Città di Torino Assessorato per le Risorse Culturali e la

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Città di Torino Assessorato per le Risorse Culturali e la
Città di Torino
Assessorato per le Risorse Culturali e la Comunicazione
¡1
Sequenza
Barbara Thornton
voce
Benjamin Bagby
voce, arpa medievale,
symphonia
Elizabeth Gaver
violino medievale
Fondato nel 1 9 7 7 da Benjam in Bagdy e Barbara Tho rnto n , che
ne sono inoltre i d ire tto ri, l'ensemble Sequentia è impegnato nel
lavoro di ric o struzio ne della tra d izio n e musicale medievale del­
l'Eu ro p a , che re a liz z a combinando v irtu o sism o strum entale e
vocale con un'attività concertistica e di ricerca re a lizza ta secon­
do metodologie innovative. Particolarm ente dedita alla risc o ­
perta del re p e rto rio germ anico, la fo rm a zio n e ha collaborato
con varie fond a zioni culturali tedesche e dal 1 9 7 9 effettua rego­
larmente tournée all'estero o rg a nizza te in collaborazione con il
Goethe Institute, l'o rg a n ism o culturale istitu zio n a le della G e r­
mania. In c onsid e ra zio ne dei risu lta ti ottenuti nel campo della
ricerca sulla p ra ssi strumentale ed esecutiva, il gruppo è norm al­
mente ospite di se m ina ri, corsi di perfezionamento e altre attività
a carattere didattico in Europa e negli Stati U n iti. Protagonista di
numerose p ro d u zio n i discografiche, nel 1 9 8 7 ha conseguito il
Prem io Ed iso n per l'in c isio n e delle sin fo n ie di H ild e g a rd von
Bingen.
Ba rb ara Th o rn to n studia canto dapprima a N ew Y o rk e A m ster­
dam e q u ind i a Z u rig o e in Ita lia , dove approfondisce la cono­
scenza del repertorio operistico. In seguito si dedica alla musica
medievale, intraprendendo n e ll 9 7 4 la c o lla b o ra zio ne con
Benjamin Bagby e conseguendo il diploma speciale della Schola
Cantorum di Basilea nel 1 9 7 7 . Parallelamente agli impegni con­
certistici e didattici svolge un lavoro d i ricerca su ll'o p e ra della
badessa Hildegard von Bingen, vissuta nell'XI secolo, lavoro che
si inse risc e ne ll'a m b ito di un progetto avviato nel 1 9 8 1 con la
messa in scena del dramma Ordo Virtutum e che term inerà nel
1 9 7 7 con l'in c isio n e di una collana contenente tutte le sue com­
p o sizio ni.
Intrap re si g li studi d i canto a Chicago e presso il C onservatorio
di O b e rlin n e ll'O h io , dove s i sp e c ia lizza nel rep erto rio antico,
Be nja m in Ba g b y g ra zie ad una b o rsa di stud io nel 1 9 7 4 si
trasferisce a Ba silea per p e rfe zio n a rsi p resso la Schola Cantorum. Dedito inoltre a ll'a rp a medievale, parallelamente a gli im ­
pegni concertistici con Sequentia compie studi ed o rg a n izza
sem inari sulla poesia alto-medievale tedesca e anglosassone. Fa
inoltre parte dell'ensem ble Donnersohne, sp e c ia lizza to nel re­
pertorio medievale di polifonie liturgiche e canzoni.
Eliza be th G a ve r studia A ll'U n iv e rsità di Stanford, in C a lifo rnia ,
e a lla J u illia rd School di N e w Y o rk , per poi sp e c ia liz z a rsi in
musica antica e barocca p re sso l'U n iv e rsità d e ll'In d ia n a . N e l
corso della c a rrie ra concertistica ha collaborato con numerose
fo rm a zio n i sta tunite nsi, tra le q u a li W a v e rly K o n so rt, Concert
Royal, Santa C ru z Baroque Fe stiva l. Ensem ble Seicento, e ha
inoltre fatto parte di ensemble sp e c ia lizza ti nel rep erto rio tra d i­
zio n a le bulgaro, svedese, macedone e ira nia no.
Oracoli, miracoli
Parte I. Il N ord: testi poetici
in antico islandese dall'Edda
Hlióths bith ek aliar
(Chiedo silenzio a voi tutti)
da "V ò lu s p à "
Reithr var tha Vingthórr
(Si infuriò Vingthórr)
da "T h ry m sk v id h a "
Sva er frith r /evenne
( L'amore di una donna)
da "H à v a m a l"
Strum entale
(a rr. E liza b e th G aver)
Senn voro aesir a llir a thingi
(G li dei immediatamente s i riunirono)
da "B a ld rs d ra u m a r"
Parte II. Il Sud: il canto oracolare
nelle tra d izio n i europee
A n o n im o
(sec. X III)
Un rey vendrá perpetual
(Canto della Sibilla)
Fe g fe u e r
(sec. X III)
Erw a s nicht e got in geschuof
P h ilip p e le C ha nce lie r
(? -
1236)
Ve mundo a scandalis
A non im o
(sec. X III)
D e r kunig Nabuchodonosor
in einem troume sach
K e lin
(sec. X III)
Ein künic in sime troume sach
I
■
i -
Parte III. Miracoli m ariani per musici
d a lle "C a n tig a s de Santa M a ría "
Como o nome da virgen
Strum entale
(a rr. E liza b e th G aver)
d a lle "C a n tig a s de Santa M a ría "
A madre do que terra
Como deus fez vino d'agua
P a rte I. Il N o rd : te sti poetici in antic o isla n d e se d a ll'E d d a
Q ue sta p rim a è la parte sicura m ente più o rig in a le e inedita
del concerto d i questa se ra . A vre m o modo d i a sc olta re una
sig n ific a tiv a a nte p rim a d 'u n progetto di gra nd e inte re sse
c ultura le che Se q ue ntia sta mettendo a punto con l'a iu to di
q u a lific a ti sp e c ia listi d i filo lo g ia germ anica e isla n d e se . Il
progetto Edda Eins - c o sì s i chiam a - c o n siste rà in una ra p ­
pre se nta zio ne scenica con a ttori e m u sic isti che cercheranno
di fa r riv iv e re l'antica tra d izio n e o ra le della poesia norvege­
se e islandese così come ci è stata tramandata nei canti d e ll'Ed -
da. La première avrà luogo a dicem bre di q ue st'a nno a L u s­
se m b urg o . N e l '9 6 il progetto sa rà presentato a C opena­
ghen, N a n c y, R e y kja v ik e Utrecht.
La m usica d i questa p rim a parte è una ric o stru zio n e o rig in a le
re a liz z a ta dai s o lis t i d i Se q ue n tia , i q u a li hanno u t iliz z a t o
m elodie della tra d izio n e m usicale isla n d e se e della tra d iz io ­
ne strum e n ta le di tutta la Sc a n d in a v ia . L'a ntico re p e rto rio
poetico-m usicale popolare medievale di questi paesi no rd ic i,
in e ffe tti, non ci è stato tram anda to da nessun m a no sc ritto .
Come ha sc ritto Jón H e lg a so n , "le forme metriche ereditate
dalla poesia eddica e scaldica sono state preservate in Islan­
da in una tradizione ininterrotta fin dai p rim i tempi". Del
recupero di questo p re zio so p a trim o n io s i sono occupate, fin
dal ta rd o Ottocento, d ive rse società private e istitu z io n i pub­
bliche. Il re p e rto rio pop ola re è stato studiato con molta so le r­
z ia . Dopo 2 5 a nni d i ric e rche, tra 1 9 0 6 e 1 9 0 9 B ja rn i B o r ste in sso n pubblicò una raccolta d i ballate isla n d e si. Il re p e r­
to rio delle circa 6 0 0 m elodie q u iv i raccolte è, in rea ltà , di
d iffic ile c om p re n sio ne . Dal punto d i v ista ritm ic o , ad esem ­
p io , i m o d e lli m elodici e ra no tanto e la stic i da poter se rv ire a
più d i un metro poetico (B o rste in sso n fa l'esem p io d i ben 1 4 7
d iffe re nti m elodie cantate sopra uno stesso metro). Anche dal
punto d i v ista della to na lità le cose non sono sem pre lin e a ri.
Benché s i p o ssa constatare nello sv ilu p p o della canzone p o ­
p o la re isla n d e se un in flu s s o del canto g re g o ria n o , alcune
m elodie non rie n tra n o affatto nel siste m a dei m odi ecclesia­
stic i. Pe r g li in te rp re ti o d ie rn i non s i tratta, q u in d i, so lo d i
e se g u ire ', ma davvero d i 'ri-c re a re '. È stato il non sem plice
la vo ro d i Sequentia .
Ta le la vo ro ha rig ua rd a to anche la parte strum entale. Le fonti
in p ro sa e in poesia fanno m enzio ne d i alcuni strum enti ( l'a r­
pa so p rattutto , la fidla, un pa rtic o la re tip o d i symphonia, un
cordofono oblungo a due corde sen za ta stie ra , il langspil, un
cordofono ad arco a 1 -6 corde con ta stie ra ), se n za però
specificare a ssolutam ente nu lla rig u a rd o la p ra s s i esecutiva
e la m usica suo nata. N e l re a liz z a re , ad e se m p io , il b ra n o
strum entale in progra m m a , Eliza b e th G a ver s i è isp ira ta a lle
tra d iz io n a li form e di d a nza scandinave, innestando vi so p ra
frammenti d i antichi canti isla n d e si. I m otivi so no poi v a ria ti e
ripetuti secondo schemi sem pre cangianti, im p ro vv isa n d o su
una stru ttu ra fissa .
I canti d ell 'Edda so no o rig in a ri p er la m a g g io r parte d e ll'Isla n d a , alcuni fo rse della N o rv e g ia e della G ro e n la n d ia . I
più antichi risa lg o n o fo rse al secolo IX . A l p rin c ip io di questo
secolo, in fa tti, H a ra ld H a rfa g r aveva com inciato ad im p o rre
la p ro p ria a utorità su g li a ltri piccoli p rin c ip i no rve g e si. M o lti
di q u e lli che non accettarono d i sottom ettersi a lu i s i rifu g ia ­
rono in Isla n d a , iso la a llo ra p resso c hé d isa b ita ta . Con sé
p o rta ro n o la lo ro tra d iz io n e poetica, esente ancora d a g li
in flu s s i del c ristia n e sim o , che n e ll'is o la inc o m inc iò a d iffo n ­
d e rsi so lo dopo il 1 0 0 0 . G li a ltri testi sono d'età compresa tra
il X e la metà del X III secolo F in o al X V II sec. l 'Edda fu nota
solamente nella rie la b o ra zio n e in p rosa fatta dal poeta S n o rr i S tu rlu so n (11 7 8 - 1 2 4 1 ), intesa più come un m anuale sco­
la stico d i p ro so d ia p e r i g io v a n i skaldi o poeti d 'a rte . N e l
1 6 4 3 venne ritro v a to un m a no sc ritto pergam enaceo del X III
sec. in antico isla n d e se , noto come Codex Regius, o ggi con­
servato a Copenaghen.
N ell'Ec/c/asono in c lu si testi d i d iv e rso tip o: i canti degli e ro i,
i canti d e g li dei e poesie di carattere didattico. I più a ntichi e
num e ro si sono i canti degli e ro i. I quattro b ra n i del p ro g ra m ­
ma so no invece tra tti dai canti d e g li dei. La fonte da cui
W a g n e r ha attinto p e r la c o m p o sizio n e dell'Ane//o del Nibe-
lungo - detto p e r in c iso - è la Volsungasaga, ro m a n zo eroico
scritto se m pre in Isla n d a v e rso la fin e del X III secolo.
II Vòluspà ris a le p rob ab ilm e nte al X sec., a un'epoca cioè di
tra n sizio n e tra paganesim o e re lig io n e c ristia n a . Venne sc rit­
to in Isla n d a o fo rse in N o rv e g ia da un poeta sconosciuto.
C ontiene il d isc o rso f it t iz io d 'u n a veggente (Vaia o Volvo;
spà = p ro fe z ia , v isio n e ) che p a rla sem pre in p rim a o te rza
perso na , riv o lg e n d o si al d io O d in , del flu sso del tempo, d e l­
l'o rd in e del cosmo, delle fo rze in v in c ib ili del caos. Sequentia
esegue a ll'in c irc a il p rim o te rzo di q u e st'o p e ra .
Il Thrymskvidha (il canto di T h ry m ; kvedha = cantare) raccon­
ta di un'avventura di T h o r, protettore dei campi e degli a grieoi-
to ri, d io p rim itiv o , ing e nuo e rud e, dal cui m a rte llo M iö ln ir
d ipend ono i d e stin i d e g li u o m in i e d eg li d ei. Q u e sto Canto
divenne uno dei più p o p o la ri in tutto il N o rd Eu ro p a . Lo s i
trova, con delle v a ria n ti, nei canti fo lk lo ric i isla n d e si, svede­
s i, d a ne si, norvegesi e, ancora nel X V III sec., nelle iso le Fo ro y a r, segno questo della so p ra vvive nza delle credenze paga­
ne in pacifica c o a b ita zio ne con il c ristia n e sim o . D ie tro l'a r ­
gomento bu rle sc o in questo canto s i cela u n 'a n sia più cupa
p e r il fato che incombe m inaccioso su g li dei.
Hàvamal(g li insegnam enti d e ll'A ltissim o , cioè O d in ) è la più
antica raccolta di m a ssim e ; g iu n se in Isla nd a prob ab ilm ente
d a lla N o rv e g ia . S i tratta d i un g ru p p o d i poesie molto e tero­
genee, sp e sso se n za collegam ento tra lo ro , che n e ll'in sie m e
ra p p re se n ta no una specie di rud im e n ta le galateo. Le v a rie
p a rti spiegano come c om po rta rsi in com pagnia, come p a rla ­
re, come com porta rsi nei combattimenti, nelle assem blee, etc.
Q u e lla che se ne ricava è u n 'a m a ra filo so fia d i v ita , frutto d i
d e lu sio n i, d i egoism o, d i preoccupazione per l'u tile im m edia­
to, d i d iffid e n za e d i sc a ltre zza .
Il testo in fo rm a d ia lo g ic a del Baldrs draumar ( il sogno di
Ba ld r) non s i trova nel Codex Regius, ma so lo nei fram m enti
d un a ltro m anoscritto. S i tratta d 'u n piccolo capolavoro ric ­
co d i su sp e n se che ha p e r argom ento il Ragnarök, il crepu­
scolo d e g li d e i, che a vrà in iz io con la m orte d i B a ld r.
P a rte II. Il S u d : ¡1 canto o ra c o la re ne lle tra d iz io n i europee
Il canto d i E ro file , la s ib illa d 'E ritre a ( ludicii signum: tellus
sudore madescet), una delle più s in g o la ri p ro fe z ie della ve­
nuta d i C risto , era a ll'in iz io una specie d i pamphletclande. stin o in v e rsi gre c i. Venne tradotto in la tin o da A g o stin o ( 2 7
e sa m e tri) e in c lu so nel «D e civitate D e i» . La sua p o p o la rità
crebbe da quand o, nel V o V I sec., venne in c o rp o ra to nel
se rm o n e p se u d o -a g o stin ia n o "C o n tro judaeos, paganos et
a ria n o s ". Entrò a fa r parte d e ll'U ffic io c ristia n o n e lI'V III seco­
lo. Il p rim o testo m usicale risa le al X secolo. Successivam ente
com parve con crescente fre q ue nza in n u m e ro si o m ilia ri, lez io n a ri e b re v ia ri, a d im o stra z io n e d i come il Canto della
Sib illa d ura nte il M e d ioe vo fo sse cantato un p o ' ovunque
nelle chiese d e ll'E u ro p a c ristia n a . N e i secoli suc c e ssivi esso
trovò due d e stin a zio n i d 'uso , nella litu rg ia , inse rito come canto
in una lectio di so lito durante il tempo n a ta lizio , oppure come
parte d 'un dramma litu rg ic o . Per quanto rig u a rd a in pa rtico­
lare la p e niso la ib e rica , nel 1 9 3 5 H y g in i A n g lé s com pilò una
tavola com parativa d i ben 2 3 v e rsio n i monodiche e 6 p o lifo ­
niche. Un reyvendrà perpetuai è una v e rsio n e catalana del
X III sec. concepita come breve d ra m m a tizza zio n e per il tem­
po d i N a ta le .
Canto o rac o lare particolarm ente v iv id o e sug gestivo è anche
E r was nicht e got in geschuof sc ritto da uno sco no sciuto
Spruchdichter, poeta e m usic ista , del X III sec., il quale scelse
per sé lo p seud onim o di Fegfeuer (P u rg a to rio ). A l re p e rto rio
tedesco ta rd o medievale degli Spruche appartengono anche
g li u ltim i due tito li d i questa seconda parte del p ro g ra m m a .
Introd otto nel 1 8 3 3 dal g e rm a n ista K a rl Joseph S im ro c k , il
term ine Spruch nella sto ria della letteratura tedesca designa
un genere d i poesia che tratta di a rg o m e nti d id a ttic i, p ra g ­
m atici, m o ra listic i, so c io -p o litic i, filo s o fic i, b io g ra fic i, etc..
E sso ris a le a lla p rim a tra d iz io n e d ella liric a germ anica e
divenne p iù d iffu so a p a rtire d a lla metà del X II sec.. S u l suo
sv ilu p p o è v e ro sim ile a b b ia n o in flu ito tanto la p o esia g o ­
lia rd ic a quanto il sirventes p ro v e n za le . N e i p rim i tem pi g li
Spruchsàngerp rovenivano non dai ra n g h i della no b iltà , ma
dalle c la ssi della b o rg h e sia . Il lo ro ra ffin a to se n so a rtistic o e
la lo ro non in d iffe re n te e d uc a zione li ponevano su d i un
g ra d in o più in alto risp e tto a q uello dei se m p lic i m e n e stre lli.
Spetta a W a lth e r von der V ogelw eide (ca. 1 1 7 0 - c a . 1 2 3 0 )
il m erito d 'a v e r elevato lo Spruch a llo status di genere ric o n o ­
sciuto d ella tra d iz io n e di corte.
La m a g g io r parte degli Spruche consistono in una sola stro fa.
L'a nonim a stanza Derkunig Nabuchodonosor in einem trou-
me sach ra pp resenta una succinta rie la b o ra zio n e d e ll'e p i­
so d io n a rra to nel c a p ito lo II del lib ro del profeta D a nie le
(in p a rtic o la re , w . 31 -3 5 ) su l so gno di N a b u c o d ò n o so r. Da
questo ste sso e p iso d io trae sp unto K e lin , un a ltro ignoto
Spruchdichterdel X III sec., p er una stro fa che e sp rim e una
p e ssim istic a a lle g o ria del m ondo m edievale. Il p rog ra m m a
include q u in d i altre sta n ze . N e lla p rim a con u n 'a lle g o ria ab­
ba sta nza o scura K e lin d istin g u e tra i g io v a n i c o rtig ia n i, che
s i occupano d i m usica e p o e sia in modo ro z z o e d ile tta n te ­
sco, e i v e ri m a e stri. A llo ste sso sdegno contro g li incom pe­
tenti e g li dà sfo go nella suc c essiva stro fa . L 'u ltim a stro fa è
invece un a rg uto in d o v in e llo .
Il teologo e poeta P h ilip p e le C h a nc e lie r fu uno dei p ro ta -
g o n isti più im p orta nti d ella vita culturale d ella P a rig i dei p r i­
mi a n n i del Duecento. N a to tra il Ì 1 6 0 e il 1 1 8 0 , d ivenne
magister nel 1 2 0 6 ; dal 1 2 1 1 fu a rcid ia co n o d i N o y o n , dal
1 2 1 6 procura tore della p ro vinc ia ecclesiastica di Reirns.7N e l
1 2 1 8 fu nom inato cancelliere del capitolo d i P a rig i. L 'U n iv e r­
sità ricadeva sotto la sua re sp o n sa b ilità : ebbe continue d i­
spute con p ro fe s so ri, studenti e a uto rità e c clesia li. Per o r ig i­
nalità e v ig o re esp re ssivo , P h ilip p e rappresenta uno dei m ag­
g io ri poeti la tin i m edievali. Q u a si tutte le poesie a lu i a ttrib u ­
ite d a lle fo n ti m a noscritte ci so no giunte con m usica. N o n è
c h ia ro se sia stato p ro p rio sem pre lu i a com po rla . In m o lti
c a si, in e ffe tti, s i tratta d i contrafacta, d i una tale q u a lità ,
però, da d im o stra re come e g li fosse un profo nd o conoscitore
d ella p ro d u zio n e m onodica e p o lifo nic a coeva. I su o i 5 8
conductus (canti che d ura nte la litu rg ia accom pagnavano
eventuali spostam enti del celebrante o p ro c e ssio n i) m onodici
e i 9 p o lifo n ic i - per quanto non tutti d i sic u ra a ttrib u zio n e ra p p re se n ta no un im p o rta nte c ontrib uto a l re p e rto rio d e lla
Scuola d i N ò tre -D a m e . N e l conductus m onodico Ve mundo
a scandali (opera di dubbia paternità n. K 2 7 nel catalogo d i
G ord on A n d e rso n ), facendo ric o rso al lin g u a g g io apocalitti­
co tipico d ella poesia o ra c o la re , l'auto re lancia un penetran­
te g rid o d'accusa contro la c o rru zio n e d ella c uria rom ana.
P a rte III. M ira c o li m a ria n i p e r m usici
La raccolta d e lle " Cantigas de Santa M a ria " ra pp resenta
se n za d u b b io uno dei più p r e z io s i, ric chi e in te re ssa n ti m o­
numenti d ella m usica e della poesia m edievali. Tra m a nd a ta ­
ci da q uattro m a n o sc ritti, tre dei q u a li con m usica , questa
. sillo g e d i o ltre 4 0 0 cantigas venne re a lizz a ta tra il 1 2 5 0 e il
1 2 8 0 sotto la d ire z io n e del re A lfo n so X « e l S a b io » ( 1 2 2 1 1 2 8 4 ). Il ru o lo p ro p u lso re d i questo so vra n o nella c rea zion e
d i questa c o lle zio n e risu ltò d ecisivo . N um ero se delle sp le n d i­
de m in ia tu re che illu m in a n o i codici lo ritra g g o n o in atto d i
im p a rtire d ire ttiv e e c o n tro lla re m usic i e poeti. La sua corte
e ra , in fa tti, divenuta ricettacolo accogliente p e r non pochi
letterati p ro v e n z a li, isla m ic i ed e b rei ta lvolta in fuga (come
ta lu n i troubadours dalla P ro v e n za sconvolta d a lle lotte con­
tro g li A lb ig e si). Anche parecchi m usici tro v a ro n o un sa la rio
a lla corte d i A lfo n so X (nove a n n i dopo la sua morte sa p p ia -
mo che e ra no isc ritti nel lib ro -p a g a ben 2 7 m u sic i, 1 3 dei
quali a ra b i e uno e b re o). N o n c'è concordia tra g li stu d io si
su lla p o s sib ilità che il so v ra n o a b b ia com posto lu i ste sso la
musica e le parole d i qualche cantiga. In alcune, in e ffetti, è
p ro p rio lu i a p a rla re in p rim a p e rso na .
I testi d e lle cantigas, sc ritti in v e rn a c o lo g a liz ia n o , v a ria n o
per lu n g h e zza dei v e rs i ( 4 - 1 6 silla b e ) e per num ero d i linee
che com pongono le sta n ze . C om une a tutte è la p re se n za
d'un estribillo, un re fra in . La grande m a g g io ra n za (ca. 3 6 0 )
segue lo schema d i rim e c a ra tte ristic o d ello zéjel a ra b o (re ­
fra in , d istic o - stro fa d i tre v e rsi m o n o rim i con l'a g g iu n ta
d 'un q u a rto a rim a com une - re fra in ). G li a rgo m enti trattati
sono i p iù d isp a ra ti: leggende p o p o la ri, aneddoti lo c a li, pel­
le g rin a g g i, via g g i d i a ffa ri, com battim enti, etc. . A nche l'in ­
venta rio dei tipi um ani è quanto mai varieg ato: m o ri, c ris tia ­
ni ed e b re i, re lig io si, mercanti, m e n e stre lli, medici e p a zie n ti,
u su ra i, c rim in a li e c o sì v ia . Le c o o rd ina te g e o g ra fich e sp a ­
zia n o d a lla pe n iso la ib e ric a a ll'It a lia , d a ll'In g h ilte rra alla
Francia.
II g ru p p o più c on siste nte è ra pp re se n ta to d a lle cosiddette
Cantigas demiragres, nelle q u a li vengono raccontati g li in ­
terventi m ira c o lo si d e lla V e rg in e . A ritm o di una o g ni d ieci,
con e sse si alternano le Cantigas d e lo o r («d i lo d e »). A nc ora ,
si tro v a n o alcune Cantigas de am ore Cantigas de amigo.
Im po rtanti sono anche le Cantigas de gesta, di carattere e p i­
c o -n a rra tiv o , e le Cantigas de escomio y de m aldezir («d i
scherno e d i m a ld ic e n za »).
Per quanto rig u a rd a la m usica, la m a g g io r parte d e lle Can­
tigas de Santa M aria adotta la fo rm a del virelai, chanson à
forme fixe di stru ttu ra m olto vic in a a q uella d e llo zéjel. Dal
punto d i vista ritm ic o -m e tric o , le m o no d ie delle Cantigas se­
guono un sistema m isto m ensurale e modale a lqua nto fle s­
sib ile , ta nt'è vero che, al term ine dei su o i m in u z io s i stu d i,
a ll'A n g lé s non è riu s c ito di tro v a re alcuna reg o la fis s a per
collegare la com posizione musicale al metro poetico. In quanto
a re p e rto rio di m elodie, la raccolta d i A lfo n so X costituisce un
documento unico p e r lo stud io d elle fo n ti m u sic a li d e lla mo­
nodia medievale. "La musica delle C a ntig a s de Sa n ta M a ria
- a sse risc e l'A n g lé s - abbraccia tutta la gamma delle melo­
die e offre una sintesi del repertorio monodico cortigiano del
suo tempo". In e ffe tti, il team del re d i C a stig lia e Leon fece
incetta d i melodie d e lla più v a ria p ro v e n ie n za , non so lo ibe-
riche (non pochi so n o , p e r e sem p io , i contrafacta d i chan­
sons trobadoriche).
N e l progra m m a , accanto a tre Cantigas de miragres, fig u ra
un b ra no strum entale. S i tratta d 'u n pa io di d a nze d i o rig in e
popolare. Basate su m a te riale ricavato da d ive rse Cantigas,
c o n sisto n o nella costante v a ria z io n e ritm ic a e m elodica d i
alcune fig u re ripetute nel d ia lo g o tra l'a rp a e una fid u la a tre
corde.
Angelo Chiarie
Parte I.
Il Nord: testi poetici in antico islandese dall'E d d a
H lió th s b ith ek a lia r
(Chiedo silenzio a voi tutti)
Chiedo s ile n z io a v o i tutti sa c ri d isc e nd e n ti1, potenti e u m ili,
fig li di H e im d a ll2. V u o i davvero, Padre O d in , che io racconti
fedelmente i racconti più a ntichi che conosco del mondo?
Ricordo giganti a ll'in iz io dei tempi, che mi n u triro n o nei g io rn i
a ntic hi. N o ve sono i m ondi che conosco, nove gig a nte sse
della fo re sta , l'a lb e ro m isu ra to re quando le sue ra d ici stava­
no sotto la te rra 3.
In epoche remote viveva Y m ir4, né sa b b ia , né acque, né fre d ­
de onde v 'e ra n o . La te rra non c 'e ra , né C ielo so p ra essa. G li
dei sa c ri e ra no una v o ra g in e d i vuoto a sso lu to ; erba non ve
n'era affatto.
Poi i fig li di B u r5 so lle v a ro n o la su p e rfic ie d ella te rra . A llo ra
e ssi fo rm a ro n o possente M id h g a rd h 6. Il sole d a l Su d scaldò
le rocce d ella te rra . Dal su o lo a llo ra sp unta ro n o ve rd i p o rri.
Il so le dal S u d , c onso rte della lu n a , la gettò a d e stra o ltre la
linea del cielo: essa non sapeva dove p o rre la sua d im o ra . Le
stelle non sapevano n u lla d e lle lo ro p o s iz io n i. La luna non
sapeva nu lla della sua potenza.
Poi tutti g li dei so v ra n i s i ra d una ro no su i lo ro seggi di potere,
per tenere c o n sig lio , p e r dare nome a lla notte e a lla luna
nuova. E s s i d ie d e ro nome al m attino e al m e z zo g io rn o , a lla
sera e a lla notte; fiss a ro n o la m isu ra del tempo.
1 G li Asa, le divinità del pantheon nordico.
2 Divinità, padre degli uomini: dalle sue tre mogli generò tre fig li
capostipiti delle tre classi sociali umane (servi, agricoltori, nobi­
li).
3 Yggdrasil, la pianta più sacra dei Germani, il fra ssin o del mon­
do, simbolo dell'universo.
4 II gigante prim itivo dal corpo del quale fu creato il mondo.
5 O din, V ili e Ve.
6 La terra abitata dall'uomo, al centro dell'universo, con il bastio­
ne erettole attorno dagli dei per difenderla dai giganti.
G li A sa p o sse n ti s i riu n iro n o p re sso le a re d i Id h a v e lli7, e
ra ffo rz a ro n o i tem pli, a lti, fo rge e ssi p re p a ra ro n o ; fo rg ia ro ­
no; tenaglie d 'o ro e ssi la v o ra ro n o e u te n sili fo g g ia ro n o .
E s s i g io ca ro no ai ta vo li 8 davanti a lle lo ro d im o re . Per nu lla
mancava o ro a g li dei finché tre donne g ig a n ti, a ssa i m inac ­
c io se 9, venne ro fu o ri da lo tu n th e im 10.
Tu tti g li dei so v ra n i s i ra d u n a ro n o q u in d i su i lo ro seggi di
potere, p e r tenere c o n sig lio : chi avrebbe dovuto creare la
stirp e dei n a n i dal sangue di B r im ir e d a lle o s s a d i B la in 11?
C 'e ra M o tso g n ir, il nano creato più potente di tutti, e D u rin fu
il suc c e ssivo . M o lti li fecero a so m ig lia n za d e ll'u o m o come
na ni d a lla te rra , come D u rin era noto d ire :
N y i e N id h i, N o rd h ri e S u d h ri, A u s tri e V e s tri, A lth io fr,
D v a lin n , B iv o rr, B a v o rr, B o m b u rr, N o r i, A n e A n a rr, A i,
M io d h v itn ir,
V e ig r e G a n d a lfr, V in d a lfr, T h ra in n , Theccr e Th o rin n , T h ro r,
V it r e L itr, N a r e N y ra d h r - o ra ho - Reginn e R a d h sv id h r nom inato i na ni.
F ili, K ili, F u n d i, N o li, H e p ti, V ili, H a n a rr, S v io r r , F ra r, H o rn b o ri, F ra g r e Lo n i, A u rv a n g r, la ri, E ik in s k ia ld i.
O ra è tempo di enum erare i nani nella schiera di D valinn fin o
a Lo fa r, q u e lli che sc ia m a ro n o via dai campi sa ss o s i v e rso il
regno di A u rv a n g r in lo ro v a lla :
C 'e ra n o D ra u p n ir e D o la th ra sir, H a r, H a u g sp o ri, File v a n g r,
G lo i, S c irv ir, V ir v ir , S c a fid h r, A i, A lf r e Y n g v i, E ik in s k ia ld i,
F ia la rr e F ro sti, F in n r e G in n a r: e così per sem pre s i ric ord erà
la lista d e g li antenati d i Lo fa r, p er tutto il tempo che il mondo
durerà .
F in o a che i tre fu o ri d a lla sc h ie ra 12, b e lli e p o sse n ti, d a lla
d im o ra d e g li dei vennero al m are e tro va ro n o su lla sp ia q q ia
A s k e Em b ta 13, p riv i di d e stino .
7 La dimora degli Asa nell'età dell'oro.
8 II gioco ai dadi era il metodo con cui g li dei determinano gli
eventi
9 Le tre Nome, Urd, Verdandi, Skuld, che, come le Parche, decido­
no il destino dell'uomo e degli dei.
10 La dimora dei giganti.
11 B rim ir e Blain so n o a ltri nomi p e rYm ir.
12 I fig li di Bur.
13 II frassino e forse l'olmo, i due alberi dai quali gli Asa generaro­
no gli uomini.
N o n avevano né re s p iro , né v ita , né sa ng ue, né voce, né
colore v ita le : O d in diede lo ro s p irito , H ö n ir diede lo ro v ita ,
Lod hur diede sangue e colore vita le.
lo conosco il fra ssin o che sta so p ra d i n o i: Y g g d ra sil è il suo
nome: q u e llo alto in fra d ic ia to da bianche acque. D i lì viene
la ru g ia d a che cade nelle v a lli; sem pre-verd e e sso sta so p ra
la fonte d i U rd h .
Di lì vengono le tre v e rg in i con i p o te ri d i conoscere tutto,
fu o ri d a lle acque che sc o rro n o sotto l'a lb e ro : U rd h una è
chiam ata, V e rd h a n d i l'a ltra - in c isa nel legno - S k u ld è la
te rza . E sse e n u n zia n o la legge; esse decidono l'a rc o della
vita dei fig li degli u o m in i; e sse fissa n o i lo ro fa ti.
R e ith r v a r tha V in g th ó r r
(Sì infuriò Vingthórr)
S i in fu riò V in g th ó rr14 quando s i sv e g liò e non potè tro v a re il
suo m a rtello. Sco sse la sua barba e s i riz z a ro n o i su o i capelli
quando il fig lio di J ò rd h 151
6cercò fu rio sa m e n te a ttorn o a sé.
E a llo ra e g li d isse le seg uenti p a ro le : « O ra ascolta, Lokiì6 ,
quanto sto per d irti (nessuno ancora lo sa, né in terra né in
cielo): il mio martello è stato rubato!».
E s s i a nd a ro n o a lla sp le n d id a d im o ra di F re y ja 17, e a llo ra
egli d isse le seguenti p a ro le : « M i impresteresti, Freyja, i l tuo
magico mantello piumato, s i che io possa andare a cercare il
mio martello?».
F re y ja d isse : «Te lo darei perfino se fosse fatto d 'oro; te lo
affiderei perfino se fosse fatto d'argento».
14 V ingthórr, nome p e rTh o r (ving = scagliare).
15 La gigantessa con la quale Odin aveva generato Tho r.
16 Una delle figure più ambigue della mitologia nordica: dio del
fuoco, dotato di diabolica astuzia, legato un tempo a O din da un
patto di sangue, con g li Asa si comporta a volte da amico a volte
da nemico. Con l'avvento del cristianesimo più volte venne iden­
tificato con Lucifero.
17 La più bella delle dee, distributrice della fecondatrice pioggia
prim averile, vestita di penne (le nuvole) che le permettono di
volare.
A llo ra Lo ki v o lò , il m antello pium ato fru sc iò , finché e g li non
la sc iò A sg a rd h , il reame d e g li d e i, e v o lò in lo tu n h e im , il
reame dei g ig a n ti.
T h ry m , il capo dei g ig a n ti18, sedeva su una c o llin a intrec ­
ciando a u re i g u in za g li p e r i suo i seg ug i, e lisc ia nd o le c rin ie ­
re delle sue gium ente.
Th ry m d isse : «Come va agli Asa? Come va ai nani? E come
mai sei venuto a lotunheim tutto solo?».
« Va male agli Asa, e male per i nani. Se i tu che hai nascosto
il martello di Thor?».
«H o nascosto io il martello di Thor otto miglia sotto terra; e
nessuno lo vedrà mai più finché Freyja non mi sarà portata in
sposa».
A llo ra Lo ki v o lò , il m antello pium ato fru sc iò , finché e g li non
la sc iò lo tu n h e im , il reame dei g ig a n ti, e v o lò in A sg a rd h , il
reame d e g li d e i. N e l c o rtile e gli inc o ntrò T h o r, che d isse le
seguenti p a ro le :
« Porti notizie che ricompensino i tuoi sfo rzi? Fammi un lungo
resoconto mentre ancora sei in aria! Un uomo seduto spesso
dimentica il suo messaggio, e uno che s i sdraia è incline a d ir
bugie».
«Porto un resoconto che ricompensa i miei sfo rzi. Thrym ha il
tuo martello, i l capo dei giganti; e nessuno lo vedrà mai più
finché Freyja non sarà portata a lu i in sposa».
E s s i andarono a vedere la bella F re yja , e a llo ra e ssi d isse ro le
seguenti p a ro le : « Freyja, avvolgiti nelle vesti nuziali, perché
dobbiamo andare nella terra dei giganti».
Fre yja s i a d irò , e so ffiò così furiosa m ente che la d im o ra degli
A sa trem ò, e l'e n o rm e c o lla re dei B r is in g 19 scoppiò dal suo
c ollo. «Dovete credere che io sia davvero bramosa d'uomo,
se pensate che io venga con voi nel regno dei giganti!».
18 II gigante del ghiaccio: personifica l'inverno, durante il quale il
tuono riposa. E lui che ha preso a Th o r il martello M iò ln ir, col
quale il dio produce il fulmine.
19 II prezioso collare Brisingamen (fabbricato dai nani Brising) che
adorna Freyja, dea del cielo, simboleggia l'aurora che cinge il
cielo d una collana rosea. Tutti i g io rni essa la perde e tutti i
giorni Heimdall gliela riporta.
G li dei im m ediatam ente s i riu n iro n o p er la d isc u ssio n e , le
dee s i ra d una ro no confabulando tra lo ro , sedendo in conci­
lio , g li dei fa m o si, p e r trovare il modo d i rip re n d e re il m a rtel­
lo d i T h o r.
A llo ra p a rlò H e im d a ll, il p iù lu m in o so d eg li d e i20; come g li
a ltri W a n i21 e g li poteva prevedere il fu tu ro : «Cingiamo a
Thor le vesti nuziali, e facciamogli indossare l'enorme collare
dei B risin g ;
le chiavi tintinnino ai suoi fianchi, e mettiamo su di lu i una
veste da donna che g li cada fino alle ginocchia; poniamo
g ioielli su l suo petto e un grazioso cappello su l suo capo».
A llo ra il potente d io T h o r p a rlò : « G li altri Asa mi chiameran­
no effeminato se mi lascio cingere in vesti n u zia li!».
A llo ra p a rlò Lo k i, il f ig lio d i Laufey: «Sta tranquillo, Thor, e
dimentica tale discorso! Presto i giganti risiederanno qui in
Asgardh, se tu non riprendi il tuo martello».
E s s i c in se ro a T h o r le vesti n u z ia li, e poi l'e n o rm e colla re dei
B ris in g ; fecero tin tin n a re le chiavi a i su o i fia n c h i, e m ise ro su
di lu i una veste da donna che g li cadeva fin o a lle ginocchia;
po sero g io ie lli su l su o petto e un g ra z io s o cappello su l suo
capo.
P a rlò q u in d i Lo k i, il f ig lio d i Laufey: « Lasciami venire con te
come ancella; insieme andremo a lotunheim».
A llo ra i c a p ri ve nne ro sp in ti fu o ri, e ssi tira ro n o nella lo ro
ba rd a tura , sfo rz a n d o si di c orrere. Le montagne s i spaccaro­
no e la te rra era so m m e rsa d a lle fia m m e ; il fig lio d i O d in
andò a lotunheim .
A llo ra p a rlò T h ry m , il capo dei g ig a n ti: « Alzatevi, Giganti, e
preparate i banchi per la festa! Stanno portandomi Freyja
come mia sposa, la figlia di N iòrdh22, da Noatun23».
(A rriv a ro n o q u ind i nel c ortile vacche dalle corna d 'o ro , buoi
ne ri come il carbone p e r la g io ia dei g ig a n ti.) « Gemme pre­
ziose ho in abbondanza; Tunica cosa che mi manca è Freyja».
20 Heimdall, figlio di Odin e di nove sorelle (le Onde), dio dell'alba
e del giorno.
21 Antiche divinità nordiche; abitano il centro della terra e le pro­
fondità dei mari. Donano fecondità alla natura e benessere agli
uomini.
22 Padre di Freyja, dio dei mari e della navigazione.
23 II castello di N iòrd h in Asgardh.
Pre sto fu se ra , e b irra venne se rv ita a i g ig a n ti. M a l'o sp ite
d 'o n o re da so lo m angiò un bue intero e otto sa lm o n i, tutti dei
banchetti d e stin a ti a lle donne. E, in a ggiunta a c iò, T h o r s i
scolò tre b a rili d i met24.
A llo ra pa rlò Th ry m , il capo dei g ig a n ti: «C hi mai ha visto una
sposa con un morso più tagliente? lo non ho mai visto una
sposa con un morso più largo, né mai ho visto una fanciulla
bere così tanto met».
V ic in o sedeva l'a rg u ta a ncella, ed ella sapeva bene come
risp o n d e re a lle p a ro le del giga nte: «Freyja non ha potuto
mangiare nulla per otto giorni interi, lei era così eccitata al
pensiero di venire a lotunheim».
T h ry m sb irc iò sotto il ve lo n u z ia le , perché voleva ru b a re un
bacio, ma ciò che vid e lo fece sa lta re in d ie tro p e r l'in te ra
lu n g h e zza d ella sa la : «Perché g li occhi di Freyja sono così
te rrib ili? M i sembra che da essi s p riz z i fuoco!».
V ic in o sedeva l'a rg u ta ancella, ed ella sapeva bene come
risp o n d e re a lle p a ro le del giga nte: «Fre yja non ha potuto
dormire per otto notti intere, lei era così eccitata al pensiero
di venire a lotunheim».
A llo ra entrò la povera vecchia so re lla del g ig a nte , e non
ebbe tim ore di chiedere un dono a lla sposa: « Togliti dai polsi
quei braccialetti ro ssi d'oro, se vuoi ottenere il mio affetto e la
mia approvazione».
A llo ra p a rlò T h ry m , il capo dei g ig a n ti: «Portate i l martello
per consacrare la sposa! Il martello sia posto su l grembo
della fanciulla, s ì che entrambi possiamo esser benedetti dal­
la mano di Var25!».
Il cuore di T h o r ris e d e ntro il suo petto, quando il tem prato
g u e rrie ro vid e il suo m a rte llo ; p e r p rim o T h ry m , il capo dei
g ig a n ti, e g li c o lp ì, poi percosse tutti g li a ltri g ig a n ti.
.
Picchiò la vecchia so re lla del gigante, quella che aveva chie­
sto un dono a lla sposa: essa ebbe una botta invece di sc e llin i,
m o lti colpi d i m a rtello invece d i m o lti a n e lli.
E questo è il modo in cui il fig lio d i O d in rip re se il suo m artel­
lo.
Bevanda conosciuta in tutta l'antichità germanica, preparata
con miele e frutta fermentata (una specie di idromele).
Var era la dea delle promesse nuzia li e della fedeltà coniugale.
Svà e r f r i t h r kve nna
(L'amore di una donna)
L'am ore d 'una donna da lla v o lu b ile volontà è come cavalca­
re su l g hiac cio con un cavallo non fe rra to , uno d i due a n n i,
recalcitrante e ind o m ito; o come governa re una vascello se n­
za tim one in una tempesta, o come cacciare la re nn a , zo p p i,
su rocce scivolose.
O ra p a rle re i con c h ia re z z a , perché io li conosco e n tra m b i:
g li uo m in i so no fa lsi contro le donne! Q ua nd o p a rlia m o con
molta c o rre tte zza , a llo ra pensiam o con molta fa lsità , sv ia n ­
do p e rfin o la più astuta delle donne.
A dolci p a ro le e a d o n i o ffe rti dovrebbe ric o rre re c o lui che
anela a ll'a m o re di una donna. Lodi il corp o , la sp le nd id a
b e lle zza - e g li la c on q uiste rà , l'a d u la to re .
N e ssu n o dovrebbe tro va re a rid ire su d i un a ltro p er am ore spesso i sa g g i sono incatenati dove g li sto lti vanno lib e ri con
una b e lle zza che le s t irp i d e sid e ra no .
N e ssu n o tro v i a rid ire su di un a ltro , p e r q u e llo che capita a
più d 'u n uom o: u o m in i sa g g i so no sp e sso tra sfo rm a ti dal
possente A m o re in sciocchi se n za cervello.
I se n si p ro p ri di ognuno sa nno cosa sta nel c uo re ; e g li so lo
conosce i su o i sentim enti. N e ssu n d o lo re è peggiore per l'u o ­
mo ra g io ne vole della m ancanza d ella g io ia bram ata.
C o sì io sc o p rii me ste sso mentre sedevo tra le canne sp e ra n ­
do in un ra p im e nto . Come me ste sso e la vita io la am ai eppure non la ebbi m a i.
S e n n v o ro a e s ir a lli r a th in g i
(Gli dei immediatamente si riunirono)
G li dei im m ediatam ente s i riu n iro n o p er la d isc u ssio n e , le
dee s i ra d una ro no confabulando tra lo ro , sedendo in conci­
lio , g li dei fa m o si, p e r sc o p rire perché so g n i fu n e sti fo sse ro
venuti a B a ld r.
A llo ra O d in s i a lzò , il vecchio d io del popolo, m ise la sella sul
d o rso di S le ip n ir26. Cavalcò a llo ra g iù nelle più buie re g io n i;
là inc o ntrò un se g ug io che veniva da H e l27.
26 II suo cavallo magico a otto gambe.
27 E Garm r, il cane infernale; Hel nella mitologia nordica è il regno
dei morti.
C 'e ra sangue su l suo petto; a lu n g o a bb aiò al d io della m a ­
g ia . O d in cavalcò o ltre - la stra d a concava tuonò - finché
a rriv ò a ll'a lta casa d i H e l.
A llo ra O d in cavalcò a lla porta o rie n ta le ; lì sapeva bene che
al crocevia c'era la tomba della maga, lì il Sa g g io p ro n u n ziò
inca ntesim i per d e sta rla : contro vo g lia ella fu destata e dalla
morte p a rlò :
«C hi è quest'uomo a me sconosciuto, chi mi ha obbligato a
percorrere all'indietro la difficile strada28? Neve è fioccata
su di me, pioggia è caduta su di me, rugiada mi ha bagnata
- a lungo sono stata mortai».
« Vegtamr mi chiamo, figlio di Valtamr29. Parlami d i Hel, io
so del cielo: per chi sono ricoperti i banchi di anelli, le dimore
rese splendenti con decorazioni d'oro30?».
«Q u i s i fermenta il metper Baldr, la bevanda brillante; uno
scudo sta sopra di esso. I figli degli Asa attendono il male che
verrà da esso! Contro voglia ho parlato, ora tacerò».
«Non fermarti, Volva31, voglio interrogarti ancora finché io
non abbia appreso tutto il resto: chi sarà l'assassino di Baldr,
che toglie la vita al figlio di Odin?».
« Hòdhur32 porta a lu i il ramoscello infame; lui sarà la rovina
di Baldr, colui che toglie la vita al figlio di Odin. Contro
voglia ho parlato, ora tacerò».
«N on fermarti, Volva, voglio interrogarti ancora finché io
non abbia appreso tutto il resto: chi vendicherà la malvagia
azione di Hòdhur, portando al rogo l'assassino di Baldr?».
«Rine!33 partorisce a occidente Vali34; ad una sola notte d'età
28 Dalla morte.
Vegtamr = colui che è pratico delle vie, il viandante; Valtamr =
colui che è pratico di battaglie.
Preparativi funebri: la sala è stata preparata per l'a rriv o di
Baldr.
31 Veggente.
Un fig lio di Odin che i Germani immaginavano cieco; su istiga­
zione di Loki scagliò come freccia un ramoscello di vischio che
uccise il fratello Baldr.
Una divinità della terra in seguito sposata da Odin per generare
il vendicatore di Baldr.
Il figlio di Odin e Rind, il cui destino è quello di uccidere Hòdhur.
egli ucciderà l'assassino: non s i laverà le mani, non s i petti­
nerà i capelli finché non sia stato portato al rogo l'assassino
di Baldr. Contro voglia ho parlato, ora tacerò» .
«Non fermarti, Volva, voglio interrogarti ancora finché io
non abbia appreso tutto il resto: chi sono quelle fanciulle,
figlie delle onde, che piangono moltissimo gettando in aria
fino al cielo il loro velo del capo?».
«Tu non sei Vegtamr come pensavo35, ma piuttosto Odin,
vecchio padre del popolo!».
« Tu non sei una veggente, né una saggia maga, ma la madre
dei tre giganti!».
« Cavalca a casa, Odin, rallegrati della tua gloria! D'ora in
poi nessuno mi evocherà più fino a quando Loki non s i sia
liberato dai suoi ceppi, fino a quando al momento della "fine
degli d ei" non vengano i distruttori!».
35 La Volva riconosce O din da questa oscura domanda.
Parte II.
Il Sud: il canto oracolare nelle tradizioni europee
A no n im o
Un rey vendrá perpetuai (Canto della Sibilla]
Refrain: Il g io rn o del g iu d iz io i se rv ito ri sa ra nno ricom pensa­
ti.
U n re eterno v e rrà ve stito della n o stra carne m o rta le: E g li
ve rrà dal cie lo certamente p er p ro n u n z ia re il g iu d iz io su l
secolo.
P rim a che il g iu d iz io sia p ro n u n zia to un gra nd e segno s i
m o stre rà : il so le perd erà il suo sp le n d o re e la te rrà trem erà
con spavento.
In seguito v e rrà un tuono possente, un segno di gra nd e colle­
ra : in una confusione infe rn a le la m pi e g rid a echeggeranno.
U n gra nd e fuoco v e rrà g iù dal cielo con fetore d i z o lfo e la
terra brucerà furiosamente - grande terrore affliggerà la gente.
In se g uito v e rrà un gra nd e seg no , un terrem oto u n iv e rsa le :
per la sua potenza le rocce s i spaccheranno e le montagne
fonderanno.
In se g uito v e rrà con te rro re l'o n n ip o te n te fig lio d i D io per
giud icare i v iv i e i m o rti: chi s'è comportato bene non ha nulla
da temere.
Fegfe ue r
E r was nicht e got in geschuof
E g li non esisteva p rim a che D io lo creasse: in seg uito E g li fu,
e non c 'era e sa rà dopo il suono d e g li a n g e li; due volte E g li
ye rrà s ì che l'u o m o p o ssa d istin g u e re il bene dal male.
Due p a ro le , a llo ra mai p iù ; le tombe so no spaccate a metà,
esse scoprono cosa è dentro d i esse! Tu b u ssi a Lui che sa c ri­
ficò Sé ste sso p e r te, e a ciò non s i può mai p o rre rim e d io !
A him è , anch io busso su d i Lui che accettò di essere percosso
per i m iei e rro ri e che dopo la morte decide chi cadrà dentro
l'a b iss o se n za fine.
G li uo m in i non sanno quando o come e ssi prenderanno con­
gedo da questo mondo.
G ra nd e dolce D io , concedici una buona fin e , perché a llo ra
tu fa i bene.
Cinque c h io stri stanno in so lle c itu d in e p er me; in uno d i e ssi
10 mi trovo o ra ; l'a lt ro è pieno di m onaci n e ri. Il te rzo è là
dove la mela fu staccata, il quarto possiede il calore a ttra ver­
so il quale so no condotti g li a m ic i di D io ; in se g uito e ssi
d im o ra n o in p a ra d iso . D io sta a ffila n d o la sua falce. S o n o
stupito di non sud a re .
11 q u into c h io stro è il tro n o che D io ha m isu ra to con i su o i
strum e nti; con m o ltitu d in i di v e rg in i e di sa nti D io ha a d o rn a ­
to il suo regno.
Q uattro p rin c ip i te rre n i e i lo ro seguaci caddero p er tre g io r­
ni e tre notti. Q ua nd o i nove c o ri sa ra n n o com pletati, a llo ra
la p a ro la di D io sa rà com piuta.
P h ilip p e le C ha nce lie r
Ve mundo a scandalis
G u a i al m ondo per g li sc a n d a li! G u a i a n o i, gente p riv a di
guid a la cui lib e rtà è calpestata. L'occhio d i Rom a dorm e
mentre sia i preti sia la gente sono o p p re ssi sotto g io go s e rv i­
le.
O g g i il d e na ro in n a lz a quelle cose che C risto p er la sua
C hiesa ha acquistato col p re zz o della croce; ma non è te rro ­
riz z a to da ne ssun a d is g ra z ia lu i, il cui vend ica tore dorm e
a lle porte con la spada sg uainata!
G u a i a c o lo ro il cui trib u to è n u trito e cresce p ing ue su p re ­
g h ie re com prate, che non risp a rm ia n o n e ssu n o , s ì che e ssi
possano risp a rm ia re il lo ro ! M a finalm ente il lo ro tradim ento
s i riv o lte rà su di e s s i, e la d iso n e stà s i in filtre rà in m e zzo a
lo ro secondo il g iu sto g iu d iz io d i D io .
G u a i a c o lo ro che a bb and onano il lo ro gregg e in qu e sti
tempi te m pe sto si, che non buttano fu o ri la volpe a bb aia nd o
o con la v e rg a ; e ssi non frutta no n u lla e so no d isa tte n ti, e
peccano sotto l'oc c hio d i D io e gettano le lo ro a nim e nel più
grave pericolo.
O h !, dove s i volgerà la mia v ig n a 36? Dove nasconderà i su o i
fru tti il buon a g ric o lto re , giacché con menti astute questi uo­
m in i m alvagi hanno sete di d istru g g e re il la vo ro d i D io , q u i il
padre, q u i il patrono?
36 Simbolo del popolo d'Israele (cfr. Isaia 5, 1-7) e, per estensione,
di tutti i fedeli (cfr. Matteo 2 1 , 3 3 ; Marco 12, 1; Luca 2 0 , 9;
Giovanni 15, 1 -2).
C risto , avendo pietà d ella sua v ig n a , o ra contro ciascun
m alvagio sp ing e la punta del suo pugnale, e a ffila la spada
per l'attacco im p ro vv iso ; né egli d im in uisc e la sua d isse m in a ­
zio n e di g iu s tiz ia , ma prepara i pesi pesanti per la sua b ila n ­
cia.
A no n im o
Der kunig Nabuchodonosor in einem troume sach
Il re N ab uco d ò no so r vid e in un sogno una statua che si esten­
deva dal su o lo in alto nel cielo. La sua testa era d 'o ro , m era­
v ig lio sa da a m m ira re ; p e r lo ste sso seg no , le sue braccia e il
petto e ra no d 'a rg e nto . Il suo ventre era d 'a c c ia io , e le sue
gambe di fe rro . I p ie di e ra no d i creta e d i fe rro m isc h ia ti egli ruppe quella statua con una pietra.
Q uesta p ie tra venne g iù dal monte e la fra ntum ò in p e zze tti.
K e lin
Ein kiinic in s?me troume sach
U n re in un suo so gno vid e un m ondo fatto d 'o ro c o sì sp le n ­
didam ente, che sp e sso s i diceva che e sso era p riv o del m in i­
mo difetto. Il secondo era del più puro argento, a ssolutam en­
te im m acolato, splendente come uno specchio e partecipava
anche della beatitudine.
Il te rzo era d i fe rro - e sso lo risv e g liò dal suo sogno.
Il no stro mondo presente d e v'e sse r fatto di ram e; lo s i capisce
da quanto segue: M o lti g io va n i n o b ili hanno a pp arenze b r il­
lanti anche se eppure cadono in trap pole di in fa m ia .
F a lsi seg ugi c o rro n o dava nti a me e cacciano g iù cose di
v a lo re ; con a tte nzio ne seguo le lo ro tracce, conducendoli
nella caccia. Il se n tie ro ve ro è molto stretto, m eritevole e te r­
rib ile ; penoso è il cagnaccio che m o lla il suo c o ra g g io al
p rim o od ore cattivo. U n cattivo se g ug io caccerà sem pre la
sua preda da so lo : La preda stessa è il tra stu llo di a lti p rin c ip i
- O uomo sa g g io ind o vina che cosa v o g lio d ire !
C o sì m olti la cui arte è m olto m ise ra dicono « lo son capace!
lo son c a p a c e !»; la vera arte lu i non l'h a mai conosciuta Cosa è in g ra d o d i fare? D im m elo !
Una sc im m ia , un na so ro sso , uno zuccone, un bue tu se i, s ì,
vo g lio d ire te! In tutti i tuoi se n si cieco, e questo è il motivo per
cui non p o sso s o f f rirt i! Potrei fa re il tuo nome se v o le s si, tu il
Bu g ia rd o -in -C a n to ! La tua arte è p iù malata di q u e lla d 'una
g a llin a - tu d o vre sti a ve r molta p a ura d i me - Se tu se i in
grado di creare, a llo ra lo può anche un g a llo ! T i piacerebbe
che io c ontinui a d e nuncia rti?
A cosa chiedo che tu m i dia una risp o sta - a llo ra sa p rò se tu
sei sa g g io . Se tu in d o v in i, con fe lic ità lo am m etterò se n za
gelosia:
Un re non può c om a n d a rlo , non su acqua né su g h ia c cio ;
Esso è potente sia di g io rn o sia d i notte e raram ente è quieto.
O g n i p e rso na ne ha un po' - e sso può e sse re sia p u ro sia
im p uro . E ss o ha potere sia su i devoti sia su i peccatori. Può
essere sia la rg o sia piccolo. N e ssu n o può c a ttura rlo , eccetto
che con una vela, con l'e cc e zio ne d i D io so lo .
Miracoli mariani per musici
d a lle "C a n tig a s de Santa M a ria "
Como o nome da virgen
Come Santa Maria liberò un menestrello da alcuni uomini
che stavano cercando di ucciderlo e di rubargli ciò che ave­
va.
Refrain: Come il nome d ella V e rg in e è be llo per il v irtu o so ,
così contro i m a lfa tto ri è potente e te rrib ile .
Rig ua rd o a ciò, un m ira c o lo avvenne in terra di Catalogna a
un m e ne stre llo che cantava bene, con g ra z ia e d isin v o ltu ra .
M entre via g g ia va da corte a corte, g ua d ag na nd o si una vita
a giata , g iu n se ad a llo g g ia re nella d im o ra di un c a valiere
avido
che g li diede tutto ciò d i cui aveva b iso g n o q u e lla notte.
Comunque, quel m eschino e a va ro cavaliere com inciò a b ra ­
mare c osì fortemente l'a s in o e le vesti appartenenti al mene­
stre llo che o rd in ò a uno dei suo i u o m in i, m alvagio e crudele,
di a nd a re con un a ltro del suo g ru p p o , e di te n d e rg li u n 'im ­
boscata in un posto nascosto nelle montagne. L'uom o lo fece
così di buon grado, perché era uno dei suo i passatempi favo­
r it i, e ve I a ssic u ro , e g li era sem pre b ra m o so d i com piere
a z io n i da codardo.
E g li p re se un com pagno della sua ste ssa ra z z a . La mattina
successiva il m enestrello prese congedo dal cavaliere, e, non
appena e g li fu per la sua stra da ed e ss i lo v id e ro v ia g g ia re
tutto so lo , quei due lo c a ttura ro no in un posto scosceso e
roccioso.
E ssi lo tra sc in a ro no lontano dalla strada e non g li la sc ia ro no
nulla di q u e llo che stava portando. Poi decisero tra d i lo ro di
ta g lia rg li la testa, ma né la V e rg in e né il suo g lo rio so F ig lio
vo lle ro permetterlo.
M entre i due stavano decidendo su chi avrebbe dovuto ucci­
d erlo , e ssi tira ro n o a sorte per vedere chi sarebbe andato per
p rim o , ma Santa M a ria non v o lle perm ettere che una tale
a zio n e fo sse portata a te rm ine, perché il m enestrello g rid ò a
gran voce: «Madre del re misericordioso!
Non permettere che mi uccidano, difendimi senza indugio!».
E s s i, quando u d iro n o ciò, c om inc ia ro no a c o rre re via e p e r­
se ro o g ni se n sib ilità nel lo ro corpo in quel m om ento, tanto
che non riu sc iv a n o a p a rla re . Il m e n e stre llo che era stato
derubato
di tutto ciò che aveva posseduto, quando vide che e ssi erano
in q ue llo stato, fissa n d o si l'u n o con l'a lt ro se n za p a rla re tra
lo ro , prese tutte le sue cose e se ne andò via ed e ssi rim a se ro
in gra nd e paura d i m o rire .
N e ssu n o ha mai se ntito raccontare d i un m ira c o lo c osì stra ­
o rd in a rio , che p ro n u n zia re il nome della V e rg in e poteva fa r
s ì che un uomo non se n tisse nu lla nel suo corpo. C om unque,
molto tempo fa il profeta d isse che il S u o nome era tanto
te rrib ile quanto un potente esercito.
Il m ene stre llo p ro se g u ì su lla sua stra d a , rendendo lode, p ie ­
no d i g io ia , a lla V e rg in e g lo rio sa , sa lv e zz a dei peccatori. E
chi ha ud ito di questo fatto, gra nd e e piccolo a llo ste sso
tempo, lo ha c onsid e ra to un m ira c o lo no b ile e m ise ric o rd io ­
so.
A m a d re d o q ue te rra
Come Santa Maria compì questo miracolo a Cluny per un
prete che cantava molto bene i suoi inni in Sua lode. G li
eretici lo catturarono e g li tagliarono la lingua.
Refrain: La M a d re di C o lui che creò il p rim o uomo da lla terra
può ben fa r s ì che la lin g u a ta glia ta ric resc a come p rim a .
Rig ua rd o a ciò, vi racconterò un m ira colo a ssa i stra o rd in a rio
e m ise ric o rd io so che la M a d re del Re A ltiss im o com pì per un
prete che g li eretici cattura rono in soppiatto perché cantava
sem pre le lo d i d i Sa n ta M a ria .
Q ua nd o lo ebbero catturato, d a p p rim a e ssi progetta ro no di
ucciderlo sub ito , ma, perché potesse vivere nella so ffe re n za ,
g li ta g lia ro n o la lin g u a in profond ità g iù nella sua gola, pen­
sa nd o d i p u n irlo perché non potesse mai più c o m p o rre un
canto di lode alla V e rg in e .
Dopo che g li ta g lia ro n o la lin g u a , lo la sc ia ro no a nd a re, e un
tiro a ssa i cattivo g li g io c a ro n o , perché e gli non potesse p re ­
ga re né cantare come aveva cantato di C olei d a lla quale D io
scelse di e sse re generato per a m o r n o stro . E g li pensava che
avrebbe p e rso la sua ra g io n e con questo d o lo re .
La cosa più penosa p e r lu i era che quando sentiva uno dei
canti che usava cantare, il suo cuore s i sp e zza v a perché non
poteva cantare niente, mentre in passato ciò g li aveva procu­
rato gra nd e g io ia , e incom inciava sem pre a la m e n ta rsi.
C o sì e g li giro va g a va in questa a ffliz io n e , finché un g io rn o
a rriv ò a C lu n y , e, al momento di entra re nella chiesa, ascoltò
e ud ì come e ssi stavano cantando con g io ia i v e sp ri della
Santa V e rg in e Regina. E g li d esid erò ardentemente d i a lza re
la sua voce con lo ro e m ise tutta la sua volontà e la sua fo rza
nel tentativo. Su b ito , Lei nella sua gra nd e bontà fece s ì che la
sua ling ua crescesse di nuovo come p rim a , nuova e in tutta la
sua lu n g h e zza , come era abituato ad averla. In questo modo,
la V e rg in e M a d re e sa u d ì il suo d e sid e rio .
M olte pe rso ne che e ra no lì in quel momento v id e ro ciò e
fecero ben a tte nzio ne al m ira c o lo , come io se n tii. Q u in d i,
tutti inc o m in c ia ro n o a lo d a re la V e rg in e e il prete e ntrò n e l­
l'o rd in e dei monaci.
C o m o d e u s fe z v in o d 'a g u a
Questa X X III. ma è come Santa M aria moltiplicò i l vino in
b a rili peramore di una buona donna di Britannia.
Refrain: Come D io fece il m ira c o lo d i fa re v in o d a ll'a cq ua
alla festa di n o zze , così sua madre a sua im ita zio n e fu capa­
ce d i m o ltip lic a re il v in o in b a rili.
Una donna di B rita n n ia molto buona e devota patì una g ra n ­
de vergogna quando il re in via g g io venne a fa rle v isita nella
sua casa; benché ella fosse in grado d i se rv irg li carne, pesce,
e pane tanto quanto e gli ne voleva, i su o i b a rili d i v in o erano
vuoti e lei non era in g ra d o , per a m o re o per d e na ro , di
p roc ura rne più da un'e stre m ità a ll'a ltra del regno. La donna
d isp e ra ta entrò in una chiesa e fu udita p ia ngere: «A h, Ma­
ria, aiutami a superare questa vergogna!». Immediatamente
la sua p reghiera ebbe una risp o sta : il re e tutta la sua compa­
gnia fu ro n o se rv iti con il m ig lio re dei v in i.
(traduzioni e note esplicative a cura di Angelo Chiarie)