.
AL PALAzzACCIO. A Castelbuono, in pieno
corso (via Umberto I, 23) a pochi metri da Fiasconaro, si scopre questo ristorantino ben arredato e
molto raccolto. Tutto buono, dagli antipasti in cui
primeggia non isolato lo sformatino di ricotta ai
porcini ai secondi di tagliata di carne e alle paste
SCOPARI. A Mazara del Vallo. Osteria è il nome
con cui si fa chiamare e il locale – lo dicono in molti
– è rustico ed elegante al contempo. Ci finiamo una
sera di freddo come in Sicilia ce n’è poche. Così
mangiamo un po’ all’emiliana, che non guasta mai.
Giungono una serie di portate, richieste da chi ci
ospita, il caro Mimmo Targia, buongustaio come
pochi, fra cui persino una pasta e fagioli. E’ lì che
gustiamo sorsi di spumante Edonè, prodotto presso
la città del Fauno con sorprendente perizia da uve
siciliane e chardonnay. I titolari nati per quel mestiere sanno creare il clima dell’ ospitalità e della
buona cucina. 0923 364061 info@osteriascopari.
DA GIANNINO a Santo Stefano di Camastra:
una scoperta. Pienissimo ogni giorno anche a
pranzo, ma veloce nel servirvi. Freschezza e fantasia sono parole che ci venivano in testa fra le proposte del menu, i consigli di chi ci accoglieva al tavolo e il piatto di maccarruna alla marinara che
abbiamo gustato. Buoni anche i secondi e …i
prezzi. 0921 331748.
A CANNAtA. A Salina (Lingua), ecco un grande
ristorante, con mille tavoli, dove il pesce è un must
e si mangia nella splendida cornice della seconda
delle Eolie, che, come tutte le 7 “ninfee”, ha la
propria spiccata personalità esclusiva. È un’isola
nell’isola. Vengono a prelevarvi in auto a Santa
Marina telefonando al 090 9843161.
AI BAStIONI. Un nuovo ristorante a Trapani.
Nuovo l’arredo, nuovo il menu e il buffet, per chi
non vuol perdere tempo, perché il servizio, anche
per i piatti espressi è velocissimo. C’è di tutto, anche il polpo fresco, ma la carne è un must: il “patron” viene dal settore. Via XXX Gennaio al centro, dietro la villa, 0923 20579.
L’APPRODO. A Castellammare, lungo il porticciolo che sarà arredato al meglio, sotto il castello è
un punto d’arrivo. Da Palermo vale due passi in
più. Attraverso i vetri, la vita del porto, mentre gusti il couscous. 0924 31525
A ROMA
LA RUOtA. A Roma in via Enrico Fermi 90, il
gestore, abruzzese, uomo di grande esperienza nel
settore, cucina alla romana e secondo la terra
d’origine. Piatti ricchi di sapori, notevole carrello
degli antipasti. Tutto buono fino al dolce. Da segnalare una grande carbonara e, ovviamente,
l’amatriciana. 06 5586301.
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