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La Memoria del vino
La VIGNA dei MILLE ANNI
I Paesaggi, le Storie, il Lavoro degli Uomini
Benedetto Migliaccio
Napoli 16 gennaio 2017
Hotel Continental
Una delle sensazioni più particolari che si
provano alla Conca dei Maronti è legata al
«carattere inimitabile» che assumono le cose e
le persone.
Per spiegare il «carattere della gente» da
Secoli si cerca una spiegazione nel Mito (la
Maledizione ed i Veleni sparsi nella Fonte di
Nitrodi da Esculapio dopo l’ uccisione di
Coronide da parte di Apollo), o nella Genetica
(i geni mescolati dalle invasioni di popoli
lontani nei secoli scorsi) o nei secoli di
isolamento prima che la strada provinciale
girasse tutta l’ isola.
Scienza e Mito non sembrano in grado di
spiegare i sapori, ed il carattere dei prodotti
della Terra che nascono lì.
Per la Vigna dei Mille Anni il mio amico
Andrea D’Ambra è ricorso agli Zeoliti.
Un substrato di tufo verde macerato che
trattiene come una spugna l’ umidità ed i
nutrienti costringendo le radici delle piante ad
una singolare ginnastica per cercare
nutrimento e refrigerio nelle torride calure
estive.
Ed ai Vapori Termali che, risalendo da
Cavascura e dalle Fumarole, si posano su
Terra, Piante, Fiori e Frutti generando
inconfondibili colori, profumi e sapori.
J. Godward
Belvedere
Gotzloff
Golfo di Pozzuoli
Una sauna in grotta con il mio amico Antonio Fimiani
mi ha svelato un nuovo mondo; l’ incontro tra l’ acqua e
l’ energia, la scintilla della vita. Ancora più feconda se
si accetta che l’ acqua abbia la capacità di portare con
se e trasmettere il ricordo di ciò che ha incontrato.
Secondo taluni la Memoria dell’acqua è
determinata dai moti collettivi e coerenti delle molecole
che, influenzate, finiscono per comportarsi come un’
unicum capace di ricevere e trasmettere informazioni.
L’acqua così porterebbe con sé la memoria degli elementi
con cui ha avuto un contatto; un "ricordo" influenzato da
inquinamento, musica, parole, scritte e intenzioni.
Essendo composti in maggior parte di acqua Persone,
Fiori e Frutti ricevono e raccontano le esperienze che l’
acqua ha incontrato!
Per accettare il concetto è necessario interpretare la
Natura con la logica di Bernardino Telesio (Cosenza, 1509
–1588) filosofo e naturalista che, staccandosi dalla visione
magica, affermò che l'uomo non deve imporre i suoi
schemi a priori alla natura, ma deve scoprirne umilmente le
leggi interne che regolano la vita.
Albert Einstein (1879 – 1955) e prima di lui Claude
Bernard (1813 – 1878 fisiologo francese) fondarono le loro
scoperte diffidando dalle «nuove chiese dei grandi leader
scientifici e dalle loro teorie e scoperte».
Volendo per un attimo tradire la fedeltà alla scienza ed
alla ortodossia di turno, possiamo immaginare un
meraviglioso viaggio fuori dalle leggi della scienza del
nostro tempo, cavalcando la Memoria dell’ acqua.
Lo scorso anno la Vigna dei Mille
anni ha incontrato le emozioni di un
grande artista cileno
Omaggio a
PABLO
NERUDA
S. ANGELO 2015
LA MEMORIA DELL'ACQUA
Il racconto di Patricio Guzman parte da una goccia d'acqua contenuta in un blocco di quarzo.
Dopo Pablo Neruda la Vigna dei Mille Anni incontra un altro grande cileno
Stelle e ghiacciai un giorno
potranno
raccontare storie
Antiche
Sconosciute
Il calice di vino, come un quadro, un libro ed una poesia, è in grado di raccontare Storie
straordinarie
E ti fa incontrare
persone straordinarie
che legano un pezzo d’ anima
alla tua vita!
Il battesimo de «La Vigna dei Mille anni» non avviene in enoteca, ma alla Biblioteca Nazionale
«Vittorio Emanuele III di Napoli», Palazzo Reale, Sala «Libri rari».
Nelle «sale pompeiane» la Biblioteca ha accompagnato il battesimo della Vigna con un’ altra
rappresentazione: Ischia e la sua cultura millenaria
Quella terra conosci…
(Goethe, Viaggio in Italia).
Iniziamo
a conoscere
la Vigna
Ma non ripetiamo gli errori di nobili e cicisbei
Il Territorio è stato modellato da antichi, ed ancora sconosciuti, movimenti vulcanici
Alture,
Depressioni,
Sorgenti,
Cattedrali
sommerse,
forse anche
Laghi nel
sotterraneo
Fatti
sconvolgenti i
cui effetti
si notano
tuttora
(fenomeni di
bradisismo
sulla Costa, e
Sorgenti
Thermali calde
diffuse
ovunque sull’
isola d’ Ischia).
Gioacchino La Pira – Eruzione del Vesuvio
Il ciclo di Helios
Il Sole, per maturare le viti, si leva prestissimo dalla collina del Testaccio e la sera tramonta dietro la, tra S. Angelo e Punta Chiarito
La zona di Iesca è come una
Antica Meridiana: Senza
Sole non funziona!
E’ impossibile immaginare i
Paesaggi, le Viti e la Baia
dei Maronti - il più
Selvaggio ed incontaminato Scenario del Sud
dell’ Isola - senza l’ abito
quotidiano !
Straordinarie sensazioni accompagnano il
lunghissimo percorso quotidiano del Sole lungo la
Baia dei Maronti, da est ad ovest!
L’ invincibilità
delle
Cime
create dal Vento e
dalla Tempesta
La donna che
non si piega
Lilith è il Demone
femminile Invincibile,
legato al Vento ed alla
Tempesta, nato nella
religiosità sumera
circa nel 3000 a.c
John Collier
Lilith
(1892)
Il Territorio propone un Viaggio
Straordinario, dove dominano ancora
le tre classiche S (Silenzio, Semplicità,
Solitudine)
che all’ epoca del Gran Tour fecero
innamorare i Grandi Viaggiatori
Europei.
Partendo dalla Chiesa di Serrara
scende verso il mare, pervasa dagli
odori della Macchia Mediterranea ( a
seconda delle stagioni, predominio di
finocchio selvatico e ginestra).
Portati dalla Brezza marina, si
ammirano via via Punta Imperatore,
Sorgeto e Ruffano.
Si toccano dall’ alto S. Angelo e le
Fumarole, sullo sfondo i Pescatori,
Capri, Sorrento, Buonopane,
Testaccio ed i Maronti.
Secoli di piogge e venti hanno scolpito questi Luoghi,
ancora sconosciuti alla maggior parte degli
isolani; di fronte un gruppo di Pizzi fuoriesce dal
terreno in un colore perfettamente Bianco
Un percorso, scomodo e non segnalato da nessun
Itinerario Turistico ma ricco di Fascino, conduce
tra i segni dell’ Isola più autentica: si arriva da,
attraverso una classica via impervia e scoscesa.
Viti, Fichi, Cantine nel Tufo e Terrazze coltivate
accompagnano la passeggiata.
I Pizzi Bianchi, un luogo “irreale”, un monumento alla
Caducità del Bello, una fiera della Vanità!
Per un Capriccio Naturale questi paesaggi sono stati
creati dal Vento e dalla Pioggia, gli stessi che
prima o poi li distruggeranno .
Lo sfondo del biancore è un Inno alla Natura
lussureggiante: giungono gli Azzurri dal Mare
dei Maronti, il Verde dalle Vigne e dal Bosco
della Jesca, i Rossi dai Corbezzoli, i Gialli dalle
Ginestre e dalle Cassie, e poi Fiori, Orchidee
spontanee, Querce, Lentischi, Mirti.
Seguendo il sentiero - a strapiombo sul burrone
scavato dalle piogge – si giunge al mare dei
Maronti tra vigneti, verdi erbe mediterranee,
pastori e greggi di pecore e caprette, un bosco di
querce
Si incontrano Paesaggi agresti incontaminati,
Capperi, Mirti, Vigneti, Boschi di querce e
Corbezzolo, Fichi, Palme, Caprette al
pascolo, Spettacoli prodigiosi ed ancestrali
della natura, i Calanchi Bianchi, Taverne
contadine, Grotte scavate nel tufo e giunti
al livello del mare, dulcis in fundo, le
mitiche Acque della Cava Oscura,
probabilmente le più straordinarie dell’
Isola, note sin dall’ Antichità ed apprezzate
dai Greci e dai Romani.
Il viaggio sino a Cavascura lascia senza fiato
ed avvicina allo Spirito autentico dell’ Isola;
sono altri i posti dove sono necessarie le
Comodità, i Lussi e le Modernità….
La passeggiata è il più poderoso
meccanismo vitale che la natura abbia
creato sull’ Isola, e con Buona Salute e lo
Spirito giusto si riesce a godere della sua
Perfezione.
Arrivati a Cavascura, la testa degli ospiti
ancora oggi viene messa a riposare su di una
pietra piuttosto che su di un cuscino.
I pizzi bianchi
Bianchi ed inquietanti
Nel sito geologico
primordiale trionfa
una natura aspra, a
pochi metri dai vigneti
lussureggianti e dagli
stabilimenti
idrotermali.
I misteri dell’ Isola
sembrano iniziare in
queste caverne!
Le acque, nel sottosuolo, attraversano Stanze e Cattedrali sommerse creano Laghi e percorsi
misteriosi attraverso
i quali si arricchiscono e poi e si recano giù sino a Cavascura!
lo sbuffo terrificante di tifeo
il soffione dei maronti
Cavascura:
Le fonti
miracolose
Pindaro Omero Strabone Plinio riferiscono delLE
frequentazioni da parte delle popolazioni
antiche, presso cui fu vivissimo il culto delle
acque salutari
Cicerone ricorda
che nell’ Isola dI
Ischia esiste una
spiaggia dove
sotto la sabbia
ed in fondo al
mare brucia il
cuore di un
Vulcano e nella
valle di Cava
Scura scorre un
acqua bollente
I vicini ritrovamenti
delle lastre e dei
bassorilievi di
Apollo e delle
Ninfe Nitrodi
completano il ciclo
Dal Territorio, al Paesaggio, all’ Ambiente
Il PaesaGGIo MedITeRRaneo dell’ Isola dI IschIa e’ seGnaTo dalla
coltivazione della vite E DAL mito di bacco (o dioniso)
Bacco prese casa ad Ischia
Paolo Veronese
Bacco insegna agli uomini l’ uso della Vite
Affreschi di Villa Barbaro
Maser
La leggenda racconta che il Dio
era infuriato perché qualcuno aveva
rubato le Viti dalle sue coltivazioni
nell’ Asia Minore e le aveva
impiantate nell’ isola di Ischia.
Giunse sull’ Isola furioso ed intenzionato a punire i colpevoli, ma
trovò una bellissima giornata di
Sole.
Incantato da tanta Bellezza e
dallo scenario generato dai Vigneti
impiantati con le sue Viti rubate,
non ebbe il coraggio di compiere la
Strage che aveva in mente.
Anzi, ordinò di aumentare i
vigneti, e di spargere le Viti per
tutta l’isola.
Ischia è da allora la sua Isola
prediletta, ed a ciò si deve la qualità superiore delle uve e dei Vini.
La storia:
prima dei greci e di palepoli
Gli scavi alla Punta Chiarito hanno portato alla luce i resti di un antico villaggio di capanne risalente al 750-730 a.C.
abbandonato dopo un’eruzione vulcanica. I Coloni Greci, quindi, in effetti restaurarono un insediamento già esistente ed
ancora più antico. Il loro soggiorno ischitano venne però bruscamente interrotto, ed il Villaggio seppellito da una coltre di
fango seguita ad un’ alluvione. Il fango ha custodito per secoli le capanne e gli attrezzi. Oggi una sala del Museo Archeologico
di Napoli ospita la ricostruzione di una capanna di Punta Chiarito.
I Greci scelsero
questi luoghi ascoltando il Suono dei
Cembali, ed osservando il Volo delle
Colombe.
Canova
La Danzatrice con i cembali
Canova
La danzatrice
prima del restauro
Pirati cumani o Pitekussani?
Ma prima dei Greci, questi Luoghi vennero abitati
da affascinanti personaggi, pressocchè sconosciuti al grande Pubblico: I Pirati Cumani, per
altri Pitekussani, alle cui antiche scorribande
secondo Tucidide sembra si debbano le
fondazioni di città sicule dello Stretto (Zancle
oggi Messina) e della costa etnea.
Secondo taluni, l’ insediamento ritrovato a Punta
Chiarito era infatti precedente ai Greci, ed era
un sito ottimale solo per i Pirati: dotato di una
eccellente visuale sulla costa, consentiva di
prevenire attacchi e di muoversi con rapide ed
efficaci incursioni.
La zona era Inadatta ad una stabile colonizzazione
ed alla presenza di Donne al seguito (tranne
che schiave o rapite) per la natura selvaggia
ed infertile del suolo, mentre era un rifugio
ideale proprio per questi feroci Incursori,
tanto Antichi quanto Misteriosi.
I popoli del mediterraneo, secondo Tucidide, uscirono
dalla barbarie quando iniziarono a coltivare la
vITe e l’ olIvo;
Pithecusa (Πιθηκούσσαι, Pithekoussai) rappresenta il più antico stanziamento in Italia,
venne fondata nel sec. VIII a.C. dai Greci di Eubea.
Il ritrovamento di una fattoria di agricoltori a
Punta Chiarito ha rivoluzionato le conoscenze,
anticipando al 780/790 a.c. lo sbarco dei primi
coloni e localizzandolo al versante meridionale
venti anni prima rispetto alle alture di Monte
Vico, nel settentrione dell'isola.
Il meridione, e specie il lido dei Maronti,
offriva sbarco comodo e riparo dai venti, ideale
per le navi, e da lì il sentiero che dalle
Fumarole e dalla Cava Oscura si inerpica
verso l’ Epomeo reca ancora oggi agli antichi
toponomi di Noia e Calimera, ideali ripari per
chi volesse esser poco visto dai pirati, per poi
calare verso i 180/250 metri di altezza dal
mare, ritenuta dai coloni greci ideale per la
coltivazione della vite.
Punta Chiarito dal Belvedere della Vigna
Ma ad Ischia non è stata trovata solo una Fattoria
non si insediò solo una comunità di coltivatori, ma anche un ceto con fisionomia aristocratica
La Coppa rodia, detta di Nestore (del
seconda metà dell'VIII secolo a.C.)
rinvenuta nel corredo di un fanciullo di
circa dieci anni
Uno dei primi esempi di vita conviviale.
Il vino bevuto dalla coppa subito intriga il
desiderio di "Afrodite dalle belle corone".
« Νέστορος εἰμὶ εὔποτον ποτήριον
ὃς δ' ἂν τοῦδε πίησι ποτηρίου αὐτίκα κῆνον
ἵμερος αἱρήσει καλλιστεφάνου Ἀφροδίτης »
« Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà
da questa coppa subito lo prenderà il
desiderio di Afrodite dalla bella corona »
Il ritrovamento della fattoria greca
Punta Chiarito
Qui comincia una nuova storia
Cultura e tradizioni dei
luoghi ove si coltiva la
vite al modo DEI GRECI
DAI COLONI GRECI: LA leggenda -Le Fumarole
Zeus infuriato per la
ribellione dei giganti,
seppellì Tifeo sotto un
enorme masso che prese
le forme ed il nome
dell’ Isola dI IschIa.
I soffioni infocati
delle fumarole
vengono dalle viscere
della Terra e sono il
respiro caldo e
furioso del gigante
imprigionato
TIFEO il gigante figlio di Tartaro e
di GEA venne sconfitto da Zeus
nella battaglia dei Campi Flegrei.
La LEGGENDA IL MITO DI ODISSEO
La Pietra Nave
In Località Punta Imperatore vi è uno
Scoglio con una strana Forma, che viene
detto “La Nave”.
La Leggenda narra che lì sia
stata pietrificata la Nave dei Feaci
– antichi abitanti di Scheria - che
tornavano dopo aver riportato
Odisseo alla sua Itaca.
La nave fu pietrificata dall’ Ira
Infinita del Dio del Mare.
Poseidone infatti aveva maledetto Ulisse - colpevole di aver
accecato l’ unico occhio di suo
Figlio Polifemo – e con lui coloro
che lo avrebbero aiutato a
tornare in Patria.
Accortosi troppo tardi del
Viaggio di rimpatrio e dell’ aiuto
dei sudditi di Nausicaa, tenne
fede alla promessa fatta a
Polifemo impedendo che la nave,
al ritorno dopo aver riportato ad
Itaca l’ Eroe, toccasse di nuovo le
coste Patrie.
La leggenda vuole identificare
Scheria nell’ odierna Isola di
Ischia.
APOLLO E CORONIDE
Apollo
assistendo
alle
Danze delle Ninfe si
innamorò di Coronide e la
rese sua sposa; per lei,
come regalo di Nozze, rese
magiche le acque delle
Ninfe di Nitrodi.
Le Acque delle Ninfe
apportavano straordinaria
Bellezza
alle
giovani
Donne, grande Vigoria
fisica ai Maschi, ed agli
anziani guarivano i Mali
del corpo.
Dalle Nozze di Apollo e
Coronide nacque Esculapio
che insegnò agli ischitani a
curare i Mali con la
medicina delle acque
Adam Elsheimer – Apollo e Coronide
1606 - 1607
Un luogo che non si discute, SI AMA:
S. Angelo
Prima dell’ anno MILLE i
Monaci Benedettini fondarono
un piccolo Monastero con
annessa chiesetta consacrata a
S. Michele sul promontorio di
S. Angelo.
I Benedettini diedero grande
impulso alla coltivazione della
terra e specie della vite, insegnando che in quel posto si
poteva vivere anche d’ altro,
oltre che della pesca.
In Isclana Insula, vulgo
Ischia olim Aenaria
Abbatia tit. S. Angeli de
Pacia ordinis S. Benedicti
(cfr. Lubin “de
Abbatiarum Italiae
Brevis Notitia”)
Verso il 1400 i Benedettini vennero soppiantati dagli Agostiniani, che
conservarono la devozione a S. Michele.
Jesca - La Vigna dei Mille anni
Pochi vigneti al mondo possono vantare un simile pedigree;
al di là delle indimostrate ipotesi greche, MILLE
ANNI di storia documentata non si raggiungono
ovunque.
La “Vigna de jsco” “confina ad Oriente con .. mentre a
mezzogiorno costeggia la via per la quale si sale fino
al vertice del monte”
Fu offerta in “donazione con clausola di inalienabilità”
nell’ anno 1036 dal Conte Marino Mellusi e dalla
Contessa Teodora – sua regalissima consorte - al
Monastero dei padri Benedettini.
La donazione, redatta in latino Medioevale, accompagnava lo
spoglio di tutti i possedimenti terreni della
ricchissima coppia, ed era accompagnata dalla
minaccia di scomunica a chi in futuro avesse osato
alienare quei beni che erano stati offerti al Signore
per la redenzione delle Nobili anime.
La disposizione - riportata nei Regi Neapolitani Archivi
Monumenta – ci assicura che a quell’ epoca lontana l’
estensione della Jesca – confinante con la già
esistente strada che risale al Monte - era già coltivata
ed adibita a vigneto e faceva parte delle dotazioni
terrene della nobilissima stirpe del Conte.
La fine del
medioevo
Dopo il Buio del Medioevo, in epoca storica il Pontano, nel “de Bello neapolitano” narra della celebre presa dell’ Isola d’ Ischia da parte di Re Alfonso
d’ Aragona, e delle successive battaglie per sedare la rivolta di Giovanni d’
Angiò.
Sull’ Isola – di primaria importanza strategica - il Re insediò la più fidata
“Guardia” di cui disponeva, quella costituita dalla Nobiltà siciliana e
catalana che lo aveva seguito alla conquista del Regno di Napoli.
La Storia dell’ Isola fu segnata dagli strazi indicibili con cui avvenne la forzata
sostituzione al Potere!
Le Truppe fedeli al Re di Aragona ebbero il Potere, le Donne e le Terre, a danno
del popolo fedele agli Angiò, sterminato o sottomesso a viva forza.
Comincia così la Storia Moderna dell’ Isola, che si legge ancora sui luoghi che
furono Teatro delle Antiche gesta; la Porta di queste Antiche Battaglie
risale dai Maronti verso l’ alto.
Fouquet Jean
Madonna e bambino
1450 ca
La leggenda narra che la strada dai Maronti veniva
utilizzata per invadere l’ Isola ed assalirla di nascosto.
E difatti sul piano strategico nulla di meglio per
assalire l’ Isola che sbarcare sul versante meridionale –
meno abitato – risalire i Maronti verso l’ alto per poi
sorprendere alle spalle, e meglio ancora nel sonno, le
popolazioni Isclane.
Si dice che lungo la strada, nelle Gole, negli Anfratti e
nelle segrete Grotte, furono nascosti dai Pirati gli
innumerevoli Tesori frutto delle antiche razzie, in attesa di
tornare a riprenderli; ma naturalmente di ciò non può
aversi conferma alcuna.
L’analisi logica del Territorio porta ad ipotizzare che
il percorso sia ben più antico, e risalga ai primi coloni
greci che – risaliti dai Maronti - si insediarono alle ben
più riparate e nascoste Noia e Calimera (insediamenti greci
documentati).
Le condizioni altimetriche e di esposizione portano a
suggerire che dai ben nascosti villaggi di monte
scendessero verso valle per attendere alle coltivazioni dei
vigneti, nei siti ottimali del versante meridionale.
Ma quegli insediamenti non lasciarono traccia, mentre
sono documentati quelli d’ epoca Romana, cui si perviene
con i vari sentieri verso il mare che ancora oggi si possono
individuare lungo i versanti dell’ Epomeo.
Dragut
I cavalieri francesi venuti da lontano a sostenere la guerra di Giovanni d’
Angiò contro gli Aragonesi si accamparono al “Casale” ove si avvedettero della
bellezza delle donne del luogo, e mirabilmente mescolarono le razze ed i
geni! Seguirono grandi combattimenti ed infinite stragi per affermare il dominio
di casa d’ Aragona
Il percorso di Via Jesca
Immaginiamo di vedere risalire i Greci d’ Eubea, le truppe di Alfonso d’
Aragona giunte ad invadere Napoli. Oppure quelle di Ferrante giunte per
scacciare il traditore Toriglia, vendutosi a Giovanni d’Angiò. O ancora i
Corsari Turchi e Saraceni che nel ‘500 la percorsero più volte,
terrorizzando gli abitanti dell’ isola. E la celebre razzia del Pirata Khair
el din (il Barbarossa) nell’ anno 1524.
La leggenda: i pirati e
La Baia dei Maronti
B. Bortone - 1528
Il placido e poco
frequentato versante
meridionale, per Strategia
ed anche per conformazione, nell’ Antichita’ si
prestava ottimamente agli
sbarchi di truppe armate.
La Baia dei Maronti era
orograficamente la
migliore risalita per
assaltare l’ Isola alle
spalle, aggredendo le sue
parti più ricche ed abitate
- e quindi meglio difese di sorpresa.
Per difendere la comunità dalle incursioni dei Pirati Saraceni al Monastero venne aggiunta una Torre di difesa
Ma la torre di s. angelo, senza adeguate guarnigioni, non era da sola
argine sufficiente
e difatti la difesa prediletta degli ischitani fu la
fuGa sull’ epomeo e nelle grotte nascoste nel tufo
La torre e le difese
non fermarono mai
il feroce
Barbarossa ed i
pirati turchi che
imperversarono
sino alla battaglia
di lepanto
La "cronaca" dei combattimenti fra le navi
Francesi (che difendevano S. Angelo) e quelle
Sicule (inviate da re Ferdinando di Borbone)
dalle “Cronache militari e marittime del
Golfo di Napoli e delle Isole Pontine durante
il decennio francese", pubblicato dal
Ministero della Difesa - Ufficio Storico - nel
1953.
Uniformi
Esercito
Francese
1800
La morte di maddalena
Le uniformi dei soldati sono state sempre studiate per infondere Terrore nei civili e nei
nemici, e con ciò guadagnare in rispetto e timore; i Francesi hanno sempre meritato tale
fama! Durante i cannoneggiamenti del 1808 Maddalena, una ragazza di buona famiglia
Serrarese, non obbedì agli ordini del padre e non si rinchiuse in casa, ma volle recarsi
lungo i sentieri interni verso S. Angelo a “velè che succelev”. All’ improvviso ai trovò
dinanzi le truppe francesi sbarcate dopo la battaglia, ed ancora in assetto di guerra; guerrieri
sporchi di sangue e sudore, armi fumanti, coltelli! L’ emozione fu troppo forte ed
improvvisa; il cuore della giovinetta non resse. I francesi, mossi a pietà e stanchi per le tante
battaglie, scortarono il corpo sino dal padre, e spiegarono l’ accaduto; furono compresi dai
Serraresi, e nacque una istintiva fratellanza dinanzi alla morte immatura; allestirono un
picchetto d’ onore ai Funerali. Maddalena, giovane vittima, riuscì per un giorno a pacificare
tutti, francesi e restauratori, e le truppe per assistere alle esequie ebbero anche ospitalità
nella casa di don Pietropaolo Iacono a Serrara
Il Gen. Broccoli, scrive: "...All'alba del 2
giugno 1808 le vele borboniche sono riapparse
all'orizzonte; sembrano più numerose e dirigono di
nuovo su Ischia, fra capo Cavallo e Punta
Sant'Angelo. Correale le previene e va a dar fondo
al Testaccio in ordine di combattimento. Attaccato
d'infilata, ripiega ad angolo la linea ed accetta lo
scontro, che si protrae dalle dieci del mattino fin oltre
le tre del pomeriggio, infliggendo anche questa volta
severe perdite al nemico. La "Minerva" resta
disalberata di gabbia, il "Leone" di parrocchetto e di
bompresso, tre Cannoniere sono rasate, una
Bombarda messa fuori combattimento, finchè i
Borbonici ne hanno a sufficienza e riprendono il
largo. Nei combattimenti le perdite napoletane sono
state di cinque morti fra cui il comandante della
Cannoniera n. 13, Lorenzo Massa, e undici feriti, fra
i quali lo stesso Correale. Danni sono stati inferti
dalle cannonate siciliane alla Torre' di S. Angelo e
alla vicina chiesetta. Le perdite sicule, secondo
notizie affiorate più tardi, ammontano a quaranta
morti". Nel luglio del 1809 i Borbonici
assalivano nuovamente l'Isola d'Ischia,
occupando
il
Castello
Aragonese
e
incendiando la Torre di S. Angelo
La Torre resistette per secoli
sino al luglio 1809 quando
vi fu la seconda battaglia
tra le truppe francesi e
quelle Siculo-Borboniche
Queste ultime diedero fuoco alla
Torre, determinandone l’
inesorabile abbandono ed
il successivo declino.
.
Ignoto
Battaglia per Ischia
Rovinata la Torre, e chiusa la Chiesetta ed
il Monastero, miracolosamente la Statua
lignea di S. Michele scampò alle
devastazioni e venne portata al riparo
sulla Chiesetta della Madonnella, che
sostituì l’ antico plesso ormai rovinato.
Da allora inizia la devozione al Santo!
Luca Giordano – S. Michele
Il Paesaggio è frutto del lavoro degli uomini
Non tutti sanno che attraversare la Jesca significa entrare in contatto con un pezzo della Storia del Vino di Ischia e
della plurimillenaria cultura dei lavoratori della sua terra!
La sua storia è parte della storia
del vino dell’ Isola d’ Ischia,
rinomato sin dall’ antichità,
celebrato sul Continente, oggetto
di ricchi scambi con le altre
Regioni, e soprattutto con la
Toscana
La rotta da S. Angelo a Piombino
fu tra le più battute sino agli
inizi del secolo scorso.
Altro fortissimo inter scambio
correva tra S. Angelo e la
Penisola Sorrentina, e su tale
rotta si intrecciano i rapporti tra
le famiglie Amalfi (Piano di
Sorrento) de Sinno (Vico Equense) Jacono (Serrara) e Migliaccio
(Barano) attorno alle quali
ruoterà per gli ultimi tre secoli la
Storia della mia famiglia
La Jesca è destinata
per la massima
parte a Vigneto.
Per gli Ischitani il
Vino d’Ischia è
quello di Serrara e dire di Vino
e di Serrara equivale a parlare di Jesca.
Una Storia che attraversa i Secoli è
testimone della
straordinaria
qualità del prodotto enologico.
E non si entra nella
Storia senza Seri motivi
In epoca Moderna, alla fine del 1600, la Tenuta della Jesca appartiene alla dotazione di d.
Natale Jacono, l’ uomo più ricco di Serrara. Viene trasferita (quasi) intatta nel ‘700 al
nipote d. Pietropaolo Jacono (I); si è poi conservata (quasi) intatta fino ai giorni odierni,
attraverso una travagliatissima storia, quella della famiglia proprietaria!
“Merecoppe e Merevasce”
Il Matrimonio impossibile
Nel diciottesimo secolo il dominatore assoluto delle Cronache Serraresi fu
don Pietropaolo Jacono (I), nato il 28 giugno 1751, che riunificò il patrimonio delle due più ricche (e rivali) famiglie Serraresi entrambe di cognome “Iacono”. Quella della collina, in serrarese di “merecoppe”, detta
“Parruocci”, ove il nonno materno Natale è stato il personaggio di maggiore
rilievo nella Storia del paese (proprietario del “Palazzo” e di sconfinati possedimenti da Ruffano all’ Epomeo, dove dotò la Cappella dell’ Eremo di S.
Nicola). Quella del Mare, e quindi di “merevasce”, detta “Marculli” dove il
nonno paterno Simone è stato il primattore della marineria Santangiolese,
proprietario di Bastimenti e dei vastissimi appezzamenti che vanno dalla
Torre di S. Angelo allo storico “piano di Marcullo”, oggi costa del Capitano ed a Succhivo. Le famiglie Iacono rivali e nemiche furono “costrette alla
pace” dal matrimonio tra Marco Iacono di Simone e Clara Iacono di
Natale, genitori di d. Pietropaolo,.Il “Matrimonio del secolo” (raccontato da
Benedetto Di Ruzzo) fu il massimo evento nella Serrara del secolo XVIII
Una storica lite tra i discendenti
Iacono “merecoppe”, che ebbero
quel “quasi” all’ interno della
Jesca, ed il mio bisnonno d. Antonio smuove le cronache di fine
800 e da inizio ad un’ altra Storia
Nel secolo XIX con don Pietropaolo (II) la Tenuta della Jesca acquista una importanza sempre
maggiore nell’ economia, quasi esclusivamente agricola, di Serrara.
La
Tenuta di Jesca
rappresenta il fiore
all’ occhiello della
potentissima
famiglia Iacono
Dal 1830 consente la più
pregiata produzione di Vini dell’
Isola, che si diffondono con l’ etichetta di Famiglia.
I
Vini giungono ad
affermarsi in campo nazionale ed a
ricevere la Medaglia per il valore
della produzione
La Tenuta della Jesca dà
da vivere ad intere
famiglie e lo sviluppo del Commercio dei vini da S.
Angelo rappresenta
il momento di massimo fulgore della
Jesca.
Anno 1870
Il vino della Tenuta Jesca porta sull’ Isola di
Ischia la Medaglia d’ onore dal Concorso
enologico nazionale.
da: Salvatore D’ Ambra
La vite ed il vino nell’ Isola d’ Ischia (1962)
Jesca
“Localmente conosciuta come
Eschia, confina a nord
con Latierno, ad ovest
con Rufano Madonnelle e
Coatro, a sud con la
spiaggia dei Maronti, ad Est
con il Casale. Altitudine
da 90 a 250 mt. S.l.m. esposizione sud. Terreni argillosi, di medio impasto e
sciolti.
I vigneti sono anche qui, per le
solite ragioni, abbandonati. La superficie vitata risulta scarsa; prima della Filossera la superficie totale
si ag-girava sui 20 ettari,
con produzione di 1500 ettolitri di vino l’ anno; oggi
sui 10 con produzione di 50
ql. l’ anno.
Un autorevole incoraggiamento viene da uno dei grandi Maestri della
vinificazione ischitana del 900
Si da comunque risalto alla
Zona che, pur avendo oggi
produzione minima, si distingue nettamente per la
qualità superiore dei Vini”
La lunga Storia di amicizia di S. Angelo
con il popolo tedesco nasce a cavallo
della più grande tragedia del secolo
scorso: la Furia antisemita che spira sulla
Grande Germania di Hitler mette in
fuga Letterati, Artisti, Poeti e Pittori di
origine ebraica, o comunque perseguitati
per le loro Idee, Tendenze od
Appartenenze.
Rudolf Jacobi
WERNER GILLES 1894-1961
FIGUREN IN LANDSCHAFT
Per l’ asse ereditario di don Pietropaolo II alla fine dell ‘800 scoppia la bagarre. La Jesca nel 1875 era stata costituita in dote al primo figlio maschio d. Antonio (Sindaco di Serrara) per le nozze con la
ricchissima Agnese de Sinno (figlia del Sindaco di Vico) ed è oggetto di collazione; ma solo in danaro e non in natura! Viene valutata più del “Palazzo”, ma la famiglia Iacono non tollera che, tramite le
discendenti femmine di don Antonio (spose entrambe ai rampolli della famiglia rivale Migliaccio di Barano), esca dal Dominio diretto della Famiglia. La Jesca nel secondo quarto del ‘900 poi viene persa e
duramente ricomprata. La “bagarre” continuerà anche nella famiglia Migliaccio.
Serrara – Iesca
primi anni 80
I dissidi prima o poi, si sa, distruggono ogni cosa !
Il veRo MIRacolo e’ quello dI vedeRe InveRTITo Il coRso deGlI evenTI !
rinascere la vita dove sembrava indisturbata ed inarrestabile la rovina!
Liti e rancori
perseguitano
questi luoghi
Sino alle
soglie
del 2000
E così le
Storie di
famiglia
finiscono
per
distruggere in
poche
generazioni
anche le
cose più
belle
ἐπιφάνεια
gli antichi greci così indicavano l'azione o la manifestazione di una Divinità
Si fronteggiano vis a vis i Capricci degli Dei
Da un capriccio all’ altro