Città di Torino Assessorato per le Risorse Culturali e la
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Città di Torino Assessorato per le Risorse Culturali e la Comunicazione ¡1 Sequenza Barbara Thornton voce Benjamin Bagby voce, arpa medievale, symphonia Elizabeth Gaver violino medievale Fondato nel 1 9 7 7 da Benjam in Bagdy e Barbara Tho rnto n , che ne sono inoltre i d ire tto ri, l'ensemble Sequentia è impegnato nel lavoro di ric o struzio ne della tra d izio n e musicale medievale del l'Eu ro p a , che re a liz z a combinando v irtu o sism o strum entale e vocale con un'attività concertistica e di ricerca re a lizza ta secon do metodologie innovative. Particolarm ente dedita alla risc o perta del re p e rto rio germ anico, la fo rm a zio n e ha collaborato con varie fond a zioni culturali tedesche e dal 1 9 7 9 effettua rego larmente tournée all'estero o rg a nizza te in collaborazione con il Goethe Institute, l'o rg a n ism o culturale istitu zio n a le della G e r mania. In c onsid e ra zio ne dei risu lta ti ottenuti nel campo della ricerca sulla p ra ssi strumentale ed esecutiva, il gruppo è norm al mente ospite di se m ina ri, corsi di perfezionamento e altre attività a carattere didattico in Europa e negli Stati U n iti. Protagonista di numerose p ro d u zio n i discografiche, nel 1 9 8 7 ha conseguito il Prem io Ed iso n per l'in c isio n e delle sin fo n ie di H ild e g a rd von Bingen. Ba rb ara Th o rn to n studia canto dapprima a N ew Y o rk e A m ster dam e q u ind i a Z u rig o e in Ita lia , dove approfondisce la cono scenza del repertorio operistico. In seguito si dedica alla musica medievale, intraprendendo n e ll 9 7 4 la c o lla b o ra zio ne con Benjamin Bagby e conseguendo il diploma speciale della Schola Cantorum di Basilea nel 1 9 7 7 . Parallelamente agli impegni con certistici e didattici svolge un lavoro d i ricerca su ll'o p e ra della badessa Hildegard von Bingen, vissuta nell'XI secolo, lavoro che si inse risc e ne ll'a m b ito di un progetto avviato nel 1 9 8 1 con la messa in scena del dramma Ordo Virtutum e che term inerà nel 1 9 7 7 con l'in c isio n e di una collana contenente tutte le sue com p o sizio ni. Intrap re si g li studi d i canto a Chicago e presso il C onservatorio di O b e rlin n e ll'O h io , dove s i sp e c ia lizza nel rep erto rio antico, Be nja m in Ba g b y g ra zie ad una b o rsa di stud io nel 1 9 7 4 si trasferisce a Ba silea per p e rfe zio n a rsi p resso la Schola Cantorum. Dedito inoltre a ll'a rp a medievale, parallelamente a gli im pegni concertistici con Sequentia compie studi ed o rg a n izza sem inari sulla poesia alto-medievale tedesca e anglosassone. Fa inoltre parte dell'ensem ble Donnersohne, sp e c ia lizza to nel re pertorio medievale di polifonie liturgiche e canzoni. Eliza be th G a ve r studia A ll'U n iv e rsità di Stanford, in C a lifo rnia , e a lla J u illia rd School di N e w Y o rk , per poi sp e c ia liz z a rsi in musica antica e barocca p re sso l'U n iv e rsità d e ll'In d ia n a . N e l corso della c a rrie ra concertistica ha collaborato con numerose fo rm a zio n i sta tunite nsi, tra le q u a li W a v e rly K o n so rt, Concert Royal, Santa C ru z Baroque Fe stiva l. Ensem ble Seicento, e ha inoltre fatto parte di ensemble sp e c ia lizza ti nel rep erto rio tra d i zio n a le bulgaro, svedese, macedone e ira nia no. Oracoli, miracoli Parte I. Il N ord: testi poetici in antico islandese dall'Edda Hlióths bith ek aliar (Chiedo silenzio a voi tutti) da "V ò lu s p à " Reithr var tha Vingthórr (Si infuriò Vingthórr) da "T h ry m sk v id h a " Sva er frith r /evenne ( L'amore di una donna) da "H à v a m a l" Strum entale (a rr. E liza b e th G aver) Senn voro aesir a llir a thingi (G li dei immediatamente s i riunirono) da "B a ld rs d ra u m a r" Parte II. Il Sud: il canto oracolare nelle tra d izio n i europee A n o n im o (sec. X III) Un rey vendrá perpetual (Canto della Sibilla) Fe g fe u e r (sec. X III) Erw a s nicht e got in geschuof P h ilip p e le C ha nce lie r (? - 1236) Ve mundo a scandalis A non im o (sec. X III) D e r kunig Nabuchodonosor in einem troume sach K e lin (sec. X III) Ein künic in sime troume sach I ■ i - Parte III. Miracoli m ariani per musici d a lle "C a n tig a s de Santa M a ría " Como o nome da virgen Strum entale (a rr. E liza b e th G aver) d a lle "C a n tig a s de Santa M a ría " A madre do que terra Como deus fez vino d'agua P a rte I. Il N o rd : te sti poetici in antic o isla n d e se d a ll'E d d a Q ue sta p rim a è la parte sicura m ente più o rig in a le e inedita del concerto d i questa se ra . A vre m o modo d i a sc olta re una sig n ific a tiv a a nte p rim a d 'u n progetto di gra nd e inte re sse c ultura le che Se q ue ntia sta mettendo a punto con l'a iu to di q u a lific a ti sp e c ia listi d i filo lo g ia germ anica e isla n d e se . Il progetto Edda Eins - c o sì s i chiam a - c o n siste rà in una ra p pre se nta zio ne scenica con a ttori e m u sic isti che cercheranno di fa r riv iv e re l'antica tra d izio n e o ra le della poesia norvege se e islandese così come ci è stata tramandata nei canti d e ll'Ed - da. La première avrà luogo a dicem bre di q ue st'a nno a L u s se m b urg o . N e l '9 6 il progetto sa rà presentato a C opena ghen, N a n c y, R e y kja v ik e Utrecht. La m usica d i questa p rim a parte è una ric o stru zio n e o rig in a le re a liz z a ta dai s o lis t i d i Se q ue n tia , i q u a li hanno u t iliz z a t o m elodie della tra d izio n e m usicale isla n d e se e della tra d iz io ne strum e n ta le di tutta la Sc a n d in a v ia . L'a ntico re p e rto rio poetico-m usicale popolare medievale di questi paesi no rd ic i, in e ffe tti, non ci è stato tram anda to da nessun m a no sc ritto . Come ha sc ritto Jón H e lg a so n , "le forme metriche ereditate dalla poesia eddica e scaldica sono state preservate in Islan da in una tradizione ininterrotta fin dai p rim i tempi". Del recupero di questo p re zio so p a trim o n io s i sono occupate, fin dal ta rd o Ottocento, d ive rse società private e istitu z io n i pub bliche. Il re p e rto rio pop ola re è stato studiato con molta so le r z ia . Dopo 2 5 a nni d i ric e rche, tra 1 9 0 6 e 1 9 0 9 B ja rn i B o r ste in sso n pubblicò una raccolta d i ballate isla n d e si. Il re p e r to rio delle circa 6 0 0 m elodie q u iv i raccolte è, in rea ltà , di d iffic ile c om p re n sio ne . Dal punto d i v ista ritm ic o , ad esem p io , i m o d e lli m elodici e ra no tanto e la stic i da poter se rv ire a più d i un metro poetico (B o rste in sso n fa l'esem p io d i ben 1 4 7 d iffe re nti m elodie cantate sopra uno stesso metro). Anche dal punto d i v ista della to na lità le cose non sono sem pre lin e a ri. Benché s i p o ssa constatare nello sv ilu p p o della canzone p o p o la re isla n d e se un in flu s s o del canto g re g o ria n o , alcune m elodie non rie n tra n o affatto nel siste m a dei m odi ecclesia stic i. Pe r g li in te rp re ti o d ie rn i non s i tratta, q u in d i, so lo d i e se g u ire ', ma davvero d i 'ri-c re a re '. È stato il non sem plice la vo ro d i Sequentia . Ta le la vo ro ha rig ua rd a to anche la parte strum entale. Le fonti in p ro sa e in poesia fanno m enzio ne d i alcuni strum enti ( l'a r pa so p rattutto , la fidla, un pa rtic o la re tip o d i symphonia, un cordofono oblungo a due corde sen za ta stie ra , il langspil, un cordofono ad arco a 1 -6 corde con ta stie ra ), se n za però specificare a ssolutam ente nu lla rig u a rd o la p ra s s i esecutiva e la m usica suo nata. N e l re a liz z a re , ad e se m p io , il b ra n o strum entale in progra m m a , Eliza b e th G a ver s i è isp ira ta a lle tra d iz io n a li form e di d a nza scandinave, innestando vi so p ra frammenti d i antichi canti isla n d e si. I m otivi so no poi v a ria ti e ripetuti secondo schemi sem pre cangianti, im p ro vv isa n d o su una stru ttu ra fissa . I canti d ell 'Edda so no o rig in a ri p er la m a g g io r parte d e ll'Isla n d a , alcuni fo rse della N o rv e g ia e della G ro e n la n d ia . I più antichi risa lg o n o fo rse al secolo IX . A l p rin c ip io di questo secolo, in fa tti, H a ra ld H a rfa g r aveva com inciato ad im p o rre la p ro p ria a utorità su g li a ltri piccoli p rin c ip i no rve g e si. M o lti di q u e lli che non accettarono d i sottom ettersi a lu i s i rifu g ia rono in Isla n d a , iso la a llo ra p resso c hé d isa b ita ta . Con sé p o rta ro n o la lo ro tra d iz io n e poetica, esente ancora d a g li in flu s s i del c ristia n e sim o , che n e ll'is o la inc o m inc iò a d iffo n d e rsi so lo dopo il 1 0 0 0 . G li a ltri testi sono d'età compresa tra il X e la metà del X III secolo F in o al X V II sec. l 'Edda fu nota solamente nella rie la b o ra zio n e in p rosa fatta dal poeta S n o rr i S tu rlu so n (11 7 8 - 1 2 4 1 ), intesa più come un m anuale sco la stico d i p ro so d ia p e r i g io v a n i skaldi o poeti d 'a rte . N e l 1 6 4 3 venne ritro v a to un m a no sc ritto pergam enaceo del X III sec. in antico isla n d e se , noto come Codex Regius, o ggi con servato a Copenaghen. N ell'Ec/c/asono in c lu si testi d i d iv e rso tip o: i canti degli e ro i, i canti d e g li dei e poesie di carattere didattico. I più a ntichi e num e ro si sono i canti degli e ro i. I quattro b ra n i del p ro g ra m ma so no invece tra tti dai canti d e g li dei. La fonte da cui W a g n e r ha attinto p e r la c o m p o sizio n e dell'Ane//o del Nibe- lungo - detto p e r in c iso - è la Volsungasaga, ro m a n zo eroico scritto se m pre in Isla n d a v e rso la fin e del X III secolo. II Vòluspà ris a le p rob ab ilm e nte al X sec., a un'epoca cioè di tra n sizio n e tra paganesim o e re lig io n e c ristia n a . Venne sc rit to in Isla n d a o fo rse in N o rv e g ia da un poeta sconosciuto. C ontiene il d isc o rso f it t iz io d 'u n a veggente (Vaia o Volvo; spà = p ro fe z ia , v isio n e ) che p a rla sem pre in p rim a o te rza perso na , riv o lg e n d o si al d io O d in , del flu sso del tempo, d e l l'o rd in e del cosmo, delle fo rze in v in c ib ili del caos. Sequentia esegue a ll'in c irc a il p rim o te rzo di q u e st'o p e ra . Il Thrymskvidha (il canto di T h ry m ; kvedha = cantare) raccon ta di un'avventura di T h o r, protettore dei campi e degli a grieoi- to ri, d io p rim itiv o , ing e nuo e rud e, dal cui m a rte llo M iö ln ir d ipend ono i d e stin i d e g li u o m in i e d eg li d ei. Q u e sto Canto divenne uno dei più p o p o la ri in tutto il N o rd Eu ro p a . Lo s i trova, con delle v a ria n ti, nei canti fo lk lo ric i isla n d e si, svede s i, d a ne si, norvegesi e, ancora nel X V III sec., nelle iso le Fo ro y a r, segno questo della so p ra vvive nza delle credenze paga ne in pacifica c o a b ita zio ne con il c ristia n e sim o . D ie tro l'a r gomento bu rle sc o in questo canto s i cela u n 'a n sia più cupa p e r il fato che incombe m inaccioso su g li dei. Hàvamal(g li insegnam enti d e ll'A ltissim o , cioè O d in ) è la più antica raccolta di m a ssim e ; g iu n se in Isla nd a prob ab ilm ente d a lla N o rv e g ia . S i tratta d i un g ru p p o d i poesie molto e tero genee, sp e sso se n za collegam ento tra lo ro , che n e ll'in sie m e ra p p re se n ta no una specie di rud im e n ta le galateo. Le v a rie p a rti spiegano come c om po rta rsi in com pagnia, come p a rla re, come com porta rsi nei combattimenti, nelle assem blee, etc. Q u e lla che se ne ricava è u n 'a m a ra filo so fia d i v ita , frutto d i d e lu sio n i, d i egoism o, d i preoccupazione per l'u tile im m edia to, d i d iffid e n za e d i sc a ltre zza . Il testo in fo rm a d ia lo g ic a del Baldrs draumar ( il sogno di Ba ld r) non s i trova nel Codex Regius, ma so lo nei fram m enti d un a ltro m anoscritto. S i tratta d 'u n piccolo capolavoro ric co d i su sp e n se che ha p e r argom ento il Ragnarök, il crepu scolo d e g li d e i, che a vrà in iz io con la m orte d i B a ld r. P a rte II. Il S u d : ¡1 canto o ra c o la re ne lle tra d iz io n i europee Il canto d i E ro file , la s ib illa d 'E ritre a ( ludicii signum: tellus sudore madescet), una delle più s in g o la ri p ro fe z ie della ve nuta d i C risto , era a ll'in iz io una specie d i pamphletclande. stin o in v e rsi gre c i. Venne tradotto in la tin o da A g o stin o ( 2 7 e sa m e tri) e in c lu so nel «D e civitate D e i» . La sua p o p o la rità crebbe da quand o, nel V o V I sec., venne in c o rp o ra to nel se rm o n e p se u d o -a g o stin ia n o "C o n tro judaeos, paganos et a ria n o s ". Entrò a fa r parte d e ll'U ffic io c ristia n o n e lI'V III seco lo. Il p rim o testo m usicale risa le al X secolo. Successivam ente com parve con crescente fre q ue nza in n u m e ro si o m ilia ri, lez io n a ri e b re v ia ri, a d im o stra z io n e d i come il Canto della Sib illa d ura nte il M e d ioe vo fo sse cantato un p o ' ovunque nelle chiese d e ll'E u ro p a c ristia n a . N e i secoli suc c e ssivi esso trovò due d e stin a zio n i d 'uso , nella litu rg ia , inse rito come canto in una lectio di so lito durante il tempo n a ta lizio , oppure come parte d 'un dramma litu rg ic o . Per quanto rig u a rd a in pa rtico lare la p e niso la ib e rica , nel 1 9 3 5 H y g in i A n g lé s com pilò una tavola com parativa d i ben 2 3 v e rsio n i monodiche e 6 p o lifo niche. Un reyvendrà perpetuai è una v e rsio n e catalana del X III sec. concepita come breve d ra m m a tizza zio n e per il tem po d i N a ta le . Canto o rac o lare particolarm ente v iv id o e sug gestivo è anche E r was nicht e got in geschuof sc ritto da uno sco no sciuto Spruchdichter, poeta e m usic ista , del X III sec., il quale scelse per sé lo p seud onim o di Fegfeuer (P u rg a to rio ). A l re p e rto rio tedesco ta rd o medievale degli Spruche appartengono anche g li u ltim i due tito li d i questa seconda parte del p ro g ra m m a . Introd otto nel 1 8 3 3 dal g e rm a n ista K a rl Joseph S im ro c k , il term ine Spruch nella sto ria della letteratura tedesca designa un genere d i poesia che tratta di a rg o m e nti d id a ttic i, p ra g m atici, m o ra listic i, so c io -p o litic i, filo s o fic i, b io g ra fic i, etc.. E sso ris a le a lla p rim a tra d iz io n e d ella liric a germ anica e divenne p iù d iffu so a p a rtire d a lla metà del X II sec.. S u l suo sv ilu p p o è v e ro sim ile a b b ia n o in flu ito tanto la p o esia g o lia rd ic a quanto il sirventes p ro v e n za le . N e i p rim i tem pi g li Spruchsàngerp rovenivano non dai ra n g h i della no b iltà , ma dalle c la ssi della b o rg h e sia . Il lo ro ra ffin a to se n so a rtistic o e la lo ro non in d iffe re n te e d uc a zione li ponevano su d i un g ra d in o più in alto risp e tto a q uello dei se m p lic i m e n e stre lli. Spetta a W a lth e r von der V ogelw eide (ca. 1 1 7 0 - c a . 1 2 3 0 ) il m erito d 'a v e r elevato lo Spruch a llo status di genere ric o n o sciuto d ella tra d iz io n e di corte. La m a g g io r parte degli Spruche consistono in una sola stro fa. L'a nonim a stanza Derkunig Nabuchodonosor in einem trou- me sach ra pp resenta una succinta rie la b o ra zio n e d e ll'e p i so d io n a rra to nel c a p ito lo II del lib ro del profeta D a nie le (in p a rtic o la re , w . 31 -3 5 ) su l so gno di N a b u c o d ò n o so r. Da questo ste sso e p iso d io trae sp unto K e lin , un a ltro ignoto Spruchdichterdel X III sec., p er una stro fa che e sp rim e una p e ssim istic a a lle g o ria del m ondo m edievale. Il p rog ra m m a include q u in d i altre sta n ze . N e lla p rim a con u n 'a lle g o ria ab ba sta nza o scura K e lin d istin g u e tra i g io v a n i c o rtig ia n i, che s i occupano d i m usica e p o e sia in modo ro z z o e d ile tta n te sco, e i v e ri m a e stri. A llo ste sso sdegno contro g li incom pe tenti e g li dà sfo go nella suc c essiva stro fa . L 'u ltim a stro fa è invece un a rg uto in d o v in e llo . Il teologo e poeta P h ilip p e le C h a nc e lie r fu uno dei p ro ta - g o n isti più im p orta nti d ella vita culturale d ella P a rig i dei p r i mi a n n i del Duecento. N a to tra il Ì 1 6 0 e il 1 1 8 0 , d ivenne magister nel 1 2 0 6 ; dal 1 2 1 1 fu a rcid ia co n o d i N o y o n , dal 1 2 1 6 procura tore della p ro vinc ia ecclesiastica di Reirns.7N e l 1 2 1 8 fu nom inato cancelliere del capitolo d i P a rig i. L 'U n iv e r sità ricadeva sotto la sua re sp o n sa b ilità : ebbe continue d i spute con p ro fe s so ri, studenti e a uto rità e c clesia li. Per o r ig i nalità e v ig o re esp re ssivo , P h ilip p e rappresenta uno dei m ag g io ri poeti la tin i m edievali. Q u a si tutte le poesie a lu i a ttrib u ite d a lle fo n ti m a noscritte ci so no giunte con m usica. N o n è c h ia ro se sia stato p ro p rio sem pre lu i a com po rla . In m o lti c a si, in e ffe tti, s i tratta d i contrafacta, d i una tale q u a lità , però, da d im o stra re come e g li fosse un profo nd o conoscitore d ella p ro d u zio n e m onodica e p o lifo nic a coeva. I su o i 5 8 conductus (canti che d ura nte la litu rg ia accom pagnavano eventuali spostam enti del celebrante o p ro c e ssio n i) m onodici e i 9 p o lifo n ic i - per quanto non tutti d i sic u ra a ttrib u zio n e ra p p re se n ta no un im p o rta nte c ontrib uto a l re p e rto rio d e lla Scuola d i N ò tre -D a m e . N e l conductus m onodico Ve mundo a scandali (opera di dubbia paternità n. K 2 7 nel catalogo d i G ord on A n d e rso n ), facendo ric o rso al lin g u a g g io apocalitti co tipico d ella poesia o ra c o la re , l'auto re lancia un penetran te g rid o d'accusa contro la c o rru zio n e d ella c uria rom ana. P a rte III. M ira c o li m a ria n i p e r m usici La raccolta d e lle " Cantigas de Santa M a ria " ra pp resenta se n za d u b b io uno dei più p r e z io s i, ric chi e in te re ssa n ti m o numenti d ella m usica e della poesia m edievali. Tra m a nd a ta ci da q uattro m a n o sc ritti, tre dei q u a li con m usica , questa . sillo g e d i o ltre 4 0 0 cantigas venne re a lizz a ta tra il 1 2 5 0 e il 1 2 8 0 sotto la d ire z io n e del re A lfo n so X « e l S a b io » ( 1 2 2 1 1 2 8 4 ). Il ru o lo p ro p u lso re d i questo so vra n o nella c rea zion e d i questa c o lle zio n e risu ltò d ecisivo . N um ero se delle sp le n d i de m in ia tu re che illu m in a n o i codici lo ritra g g o n o in atto d i im p a rtire d ire ttiv e e c o n tro lla re m usic i e poeti. La sua corte e ra , in fa tti, divenuta ricettacolo accogliente p e r non pochi letterati p ro v e n z a li, isla m ic i ed e b rei ta lvolta in fuga (come ta lu n i troubadours dalla P ro v e n za sconvolta d a lle lotte con tro g li A lb ig e si). Anche parecchi m usici tro v a ro n o un sa la rio a lla corte d i A lfo n so X (nove a n n i dopo la sua morte sa p p ia - mo che e ra no isc ritti nel lib ro -p a g a ben 2 7 m u sic i, 1 3 dei quali a ra b i e uno e b re o). N o n c'è concordia tra g li stu d io si su lla p o s sib ilità che il so v ra n o a b b ia com posto lu i ste sso la musica e le parole d i qualche cantiga. In alcune, in e ffetti, è p ro p rio lu i a p a rla re in p rim a p e rso na . I testi d e lle cantigas, sc ritti in v e rn a c o lo g a liz ia n o , v a ria n o per lu n g h e zza dei v e rs i ( 4 - 1 6 silla b e ) e per num ero d i linee che com pongono le sta n ze . C om une a tutte è la p re se n za d'un estribillo, un re fra in . La grande m a g g io ra n za (ca. 3 6 0 ) segue lo schema d i rim e c a ra tte ristic o d ello zéjel a ra b o (re fra in , d istic o - stro fa d i tre v e rsi m o n o rim i con l'a g g iu n ta d 'un q u a rto a rim a com une - re fra in ). G li a rgo m enti trattati sono i p iù d isp a ra ti: leggende p o p o la ri, aneddoti lo c a li, pel le g rin a g g i, via g g i d i a ffa ri, com battim enti, etc. . A nche l'in venta rio dei tipi um ani è quanto mai varieg ato: m o ri, c ris tia ni ed e b re i, re lig io si, mercanti, m e n e stre lli, medici e p a zie n ti, u su ra i, c rim in a li e c o sì v ia . Le c o o rd ina te g e o g ra fich e sp a zia n o d a lla pe n iso la ib e ric a a ll'It a lia , d a ll'In g h ilte rra alla Francia. II g ru p p o più c on siste nte è ra pp re se n ta to d a lle cosiddette Cantigas demiragres, nelle q u a li vengono raccontati g li in terventi m ira c o lo si d e lla V e rg in e . A ritm o di una o g ni d ieci, con e sse si alternano le Cantigas d e lo o r («d i lo d e »). A nc ora , si tro v a n o alcune Cantigas de am ore Cantigas de amigo. Im po rtanti sono anche le Cantigas de gesta, di carattere e p i c o -n a rra tiv o , e le Cantigas de escomio y de m aldezir («d i scherno e d i m a ld ic e n za »). Per quanto rig u a rd a la m usica, la m a g g io r parte d e lle Can tigas de Santa M aria adotta la fo rm a del virelai, chanson à forme fixe di stru ttu ra m olto vic in a a q uella d e llo zéjel. Dal punto d i vista ritm ic o -m e tric o , le m o no d ie delle Cantigas se guono un sistema m isto m ensurale e modale a lqua nto fle s sib ile , ta nt'è vero che, al term ine dei su o i m in u z io s i stu d i, a ll'A n g lé s non è riu s c ito di tro v a re alcuna reg o la fis s a per collegare la com posizione musicale al metro poetico. In quanto a re p e rto rio di m elodie, la raccolta d i A lfo n so X costituisce un documento unico p e r lo stud io d elle fo n ti m u sic a li d e lla mo nodia medievale. "La musica delle C a ntig a s de Sa n ta M a ria - a sse risc e l'A n g lé s - abbraccia tutta la gamma delle melo die e offre una sintesi del repertorio monodico cortigiano del suo tempo". In e ffe tti, il team del re d i C a stig lia e Leon fece incetta d i melodie d e lla più v a ria p ro v e n ie n za , non so lo ibe- riche (non pochi so n o , p e r e sem p io , i contrafacta d i chan sons trobadoriche). N e l progra m m a , accanto a tre Cantigas de miragres, fig u ra un b ra no strum entale. S i tratta d 'u n pa io di d a nze d i o rig in e popolare. Basate su m a te riale ricavato da d ive rse Cantigas, c o n sisto n o nella costante v a ria z io n e ritm ic a e m elodica d i alcune fig u re ripetute nel d ia lo g o tra l'a rp a e una fid u la a tre corde. Angelo Chiarie Parte I. Il Nord: testi poetici in antico islandese dall'E d d a H lió th s b ith ek a lia r (Chiedo silenzio a voi tutti) Chiedo s ile n z io a v o i tutti sa c ri d isc e nd e n ti1, potenti e u m ili, fig li di H e im d a ll2. V u o i davvero, Padre O d in , che io racconti fedelmente i racconti più a ntichi che conosco del mondo? Ricordo giganti a ll'in iz io dei tempi, che mi n u triro n o nei g io rn i a ntic hi. N o ve sono i m ondi che conosco, nove gig a nte sse della fo re sta , l'a lb e ro m isu ra to re quando le sue ra d ici stava no sotto la te rra 3. In epoche remote viveva Y m ir4, né sa b b ia , né acque, né fre d de onde v 'e ra n o . La te rra non c 'e ra , né C ielo so p ra essa. G li dei sa c ri e ra no una v o ra g in e d i vuoto a sso lu to ; erba non ve n'era affatto. Poi i fig li di B u r5 so lle v a ro n o la su p e rfic ie d ella te rra . A llo ra e ssi fo rm a ro n o possente M id h g a rd h 6. Il sole d a l Su d scaldò le rocce d ella te rra . Dal su o lo a llo ra sp unta ro n o ve rd i p o rri. Il so le dal S u d , c onso rte della lu n a , la gettò a d e stra o ltre la linea del cielo: essa non sapeva dove p o rre la sua d im o ra . Le stelle non sapevano n u lla d e lle lo ro p o s iz io n i. La luna non sapeva nu lla della sua potenza. Poi tutti g li dei so v ra n i s i ra d una ro no su i lo ro seggi di potere, per tenere c o n sig lio , p e r dare nome a lla notte e a lla luna nuova. E s s i d ie d e ro nome al m attino e al m e z zo g io rn o , a lla sera e a lla notte; fiss a ro n o la m isu ra del tempo. 1 G li Asa, le divinità del pantheon nordico. 2 Divinità, padre degli uomini: dalle sue tre mogli generò tre fig li capostipiti delle tre classi sociali umane (servi, agricoltori, nobi li). 3 Yggdrasil, la pianta più sacra dei Germani, il fra ssin o del mon do, simbolo dell'universo. 4 II gigante prim itivo dal corpo del quale fu creato il mondo. 5 O din, V ili e Ve. 6 La terra abitata dall'uomo, al centro dell'universo, con il bastio ne erettole attorno dagli dei per difenderla dai giganti. G li A sa p o sse n ti s i riu n iro n o p re sso le a re d i Id h a v e lli7, e ra ffo rz a ro n o i tem pli, a lti, fo rge e ssi p re p a ra ro n o ; fo rg ia ro no; tenaglie d 'o ro e ssi la v o ra ro n o e u te n sili fo g g ia ro n o . E s s i g io ca ro no ai ta vo li 8 davanti a lle lo ro d im o re . Per nu lla mancava o ro a g li dei finché tre donne g ig a n ti, a ssa i m inac c io se 9, venne ro fu o ri da lo tu n th e im 10. Tu tti g li dei so v ra n i s i ra d u n a ro n o q u in d i su i lo ro seggi di potere, p e r tenere c o n sig lio : chi avrebbe dovuto creare la stirp e dei n a n i dal sangue di B r im ir e d a lle o s s a d i B la in 11? C 'e ra M o tso g n ir, il nano creato più potente di tutti, e D u rin fu il suc c e ssivo . M o lti li fecero a so m ig lia n za d e ll'u o m o come na ni d a lla te rra , come D u rin era noto d ire : N y i e N id h i, N o rd h ri e S u d h ri, A u s tri e V e s tri, A lth io fr, D v a lin n , B iv o rr, B a v o rr, B o m b u rr, N o r i, A n e A n a rr, A i, M io d h v itn ir, V e ig r e G a n d a lfr, V in d a lfr, T h ra in n , Theccr e Th o rin n , T h ro r, V it r e L itr, N a r e N y ra d h r - o ra ho - Reginn e R a d h sv id h r nom inato i na ni. F ili, K ili, F u n d i, N o li, H e p ti, V ili, H a n a rr, S v io r r , F ra r, H o rn b o ri, F ra g r e Lo n i, A u rv a n g r, la ri, E ik in s k ia ld i. O ra è tempo di enum erare i nani nella schiera di D valinn fin o a Lo fa r, q u e lli che sc ia m a ro n o via dai campi sa ss o s i v e rso il regno di A u rv a n g r in lo ro v a lla : C 'e ra n o D ra u p n ir e D o la th ra sir, H a r, H a u g sp o ri, File v a n g r, G lo i, S c irv ir, V ir v ir , S c a fid h r, A i, A lf r e Y n g v i, E ik in s k ia ld i, F ia la rr e F ro sti, F in n r e G in n a r: e così per sem pre s i ric ord erà la lista d e g li antenati d i Lo fa r, p er tutto il tempo che il mondo durerà . F in o a che i tre fu o ri d a lla sc h ie ra 12, b e lli e p o sse n ti, d a lla d im o ra d e g li dei vennero al m are e tro va ro n o su lla sp ia q q ia A s k e Em b ta 13, p riv i di d e stino . 7 La dimora degli Asa nell'età dell'oro. 8 II gioco ai dadi era il metodo con cui g li dei determinano gli eventi 9 Le tre Nome, Urd, Verdandi, Skuld, che, come le Parche, decido no il destino dell'uomo e degli dei. 10 La dimora dei giganti. 11 B rim ir e Blain so n o a ltri nomi p e rYm ir. 12 I fig li di Bur. 13 II frassino e forse l'olmo, i due alberi dai quali gli Asa generaro no gli uomini. N o n avevano né re s p iro , né v ita , né sa ng ue, né voce, né colore v ita le : O d in diede lo ro s p irito , H ö n ir diede lo ro v ita , Lod hur diede sangue e colore vita le. lo conosco il fra ssin o che sta so p ra d i n o i: Y g g d ra sil è il suo nome: q u e llo alto in fra d ic ia to da bianche acque. D i lì viene la ru g ia d a che cade nelle v a lli; sem pre-verd e e sso sta so p ra la fonte d i U rd h . Di lì vengono le tre v e rg in i con i p o te ri d i conoscere tutto, fu o ri d a lle acque che sc o rro n o sotto l'a lb e ro : U rd h una è chiam ata, V e rd h a n d i l'a ltra - in c isa nel legno - S k u ld è la te rza . E sse e n u n zia n o la legge; esse decidono l'a rc o della vita dei fig li degli u o m in i; e sse fissa n o i lo ro fa ti. R e ith r v a r tha V in g th ó r r (Sì infuriò Vingthórr) S i in fu riò V in g th ó rr14 quando s i sv e g liò e non potè tro v a re il suo m a rtello. Sco sse la sua barba e s i riz z a ro n o i su o i capelli quando il fig lio di J ò rd h 151 6cercò fu rio sa m e n te a ttorn o a sé. E a llo ra e g li d isse le seg uenti p a ro le : « O ra ascolta, Lokiì6 , quanto sto per d irti (nessuno ancora lo sa, né in terra né in cielo): il mio martello è stato rubato!». E s s i a nd a ro n o a lla sp le n d id a d im o ra di F re y ja 17, e a llo ra egli d isse le seguenti p a ro le : « M i impresteresti, Freyja, i l tuo magico mantello piumato, s i che io possa andare a cercare il mio martello?». F re y ja d isse : «Te lo darei perfino se fosse fatto d 'oro; te lo affiderei perfino se fosse fatto d'argento». 14 V ingthórr, nome p e rTh o r (ving = scagliare). 15 La gigantessa con la quale Odin aveva generato Tho r. 16 Una delle figure più ambigue della mitologia nordica: dio del fuoco, dotato di diabolica astuzia, legato un tempo a O din da un patto di sangue, con g li Asa si comporta a volte da amico a volte da nemico. Con l'avvento del cristianesimo più volte venne iden tificato con Lucifero. 17 La più bella delle dee, distributrice della fecondatrice pioggia prim averile, vestita di penne (le nuvole) che le permettono di volare. A llo ra Lo ki v o lò , il m antello pium ato fru sc iò , finché e g li non la sc iò A sg a rd h , il reame d e g li d e i, e v o lò in lo tu n h e im , il reame dei g ig a n ti. T h ry m , il capo dei g ig a n ti18, sedeva su una c o llin a intrec ciando a u re i g u in za g li p e r i suo i seg ug i, e lisc ia nd o le c rin ie re delle sue gium ente. Th ry m d isse : «Come va agli Asa? Come va ai nani? E come mai sei venuto a lotunheim tutto solo?». « Va male agli Asa, e male per i nani. Se i tu che hai nascosto il martello di Thor?». «H o nascosto io il martello di Thor otto miglia sotto terra; e nessuno lo vedrà mai più finché Freyja non mi sarà portata in sposa». A llo ra Lo ki v o lò , il m antello pium ato fru sc iò , finché e g li non la sc iò lo tu n h e im , il reame dei g ig a n ti, e v o lò in A sg a rd h , il reame d e g li d e i. N e l c o rtile e gli inc o ntrò T h o r, che d isse le seguenti p a ro le : « Porti notizie che ricompensino i tuoi sfo rzi? Fammi un lungo resoconto mentre ancora sei in aria! Un uomo seduto spesso dimentica il suo messaggio, e uno che s i sdraia è incline a d ir bugie». «Porto un resoconto che ricompensa i miei sfo rzi. Thrym ha il tuo martello, i l capo dei giganti; e nessuno lo vedrà mai più finché Freyja non sarà portata a lu i in sposa». E s s i andarono a vedere la bella F re yja , e a llo ra e ssi d isse ro le seguenti p a ro le : « Freyja, avvolgiti nelle vesti nuziali, perché dobbiamo andare nella terra dei giganti». Fre yja s i a d irò , e so ffiò così furiosa m ente che la d im o ra degli A sa trem ò, e l'e n o rm e c o lla re dei B r is in g 19 scoppiò dal suo c ollo. «Dovete credere che io sia davvero bramosa d'uomo, se pensate che io venga con voi nel regno dei giganti!». 18 II gigante del ghiaccio: personifica l'inverno, durante il quale il tuono riposa. E lui che ha preso a Th o r il martello M iò ln ir, col quale il dio produce il fulmine. 19 II prezioso collare Brisingamen (fabbricato dai nani Brising) che adorna Freyja, dea del cielo, simboleggia l'aurora che cinge il cielo d una collana rosea. Tutti i g io rni essa la perde e tutti i giorni Heimdall gliela riporta. G li dei im m ediatam ente s i riu n iro n o p er la d isc u ssio n e , le dee s i ra d una ro no confabulando tra lo ro , sedendo in conci lio , g li dei fa m o si, p e r trovare il modo d i rip re n d e re il m a rtel lo d i T h o r. A llo ra p a rlò H e im d a ll, il p iù lu m in o so d eg li d e i20; come g li a ltri W a n i21 e g li poteva prevedere il fu tu ro : «Cingiamo a Thor le vesti nuziali, e facciamogli indossare l'enorme collare dei B risin g ; le chiavi tintinnino ai suoi fianchi, e mettiamo su di lu i una veste da donna che g li cada fino alle ginocchia; poniamo g ioielli su l suo petto e un grazioso cappello su l suo capo». A llo ra il potente d io T h o r p a rlò : « G li altri Asa mi chiameran no effeminato se mi lascio cingere in vesti n u zia li!». A llo ra p a rlò Lo k i, il f ig lio d i Laufey: «Sta tranquillo, Thor, e dimentica tale discorso! Presto i giganti risiederanno qui in Asgardh, se tu non riprendi il tuo martello». E s s i c in se ro a T h o r le vesti n u z ia li, e poi l'e n o rm e colla re dei B ris in g ; fecero tin tin n a re le chiavi a i su o i fia n c h i, e m ise ro su di lu i una veste da donna che g li cadeva fin o a lle ginocchia; po sero g io ie lli su l su o petto e un g ra z io s o cappello su l suo capo. P a rlò q u in d i Lo k i, il f ig lio d i Laufey: « Lasciami venire con te come ancella; insieme andremo a lotunheim». A llo ra i c a p ri ve nne ro sp in ti fu o ri, e ssi tira ro n o nella lo ro ba rd a tura , sfo rz a n d o si di c orrere. Le montagne s i spaccaro no e la te rra era so m m e rsa d a lle fia m m e ; il fig lio d i O d in andò a lotunheim . A llo ra p a rlò T h ry m , il capo dei g ig a n ti: « Alzatevi, Giganti, e preparate i banchi per la festa! Stanno portandomi Freyja come mia sposa, la figlia di N iòrdh22, da Noatun23». (A rriv a ro n o q u ind i nel c ortile vacche dalle corna d 'o ro , buoi ne ri come il carbone p e r la g io ia dei g ig a n ti.) « Gemme pre ziose ho in abbondanza; Tunica cosa che mi manca è Freyja». 20 Heimdall, figlio di Odin e di nove sorelle (le Onde), dio dell'alba e del giorno. 21 Antiche divinità nordiche; abitano il centro della terra e le pro fondità dei mari. Donano fecondità alla natura e benessere agli uomini. 22 Padre di Freyja, dio dei mari e della navigazione. 23 II castello di N iòrd h in Asgardh. Pre sto fu se ra , e b irra venne se rv ita a i g ig a n ti. M a l'o sp ite d 'o n o re da so lo m angiò un bue intero e otto sa lm o n i, tutti dei banchetti d e stin a ti a lle donne. E, in a ggiunta a c iò, T h o r s i scolò tre b a rili d i met24. A llo ra pa rlò Th ry m , il capo dei g ig a n ti: «C hi mai ha visto una sposa con un morso più tagliente? lo non ho mai visto una sposa con un morso più largo, né mai ho visto una fanciulla bere così tanto met». V ic in o sedeva l'a rg u ta a ncella, ed ella sapeva bene come risp o n d e re a lle p a ro le del giga nte: «Freyja non ha potuto mangiare nulla per otto giorni interi, lei era così eccitata al pensiero di venire a lotunheim». T h ry m sb irc iò sotto il ve lo n u z ia le , perché voleva ru b a re un bacio, ma ciò che vid e lo fece sa lta re in d ie tro p e r l'in te ra lu n g h e zza d ella sa la : «Perché g li occhi di Freyja sono così te rrib ili? M i sembra che da essi s p riz z i fuoco!». V ic in o sedeva l'a rg u ta ancella, ed ella sapeva bene come risp o n d e re a lle p a ro le del giga nte: «Fre yja non ha potuto dormire per otto notti intere, lei era così eccitata al pensiero di venire a lotunheim». A llo ra entrò la povera vecchia so re lla del g ig a nte , e non ebbe tim ore di chiedere un dono a lla sposa: « Togliti dai polsi quei braccialetti ro ssi d'oro, se vuoi ottenere il mio affetto e la mia approvazione». A llo ra p a rlò T h ry m , il capo dei g ig a n ti: «Portate i l martello per consacrare la sposa! Il martello sia posto su l grembo della fanciulla, s ì che entrambi possiamo esser benedetti dal la mano di Var25!». Il cuore di T h o r ris e d e ntro il suo petto, quando il tem prato g u e rrie ro vid e il suo m a rte llo ; p e r p rim o T h ry m , il capo dei g ig a n ti, e g li c o lp ì, poi percosse tutti g li a ltri g ig a n ti. . Picchiò la vecchia so re lla del gigante, quella che aveva chie sto un dono a lla sposa: essa ebbe una botta invece di sc e llin i, m o lti colpi d i m a rtello invece d i m o lti a n e lli. E questo è il modo in cui il fig lio d i O d in rip re se il suo m artel lo. Bevanda conosciuta in tutta l'antichità germanica, preparata con miele e frutta fermentata (una specie di idromele). Var era la dea delle promesse nuzia li e della fedeltà coniugale. Svà e r f r i t h r kve nna (L'amore di una donna) L'am ore d 'una donna da lla v o lu b ile volontà è come cavalca re su l g hiac cio con un cavallo non fe rra to , uno d i due a n n i, recalcitrante e ind o m ito; o come governa re una vascello se n za tim one in una tempesta, o come cacciare la re nn a , zo p p i, su rocce scivolose. O ra p a rle re i con c h ia re z z a , perché io li conosco e n tra m b i: g li uo m in i so no fa lsi contro le donne! Q ua nd o p a rlia m o con molta c o rre tte zza , a llo ra pensiam o con molta fa lsità , sv ia n do p e rfin o la più astuta delle donne. A dolci p a ro le e a d o n i o ffe rti dovrebbe ric o rre re c o lui che anela a ll'a m o re di una donna. Lodi il corp o , la sp le nd id a b e lle zza - e g li la c on q uiste rà , l'a d u la to re . N e ssu n o dovrebbe tro va re a rid ire su d i un a ltro p er am ore spesso i sa g g i sono incatenati dove g li sto lti vanno lib e ri con una b e lle zza che le s t irp i d e sid e ra no . N e ssu n o tro v i a rid ire su di un a ltro , p e r q u e llo che capita a più d 'u n uom o: u o m in i sa g g i so no sp e sso tra sfo rm a ti dal possente A m o re in sciocchi se n za cervello. I se n si p ro p ri di ognuno sa nno cosa sta nel c uo re ; e g li so lo conosce i su o i sentim enti. N e ssu n d o lo re è peggiore per l'u o mo ra g io ne vole della m ancanza d ella g io ia bram ata. C o sì io sc o p rii me ste sso mentre sedevo tra le canne sp e ra n do in un ra p im e nto . Come me ste sso e la vita io la am ai eppure non la ebbi m a i. S e n n v o ro a e s ir a lli r a th in g i (Gli dei immediatamente si riunirono) G li dei im m ediatam ente s i riu n iro n o p er la d isc u ssio n e , le dee s i ra d una ro no confabulando tra lo ro , sedendo in conci lio , g li dei fa m o si, p e r sc o p rire perché so g n i fu n e sti fo sse ro venuti a B a ld r. A llo ra O d in s i a lzò , il vecchio d io del popolo, m ise la sella sul d o rso di S le ip n ir26. Cavalcò a llo ra g iù nelle più buie re g io n i; là inc o ntrò un se g ug io che veniva da H e l27. 26 II suo cavallo magico a otto gambe. 27 E Garm r, il cane infernale; Hel nella mitologia nordica è il regno dei morti. C 'e ra sangue su l suo petto; a lu n g o a bb aiò al d io della m a g ia . O d in cavalcò o ltre - la stra d a concava tuonò - finché a rriv ò a ll'a lta casa d i H e l. A llo ra O d in cavalcò a lla porta o rie n ta le ; lì sapeva bene che al crocevia c'era la tomba della maga, lì il Sa g g io p ro n u n ziò inca ntesim i per d e sta rla : contro vo g lia ella fu destata e dalla morte p a rlò : «C hi è quest'uomo a me sconosciuto, chi mi ha obbligato a percorrere all'indietro la difficile strada28? Neve è fioccata su di me, pioggia è caduta su di me, rugiada mi ha bagnata - a lungo sono stata mortai». « Vegtamr mi chiamo, figlio di Valtamr29. Parlami d i Hel, io so del cielo: per chi sono ricoperti i banchi di anelli, le dimore rese splendenti con decorazioni d'oro30?». «Q u i s i fermenta il metper Baldr, la bevanda brillante; uno scudo sta sopra di esso. I figli degli Asa attendono il male che verrà da esso! Contro voglia ho parlato, ora tacerò». «Non fermarti, Volva31, voglio interrogarti ancora finché io non abbia appreso tutto il resto: chi sarà l'assassino di Baldr, che toglie la vita al figlio di Odin?». « Hòdhur32 porta a lu i il ramoscello infame; lui sarà la rovina di Baldr, colui che toglie la vita al figlio di Odin. Contro voglia ho parlato, ora tacerò». «N on fermarti, Volva, voglio interrogarti ancora finché io non abbia appreso tutto il resto: chi vendicherà la malvagia azione di Hòdhur, portando al rogo l'assassino di Baldr?». «Rine!33 partorisce a occidente Vali34; ad una sola notte d'età 28 Dalla morte. Vegtamr = colui che è pratico delle vie, il viandante; Valtamr = colui che è pratico di battaglie. Preparativi funebri: la sala è stata preparata per l'a rriv o di Baldr. 31 Veggente. Un fig lio di Odin che i Germani immaginavano cieco; su istiga zione di Loki scagliò come freccia un ramoscello di vischio che uccise il fratello Baldr. Una divinità della terra in seguito sposata da Odin per generare il vendicatore di Baldr. Il figlio di Odin e Rind, il cui destino è quello di uccidere Hòdhur. egli ucciderà l'assassino: non s i laverà le mani, non s i petti nerà i capelli finché non sia stato portato al rogo l'assassino di Baldr. Contro voglia ho parlato, ora tacerò» . «Non fermarti, Volva, voglio interrogarti ancora finché io non abbia appreso tutto il resto: chi sono quelle fanciulle, figlie delle onde, che piangono moltissimo gettando in aria fino al cielo il loro velo del capo?». «Tu non sei Vegtamr come pensavo35, ma piuttosto Odin, vecchio padre del popolo!». « Tu non sei una veggente, né una saggia maga, ma la madre dei tre giganti!». « Cavalca a casa, Odin, rallegrati della tua gloria! D'ora in poi nessuno mi evocherà più fino a quando Loki non s i sia liberato dai suoi ceppi, fino a quando al momento della "fine degli d ei" non vengano i distruttori!». 35 La Volva riconosce O din da questa oscura domanda. Parte II. Il Sud: il canto oracolare nelle tradizioni europee A no n im o Un rey vendrá perpetuai (Canto della Sibilla] Refrain: Il g io rn o del g iu d iz io i se rv ito ri sa ra nno ricom pensa ti. U n re eterno v e rrà ve stito della n o stra carne m o rta le: E g li ve rrà dal cie lo certamente p er p ro n u n z ia re il g iu d iz io su l secolo. P rim a che il g iu d iz io sia p ro n u n zia to un gra nd e segno s i m o stre rà : il so le perd erà il suo sp le n d o re e la te rrà trem erà con spavento. In seguito v e rrà un tuono possente, un segno di gra nd e colle ra : in una confusione infe rn a le la m pi e g rid a echeggeranno. U n gra nd e fuoco v e rrà g iù dal cielo con fetore d i z o lfo e la terra brucerà furiosamente - grande terrore affliggerà la gente. In se g uito v e rrà un gra nd e seg no , un terrem oto u n iv e rsa le : per la sua potenza le rocce s i spaccheranno e le montagne fonderanno. In se g uito v e rrà con te rro re l'o n n ip o te n te fig lio d i D io per giud icare i v iv i e i m o rti: chi s'è comportato bene non ha nulla da temere. Fegfe ue r E r was nicht e got in geschuof E g li non esisteva p rim a che D io lo creasse: in seg uito E g li fu, e non c 'era e sa rà dopo il suono d e g li a n g e li; due volte E g li ye rrà s ì che l'u o m o p o ssa d istin g u e re il bene dal male. Due p a ro le , a llo ra mai p iù ; le tombe so no spaccate a metà, esse scoprono cosa è dentro d i esse! Tu b u ssi a Lui che sa c ri ficò Sé ste sso p e r te, e a ciò non s i può mai p o rre rim e d io ! A him è , anch io busso su d i Lui che accettò di essere percosso per i m iei e rro ri e che dopo la morte decide chi cadrà dentro l'a b iss o se n za fine. G li uo m in i non sanno quando o come e ssi prenderanno con gedo da questo mondo. G ra nd e dolce D io , concedici una buona fin e , perché a llo ra tu fa i bene. Cinque c h io stri stanno in so lle c itu d in e p er me; in uno d i e ssi 10 mi trovo o ra ; l'a lt ro è pieno di m onaci n e ri. Il te rzo è là dove la mela fu staccata, il quarto possiede il calore a ttra ver so il quale so no condotti g li a m ic i di D io ; in se g uito e ssi d im o ra n o in p a ra d iso . D io sta a ffila n d o la sua falce. S o n o stupito di non sud a re . 11 q u into c h io stro è il tro n o che D io ha m isu ra to con i su o i strum e nti; con m o ltitu d in i di v e rg in i e di sa nti D io ha a d o rn a to il suo regno. Q uattro p rin c ip i te rre n i e i lo ro seguaci caddero p er tre g io r ni e tre notti. Q ua nd o i nove c o ri sa ra n n o com pletati, a llo ra la p a ro la di D io sa rà com piuta. P h ilip p e le C ha nce lie r Ve mundo a scandalis G u a i al m ondo per g li sc a n d a li! G u a i a n o i, gente p riv a di guid a la cui lib e rtà è calpestata. L'occhio d i Rom a dorm e mentre sia i preti sia la gente sono o p p re ssi sotto g io go s e rv i le. O g g i il d e na ro in n a lz a quelle cose che C risto p er la sua C hiesa ha acquistato col p re zz o della croce; ma non è te rro riz z a to da ne ssun a d is g ra z ia lu i, il cui vend ica tore dorm e a lle porte con la spada sg uainata! G u a i a c o lo ro il cui trib u to è n u trito e cresce p ing ue su p re g h ie re com prate, che non risp a rm ia n o n e ssu n o , s ì che e ssi possano risp a rm ia re il lo ro ! M a finalm ente il lo ro tradim ento s i riv o lte rà su di e s s i, e la d iso n e stà s i in filtre rà in m e zzo a lo ro secondo il g iu sto g iu d iz io d i D io . G u a i a c o lo ro che a bb and onano il lo ro gregg e in qu e sti tempi te m pe sto si, che non buttano fu o ri la volpe a bb aia nd o o con la v e rg a ; e ssi non frutta no n u lla e so no d isa tte n ti, e peccano sotto l'oc c hio d i D io e gettano le lo ro a nim e nel più grave pericolo. O h !, dove s i volgerà la mia v ig n a 36? Dove nasconderà i su o i fru tti il buon a g ric o lto re , giacché con menti astute questi uo m in i m alvagi hanno sete di d istru g g e re il la vo ro d i D io , q u i il padre, q u i il patrono? 36 Simbolo del popolo d'Israele (cfr. Isaia 5, 1-7) e, per estensione, di tutti i fedeli (cfr. Matteo 2 1 , 3 3 ; Marco 12, 1; Luca 2 0 , 9; Giovanni 15, 1 -2). C risto , avendo pietà d ella sua v ig n a , o ra contro ciascun m alvagio sp ing e la punta del suo pugnale, e a ffila la spada per l'attacco im p ro vv iso ; né egli d im in uisc e la sua d isse m in a zio n e di g iu s tiz ia , ma prepara i pesi pesanti per la sua b ila n cia. A no n im o Der kunig Nabuchodonosor in einem troume sach Il re N ab uco d ò no so r vid e in un sogno una statua che si esten deva dal su o lo in alto nel cielo. La sua testa era d 'o ro , m era v ig lio sa da a m m ira re ; p e r lo ste sso seg no , le sue braccia e il petto e ra no d 'a rg e nto . Il suo ventre era d 'a c c ia io , e le sue gambe di fe rro . I p ie di e ra no d i creta e d i fe rro m isc h ia ti egli ruppe quella statua con una pietra. Q uesta p ie tra venne g iù dal monte e la fra ntum ò in p e zze tti. K e lin Ein kiinic in s?me troume sach U n re in un suo so gno vid e un m ondo fatto d 'o ro c o sì sp le n didam ente, che sp e sso s i diceva che e sso era p riv o del m in i mo difetto. Il secondo era del più puro argento, a ssolutam en te im m acolato, splendente come uno specchio e partecipava anche della beatitudine. Il te rzo era d i fe rro - e sso lo risv e g liò dal suo sogno. Il no stro mondo presente d e v'e sse r fatto di ram e; lo s i capisce da quanto segue: M o lti g io va n i n o b ili hanno a pp arenze b r il lanti anche se eppure cadono in trap pole di in fa m ia . F a lsi seg ugi c o rro n o dava nti a me e cacciano g iù cose di v a lo re ; con a tte nzio ne seguo le lo ro tracce, conducendoli nella caccia. Il se n tie ro ve ro è molto stretto, m eritevole e te r rib ile ; penoso è il cagnaccio che m o lla il suo c o ra g g io al p rim o od ore cattivo. U n cattivo se g ug io caccerà sem pre la sua preda da so lo : La preda stessa è il tra stu llo di a lti p rin c ip i - O uomo sa g g io ind o vina che cosa v o g lio d ire ! C o sì m olti la cui arte è m olto m ise ra dicono « lo son capace! lo son c a p a c e !»; la vera arte lu i non l'h a mai conosciuta Cosa è in g ra d o d i fare? D im m elo ! Una sc im m ia , un na so ro sso , uno zuccone, un bue tu se i, s ì, vo g lio d ire te! In tutti i tuoi se n si cieco, e questo è il motivo per cui non p o sso s o f f rirt i! Potrei fa re il tuo nome se v o le s si, tu il Bu g ia rd o -in -C a n to ! La tua arte è p iù malata di q u e lla d 'una g a llin a - tu d o vre sti a ve r molta p a ura d i me - Se tu se i in grado di creare, a llo ra lo può anche un g a llo ! T i piacerebbe che io c ontinui a d e nuncia rti? A cosa chiedo che tu m i dia una risp o sta - a llo ra sa p rò se tu sei sa g g io . Se tu in d o v in i, con fe lic ità lo am m etterò se n za gelosia: Un re non può c om a n d a rlo , non su acqua né su g h ia c cio ; Esso è potente sia di g io rn o sia d i notte e raram ente è quieto. O g n i p e rso na ne ha un po' - e sso può e sse re sia p u ro sia im p uro . E ss o ha potere sia su i devoti sia su i peccatori. Può essere sia la rg o sia piccolo. N e ssu n o può c a ttura rlo , eccetto che con una vela, con l'e cc e zio ne d i D io so lo . Miracoli mariani per musici d a lle "C a n tig a s de Santa M a ria " Como o nome da virgen Come Santa Maria liberò un menestrello da alcuni uomini che stavano cercando di ucciderlo e di rubargli ciò che ave va. Refrain: Come il nome d ella V e rg in e è be llo per il v irtu o so , così contro i m a lfa tto ri è potente e te rrib ile . Rig ua rd o a ciò, un m ira c o lo avvenne in terra di Catalogna a un m e ne stre llo che cantava bene, con g ra z ia e d isin v o ltu ra . M entre via g g ia va da corte a corte, g ua d ag na nd o si una vita a giata , g iu n se ad a llo g g ia re nella d im o ra di un c a valiere avido che g li diede tutto ciò d i cui aveva b iso g n o q u e lla notte. Comunque, quel m eschino e a va ro cavaliere com inciò a b ra mare c osì fortemente l'a s in o e le vesti appartenenti al mene stre llo che o rd in ò a uno dei suo i u o m in i, m alvagio e crudele, di a nd a re con un a ltro del suo g ru p p o , e di te n d e rg li u n 'im boscata in un posto nascosto nelle montagne. L'uom o lo fece così di buon grado, perché era uno dei suo i passatempi favo r it i, e ve I a ssic u ro , e g li era sem pre b ra m o so d i com piere a z io n i da codardo. E g li p re se un com pagno della sua ste ssa ra z z a . La mattina successiva il m enestrello prese congedo dal cavaliere, e, non appena e g li fu per la sua stra da ed e ss i lo v id e ro v ia g g ia re tutto so lo , quei due lo c a ttura ro no in un posto scosceso e roccioso. E ssi lo tra sc in a ro no lontano dalla strada e non g li la sc ia ro no nulla di q u e llo che stava portando. Poi decisero tra d i lo ro di ta g lia rg li la testa, ma né la V e rg in e né il suo g lo rio so F ig lio vo lle ro permetterlo. M entre i due stavano decidendo su chi avrebbe dovuto ucci d erlo , e ssi tira ro n o a sorte per vedere chi sarebbe andato per p rim o , ma Santa M a ria non v o lle perm ettere che una tale a zio n e fo sse portata a te rm ine, perché il m enestrello g rid ò a gran voce: «Madre del re misericordioso! Non permettere che mi uccidano, difendimi senza indugio!». E s s i, quando u d iro n o ciò, c om inc ia ro no a c o rre re via e p e r se ro o g ni se n sib ilità nel lo ro corpo in quel m om ento, tanto che non riu sc iv a n o a p a rla re . Il m e n e stre llo che era stato derubato di tutto ciò che aveva posseduto, quando vide che e ssi erano in q ue llo stato, fissa n d o si l'u n o con l'a lt ro se n za p a rla re tra lo ro , prese tutte le sue cose e se ne andò via ed e ssi rim a se ro in gra nd e paura d i m o rire . N e ssu n o ha mai se ntito raccontare d i un m ira c o lo c osì stra o rd in a rio , che p ro n u n zia re il nome della V e rg in e poteva fa r s ì che un uomo non se n tisse nu lla nel suo corpo. C om unque, molto tempo fa il profeta d isse che il S u o nome era tanto te rrib ile quanto un potente esercito. Il m ene stre llo p ro se g u ì su lla sua stra d a , rendendo lode, p ie no d i g io ia , a lla V e rg in e g lo rio sa , sa lv e zz a dei peccatori. E chi ha ud ito di questo fatto, gra nd e e piccolo a llo ste sso tempo, lo ha c onsid e ra to un m ira c o lo no b ile e m ise ric o rd io so. A m a d re d o q ue te rra Come Santa Maria compì questo miracolo a Cluny per un prete che cantava molto bene i suoi inni in Sua lode. G li eretici lo catturarono e g li tagliarono la lingua. Refrain: La M a d re di C o lui che creò il p rim o uomo da lla terra può ben fa r s ì che la lin g u a ta glia ta ric resc a come p rim a . Rig ua rd o a ciò, vi racconterò un m ira colo a ssa i stra o rd in a rio e m ise ric o rd io so che la M a d re del Re A ltiss im o com pì per un prete che g li eretici cattura rono in soppiatto perché cantava sem pre le lo d i d i Sa n ta M a ria . Q ua nd o lo ebbero catturato, d a p p rim a e ssi progetta ro no di ucciderlo sub ito , ma, perché potesse vivere nella so ffe re n za , g li ta g lia ro n o la lin g u a in profond ità g iù nella sua gola, pen sa nd o d i p u n irlo perché non potesse mai più c o m p o rre un canto di lode alla V e rg in e . Dopo che g li ta g lia ro n o la lin g u a , lo la sc ia ro no a nd a re, e un tiro a ssa i cattivo g li g io c a ro n o , perché e gli non potesse p re ga re né cantare come aveva cantato di C olei d a lla quale D io scelse di e sse re generato per a m o r n o stro . E g li pensava che avrebbe p e rso la sua ra g io n e con questo d o lo re . La cosa più penosa p e r lu i era che quando sentiva uno dei canti che usava cantare, il suo cuore s i sp e zza v a perché non poteva cantare niente, mentre in passato ciò g li aveva procu rato gra nd e g io ia , e incom inciava sem pre a la m e n ta rsi. C o sì e g li giro va g a va in questa a ffliz io n e , finché un g io rn o a rriv ò a C lu n y , e, al momento di entra re nella chiesa, ascoltò e ud ì come e ssi stavano cantando con g io ia i v e sp ri della Santa V e rg in e Regina. E g li d esid erò ardentemente d i a lza re la sua voce con lo ro e m ise tutta la sua volontà e la sua fo rza nel tentativo. Su b ito , Lei nella sua gra nd e bontà fece s ì che la sua ling ua crescesse di nuovo come p rim a , nuova e in tutta la sua lu n g h e zza , come era abituato ad averla. In questo modo, la V e rg in e M a d re e sa u d ì il suo d e sid e rio . M olte pe rso ne che e ra no lì in quel momento v id e ro ciò e fecero ben a tte nzio ne al m ira c o lo , come io se n tii. Q u in d i, tutti inc o m in c ia ro n o a lo d a re la V e rg in e e il prete e ntrò n e l l'o rd in e dei monaci. C o m o d e u s fe z v in o d 'a g u a Questa X X III. ma è come Santa M aria moltiplicò i l vino in b a rili peramore di una buona donna di Britannia. Refrain: Come D io fece il m ira c o lo d i fa re v in o d a ll'a cq ua alla festa di n o zze , così sua madre a sua im ita zio n e fu capa ce d i m o ltip lic a re il v in o in b a rili. Una donna di B rita n n ia molto buona e devota patì una g ra n de vergogna quando il re in via g g io venne a fa rle v isita nella sua casa; benché ella fosse in grado d i se rv irg li carne, pesce, e pane tanto quanto e gli ne voleva, i su o i b a rili d i v in o erano vuoti e lei non era in g ra d o , per a m o re o per d e na ro , di p roc ura rne più da un'e stre m ità a ll'a ltra del regno. La donna d isp e ra ta entrò in una chiesa e fu udita p ia ngere: «A h, Ma ria, aiutami a superare questa vergogna!». Immediatamente la sua p reghiera ebbe una risp o sta : il re e tutta la sua compa gnia fu ro n o se rv iti con il m ig lio re dei v in i. (traduzioni e note esplicative a cura di Angelo Chiarie)