progettazione di cambiamento per assicurare un servizio di
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progettazione di cambiamento per assicurare un servizio di
PROGETTO PER UN SERVIZIO DI NUTRIZIONE CLINICA IN OSPEDALE Lavoro di tesi CLAUDIO MERCOLLI Relatore: Dr.ssa LUISA LOMAZZI Lugano, 31 dicembre 2005 INDICE Introduzione………………………………………………………..…………….…pag 4 Obiettivi e metodologia…..……………………………….…………..…………….pag 7 1 Comprensione del fenomeno della malnutrizione ospedaliera..…….……….….pag 9 1.1, Inquadramento del problema della malnutrizione in ospedale……..………pag 9 1.2, Chi è il soggetto malnutrito.………....………………..……………..…....pag 13 2 Malnutrizione e fattori di valutazione…….…………………………………...pag 15 2.1, Giornate di degenza sprecate in seguito agli stati di malnutrizione……....pag 15 2.2, I costi……….………………………………………….……..…...………pag 18 2.3, Schema riassuntivo delle cause e delle conseguenze della malnutrizione..pag 22 3 Nutrizione e qualità……..………………………………………….………..…pag 23 3.1, La nutrizione ospedaliera e i fattori di qualità…………………..………...pag 23 3.2, Tendenze internazionali…….…...……………………….………………..pag 26 3.3, Tendenze nazionali…..……....………………..……………………....…..pag 27 4 Progetto per un servizio di nutrizione clinica in ospedale ticinese………..…..pag 28 4.1, Stakeholders del servizio di nutrizione clinica…………………….….…..pag 29 4.2, Struttura manageriale organizzativa…….……………………….…..……pag 32 4.3, Organigramma del servizio di nutrizione clinica..….…………...….…..…pag 35 4.4, Struttura del servizio di nutrizione clinica all’interno di ogni ospedale......pag 40 4.5, Obiettivi del servizio……..…………………………………….….………pag 41 4.6, Missione del servizio di nutrizione clinica ……………………..…….......pag 41 4.7 Implementazione del servizio di nutrizione clinica……..……………........pag 42 4.8, Fase di monitoraggio e perfezionamento………………..………………...pag 43 5 Fattori che possono garantire il successo del servizio..……….…...............…..pag 44 5.1, Trasversalità del servizio…………………………...…………………..…pag 44 5.2, Interdisciplinarietà nella composizione del gruppo nutrizionale.…………pag 44 5.3, Creare il consenso e la domanda in modo che la richiesta d’intervento provenga dal basso (bottom up)…...……………………………………………….…pag 45 5.4, Clinical governance…..……..…………………….……...…….…............pag 45 5.5, Linee guida…..……………..………..…..……………….…….…............pag 47 5.6, Valutazione dello stato nutrizionale e trattamento in ospedale…..……….pag 49 2 5.7, Processo per il rilevamento dello stato nutrizionale………..….....…….…pag 52 6 Riflessione sugli aspetti d’azione e sui comportamenti per rendere praticabile il progetto..………………………….……………...…………………………….pag 58 6.1, Azioni per implementare il progetto………………….…………........…...pag 61 7 Conclusioni e vantaggi generati dall’introduzione di un servizio di nutrizione clinica …….……………………………………………………………………………….pag 65 7.1, Sostenibilità economica………..………………………………………….pag 69 7.2, Conclusioni….…………………...................................................…..........pag 70 Allegati…………………………...........................................................…......….…pag 72 Appendice……....………………….......................................................…..........…pag 74 Bibliografia ……………….……….......................................................…......……pag 79 3 INTRODUZIONE Ridurre i costi per i trattamenti medici, diminuire la durata del ricovero, aumentare il benessere del paziente, sono tre problemi tipici del mondo sanitario, con implicazioni economiche, gestionali, sanitarie, etiche, di cui se ne parla frequentemente ed esistono numerosi tentativi di soluzione per affrontarli. Ciononostante c’è una possibilità la cui importanza è sottostimata; si tratta della prevenzione e del trattamento della malnutrizione ospedaliera. Nel 1859 Florence Nightingale scriveva: “Thousands of patients are annually starved in the midst of plenty” e malgrado ciò le recenti indagini sui pazienti ricoverati negli ospedali europei continuano a mostrare un’inaccettabile frequenza di condizioni di malnutrizione con una prevalenza che varia dal 30 al 60% (Constans et all 1992), (Edington et all 1997), (Edington et all 2000), (Larsson et all 1994), (Mc Whriter & Pennington 1994), (Mowé et all 1994), (Volkert et 1992). Sovente le carenze nutrizionali non sono determinate da un’alimentazione insufficiente ma dalla malattia che genera queste carenze in modo diretto o concomitante; infatti c’é una correlazione tra la gravità dell’evoluzione di numerose patologie ed il manifestarsi della malnutrizione. Il miglioramento delle cure ha permesso a numerosi pazienti di sopravvivere ad affezioni gravi, è così accresciuto il numero di persone fragili, maggiormente dipendenti, per le quali è indicato un apporto nutrizionale mirato ed adeguato. Paradossalmente negli ospedali la presa in carico di pazienti malnutriti, di cui fanno parte questi pazienti fragili, è insufficiente se non addirittura inesistente. Nel 2003 il Consiglio d’Europa ha redatto un rapporto nel quale indica che numerosi pazienti ricoverati negli ospedali acuti e negli stabilimenti di cura sono esposti a carenze nutrizionali. In Svizzera si constata che la prevenzione, il rilevamento ed il trattamento della malnutrizione giungono tardivamente causando così una crescita dei costi. Secondo Tucker and Miguel (Nutrition Reviews 1996) due giorni di terapia nutrizionale permettono un giorno in meno di degenza. I principali ostacoli ad una corretta nutrizione clinica all’interno degli ospedali europei sembrano dipendere da cinque fattori: 1. Mancanza di responsabilità chiaramente definite riguardo al management della nutrizione clinica. 4 2. Insufficiente formazione e istruzione del personale medico ed infermieristico sul tema della malnutrizione ospedaliera. 3. Mancanza di informazione e consapevolezza da parte degli stessi pazienti. 4. Scarsa collaborazione e cooperazione all’interno dei gruppi curanti. 5. Ridotto coinvolgimento delle direzioni amministrative. Anche l’Ufficio Federale della Salute Pubblica ha condotto un’inchiesta in 50 ospedali svizzeri nelle tre regioni linguistiche. I risultati dell’inchiesta hanno messo in evidenza un certo numero di lacune legate alla nutrizione clinica di carattere sia organizzativo, sia strutturale, come riportato nella seguente figura n°1. Figura n°1: Problemi, in ordine di priorità, indicati come principali cause della malnutrizione ospedaliera. Fonte: Bollettino 51/04. Ufficio federale della salute pubblica. 140 128 120 94 100 88 86 80 78 60 39 40 35 35 24 20 0 1 2 3 4 5 6 7 8 9 Principali problemi all’origine della sottostima degli stati nutrizionali. 1. la formazione del personale curante. 2. la cooperazione interna. 3. la motivazione del personale. 4. il sovraccarico di lavoro. 5. le responsabilità non definite. 5 6. l’interesse del paziente. 7. gli aspetti finanziari. 8. il sostegno da parte della direzione dell’ospedale. 9. l’influenza del paziente stesso. Secondo gli intervistati esistono diverse ragioni per spiegare la sottostima delle carenze nutrizionali dei pazienti e la loro mancata presa in carico; c’è unanimità nel ritenere quale causa principale l’insufficiente formazione del personale sanitario in merito alla nutrizione clinica. Altri motivi sono la scarsa cooperazione interna e l’assenza di responsabili della nutrizione clinica chiaramente definiti. 6 OBIETTIVI E METODOLOGIA Con questa tesi intendo segnalare e attirare l’attenzione: • Sulla necessità di organizzare e disporre di servizi di nutrizione clinica all’interno degli ospedali, in particolare dell’EOC. • Dimostrare come la conoscenza e la consapevolezza della malnutrizione ospedaliera è importante per comprendere ed intervenire sul reale problema del paziente, impiegando in maniera mirata le risorse disponibili. • Favorire la redazione di linee guida condivise che consentono l’appropriatezza della terapia e dei costi. • Capire come nella pratica lo strumento delle linee guida può influenzare le decisioni e migliorare l’approccio al paziente malnutrito. Per sviluppare questo lavoro ho svolto una ricerca bibliografica ed ho visitato i servizi di nutrizione clinica dell’ospedale universitario vodese di Losanna (CHUV) e dell’Inselspital di Berna accompagnato dai rispettivi medici capo servizio: professor Michel Roulet al CHUV ed il dottor Zeno Stanga all’Inselspital; con i quali ho potuto avere uno scambio di opinione. Il reperimento della bibliografia e l’osservazione diretta sul campo nei due ospedali, mi hanno dato la possibilità di sviluppare le mie considerazioni per la mia tesi di Master che spero possa servire ad implementare dei servizi di nutrizione clinica all’interno degli ospedali EOC. Essendo questi organizzati in rete, perciò ospedale multisito, si possono sviluppare delle sinergie e delle interazioni che permettono dei benchmarking, oltre a favorire delle economie di scala. La tesi è strutturata in due parti. 1) Nella prima parte evidenzio l’inquadramento, la comprensione e la valutazione della tematica. 7 2) Nella seconda parte definisco la progettazione di un servizio di nutrizione clinica con il relativo impatto sull’organizzazione e l’outcome clinico. 8 1, COMPRENSIONE DEL FENOMENO DELLA MALNUTRIZIONE OSPEDALIERA. 1.1, INQUADRAMENTO DEL PROBLEMA DELLA MALNUTRIZIONE IN OSPEDALE Nel corso degli ultimi decenni il modo di alimentarsi è profondamente cambiato. Pur disponendo di una maggior varietà e ricchezza di cibi si assiste a dei disturbi del comportamento alimentare che generano carenze nutrizionali, malnutrizione e sottonutrizione. La malnutrizione costituisce ancora un problema maggiore non soltanto nei Paesi in via di sviluppo, ma anche nei Paesi ricchi dell’occidente. Il termine malnutrizione raggruppa la classica malnutrizione proteico-calorica, il deficit nutrizionale isolato (carenza specifica) ed i comportamenti alimentari inadeguati (malbouffe). I disturbi del comportamento alimentare favoriscono vie più una carenza alimentare, l’obesità può anch’essa essere la conseguenza di una denutrizione. A livello mondiale i maggiori rischi di morbilità e mortalità generati dalle malattie non trasmissibili comprendono: l’ipertensione, l’alto tasso di colesterolo nel sangue, l’inadeguato apporto di frutta e verdura, il sovra peso o l’obesità, la vita sedentaria ed il consumo di tabacco. Questi fattori di rischio sono strettamente legati con lo stile di vita, le abitudini alimentari e l’attività fisica. Una cattiva alimentazione e una vita sedentaria sono responsabili della maggior parte delle malattie non trasmissibili e generano problemi cardiovascolari, diabete di tipo 2, certi tipi di cancro. Le malattie non trasmissibile con i loro fattori rischio si stanno diffondendo oltre che nelle classi con reddito medio basso, anche nelle classi povere contribuendo ad accrescere le disparità e le ineguaglianze sociali ed economiche. Il divario sociale accentua ulteriormente le conseguenze negative del modo di mangiare, inoltre l’evoluzione del trend demografico e i nuovi stili di vita confermano la correlazione con l’aumento della mortalità per malattie non trasmissibili. Da sempre è risaputo che un’adeguata e sufficiente alimentazione è essenziale per il benessere dell’uomo. Gli antichi testi di medicina, come ad esempio quelli di Ippocrate, 9 spiegano come i medici, fin dai tempi remoti, sottolineavano l’importanza della nutrizione per la cura del paziente. Oggi si sa come nutrire correttamente un paziente in quasi tutte le condizioni, sia che non riesca a masticare, sia che non venga alimentato per via orale. Malgrado le numerose conoscenze nel campo della nutrizione clinica permane un divario tra queste e la realtà. La denutrizione oltre ad essere un fatto ricorrente è purtroppo poco rilevata. Sono pochi gli ospedali in cui sistematicamente avviene il rilevamento dello stato nutrizionale del paziente. Per un ospedale è importante identificare, già al momento dell’ammissione dei pazienti, coloro che sono a rischio o già in stato di denutrizione. È importante valutare le condizioni nutrizionale del paziente con adeguati sistemi quali la recente e rapida perdita di peso, la misura del body mass index (BMI) e il quantitativo di cibi assunti. Ciò permette di impostare e gestire correttamente il piano di cure. La non consapevolezza e la mancanza di un’attenzione particolare alle conseguenze cliniche della malnutrizione sono le ragioni principali di questa sottostima e ciò contribuisce all’aumento delle complicazioni del quadro clinico dei pazienti, al prolungamento della loro degenza ed all’aumento dei costi sanitari. Gli stati di denutrizione tendono ad aumentare sia per l’aumento dei pazienti anziani, sia per l’esecuzione di interventi chirurgici sempre più complessi. L’invecchiamento della popolazione è associato ad un aumento progressivo della prevalenza della denutrizione proteico calorica. È importante comprendere il ruolo della nutrizione in una prospettiva più vasta, poiché l’alimentazione veicola numerosi valori che fanno parte della persona e della società. L’accesso ad una sana e sicura alimentazione è un diritto fondamentale dell’uomo. Mangiare non significa unicamente nutrirsi, è anche un piacere della vita che contribuisce a rafforzare lo stato di salute. Il mangiare è vita ed è un diritto dell’uomo; mangiare è anche fonte di piacere con importanti e simboliche funzioni di tipo sociale, culturale e religiose. Ciò che noi mangiamo e beviamo coinvolge il nostro stato di salute, il nostro benessere e riflette la nostra cultura ed i nostri valori. 10 Il concetto di sottonutruzione, prerogativa dei Paesi in via di sviluppo, è presente anche nella nostra società, ma con delle sfumature differenti soprattutto in rapporto agli aspetti epidemiologici, ai problemi diagnostici ed al loro significato clinico. Le prime pubblicazioni concernenti la malnutrizione proteico-calorica negli adulti ospedalizzati, sono apparse negli anni ’70. Differenti studi hanno messo in evidenza un’elevata prevalenza nei pazienti ospedalizzati per diverse patologie mediche (malattie digestive, renali, metaboliche, croniche e neoplastiche) o chirurgiche. Un’alta prevalenza di malnutrizione è stata riscontrata in certe fasce della popolazione ed in certe classi sociali, presso i residenti di istituzioni psichiatriche e nelle persone anziane. L’impatto dello stato nutrizionale sulla mortalità e la morbilità dei pazienti geriatrici è importante; infatti i pazienti anziani sovente sono afflitti da patologie ad evoluzione cronica, le funzioni immunitarie sono alterate e sono così esposti ad un rischio accresciuto di infezioni. Questi stati associati tra loro interagiscono attivamente con lo stato nutrizionale del paziente. Il problema è amplificato dall’aumento demografico della popolazione anziana. In Svizzera nel 2000 le persone oltre i 65 anni rappresentavano il 15.4% della popolazione. Gli scenari dell’ufficio federale di statistica prevedono i tassi evidenziati nella figura 2. Figura n°2: Percentuale di persone > 65 anni nei prossimi anni in Svizzera. Fonte: Ufficio federale federale di statistica. Enciclopedia statistica della Svizzera. SCENARIO. anno 2000 2010 2020 2030 2040 2050 15.4% 17.2% 19.6% 22.3% 23.3% 22.8% È logico presumere che l’influenza negativa della malnutrizione, associata anche ad altri fattori sulla morbilità e la mortalità dei pazienti geriatrici, e dunque della durata del soggiorno ospedaliero, avrà delle ripercussioni sui costi ospedalieri. Le conseguenze negative di una carenza nutrizionale sono accentuate dalla difficoltà del personale sanitario nel riconoscere questa condizione. 11 Altre cause sono interne agli ospedali; insufficiente cooperazione, assenza di responsabili chiaramente definiti, mancanza d’interesse per l’argomento, sovraccarico di lavoro. Mancano norme di nutrizione, le responsabilità all’interno non sono chiaramente definite per la mancanza di direttive e la cooperazione interdisciplinare è difficile. L’identificazione del paziente sottonutrito è un punto da migliorare, indicatori come il peso, l’altezza ed i problemi di ingestione del cibo non sono controllati in modo sistematico. Questi dati possono essere raccolti rapidamente e con pochi costi favorendo l’identificazione dei pazienti a rischio di sottonutrizione. In molti casi si assiste alla presa a carico dei pazienti sottonutriti durante l’ospedalizzazione, ma al momento della dimissione ed al rientro a domicilio le procedure sono abbandonate. Il lavoro di informazione e di sensibilizzazione si impone, molti infatti ignorano che evitando la denutrizione si favoriscono delle economie nei costi sanitari. La nutrizione e l’alimentazione è una parte esenziale della cura dei pazienti. 12 1.2, CHI È IL SOGGETTO MALNUTRITO Malnutrizione significa cattiva nutrizione ma é molto di più della misura di quanto noi mangiamo. Clinicamente la malnutrizione é caratterizzata da un’assunzione inadeguata di proteine e micronutrienti e ciò genera infezioni e malattie. Lo stato nutrizionale é risultato di una complessa interazione tra il cibo che mangiamo, il nostro stato generale di salute e l’ambiente in cui viviamo, in breve: alimentazione, salute e cure sono i tre pilastri del benessere. La malnutrizione si riscontra comunemente sia tra ammalati cronici, sia tra pazienti acuti. La denutrizione esercita un’influenza negativa sulle funzioni muscolari, immunitarie e mentali e ritarda il processo di guarigione. Circa il 10% di pazienti al proprio domicilio con cancro o altre malattie croniche, quali malattie polmonari o cardiache, sono sottonutriti. In due studi (1), (2) sulle condizioni nutrizionali delle persone ultra 70enni del Mendrisiotto, condotti dall’ospedale della Beata Vergine coordinati dal dr PL Quadri è stato dimostrato che il 15% manifestava uno stato di sottonutrizione. Lo stato di malnutrizione tende a peggiorare durante il ricovero in seguito alla mancata identificazione dello stesso da parte dei medici e del personale infermieristico. Essi non gestiscono questo stato di cose per una mancanza di consapevolezza dell’importanza e dell’influenza che ciò ha sull’outcome clinico. La malnutrizione prevale in certi gruppi di pazienti: • anziani 50%. • pazienti con malattie respiratorie 45%. • pazienti con malattie intestinali 80%. • pazienti con tumori maligni 85%. 1) Quadri P. et all. Mini Nutritional Assessment and cost care. Mini Nutritional Assessment: Research and practice in the elderly. Nestlé nutrition workshop series clinical & performance programme. Volume 1 141 – 148. 2) Quadri P et all. Pasti a domicilio: un servizio integrato per le persone anziane. Tribuna medica ticinese 57, maggio 1992. 13 Oltre al piano di cura mirato alla prescrizione di farmaci e alle procedure mediche, è auspicabile una miglior integrazione del paziente in un piano di cura che tenga conto dell’aspetto nutrizionale e di cosa e quanto assume il paziente sottoforma alimentare. La malnutrizione è comune nella pratica clinica perciò i pazienti dovrebbero essere sottoposti a screening per identificare il loro rischio di malnutrizione. Lo screening dovrebbe essere collegato ad un’appropriata valutazione nutrizionale e a un piano terapeutico nutrizionale. Ciò permetterebbe di aumentare il benessere e l’outcome riducendo le complicazioni, il tasso di mortalità e favorire la riduzione dei costi. La durata del ricovero ospedaliero tende sempre più a ridursi, in genere è compresa tra i 5 ed i 10 giorni, ciò non deve portare a pensare che è superfluo interessarsi di nutrizione clinica. La formazione e la sensibilizzazione dei medici e del personale infermieristico è fondamentale per garantire un intervento adeguato alle necessità del paziente. Differenti studi e rilevamenti hanno dimostrato che sono numerosi i pazienti ricoverati in condizione di sottonutrizione. 14 2, MALNUTRIZIONE E FATTORI DI VALUTAZIONE 2.1, GIORNATE DI DEGENZA SPRECATE IN SEGUITO AGLI STATI DI MALNUTRIZIONE Diversi studi hanno dimostrato che negli ospedali dei Paesi occidentali un numero significativo di pazienti si trovano in uno stato di sottonutrizione al momento dell’ammissione in ospedale (Mc Whirter & Pennington, 1994), (Corish et all. 2000), (Edington et all. 2000), (Kelly et all. 2000) e alcuni pazienti continuano perdere peso durante il ricovero in ospedale (Mc Whriter & Pennington 1994), (Bruun et all 1999), (Gariballa et all 1998), (Ulander et all 1998), (Corish et all 2000). Dal 30 al 60% dei pazienti presentano uno stato di malnutrizione e di questi, dal 10 fino al 25% la malnutrizione è considerata severa (3), (4), (5). In una popolazione anziana ospedalizzata e apparentemente ben nutrita la prevalenza della sottonutrizione proteico-calorica varia dal 10 al 70%. L’incidenza della malnutrizione al momento del ricovero è stata messa in evidenza anche dalle seguenti ricerche: referenza n° reparto casi incidenza della malnutrizione Detsky / JAMA 1994 202 Chirurgia 44 % Bistrian / JAMA 1976 131 Chirurgia 40 % Giner / Nutrition 1996 129 Cure intensive 43 % Füllöp / Arch Geriatr 1991 552 Geriatria 34 % Reilly / JPEN 1988 365 Medicina interna 59 % Larsson / Nord Med 1994 382 Medicina interna 29 % 3) Chima CS et all.1997 Relationship of nutritional status to length of stay, hospital costs. 4) Edington J. et all. Clin Nutr. 2000, Prevalence of malnutrition on admission to four hospitals in England. 5) Bruun LI et all. Clin. Nutr. 1999, Prevalence of malnutrition in surgical patients. 15 In uno studio del Nutrition Care Management è stato dimostrato che pazienti con fattori rischio di malnutrizione restavano ricoverati in media 18 giorni rispetto a 10.5 giorni dei pazienti senza rischio di malnutrizione (6). Questi dati sono allarmanti in quanto le complicazioni associate alla denutrizione generano un rischio accresciuto di contrarre infezioni, problemi di cicatrizzazione delle ferite, aumento del soggiorno e dei costi ospedalieri, e riduzione della qualità di vita. Ciò è ancora più grave sapendo che in genere sono i gruppi di pazienti più vulnerabile a subire questa condizione: cioè gli anziani. La denutrizione è un fattore insidioso che deteriora lo stato generale del paziente, rallenta la sua guarigione, genera delle complicazioni che aumentano i bisogni ed il consumo dei servizi e delle prescrizioni sanitarie; tutto ciò causa un aumento dei costi. A parità di malattia un paziente denutrito raddoppia il suo periodo di ospedalizzazione. Non soltanto lo stato nutrizionale alterato predispone alle patologie infettive ma inversamente, uno stato infettivo può alterare lo stato nutrizionale. Stabilire se lo stato infettivo è la causa o la conseguenza di uno stato di malnutrizione è difficile. Diverse ricerche dimostrano che l’applicazione di protocolli adeguati e un’organizzazione mirata favoriscono la prevenzione degli stati di malnutrizione (7). Il punto debole in ospedale é la mancata o la tardiva identificazione del paziente sottonutrito, esistono molte ragioni per spiegare la sottostima della sottoalimentazione e la mancata presa a carico di questi casi. La non consapevolezza e la mancanza di un’attenzione particolare alle conseguenze cliniche della malnutrizione sono le ragioni principali di questa sottostima. Questa malnutrizione iatrogena è la conseguenza di un inadeguato sistema nutrizionale, della mancante sensibilizzazione del personale, del fallimento dello screening per la malnutrizione, dell’assenza di monitoraggio dei pazienti. 6) Hugh N. Tucker et all. Nutritio Reviews, April 1996; Cost containment through nutrition intervention. 7) Howard P. Proceeding of the Nutrition Society. 2001; Practical nutritional support: working together to make it happen. 16 Allo stato attuale vi sono dei parametri come la pressione arteriosa e la temperatura che sono rilevati di routine già al momento dell’ammissione, per contro lo stato nutrizionale che può generare significativi problemi clinici non è rilevato. Per ridurre le carenze nutrizionali in ospedale una delle misure principali che si impone è la formazione iniziale degli operatori e la formazione continua, ne deriverebbe una migliore presa di coscienza e di comprensione ed una focalizzazione sul tema della sottonutrizione. I pazienti che ricevono una corretta nutrizione hanno maggiori probabilità di ridurre la degenza, minori complicazioni post-operatorie e minor necessità di farmaci o altre prescrizioni mediche. Si raggiunge questo risultato attraverso la realizzazione e l’applicazione di linee guida condivise il cui outcome sarà l’appropriatezza dell’intervento terapeutico, l’aumento del benessere del paziente, la sua soddisfazione, la riduzione dei costi e degli sprechi. 17 2.2, I COSTI La malnutrizione ospedaliera genera dei costi evitabili. I maggiori costi sono generati dall’aumentata morbidità, dalle complicazioni, dall’aumento sia della durata di degenza media, sia dall’utilizzazione delle infrastrutture mediche. La denutrizione proteico calorica favorisce l’apparizione di complicazioni quali le infezioni, il ritardo della cicatrizzazione, il prolungamento della degenza, da 3.3 giorni più elevata in caso di denutrizione moderata a 5.6 giorni in caso di denutrizione severa (8), (9) ed un aumento della convalescenza con conseguente aumento dei costi generali per la cura. Impatto economico della malnutrizione ospedaliera: referenza n° casi durata della degenza media costi (ddm) supplementari per paziente Tucker / Nutr Rev 1996 600 DDM ↑: 5.8 giorni $ 8264 Robinson / JPEN 1987 100 DDM ↑: 7.4 giorni $ 8999 Shaw-Stiffel / Nutrition 245 DDM ↑: 7.0 giorni 1993 Herrmann / Arch Intern 15’511 DDM ↑: 4.5 giorni Med 1992 Re-Ospedalizzazione: 3 % ↑ I pazienti con denutrizione severa sono esposti a rischio elevato di mortalità durante il primo anno seguente al ricovero ospedaliero (10). 8) Pichard C. et all. Clin. Nutr. 2004; Nutritional assessment: Lean body mass depletion at hospital admission is associated with increased length of stay. 9) Z. Stanga et all. Forum Med Suisse. 2001. Malnutrition. Conséquences lors d’une maladie aigué. 10) Covinsky KE. et all. Geriatric Soc. 1999; The relationship between clinical assessments of nutritional status and adverse outcomes in older hospitalized medical patients. 18 Lo stato di malnutrizione esacerba la condizione di malattia generando complicazioni che hanno effetti sulla crescita dei costi. I pazienti malnutriti utilizzano maggiori risorse sanitarie, ad esempio maggior numero di visite dal proprio medico, maggiori prescrizioni sanitarie e maggiori necessità di ricovero in ospedale (11). Esiste una grande variabilità dei costi e della durata media del ricovero in ospedale. Un aumento significativo di queste due variabili è presente nei pazienti con alterazioni dei parametri nutrizionali. I costi della nutrizione clinica sono minori in confronto dei costi generati dal prolungamento della degenza e dai trattamenti conseguenti alle complicazioni causate dalla malnutrizione. L’evidenza mostra che un supporto nutrizionale a pazienti sottonutriti aumenta la percentuale di recupero, riduce le complicazioni, riduce la durata del ricovero, riduce i costi per giornata di cura ed i costi totali, vedi i confronti nella figura n°3. Figura n°3: Confronto dei tassi di complicazione tra pazienti in buone condizioni nutrizionali e pazienti malnutriti. Fonte: Clin Nutr 2003; 22, 235-239. Isabel et all. Complicazioni e mortalità 25% 20% 15% pazienti in buone condizioni nutrizionali 10% pazienti malnutriti 5% 0% complicazioni complicazioni infettive di altro genere non infettive mortalità 11) C.J. Green. Clinical Nutrition. 1999. Existence, causes and consequences of disease-related malnutrition in the hospital and the community, and clinical and financial benefits of nutritional intervention. 19 La gravità della malattia gioca un ruolo importante sui costi e nella durata del soggiorno, ma la sottonutrizione è anch’essa associata ad un aumento dei costi e della durata del ricovero; il trattamento eziologico della malattia ed il trattamento alimentare precoce sono due importanti condizioni per interrompere questo circolo vizioso. È più che mai confermata la correlazione tra scostamento dal peso ideale, sotto o sovra peso, e maggior consumo di servizi sanitari, perciò aumento delle spese (12). Dunque organizzando e diffondendo un servizio di nutrizione clinica si contribuisce effettivamente a promuovere il contenimento dei costi dell’ospedale. Inoltre bisogna considerare dei costi e benefici intangibili che riguardano la qualità di vita del paziente. Studi condotti in Inghilterra, Francia e Danimarca (13), (14), (15), (16) hanno mostrato che la mancanza di un preciso piano di alimentazione mirato alle necessità dei pazienti ricoverati causa uno spreco tra il 30 ed il 60% dei cibi serviti in ospedale. Anche l’inappropriata prescrizione di alimentare il paziente per via parenterale anziché per via enterale è motivo di crescita dei costi. L’adeguata alimentazione dei pazienti ricoverati genera dei vantaggi di carattere sia clinico, sia finanziario. Da un servizio di nutrizione clinica bisogna perciò attendersi dei costi-benefici. Ad ogni paziente dev’essere garantito un intervento nutrizionale semplice, sicuro ed economico, che permetta di raggiungere gli obiettivi di cura stabiliti. 12) Kim A. Heithoff et all. Clinical Therapeutics. Volume 19. 1997. The association between body mass and health care expenditures. 13) Allison SP, Hospital food as treatment. Br Assoc Parent Ent Nutr 1999. 14) Almdal T, et all., Food production an wastage in relation to nutritional intke in a general district hospital. 15) Barton AD et all., High food wastage and low nutritional intakes in hospital patients, Clin Nutr 2000; 19, 445-449. 16) Valla C., Food intake in medical and surgical hospitalised patients. Clin Nutr 2000 supl 1. 20 Allo stato attuale la sottonutrizione ed i benefici promossi da un adeguato intervento di nutrizione clinica sono purtroppo sottostimati. La valutazione del rapporto costo-beneficio è sempre una sfida sia per l’economista, sia per il curante, dato che i fattori che interferiscono sono numerosi e difficili da ponderare. Un servizio di nutrizione clinica deve assicurare il regolare controllo dell’applicazione dei protocolli che favoriscono il miglior uso delle risorse e l’efficienza dei costi. Riassumendo: l’assenza della presa a carico dei casi di malnutrizione ha come conseguenza: il peggioramento dello stato di salute del paziente, l’efficacia della cura é minore per cui vi è uno spreco di terapia, si hanno maggiori complicazioni sia infettive, sia non infettive, c’è una mancanza di un’adeguata utilizzazione del cibo. 21 2.3, SCHEMA RIASSUNTIVO DELLE CAUSE E DELLE CONSEGUENZE DELLA MALNUTRIZIONE Diminuito introito Aumento perdite MALNUTRIZIONE Alterazioni del metabolismo Aumento del fabbisogno • • • • Deplezione riserve tessutali. Alterazioni funzionali e/o microstrutturali. Alterazioni strutturali macroscopiche. Segni e sintomi clinici. Primarie Secondarie • • • • • • • Rallentamento della guarigione delle ferite. Ridotta funzionalità intestinale. Ridotta funzionalità muscolare. Ridotta risposta ventilatoria. Ridotta risposta immunitaria. Aumentato rischio di infezioni. • • • • • • Aumento della morbilità. Aumento della durata della degenza. Maggior impiego di farmaci. Aumento della durata della convalescenza. Ridotta qualità di vita. Aumento della mortalità. Aumento dei costi di gestione sanitaria. 22 3, NUTRIZIONE E QUALITÀ 3.1, LA NUTRIZIONE OSPEDALIERA E I FATTORI DI QUALITÀ La valutazione della soddisfazione dei pazienti dev’essere tenuta in considerazione. La strategia per promuovere la qualità delle cure negli ospedali dell’EOC si è intensificata negli ultimi anni. L’obiettivo principale di questa strategia è quello di garantire la soddisfazione del cliente, attenendosi nel contempo ad un controllo dei costi. Tale obiettivo implica l’adozione della definizione di qualità delle cure promossa dalla norma ISO, che definisce la qualità come l’insieme delle proprietà e delle caratteristiche di un prodotto o di un servizio che permettono di soddisfare i bisogni impliciti o espliciti di un cliente. Le inchieste condotte in ospedali europei dall’istituto Picker, in merito all’alimentazione ospedaliera, hanno messo in evidenza le seguenti richieste dei pazienti: • in caso di pazienti con difficoltà del linguaggio migliorare la comprensione nella scelta e nella composizione del menù. • i menù dovrebbero tener conto dei valori culturali del paziente e le relative esigenze di dieta. • rivedere criticamente le modalità di trasportare, servire e presentare i piatti. • gli alimenti devono stimolare l’appetito (attenzione particolare va data al gusto dell’alimento servito, agli aspetti olfattivi ci sono cibi con spiccati aromi che possono limitare la voglia di mangiare, anche il senso della vista può essere fattore di desiderio o meno nello stimolare l’appetito, così come l’ambiente che circonda il paziente). • è importante tenere conto che certi pazienti non hanno appetito per cui occorre prevedere delle particolari preparazioni degli alimenti. • l’organizzazione del lavoro del personale sanitario deve tener conto delle esigenze alimentari del paziente, per cui sono da evitare trattamenti medico-sanitari negli orari dei pasti (ci sono farmaci il cui effetto indesiderato è l’apparizione della nausea). • occorre garantire la necessaria assistenza ai pazienti che necessitano d’aiuto durante i pasti. 23 • i pazienti devono disporre del tempo necessario per mangiare. • i pazienti devo poter ordinare con anticipo ciò che desiderano mangiare. • i pazienti devono poter consumare piccoli snack in diversi momenti della giornata. Il non apprezzamento dei cibi serviti in ospedale in generale è causato da: • 25% cibi poco appetitosi. • 22% mancanza di scelta dal menù. • 14% insufficiente grado di cottura dei cibi. • 9% orario inadeguato nel servizio dei pranzi. In genere il cibo servito ai pazienti è di buona qualità ma molti pranzi non sono consumati per mancanza di appetito da parte del paziente in seguito alla sua malattia. Il dolore e gli effetti secondari di alcuni medicamenti che causano nausea, anoressia, sintomi gastro intestinali, alterazioni del gusto e dell’olfatto possono generare la mancanza di appetito; il personale medico ed infermieristico devono essere coscienti di questi effetti secondari dei farmaci. Fin’ora non è stato possibile stabilire in che misure la denutrizione influisce sui sensi dell’olfatto e del gusto. In ogni caso diverse malattie, quali cancro, insufficienza renale e malattie epatiche, sono associate ai disturbi di questi sensi. Anche il modo come i piatti sono preparati e come sono presentati i cibi sul vassoio possono causare il mancato consumo degli alimenti, così come il cibo servito freddo o nel momento meno opportuno. Altre ragioni sullo spreco di cibo possono essere influenzati dagli aspetti culturali, etnici e religiosi a cui il paziente appartiene (17). Questi pazienti sono particolarmente vulnerabile perché l’informazione data può essere non compresa (18), (19). 17) Savage J, Patients’nutritional care in hospital: an ethnographic study of nurses’role and patients’ experience. 2005. NHS Estates. 18) Holmes S. Nutrition: a necessary adjunct to hospital care? Soc Health 1999, 119175-9. 19) Mc Glone PC. et all. The feeding of patients in hospital: a review. Soc Health, 1995, 282-8. 24 Lo spreco di cibo ed alimenti, secondo gli studi citati precedentemente (Allison / Almdal T, / Barton AD / Valla C.), rappresenta, incredibilmente, il 40% della produzione, e riflette sia un problema clinico, sia economico. La possibilità di far scegliere al paziente ciò che desidera mangiare permette la riduzione dello spreco, motiva il paziente a mangiare meglio, rendendolo più soddisfatto. La scelta degli alimenti dovrebbe essere individualizzata e flessibile, ogni paziente dovrebbe poter ordinare dei supplementi di cibo ed essere informato in merito a questa possibilità. Fattori quali l’orario nel servire i cibi, la durata del tempo di mangiare, la possibilità di scegliere ciò che si desidera mangiare il più possibile vicino all’orario del pranzo o della cena, sembrano rendere maggiormente soddisfatto il paziente rispetto a ciò che consuma. Perturbazioni che hanno effetti negativi durante il momento del pranzo e sulla quantità di cibo ingerita, sono ad esempio le visite mediche o il fatto di aver applicata una flebo. Tutti i pazienti devono ricevere gli alimenti preparati dalla cucina dell’ospedale, quest’ultima deve garantire l’appetibilità, la sicurezza alimentare ed i nutrienti necessari. Tutti i cibi caldi devono essere serviti ad un temperatura variabile dai 60 ai 70°. Il personale di cucina e di reparto devono ricevere un’informazione ed un’educazione appropriata in merito alla sicurezza ed all’igiene alimentare. Inoltre ogni paziente dovrebbe poter avere la possibilità di scegliere se mangiare a letto, in camera o in un locale adeguatamente arredato e predisposto per consumare i cibi. L’influenza del servizio di distribuzione alimentare e lo spreco di cibo dev’essere esaminata. Va garantita la flessibilità del servizio riguardo alle attese del paziente, la possibilità di scelta di cibi e grandezza delle porzioni servite. Anche l’individualità e la discrezione sono concetti da assicurare. Tutti i pazienti devono essere informati sull’importanza di un corretto trattamento nutrizionale, sia all’ammissione, sia alla dimissione dall’ospedale. 25 3.2, TENDENZE INTERNAZIONALI La nutrizione è perciò un fattore essenziale nella cura e nel trattamento ospedaliero; malgrado ciò é impressionante scoprire che da un terzo fino alla metà dei pazienti ricoverati negli ospedali dell’Europa occidentale soffre di sottonutrizione. La sottonutrizione è un problema insufficientemente diagnosticato e trattato. La maggior parte dei pazienti riceve in media una quantità minore di cibo necessario alle loro esigenze nutrizionali così che durante la degenza continuano a perdere peso. Perdita ponderale durante la degenza 64% dei pazienti di medicina (McWhriter and Pennington 1994), (Corish et all. 2000). 27% dei pazienti geriatrici (Incalzi et all. 1996). 50% dei pazienti di chirurgia viscerale e ortopedica e 89% dei pazienti di chirurgia generale (Bruun et all. 1999), (Ulander et all. 1998). 64% dei pazienti affetti da apoplessia (Gariballa et all. 1998). Il comitato dei ministri europei, conscio dei costi generati dalla mancata gestione dei casi di sottonutrizione, ha diramato ai vari governi degli stati membri della Comunità europea delle direttive (20), elaborate da gruppi di esperti, da introdurre nei loro ospedali. È interessante notare come questo problema accomuni dei Paesi con politiche e sistemi sanitari diversi tra loro. Tutto ciò conferma l’elevato costo generato dalla malnutrizione. Su questa base il consiglio d’Europa ha condotto un’inchiesta in otto nazioni per conoscere l’organizzazione dei servizi di ristorazione, delle pratiche professionali mediche, infermieristiche e delle dietiste, in merito all’identificazione dei pazienti sottonutriti, al trattamento ed al controllo dei problemi alimentari. Diverse centinaia di questionari, elaborati da esperti in nutrizione clinica, sono stati compilati da centri ospedalieri di grandezza variabile. I risultati hanno messo in evidenza cinque ostacoli principali che non permettono il rilevamento della sotto nutrizione pre-esistente il ricovero ed il trattamento corretto durante l’ospedalizzazione. 20) Resolution ResAp 2003 on food and nutritional care in hospitals. Council of Europe Committee of ministers. 26 1) Carenza di figure responsabili chiaramente definite in merito alla nutrizione ospedaliera. 2) Mancanza di formazione e di sensibilizzazione ai problemi nutrizionali nell’insieme del personale ospedaliero. 3) Debole influenza dei pazienti e dei loro famigliari sull’importanza dell’alimentazione. 4) Assenza di collaborazione tra i differenti professionisti della salute per la messa in pratica e l’applicazione di una politica alimentare. 5) Insufficiente partecipazione del management ospedaliero ai problemi alimentari. Diverse iniziative sono state messe in atto per migliorare l’organizzazione dell’alimentazione negli ospedali, in particolare si distinguono due proposte: 1. La pubblicazione di linee guida per la distribuzione di alimenti, la cura nutrizionale ed il supporto nutrizionale. 2. La costituzione all’interno degli ospedali di comitati di nutrizione clinica. 3.3, TENDENZE NAZIONALI A livello nazionale c’è una forte variabilità regionale nella presenza di servizi di nutrizione clinica negli ospedali, sono maggiormente presenti in Svizzera romanda rispetto alla Svizzera tedesca ed al Ticino, ed in genere sono presenti in quelli più grandi e o di media grandezza mentre sono meno presenti nelle strutture di piccola dimensione. Non esistono raccomandazioni a livello nazionale, malgrado ciò in Svizzera, negli ospedali universitari di Berna e Ginevra sono attivi dei servizi di nutrizione clinica, coordinati da medici opinion leader di chiara fama internazionale. L’alimentazione ospedaliera è stata a lungo considerata argomento non prioritario. Per contro una corretta e apprezzata alimentazione è estremamente importante e dev’essere ritenuta parte integrante ed essenziale delle cure mediche, in questo modo può migliorare l’outcome clinico e la soddisfazione del paziente stesso. 27 4, PROGETTO PER UN SERVIZIO DI NUTRIZIONE CLINICA IN UN OSPEDALE TICINESE Dopo aver inquadrato il tema, in questa parte indicherò come precedere, come svilupparlo e divulgarlo nella pratica. La strutturazione di un progetto adattato all’EOC necessita di una lettura doppia; dove da una parte è disegnato l’impianto organizzativo, mentre dall’altra sono definiti i contenuti pratici. Negli ospedali è urgente prendere coscienza della necessità di rafforzare il campo della nutrizione. Un servizio di nutrizione clinica assicura degli effetti benefici sulle condizioni di salute e sulla qualità di vita del paziente ricoverato. Un ottimo stato nutrizionale è il prerequisito per un ottimo trattamento. La premessa essenziale è che la nutrizione clinica è parte integrante del trattamento e della cura del paziente. Sono pochi gli ospedali che dispongono di un servizio di nutrizione clinica mirato alle esigenze del paziente. Ciò favorirebbe le possibilità di riconoscere la nutrizione clinica come campo specialistico e autentica misura terapeutica. Il servizio di nutrizione clinica sviluppa l’organizzazione del proprio lavoro sostanzialmente su una specializzazione di ordine clinico. Ci sono tutte le ragioni per far si che un minimo di struttura di questo servizio possa essere organizzato, rafforzando ciò che già esiste, ad esempio ripensando ad alcuni elementi dell’organizzazione in funzione di una maggior efficacia ed efficienza, o organizzando ex novo un servizio che dovrà garantire una strategia d’intervento sia al paziente, sia al personale. Per implementare un servizio di nutrizione clinica si dovrà prestare particolare attenzione alla storia e alla cultura all’interno del contesto in cui si vuole introdurre la nuova organizzazione. Perciò l’intervento necessiterà di una fase di check up nella quale si analizzano i punti di forza e le aree di miglioramento, seguirà una fase di progettazione e di attuazione. 28 L’organizzazione del servizio dovrà essere il più semplice possibile, avere caratteristiche di flessibilità in grado di modificarsi secondo le attese e le aspettative dell’utenza, cioè sia i pazienti, sia i collaboratori. 4.1, STAKEHOLDERS DEL SERVIZIO DI NUTRIZIONE CLINICA È fondamentale definire chi sono gli stakeholders chiave del servizio di nutrizione clinica, in questo modo il servizio é consapevole delle attività prioritarie da svolgere ed é attento ad ogni incombente cambiamento nel servizio che deve fornire. Il grado di consapevolezza e di conoscenza degli avvenimenti esterni al servizio hanno un impatto sulla variabile organizzativa interna. Il comitato di nutrizione clinica gioca un ruolo centrale nella cooperazione con gli stakeholders affinché si sviluppino dei cambiamenti comportamentali, a livello individuale, famigliare o di comunità, riguardo alla corretta alimentazione. Il comitato nutrizionale ha un ruolo di educazione e informazione verso gli altri professionisti e promuove attività di ricerca. Anche la sensibilizzazione degli stakeholdes si raggiunge attraverso l’organizzazione di meeting e conferenze. Speciale enfasi dev’essere data all’educazione e all’informazione del pubblico in merito alla corretta nutrizione. Gli scopi sono sia di migliorare la qualità tecnica fornita, sia di migliorare i costi ed i benefici. Gli stakeholders sono suddivisi in utenza diretta, utenza potenziale e utenza allargata. 29 STAKEOLDERS ESTERNI Pazienti ambulanti STAKEOLDERS INTERNI Pazienti degenti suddivisi per strati di patologia e utenza: suddivisi per strati di patologia e utenza: • • • • • • • • • • • • • • pazienti geriatrici. pazienti pre o post intervento chirurgico. bambini. pazienti oncologici. pazienti diabetici o con ridotta tolleranza al glucosio. pazienti con asma o con insufficiente capacità respiratoria. pazienti con piaghe da decubito, per cui elevato fabbisogno di proteine. pazienti con insufficienza renale o dializzati. Medici della regione, privilegiando in particolare coloro che sono responsabili di case per anziani. Fornitori di alimenti e di farmaci, in particolare i rappresentati dei prodotti sostitutivi agli alimenti. Medici consulenti. Scuole sanitarie. Scuole dell’obbligo. Associazioni. Servizi di aiuto domiciliare. Case per anziani. Strutture psichiatriche. pazienti di geriatria. pazienti di chirurgia viscerale. bambini. pazienti di cure intensive. pazienti oncologici. pazienti diabetici o con ridotta tolleranza al glucosio. • pazienti con asma o con insufficiente capacità respiratoria. • pazienti in stato di stress metabolico. • pazienti con piaghe da decubito, per cui elevato fabbisogno di proteine. • pazienti con insufficienza renale o dializzati. Medici. Farmacisti. Medici consulenti interni. Amministratori dell’ospedale. Servizio di cure palliative Servizio di igiene ospedaliera. Personale di cura. Cucina e ristorazione. 30 altri ospedali comunità consulenti pazienti comitato nutrizionale steering committe servizi dell’ospedale Il servizio assicura al paziente a domicilio i consigli necessari per la buona gestione dell’alimentazione enterale. Molta importanza ha la sensibilizzazione e l’intervento sui servizi di assistenza domiciliare sia per assicurare la continuità delle cure, in particolare riguardo all’alimentazione entrale, sia per la prevenzione degli stati di malnutrizione la cui frequenza si riscontra facilmente nelle perone anziane, sole. 31 4.2, STRUTTURA MANAGERIALE ORGANIZZATIVA Prendendo in esame gli ospedali dell’EOC la struttura del servizio di nutrizione clinica può articolarsi con un organismo centrale, composto da una sola persona, che coordina i vari servizi di nutrizione clinica presenti nei diversi ospedali. Si costituisce così una rete che permette interrelazioni e sinergie che producono risultati tangibili ma anche intangibili come ad esempio lo scambio di idee, di conoscenze e di competenze. Inoltre la messa in rete permette di vedere cosa fanno gli altri servizi favorendo il benchmarking. La rappresentazione di questa struttura é la seguente: Ospedale di Locarno équipe referente locale Ospedale di Bellinzona sede Faido équipe referente locale Ospedale di Bellinzona sede Acquarossa équipe referente locale Ospedale di Mendrisio équipe referente locale Coordinatore centrale della nutrizione clinica Clinica di riabilitazione di Novaggio équipe referente locale Ospedale di Lugano sede Civico équipe referente locale Ospedale di Lugano sede Italiano équipe referente locale Ospedale di Bellinzona équipe referente locale Il coordinatore centrale dovrà assicurare l’organizzazione e la qualità del servizio. 32 Per organizzazione si intende ottimizzare la coordinazione dei servizi di nutrizione clinica nei vari ospedali e assicurare la continuità delle cure. Per qualità si intende l’apporto permanente mirato al miglioramento della presa a carico del paziente per un trattamento ottimale. È necessario esplicitare e chiarire cosa si vuole ottenere da un servizio di nutrizione clinica, perciò è fondamentale definire chi sono i responsabili e chiarire esattamente i ruoli dei vari attori coinvolti. Uno studio condotto in Danimarca sull’assegnazione delle responsabilità per la prescrizione nutrizionale ai pazienti (21) ha mostrato che l’86% dei medici si sentivano responsabili della prescrizione nutrizionale, ma altrettanto il 76% delle infermiere pensavano che erano loro responsabili della prescrizione. Questo dimostra l’importanza di definire chiaramente le descrizioni di responsabilità e l’assegnazione di incarichi e compiti precisi per ogni gruppo professionale coinvolto nella nutrizione clinica del paziente. La mancanza di responsabilità nella pianificazione e nella gestione delle cure nutrizionali è di impedimento all’avvio di un servizio di nutrizione clinica. Occorre definire le regole di funzionamento del servizio, gli obiettivi, gli organi del servizio, le responsabilità, le riunioni allargate, comprendere i livelli apicali di responsabilità. Maggiore è la visibilità e la formalizzazione dei meccanismi operativi, minore è la confusione o i comportamenti discrezionali, non sempre coerenti con gli obiettivi del servizio, da parte dei collaboratori. È fondamentale garantire la più grande trasparenza sia dal funzionamento del servizio, sia delle prestazioni e dei risultati ottenuti. L’organizzazione è intesa come il quantitativo di risorse e attività necessarie al conseguimento degli obiettivi, al come combinare le risorse e le attività in gruppi di lavoro, al come assegnare le responsabilità per garantire il raggiungimento degli obiettivi. 21) Rasmussen HH et all. Clinical nutrition in Danish hospitals: a questionnaire-based investigation among physicians and nurses. Clin Nutr 1999; 18: 153-8. 33 Gli elementi essenziali dell’organizzazione sono le risorse umane, le risorse fisiche: strumentali e ambientali, infine le risorse economiche. Il processo organizzativo si realizza attraverso: • la definizione di responsabilità, con la divisione dei compiti, l’attribuzione dei ruoli operativi ed il coordinamento degli interventi. • la definizione del servizio base, componente essenziale del servizio, cioè la consulenza al paziente. • la definizione dei servizi associati, elementi associati al servizio di base come la formazione al personale nel campo della nutrizione clinica. L’organizzazione dovrà conciliare gli aspetti di produzione, che si traducono ad esempio con il numero di consulenze effettuate equivalenti ad un certo tempo in personale, con gli aspetti d’interesse dei vari gruppi professionali che interagiscono tra loro, perciò sarà importante il clima sociale. 34 4.3, ORGANIGRAMMA DEL SERVIZIO DI NUTRIZIONE CLINICA Il servizio di nutrizione clinica è integrato nel settore medico e agisce in modo trasversale in ogni reparto dell’ospedale. Posizionando il coordinatore centrale direttamente subordinato all’area sanitaria, così come gli steering committee direttamente subordinati alle direzioni locali, si assicura il concetto di trasversalità. Direzione generale Responsabile area sanitaria Coordinatore centrale per la nutrizione clinica Gruppo nutrizionale interospedaliera con i rappresentanti dei tre board. Board medici Board dietiste Direzione locale dei singoli ospedali Board infermieri Steering committee di nutrizione clinica medico dietista infermiere Comitato di nutrizione clinica 35 Il coordinatore centrale I compiti della figura centrale si riassumono in: • Coordinare i servizi periferici. • Promuovere l’informazione. • Mettere a punto misure preventive sulla malnutrizione. • Attività di public relation. • Promuovere la formazione sulla nutrizione clinica negli ospedali e nelle scuole sanitarie. • Sviluppare progetti. • Contatti con le ditte fornitrici. Lo steering committee All’interno di ogni ospedale è essenziale costituire uno steering committee le cui attività di base sono la valutazione del paziente sottonutrito o a rischio di diventarlo, la pianificazione della terapia nutrizionale, la prescrizione di eventuali trattamenti enterali o parenterali, l’identificazione di complicazioni associate al supporto nutrizionale e la relazione con i costi. Il suo intervento dovrà favorire l’ottimizzazione delle cure nutrizionali in ogni servizio, monitorare i risultati e controllare l’uso delle risorse. Le potenzialità dello steering committee si esprimono nel problem solving, nella gestione e nel controllo dei casi di malnutrizione. I vantaggi sono molteplici: aumento dell’efficienza, flessibilità e velocità nella presa a carico del paziente, crescita della motivazione dei collaboratori. Per raggiungere questo obiettivo lo steering committee dovrà assicurare incontri puntuali e regolari con i diversi professionisti, fornire informazioni chiare e precise. Dovrà essere versatile e capace di rispondere ai cambiamenti a quali si confronta. Lo steering committee sarà composto da un medico, nella misura di un 20%, che funga da opinion leader, dalla responsabile delle dietiste e da un infermiere. La presenza di dietiste in ogni ospedale dell’EOC è la garanzia di possibilità d’avvio del servizio. Gli infermieri in prevenzione delle infezioni possono essere gli altri componenti dello steering committee. Essi fungeranno da interfaccia tra il servizio di nutrizione clinica ed 36 il servizio di prevenzione delle infezioni ospedaliere, dato l’accresciuto rischio da parte dei pazienti sottonutriti di contrarre infezioni nosocomiali. Queste figure, che rappresentano il cuore del servizio di nutrizione clinica all’interno dell’ospedale, giornalmente si incontrano e lavorano assieme. Sono responsabili dello sviluppo di procedure e decidono chi, dal reparto, devono coinvolgere per valutare e trattare il paziente dal punto di vista nutrizionale. I principali compiti di queste figure professionali sono: Dietista. Valuta lo status nutrizionale del paziente e la quantità di cibo che assume. Calcola le esigenze nutrizionali. Partecipa con gli altri membri dello steering committee alla supervisione dell’alimentazione enterale e parenterale. Istruisce e forma i collaboratori, i pazienti ed i loro famigliari. Infermiere. Supervisiona i protocolli per il trattamento enterale e parenterale, l’appropriatezza dei dispositivi venosi nel caso di alimentazione parenterale. La nutrizione parenterale è particolarmente complessa rispetto alla nutrizione enterale, perciò scrupolosi protocolli devono essere definiti ed applicati al fine di evitare infezioni. Partecipa all’applicazione di sonde naso-gastriche, gastrostomie e l’applicazione di vie venose. Agisce congiuntamente con il medico e la dietista nella gestione degli aspetti pratici della nutrizione nei reparti. Istruisce e forma i collaboratori, i pazienti ed i loro famigliari. Medico. Tiene il collegamento e mantiene i rapporti con i medici che gestiscono il paziente. È responsabile della posa di cateteri intravenosi e gastrostomie. Prescrive la nutrizione parenterale. È responsabile di tutti gli aspetti della nutrizione clinica del paziente. Lo steering committee permette di: • Promuovere l’attenzione sull’alimentazione artificiale. • Ridurre i costi generati da inadeguate prescrizioni di alimentazione artificiale. 37 • Incoraggiare i controlli regolari dei pazienti che necessitano dell’intervento di nutrizione clinica e l’applicazione dei relativi protocolli per assicurare un efficiente uso delle risorse. L’outcome generato dal trattamento nutrizionale può essere valutato in numerosi modi. • Prevenzione del deterioramento delle condizioni mentali e delle funzioni fisiche. • Riduzione delle complicazioni generate dalla malattia o dalle conseguenze dei trattamenti medici. • Accelerazione della dimissione e riduzione della convalescenza. • Riduzione del consumo di risorse, ad esempio durata del ricovero, contenimento di altre prescrizioni. Lo steering committee ha il compito di coordinare un comitato multidisciplinare di nutrizione clinica nel quale sono rappresentati il personale della cucina, la direzione dell’ospedale, il servizio di ristorazione, i medici, gli infermieri, le dietiste, la farmacista, i quali supervisionano e sorvegliano ogni aspetto della nutrizione ospedaliera, dalla ristorazione all’alimentazione artificiale. Raccolgono nuove informazioni nel campo della nutrizione e promuovono la formazione e l’aggiornamento del personale curante. Ad ogni membro del comitato competono attività e responsabilità precise e definite. Si definisce multidisciplinare un gruppo di professionisti che lavorano per lo stesso paziente ed agiscono nel medesimo contesto. Il comitato ha un ruolo centrale cooperando e collaborando con gli altri stakeholders dell’ospedale per creare un ambiente che rafforzi ed incoraggi l’adozione di pratiche giuste. Il comitato nutrizionale funge da supporto per il sostegno delle iniziative dello steering committee. Per evitare un gruppo numeroso, difficile da riunire, è meglio invitare ed estendere la convocazione secondo l’argomento da trattare. Un ulteriore allargamento del comitato nutrizionale è rappresentato dalla partecipazione di consulenti specialisti convocati a dipendenza delle esigenze e delle necessità. 38 Le responsabilità ed i ruoli dei componenti il gruppo nutrizionale devono essere scritti e conosciuti all’interno dell’ospedale. La supervisione del servizio qualità favorisce l’orientamento culturale verso l’erogazione delle prestazioni. Ogni ospedale, a discrezione, può sviluppare un servizio di clinica ambulatoriale, questo servizio non dev’essere necessariamente replicato in ogni ospedale ma terrà conto delle esigenze regionali. Un ambulatorio di nutrizione clinica può occuparsi di pazienti obesi, pazienti diabetici, pazienti con carenze e squilibri alimentari. Il servizio ambulatoriale è fonte di sicure entrate finanziarie per l’ospedale. Dovrà essere definito un set di indicatori per monitorare l’appropriatezza del servizio. Indicatori possono essere: • la messa a punto di un metodo semplice per rilevare lo stato nutrizionale del paziente al momento del ricovero. • il chiaro riconoscimento di figure all’interno dell’ospedale che sono responsabili della nutrizione clinica. • la pubblicazione di pieghevoli all’attenzione dei pazienti sull’importanza della corretta nutrizione. • le raccomandazioni specifiche a certi gruppi di pazienti. • il numero di pasti non consumati che ritornano in cucina. • il numero di lezioni erogate al personale in merito alla nutrizione clinica. • i risultati di interviste ed indagini sui pazienti in merito all’alimentazione all’interno dell’ospedale. 39 4.4, STRUTTURA DEL SERVIZIO DI NUTRIZIONE CLINICA ALL’INTERNO DI OGNI OSPEDALE Medico Dietista Infermiere Steering committee Servizio della qualità Comitato di nutrizione clinica Rappresentanti: cucina, direzione, servizio di ristorazione, medici, infermieri, dietiste, AREE CONCETTUALI DI COMPETENZA Ristorazione Protocolli Guidelines Standard Acquisti Informazione e formazione Ambulatorio di nutrizione clinica Alimentazione normale Enterale Parenterale 40 La divisione gerarchica stabilisce la linea di comando ed i vari livelli con le responsabilità di prendere decisioni. La struttura organizzativa, così come definita, ha pochi livelli gerarchici per cui è una struttura appiattita. Il servizio di qualità controlla una serie di indicatori specifici definiti con il servizio di nutrizione clinica. Il comitato nutrizionale, dato il suo carattere mutidisciplinare, offre le garanzie di sicurezza ed efficacia, attivandosi come task force secondo un criterio ed una logica di flessibilità. 4.5, OBIETTIVI DEL SERVIZIO • Screening per l’individuazione precoce di pazienti in stato di malnutrizione. • Identificare il paziente malnutrito o a rischio di diventarlo. • Valutazione diagnostica complessiva per l’elaborazione del piano di trattamento. • Perfezionare la risposta terapeutica più adeguata. • Monitorare i risultati e valutare l’appropriatezza della scelta assistenziale. 4.6, MISSIONE DEL SERVIZIO DI NUTRIZIONE CLINICA • Soddisfare le esigenze e le necessità alimentari dei pazienti tenendo conto del loro stato di salute in stretta collaborazione con il servizio di ristorazione ed il servizio delle cure. • Promuovere l’importanza dell’alimentazione dei pazienti (alimentazione normale e regimi). • Dare consigli, informazioni e fornire i mezzi della presa a carico nutrizionale adattata ai medici e al personale curante. • Garantire nel limite del possibile i bisogni nutrizionali dei pazienti. • Identificare i pazienti ad alto rischio di denutrizione e prenderli in carico. • Assicurare in collaborazione con il servizio di ristorazione che l’alimentazione fornita sia equilibrata. • Assicurare la ricerca e l’insegnamento nel campo della nutrizione clinica. 41 Le attività del servizio sono di carattere: • preventivo, ad esempio identificando gli stati di malnutrizione ospedaliera. • curativo, assicurando l’intervento e l’assistenza ai pazienti in stati di sottonutrizione. La responsabilità del servizio è di aiutare a prevenire la malnutrizione, le carenze nutrizionali, identificare i problemi correlati alla malnutrizione, definire delle diete e delle raccomandazioni adeguate alla malattia e programmare degli interventi puntuali. 4.7, IMPLEMENTAZIONE DEL SERVIZIO DI NUTRIZIONE CLINICA Per promuovere l’introduzione del servizio di nutrizione clinica occorre, a monte, sensibilizzare e rendere consapevoli dell’importanza di questo servizio, un pubblico bersaglio composto da diverse figure chiave, per renderle coscienti del problema della malnutrizione ospedaliera ma anche del ruolo positivo di un servizio nutrizionale. Sarà fondamentale una campagna d’informazione ed un lobbing orientato ai potenziali opinon leader come: i medici, i direttori amministrativi e sanitari, i capi infermieri, i responsabili dei servizi della qualità e della formazione, i rappresentanti di associazioni e organismi di categoria, gli esponenti della società medica e della sanità pubblica, coinvolgendoli come attori in prima persona. Le azioni di promozione passano attraverso conferenze, tavole rotonde, indagini d’opinione, ricerche scientifiche, il cui effetto è di rendere consapevoli e coscienti i vari attori delle problematiche e delle conseguenze finanziarie della malnutrizione. In seguito si potranno mettere in atto diverse iniziative per migliorare l’organizzazione interna del servizio di nutrizione clinica; ad esempio: • Definizione e attivazione dello steering committee. • Costituzione di una équipe multidisciplinare. • Definizione chiara di responsabilità delle categorie di personale in materia di cure nutrizionali. • Definizione di standard nutrizionali, protocolli e guidelines specifiche attraverso la raccolta di materiale internazionale discusso e condiviso attraverso incontri di gruppi multidisciplinari. 42 • Identificare sia al momento dell’ammissione in ospedale, sia durante la degenza, chi è il paziente esposto a rischio di sottonutrizione • Organizzazione di programmi di formazione. 4.8, FASE DI MONITORAGGIO E PERFEZIONAMENTO In modo permanente saranno valutati i seguenti temi chiave: qualità, risultati e performances, gestione delle risorse umane, gestione dei processi (protocolli diagnostici e terapeutici). Un servizio di nutrizione clinica deve collegare ciò che produce la cucina con tutte le discipline cliniche coinvolte. Dovrà assicurare la riduzione dei rischi generati da un’alimentazione inadeguata. La qualità del servizio nutrizionale in geriatria, pediatria e cure intensive deve coinvolgere i responsabili di questi servizi. Le raccomandazioni dovranno contenere i principi base della nutrizione, l’organizzazione del servizio, la composizione del gruppo nutrizionale con le specifiche responsabilità e collaborazioni, la comunicazione ai pazienti e la formazione del personale. 43 5, FATTORI CHE POSSONO GARANTIRE IL SUCCESSO DEL SERVIZIO 5.1, TRASVERSALITÀ DEL SERVIZIO È importante favorire il dialogo tra il servizio ed i diversi team dei reparti in quanto le esigenze nutrizionali del paziente sono correlate al tipo di patologia di cui è affetto, tant’è che anche l’industria dell’alimentazione artificiale tende a settorializzare i propri prodotti a seconda del tipo di patologia da trattare. 5.2, INTERDISCIPLINARIETÀ NELLA COMPOSIZIONE DEL GRUPPO NUTRIZIONALE La nutrizione è per definizione transdisciplinare, interessa numerosi specialisti (endocrinologi, diabetologi, gastroenterologi, pediatri, medici intesivisti, medici internisti, chirurghi, ecc.) È necessaria la capacità di lavorare in gruppo perché un intervento mirato sullo stato nutrizionale del paziente dipende da molteplici fattori, per cui la risposta efficace dipende dall’apporto di più figure professionali. È perciò importante aprirsi ed accogliere i rappresentanti maggiormente motivati di ogni specialità. L’attività è prioritaria nei reparti in cui sono maggiormente presenti dei pazienti malnutriti o ad alto rischio di denutrizione. AMMISSIONE REPARTI DELL’OSPEDALE SERVIZIO DI NUTRIZIONE CLINICA DIMISSIONE 44 5.3, CREARE IL CONSENSO E LA DOMANDA IN MODO CHE LA RICHIESTA D’INTERVENTO PROVENGA DAL BASSO (BOTTOM UP) È fondamentale lavorare sulla motivazione del personale di cura, in particolare gli infermieri. In questo modo si valorizza e si riconoscono quelle risorse di autoorganizzazione e auto-apprendimento che le persone hanno già costruito nel tempo. (A. Tanese). Lavorare in stretto contatto con la linea di produzione ha il vantaggio di prevenire e ridurre le resistenze o i corporativismi. 5.4, CLINICAL GOVERNANCE DEL SERVIZIO DI NUTRIZIONE CLINICA La clinical governance è la struttura attraverso la quale il servizio è tenuto a rendere conto per accrescere la sua qualità, per migliorarsi e per salvaguardare i propri standard di cura sviluppando un ambiente di eccellenza nelle cure fornite. In questo modo i professionisti sono in grado di garantire i migliori esiti qualitativi alle loro attività. Punto focale della clinical governance è incoraggiare tutti gli attori a riesaminare le modalità di lavoro nell’ambito del servizio, mettendo in discussione gli aspetti professionali e organizzativi e gli stessi confini culturali di riferimento. Una sfida nuova, un’alternativa alla tradizionale autonomia autoreferenziale, un’occasione di confronto con altri sistemi per una efficace collaborazione trasversale. È importante il monitoraggio costante degli eventi critici, percepiti come clinicamente rilevanti da parte degli operatori. Il ritorno informativo tempestivo permette di poter intervenire sui problemi assistenziali in tempi il più possibile rapidi. La valutazione della qualità delle prestazioni deve tener conto della diversa complessità assistenziale dei singoli pazienti. L’analisi ed il monitoraggio dell’assistenza rappresentano il cuore della clinical governance. L’audit clinico rappresenta la base necessaria per esprimere le proprie capacità di controllo e verifica dei processi assistenziali erogati e dei loro esiti. Gli audit clinici permettono di capire se si adottano le linee guida, il legame tra audit clinico e linee guida è molto importante. Premessa indispensabile per la conduzione dell’audit clinico è la capacità da parte del team di rilevare, in modo continuativo e sistematico, le informazioni necessarie per consentire un monitoraggio delle prestazioni. 45 L’obiettivo è di permettere una miglior integrazione pluridisciplinare, sviluppare dei protocolli basati sull’evidenza scientifica e rafforzare la trasparenza. Indicatori specifici e quantitativi devono facilitare l’evoluzione della qualità dell’organizzazione del servizio. Il monitoraggio delle attività permette il confronto dei risultati con gli obiettivi stabiliti, gli indicatori consentono di individuare gli scostamenti. Anche le inchieste di soddisfazione, oltre alle non conformità, ai reclami dei clienti e dei partner, alle proposte di miglioramento ed alle richieste di nuove prestazioni devono permettere di integrare direttamente la qualità, l’efficienza e l’efficacia nella gestione del servizio. Il successo della clinical governance si esprime nella capacità di acquisire e condividere, in forma sistematica, le informazioni sulla qualità clinica delle prestazioni erogate. Senza questa capacità, l’idea stessa di governare la pratica clinica risulta velleitaria, dal momento che non si governa ciò che non si conosce. Una serie di attività sono state identificate per promuovere questo processo. Aumento della qualità Responsabilità chiaramente definite Audit clinici Risk management, rischi igienici, sicurezza CLINICAL GOVERNANCE Sviluppo professionale permanente Evidence based pratice Attenzione centrata al paziente La costituzione di un comitato di nutrizione clinica permette di soddisfare i criteri di una clinical governance, attraverso strumenti omogenei e perciò adozione di linee guida. 46 5.5, LINEE GUIDA Le linee guida sono strumenti che servono ad orientare l’intervento professionale verso l’efficacia e l’appropriatezza. Sono raccomandazioni di comportamento elaborate in modo sistematico e finalizzato ad indirizzare il professionista a prendere decisioni appropriate in specifiche circostanze cliniche. Questa definizione sottolinea la loro funzione a supporto al processo decisionale degli operatori nelle scelte da adottare di fronte ai problemi clinici. Le linee guida devono svilupparsi attraverso la raccolta della letteratura internazionale ed essere elaborate in gruppi multidisciplinari; infatti non è un solo attore che interviene nella cura, ci sono più professionisti, la linea guida riflette quindi questa multidisciplinarietà. Il modo in cui le linee guida sono elaborate è l’elemento chiave per assicurare la qualità dei processi. Linee guida mulidisciplinari hanno più possibilità di essere applicate. La loro attuazione deve permettere di colmare la lacuna che c’è nella pratica. Le linee guida devono: • tener conto delle evidenze scientifiche. • essere regolarmente riviste ed aggiornate in funzione dell’evoluzione scientifica. • permettere di definire il piano di sensibilizzazione e di educazione del personale. • essere scritte in linguaggio semplice, snelle e facili da applicare in modo che gli infermieri le adottino. • essere chiare, misurabili, raggiungibili ed efficaci. Ogni reparto deve disporre di linee guida e istruzioni sulla nutrizione clinica con precise istruzioni sulla terapia, mirate alla tipologia di pazienti ricoverati. Infatti non è sufficiente emettere delle indicazioni sull’organizzazione del servizio di nutrizione clinica ma è importante dettagliare le istruzioni. Le linee guida devono assicurare che la valutazione, lo stato del paziente e le sue necessità nutrizionali siano considerati come elementi importanti e necessari nelle cure a lui erogate. 47 È importante l’ottima intesa e collaborazione tra i diversi attori: amministratori, personale della ristorazione, personale delle cure, al fine di potersi coordinare per migliorare la qualità delle cure ed il sostegno nutrizionale ai pazienti ricoverati. Misure necessarie affinché il paziente possa consumare gli alimenti che rispondano ai sui bisogni. Fattore 1 Riferimento alla buona pratica Identificazione e valutazione per definire Aggiornarsi i bisogni nutrizionali dei pazienti. in materia di ricerca nutrizionale per migliorare l’evoluzione di tutti i pazienti identificati come a rischio. 2 Pianificazione, applicazione e Dei programmi di cura fondati sulla valutazione delle cure erogate ai pazienti evoluzione nutrizionale in corso sono che hanno bisogno di una valutazione concepiti, applicati e valutati. nutrizionale. 3 Ambiente favorevole (vista, suoni). 4 odori, Garantire un ambiente favorevole nel quale il paziente consuma i pasti. Aiuto nella presa degli alimenti e delle I pazienti ricevono le cure e l’aiuto bevande. necessario di cui hanno bisogno per mangiare e bere. 5 Ottenere gli alimenti. I pazienti, qualunque siano i loro bisogni in materia di comunicazione, dispongono di informazioni sufficienti per ottenere degli alimenti. 6 Alimenti serviti. Gli alimenti serviti dal servizio rispondono ai bisogni di ogni paziente. 7 Alimenti disponibili. I pazienti consumano i pasti ad orari fissi e se vogliono possono ottenere un pranzo diverso e ricevere dei piccoli snack in ogni momento. 8 Presentazione degli alimenti. Gli alimenti sono serviti e presentati in modo da considerare le preferenze dei 48 pazienti. 9 Controllo. La quantità di cibo effettivamente consumata è controllata e registrata. In caso di problemi delle misure di intervento sono adottate. 10 Mangiare per migliorare lo stato di Tutte le possibilità sono adottate per salute. incoraggiare il paziente a mangiare e migliorare il proprio stato di salute. 5.6, VALUTAZIONE DELLO STATO NUTRIZIONALE E TRATTAMENTO IN OSPEDALE Si può affermare che da un punto di vista medico la sottonutrizione ospedaliera è un tema sottostimato e che non ha priorità. La mancanza di un rilevamento che identifica il paziente in stato di sottonutrizione o a rischio di diventarlo e che può beneficiare del servizio nutrizionale, è il primo fattore limitante allo sviluppo del sistema. Attualmente lo stato di malnutrizione non è rilevato sistematicamente. Sia i medici, sia gli infermieri, non hanno l’abitudine di individuare questa condizione. Una semplice valutazione clinica dello stato nutrizionale dà dei risulti comparabili a quelli di sofisticati rilevamenti. La valutazione dello stato nutrizionale del paziente serve a identificare chi sono i pazienti che si trovano in uno stato di sottonutrizione o sono esposti a rischio di diventarlo, oltre a prevedere le complicazioni che potrebbero generarsi. Screening per definire il rischio nutrizionale. Lo scopo di uno screening nutrizionale è di prevedere quale sarà l’outcome clinico in seguito ad un trattamento nutrizionale. È importante valutare lo stato nutrizionale del paziente con adeguate misure quali: la perdita di peso, la misura del body mass index (BMI) e la quantità di cibo che in genere assume. I parametri per l’identificazione dei pazienti a rischio di sottonutrizione e la gestione degli stessi devono essere chiaramente specificati. 49 Lo screening dev’essere semplice e di immediata compilazione. Lo screening deve permettere una valutazione nutrizionale semplice, non costosa, senza l’esigenza di esami di laboratorio, deve permettere di identificare i pazienti a rischio. Fondamentale per ogni piano nutrizionale è l’identificazione dei pazienti a rischio, in quanto permette di orientare tutti gli elementi del processo di cura atti a sostenere e sopperire le necessità nutrizionali del paziente. Ci sono gruppi di pazienti maggiormente vulnerabili e suscettibili di malnutrizione come: • bambini, • anziani, • persone con disabilità fisiche che limitano la capacità di nutrirsi, • persone che hanno delle difficoltà nella comprensione, • malati mentali. • persone appartenenti a particolari gruppi culturali o religiosi. Durante il primo giorno di ricovero in ospedale è necessario rilevare i seguenti parametri: • peso ed altezza, • quali alimenti e bevande apprezza e quali rifiuta, • eventuali allergie alimentari e necessità di diete terapeutiche, • particolare richieste alimentari influenzate dal suo ambiente sociale e culturale, • difficoltà fisiche nell’assumere cibi e bevande, • necessità di disporre di un aiuto per alimentarsi. I supporti nutrizionali possono essere indicati in quattro tipi di intervento: 1. Assicurare la normale alimentazione di cibo e bevande per via orale. 2. Aggiunta supplementare di cibi, bevande e integratori alimentari. 3. Introduzione dell’alimentazione artificiale enterale per sopperire alla carenza di parte o di tutti i cibi e bevande. 4. Introduzione dell’alimentazione parenterale. 50 I benefici che derivano dalla corretta alimentazione sono sia di carattere clinico, sia di carattere finanziario Una buona parte dei pazienti ricoverati sono sottonutriti già al momento dell’ammissione in ospedale, ciò significa che durante la degenza lo stato di sottonutrizione peggiora ulteriormente. La valutazione del paziente con potenziale rischio di sottonutrizione dev’essere effettuata attraverso uno status nutrizionale ed in base alla gravità della malattia. Il metodo per effettuare lo screening nutrizionale deve essere basato sull’EBM in modo da assicurare l’identificazione del paziente che può beneficiare di un supporto nutrizionale. Il metodo di valutazione dello stato di nutrizione, per essere universale, deve possedere caratteristiche quali: la semplicità di esecuzione, l’invasività assente o modesta, l’applicabilità ad un’ampia fascia di popolazione, l’economicità. Lo screening nutrizionale dev’essere facile da imparare e semplice da usare. L’identificazione dei pazienti sottoalimentati è in effetti molto semplice da imparare. stato nutrizionale composizione corporea funzionalità corporea bilancio energetico stato di salute L’influenza dell’età, della crescita e del sesso dev’essere presa in considerazione quando si determina il rischio nutrizionale. Il rischio nutrizionale di tutti i pazienti dovrebbe essere rilevato sistematicamente al momento dell’ammissione in ospedale. La valutazione dovrebbe essere ripetuta regolarmente, a dipendenza del rischio nutrizionale del paziente, durante il soggiorno in ospedale. 51 Aggiornamenti e sviluppi dei metodi di rilevamento devono essere costanti e mirati all’uso ospedaliero. L’identificazione di pazienti a rischio nutrizionale dev’essere seguita da una valutazione generale, da un piano di cura e di trattamento comprendente la dieta, il controllo del cibo assunto ed il controllo del peso. Allegato 1 e 2 esempi di schede per il rilevamento dello stato nutrizionale. 5.7, PROCESSO PER IL RILEVAMENTO DELLO STATO NUTRIZIONALE. Lo stato di malnutrizione non è rilevato in maniera sistematica, non è riconosciuto e nemmeno accettato, nonostante ciò l’identificazione del rischio nutrizionale del paziente è la prima tappa nel trattamento della denutrizione. Screening – Valutazione – Terapia nutrizionale Ospedalizzazione paziente Stato di nutrizione stabile Nessun rischio di malnutrizione Pianificare dimissione ReRe-Screening ogni settimana Screening Alto rischio di malnutrizione Evtl. controlli ambulatoriali Alto rischio di malnutrizione Valutazione Fine della terapia Peggioramento dello stato nutrizionale Pianificare terapia nutrizionale Eseguire terapia nutrizionale Monitoraggio del paziente Miglioramento dello stato nutrizionale Schema di processo proposto dal dr Z. Stanga, responsabile medico del servizio di nutrizione clinica dell’Inselspital di Berna. Attualmente il rilevamento dello stato nutrizionale non avviene come parte integrante della valutazione clinica di routine, perciò i pazienti denutriti non beneficiano di un trattamento nutrizionale appropriato. 52 L’introduzione del rilevamento per identificare i pazienti a rischio facilita anche la strategia di formazione del personale, infatti questo è il fattore chiave di miglioramento. L’obiettivo prioritario dev’essere un’alimentazione appropriata ad ogni singolo caso. Il riconoscimento e l’accettazione della terapia nutrizionale quale trattamento medico ha delle implicazioni considerevoli nel campo etico. Identificazione e prevenzione delle cause della sottonutrizione. Le cause della denutrizione sono molteplici; la difficoltà a preparare i pasti, lo stato di povertà, le condizioni socio-familiari difficili, la perdita di appetito, la difficoltà a deglutire, la depressione. Anche in ambito ospedaliero esistono numerose cause di alimentazione insufficiente: lo stato di malattia, la necessità di un intervento operatorio, la prescrizione di regimi particolari, i pranzi poco appetibili, i disturbi digestivi, il dolore. Le diverse cause correlate alla sottonutrizione dovrebbero essere sempre considerate per ogni paziente. L’uso di medicamenti con effetti collaterali quali anoressia, nausea, sintomi gastrointestinali, cambiamento del senso gustativo e olfattivo, dovrebbero essere evitati o per lo meno i medici e gli infermieri dovrebbero essere consapevoli di questi effetti indesiderati. La prescrizione di regimi “niente per bocca” o digiuni non dovrebbero essere prescritti di routine. La denutrizione ha numerose e diverse conseguenze. Sul piano soggettivo il paziente diventa apatico e depresso, ciò genera un abbassamento del morale e della volontà di guarire. La sensazione generale di atonia riduce l’appetito e la capacità d’alimentarsi. I muscoli respiratori perdono tono favorendo il rischio accresciuto di infezioni polmonari e della capacità respiratoria nocendo alla funzione cardiaca, da qui il rischio di insufficienza cardiaca. Le funzioni gastro intestinali sono indebolite, la mobilità ridotta. Le conseguenze della denutrizione per i pazienti ricoverati, ed in particolare per i casi critici, è l’indebolimento muscolare, una cicatrizzazione lenta, una morbilità postoperatoria ed una mortalità più elevata. 53 Supporto nutrizionale. Il supporto nutrizionale dev’essere mirato al singolo paziente, è parte integrante del trattamento e dev’essere considerato sistematicamente, va rivisto ed aggiornato settimanalmente in funzione dei quantitativi di cibo assunto dal paziente, dalle variazioni di peso e dalle eventuali variabili cliniche. Il volume delle alimentazioni artificiali e degli scarti devono essere documentati. Nessun paziente deve ricevere un’alimentazione artificiale senza un’adeguata valutazione delle indicazioni, dei rischi e dei benefici. Per i pazienti che necessitano di un supporto nutrizionale si dovrebbe impostare il trattamento nutrizionale già prima dell’ammissione in ospedale, laddove è possibile, in ogni caso al più presto al momento dell’ammissione e continuare dopo la dimissione. I rapporti medici devono contenere informazioni circa lo stato nutrizionale di ogni paziente. Diverse misure devono essere prese ed in buon numero in maniera coordinata per garantire al paziente un apporto alimentare sufficiente durante il ricovero in ospedale. La fasi sono: 1) Identificare il paziente esposto a rischio nutrizionale. 2) Controllare la quantità di alimenti assorbiti. 3) Modificare il menu in funzione delle preferenze del paziente. 4) Vegliare affinché il paziente, il cui appetito è ridotto, possa consumare i pasti in un ambiente a lui favorevole. 5) Preparare e distribuire i pranzi. 54 Modello della catena alimentare PAZIENTE Rilevamento dello stato Menù appropriato Preparazione Distribuzione Servizio La catena alimentare contiene: il concetto dell’identificazione del paziente a rischio nutrizionale, un controllo permanente, la definizione di un progetto di cure nutrizionali e di menu adatti ad ogni malato. Un punto debole nella catena può avere conseguenze negative sul consumo alimentare. Ad esempio é stato dimostrato che l’ultima tappa della catena, che consiste nel servire il cibo al paziente, può fallire ed annullare gli sforzi profusi da chi ha tentato di produrre un alimento sano e gustoso. Per assicurare l’efficacia della catena alimentare è fondamentale garantire le seguenti raccomandazioni: • Organizzare un servizio di nutrizione flessibile ed individualizzato al singolo paziente. • Offrire al paziente la possibilità di scegliere sia tra differenti menu, sia la grandezza delle porzioni. • Possibilità di offrire da mangiare al paziente anche al di fuori degli orari di distribuzione del pranzo e della cena. • Adattare le porzioni alle necessità del paziente. 55 • Garantire un ambiente piacevole dove il paziente mangia. • Se necessario aiutare il paziente a mangiare. L’assenza di appetito rimane una delle cause più significative della sottonutrizione ospedaliera. Il concetto di catena alimentare è suggerito per favorire l’assunzione di cibo, questa comporta l’informazione al paziente sulla relazione tra il suo stato nutrizionale e l’evoluzione della sua malattia, o la sua tolleranza al trattamento, un adattamento agli orari dei pranzi secondo il programma di cura, un’assistenza nutrizionale nel caso di un rifiuto spontaneo degli alimenti. In questo processo, la collaborazione interdisciplinare tra il paziente, il suo ambiente diretto, i medici, gli infermieri, le dietiste ed i collaboratori del servizio di ristorazione è determinate. Malgrado questa importanza in realtà è raramente funzionante. La nutrizione ospedaliera non si limita ad una prestazione alberghiera bensì è parte del trattamento clinico. È importante definire degli standard relativi alla preparazione dei cibi, alla qualità e all’equilibrio nutrizionale, al sapore delle pietanze ed alla temperatura delle stesse. È importante essere consapevoli che l’alimentazione va al di là della terapia (area medica), rinvia al campo delle cure (area infermieristica), al gusto (area della ristorazione), ai costi (area dell’amministrazione) e al piacere (area del paziente). La pratica clinica corrente non riconosce l’insufficienza dello stato nutrizionale di molti ammalati, per cui diversi ammalati non beneficiano di alcun supporto nutrizionale. Il rischio nutrizionale deve perciò essere sempre rilevato indipendentemente dalla gravità dell’ammalato. Alimentazione normale. L’alimentazione per via orale dev’essere la via da privilegiare per la prevenzione della sottonutrizione nei pazienti. Una buona pratica che assicuri il necessario apporto alimentare ai pazienti va documentata. Rilevare, documentare e valutare l’apporto alimentare ai pazienti a rischio nutrizionale è essenziale. 56 L’impiego di alimenti liquidi va limitata solo nei casi in cui c’è un’evidente indicazione clinica, non dev’essere usata correntemente quale sostitutivo ai cibi. L’uso di alimentazione artificiale inizia quando è inappropriato alimentare il paziente con gli alimenti ordinari. Alimentazione artificiale. Per alimentazione artificiale si intende la somministrazione di nutrienti in forma liquida tramite sonde o cateteri posizionati direttamente nello stomaco o nell’intestino (alimentazione enterale), o direttamente in vena, vene centrali o periferiche, (alimentazione parenterale). Standard d’uso devono essere stabiliti ed implementati, devono garantire sicurezza nell’erogazione. Anche una miglior prescrizione e gestione dell’alimentazione artificiale permette di contenere i costi e raggiungere delle economie. Infatti l’alimentazione parenterale è maggiormente costosa rispetto all’alimentazione entrale, perciò un’adeguata alimentazione artificiale è molto importante sia per il benessere del paziente, sia in termine di costi. La decisione di quale metodo di alimentazione artificiale prescrivere rinvia agli aspetti etici e richiama i criteri di equità, solidarietà, partecipazione del paziente, chiarezza dell’informazione e libertà di scelta del paziente. Per un affondo sulle questioni etiche rimando alle riflessione formulate dal professor Roulet nel riassunto in appendice. 57 6, RIFLESSIONI SUGLI ASPETTI D’AZIONE E SUI COMPORTAMENTI PER RENDERE PRATICABILE IL PROGETTO L’innovazione organizzativa deve entrare a far parte del patrimonio di conoscenze, competenze e cultura dell’organizzazione. Il cambiamento dev’essere considerato come un processo, vale a dire come un insieme dinamico di azioni e relazioni di diversi elementi coinvolti nel cambiamento. (A. Tanese). Il cambiamento è una dimensione complessa da governare, spesso impopolare, difficile da prefigurare nelle sue implicazioni. Il cambiamento deve garantire dei vantaggi e dei benefici tangibili. L’intervento dev’essere caratterizzato da un’estrema attenzione al clima organizzativo e alla valorizzazione di tutte le risorse, anche potenziali, presenti. La garanzia di successo del team di nutrizione clinica passa attraverso il consenso del personale di cura. La visione del cambiamento è di tipo processuale perciò dinamico, si muove all’interno della struttura ed è auto-prodotto dagli individui. Infatti ognuno è soggetto attivo nella costruzione del clima e del contesto organizzativo in cui opera. La qualità e la capacità del cambiamento dipende dalle relazioni tra le varie parti nello sviluppare un nuovo assetto organizzativo considerato non come qualcosa da subire ma come processo da costruire in prima persona. Le variabili rilevanti sono gli attori e le conoscenze. Essendo le persone le leve su cui agire, per l’implementazione del cambiamento organizzativo, è necessario che i collaboratori dispongano, oltre che ad un adeguato sostegno ed accompagnamento individuale, anche dei mezzi necessari per gestire le nuove esigenze che il cambiamento comporta. Per ottenere questo consenso è fondamentale che il servizio di nutrizione clinica: • renda trasparente i propri obiettivi ed i propri compiti attraverso un processo di comunicazione e di condivisione. • ci sia convergenza tra gli obiettivi personali e quelli organizzativi. • coinvolga i collaboratori nel miglioramento continuo delle procedure operative. • valuti lo stato dell’arte e ricerchi eventuali spazi di ottimizzazione. • definisca gli standard di servizio e delle aree di eccellenza. • valuti le competenze esistenti e lo studio di eventuali piani formativi. • analizzi le criticità delle attività per individuare le strategie di ottimizzazione. 58 Elaborare la strategia di cambiamento significa inserirsi all’interno del sistema e farlo evolvere, costruendo in modo progressivo e diverso le relazioni ed i rapporti umani che lo caratterizzano. È perciò necessario un lavoro di informazione, infatti una delle misure principali consiste nel migliorare la formazione degli operatori, da ciò ne deriva una miglior presa di coscienza, una miglior comprensione ed una maggior attenzione focalizzata alla denutrizione. L’opportunità di sviluppare l’interesse per la nutrizione clinica, in particolare per gli infermieri, è una aspetto che la formazione deve enfatizzare. La formazione, se opportunamente progettata, rappresenta una forte leva di sviluppo e attivazione di motivazione al cambiamento, sia personale, sia organizzativo. Occorrerà perciò vegliare che si stabilisca una cultura efficace dell’informazione. Senza il coinvolgimento delle persone nel processo di cambiamento, il progetto è destinato a fallire. Il cambiamento é efficace se produce come risultato delle modifiche nella direzione auspicata. L'innovazione deve entrare a far parte del patrimonio di conoscenze e competenze dei collaboratori. CONOSCENZA REALE STRATEGIA DI CAMBIAMENTO PARTECIPAZIONE e COMUNICAZIONE INTERNA Apprendimento di nuove capacità colletive, ristrutturazione progressiva di comportamenti, relazioni e cultura. 59 Il team di nutrizione clinica deve fungere da servizio e supporto e far si che il personale di linea richieda il suo intervento. Il team di nutrizione clinica dev’essere costantemente aggiornato in modo da essere un riferimento (moral learning) per gli altri professionisti dell’ospedale ai quali saranno erogate le lezioni e la formazione. È importante avviare campagne di informazione e formazione in modo capillare. Questi incontri sono l’opportunità per un’evoluzione professionale continua. La formazione e l’educazione dei professionisti circa l’importanza della nutrizione clinica e della sicurezza sono elementi vitali. La definizione di valide procedure cliniche e protocolli sono parti essenziali del risk management. È fondamentale che il personale sanitario sia consapevole dell’importanza della nutrizione clinica per cui di routine deve rilevare lo stato nutrizionale del paziente, così come di routine rileva la temperatura o la pressione arteriosa. Per sensibilizzare il personale sanitario sarà importante ricorrere alla diffusione regolare di newsletters e altre comunicazione affinché siano evidenti i benefici del servizio di nutrizione clinica. Inoltre un calendario di incontri formativi ed informativi permette di verificare i progressi ottenuti. Mantenere il servizio di nutrizione clinica al centro dell’attenzione è un ulteriore elemento per il successo del team. 60 6.1, AZIONI PER IMPLEMENTARE IL PROGETTO Informazione (prevenzione, educazione sanitaria, sviluppo organizzativo, sviluppo professionale). Una politica d’informazione sia al personale, sia ai paziente dev’essere assicurata. Speciale enfasi va data all’istruzione e alla formazione del personale in merito alla nutrizione clinica. Giornate di formazione aperte sia al personale dell’ospedale, sia a strutture sanitarie esterne sono da promuovere. L’insegnamento deve assicurare l’appropriatezza dell’intervento ed il contenuto della formazione deve focalizzarsi sulle seguenti aree di conoscenza: 2. Elementi di base della nutrizione umana. • Composizione corporea. • Proteine. • Lipidi. • Glucidi e fibre alimentari. • Vitamine e sali minerali. • Oligoelementi. • Metabolismo dei macronutrienti. • Regolazione ormonale e nutrizione • Bisogni energetici e nutrizionali dal neonato all’adulto. • Bisogni nutrizionali durante la gravidanza e l’allattamento. • Alimentazione nelle persone anziane. • Interazione tra alimentazione e medicamenti. • Aspetti dietetici. 3. Nutrizione clinica e malnutrizione. • Valutazione dello stato nutrizionale. • Malnutrizione ospedaliera. • Supporto nutrizionale. • Nutrizione entrale e parenterale. • Il digiuno. 61 • Denutrizione nella persona anziana. • Nutrizione e anemia. 4. Nutrizione, obesità e diabete. • Approcci terapeutici all’obesità. • Fattori predittivi: aumento e perdita di peso. • Regimi dimagranti. • Aspetti clinici, genetici e metabolici del diabete. • Diabete e attività fisica. 5. Nutrizione umana nella pratica quotidiana. • Applicazione dei concetti di nutrizione nello studio medico, con le dietiste, con i professionisti della salute. • Programmi di nutrizione nelle scuole dell’obbligo. • Ricerca nutrizionale. 6. Nutrizione: fattori di protezione e fattori di rischio. • Nutrizione e cancro. • Nutrizione ed ipertensione. • Nutrizione ed osteoporosi. • Nutrizione ed arteriosclerosi. • Nutrizione ed allergie alimentari. • La dieta mediterranea. • Epidemiologia nutrizionale. • Nutrizione e alcool. • Nutrizione e OGM. Comunicazione, educazione e consapevolezza degli operatori. Per il personale ospedaliero, siano essi medici o infermieri, la nutrizione non figura tra le priorità, ad eccezione dei regimi alimentari speciali, e ciò è un ostacolo importante nella diffusione del concetto di nutrizione clinica. La consapevolezza della relazione tra 62 alimentazione e salute, apporto alimentare ed output vanno promosse. L’insegnamento deve vertere sia sugli aspetti preventivi, sia sugli aspetti curativi del supporto nutrizionale oltre all’importanza del rilevamento dello stato nutrizionale del paziente ricoverato, dell’impostazione della terapia nutrizionale e del regolare controllo. Fondamentale è disporre di dettagliate guidelines a cui il personale può fare riferimento. Messaggi semplici e coerenti devono essere preparati e diffusi, essi saranno comunicati attraverso diversi canali ed in forme appropriate. Anche l’organizzazione interna sulla distribuzione degli alimenti in ospedale è un aspetto per il quale il personale dev’essere informato. Gli scambi di opinione e di informazione vanno incoraggiati. La formazione del personale è il punto su cui diffondere la filosofia del servizio e realizzare un cambiamento che verte alla qualità. La finalità della formazione è di sviluppare le potenzialità degli operatori per metterli in grado di svolgere il proprio ruolo. Inoltre con la formazione si cerca di favorire il cambiamento degli atteggiamenti di fronte a situazioni che si modificano rapidamente e coinvolgono profondamente tutte le dimensioni culturali e valoriali delle professioni sanitarie. Regolari contatti tra il personale curante ed il servizio nutrizionale devono essere assicurati per accrescere la cooperazione. Uno o più rappresentanti del gruppo curante e del gruppo nutrizionale saranno designati per garantire la comunicazione e l’informazione sulla nutrizione clinica. Va sviluppata la sensibilizzazione e la consapevolezza sul rischio di sottonutrizione, il monitoraggio e le tecniche di nutrizione. Importante è separare ciò che è l’area della ristorazione dall’area della nutrizione clinica. L’effetto della sensibilizzazione degli operatori si manifesta nel medio termine, a questo proposito sono significativi i risultati che il professor Kondrup ha rilevato dopo un anno di formazione e di educazione ai medici ed alle infermiere in merito alla nutrizione clinica (22). 22) Kondrup J. / Implementation of nutritional assessment of patients clinical tools / Forum “Denutrition dans les hôpitaux suisse / Berna 24 giugno 2004. 63 Applicazione dei concetti Screening sistematico dei pazienti. Dopo 1 anno di Risultato training precedente 20% 4% Registrazione della dieta che il paziente deve 65% 31% ricevere. Rilevamento sistematico del peso. 65% 39% Maggior aiuto al paziente nell’assunzione 75% 40% degli alimenti. Il concetto di nutrizione clinica dovrebbe essere incluso nei programmi di formazione del personale sanitario. Questa raccomandazione è fortemente sostenuta dal rapporto del consiglio d’Europa (23). 23) Council of Europe. Public health committee. Committee of experts on nutrition, food safety and consumer health. Nutrition programmes in hospitals. Report and raccomandations. 2002. 64 7, CONCLUSIONI E VANTAGGI GENERATI DALL’INTRODUZIONE DI UN SERVIZIO DI NUTRIZIONE CLINICA La riduzione della degenza ospedaliera spinge a credere che la presa in carico nutrizionale non è indispensabile, quest’idea è un ostacolo alla realizzazione del servizio nutrizionale. I benefici per i pazienti, per i medici, in particolare i chirurghi, e per gli amministratori degli ospedali, sono la morbilità e la mortalità post operatoria ridotta, migliori risultati chirurgici ed una riduzione dei costi per l’ospedale. criterio indicatore Aumentata accuratezza • diagnostica Numero di pazienti che annualmente ricevono una valutazione nutrizionale durante il ricovero. • Numero di pazienti malnutriti, rilevati tramite screening alla loro ammissione in ospedale. • Numero di pazienti malnutriti che hanno ricevuto un trattamento nutrizionale adeguato. • Confronto del peso del paziente all’ammissione e alla dimissione dall’ospedale. • Inserimento degli stati di malnutrizione nella codifica APDRG. Miglior stato funzionale • del paziente. Risultati delle inchieste interne sulla soddisfazione percepita dal paziente. • Riduzione delle giornate di degenza, confronto con dati precedenti. Minor uso di farmaci. • Confronto con gli anni precedenti in merito al consumo di certi medicamenti per certe categorie di pazienti. • Confronto con gli anni precedenti sul consumo di prodotti per l’alimentazione enterale e parenterale. • Numero di pazienti che hanno ricevuto l’alimentazione enterale. 65 • Numero di pazienti che hanno ricevuto l’alimentazione parenterale. • Percentuale di infezioni rilevate nei dispostivi venosi per l’alimentazione parenterale. Riduzione delle infezioni • ospedaliere. Dati sugli studi di prevalenza delle infezioni e confronto con gli anni precedenti. • Numero di non conformità avvenute durante l’anno in merito all’igiene e alla sicurezza alimentare, rilevate durante la preparazione dei cibi. Miglioramento della • qualità della vita. Regolare informazione ai pazienti prima della dimissione. • Distribuzione di opuscoli informativi sugli effetti della corretta nutrizione mirati a precise categorie di pazienti. Aumento della • Confronto con i periodi precedenti. • Rilevamento dei dati sui giorni di degenza e confronto sopravvivenza. Riduzione dei giorni di degenza e dimissioni con periodi precedenti. rapide. Diminuzione dei costi • Definizione di standard che indicano quando inizia e complessivi quando termina il supporto nutrizionale. dell’assistenza. Maggior soddisfazione dei • pazienti e degli operatori. Dati delle inchieste sulla soddisfazione percepita sia dai pazienti, sia dal personale. • Distribuzione di questionari in merito all’apprezzamento dei menu preparati dalla cucina dell’ospedale. • Disporre di un calendario e di un programma di educazione permanente in merito alla nutrizione in generale e alle tecniche nutrizionali. • Numero di lezioni sulla nutrizione impartite al 66 personale e a gruppi di pazienti. • Organizzazione annuale di un simposio o di un forum accademico, aperto anche al pubblico, sulla nutrizione clinica. • Promozione e marketing della buona immagine del cibo servito in ospedale, visibilità della produzione attraverso articoli sui giornali. • Uso del benchmarking per realizzare una guida gastronomica all’interno degli ospedali. Centralità della relazione con l'utenza. Migliorare la qualità dei cibi serviti e il modo di presentarli aiuta il paziente a rimanere in ospedale nel modo più confortevole possibile. Promuovere l’umanizzazione e la personalizzazione dell’assistenza a tutti i pazienti, consapevoli dell’esistenza di fasce più vulnerabili della popolazione come i bambini, i malati psichici, gli anziani e le persone gravemente ammalate. Una miglior comunicazione tra operatori e pazienti rappresenta non soltanto un momento di tutela del cittadino e di salvaguardia del principio della sua autodeterminazione, ma un elemento importante per la qualità dell’assistenza dei servizi. Infatti, la comunicazione è l’elemento che consente di ottenere la collaborazione consapevole del paziente, condizione essenziale per il raggiungimento degli obiettivi clinici desiderati. È importante incoraggiare il paziente ad una forma di partecipazione più attiva, aiutandolo ad utilizzare al meglio il servizio di nutrizione clinica. L’educazione al paziente è finalizzata all’aumento del suo grado di indipendenza nell’operare le scelte di alimentazione corretta che assicurano la soddisfazione del paziente stesso. L’informazione deve tenere conto del livello cognitivo dell’utente e delle eventuali barriere nella comunicazione. Sia il paziente, sia i famigliari devono essere coinvolti nelle decisioni di scelta dei trattamenti terapeutici. Massimizzando le possibilità di scelta secondo le preferenze individuali si promuove la qualità di vita del paziente. 67 Sovente il paziente non ha la possibilità di mangiare quando ha lo stimolo di mangiare. In Danimarca ed in Svezia per facilitare l’accesso agli alimenti a disposizione dei pazienti ricoverati sono stati introdotti dei frigoriferi e forni a micro onde nei reparti, oltre alla messa a disposizione di cibi liquidi o semi solidi. Questi alimenti in forma liquida si sono dimostrati molto efficaci nei casi in cui il paziente ingerisce una limitata quantità di cibo solido (Lennard-Jones 1992 / Kondrup 2001). In ogni caso questa forma di alimentazione dev’essere usata unicamente in chiare condizioni cliniche. Il paziente è spesso costretto ad assumere a letto i pranzi in una posizione scomoda ed in un ambiente non sempre gradevole, per la presenza di eventuali pazienti in condizioni precarie. L’informazione del servizio di nutrizione clinica ed il suo utilizzo ottimale devono essere messi a disposizione del pubblico affinché tutti gli interessati ne possano beneficiare. Il ruolo dell’ospedale non si conclude con la dimissione del paziente, il medico di famiglia del paziente dev’essere informato della situazione nutrizionale del suo paziente nel momento che questo ritorna al domicilio. Aspettative da parte del paziente e delle famiglie Soluzione ai problemi di salute. Riduzione dei tempi di ospedalizzazione. Aumento della sicurezza. Miglior sostegno dopo il ricovero. Aspettative da parte dei professionisti Incremento della propria autonomia professionale. Autonomia nella gestione delle risorse. Aspettative da parte dell’ospedale Miglioramento dell’equilibrio economico finanziario, costi e ricavi. Migliore rapporto tra risultati ottenuti e risorse impiegate. 68 I diversi ospedali dell’EOC hanno la possibilità di sviluppare il benchmarking del servizio di nutrizione clinica confrontandosi sui seguenti punti: • Implementazione dello screening nutrizionale. • Valutazione e gestione del paziente che necessita di un trattamento nutrizionale. • Assistenza del paziente su cosa e quanto mangia e beve. • Facilità con la quale il paziente può ottenere degli alimenti. • La distribuzione di pranzi appropriati. • La disponibilità a servire degli alimenti a pazienti che per motivi di organizzazione sanitaria non hanno potuto pranzare o cenare. • La presentazione dei piatti. • La promozione della salute alimentare. 7.1, SOSTENIBILTÀ ECONOMICA In base alle conclusioni di JE Lennard Jones (24) l’adeguata alimentazione ai pazienti ricoverati in ospedale in condizione di sotto nutrizione permette di ridurre la degenza fino a 5 giorni (25). Stima dell’investimento finanziario per un ospedale, cash out flow. Gli stipendi sono stabiliti sulla base di 5 anni di esperienza professionale. stipendio annuo compresa la tredicesima medico capo clinica al 20% Fr. 30140 infermiere al 100% Fr. 70206 dietista al 100% Fr. 67990 Totale degli stipendi Fr. 168336 Oneri sociali 15% Fr. 252504 Totale costi del personale Fr. 420840 24) JE Lennard Jones, A positive approach to nutrition as treatment, King’s Fund Centre, Jannuary 1992. 25) JE Lennard Jones, Malnutrition in UK Under recognised and costly reveals. November 2003. 69 In base a questo assunto si può stimare il seguente risparmio (calcolo basato sull’attività 2004 dell’ospedale della Beta Vergine di Mendrisio). Presupponendo che il 10% dei pazienti ricoverati nei reparti di medicina e chirurgia sono in uno stato di malnutrizione ciò significa che: Numero di pazienti ricoverati in medicina e chirurgia nel 2004 3977 10% stimati come malnutriti e adeguatamenti trattati 397 Costo di 1 giornata di cura, media tra medicina Fr 656 e chirurgia Fr 931 Fr 793.50 Risparmio per 1 paziente: Fr 793.50 x 5 giornate di degenza Fr 3967.50 Risparmio per 397 pazienti: Fr 3967.50 x 397 pazienti Fr 1575097 7.2, CONCLUSIONI La letteratura medica ha messo in evidenza come la malnutrizione è comune negli ospedali dei Paesi occidentali, sono state realizzate numerose ricerche che evidenziano come un servizio di nutrizione clinica permette di migliorare gli outcomes, ridurre i costi e generare dei benefici. È stato ampiamente dimostrato come la sottonutrizione ha conseguenze negative sulla qualità di vita del paziente, sulle implicazioni cliniche e finanziarie. La spesa generata dagli effetti secondari degli stati di malnutrizione è enorme, così come la spesa dovuta ad alimenti non consumati e sciupati. Malgrado questa evidenza l’introduzione di un servizio è sottostimata per diverse ragioni. Un numero significativo di pazienti ospedalizzati in stato di sottonutrizione è raramente identificato e trattato, ciò significa che solo una minoranza di pazienti ricevono il supporto nutrizionale adeguato. Malgrado ciò tutti i pazienti hanno diritto ad attendersi che le loro necessità nutrizionali siano prese a carico durante l’ospedalizzazione. Un’adeguata assunzione di cibi è un ottimo prerequisito per un ottimale outcome medico e chirurgico. I pazienti in un buon stato nutrizionale sono degli indicatori di qualità delle cure erogate. La preparazione ed il servizio dei pasti sono visti unicamente come compiti del servizio alberghiero e di ristorazione e non rientra come parte esenziale della cura e del trattamento dei pazienti. 70 C’è una generale mancanza di consapevolezza tra il personale sia sanitario, sia di direzione sulle complicazioni generate dalla malnutrizione. La maggior causa di fallimento del supporto nutrizionale è collegata all’assenza di formazione e istruzione del personale, per questa ragione è fondamentale operare una comunicazione ed un’informazione per coinvolgerli e sensibilizzarli. Il quadro descritto stimola ad elaborare, introdurre e valutare in maniera interdisciplinare, un servizio di nutrizione clinica, con competenze specifiche, che assicuri la miglior qualità di vita possibile alla persona malata e alla sua famiglia, ed i suoi interventi siano basati su conoscenze scientificamente valide e costantemente aggiornate. Il servizio di nutrizione clinica dovrà assicurare gli obiettivi di economicità nell’impiego delle risorse, promuovere la massima qualità di cura consentita, garantire l’autodeterminazione del paziente ed erogare il servizio a tutti i pazienti ad un costo sostenibile. La combinazione tra scienza della nutrizione con l’organizzazione di un servizio di nutrizione clinica all’interno dell’ospedale, è la chiave per assicurare un’alimentazione appropriata alle condizioni di salute del paziente, ciò permetterà di prevenire le complicazioni generate dalla malnutrizione, oltre a rispettare i vincoli economici e di compatibilità della spesa. 71 ALLEGATI Allegato 1 esempio di scheda per il rilevamento dello stato nutrizionale. SCREENING IN PRACTICE / metodo di valutazione dello stato nutrizionale Nome del paziente………………………………………………………………………... Data……………………………………………………………………………………….. SI Le risulta faticoso masticare il cibo? 2 Al momento del pasto preferisce bere qualcosa piuttosto che mangiare? 4 Si sente sazio appena inizia a mangiare? 2 Negli ultimi mesi il suo appetito è diminuito? 1 Ha spesso nausea? 4 Da qualche tempo le sembra di “navigare” nei suoi abiti? 1 Ha bisogno di qualcuno per preparare il cibo? 2 Il paziente è dimagrito? 6 Il paziente ha perso peso negli ultimi 3 mesi senza volerlo? 4 Totale dei punti delle caselle cerchiate Tabella dei punti Tabella dei rischi 0 - 6 punti Poco o nessun rischio. Non sono necessarie misure immediate. Rivalutare regolarmente. 7 - 16 punti Rischio potenziale. Prevedere la prescrizione di un complemento nutrizionale. 17 > punti Paziente denutrito. Prescrivere un complemento nutrizionale ed avvisare immediatamente il servizio di nutrizione clinica. 72 Allegato 2 esempio di scheda per il rilevamento dello stato nutrizionale. Rischio di malnutrizione secondo Kondrup J. Can food intake in hospital be improved? Clin Nutr 2001; 20 (suppl 1) 153 - 156 Peggioramento dello stato Score Gravità della malattia (stress Score nutrizionale metabolico) Nessun peggioramento 0 Nessun stress metabolico 0 1° grado (leggero) 1 1° grado (leggero) 1 • Perdita di peso > 5% in 3 mesi. • Frattura del femore. • Ha mangiato meno nelle ultime • Pazienti settimane (50 - 75%). 2° grado (medio) 2 • Perdita di peso > 5% in 2 mesi. • BMI 18,5 - 20.5 oltre ad uno stato ultime Interventi ha viscerali Pazienti geriatrici • Ictus. 50%). • Chemioterapia. 3 3° grado (grave) • Perdita di peso > 5% in 1 mese. • Trauma cranico. • BMI 18,5 oltre alla riduzione • Politrauma. dello stato generale. • Ustioni estese. • Pazienti intensivi. • Nelle ultime settimane ha con ospedalizzazioni lunghe. mangiato meno della metà (25 - 3° grado (grave) 2 maggiori. • settimane Radioterapia. 2° grado (medio) • generale ridotto. Nelle con complicanze acute. • • cronici 3 mangiato praticamente nulla (0 25%). Punteggio totale (stato nutrizionale e malattia):………………………………………….. • meno di 3 punti: tenere presente una terapia nutrizionale se il paziente si sottoporrà ad un intervento chirurgico pesante che potrebbe portare il suo punteggio a 3 in breve tempo. • 3 o più punti: inizio della terapia nutrizionale. 73 APPENDICE LIMITI ETICI DELLA NUTRIZIONE ARTIFICIALE Riflessioni del professor Michel Roulet, medico responsabile dell’unità di nutrizione clinica del Centro Ospedaliero Universitario Vodese (CHUV), Losanna. Aspetti generali dell’etica clinica. L’etica clinica ha come base il rispetto della persona ed il riconoscimento delle sue scelte, tiene conto della sua identità, delle sue abitudini di vita, della sua storia personale. Almeno quattro principi etici possono essere evocati a proposito della nutrizione. 1. Il principio del beneficio e del non maleficio, corrispondenti all’obbligo morale di fare tutto ciò che è possibile nell’interesse del paziente e di non nuocergli intenzionalmente. 2. Il principio dell’autonomia, che si basa sull’autodeterminazione ed il rispetto dei diritti del paziente. Il medico deve ottenere il consenso del paziente per ogni intervento sanitario al fine di rispettare l’indipendenza del paziente, i suoi valori e la sua dignità. 3. Il principio della proporzionalità e della futilità, in cui il medico non può ricorrere ad un trattamento per prolungare la vita di un paziente allorché le misure da adottare comportano più sofferenze che benefici. Tale trattamento è considerato come futile. 4. Il principio di giustizia, esprime il diritto del paziente a ricevere le medesime cure alle stesse condizioni, qualunque sia la sua origine e le sue condizioni sociali. Ciò implica un’equità sia nelle cure, sia nell’impiego delle risorse. Nel corso degli ultimi decenni l’applicazione di questi principi etici si è iscritta nel quadro dell’evoluzione della relazione medico paziente, passando da una attitudine paternalistica ad un’attitudine di autonomia del paziente e della sua famiglia. Da allora la ricerca del bene per l’altro ha lasciato supporre che i professionisti (ed i famigliari) conoscessero ciò che il paziente intende per bene per se stesso. L’autodeterminazione del paziente è sempre più al centro del dibattito, evitando che la tecnologia ed il potere medico impongano la loro logica. 74 Applicazione di questi principi etici alla nutrizione artificiale Due situazione cliniche, tra le tante, possono servire da riflessione: 1. Una situazione acuta di nutrizione artificiale in un paziente ospedalizzato malnutrito. 2. Una situazione cronica evolutiva di nutrizione artificiale in un paziente demente. Nutrizione artificiale e malnutrizione ospedaliera Denutrizione e alimentazione insufficiente sono problemi che si riscontrano frequentemente all’ospedale. Secondo il principio della beneficenza, la nutrizione artificiale dev’essere applicata in tutti i pazienti malnutriti. Non c’è alcun dubbio sul fatto che mangiare sia utile per conservare il miglior stato possibile di salute. Deficit metabolici appaiono dopo 10 / 15 giorni di digiuno parziale se lo stato nutrizionale è integro, ma più rapidamente se lo stato nutrizionale è alterato (perdita di peso dal 10 al 15% del peso abituale). La morte avviene dopo 90 / 100 giorni di digiuno completo. È provato che la malnutrizione ha un impatto negativo sullo stato di salute. Le sue complicazioni sono molteplici e a volte mortali: infezioni, anemie, escare da decubito, disturbi della memoria, depressione, cadute, fratture. Aumenta i costi delle patologie associate in seguito alla durata del soggiorno, all’apparizione di infezioni nosocomiali su un terreno predisponente e sensibile nel quale è necessaria la prescrizione di antibiotici. Un’interdipendenza stretta esiste tra patologie e malnutrizione e ciò genera una spirale discendente. La nutrizione artificiale può permettere il miglioramento dello stato di salute di un paziente malnutrito? Gli studi attuali basati sull’evidenza non permettono un’affermazione categorica dell’esistenza di questi benefici. L’assenza dell’evidenza di benefici nella nutrizione artificiale non significa l’evidenza di una loro assenza. Tant’è che non sarà possibile distinguere l’impatto di una malattia sullo stato nutrizionale e l’impatto dell’insufficiente apporto alimentare sulla malattia. È perciò impossibile concludere che un supporto nutrizionale è inutile. 75 Che dire del principio del non maleficio? A volte, i parenti dei pazienti pensano che prolungare la vita attraverso la nutrizione artificiale corrisponda ad un prolungamento delle sofferenze e perciò è meglio non impiegarla. Ma che pensare allora delle sofferenze generate dalla denutrizione con le sue complicazioni? È un’ulteriore sofferenza che si aggiunge a quella che i parenti devono già gestire. Occorre certamente riconoscere che la nutrizione artificiale può essere all’origine di complicazioni dovute alla posa di supporti nutrizionali (cateteri, sonde) e del loro impiego. Per questa ragione la scelta di questi supporti dovrà essere effettuata da un medico formato e competente nel campo della nutrizione clinica. In merito al principio di equità e giustizia la situazione è allarmante. La prevalenza della malnutrizione in ospedale va dal 30 al 50% a secondo degli studi. Questa patologia è raramente riconosciuta e trattata, tant’è che a volte si aggrava durante la degenza. È dunque urgente istruire i curanti nel riconoscerla e nel prenderla a carico, al fine che il paziente possa beneficiare di un trattamento al quale ha diritto nel nome del principio dell’equità e della giustizia. Se questa strategia di formazione dovesse realizzarsi, il carico finanziario necessario per la nutrizione artificiale per oltre il 30% dei pazienti sarebbe considerevole. Nessuna legge o principio etico potrebbero invocare l’assenza di risorse come motivo di non trattamento. È qui si legittima l’esistenza di un gruppo specialistico in nutrizione che secondo criteri precisi valida o meno l’indicazione di un supporto nutrizionale. L’ultimo principio etico da considerare è l’autonomia. Se un paziente è informato delle conseguenze deleterie a corto termine della malnutrizione, egli dovrebbe facilmente accettare di ricorrere a misure attive di prevenzione. Ciononostante far bere e mangiare è un atto che tocca aspetti simbolici ed emozionali che oltrepassano le barriere culturali, etniche e socio-economiche. Però il grande pubblico non ha coscienza dei pericoli della malnutrizione e dei vantaggi dei supporti nutrizionali, perciò non sarà in grado di esigere la nutrizione artificiale. Occorre rispettare la volontà del paziente che rifiuta questo sostegno terapeutico, a condizione che a tutti i pazienti denutriti sia proposta la una terapia di nutrizione artificiale durante il soggiorno ospedaliero. 76 Nutrizione artificiale e demenza Una conseguenza drammatica dell’invecchiamento della popolazione è l’aumento dell’incidenza della demenza. I pazienti dementi hanno sovente dei disturbi nella deglutizione ed un’incapacità a nutrirsi. Occorre perciò prevedere il ricorso alla nutrizione artificiale enterale, il più sovente per sonda naso-gastrica o gastrostomia. Ma gli studi concernenti i benefici di una nutrizione artificiale nelle persone istituzionalizzate, fragili, anziane e colpite da demenza non sono soddisfacenti. La mortalità, come le polmoniti da inalazione, la morbilità infettiva non sembrano differire dall’impiego o meno di un supporto nutrizionale, così come per la prevenzione ed il trattamento delle ulcere da decubito. I benefici della nutrizione restano insufficienti per influenzare significativamente la prognosi. La nutrizione artificiale può così anche avere degli inconvenienti. Il paziente può essere privo del bisogno di mangiare, può presentare della diarrea, vomito. Il mantenimento di un supporto nutrizionale può anche richiedere l’utilizzazione di un contenimento fisico nel paziente che strappa la sua sonda alimentare. Allorché appare un’agitazione secondaria alle misure di contenimento, il ricorso a sedativi può rivelarsi necessario. Considerando i principi di futilità e proporzionalità, il rischio appare superiore ai benefici ed una nutrizione artificiale non dovrebbe essere instaurata in pazienti dementi. In ugual misura la difficoltà ad alimentarsi è un indicatore della gravità della demenza che segnala che probabilmente il paziente entra in una fase evolutiva terminale della sua malattia. L’aiuto ad un’alimentazione orale risponde ad un’attitudine profondamente umana di compassione facente parte integrante delle azioni elementari di cura. La nutrizione artificiale dev’essere assimilata ad un atto terapeutico in quanto sottomette l’individuo a dei rischi ed a dei disagi. L’applicazione del principio di proporzionalità mira a permettere al paziente di morire. Ma attenzione, ciò non significa in alcun caso eutanasia che significa mettere fine deliberatamente e rapidamente alla vita di una persona. 77 In questo caso cosa pensare della salvaguardia del principio di autonomia del paziente demente il quale ha perso la sua competenza decisionale? Ciò resta una problema reale, a meno che il paziente ha redatto delle direttive anticipate prima dell’inizio della malattia. Nel caso contrario, saranno i parenti o il rappresentante legale del paziente che saranno sollecitati per la presa della decisione. Conclusioni Al termine di questa presentazione non esaustiva, si rileva che applicare dei semplici principi etici alla nutrizione artificiale modifica profondamente la pratica clinica. La riflessione etica mette in evidenza la bontà della redazione di direttive anticipate. Mostra che l’assenza di considerazione dei medici e dei curanti per i problemi nutrizionali nei pazienti malnutriti ricoverati può corrispondere ad una forma di negligenza delle cure. Inoltre la messa in atto sistematica di una nutrizione artificiale in un paziente demente può essere considerata come accanimento terapeutico. Un équipe specializzata in nutrizione clinica con un’attività trasversale all’interno dell’ospedale può permettere di garantire le indicazioni e le tecniche di nutrizione artificiale. 78 BIBLIOGRAFIA • World Health Organisation. Global strategy on diet, physical activity and health. www.who.int/dietphysicalactivity/publications/facts/obesity/en • World Health Organisation. WHO/FAO release independent expert report on diet and chronic disease. www.who.int/mediacentre/releases/2003/pr20/en • World Health Organisation. Turning the tide of malnutrition. 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