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Anno 8, Numero 169
Akhtamar on line
WWW.COMUNITAARMENA.IT
1 dicembre 13—XCIX M.Y.
Akhtamar on line
Toh, chi si rivede …
A Vienna si incontrano dopo quasi due anni Sargsyan e Aliyev
“Un buon inizio”. Così lo
statunitense James Warlick,
co-presidente del Gruppo di
Minsk dell’Osce, ha commentato l’incontro presidenziale di Vienna
tra
Sargsyan e Aliyev avvenuto
lo scorso 19 novembre.
“Un nuovo inizio” gli ha
fatto eco il presidente armeno; e da ogni parte del
mondo (dalla Russia agli
Stati Uniti, dall’Unione
Europea alle Nazioni Unite)
si sono avuti potivi commenti al meeting austriaco.
Che cosa è successo, dunque? Apparentemente nulla
di così diverso dai precedenti incontri presidenziali.
Però - come abbiamo
avuto modo di riportare
anche nello scorso numero già il solo fatto di rivedersi
dopo quasi due anni di incomunicabilità è buon
segno che una sia pur minima volontà di definire il
contenzioso forse c’è. Alimentata dall’interesse internazionale a spegnare qualsiasi ulteriore focolaio di
tensione in un mondo già
abbastanza turbato di suo.
È un dato di fatto che tutte
le dichiarazioni rese nelle
ultime settimane vanno lette
in segno positivo e buoni(segue pag.2)
sta.
Sommario
Toh, chi si rivede…
1-2
Un appello della FNSI
2
Arzni, la salute è di casa
3
Caviale armeno
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La voce dell’Artsakh
5
Marseille scandaleux!
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Qui Armenia
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Bollettino interno
di
iniziativa armena
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Akhtamar
Rispetto al passato sembra che ci sia
una maggiore attenzione sul contenzioso
e stia progressivamente cedendo quella
voglia di stallo, di immobilismo, che ha
caratterizzato gli ultimi due decenni di
trattative.
“Eppur si muove” verrebbe voglia di
dire…
Messe alle spalle le elezioni presidenziali armene ed azere, le parti in causa
sono spinte a trovare un accordo
Un appello della FNSI
per i giornalisti turchi
incarcerati
Quattro giornalisti turchi, Füsun Erdoğan, Ziya Ulusoy, Bayram Namaz, Ibrahim Cicek sono stati condannati all’ergastolo il 2 novembre
scorso. Altri giornalisti hanno subito
pene per complessivi 3.000 anni di
carcere sulla base della legge antiterrorismo in Turchia. Con accuse le più
disparate per la loro attività di giornalisti sono stati incriminati e condannati, con l’aggravante dell’accusa di
essere membri dell’organizzazione
marxista MLKP, illegale nel Paese.
Nessuno di loro ha commesso reati e
oggi sono in carcere a motivo del loro
lavoro espressione di una professione,
il giornalismo libero e plurale, elemento distintivo delle democrazie dai
regimi, per informare l’opinione pubblica e far circolare le idee. La Efj,
organizzazione europea della Federazione Mondiale dei Giornalisti (Ifj),
ha lanciato una campagna per la libertà dei giornalisti Turchi rinchiusi nelle
prigioni del Paese (almeno 59) con
accuse basate sulla legge antiterrorismo in Turchia. I giornalisti non sono
terroristi. La loro libertà è un fondamento per la libertà di informazione.
La Fnsi – membro attivo Efj/Ifj – lancia anche in Italia, con l’Associazione
Articolo21, un appello alla sottoscrizione europea in rete per il riesame
urgente di tutti i casi dei giornalisti in
carcere in Turchia, per la depenalizzazione dei reati ingiusti a carico dei
giornalisti, per la loro libertà.
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di massima.
I ministri degli esteri stanno per incontrarsi a brevissimo a Kiev. Sembra che
qualche piccolo passo in avanti sia stato
fatto.
“Almeno, se in un primo momento è
possibile ottenere il ritiro dei cecchini, sarà un cambiamento nei colloqui.
I giovani stanno morendo e devono
vivere” dichiara il rappresentante dell’Osce a Yerevan, Andrey Soroking.
Quello del ritiro dei cecchini potrebbe
davvero essere un primo importante
passo al quale farne seguire qualche
altro ancora più consistente.
Non a caso, con singolare coincidenza, il ministro degli esteri turco ha
sottolineato a più riprese, proprio a
cavallo dell’incontro di Vienna, che la
Turchia è pronta a riprendere il filo
del dialogo con l’Armenia a condizione che l’Armenia
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stessa restituisca i cosiddetti territori
“occupati” agli azeri.
Insomma, prima un ritiro dei cecchini
per garantire reciproca sicurezza alle
parti sulla linea di confine; poi
(azzardiamo noi) una, presumibilmente
parziale consegna di territori dalla repubblica dell’Artsakh all’Azerbaigian.
Terre vuote, prive di insediamenti, come
la piana intorno ad Akna (Agdam) e le
province a sud lungo il confine con l’Iran.
Poi, allentata la tensione ed avviato il
dialogo, via libera ad un primo riconoscimento internazionale, foriero di un
successivo accordo definitivo e, magari,
al nobel per la pace ai presidenti in carica. Forse. A meno che Aliyev non voglia ancora giocarsi la carta della minaccia armata.
Però la Turchia preme. Ha bisogno di un
accordo che arrivi all’inizio del 1915
per mettere in ombra il centenario del
genocidio. Vedremo...
UNO SCAMBIO DI TERRITORI PER LA PACE?
La cartina geografica sopra riportata rappresenta uno dei possibili scenari per una concordata e pacifica conclusione del processo di pace sul Nagorno Karabakh.
Sostanzialmente, rappresenta una delle teorie a suo tempo avanzate ossia quella dello
“scambio di territori”.
Preso atto che nessuna soluzione sarà mai possibile all’infuori di quella che preveda il pieno riconoscimento della repubblica dell’Artsakh, è stato ipotizzato che una soluzione
negoziata potrebbe essere quella sopra illustrata.
Come si vede, l’Azerbaigian acquisterebbe il possesso di Agdame di una porzione della
fascia meridionale lungo il confine con l’Iran (eventualmente anche più estesa di quella
rappresentata, fino al fiume Vorotan); in cambio restituirebbe la provincia settentrionale di
Shahumian che faceva parte della vecchia oblast sovietica (NKAO). È fuori discussione
che tutto il bordo occidentale dell’Artsakh deve rimanere assolutamente protetto e quindi
contiguo all’Armenia.
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ARZNI, LA SALUTE E’ DI CASA
L’Armenia, è noto, è ricca di acque e
sorgenti termali che hanno permesso
lo sviluppo di una affermata specializzazione nel trattamento sanitario e
terapico.
Alcune località si sono proprio
“specializzate” sfruttando al meglio le
risorse naturali a disposizione.
Non vi è regione che non abbia un
centro a ciò dedicato ed anche a pochi
chilomteri dalla capitale è possibile
dedicarsi a cure e rimettersi in forma.
Arzni, ventritre chilometri a nord di
Yerevan, nella regione di Kotayk, ha
puntato tutto sulla terapia delle acque e
rinnova le proprie strutture, già conosciute in epoca sovietica, per venire
incontro ad una clientela sempre più
esigente.
Nello scorso mese di agosto si è scmodato eprsino il Primo Ministro, Tigran
Sarsyan, che è benuto ad inaugurare il
ristrutturato “Arzni Health resort” i cui
lavori di riqualificazione sono stati
promossi direttamente dal governo e
cofinanziati dal fondo di investimenti
“SME”.
Riposo e terapia sono alla base della
ricetta di Arzni le cui acque sono ricche di bicarbonato di cloruro di sodio;
la località inoltre vanta un clima
piacevole (non troppo freddo in inverno, non troppo caldo in estate,
gradevole in autunnno), con aria salubre, molte giornate soleggiate ed una
pressione atmosferica piuttosto bassa e
costante.
Nonostante la grande città sia poco
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lontana (ad anche la cittadina di Abovian sia ad una manciata di chilomteri) Arzni riesce ad essere un luogo
indicato per il riposo ed il relax. Nonchè per il trattamento delle patologie
cardiovascolari e per il beneficio della
pelle: miglioramento della circolazione venosa e antiossidanti arrecano
solievo ai frequentatori del centro
benessere di Arzni.
I benefici delle sue acque erano noti
fin dall’antichità e gli storici
dell’epoca riferiscono che anche Tiridate soleva riposarsi da queste parti.
La località sorge sulle gole del fiume
Hrazdan, a 1250 metri di altezza e
conta circa 2500 abitanti.
Fino alla fine degli anni Ottanta vi era
una nutrita comunità di cristiani siriaci poi emigrati quando nella zona
arrivarono i profughi armeni in fuga
dalle persecuzioni in Azerbaigian.
Arzni deve alle sue acque non solo la
attività che gravita intorno al Centro
benessere ma anche una fiorente industria di imbottigliamento e commercializzazione dell’acqua che arriva sulle
tavole di tutta la nazione proprio con il
marchio Arzni (in concorrenza con l’altro grande centro termale di Jermuk).
Arzni, fondata nel 1925, vanta tuttavia
la circostanza di essere stata il primo
centro termale dell’Armenia sovietica;
di questo suo primato “storico” la cittadina va a ragione ben fiera.
Il clima favorevole ed il contesto ambientale la rendono piacevole il soggiorno.
Arzni ospita anche un campo volo che è
utilizzato per l’addestramento di piloti
della Armenian Air Force. Vengono
utilizzati velivoli ad elica, monoposto e
biposto, dal momento che la pista della
base non è particolarmente lunga. Non
sono rare le manifestazioni aero acrobatiche.
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CAVIALE ARMENO
In Armenia i politici e gli organi di
informazione, indipendentemente dal
loro orientamento, trattando della Turchia e dell’Azerbaigian, li definiscono
come avversari. Nella realtà, visto il
comportamento di questi due paesi,
che in ogni occasione cercano di danneggiare l’Armenia, essi dovrebbero,
a maggior ragione, essere definiti come nemici. Grazie al loro peso politico, economico e militare, l’appartenenza alla Nato della Turchia e la
“politica del caviale” dell’Azerbaigian, l’Armenia si trova indebolita di
fronte alla ferocia di questi veri e propri nemici.
Ma non solo soltanto gli armeni a
dover guardarsi dall’arroganza minacciosa turco-azera. Vi sono anche altri
popoli a trovarsi più o meno nelle
stesse condizioni ed è perciò naturale
che l’Armenia tenda la mano a dei
“compagni di sventura”.
In Azerbaigian, oltre all’etnia maggioritaria azera(turca), vi sono altri
popoli non turchi, come i talishi, i tati,
i curdi, i lesghi ecc.. Tutte popolazioni
musulmane, non turche, e che gli azeri
tendono forzatamente ad assimilare. I
talishi (popolazione iranica diffusa nel
sud-est dell’Azerbaigian, al confine
con l’Iran) in particolar modo , sono
soggetti ad un’aggressiva assimilazione forzata, contro la quale cercano di
resistere quanto è loro possibile; tant’è che una ventina di anni fa nella
loro regione vi fu una sollevazione
anti- azera con la creazione di un effimero Stato talish. Orbene è naturale
attendersi un sentimento di simpatia
verso questo popolo da parte degli
armeni; ed ecco che nel Karabagh è
sorta una radio che diffonde programmi in lingua talish; mentre a Yerevan,
nell’ambito dell’Istituto di Iranistica
dell’Accademia, vi è un centro di studi talish che, a livello mondiale, è il
punto di riferimento principale per gli
studi riguardanti questo popolo.
Vi sono anche i curdi. Con essi il
rapporto è più complesso, perché una
parte di essi prese parte attiva al Genocidio, ma un’altra parte si prodigò
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per salvare gli armeni. Ora i curdi
ammettono ufficialmente le loro colpe
ed in varie occasioni hanno chiesto
scusa agli armeni. Si sono installati
perciò dei buoni rapporti tant’è che gli
armeni hanno diritto ad un seggio nel
parlamento della regione autonoma
curda dell’Irak. Per non parlare del
sindaco curdo della città turca di
Dyarbekir che ha patrocinato varie
iniziative a favore degli armeni, dall’istituzione di corsi di lingua armena, al
sostegno per il restauro della chiesa
armena di S. Ciriaco ed al museo armeno attiguo ad essa.L’esempio del
sindaco di Dyarbekir è stato seguito
da altri suoi colleghi e connazionali
della regione, che si sono recati in
Armenia con spirito di amicizia e collaborazione.
Tutte queste iniziative, sebbene rivestano un aspetto culturale o sociale,
non sono da disprezzare, poiché i rapporti fra i popoli sono altrettanto importanti quanto quelli fra gli Stati,
dato che stabiliscono dei ponti fra i
popoli, che sono molto utili e forieri
di ulteriori sviluppi in altri ambiti.
Ma accanto a ciò si stanno sviluppando azioni anche in campo prettamente politico. Recentemente si è
tenuta a Washington una importante
riunione pan-curda, con la partecipazione di rappresentanti curdi di Turchia, Irak, Iran e Siria. Ad essa ha
partecipato una delegazione ad alto
livello del partito armeno Dashnagtzutiun, che già negli anni venti e trenta
del secolo scorso aveva fornito quadri
dirigenti e comandanti militari alla
sollevazione dei curdi di Turchia. Si è
perciò un po’ rinverdito il legame che
c’era fra il Dashnagtzutiun ed il partito curdo Hoy Bun che allora operava
in Turchia. Facendo seguito a questa
partecipazione armena all’assise curda, al termine di essa una delegazione
del partito curdo Pace e Democrazia
(operante in Turchia ove ha alcuni
rappresentanti al parlamento turco) si
è recata nella sede di Washington dell’Armenian National Committe (il
comitato pro-causa armena degli Stati
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di Esse
Uniti)dove si è incontrata con una delegazione del Dashnagtzutiun.
A livello statale, poi, l’Armenia ha
stabilito ottimi rapporti con altri paesi
che, per un motivo o l’altro, non hanno
eccessive simpatie nei confronti della
Turchia, come la Grecia,Cipro,il Libano, la Siria, l’Iran e vari Stati arabi,
Egitto compreso, paese nel quale, primo caso di uno Stato arabo, è in corso
un dibattito per riconoscere il Genocidio.
Come si vede anche gli armeni si
muovono, con i loro limitati mezzi, ma
con determinazione e perseveranza,
come hanno fatto in questi ultimi decenni, per far riconoscere il Genocidio
ed i loro diritti. Certo, non hanno i
mezzi e la capacità di persuasione,
palese ed occulta (attuata comprando,
corrompendo, minacciando)che hanno
la Turchia e l’Azerbaigian, ma riescono a farsi sentire e, come una goccia
che scava la pietra, piano-piano raggiungeranno i loro obiettivi. E questa
sarà la risposta armena alla politica del
caviale. Sarà un caviale armeno, un
po’ indigesto per coloro che, con finalità anti-armene, usano questo alimento per corrompere politici e giornalisti.
Esse
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la voce dell’Artsakh
LA DICHIARAZIONE DEL MINISTERO DEGLI AFFARI ESTERI DELLA REPUBBLICA DELL’ARTSAKH
A margine dell’incontro tra il presidente dell’Armenia e quello dell’Azerbaigian, il ministero degli Affari Esteri della repubblica del Nagorno
Karabakh ha diramato il seguente
comunicato:
La ripresa degli incontri ad alto livello
tra i presidenti di Armenia ed Azerbaigian dopo un lungo periodo di interruzione è importante dal punto di vista
dell’intensificazione del processo di
accordo pacifico nel conflitto tra Azerbaigian e Karabakh ed il mantenimento
di pace e stabilità nella regione.
Crediamo che l’incontro confermi che
non ci sono alternative ad un accordo di
pace e serva ad assicurare la irrevrsibilità dello stesso.
Allo stesso tempo, consideriamo necessario sottolineare che concreti progressi
nel processo negoziale potranno essere
raggiunti solamente prendendo in considerazione la realtà esistente e con il
recupero del format negoziale che veda
la diretta ed immediata partecipazione
della repubblica del Nagorno Karabakh
a tutti i livelli.
Il presidente dell’Artsakh è volato a Parigi
dove ha visitato la sede dell’European
Phonethon che fa parte del circuito
“Telethon 2013” del Fondo armeno
“Hayastan” che ogni anno raccoglie milioni di euro a favore della causa armena.
Sahakyan si è congratulato con lo staff di
volontari presieduto da Bedros Terzian.
Nella foto è insieme al celeberrimo regista
franco armeno Robert Guediguian.
OMBUDSMAN EUROPA E LE BUGIE AZERE
L’Istituto Europeo degli Ombudsman (EOI) ha smentito quanto riportato nei giorni
scorsi dalla delegazione azera che partecipava alla conferenza europea di Innsbruk
(Austria). Secondo gli azeri il delegato del Nagorno Karabakh Yuri Hayrapetyan
sarebbe stato cacciato dalla conferenza.
Ora un comunicato ufficiale dell’Istituto sconfessa l’ennesima campagna di disinformazione di Baku. Hayrapetyan non è stato assolutamente allontanato dalla conferenza alla quale ha potuto partecipare a titolo individuale così come è riconosciuto da
molti anni; non ha potuto tenere un discorso politico ufficiale in rappresentanza dell’Artsakh in quanto non esiste ancora un riconoscimento ufficiale.
Ancora una volta l’Azerbaigian non ha perso l’occasione per fare una pessima figura
sul piano democratico e su un tema (quello del difensore civico, l’ombudsman appunto) che dovrebbe suggerire tolleranza e moderazione.
MEMORIALE INAUGURATO
NELLA REGIONE DI MARTUNI
Il presidente Sahakyan ha inaugurato
nel villaggio di Hatsi un memoriale
dedicato ai caduti della guerra di liberazione e del secondo conflitto mondiale.
Hatsi è un piccolo borgo che sorge quasi
al confine con la regione di Askeran, nel
nord della provincia.
ANNO 8, NUMERO 169
IL FUTURO ENERGETICO NELLE
MINI CENTRALI IDROELETTRICHE
Procedono a buon ritmo i lavori di ampliamento delle sistema idroelettrico del Paese
che consentirà a breve una completa autosufficienza in campo energetico. I lavori di
costruzione delle centrali di Mataghis 1 e
2 , cominciati oltre due anni fa, sono in
fase di completamento: i due nuovi impianti a regime garantiscono 7,8 M/Watt di
capacità.
La società elettrica “Artsakh HEK” ha
investito dieci miliardi di dram (circa venti
milioni di euro) per questi impianti e per
quelli di Trghe 1,2 e 3.
Nel 2011 il volume di capacità elettrica era
di 260 milioni di K/wattora; al termine del
completamento dei lavori di costruzione
degli ultimi impianti la capacità produttiva
aumenterà di altri 130 milioni di K/wattora,
garantendo piena sufficienza energetica
alla nazione che può anche contare sul
sistema dell’invaso artificiale di Sarsang.
Complessivamente, la repubblica dell’Artsakh sarà a breve in condizione di esportare l’eccedenza di energia.
LA “LISTA NERA” DELLA
DEMOCRAZIA
L’ultimo in ordine di tempo ad esibirsi in
Artsakh è stato un paio di settimane fa
Placido Domingo Junior, figlio del celebre baritono madrileno ma non meno
dotato dal punto di vista vocale.
Dopo la sua performance a Yerevan non
ha avuto problemi a recarsi nella capitale
della repubblica del Nagorno Karabakh
dove ha tenuto il suo acclamato concerto. Alle domande dei giornalisti riguardo
al possibile inserimento nella famigerata
“Black list” azera delle personae non
gratae, Domingo jr. ha chiaramente fatto
capire di non essere interessato alle questioni politiche. Scherzando ha detto che
con una sigaretta ed una tazza di caffè
non avrebbe avuto alcun problema a
passare la notte anche in Azerbaigian a
meno di non dover essere giustiziato da
un plotone di esecuzione il giorno dopo.
Come dire, l’arte deve avere la meglio
sull’intolleranza azera...
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Marseille scandaleux !
L’Olympique di Marsiglia, per tutti l’OM,
è una delle squadre di calcio più popolari
oltralpe.
Ma da alcuni mesi l’attenzione sulla formazione del famoso Vélodrome si è spostata dal piano calcistico a quello politico.
A fine agosto, infatti, la società francese
ha siglato un contratto di sponsorizzazione
con la Turkish Airlines che ha così festeggiato il varo del nuovo volo tra la città
mediterranea ed Istambul.
Ora, non è il primo né sarà l’ultimo caso
nel quale la compagnia aerea turca si fa
pubblicità sulle maglie di una squadra
sportiva. I turchi stanno investendo molto
in questa operazione di maquillage ed
hanno provato anche ad entrare in Italia,
fino ad ora senza successo.
Però loggare il simbolo turco sulle maglie
della squadra di una città che ospita ottan-
tamila armeni non era mai accaduto.
La società marsigliese non ha voluto sentir
ragioni della protesta della folta comunità
armena.
Una dichiarazione rilasciata dal Consiglio
di Coordinamento delle Organizzazioni
armene in Francia ( CCAF - Sud), la rappresentazione degli armeni di Francia ha
evidenziato che questa partnership tra la
compagnia di bandiera turca Turkish Airlines e l’Olympique de Marseille ha sollevato l'emozione e la rabbia dei francesi armeni sostenitori del club che non capiscono questa alleanza con uno stato negazionista del genocidio armeno. “Questa
sponsorizzazione è un affronto alla memoria delle vittime del genocidio e alla dignità dei discendenti dei sopravvissuti al
genocidio, alla vigilia del centenario del
genocidio" dice la nota. Molti sostenitori
dell’OM hanno disdettato l’abbonamento e
le proteste hanno riempito i forum calcistici e le pagine dei giornali.
Ma al soldo non si guarda e l’Olympique
non è tornata indietro sui propri passi.
Certo che in a città con ottantamila armeni
ci saremmo aspettati alcune migliaia di
tifosi a protestare vivacemente fuori dalla
sede societaria o dentro il Vélodrome.
Troppa rassegnazione da parte della comunità o disinteresse per i soldi turchi?
Qui Armenia
SINDACO YEREVAN A PARIGI
Tron Margaryan, sindaco di Yerevan, ha
partecipato a Parigi alla 33a conferenza
generale dell’associazione sindaci francofoni. Nel corso della visita ha avuto
un colloquio di lavoro con Bertrand
Delanoe, primo cittadino della capitale
francese.
HIROSHIMA
Un monumento alle vittime della bomba
atomica di Hiroshima verrà presto inaugurato nel centro di Yerevan. Non sono
stati ancora illustrati i dettagli dell’opera, ma da quanto si è appreso, si tratterà
di un piccolo blocco monolitico proveniente proprio dalla cittadine sulla quale
nel 1945 cadde l’ordigno che provocò la
morte di centocinquantamila persone.
AMBASCIATA ITALIANA
L’ambasciatore italiano in Armenia
Bruno Scapini sta terminando il suo
mandato preso la sede diplomatica di
Yerevan e, in tale occasione, ha avuto
una serie di incontri di saluto con le
istituzioni armene nel corso dei quali ha
riconfermato la sua amicizia per l’Armenia ed il popolo armeno.
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JEEP TROPHY IN ARMENIA
Nei pressi di Ijevan (regione di Tavush)
si è tenuto lo scorso 17 novembre il
“Jeep Trophy Sprint” organizzato dalla
Federazione automobilistica armena e
sponsorizzato dalla Motul
(multinazionale francese dei lubrificanti). Alla corsa hanno partecipato una
quarantina di equipaggi provenienti dall’Armenia, Georgia, Turchia e Iran, divisi in quattro categorie.
BANDIERA ARMENA
L’Armenia ha adottato un regolamento
concernente l’uso ufficiale della propria
bandiera e del simbolo nazionale. Il
documento contiene disposizioni riguardo le tonalità specifiche di colore da
utilizzare. Inoltre i simboli dello stato
non potranno essere utilizzati, senza
specifica approvazione, su sigilli o documenti non provenienti da istituzioni
governative. Il regolamento vuole disciplinare l’uso degli emblemi armeni e al
tempo stesso aumentare nei giovani il
rispetto per i valori dello stato.
SVIZZERA ED ARMENIA
I due Paesi hanno siglato di recente un
accordo di cooperazione nel campo della
educazione e della scienza. L’accordo
prevede, tra l’altro, assistenza universitaria ed agevolazioni per l’apprendimento della lingua, della storia e della cultura dei rispettivi stati.
IL MUFLONE FERITO
La caccia la muflone è severamente
vietata in Armenia e costituisce un vero
e proprio reato. Un esemplare di questo
animale è però stato trovato ferito da un
colpo di arma da fuoco vicino alla località di Areni. Un gruppo di ambientalisti, coadiuvato dalle forze dell’ordine,
ha individuato i presunti responsabili
dell’azione.
POVERI RESTI ARMENI
Durante dei lavori di scavo in Ucraino
sono stati rinvenuti resti umani. Da ricerche e dal materiale raccolto è stato
accertato che si tratta di Sergey Aghasyan, classe 1925, morto in combattimento con l’Armata Rossa durante il
secondo conflitto mondiale. A settanta
anni di distanza troveranno riposo in
terra consacrata.
FUMO
Varate norme ancora più severe contro
il fumo e la pubblicità dei tabacchi.
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Shakira, sbaglia i colori e fa infuriare gli azeri...
Bollettino interno a cura di
comunitaarmena.it
Q U E S T A P U B B L I C A Z I ON E E ’ E D I T A
CON IL FAVORE DEL
MINISTERO DELLA DIASPORA
il numero 170 esce il
15 dicembre 2013
w w w. k a ra b a k h. i t
I nf or m az i one q uot i di a na
i n i t al i an o s ul l ’ Ar t s ak h
A volte basta poco per combinare un guaio. La nota cantante Shakira ha mandato su
tutte le furie gli azeri allorché a Baku, in occasione della cerimonia inaugurale del
torneo di calcio femminile under 17, si è presentata con la bandiera armena in mano.
In realtà si trattava di quella del suo paese, la Colombia, che però la cantante ha
esibito alla rovescia facendola diventare quella dell’Armenia. Lei probabilmente non
si è resa conto di niente, gli azeri hanno schiumato di rabbia vedendo quel drappo...
HAYclick
DAMASCO, 13 NOVEMBRE - Centinaia di persone hanno preso parte ai funerali dei
due piccoli armeni, Hovhannes Atokanian e Vanessa Mikho Bedros , uccisi due
giorni prima dallo scoppio di un missile caduto davanti all’ingresso della scuola armena
dalla quale stavano uscendo per raggiungere la fermata del bus, nel distretto cristiano
della capitale siriana.
Ennesime, giovani, vittime, di un guerra che non sembra avere mai fine. Aumenta purtroppo il bilancio delle vittime armene coinvolte nella guerra civile. Ed oltre al tragico
bilancio di vite spezzate, la comunità deve fare i conti con la distruzione ed il vandalismo su chiese, scuole ed istituzioni armene.