George Berkeley a Testaccio nel 1717
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George Berkeley a Testaccio nel 1717
roccia. L’oscurità è notevole, ma l’acqua è limpida di un azzurro chiaro e sembrava illuminata dal disotto da un fuoco azzurro. L’effetto era straordinario. Un altro giorno sono andato a Ischia, molto più grande di Capri e con un monte alto quasi come il Vesuvio. L’isola è molto lontana e, a differenza della consorella, tutta roccia e strapiombi vertiginosi, è ammantata di verde e le casette spuntano qua e là dalle chiome degli alberi come grossi nidi di aquile. Poco distante dal nostro approdo si eleva dal mare un isolotto roccioso di lava su cui è stata costruita una cittadella fortificata dagli Spagnoli che per molti secoli hanno governato sugli indigeni. Ischia è oltremodo famosa per le sorgenti termali quasi come quelle di Plombières. Dal mare gorgogliano acque sulfuree che guariscono gli storpi e le donne sterili. Abbiamo fatto colazione in una rustica locanda con pesce appena pescato, fichi deliziosi e un vino ambrato migliore del tanto celebrato Bordeaux. Posso dire di aver trascorso una giornata indimenticabile». Il ritorno a Napoli riporta Gogol ad una realtà alquanto diversa: «Le donne di Napoli - scrive alla madre - sono George Berkeley a Testaccio nel 1717 di Domenico Di Spigna Tra i numerosi ospiti di “riguardo” del mondo artistico e scientifico, che da secoli e soprattutto durante il “grand tour” del ‘700 furono visitatori dell’isola d’Ischia, vi è da annoverare George Berkeley, noto filosofo britannico giunto sulle nostre rive nel secondo decennio del XVIII secolo. Era questi nato in Irlanda a Dysert il 12 marzo del 1685 da genitori inglesi. Fu uomo dai vari interessi e di notevole spessore culturale, definito il “filosofo dell’immaterialismo”, ma anche naturalista, religioso ed infaticabile viaggiatore con l’hobby per l’architettura. Si era laureato presso il Trinity College dove in seguito avrebbe insegnato lingua ebraica e greca e teologia. Fu consacrato prete nell’anno1710, per divenire vescovo di Cloyne (piccola diocesi d’Irlanda) il 19-3-1734. Compirà due viaggi in Italia, il primo nel 1713, quale cappellano di lord Peterborough, ambasciatore in Sicilia, il secondo nel 1717, certamente tra tante difficoltà, considerato lo stato delle vie di comunicazione del tempo ed i mezzi di trasporto, per le terre più remote e sconosciute del Mezzogiorno, giungendo fino al “tacco d’Italia”, l’estremo sud delle Puglie. I suoi soggiorni sul suolo italico avranno natura sentimentale e psicologica al di fuori degli schemi del viaggio organizzato. Essi si riveleranno improntati al forte desiderio per la scoperta di nuovi luoghi, all’interesse per un diverso aspetto della natura che si presenta alla sua vista; il tutto per arricchire la sua formazione culturale nel duplice aspetto della filosofia e dell’acquisizione dei contenuti scientifici. 46 La Rassegna d’Ischia 4/2008 sempre alla finestra; per loro è un godimento come l’andare a teatro. Esse guardano anche se per la strada passa soltanto una capra o un asino. Nei vicoli, fuori dalle misere abitazioni terragne, se ne stanno sdraiati per terra, quasi nudi, marinai e lazzaroni, e così sdraiati ingoiano maccheroni smisuratamente lunghi. Qui è tutto un chiasso, una confusione, un rumoreggiare tanto diverso dai quartieri di Roma. L’altro giorno sono andato ad ammirare i cavalli di bronzo donati dallo Zar al re di Napoli. Sono statue equestri imponenti, ben fatte, che danno lustro alla nostra nazione». Le lettere continuano nella minuta descrizione dei modi di vita dei napoletani e di quelli del contado, un po’ sulla falsariga dei tanti viaggiatori stranieri (Goethe, Stendhal, Lamartine, Ibsen, Bergsoe, Kopisch) che vollero lasciare una traccia imperitura della loro presenza nella terra del sole, della musica, dell’arte, ma soprattutto di una filosofia della vita che resterà inesplorata anche per il più accanito e pervicace antropologo, alla vana ricerca di un.. .perché! *** Per inciso va ricordato, che oltre ad essere vescovo, naturalista, fu pure matematico e proiettato verso l’arte della pittura ancor più della musica: musica che non disdegnò di insegnare ai propri figli che erano in numero di quattro, avuti dalla moglie Anna Foster sposata il primo agosto 1728. La seconda venuta in Italia, va dal 1717 al 1720, quando accetta di accompagnare, quale precettore per un viaggio nella nostra penisola, George Hashe, figlio del vescovo di Clogher e vice cancelliere dell’università di Dublino. Come allora avveniva per gli altri viaggiatori, in mancanza di treni George Berkeley e areoplani, una volta oltrepassata la Manica si seguitava per la Francia e giù per il Moncenisio si faceva rotta per Torino, Milano, Bologna, Firenze, Roma e così via verso il Sud dell’Italia. A gennaio sarà a Roma e a fine marzo a Napoli, dove sarà attento spettatore dell’eruzione del Vesuvio, spedendo una dettagliata relazione e le sue impressioni alla Royal Society. Roma, città monumentale di antiche vestigia, farà in lui scoprire capacità di progettazioni: basti pensare che si cimentò nel progetto di un collegio per missionari nelle Bermude e alla sua consulenza per la costruzione delle dimore di alcuni patrizi britannici, al suo ritorno in patria, dopo tre anni di permanenza a Newport nel Rhode Island. Ma, al di sopra di tutte queste sue attività, rimaneva in lui principalmente la ricerca della felicità, dell’utopia materializzata attraverso la conoscenza delle isole, che prima delle Bermude saranno l’isola d’Ischia e la Sicilia, laddove potrà ammirare la maestria dell’arte greca nell’antichità. La grande isola flegrea sarà un privilegio della felicità a lui concesso. Vi dimorerà ben quattro mesi e vi assaporerà la dolcezza della sua salubre aria, la quiete, il calore. Sarà la sua “summer island”. Negli appunti del proprio diario isclano parlerà della bontà delle acque termali, citando i precedenti studiosi di questo salutare elemento naturale, quali Giulio Iasolino, medico di Monteleone Calabro e professore all’Università di Napoli nel secolo XVI, e l’altro più antico, Giovan Battista Elisio (sec. XIII), medico di Casamicciola alla corte angioina (1). Egli stesso praticherà il sudatorio del Succellario a Testaccio. Il risanamento che chiederà alle stufe testaccesi per se stesso, avrà pure un’altra funzione, ossia quella della guarigione dai mali della natura che attanagliano l’uomo e quindi della sua salvezza, ideale questo che ben si rispecchia nel suo essere di filosofo e religioso. Nell’isola vi arriva nel mese di giugno dopo il suo “peregrinare” nel Sud, dove rimarrà stupito per la bellezza di Lecce (2) che definirà la città più bella d’Italia, e dopo essersi fermato un paio di mesi a Napoli per essere spettatore dell’eruzione del vulcano il 17-4-1717. Nella minuziosa descrizione che fa di Inarime, antico toponimo d’Ischia, spesso si attiene alle note di Stradone (3), di altri storici antichi e, come prima menzionato, a Giulio Iasolino dalla cui opera “De Rimedi Naturali che sono nell’isola d’Ischia”, ripete alcune righe: «contiene Ischia, promontori, valli, piani, fonti, fiume, lago, istmo, monti, giardini e copia di gustosi frutti, vini perfetti di più sorti, abbondanza di cedri, aranci e limoni e miniere d’oro» (4). Aggiunge che la morfologia dell’isola è molto varia: «ora una pianura fittamente coltivata, ora una valle coronata di fertili colli e qua e là case bianche sparse, ora una strada scavata fra i monti…, ora profondi e orridi precipizi, colline rotonde con dolci pendii e con le cime ricoperte di viti. Ora rocce e grotte spaventose, spaccature profonde». È questa un’esatta e minuziosa presentazione della maggiore isola dell’arcipelago campano stilata tre secoli or sono, oggi attualissima sotto il profilo di una interessante scoperta territoriale e turistica. Berkeley aggiunge ch’essa è molto varia e Barano con la sua torre campanaria offre un piacevole sfondo; per tale affermazione coloro che conoscono il luogo penseranno al rossiccio osservatorio, posizionato nel centro del paesino di Testaccio (5), dove trascorse tutta una lunga estate. Non mancheranno poi annotazioni circa l’amministrazione civica dei vari Comuni dell’isola, da quanto gli viene riferito da Jachino e Aniele (Gioacchino e Aniello) e quelle di carattere popolare quando assiste ad una discussione di piazza o meglio “scena di vita paesana”. Riferisce infatti della scommessa che fa il farmacista Burry, rivolto a Sealy (6), affermando di essere in grado di fare il miracolo di S. Gennaro; Sealy è un arzillo vecchietto che si vanta di aver mangiato numerose vipere, cosa che fa in sua presenza mangiandole vive. Cita pure la questua che per strada fanno delle persone, per comprare ceri da ardere a Gesù Cristo. Per quanto riguarda l’indole degli abitanti dice che i più vindici e inclini all’omicidio sono gli abitanti di Forio e di Buonopane. Infatti anche il suo impatto con l’isola non fu lieto: proprio vicino alla sua abitazione era avvenuto un assassinio. Questo ci porta alla mente quanto già aveva affermato più di un secolo prima, Giulio Cesare Capaccio (7) che, descrivendo l’indole degli isclani, diceva che essi sono portati alle ingiurie e agli omicidi, forse perché un fuoco bolle nelle loro vene o riscalda il sangue. D’altra parte, il filosofo irlandese annota che il resto della popolazione è pacifico. Nella lettera, che invierà da Napoli ad Alexander Pope (8), parlerà di Ischia in modo lusinghiero, stupenda nella sua varietà considerandola “l’epitome del mondo”. Simili affermazioni, un secolo dopo saranno dettate dal romantico poeta francese Alphonse de Lamartine, più volte gradito ospite di Casamicciola. Per quanto detto possiamo affermare, che la descrizione di queste terre mediterranee ha per dominante motivo il sentimento estetico della natura. *** 1) La figura di questo medico è ricordata con una lapide nella piazza di Casamicciola Terme. 2) Corrisponde all’antica Aletium. 3) Strabone storico greco che nella sua “Geografia” aveva fatto una descrizione di Pithaecusa (Ischia). 4) E’ una ripetizione erronea di quanto affermato da altri srittori. 5) In quel tempo Testaccio era Comune autonomo di circa 700 anime. 6) Questo termine inglese si pronuncia come l’equivalente Silaie, voce del dialetto locale equivalente a Stanislao. 7) Storico e letterato di Campagna d’Eboli del sec. XVI che aveva scritto su Ischia e le sue acque termali. 8) Alexander Pope (1688 1744), tra i più noti poeti inglesi del primo ’700, che tradusse pure l’Iliade e l’Odissea. Bibliografia G. Berkeley, Viaggio in Italia a cura di T.E. Jessop e M. Fimiani. Bibliopolis 1979. Luce A.A. The life of George Berkeley Bishop of Cloyne, London 1949. Il ritratto di Berkeley è di John Smibert e trovasi presso la National Portrait Gallery di Londra. La Rassegna d’Ischia 4/2008 47