iIo, sotto processo per aver tratto in salvo tre profughe

Transcript

iIo, sotto processo per aver tratto in salvo tre profughe
i*PTPUUPQSPDFTTP
QFSBWFSUSBUUPJOTBMWP
USFQSPGVHIFFSJUSFFw
*-130'&4403&
*MQSPGFTTPS
1JFSSF"MBJO
.BOOPOJBOOJ
*OTVPGBWPSF
NJMBGJSNF
/J[[BBDDVTBUPEJBWFSMFQPSUBUFJO'SBODJBEBMM*UBMJB
i-FIPSBDDPMUFQFSTUSBEBQPUFWBOPNPSJSFEJGSFEEPw
'050ª3&65&34
%"-/04530*/7*"50
."44*.0$"-"/%3*
NIZZA.
-"10-&.*$"
$"1"-#*0
%PQPMFQPMFNJDIF
FMFQSPUFTUF
EFJWJMMFHHJBOUJ
EFMMBTDPSTBFTUBUF
B$BQBMCJP
(SPTTFUP
OPOBSSJWFSBOOP
JQSPGVHIJ
BGSJDBOJQSFWJTUJ
*MQSFGFUUP
EJ(SPTTFUP
IBBOOVMMBUP
JMCBOEP
EJBDDPHMJFO[B
QFSJSJDIJFEFOUJBTJMP
Dicono che Pierre-Alain
Mannoni, professore universitario di 45 anni, sia un tipo simpatico, generoso, gioviale. Umano. Troppo umano, secondo i
giudici francesi. Che lo hanno
processato per quello che qui
chiamano “delitto di solidarietà”. Aveva dato un passaggio in
auto a tre profughe di origine
eritrea, raccolte sul ciglio di
una strada di montagna alle
spalle di Ventimiglia mentre
cercavano di raggiungere a piedi la Francia. «C’erano 5 gradi.
Tremavano per il freddo e la
paura, erano stanche. Disperate. Mi hanno fatto pena e ho detto loro di salire a bordo, lo avrebbe fatto chiunque: cosa c’è di
male?». Di male c’è che al casello autostradale de la Turbie, poco dopo il confine, l’insegnante
è stato fermato dai gendarmi.
Per un giorno e mezzo lo hanno
trattenuto in commissariato
con l’accusa di «aver facilitato o
tentato di facilitare l’ingresso,
la circolazione o il soggiorno irregolare di uno straniero in
Francia», mentre le profughe
venivano riaffidate alla polizia
italiana. È successo un mese fa.
Umano, solidale. Rischia 5 anni
di carcere e 30 mia euro di multa, ieri il processo al tribunale
di Nizza è proseguito fino a tarda notte. Inutile una petizione
sottoscritta da 60 mila persone
e una lettera indirizzata da centinaia di insegnati al presidente Hollande: «Queste persecuzioni giudiziarie prendono in giro i valori fondamentali della
Repubblica, il diritto d’asilo europeo, il dovere di proteggere i
minori non accompagnati e i diritti umani più essenziali». Inutili le proteste delle centinaia
che hanno presidiato il tribunale di Nizza, denunciando la «in-
timidazione» delle istituzioni.
Perché i gesti di solidarietà nei
confronti dei migranti che cercano di passare il confine italiano si moltiplicano, ma anche le
denunce. «Irresponsabili che
deviano il senso della legge e sfidano le autorità per tentare di
imporre una politica contraria
i*MNJPÒTUBUPTPMPVOHFTUP
EJVNBOJUËw5SBUUFOVUPVOHJPSOP
FNF[[PEBJHFOEBSNJ"QQFMMP
EJNJMBDPOUSPMJQPUFTJDBSDFSF
agli interessi dei francesi»,
scandiscono in coro Christian
Estrosi, il governatore, e il deputato Eric Ciotti, grandi amici di
Sarkozy. Ce l’hanno con le “associazioni militanti” che nella
Valle del Roya hanno creato
una rete di aiuto e sostegno per
i migranti: nell’ultimo mese set-
te di queste persone sono state
perseguite per “delitto di solidarietà”. Ma il professor Mannoni
— che lavora al plesso di Sophia-Antipolis — non fa parte
di nessun gruppo, non è impegnato politicamente. E prima
di varcare la porta del tribunale
ha raccontato la sua semplice
storia esemplare.
«Fino a quel giorno avevo
portato qualche vestito smesso
alla Croce Rossa». Poi una domenica di ottobre, tornando da
una festa paesana a Briga insieme alla figlia di 12 anni («Dovevo mostrarle che si può fare
qualcosa»), raccoglie e soccorre quattro migranti: dà loro
ospitalità nel suo monolocale di
Nizza, il mattino seguente li accompagna alla stazione e compra loro un biglietto per Marsiglia. La sera torna su quella strada di montagna. Incrocia tre
profughe. «Erano terrorizzate.
Ho poi saputo che una era la so-
rella di quella ragazza morta il
mese scorso in autostrada, travolta da un camion mentre provava ad andare a piedi in Francia. Dopo che ci hanno fermato,
non so più che fine hanno fatto».
La ragazza eritrea morta in
autostrada aveva 17 anni. Altri
due migranti hanno perso la vita nelle scorse settimane più o
meno nello stesso punto dell’autostrada. L’altro ieri un giovane africano è morto annegato
— e due si sono miracolosamente salvati — mentre cercava di
attraversare il fiume Roya in
piena. «Il mio non è stato un gesto politico o militante, ma semplicemente un gesto umano.
Avrebbe potuto compierlo qualsiasi cittadino. Non dobbiamo
lasciar morire delle persone davanti alle nostre porte. La solidarietà è un valore, e dobbiamo
dare l’esempio ai nostri figli».
ª3*130%6;*0/&3*4&37"5"