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La Memoria del vino La VIGNA dei MILLE ANNI I Paesaggi, le Storie, il Lavoro degli Uomini Benedetto Migliaccio Napoli 16 gennaio 2017 Hotel Continental Una delle sensazioni più particolari che si provano alla Conca dei Maronti è legata al «carattere inimitabile» che assumono le cose e le persone. Per spiegare il «carattere della gente» da Secoli si cerca una spiegazione nel Mito (la Maledizione ed i Veleni sparsi nella Fonte di Nitrodi da Esculapio dopo l’ uccisione di Coronide da parte di Apollo), o nella Genetica (i geni mescolati dalle invasioni di popoli lontani nei secoli scorsi) o nei secoli di isolamento prima che la strada provinciale girasse tutta l’ isola. Scienza e Mito non sembrano in grado di spiegare i sapori, ed il carattere dei prodotti della Terra che nascono lì. Per la Vigna dei Mille Anni il mio amico Andrea D’Ambra è ricorso agli Zeoliti. Un substrato di tufo verde macerato che trattiene come una spugna l’ umidità ed i nutrienti costringendo le radici delle piante ad una singolare ginnastica per cercare nutrimento e refrigerio nelle torride calure estive. Ed ai Vapori Termali che, risalendo da Cavascura e dalle Fumarole, si posano su Terra, Piante, Fiori e Frutti generando inconfondibili colori, profumi e sapori. J. Godward Belvedere Gotzloff Golfo di Pozzuoli Una sauna in grotta con il mio amico Antonio Fimiani mi ha svelato un nuovo mondo; l’ incontro tra l’ acqua e l’ energia, la scintilla della vita. Ancora più feconda se si accetta che l’ acqua abbia la capacità di portare con se e trasmettere il ricordo di ciò che ha incontrato. Secondo taluni la Memoria dell’acqua è determinata dai moti collettivi e coerenti delle molecole che, influenzate, finiscono per comportarsi come un’ unicum capace di ricevere e trasmettere informazioni. L’acqua così porterebbe con sé la memoria degli elementi con cui ha avuto un contatto; un "ricordo" influenzato da inquinamento, musica, parole, scritte e intenzioni. Essendo composti in maggior parte di acqua Persone, Fiori e Frutti ricevono e raccontano le esperienze che l’ acqua ha incontrato! Per accettare il concetto è necessario interpretare la Natura con la logica di Bernardino Telesio (Cosenza, 1509 –1588) filosofo e naturalista che, staccandosi dalla visione magica, affermò che l'uomo non deve imporre i suoi schemi a priori alla natura, ma deve scoprirne umilmente le leggi interne che regolano la vita. Albert Einstein (1879 – 1955) e prima di lui Claude Bernard (1813 – 1878 fisiologo francese) fondarono le loro scoperte diffidando dalle «nuove chiese dei grandi leader scientifici e dalle loro teorie e scoperte». Volendo per un attimo tradire la fedeltà alla scienza ed alla ortodossia di turno, possiamo immaginare un meraviglioso viaggio fuori dalle leggi della scienza del nostro tempo, cavalcando la Memoria dell’ acqua. Lo scorso anno la Vigna dei Mille anni ha incontrato le emozioni di un grande artista cileno Omaggio a PABLO NERUDA S. ANGELO 2015 LA MEMORIA DELL'ACQUA Il racconto di Patricio Guzman parte da una goccia d'acqua contenuta in un blocco di quarzo. Dopo Pablo Neruda la Vigna dei Mille Anni incontra un altro grande cileno Stelle e ghiacciai un giorno potranno raccontare storie Antiche Sconosciute Il calice di vino, come un quadro, un libro ed una poesia, è in grado di raccontare Storie straordinarie E ti fa incontrare persone straordinarie che legano un pezzo d’ anima alla tua vita! Il battesimo de «La Vigna dei Mille anni» non avviene in enoteca, ma alla Biblioteca Nazionale «Vittorio Emanuele III di Napoli», Palazzo Reale, Sala «Libri rari». Nelle «sale pompeiane» la Biblioteca ha accompagnato il battesimo della Vigna con un’ altra rappresentazione: Ischia e la sua cultura millenaria Quella terra conosci… (Goethe, Viaggio in Italia). Iniziamo a conoscere la Vigna Ma non ripetiamo gli errori di nobili e cicisbei Il Territorio è stato modellato da antichi, ed ancora sconosciuti, movimenti vulcanici Alture, Depressioni, Sorgenti, Cattedrali sommerse, forse anche Laghi nel sotterraneo Fatti sconvolgenti i cui effetti si notano tuttora (fenomeni di bradisismo sulla Costa, e Sorgenti Thermali calde diffuse ovunque sull’ isola d’ Ischia). Gioacchino La Pira – Eruzione del Vesuvio Il ciclo di Helios Il Sole, per maturare le viti, si leva prestissimo dalla collina del Testaccio e la sera tramonta dietro la, tra S. Angelo e Punta Chiarito La zona di Iesca è come una Antica Meridiana: Senza Sole non funziona! E’ impossibile immaginare i Paesaggi, le Viti e la Baia dei Maronti - il più Selvaggio ed incontaminato Scenario del Sud dell’ Isola - senza l’ abito quotidiano ! Straordinarie sensazioni accompagnano il lunghissimo percorso quotidiano del Sole lungo la Baia dei Maronti, da est ad ovest! L’ invincibilità delle Cime create dal Vento e dalla Tempesta La donna che non si piega Lilith è il Demone femminile Invincibile, legato al Vento ed alla Tempesta, nato nella religiosità sumera circa nel 3000 a.c John Collier Lilith (1892) Il Territorio propone un Viaggio Straordinario, dove dominano ancora le tre classiche S (Silenzio, Semplicità, Solitudine) che all’ epoca del Gran Tour fecero innamorare i Grandi Viaggiatori Europei. Partendo dalla Chiesa di Serrara scende verso il mare, pervasa dagli odori della Macchia Mediterranea ( a seconda delle stagioni, predominio di finocchio selvatico e ginestra). Portati dalla Brezza marina, si ammirano via via Punta Imperatore, Sorgeto e Ruffano. Si toccano dall’ alto S. Angelo e le Fumarole, sullo sfondo i Pescatori, Capri, Sorrento, Buonopane, Testaccio ed i Maronti. Secoli di piogge e venti hanno scolpito questi Luoghi, ancora sconosciuti alla maggior parte degli isolani; di fronte un gruppo di Pizzi fuoriesce dal terreno in un colore perfettamente Bianco Un percorso, scomodo e non segnalato da nessun Itinerario Turistico ma ricco di Fascino, conduce tra i segni dell’ Isola più autentica: si arriva da, attraverso una classica via impervia e scoscesa. Viti, Fichi, Cantine nel Tufo e Terrazze coltivate accompagnano la passeggiata. I Pizzi Bianchi, un luogo “irreale”, un monumento alla Caducità del Bello, una fiera della Vanità! Per un Capriccio Naturale questi paesaggi sono stati creati dal Vento e dalla Pioggia, gli stessi che prima o poi li distruggeranno . Lo sfondo del biancore è un Inno alla Natura lussureggiante: giungono gli Azzurri dal Mare dei Maronti, il Verde dalle Vigne e dal Bosco della Jesca, i Rossi dai Corbezzoli, i Gialli dalle Ginestre e dalle Cassie, e poi Fiori, Orchidee spontanee, Querce, Lentischi, Mirti. Seguendo il sentiero - a strapiombo sul burrone scavato dalle piogge – si giunge al mare dei Maronti tra vigneti, verdi erbe mediterranee, pastori e greggi di pecore e caprette, un bosco di querce Si incontrano Paesaggi agresti incontaminati, Capperi, Mirti, Vigneti, Boschi di querce e Corbezzolo, Fichi, Palme, Caprette al pascolo, Spettacoli prodigiosi ed ancestrali della natura, i Calanchi Bianchi, Taverne contadine, Grotte scavate nel tufo e giunti al livello del mare, dulcis in fundo, le mitiche Acque della Cava Oscura, probabilmente le più straordinarie dell’ Isola, note sin dall’ Antichità ed apprezzate dai Greci e dai Romani. Il viaggio sino a Cavascura lascia senza fiato ed avvicina allo Spirito autentico dell’ Isola; sono altri i posti dove sono necessarie le Comodità, i Lussi e le Modernità…. La passeggiata è il più poderoso meccanismo vitale che la natura abbia creato sull’ Isola, e con Buona Salute e lo Spirito giusto si riesce a godere della sua Perfezione. Arrivati a Cavascura, la testa degli ospiti ancora oggi viene messa a riposare su di una pietra piuttosto che su di un cuscino. I pizzi bianchi Bianchi ed inquietanti Nel sito geologico primordiale trionfa una natura aspra, a pochi metri dai vigneti lussureggianti e dagli stabilimenti idrotermali. I misteri dell’ Isola sembrano iniziare in queste caverne! Le acque, nel sottosuolo, attraversano Stanze e Cattedrali sommerse creano Laghi e percorsi misteriosi attraverso i quali si arricchiscono e poi e si recano giù sino a Cavascura! lo sbuffo terrificante di tifeo il soffione dei maronti Cavascura: Le fonti miracolose Pindaro Omero Strabone Plinio riferiscono delLE frequentazioni da parte delle popolazioni antiche, presso cui fu vivissimo il culto delle acque salutari Cicerone ricorda che nell’ Isola dI Ischia esiste una spiaggia dove sotto la sabbia ed in fondo al mare brucia il cuore di un Vulcano e nella valle di Cava Scura scorre un acqua bollente I vicini ritrovamenti delle lastre e dei bassorilievi di Apollo e delle Ninfe Nitrodi completano il ciclo Dal Territorio, al Paesaggio, all’ Ambiente Il PaesaGGIo MedITeRRaneo dell’ Isola dI IschIa e’ seGnaTo dalla coltivazione della vite E DAL mito di bacco (o dioniso) Bacco prese casa ad Ischia Paolo Veronese Bacco insegna agli uomini l’ uso della Vite Affreschi di Villa Barbaro Maser La leggenda racconta che il Dio era infuriato perché qualcuno aveva rubato le Viti dalle sue coltivazioni nell’ Asia Minore e le aveva impiantate nell’ isola di Ischia. Giunse sull’ Isola furioso ed intenzionato a punire i colpevoli, ma trovò una bellissima giornata di Sole. Incantato da tanta Bellezza e dallo scenario generato dai Vigneti impiantati con le sue Viti rubate, non ebbe il coraggio di compiere la Strage che aveva in mente. Anzi, ordinò di aumentare i vigneti, e di spargere le Viti per tutta l’isola. Ischia è da allora la sua Isola prediletta, ed a ciò si deve la qualità superiore delle uve e dei Vini. La storia: prima dei greci e di palepoli Gli scavi alla Punta Chiarito hanno portato alla luce i resti di un antico villaggio di capanne risalente al 750-730 a.C. abbandonato dopo un’eruzione vulcanica. I Coloni Greci, quindi, in effetti restaurarono un insediamento già esistente ed ancora più antico. Il loro soggiorno ischitano venne però bruscamente interrotto, ed il Villaggio seppellito da una coltre di fango seguita ad un’ alluvione. Il fango ha custodito per secoli le capanne e gli attrezzi. Oggi una sala del Museo Archeologico di Napoli ospita la ricostruzione di una capanna di Punta Chiarito. I Greci scelsero questi luoghi ascoltando il Suono dei Cembali, ed osservando il Volo delle Colombe. Canova La Danzatrice con i cembali Canova La danzatrice prima del restauro Pirati cumani o Pitekussani? Ma prima dei Greci, questi Luoghi vennero abitati da affascinanti personaggi, pressocchè sconosciuti al grande Pubblico: I Pirati Cumani, per altri Pitekussani, alle cui antiche scorribande secondo Tucidide sembra si debbano le fondazioni di città sicule dello Stretto (Zancle oggi Messina) e della costa etnea. Secondo taluni, l’ insediamento ritrovato a Punta Chiarito era infatti precedente ai Greci, ed era un sito ottimale solo per i Pirati: dotato di una eccellente visuale sulla costa, consentiva di prevenire attacchi e di muoversi con rapide ed efficaci incursioni. La zona era Inadatta ad una stabile colonizzazione ed alla presenza di Donne al seguito (tranne che schiave o rapite) per la natura selvaggia ed infertile del suolo, mentre era un rifugio ideale proprio per questi feroci Incursori, tanto Antichi quanto Misteriosi. I popoli del mediterraneo, secondo Tucidide, uscirono dalla barbarie quando iniziarono a coltivare la vITe e l’ olIvo; Pithecusa (Πιθηκούσσαι, Pithekoussai) rappresenta il più antico stanziamento in Italia, venne fondata nel sec. VIII a.C. dai Greci di Eubea. Il ritrovamento di una fattoria di agricoltori a Punta Chiarito ha rivoluzionato le conoscenze, anticipando al 780/790 a.c. lo sbarco dei primi coloni e localizzandolo al versante meridionale venti anni prima rispetto alle alture di Monte Vico, nel settentrione dell'isola. Il meridione, e specie il lido dei Maronti, offriva sbarco comodo e riparo dai venti, ideale per le navi, e da lì il sentiero che dalle Fumarole e dalla Cava Oscura si inerpica verso l’ Epomeo reca ancora oggi agli antichi toponomi di Noia e Calimera, ideali ripari per chi volesse esser poco visto dai pirati, per poi calare verso i 180/250 metri di altezza dal mare, ritenuta dai coloni greci ideale per la coltivazione della vite. Punta Chiarito dal Belvedere della Vigna Ma ad Ischia non è stata trovata solo una Fattoria non si insediò solo una comunità di coltivatori, ma anche un ceto con fisionomia aristocratica La Coppa rodia, detta di Nestore (del seconda metà dell'VIII secolo a.C.) rinvenuta nel corredo di un fanciullo di circa dieci anni Uno dei primi esempi di vita conviviale. Il vino bevuto dalla coppa subito intriga il desiderio di "Afrodite dalle belle corone". « Νέστορος εἰμὶ εὔποτον ποτήριον ὃς δ' ἂν τοῦδε πίησι ποτηρίου αὐτίκα κῆνον ἵμερος αἱρήσει καλλιστεφάνου Ἀφροδίτης » « Io sono la bella coppa di Nestore, chi berrà da questa coppa subito lo prenderà il desiderio di Afrodite dalla bella corona » Il ritrovamento della fattoria greca Punta Chiarito Qui comincia una nuova storia Cultura e tradizioni dei luoghi ove si coltiva la vite al modo DEI GRECI DAI COLONI GRECI: LA leggenda -Le Fumarole Zeus infuriato per la ribellione dei giganti, seppellì Tifeo sotto un enorme masso che prese le forme ed il nome dell’ Isola dI IschIa. I soffioni infocati delle fumarole vengono dalle viscere della Terra e sono il respiro caldo e furioso del gigante imprigionato TIFEO il gigante figlio di Tartaro e di GEA venne sconfitto da Zeus nella battaglia dei Campi Flegrei. La LEGGENDA IL MITO DI ODISSEO La Pietra Nave In Località Punta Imperatore vi è uno Scoglio con una strana Forma, che viene detto “La Nave”. La Leggenda narra che lì sia stata pietrificata la Nave dei Feaci – antichi abitanti di Scheria - che tornavano dopo aver riportato Odisseo alla sua Itaca. La nave fu pietrificata dall’ Ira Infinita del Dio del Mare. Poseidone infatti aveva maledetto Ulisse - colpevole di aver accecato l’ unico occhio di suo Figlio Polifemo – e con lui coloro che lo avrebbero aiutato a tornare in Patria. Accortosi troppo tardi del Viaggio di rimpatrio e dell’ aiuto dei sudditi di Nausicaa, tenne fede alla promessa fatta a Polifemo impedendo che la nave, al ritorno dopo aver riportato ad Itaca l’ Eroe, toccasse di nuovo le coste Patrie. La leggenda vuole identificare Scheria nell’ odierna Isola di Ischia. APOLLO E CORONIDE Apollo assistendo alle Danze delle Ninfe si innamorò di Coronide e la rese sua sposa; per lei, come regalo di Nozze, rese magiche le acque delle Ninfe di Nitrodi. Le Acque delle Ninfe apportavano straordinaria Bellezza alle giovani Donne, grande Vigoria fisica ai Maschi, ed agli anziani guarivano i Mali del corpo. Dalle Nozze di Apollo e Coronide nacque Esculapio che insegnò agli ischitani a curare i Mali con la medicina delle acque Adam Elsheimer – Apollo e Coronide 1606 - 1607 Un luogo che non si discute, SI AMA: S. Angelo Prima dell’ anno MILLE i Monaci Benedettini fondarono un piccolo Monastero con annessa chiesetta consacrata a S. Michele sul promontorio di S. Angelo. I Benedettini diedero grande impulso alla coltivazione della terra e specie della vite, insegnando che in quel posto si poteva vivere anche d’ altro, oltre che della pesca. In Isclana Insula, vulgo Ischia olim Aenaria Abbatia tit. S. Angeli de Pacia ordinis S. Benedicti (cfr. Lubin “de Abbatiarum Italiae Brevis Notitia”) Verso il 1400 i Benedettini vennero soppiantati dagli Agostiniani, che conservarono la devozione a S. Michele. Jesca - La Vigna dei Mille anni Pochi vigneti al mondo possono vantare un simile pedigree; al di là delle indimostrate ipotesi greche, MILLE ANNI di storia documentata non si raggiungono ovunque. La “Vigna de jsco” “confina ad Oriente con .. mentre a mezzogiorno costeggia la via per la quale si sale fino al vertice del monte” Fu offerta in “donazione con clausola di inalienabilità” nell’ anno 1036 dal Conte Marino Mellusi e dalla Contessa Teodora – sua regalissima consorte - al Monastero dei padri Benedettini. La donazione, redatta in latino Medioevale, accompagnava lo spoglio di tutti i possedimenti terreni della ricchissima coppia, ed era accompagnata dalla minaccia di scomunica a chi in futuro avesse osato alienare quei beni che erano stati offerti al Signore per la redenzione delle Nobili anime. La disposizione - riportata nei Regi Neapolitani Archivi Monumenta – ci assicura che a quell’ epoca lontana l’ estensione della Jesca – confinante con la già esistente strada che risale al Monte - era già coltivata ed adibita a vigneto e faceva parte delle dotazioni terrene della nobilissima stirpe del Conte. La fine del medioevo Dopo il Buio del Medioevo, in epoca storica il Pontano, nel “de Bello neapolitano” narra della celebre presa dell’ Isola d’ Ischia da parte di Re Alfonso d’ Aragona, e delle successive battaglie per sedare la rivolta di Giovanni d’ Angiò. Sull’ Isola – di primaria importanza strategica - il Re insediò la più fidata “Guardia” di cui disponeva, quella costituita dalla Nobiltà siciliana e catalana che lo aveva seguito alla conquista del Regno di Napoli. La Storia dell’ Isola fu segnata dagli strazi indicibili con cui avvenne la forzata sostituzione al Potere! Le Truppe fedeli al Re di Aragona ebbero il Potere, le Donne e le Terre, a danno del popolo fedele agli Angiò, sterminato o sottomesso a viva forza. Comincia così la Storia Moderna dell’ Isola, che si legge ancora sui luoghi che furono Teatro delle Antiche gesta; la Porta di queste Antiche Battaglie risale dai Maronti verso l’ alto. Fouquet Jean Madonna e bambino 1450 ca La leggenda narra che la strada dai Maronti veniva utilizzata per invadere l’ Isola ed assalirla di nascosto. E difatti sul piano strategico nulla di meglio per assalire l’ Isola che sbarcare sul versante meridionale – meno abitato – risalire i Maronti verso l’ alto per poi sorprendere alle spalle, e meglio ancora nel sonno, le popolazioni Isclane. Si dice che lungo la strada, nelle Gole, negli Anfratti e nelle segrete Grotte, furono nascosti dai Pirati gli innumerevoli Tesori frutto delle antiche razzie, in attesa di tornare a riprenderli; ma naturalmente di ciò non può aversi conferma alcuna. L’analisi logica del Territorio porta ad ipotizzare che il percorso sia ben più antico, e risalga ai primi coloni greci che – risaliti dai Maronti - si insediarono alle ben più riparate e nascoste Noia e Calimera (insediamenti greci documentati). Le condizioni altimetriche e di esposizione portano a suggerire che dai ben nascosti villaggi di monte scendessero verso valle per attendere alle coltivazioni dei vigneti, nei siti ottimali del versante meridionale. Ma quegli insediamenti non lasciarono traccia, mentre sono documentati quelli d’ epoca Romana, cui si perviene con i vari sentieri verso il mare che ancora oggi si possono individuare lungo i versanti dell’ Epomeo. Dragut I cavalieri francesi venuti da lontano a sostenere la guerra di Giovanni d’ Angiò contro gli Aragonesi si accamparono al “Casale” ove si avvedettero della bellezza delle donne del luogo, e mirabilmente mescolarono le razze ed i geni! Seguirono grandi combattimenti ed infinite stragi per affermare il dominio di casa d’ Aragona Il percorso di Via Jesca Immaginiamo di vedere risalire i Greci d’ Eubea, le truppe di Alfonso d’ Aragona giunte ad invadere Napoli. Oppure quelle di Ferrante giunte per scacciare il traditore Toriglia, vendutosi a Giovanni d’Angiò. O ancora i Corsari Turchi e Saraceni che nel ‘500 la percorsero più volte, terrorizzando gli abitanti dell’ isola. E la celebre razzia del Pirata Khair el din (il Barbarossa) nell’ anno 1524. La leggenda: i pirati e La Baia dei Maronti B. Bortone - 1528 Il placido e poco frequentato versante meridionale, per Strategia ed anche per conformazione, nell’ Antichita’ si prestava ottimamente agli sbarchi di truppe armate. La Baia dei Maronti era orograficamente la migliore risalita per assaltare l’ Isola alle spalle, aggredendo le sue parti più ricche ed abitate - e quindi meglio difese di sorpresa. Per difendere la comunità dalle incursioni dei Pirati Saraceni al Monastero venne aggiunta una Torre di difesa Ma la torre di s. angelo, senza adeguate guarnigioni, non era da sola argine sufficiente e difatti la difesa prediletta degli ischitani fu la fuGa sull’ epomeo e nelle grotte nascoste nel tufo La torre e le difese non fermarono mai il feroce Barbarossa ed i pirati turchi che imperversarono sino alla battaglia di lepanto La "cronaca" dei combattimenti fra le navi Francesi (che difendevano S. Angelo) e quelle Sicule (inviate da re Ferdinando di Borbone) dalle “Cronache militari e marittime del Golfo di Napoli e delle Isole Pontine durante il decennio francese", pubblicato dal Ministero della Difesa - Ufficio Storico - nel 1953. Uniformi Esercito Francese 1800 La morte di maddalena Le uniformi dei soldati sono state sempre studiate per infondere Terrore nei civili e nei nemici, e con ciò guadagnare in rispetto e timore; i Francesi hanno sempre meritato tale fama! Durante i cannoneggiamenti del 1808 Maddalena, una ragazza di buona famiglia Serrarese, non obbedì agli ordini del padre e non si rinchiuse in casa, ma volle recarsi lungo i sentieri interni verso S. Angelo a “velè che succelev”. All’ improvviso ai trovò dinanzi le truppe francesi sbarcate dopo la battaglia, ed ancora in assetto di guerra; guerrieri sporchi di sangue e sudore, armi fumanti, coltelli! L’ emozione fu troppo forte ed improvvisa; il cuore della giovinetta non resse. I francesi, mossi a pietà e stanchi per le tante battaglie, scortarono il corpo sino dal padre, e spiegarono l’ accaduto; furono compresi dai Serraresi, e nacque una istintiva fratellanza dinanzi alla morte immatura; allestirono un picchetto d’ onore ai Funerali. Maddalena, giovane vittima, riuscì per un giorno a pacificare tutti, francesi e restauratori, e le truppe per assistere alle esequie ebbero anche ospitalità nella casa di don Pietropaolo Iacono a Serrara Il Gen. Broccoli, scrive: "...All'alba del 2 giugno 1808 le vele borboniche sono riapparse all'orizzonte; sembrano più numerose e dirigono di nuovo su Ischia, fra capo Cavallo e Punta Sant'Angelo. Correale le previene e va a dar fondo al Testaccio in ordine di combattimento. Attaccato d'infilata, ripiega ad angolo la linea ed accetta lo scontro, che si protrae dalle dieci del mattino fin oltre le tre del pomeriggio, infliggendo anche questa volta severe perdite al nemico. La "Minerva" resta disalberata di gabbia, il "Leone" di parrocchetto e di bompresso, tre Cannoniere sono rasate, una Bombarda messa fuori combattimento, finchè i Borbonici ne hanno a sufficienza e riprendono il largo. Nei combattimenti le perdite napoletane sono state di cinque morti fra cui il comandante della Cannoniera n. 13, Lorenzo Massa, e undici feriti, fra i quali lo stesso Correale. Danni sono stati inferti dalle cannonate siciliane alla Torre' di S. Angelo e alla vicina chiesetta. Le perdite sicule, secondo notizie affiorate più tardi, ammontano a quaranta morti". Nel luglio del 1809 i Borbonici assalivano nuovamente l'Isola d'Ischia, occupando il Castello Aragonese e incendiando la Torre di S. Angelo La Torre resistette per secoli sino al luglio 1809 quando vi fu la seconda battaglia tra le truppe francesi e quelle Siculo-Borboniche Queste ultime diedero fuoco alla Torre, determinandone l’ inesorabile abbandono ed il successivo declino. . Ignoto Battaglia per Ischia Rovinata la Torre, e chiusa la Chiesetta ed il Monastero, miracolosamente la Statua lignea di S. Michele scampò alle devastazioni e venne portata al riparo sulla Chiesetta della Madonnella, che sostituì l’ antico plesso ormai rovinato. Da allora inizia la devozione al Santo! Luca Giordano – S. Michele Il Paesaggio è frutto del lavoro degli uomini Non tutti sanno che attraversare la Jesca significa entrare in contatto con un pezzo della Storia del Vino di Ischia e della plurimillenaria cultura dei lavoratori della sua terra! La sua storia è parte della storia del vino dell’ Isola d’ Ischia, rinomato sin dall’ antichità, celebrato sul Continente, oggetto di ricchi scambi con le altre Regioni, e soprattutto con la Toscana La rotta da S. Angelo a Piombino fu tra le più battute sino agli inizi del secolo scorso. Altro fortissimo inter scambio correva tra S. Angelo e la Penisola Sorrentina, e su tale rotta si intrecciano i rapporti tra le famiglie Amalfi (Piano di Sorrento) de Sinno (Vico Equense) Jacono (Serrara) e Migliaccio (Barano) attorno alle quali ruoterà per gli ultimi tre secoli la Storia della mia famiglia La Jesca è destinata per la massima parte a Vigneto. Per gli Ischitani il Vino d’Ischia è quello di Serrara e dire di Vino e di Serrara equivale a parlare di Jesca. Una Storia che attraversa i Secoli è testimone della straordinaria qualità del prodotto enologico. E non si entra nella Storia senza Seri motivi In epoca Moderna, alla fine del 1600, la Tenuta della Jesca appartiene alla dotazione di d. Natale Jacono, l’ uomo più ricco di Serrara. Viene trasferita (quasi) intatta nel ‘700 al nipote d. Pietropaolo Jacono (I); si è poi conservata (quasi) intatta fino ai giorni odierni, attraverso una travagliatissima storia, quella della famiglia proprietaria! “Merecoppe e Merevasce” Il Matrimonio impossibile Nel diciottesimo secolo il dominatore assoluto delle Cronache Serraresi fu don Pietropaolo Jacono (I), nato il 28 giugno 1751, che riunificò il patrimonio delle due più ricche (e rivali) famiglie Serraresi entrambe di cognome “Iacono”. Quella della collina, in serrarese di “merecoppe”, detta “Parruocci”, ove il nonno materno Natale è stato il personaggio di maggiore rilievo nella Storia del paese (proprietario del “Palazzo” e di sconfinati possedimenti da Ruffano all’ Epomeo, dove dotò la Cappella dell’ Eremo di S. Nicola). Quella del Mare, e quindi di “merevasce”, detta “Marculli” dove il nonno paterno Simone è stato il primattore della marineria Santangiolese, proprietario di Bastimenti e dei vastissimi appezzamenti che vanno dalla Torre di S. Angelo allo storico “piano di Marcullo”, oggi costa del Capitano ed a Succhivo. Le famiglie Iacono rivali e nemiche furono “costrette alla pace” dal matrimonio tra Marco Iacono di Simone e Clara Iacono di Natale, genitori di d. Pietropaolo,.Il “Matrimonio del secolo” (raccontato da Benedetto Di Ruzzo) fu il massimo evento nella Serrara del secolo XVIII Una storica lite tra i discendenti Iacono “merecoppe”, che ebbero quel “quasi” all’ interno della Jesca, ed il mio bisnonno d. Antonio smuove le cronache di fine 800 e da inizio ad un’ altra Storia Nel secolo XIX con don Pietropaolo (II) la Tenuta della Jesca acquista una importanza sempre maggiore nell’ economia, quasi esclusivamente agricola, di Serrara. La Tenuta di Jesca rappresenta il fiore all’ occhiello della potentissima famiglia Iacono Dal 1830 consente la più pregiata produzione di Vini dell’ Isola, che si diffondono con l’ etichetta di Famiglia. I Vini giungono ad affermarsi in campo nazionale ed a ricevere la Medaglia per il valore della produzione La Tenuta della Jesca dà da vivere ad intere famiglie e lo sviluppo del Commercio dei vini da S. Angelo rappresenta il momento di massimo fulgore della Jesca. Anno 1870 Il vino della Tenuta Jesca porta sull’ Isola di Ischia la Medaglia d’ onore dal Concorso enologico nazionale. da: Salvatore D’ Ambra La vite ed il vino nell’ Isola d’ Ischia (1962) Jesca “Localmente conosciuta come Eschia, confina a nord con Latierno, ad ovest con Rufano Madonnelle e Coatro, a sud con la spiaggia dei Maronti, ad Est con il Casale. Altitudine da 90 a 250 mt. S.l.m. esposizione sud. Terreni argillosi, di medio impasto e sciolti. I vigneti sono anche qui, per le solite ragioni, abbandonati. La superficie vitata risulta scarsa; prima della Filossera la superficie totale si ag-girava sui 20 ettari, con produzione di 1500 ettolitri di vino l’ anno; oggi sui 10 con produzione di 50 ql. l’ anno. Un autorevole incoraggiamento viene da uno dei grandi Maestri della vinificazione ischitana del 900 Si da comunque risalto alla Zona che, pur avendo oggi produzione minima, si distingue nettamente per la qualità superiore dei Vini” La lunga Storia di amicizia di S. Angelo con il popolo tedesco nasce a cavallo della più grande tragedia del secolo scorso: la Furia antisemita che spira sulla Grande Germania di Hitler mette in fuga Letterati, Artisti, Poeti e Pittori di origine ebraica, o comunque perseguitati per le loro Idee, Tendenze od Appartenenze. Rudolf Jacobi WERNER GILLES 1894-1961 FIGUREN IN LANDSCHAFT Per l’ asse ereditario di don Pietropaolo II alla fine dell ‘800 scoppia la bagarre. La Jesca nel 1875 era stata costituita in dote al primo figlio maschio d. Antonio (Sindaco di Serrara) per le nozze con la ricchissima Agnese de Sinno (figlia del Sindaco di Vico) ed è oggetto di collazione; ma solo in danaro e non in natura! Viene valutata più del “Palazzo”, ma la famiglia Iacono non tollera che, tramite le discendenti femmine di don Antonio (spose entrambe ai rampolli della famiglia rivale Migliaccio di Barano), esca dal Dominio diretto della Famiglia. La Jesca nel secondo quarto del ‘900 poi viene persa e duramente ricomprata. La “bagarre” continuerà anche nella famiglia Migliaccio. Serrara – Iesca primi anni 80 I dissidi prima o poi, si sa, distruggono ogni cosa ! Il veRo MIRacolo e’ quello dI vedeRe InveRTITo Il coRso deGlI evenTI ! rinascere la vita dove sembrava indisturbata ed inarrestabile la rovina! Liti e rancori perseguitano questi luoghi Sino alle soglie del 2000 E così le Storie di famiglia finiscono per distruggere in poche generazioni anche le cose più belle ἐπιφάνεια gli antichi greci così indicavano l'azione o la manifestazione di una Divinità Si fronteggiano vis a vis i Capricci degli Dei Da un capriccio all’ altro