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Emozioni e Cibo
Newsletter dell’Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e del Peso (AIDAP)
N. 38 | 2013
Euro 2,00 | ISSN 1720-5409 | Poste Italiane s.p.a. |
Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (conv. in L.27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DR Verona
aidap
le terapie
basate sull’evidenza
In Italia non sono
ancora disponibili
linee guida per il
trattamento dei disturbi
dell’alimentazione,
ma recentemente
sono stati prodotti
dei documenti di
appropriatezza clinica e
di consenso
Trattamento dei disturbi
dell’alimentazione:
equipe multidisciplinari o terapie
basate sull’evidenza?
Gruppo di lavoro: Riccardo Dalle Grave (coordinatore), Arianna Banderali, Mauro Cappelletti, Simona Calugi, Lucia Camporese, Antonino Faillaci,
Domenico Filardo, Maria Grazia Rubeo, Massimiliano Sartirana
La medicina non è un scienza esatta e la pratica medica e psicoterapeutica lo è
ancor meno. Questo spiega perché un problema di salute grave, come i disturbi
dell’alimentazione, possa essere trattato in modi anche molto diversi. All’incertezza della “scienza” medica va aggiunto infatti il diverso grado di aggiornamento del
professionista che la esercita. Purtroppo, trattamenti inadeguati possono determinare effetti negativi sulla salute e sulla qualità di vita del paziente e di conseguenza
aumentare i costi totali sull’economia di un Paese.
Per far fronte a questi problemi, per ogni malattia, le indicazioni per le cure più
idonee ed efficaci sono fornite da un insieme di strumenti (per esempio, linee
segue pag. 2
In questo numero
Vita della società
articoli scientifici
Resoconto evento
| L’AIDAP per la
disseminazione
dell’evidenza scientifica
nel management dei disturbi
dell’alimentazione e del peso in Sicilia |
pag. 4
Trattamento | Le nuove linee guida
pratiche per il trattamento dell’obesità |
pag. 10
AIDAP Oliveri | Il peso dei pregiudizi
sul peso | pag. 5
Polistena (RC) | Sondaggio in piazza |
pag. 6
Disturbi dell’alimentazione |
Termini usati per descrivere la
psicopatologia specifica dei disturbi
dell’alimentazione | | pag. 9
calendario CORSI E CONVEGNI
Primo semestre 2014 | pag. 17
Trattamento | Trial
randomizzato controllato:
un confronto tra la terapia
psicoanalitica e la terapia
cognitivo comportamentale nel
trattamento della Bulimia Nervosa |
pag. 13
Trattamento | Terapia Cognitivo
Comportamentale ospedaliera per il
trattamento dell’Anoressia Nervosa:
uno studio randomizzato e controllato |
pag. 15
Trattamento | Trial
randomizzato di restrizione
calorica a basso contenuto
di grassi con alto contenuto
di proteine versus alto contenuto di
carboidrati, nell’obesità grave | pag. 17
Trattamento | ANTOP Study: due
importanti difetti metodologici | pag. 19
Trattamento | Terapie empiricamente
validate e non empiricamente validate
nel trattamento della bulimia nervosa:
valutazione retrospettiva dei pazienti |
pag. 20
Prevenzione | Prevenzione dei
disturbi dell’alimentazione nella scuola:
progressi e sfide future | pag. 23
attività dell’aidap
Attività e centri in Italia | pag. 31
2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
guida, conferenze di consenso, valutazione di appropriatezza) che andrebbero periodicamente aggiornati. Anche se la
teoria indica che gli strumenti dovrebbero rappresentare il
frutto di un lavoro condiviso fra medici, pazienti, associazioni e altre professioni sanitarie, questo accade assai di rado e
spesso le raccomandazioni sono fortemente influenzate dalle
lobby sanitarie, farmaceutiche e politiche.
In Italia non sono ancora disponibili linee guida per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione, ma recentemente
sono stati prodotti dei documenti di appropriatezza clinica
e di consenso. Il Ministero della Salute ha pubblicato un documento di appropriatezza clinica “Quaderni del Ministero
della Salute (numero 17/22 di luglio 2013) - Appropriatezza
clinica, strutturale e operativa nella prevenzione, diagnosi e
terapia
dei disturbi dell’alimentazione”, mentre l’Istituto Superiore di Sanità ha pubblicato la Conferenza di Consenso
dei Disturbi del Comportamento Alimentare (DCA) tenutasi
a Roma il 24-25 ottobre 2012.
L’AIDAP, che ha tra i suoi obiettivi quello di diffondere la
conoscenza scientifica nell’ambito della prevenzione, educazione, trattamento e ricerca dei disturbi dell’alimentazione e
problemi di peso, ha accolto con molto piacere queste iniziative che giudica meritevoli e degne di attenzione all’interno
del mondo scientifico italiano. Riteniamo opportuno però
fare alcune precisazioni e aggiunte che a nostro avviso sono
necessarie per fornire una corretta informazione ai professionisti della salute, ai pazienti e ai loro familiari.
I Quaderni del Ministero della Salute raccomandano di fare
studi controllati che consentano di confrontare le diverse tecniche di psicoterapia individuali e familiari, a breve e a lungo
termine, e di disseminare le terapie basate sull’evidenza.
La Conferenza di Consenso sostiene, invece, che “il trattamento mono-professionale non è raccomandato” e che
“l’approccio da garantire deve essere multidimensionale, interdisciplinare, multi-professionale integrato, che coinvolge
medici (psichiatri/neuropsichiatri infantili, nutrizionisti clinici, internisti/pediatri), psicologi, psicoterapeuti, dietisti”.
Newsletter della Associazione Italiana
Disturbi dell’Alimentazione e del Peso (AIDAP)
Via Sansovino, 16 - 37138 Verona - Tel. (045) 8103915
Fax (045) 8102884 - E-mail: [email protected]
Sito web: www.aidap.org
Emozioni e cibo:
Periodico semestrale dell’Associazione AIDAP
Iscrizione Tribunale di Verona - n. 1377-data 28/08/99
DIRETTORE RESPONSABILE:
Mauro Cappelletti
PROGETTO GRAFICO:
POSITIVE PRESS - Via Sansovino 16 - Verona
Sito web: www.positivepress.net
[ 2 ] www.aidap.org
A nostro avviso in queste due raccomandazioni ci sono delle
importanti contraddizioni che meritano di essere spiegate.
Le principali terapie basate sulle evidenze, disponibili per i
disturbi dell’alimentazione, sono le seguenti:
è Terapia Cognitivo-Comportamentale (CBT) e Terapia
Interpersonale (IPT) per la bulimia nervosa e il disturbo
da alimentazione incontrollata.
è Terapia Basata sulla Famiglia (FBT) per gli adolescenti
affetti da anoressia nervosa.
Recentemente alcuni studi eseguiti in Italia e in Inghilterra
hanno riportato risultati promettenti per la cura dell’anoressia nervosa anche con nuove forme di trattamento, come
ad esempio la CBT-E (Enhanced, tr it. Potenziata), sia negli
adulti sia negli adolescenti.
È da sottolineare che le terapie che hanno dimostrato un’efficacia nei disturbi dell’alimentazione, come ad esempio la
CBT e la IPT, sono state somministrate da un singolo terapeuta e non da équipe multidisciplinari.
L’intervento multidisciplinare raccomandato dalla Conferenza di Consenso non ha evidenze di efficacia, non essendo
mai stato testato in rigorosi studi randomizzati e controllati.
Tale intervento, sebbene sia inevitabile in pazienti fortemente malnutriti e complessi e in contesti di cura intensivi come
la terapia ambulatoriale intensiva, il day-hospital e il ricovero, presenta, come sottolineato dai Quaderni, vantaggi e
svantaggi.
Il vantaggio è che la presenza di clinici con competenze multiple può facilitare la gestione di pazienti con gravi problemi
medici e psichiatrici coesistenti col disturbo dell’alimentazione, un sottogruppo di pazienti tipicamente trattato nei
luoghi intensivi di cura come il day-hospital o il ricovero.
Gli svantaggi possono essere divisi in tre categorie principali. Primo, un trattamento con molteplici terapeuti incoraggia
i pazienti a ripartire i loro problemi e parlare di problemi
SOCI ONORARI AIDAP:
Ms. Jane Brody, Prof. David Garner, Prof. Francesca Brambilla, Ms. Dacia Maraini, Prof. Michele Carruba, Ms. Maria Teresa Ruta, Dr. Johan Vanderlinden, Prof. Christopher Fairburn,
Prof. James Look, Prof. Stephen Wonderlich, Prof. Anthony
Fabricatore, Dr. Zafra Cooper, Prof. Eric Stice, Dr. Roberta
Sherman, Prof. Ron A. Thompson
CONSIGLIERI:
Cappelletti Mauro (Presidente AIDAP), Dalle Grave Riccardo
(Segretario Scientifico AIDAP), Camporese Lucia, Banderali
Arianna, Faillaci Antonino, Filardo Domenico
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
specifici con specifici terapeuti. Il risultato è che nessun
terapeuta osserva e apprezza l’intero quadro clinico del paziente. Secondo, l’applicazione di un trattamento da parte
di terapeuti che condividono la loro conoscenza, senza un
modello teorico e clinico condiviso, facilita la comunicazione
di informazioni contradditorie ai pazienti sul loro disturbo e
sulle strategie per affrontarlo. Questo può creare confusione
nei pazienti sui problemi da affrontare per superare il disturbo dell’alimentazione e far sviluppare la sensazione di non
essere in controllo durante il trattamento. Inoltre, rischia di
aumentare le divisioni e conflittualità tra i membri dell’équipe che possono avere convinzioni diverse sulle modalità di
cura e sui problemi che devono essere affrontati. La divisione e le conflittualità dell’équipe possono essere utilizzate dai
pazienti per aumentare la loro resistenza alla cura. Terzo, i
trattamenti multidisciplinari sono molto costosi, un fatto da
tenere sempre in grande considerazione in un momento di
crisi economica e finanziaria.
Con le terapie basate sull’evidenza, somministrate da un singolo terapeuta (CBT, IPT, FBT) in 20-40 sedute, i 2/3 dei pazienti che concludono il trattamento (circa l’80%) raggiunge
una remissione duratura dal disturbo dell’alimentazione.
Questo dato dovrebbe suggerire che l’intervento di prima
scelta da raccomandare per la cura dei disturbi dell’alimentazione dovrebbe essere, a seconda dei casi, la CBT, la IPT
o la FBT. I vantaggi di questo intervento, oltre all’efficacia,
sono i bassi costi - 20 sedute con un terapeuta costano circa
1200 Euro - e il non fornire informazioni contraddittorie ai
pazienti. Purtroppo, come sottolineato dai Quaderni, “nonostante gli importanti progressi ottenuti con lo sviluppo di
psicoterapie con un’evidenza di efficacia, questi trattamenti
sono raramente applicati al di fuori dei luoghi di ricerca e,
ancora oggi, molti pazienti in Italia continuano a ricevere
interventi subottimali”.
Sulla base di questi fatti, l’AIDAP non raccomanda l’implementazione improvvisata e diffusa di centri multidiscilpinari
per la cura di disturbi dell’alimentazione, ma piuttosto suggerisce di investire le poche risorse finanziarie disponibili
nella formazione accurata di un ampio numero di professionisti sulle terapie basate sull’evidenza, che non sono abitualmente insegnate nei percorsi professionali universitari e
post-universitari.
Le équipe multidisciplinari dovrebbero essere implementate
solo in alcuni centri di riferimento che hanno la disponibilità
di interventi intensivi di cura, come il trattamento ambulatoriale intensivo, il day hospital e il ricovero, a cui i clinici
possono inviare i pazienti che non rispondono alle terapie
ambulatoriali standard basate sull’evidenza. Anche in questi centri di riferimento, comunque, è opportuno, al fine di
fornire un approccio coerente e non contradditorio, che i
terapeuti, pur mantenendo i loro ruoli professionali specifici,
condividano la stessa filosofia e teoria, utilizzino un linguaggio comune con i pazienti ed eseguano incontri periodici tra
di loro e con il paziente per discutere i vari elementi del trattamento e la relazione tra loro.
Infine, è raccomandabile eseguire studi per valutare l’efficacia dei trattamenti multidisciplinari intensivi attraverso studi
longitudinali e controllati, con outcome valutati possibilmente da operatori neutri, per capire se e quando è conveniente
investire risorse economiche in questi costosi interventi.
Messaggi chiave
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Numerose ricerche, alcune eseguite anche in Italia, hanno dimostrato l’efficacia di trattamenti
poco costosi, come la CBT, l’IPT e la FBT, somministrati da singoli terapeuti.
Con queste terapie, i 2/3 dei pazienti con disturbi dell’alimentazione che conclude il trattamento raggiunge una remissione duratura in 20-40 sedute.
L’approccio multidisciplinare è potenzialmente più utile per i pazienti gravemente malnutriti e complessi e in contesti di cura più intensivi, come per esempio la terapia ambulatoriale intensiva, il
day-hospital o il ricovero riabilitativo.
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L’approccio multidisciplinare andrebbe preferibilmente somministrato da équipe che adottano un
orientamento teorico comune.
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È raccomandabile eseguire studi longitudinali e controllati, possibilmente valutati da operatori
neutri, per determinare l’efficacia dell’approccio multidisciplinare.
www.aidap.org [ 3 ]
2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
AIDAP Trapani formazione
L’AIDAP per la disseminazione dell’evidenza
scientifica nel management dei disturbi
dell’alimentazione e del peso in Sicilia
Resoconto degli eventi a cura di: Antonino Faillaci - AIDAP Trapani
Novembre intenso per le UOL AIDAP Oliveri, Palermo e Trapani, impegnate nell’attività di
disseminazione degli approcci basati sull’evidenza nella prevenzione e terapia dei disturbi
dell’alimentazione e dell’obesità
Grazie ad una specifica richiesta e al successivo invito da
parte della Direzione Sanitaria dell’Ospedale Classificato Accreditato “Buccheri La Ferla” di Palermo gli specialisti di tre
UOL della Sicilia sono stati invitati al Convegno dal titolo “I
Disturbi del Comportamento Alimentare: dalla diagnosi alla
terapia” svoltosi a Palermo il 6 Novembre. Il Dott. Faillaci
(medico, Resp. UOL Palermo e Trapani) si è soffermato sulla
necessità di implementare modelli terapeutici e preventivi
basati sull’evidenza, sottolineando i progressi della CBT-E
nella terapia dei disturbi dell’alimentazione, alla luce di recenti trials clinici molto interessanti e dell’esperienza maturata negli ultimi anni dai terapeuti nella sua applicazione.
è stato inoltre, in un’altra relazione, affrontato il tema della
medicina delle evidenze applicata alla terapia dell’Obesità.
La Dott.ssa Aliquò (medico, UOL Palermo) ha esposto i quadri clinici con riferimento soprattutto alle complicanze acute
di interesse internistico e da sottoporre a particolare attenzione in ambito ospedaliero. La Dott.ssa Martinez (psicologa, UOL Palermo) ha fornito un esaustivo inquadramento
nosografico e diagnostico dei disturbi dell’alimentazione con
una brillante esposizione centrata sull’alterazione dell’Immagine Corporea. La Dott.ssa Nocito (psicologa, UOL Palermo)
ha esposto un interessante caso di CBT-E trattato con successo dall’équipe evidenziando le peculiarità che la rendono
sostanzialmente diversa dalle altre terapie proposte e la sua
versatilità che consente la sua applicabilità anche da parte di
chi ha una formazione diversa da quella CBT. La Dott.ssa Tarantino (psicologa, UOL Palermo), ha affrontato il tema, soprattutto rilevante in ambito ospedaliero, del primo contatto
con le pazienti e le loro famiglie con riferimento in particolare all’aspetto motivazionale ed alla riduzione delle resistenze
al trattamento, molto forti a causa dell’egosintonia e dei possibili ostacoli che si incontrano nell’ambiente familiare. Infine il Dott. Iarrera (dietista, UOL Oliveri) ha, dall’alto della
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sua consolidata esperienza, offerto una breve ma esauriente
introduzione al tema della riabilitazione nutrizionale dei disturbi dell’alimentazione, presidio di importanza ineludibile
nel processo di guarigione dai disturbi dell’alimentazione.
Il secondo incontro svoltosi nei locali della Cittadella della
Salute dell’ASP di Trapani il 15 Novembre, dal titolo “I Disturbi Alimentari in Adolescenza. Seminario introduttivo”,
si è svolto su richiesta dei responsabili del DSM di Trapani
(Dott.ssa Giovanna Mendolia e Dott. Giorgio Geraci) allo
scopo di avviare un percorso di formazione dei professionisti che, nell’Azienda Sanitaria, hanno il compito di operare nel campo della prevenzione e della terapia dei disturbi
dell’alimentazione. I terapeuti dell’AIDAP Trapani e Palermo
(Dott. Faillaci, Dott.ssa R.Contentezza, Dott.ssa R. M. Pizzo
e Dott. M. Mulè) hanno offerto una panoramica soprattutto
analizzando le peculiarità delle problematiche dei disturbi
dell’alimentazione in età adolescenziale, anche alla luce dei
nuovi criteri diagnostici, delle influenze ambientali, non sottovalutando l’impatto fondamentale della riabilitazione nutrizionale e della CBT-E che recentemente ha ricevuto prove
di efficacia, suscitando notevole interesse fra i partecipanti.
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
AIDAP Oliveri i nuovi pregiudizi
Il peso dei pregiudizi sul peso
A cura di: Francesco Iarrera - AIDAP Oliveri
Un gruppo di ricerca della Yale University ha pubblicato uno studio in cui mostra che chi
soffre di sovrappeso è costretto a subire una discriminazione, frutto di pregiudizi, paragonabile a quella razziale e sessuale
Il problema è talmente concreto che gli anglosassoni hanno
persino sentito l’esigenza di inventare un neologismo adatto alla nuova situazione: “pesismo”, una forma di razzismo
orientata direttamente al peso della persona.
Insomma, chi di noi, per vituperare qualcuno che allo STOP
non ci ha dato la precedenza o che ci ha fregato il posto auto
condominiale, doveva limitarsi ad utilizzare espressioni colorite, come “negro”, “finocchio” o “ebreo”, adesso può gioire
perche è autorizzato a inserire anche il termine “obeso”. Se
siamo intimi, potremo dirgli “ciccione”. Ormai è ufficiale e
riconosciuto ad ogni latitudine, certo, non nel Biafra, lì non
capiranno che si tratta di un insulto.
Possiamo stare tranquilli che chi verrà riverito con tale attributo si sentirà adeguatamente offeso.
Ma da cosa nasce questa discriminazione nei confronti di chi
ha un problema di sovrappeso?
La società in cui viviamo enfatizza con ogni mezzo la relazione
fra basso peso e successo. Siamo ormai orientati a credere che
essere magri sia una condizione necessaria - e spesso sufficiente - per raggiungere i propri obiettivi. Il valore delle persone
sembra essere diventato inversamente proporzionale al peso.
Più pesi meno vali. Le persone in sovrappeso vengono percepite come persone senza forza di volontà, incapaci a gestire i
propri impulsi e di avere il controllo. Chi è sovrappeso viene
accusato di essere sciatto e inaffidabile. Addirittura i bambini
vedono i pari età con problemi di peso come sporchi e meno
intelligenti, di conseguenza giocano meno volentieri con loro,
dando inizio ad una spirale di comportamenti che, con molta
probabilità durerà per tutta la vita, o meglio, per tutta la durata del sovrappeso. Che spesso è per tutta la vita.
Chi discrimina, evidentemente, attribuisce una responsabilità,
una colpa, alla persona discriminata. Qualcosa del tipo “se
sei sovrappeso è solo perche lo vuoi essere, dunque smetti di
piangerti addosso e fai una dieta”. Semplice no?! Come avranno fatto a non pensarci prima? Forse è il caso di farci venire
il dubbio che non sia così semplice e soprattutto che non si
tratti di una scelta, ma di un problema. E sapete qual è l’aspetto più interessante? Se notate bene, osserverete come chi ha
una soluzione semplice e immediata al problema sovrappeso
è molto spesso una persona che quel problema non lo ha, o
pur avendolo non lo considera tale.
Essendo io incapace di percepire sentimenti di intolleranza –
qualunque sia l’aspetto intollerato - mi sono sempre chiesto
quali responsabilità o colpe individuassero gli intolleranti e
i discriminanti in chi nasce in Nigeria con la pelle scura?
Quali sono le colpe degli ebrei? Che colpe hanno gli omosessuali? Mi sono sforzato ma non sono riuscito a trovare alcuna
colpa. Prego chiunque sia in grado di trovarne di aiutarmi a
capire meglio.
La società in cui viviamo
enfatizza con ogni mezzo
la relazione fra basso peso
e successo
Mi sono persuaso - finchè qualcuno non mi folgorerà sulla via
di Damasco – che si tratti, semplicemente, di una normalità
diversa dalla nostra normalità. E, sapete com’è, normalmente,
le menti poco aperte, fanno fatica ad accettare che esista un
pezzo di mondo, normale, diverso da quello dove normalmente poggia il proprio sedere.
Se vi sono sembrato intollerante verso gli intolleranti, vi chiedo scusa, non volevo.
Importanti e numerose evidenze scientifiche concordano con
il non attribuire alla persona in sovrappeso la colpa del proprio
sovrappeso. Oggi sappiamo che queste persone sono vittime di
un problema causato da due aspetti: la genetica e soprattutto
l’ambiente in cui viviamo. Già, proprio l’ambiente. Avete no-
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2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
tato come nel terzo mondo ci sia una certa scarsità di persone
con sovrappeso? E avete notato come negli Stati Uniti, dove
tutto sembra essere costruito per far mangiare di più le persone
e farle muovere di meno, ci sia la massima concentrazione di
persone con eccesso di peso? So che lo avete notato, come tutti.
Certo, potremmo credere che il nostro creatore si sia divertito a
selezionare tutti i virtuosi del peso e metterli nel terzo mondo
e tutti gli incapaci negli Stati Uniti, un po’ come si faceva da
bambini, quando si doveva formare due squadre per giocare
nelle strade: “tu di qua, tu di là” (il più scarso andava in porta).
Potremmo crederlo, ma forse conviene pensare che chi è in
sovrappeso, semplicemente non ha scelto di esserlo.
Ma sapete qual è la cosa peggiore? Che purtroppo, la discriminazione nei confronti di chi è sovrappeso, spesso, troppo spesso, proviene dagli addetti ai lavori, da noi terapeuti. E questo
è paradossale, viste alcune ricerche scientifiche, pubblicate
recentemente, che dimostrano che l’atteggiamento severo e discriminante nei confronti di chi è sovrappeso non solo non li
aiuta a cambiare, ma addirittura causa un peggioramento della
condizione di salute del paziente stesso.
Alla luce di tutto questo appare difficile giustificare i rimproveri – fino a sfiorare veri e propri insulti – filippiche paternali,
gesti di insofferenza quando la persona non riesce a seguire
i suggerimenti indicati. Sono frequenti le conversazioni del
tipo: “Ma perchè non ti impegni?” “Ci sto provando”, “Ma ti
rendi conto che pesi 130 kg?” “Certo che me ne rendo conto,
il peso è addosso a me, mica a te”, “Tu proprio non vuoi cambiare!” “Lo vorrei tantissimo ma non ci riesco”, fino ad arrivare
allo scontro finale, la madre di tutte le battaglie: “Se non segui
la terapia è inutile che prosegua con gli appuntamenti” a cui
segue una frase del paziente, del tipo “Ok dottore, lei ha proprio ragione, mi impegnerò di più!” e un pensiero, del tipo
“Non mi vedrai mai più”.
Mi auguro solo che prima o poi non si arrivi al “calvismo”,
a quel punto quelli dotati di pochi peli sulla testa come me
sarebbero fritti.
Polistena (RC) cibo e attività sportiva
Sondaggio in piazza
A cura di: Domenico Filardo - Socio Ordinario AIDAP
I ragazzi del servizio civile in piazza a Polistena per un sondaggio su peso, alimentazione
e attività fisica e l’influenza che questi tre fattori hanno sulla salute
Lo scorso mese di dicembre si è svolto in piazza a Polistena,
paese di poco meno di 11.000 abitanti situato nell’entroterra
della piana di Gioia Tauro nella provincia di Reggio Calabria,
un sondaggio sul peso. Il sondaggio è stato inserito nell’ambito dell’attività di un annuale progetto del servizio civile
nazionale denominato “Cibo e attività sportiva: un’accoppiata vincente” di cui, ho personalmente svolto la formazione
dei ragazzi.
Con il sondaggio, ci si è posto l’obiettivo di ottenere delle
informazioni su tre fattori quali peso, alimentazione e attività fisica che indiscutibilmente possono avere un’influenza
sulla salute.
L’idea di proporre ai ragazzi del servizio civile, di fare un
sondaggio in piazza, è stata finalizzata a conoscere cosa ne
pensano i cittadini del proprio peso e i comportamenti che
eventualmente mettono in atto per gestirlo. Inoltre mi sono
[ 6 ] www.aidap.org
posto l’obiettivo di cercare una possibile correlazione tra
questi dati con quelli raccolti, in precedenza, attraverso due
distinti sondaggi effettuati, a distanza di un anno uno dall’altro, nella città di Verona, a cura dell’Aidap (l’Associazione
Italiana per i Disturbi dell’Alimentazione e del Peso).
La raccolta dei dati attraverso l’indagine, è stata utile per fare
il punto sulla diffusione del problema “peso” in ambito locale e questo perché tutte le statistiche, sia a livello mondiale
sia nazionale indicano che i problemi di peso negli ultimi
decenni sono in continuo aumento e in Italia, in particolar modo, che l’espansione dell’eccesso di peso mostra una
maggiore prevalenza nelle regioni meridionali.
Probabilmente, la crescita dell’incidenza di sovrappeso e
obesità è imputabile alla tendenziale maggiore influenza dei
fattori ambientali quali l’aumentato introito calorico dovuto
al consumo di alimenti ad alto contenuto di grassi, al con-
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
sumo sempre più frequente di pasti fuori casi, all’aumento
delle porzioni e alla contemporanea riduzione del consumo
energetico dovuto all’incremento dei livelli di sedentarietà in
tutte le attività quotidiane che vanno dagli spostamenti alle
modalità di svolgimento delle attività lavorative.
A parte ciò, l’espansione del fenomeno è anche attribuibile
alla sottostima del problema. Il problema del peso, troppo
spesso finisce per essere sottovalutato e considerato piuttosto
come un problema estetico e non come un fattore che può
comportare delle complicanze sulla salute. Per questo motivo,
frequentemente, per cercare di perdere peso si fa ricorso a delle diete rigide, spesso “fai da te” o a programmi di perdita di
peso fantasiosi, che rappresentano la moda del periodo e che
non fanno altro che allungare la lista dei trattamenti proposti
dall’industria della dieta, piuttosto che portare a un moderato
e duraturo calo ponderale, diretto non solo a un salutare dimagrimento ma anche alla modifica dello stile di vita. Questi
tentativi proprio perché estremi, hanno scarse probabilità di
incidere sulle abitudini e non potendo essere condotti avanti,
per lunghi periodi, sono destinati a fallire.
L’altro problema, è rappresentato dalle adolescenti normopeso (in misura minore dai maschi) che, anche in assenza
d’indicazioni alla perdita di peso, spesso mettono in atto diete incongrue ed estremamente rigide. A tal proposito, non
dobbiamo comunque dimenticare che fare la dieta, in età
adolescenziale, come confermato dagli studi effettuati su un
campione di studentesse londinesi e su degli adolescenti australiani, aumenta il rischio di sviluppare un disturbo dell’alimentazione.
Da questo preambolo appare chiara l’utilità dell’indagine effettuata. Non a caso, lo scopo del sondaggio è stato quello
di ottenere informazioni dalle persone del paese sul grado
di consapevolezza riguardo al proprio peso e sui comportamenti adottati per gestirlo.
Al fine di cercare di rendere il più possibile eterogeneo il
campione degli intervistati, oltre che per le variabili di età,
sesso, peso, ecc., sono stati individuati come giorni per realizzare il sondaggio, il sabato (intera giornata) e la domenica
(tutta la mattinata) e come luogo la piazza principale della
cittadina. I ragazzi del servizio civile, opportunamente formati per fare le interviste, si sono sistemati nei punti più
strategici dell’ampia Piazza della Repubblica di Polistena, e
hanno cercato di fermare in modo casuale i passanti e di
sottoporre quelli che si sono resi disponibili, a domande su
come valutavano il proprio peso, se attuavano delle strategie
finalizzate alla sua gestione, quali, controllo del peso, dieta e/o esercizio fisico, desiderio di perdere peso, eventuali
aspettative di perdita di peso e infine la frequenza dell’abitudine a rilevare il peso.
Ai passanti che hanno accettato di rispondere al questionario, è stata offerta la possibilità di verificare, all’interno di uno
stand allestito ai margini della piazza, il peso, l’altezza, la circonferenza addominale e di ricevere informazioni accurate sui
rischi eventualmente associati alla propria situazione del peso.
Comparazione tra autodefinizione e indice di
massa corporea ipotetico in tutto il campione
Autodefizione
Sottopeso
3,1%
Obesità
2,7%
Normopeso
52%
Sovrappeso
42,2%
IMC Teorico
Obesità
14,5%
Sovrappeso
41,8%
Sottopeso
2,7%
Normopeso
41%
I soggetti intervistati sono stati 256, di cui 163 maschi (pari al
63,7%) e 93 femmine (36,3%). Sul totale degli intervistati, 80
soggetti (il 31,25% di cui 25,39% maschi e 5,86% femmine),
hanno accettato di rilevare i propri parametri (sul campione
di 80 suddivisi in 65 maschi pari all’81,25% e 15 femmine
uguali al 18,75%).
Complessivamente sul totale del campione, alla domanda su
come valutavano il proprio peso, il 3,1% dichiarava di essere sottopeso, il 52% normopeso, il 42,2% sovrappeso e il
2,7% obeso. Chiedere anche altezza e peso conosciuti ci ha
permesso di calcolare l’ipotetico indice di massa corporea.
Secondo l’IMC ipotetico, del campione il 2,7% era sottopeso,
il 41% normopeso, il 41,8% sovrappeso e il 14,5% obeso
(vedi tabella).
Un’altra analisi dei dati è stata fatta, andando a verificare, con
quale accuratezza, i vari soggetti si erano collocati nella fascia di peso di reale appartenenza. Su 8 soggetti che si erano
valutati sottopeso, 3 lo erano realmente (37,5%), 4 erano in
condizione di normopeso e 1 di sovrappeso! Tra i 133 valutatisi come normopeso, 4 appartenevano al sottopeso, 80 si
erano giustamente collocati (60,15%), mentre 44 facevano
parte della fascia del sovrappeso e 5 di quella dell’obesità.
Sui 108 con stima di sovrappeso, 21 erano normopeso, 61
avevano indicato la loro giusta posizione (56,48%) e 26 sottostimavano il problema considerato che la reale fascia era
l’obesità. Delle 7 persone, che avevano indicato come propria condizione l’obesità, 6 si erano correttamente collocati
(85,71%) mentre 1 apparteneva al sovrappeso.
Un altro aspetto interessante del sondaggio, è quello di avere
dato la possibilità di valutare le differenze, in un sottogruppo
di persone, attraverso la verifica di peso e altezza riferiti. Sugli
80 soggetti a cui erano stati misurati i due parametri antropo-
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2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
Comparazione tra autodefinizione e indice di massa
corporea ipotetico e reale nel campione peso e altezza misurato
Autodefizione
Obesità
3%
Sovrappeso
55%
Sottopeso
4%
IMC Teorico
Obesità
19%
Sottopeso
1%
Sottopeso
0%
Obesità
Normopeso
39%
Sovrappeso
49%
metrici, il dato che risalta maggiormente è la sottostima che le
persone obese fanno nel collocarsi nella fascia di appartenenza. Infatti, mentre solamente il 3% definiva la sua condizione
come obesità, andando a calcolare l’IMC con peso e altezza
riferiti si passava al 19%, mentre determinandolo con peso e
altezza misurati si arrivava a un 33% di obesità. Nella figura
sono riportate le percentuali per le varie fasce di classificazione del peso, dove è possibile notare le differenze esistenti tra
autovalutazione e indice di massa corporea reale.
Per il 37,5% dei soggetti, la sistemazione risultava perfettamente accurata: 30 su 80 si posizionavano correttamente
contemporaneamente nella fascia di normopeso, di sovrappeso o di obesità per quanto riguarda sia l’autodefinizione,
l’IMC ipotetico e quello reale.
Nel sottogruppo che ha accettato di rilevare i parametri, è
stata misurata la circonferenza addominale e il 46,25% dei
soggetti aveva una circonferenza vita superiore ai limiti di
riferimento stabilito per il sesso di appartenenza.
Il 58,2% degli intervistati si era dichiarato desideroso di perdere peso: su 149 soggetti il 33,6% era normopeso, il 63,1% in
sovrappeso e il 3,3% in obesità. Deve sicuramente far riflettere
che circa un terzo dei soggetti che aveva espresso la volontà di
perdere peso, aveva un indice di massa corporea che lo collocava nel normopeso e questo è indicativo per un desiderio di
portare il proprio peso sotto un peso naturale, aumentando il
rischio di andare incontro a dei disordini alimentari.
Altro quesito interessante, è stato quello riferito al controllo
del peso. Il 40,6% degli intervistati non si era mai pesato
nell’ultimo mese, mentre solo il 3,1% si era regolarmente
pesato con la frequenza di una volta a settimana, abitudine
questa ritenuta la più idonea per chi cerca di perdere peso e
ambisce a mantenerlo. Interpretando tutto questo, alla luce
delle percentuali dei soggetti obesi che non si colloca nella
propria fascia di classificazione del peso, possiamo intuire
come la differenza tra la percezione del proprio peso e la
realtà, può rappresentare uno dei maggiori ostacoli, per la
persona che soffre di obesità di prendere coscienza dei rischi
a cui è esposto e a decidere di intraprendere un programma
di perdita di peso e modifica dello stile di vita. Sul totale
dei soggetti intervistati, il 10,9% dichiarava di essere a dieta
[ 8 ] www.aidap.org
IMC Reale
Normopeso
31%
33%
Sovrappeso
41%
Normopeso
26%
e il 33,6% di fare attività fisica. Sovrapponendo i dati si è
costatato che il 6,6% dei soggetti accompagnava alla dieta
l’attività fisica per perdere peso, mentre il 4,3% cercava di
perdere peso senza fare attività fisica e il 27% si affidava solo
all’attività fisica per raggiungere l’obiettivo. È ampiamente
documentato, che per perdere e mantenere il peso perduto,
è di fondamentale importanza sia la dieta, sia l’attività fisica
ed entrambi sono imprescindibili ai fini della modifica dello
stile di vita. Non riuscire a modificare lo stile di vita, rende
scarse le probabilità di mantenere il peso perduto nel medio
lungo termine.
Tra chi aveva espresso la volontà di perdere peso, il 43,6%
aveva un desiderio di perdere fino a 5 kg, il 35,6% fino a 10
kg, il 9,4% fino a 15 kg, un altro 9,4% fino a 20 kg e il 2%
fino a 30 kg. È risaputo che avere alte aspettative di perdita
di peso, rappresenta un altro elemento di rischio per l’abbondono del tentativo di perdita di peso.
In conclusione, si può dire che il gruppo dei soggetti intervistati, anche se non può rappresentare un campione controllato, fornisce delle utili indicazioni. Nel campione per quanto si è cercato di renderlo più eterogeneo possibile, sono
meno presenti i soggetti di sesso femminile e le adolescenti
(entrambi i gruppi più riluttanti ad accettare l’intervista) e
una maggiore presenza di queste fasce di soggetti avrebbe
sicuramente fornito più informazioni sui comportamenti
finalizzati al controllo del peso. In ogni caso, sicuramente
interessanti risultano i dati sulla sottostima del problema da
parte dei soggetti obesi. Questa sottostima, trova riscontro
anche se in proporzioni differenti, nei due sondaggi effettuati
a Verona dove già i campioni erano più eterogenei, proprio
per una maggiore presenza dei soggetti che in questo gruppo
sono meno rappresentati (adolescenti, sesso femminile).
Comunque i dati più interessanti sembrano venir fuori dal
confronto di quelli del sottogruppo in cui c’è stata la possibilità di verificare quanto indicato dagli intervistati.
L’auspicio sarebbe di poter allestire uno studio statistico più
completo e avere dei dati quanto più rappresentativi della
popolazione e provare ad avere più informazioni attinenti
alla consapevolezza del proprio peso e ai comportamenti salutari messi in atto per gestirlo.
Termini usati per descrivere la psicopatologia
specifica dei disturbi dell’alimentazione
A
C
Abbuffata oggettiva: assunzione di un’eccessiva quantità di
cibo, date le circostanze, associata alla sensazione di perdita di controllo.
Abbuffata soggettiva: assunzione di una quantità di cibo
non eccessiva, date le circostanze, associata alla sensazione di perdita di controllo.
Alimentazione posticipata: posticipare l’alimentazione al
fine di controllare il peso e resistere all’impulso di abbuffarsi.
Anoressia: perdita di appetito.
Check del peso: controllo ripetuto e frequente del proprio
peso corporeo.
Check dell’alimentazione: controllo ripetuto e frequente
della porzione del cibo da mangiare con la bilancia, delle
calorie, delle etichette nutrizionali degli alimenti e del comportamento degli altri.
Check della forma del corpo: controllo ripetuto e frequente della forma del corpo con lo specchio, misurazioni varie
e confronto con altri.
Comportamenti di compenso non eliminativi: termine
che indica l’esercizio fisico eccessivo e compulsivo e la dieta ferrea messi in atto dopo un’abbuffata.
Comportamenti eliminativi o purgativi: termine che indica il vomito autoindotto o l’uso improprio di lassativi e diuretici. Il comportamento eliminativo può essere di compenso se
eseguito dopo un episodio di alimentazione considerato eccessivo e non di compenso quando non è eseguito in risposta a un episodio di alimentazione considerata eccessiva.
D
Disprezzo nei confronti del proprio corpo: considerare il
proprio corpo disgustoso o repulsivo. Di solito si accompagna all’evitamento dell’esposizione del corpo.
E
Eccessiva valutazione del controllo dell’alimentazione: giudicare il proprio valore in modo predominante o
esclusivo in termini di controllo dell’alimentazione.
Eccessiva valutazione del peso e della forma del
corpo: giudicare il proprio valore in modo predominante o
esclusivo in termini di peso, forma del corpo e loro controllo.
Esercizio fisico compulsivo: quando è associato al senso
soggettivo di essere obbligati o spinti a esercitarsi, ha la
priorità rispetto alle altre attività della giornata (es. scuola o
socializzare) ed è associato a sensi di colpa e ansia quando
è rimandato.
Esercizio fisico eccessivo: quando la sua durata, frequenza e intensità supera quanto è necessario per ottenere benefici per la salute e aumenta il rischio di causare dei danni
fisici.
Evitamento dei cibi: evitare alcuni cibi per paura di aumentare di peso o di avere un’abbuffata.
Evitamento dell’esposizione del corpo: evitare di guardare il proprio corpo o di esporre alcune parti del corpo agli
altri.
Evitamento della misurazione del peso: evitare di misurare il proprio peso corporeo.
I
Insoddisfazione corporea: insoddisfazione nei confronti
della propria apparenza. Molto comune anche nelle persone che non hanno un disturbo dell’alimentazione.
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
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N
Normopeso: indice di massa corporea compreso tra 18,5
kg/m2 e 24,9 kg/m2.
O
Obesità: indice di massa corporea maggiore o uguale a
30 kg/m2.
P
Paura d’ingrassare: paura di aumentare di peso che non si
riduce con il dimagramento.
Preoccupazione per il peso, la forma del corpo e il
controllo dell’alimentazione: pensieri ripetuti e ricorrenti associati a emozioni di ansia e apprensione sul peso,
forma del corpo e alimentazione.
R
Reazione alla rottura delle regole dietetiche: reazione
emotiva, cognitiva e comportamentale alla rottura di una
regola dietetica. È una reazione che spesso favorisce le abbuffate.
Regole dietetiche estreme: presenza di un elevato numero
di regole dietetiche molto difficili da seguire.
Regole dietetiche rigide: presenza di regole dietetiche che
“devono” essere seguite in modo ferreo.
Restrizione dietetica calorica: limitazione della quantità,
frequenza, e qualità di cibo assunto che produce un deficit
energetico e perdita di peso corporeo.
Restrizione dietetica cognitiva: provare a limitare la frequenza, la quantità e la qualità di cibo assunto per controllare il peso, indipendentemente dal fatto che tale tentativo
produca un deficit energetico.
Ricerca della magrezza: continua ricerca della perdita di
peso anche quando si è sottopeso.
S
Sentirsi grasso: etichettare alcuni eventi considerati avversi (es. emozioni negative, variazioni di peso, alimentazione
percepita in eccesso) come “mi sento grasso”. Spesso è
messo in relazione all’essere grassi.
Sentirsi pieno: sensazione usata per etichettare esperienze diverse come ad esempio la sensazione fisica interna di
sentirsi pieni (sensazione di aver mangiato o bevuto troppo; sensazione di avere troppo cibo o liquidi nella pancia),
il pensiero di aver mangiato troppo, la percezione di avere
un addome troppo sporgente, indossare vestiti aderenti e
sentirsi grassi.
Sintomi da malnutrizione: sintomi fisici, psicologici e sociali che compaiono in seguito alla restrizione dietetica caloria e al sottopeso.
Sottopeso: indice di massa corporea inferiore a 18,5 kg/m2.
Sovrappeso: indice di massa corporea maggiore o uguale a
25 kg/m2.
Spiluccare: episodio alimentare ripetuto non pianificato con
assunzione incompleta e incerta, ma non minima di cibo.
U
Uso improprio di diuretici: assunzione di diuretici per controllare il peso e la forma del corpo.
Uso improprio di lassativi: assunzione di lassativi per controllare il peso e la forma del corpo.
V
Vomito auto-indotto: induzione del vomito per controllare il
peso e la forma del corpo.
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2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
articolo scientifico trattamento
Le nuove linee guida pratiche per il
trattamento dell’obesità
A cura di: Riccardo Dalle Grave - Segretario Scientifico AIDAP
Fonte: 2013 Management of Overweight and Obesity in Adults.
L’American College of Cardiology (ACC), l’American Heart
Association (AHA) e l’Obesity Society in collaborazione con
il National Heart, Lung, and Blood Institute (NHLBI) hanno
rilasciato il 12 novembre 2013, le nuove linee guida pratiche
per il trattamento dell’obesità.1
Il panel di esperti (Panel) è stato convocato nel settembre
2008 dal NHLBI in collaborazione con il National Institute
of Diabetes and Digestive and Kidney Diseases (NIDDK) per
aggiornare le linee guida cliniche dell’obesità del 1998 – tradotte anche in italiano e note come LIGIO.
Il Panel ha considerato le nuove evidenze sulla valutazione
e il trattamento del sovrappeso e dell’obesità, in particolare
negli individui con altri fattori di rischio per malattie cardiovascolari e diabete.
Le linee guida complete possono essere scaricate dal sito
http://onlinelibrary.wiley.com/journlal/10.1002/(ISSN)1930-739X,
qui di seguito riportiamo un sintesi in 10 punti:
1
Cinque domande critiche
Circa 78 milioni di adulti negli Stati Uniti hanno una condizione di obesità, che li pone a rischio di morbilità per una
varietà di condizioni, tra cui il diabete, malattia coronarica e
ictus. Un panel di esperti è stato assemblato per sviluppare
un elenco di domande critiche da affrontare. Cinque domande mirate sono state selezionate sulla base della rilevanza per
gli operatori sanitari che lavorano spesso con i pazienti obesi, e per fornire un aggiornamento sui benefici e i rischi della perdita di peso raggiunti con diversi approcci. Non sono
state incluse domande relative alla genetica dell’obesità, al
disturbo da alimentazione incontrollata, alla farmacoterapia,
e al costo-efficacia degli interventi per gestire l’obesità. Le
cinque domande critiche identificate sono state le seguenti:
1. Perdita di peso e riduzione dei fattori di rischio, eventi e
mortalità per le malattie cardiovascolari (CVD).
2. Cut-points attuali per il BMI e la circonferenza vita in
relazione al rischio CVD.
3. Differenti diete in relazione alla perdita e al mantenimento del peso.
4. Programmi comprensivi di modificazione dello stile di
vita per la perdita e il mantenimento del peso.
5. Chirurgia bariatrica per la perdita e il mantenimento di
peso e impatto sui fattori di rischio CVD e sulla mortalità
a breve e a lungo termine.
2
Misurazione del BM della
circonferenza vita
• Si raccomanda al medico di misurare il peso e l’altezza
e di calcolare il BMI durante la visita annuale o più frequentemente per identificare i pazienti che necessitano
di perdere peso.
• Si raccomanda di usare gli attuali valori soglia per il sovrappeso (BMI >25,0-29,9 kg/m2) e l’obesità (BMI >30
kg/m2) per identificare gli adulti che possono essere a
rischio di CVD.
• Un valore soglia per l’obesità (BMI >30 kg/m2) dovrebbe
essere usato per identificare gli adulti con aumentato rischio per tutte le cause di mortalità.
• I pazienti che sono sovrappeso o obesi dovrebbero riceve l’informazione che il loro livello di BMI li pone ad
aumentato rischio per CVD, diabete di tipo 2 e tutte le
cause di mortalità.
1 National Institutes of Health. Clinical Guidelines on the Identification, Evaluation, and Treatment of Overweight and Obesity in
Adults-The Evidence Report. National Institutes of Health. Obes Res 1998;6 Suppl 2:51S-209S.
[ 10 ] www.aidap.org
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
3
6
Misurazione della circonferenza vita
•
La circonferenza vita dovrebbe essere misurata alla visita
annuale o più frequentemente negli adulti sovrappeso e
obesi.
• I valori soglia per una circonferenza vita elevata che possono essere usati sono quelli definiti dal National Institutes of Health or World Health Organization (> 88 cm
donne; > 102 cm uomini).
• I pazienti che hanno una circonferenza vita elevata dovrebbero essere informati che i loro livelli di BMI li pongono ad aumentato rischio per CVD, diabete di tipo 2 e
tutte le cause di mortalità.
4
(incluso l’ipertensione arteriosa, la dislipidemia e l’iperglicemia) dovrebbero essere informati che anche una
modesta perdita di peso (3-5% del peso corporeo) può
determinare importanti benefici per i trigliceridi, la glicemia, l’emoglobina glicata e lo sviluppo di diabete.
• Una maggiore perdita di peso (>5%) può ridurre ulteriormente la pressione arteriosa (sia la sistolica che la diastolica), migliorare all’assetto lipidico (sia il colesterolo
LDL sia il colesterolo HDL) e la necessità di farmaci per
controllare la pressione arteriosa, la glicemia e i lipidi.
5
• La prescrizione della dieta dovrebbe basarsi sulle prefe-
renze e sullo stato di salute del paziente, preferibilmente
con la consulenza di un nutrizionista.
7
•
•
•
Dieta
• La prescrizione di una dieta per perdere peso è racco-
mandata come parte di un programma comprensivo di
modificazione dello stile di vita, una componente del
quale comprende un piano per raggiungere una riduzione dell’introito calorico.
• Qualsiasi dei seguenti metodi può essere usato per ridurre l’introito di cibo e calorico:
1.Prescrivere 1.200-1.500 kcal/die per le donne e
1.500-1.800 kcal/die per gli uomini (i livelli di kcal
sono usualmente aggiustati per il peso corporeo individuale).
2. Prescrivere un deficit energetico di 500 kcal/die o 750
kcal/die.
3. Prescrivere una dieta basata sull’evidenza che restringe
certi tipi di cibi (come i cibi ricchi in carboidrati, i cibi
poveri di fibra, o cibi ricchi di grassi) al fine di creare
un deficit energetico riducendo l’introito di cibo.
Programma intensivo di
modificazione dello stile di vita
• Agli adulti sovrappeso e obesi che beneficiano della per-
Modesta perdita di peso
• Gli adulti sovrappeso e obesi con fattori di rischio CVD
Dieta basata sulle preferenze
del paziente
•
dita di peso è raccomandato di partecipare per almeno 6
mesi a un programma intensivo di modificazione dello
stile di vita basato sulla terapia comportamentale che aiuta i partecipanti a migliorare l’aderenza alla dieta ipocalorica e ad aumentare l’attività fisica.
Si raccomanda che programmi includano un intervento
intensivo di perdita di peso (es., >14 sedute in 6 mesi)
somministrato individualmente o in gruppo da personale
formato (es. dietista, psicologo specialista dell’esercizio,
consulente della salute).
Le componenti principali dei programmi di modificazione dello stile di vita intensivo sono tre: 1) la prescrizione
di una dieta moderatamente ipocalorica; 2) la prescrizione di un programma di incremento dell’attività fisica, e 3)
l’uso di strategie derivate dalla terapia comportamentale
per favorire l’aderenza alla dieta e alle raccomandazioni
dell’attività fisica.
Programmi somministrati per via elettronica (incluso il
telefono) che includono un feed-back personalizzato da
parte di personale formato possono essere prescritti per
la perdita di peso, ma determinano un minore calo ponderale rispetto agli interventi faccia a faccia.
Alcuni programmi commerciali che forniscono un programma di modificazione dello stile di vita possono essere prescritti come opzione per la perdita di peso, se la
loro evidenza di efficacia e di sicurezza è stata pubblicata
in riviste peer-review.
8
Very Low Calorie Diet
• Si raccomanda che le Very Low Calorie Diet (definite se
<800 kcal/die) siano usate solo quando sono disponibili un monitoraggio medico e clinici esperti e solo come
parte di un programma molto intensivo di modificazione
dello stile di vita.
9
Mantenimento del peso perduto
• Si raccomanda che il mantenimento del peso perduto sia
una componente del piano del paziente di perdita di peso.
www.aidap.org [ 11 ]
2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
• Si raccomanda la partecipazione a un programma di
mantenimento del peso perduto con contatti almeno
mensili a lungo termine (>1 anno).
• I programmi dovrebbero includere contatti regolari, faccia a faccia o via telefono, con personale formato, per incoraggiare il paziente ad adottare elevati livelli di attività
fisica (200-300 minuti/settimana), misurare il peso corporeo (almeno 1 volta la settimana) e aderire a una dieta
con contenuto calorico ridotto (necessaria per mantenere
un peso corporeo più basso).
10
Terapia farmacologica e chirurgia
bariatrica
• Negli individui con BMI >30 o BMI >27 con condizioni
perdere peso, la terapia farmacologica può essere considerata come aggiunta al programma comprensivo di modificazione dello stile di vita per raggiungere gli obiettivi
di perdita di peso e di salute.
• Negli adulti con un BMI >40 o un BMI >35 con condizioni di comorbidità associate all’obesità che non hanno risposto ai trattamenti comportamentali con o senza
terapia farmacologica, la chirurgia bariatrica può essere
un’opzione appropriata.
• Per gli individui con un BMI <35 non c’è una sufficiente
evidenza per raccomandare le procedure di chirurgia bariatrica.
• La chirurgia bariatrica dovrebbe essere considerata come
un’aggiunta ai trattamenti di modificazione dello stile di
vita: trattamento comportamentale, modificazione dietetica e attività fisica.
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[ 12 ] www.aidap.org
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
articolo scientifico trattamento
Trial randomizzato controllato: un
confronto tra la terapia psicoanalitica e
la terapia cognitivo comportamentale nel
trattamento della Bulimia Nervosa
A cura di: Marwan El Ghoch & Enrico Patacca - Unità di Riabilitazione Nutrizionale, Casa
di Cura “Villa Garda”
Fonte: Poulsen S, Lunn S, Daniel SI, Folke S, Mathiesen BB, Katznelson H, Fairburn CG. “A Randomized Controlled Trial of Psychoanalytic Psychotherapy or Cognitive-Behavioral Therapy for Bulimia Nervosa”. American
Journal of Psychiatry 2013 Nov 26. doi: 10.1176/appi.ajp.2013.12121511.
In Europa la psicoterapia psicoanalitica è stata utilizzata ampiamente nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione, ma
purtroppo studi sulla sua efficacia a lungo termine sulla bulimia nervosa non sono mai stati eseguiti. Peraltro, la terapia
cognitivo comportamentale potenziata (CBT-E) ha mostrato
risultati promettenti (1-4), ma la sua efficacia non è stata mai
testata in un campione di pazienti affetti esclusivamente da
bulimia nervosa. Per tale ragione, Poulsen e collaboratori (5)
hanno voluto confrontare l’efficacia della psicoterapia psicoanalitica di lunga durata con la CBT-E.
La psicoterapia psicoanalitica è stata sviluppata dagli autori
danesi specificamente per i pazienti affetti da bulimia nervosa. L’intervento prevede un incontro settimanale di 50 minuti
per un periodo di 24 mesi. Gli obiettivi principali di questo
trattamento non direttivo sono aumentare la capacità di riflettere e di tollerare l’esperienza affettiva e facilitare l’insight
dei meccanismi che nascondono gli aspetti inconsci e rimossi
dei pazienti - due fattori principali coinvolti nel mantenimento di episodi bulimici secondo l’ipotesi degli autori.
La CBT-E è stata sviluppata per trattare tutti i disturbi dell’alimentazione, incluso la bulimia nervosa, e prevede 20 incontri di 50 minuti, della durata di 20 settimane. Il trattamento è focalizzato nel coinvolgere attivamente il paziente
per modificare la psicopatologia specifica e centrale del disturbo dell’alimentazione, utilizzando procedure e strategie
atte a interrompere la restrizione dietetica cognitiva, a ridurre l’eccessiva valutazione della forma del corpo e del peso e
a sviluppare abilità specifiche per la gestione degli eventi e
delle emozioni che influenzano l’alimentazione.
I risultati dello studio hanno evidenziato che la CBT-E è marcatamente più efficace nel trattamento della bulimia nervosa,
rispetto alla psicoterapia psicoanalitica. Nel gruppo CBT-E,
il 42% dei pazienti ha interrotto gli episodi bulimici e purgativi dopo cinque mesi e il 44% dopo 24 mesi. Invece soltanto il 15% dei pazienti sottoposti a psicoterapia psicoanalitica
ha interrotto gli episodi bulimici e purgativi dopo due anni.
I due trattamenti hanno determinato miglioramenti sovrapponibili in termini di psicopatologia specifica globale e generale, ma i miglioramenti nel gruppo CBT-E sono avvenuti
con maggiore rapidità.
Lo studio è molto importante per almeno due motivi. Primo,
i risultati mettono in dubbio l’opinione generale che qualsiasi psicoterapia abbia un esito similare perché opera su fattori aspecifici comuni. La CBT-E non ha ottenuto solo un
risultato superiore, ma anche in un tempo nettamente più
breve e di conseguenza è risultata anche meno costosa (20
sedute in 20 settimane, contro più di 70 sedute in due anni).
Secondo, lo studio ha una buona validità interna ed esterna,
cosa difficile da ottenere in studi randomizzati e controllati
di psicoterapia. La validità interna dello studio (cioè se i due
trattamenti sono stati condotti correttamente) è stata ottenuta e mantenuta per l’intera durata dello studio, grazie al
training intensivo e alla supervisione ravvicinata nel tempo
(una volta ogni 15 giorni) da parte degli autori che hanno
ideato i due trattamenti. Cosa, ad esempio, che non è accaduta nel recente ANTOP study che ha confrontato la terapia
psicodinamica, la CBT-E e un trattamento ottimizzato “as
usual” nella cura dell’anoressia nervosa (6), in cui sia i terapeuti CBT-E sia i loro supervisori non avevano un’esperienza
precedente nell’utilizzo di questa terapia. La validità esterna
(cioè, se i risultati possono essere generalizzabili fuori dal
contesto di questo studio) è stata ottenuta, somministran-
www.aidap.org [ 13 ]
2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
do la psicoterapia psicoanalitica e la CBT-E come vengono
utilizzate nella pratica clinica, mantenendo cioè il diverso
numero di sedute e di durata dei due trattamenti. Questo è
in contrasto con la tendenza dei ricercatori a pareggiare la
quantità di contatto terapeutico quando valutano gli effetti
di due trattamenti psicologici diversi.
Lo studio presenta qualche limite. Il numero dei pazienti
nei due campioni era relativamente basso (34 nel gruppo
sottoposto a terapia psicoanalitica, 36 nel gruppo sottoposto CBT-E) e di conseguenza è soggetto ad errori di tipo 2
essendo insufficientemente potente. Inoltre, l’assenza di un
gruppo di controllo non permette di comprendere se il miglioramento verificatosi nella psicopatologia specifica globale e generale conseguito nei due gruppi sia dovuto alla
psicoterapia o ad altri fattori concomitanti.
In conclusione, lo studio ha due implicazioni cliniche. Primo, mette in evidenza, senza alcun dubbio, la maggiore
efficacia della CBT-E nel trattamento della bulimia nervosa
dell’adulto rispetto alla psicoterapia psicoanalitica (almeno
quella testata in questo studio). Secondo, sottolinea la necessità di sviluppare trattamenti più potenti per la bulimia
nervosa, in quanto con la CBT-E dopo un follow-up di due
anni, il 31% dei pazienti continua ad essere affetto da bulimia nervosa, e circa il 56 % continua a presentare episodi
bulimici e purgativi.
Bibliografia
1. Fairburn CG, Cooper Z, Doll HA, O’Connor ME, Bohn
K, Hawker DM, Wales JA, Palmer RL: Transdiagnostic
cognitive-behavioral therapy for patients with eating disorders: a two-site trial with 60-week follow-up. Am J
Psychiatry 2009; 166:311–319.
2. Byrne SM, Fursland A, Allen KL, Watson H: The effectiveness of enhanced cognitive behavioral therapy for
eating disorders: an open trial. Behav Res Ther 2011;
49:219–226.
3. Fairburn CG, Cooper Z, Doll HA, O’Connor ME, Palmer
RL, Dalle Grave R: Enhanced cognitive behavior therapy
for adults with anorexia nervosa: a UK-Italy study. Behav Res Ther 2013; 51: R2–R8.
4. Dalle Grave R, Calugi S, Doll HA, Fairburn CG: Enhanced cognitive behavior therapy for adolescents with
anorexia nervosa: an alternative to family therapy? Behav Res Ther 2013; 51: R9–R12.
5. Poulsen S, Lunn S, Daniel S, Folke S, Mathiesen B, Katznelson H, Fairburn CG: A randomized controlled trial
of psychoanalytic psychotherapy versus cognitive behavior therapy for bulimia nervosa. Am J Psychiatry 2014;
171:XX–XX.
6. Zipfel S, Wild B, Gross G, et al. Focal psychodynamic therapy, cognitive behaviour therapy, and optimised treatment as usual in outpatients with anorexia nervosa (ANTOP study): Randomised controlled
trial. Lancet 2013. http://dx.doi.org/10.1016/S01406736(13)61746-8.
[ 14 ] www.aidap.org
Confronto tra la CBT-E
e la terapia psicoanalitica
nella bulimia nervosa
Psicoterapia psicoanalitica
gruppo di 34 pazienti
incontri settimanali di 50 minuti
per 24 mesi
•
aumentare la capacità di riflettere e tollerare
l’esperienza affettiva
•
facilitare l’insight dei meccanismi che
nascondono gli aspetti inconsci e rimossi
Terapia cognitivo
comportamentale potenziata
(CBT-E)
gruppo di 36 pazienti
20 incontri di 50 minuti
in 20 settimane
• coinvolgere attivamente il paziente per
modificare la psicopatologia specifica e
centrale del disturbo dell’alimentazione
• sviluppare abilità specifiche per la gestione
degli eventi e delle emozioni che influenzano
l’alimentazione
Risultati dello studio
La CBT-E è risultata più efficace nel
trattamento della bulimia nervosa
•
tempi di miglioramento più brevi
•
meno costosa
•
buona validità interna ed esterna
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
articolo scientifico trattamento
Terapia Cognitivo Comportamentale
ospedaliera per il trattamento
dell’Anoressia Nervosa: uno studio
randomizzato e controllato
A cura di: Adolfo Fossataro, Stefania Rosi - UOL La Spezia
Fonte: Dalle Grave R, Calugi S, Conti M, Doll H, Fairburn CG. Inpatient Cognitive Behaviour Therapy for Anorexia
Nervosa: A Randomized Controlled Trial. Psychother Psychosom (2013) 82(6):390-8.
Il luogo ideale per il trattamento dei disturbi dell’alimentazione è il contesto ambulatoriale. Purtroppo un sottogruppo
di pazienti non risponde al trattamento ambulatoriale o si
trova in condizioni cliniche gravi, tali da dover richiedere un
day-hospital o un ricovero riabilitativo. La maggior parte di
questi pazienti sono affetti da anoressia nervosa.
Con il ricovero si ha un maggior recupero ponderale in breve tempo. Tuttavia, solo pochi pazienti mantengono il peso
raggiunto e nel primo anno dalla dimissione il 30-50% necessita di un nuovo ricovero.
Il fallimento nel mantenere i cambiamenti ottenuti durante
l’ospedalizzazione ha spinto a sviluppare nuovi interventi
post-ospedalizzazione per prevenire le ricadute, con scarsi
risultati.
Il presente articolo ha l’obiettivo di testare un nuovo programma durante il ricovero che aiuti a ridurre le ricadute.
Per questo, il tradizionale trattamento ospedaliero multidisciplinare eclettico, usato finora, è stato sostituito da un
programma basato sulla terapia cognitivo comportamentale
“potenziata” (CBT-E) per i disturbi dell’alimentazione, una
forma di trattamento esplicitamente sviluppata per ottenere
risultati duraturi.
La CBT-E esiste in due versioni, la forma focalizzata (CBT-Ef)
mirata esclusivamente ad affrontare la psicopatologia specifica dei disturbi dell’alimentazione e la forma allargata (CBTEb) che affronta anche alcuni meccanismi esterni alla psicopatologia del disturbo dell’alimentazione (intolleranza alle
emozioni, perfezionismo clinico, bassa autostima nucleare
e problemi interpersonali) fattori che, in un sottogruppo di
pazienti, sembrano ostacolare il cambiamento. Al momento,
non ci sono dati clinici sugli effetti di queste due forme di
trattamento nei pazienti con anoressia nervosa.
Lo studio è stato disegnato per rispondere a tre importanti
quesiti: i) tra i pazienti con anoressia nervosa ospedalizzati,
qual è la percentuale di coloro che completa il trattamento?
ii) tra coloro che completano il trattamento, qual è l’esito?
iii) i cambiamenti sono mantenuti nel tempo?
A tale scopo, è stato valutato un campione di 80 pazienti
con anoressia nervosa ricoverati consecutivamente presso la
Casa di Cura Villa Garda. I pazienti sono stati randomizzati
ai due tipi di terapia CBT-Ef e CBT-Eb. Le valutazioni (peso,
indice di massa corporea, psicopatologia specifica e generale) sono state effettuate all’ingresso, alla dimissione e a 6 e
12 mesi di follow-up.
Il luogo ideale per il
trattamento dei disturbi
dell’alimentazione è il
contesto ambulatoriale
Lo studio evidenzia quattro risultati principali: i) l’accettabilità della CBT-E è molto alta con oltre l’80% dei pazienti che
accetta di iniziare la terapia e il 90% che completa il ricovero;
ii) alla fine del ricovero, la media del recupero di peso corporeo è di 12,7 kg (oltre il 75% raggiunge un indice di massa
corporea nell’intervallo del normopeso) e il miglioramento
della psicopatologia generale e specifica del disturbo dell’alimentazione è consistente; iii) i miglioramenti sono mantenuti
ai successivi follow-up, tranne il peso corporeo che diminuisce lievemente dopo i primi 6 mesi di follow-up, ma poi si
www.aidap.org [ 15 ]
2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
stabilizza a 12 mesi. Questa diminuzione ha riguardato principalmente i pazienti adulti, mentre il risultato tra i pazienti
adolescenti è stato ottimo (73,9% con percentile di indice di
massa corporea corrispondente al cut-off di 18,5 dopo 12
mesi); iv) non sono state evidenziate differenze significative
nei risultati ottenuti, a breve e a lungo termine, tra i due gruppi di pazienti randomizzati alla CBT-Ef e alla CBT-Eb.
Punti di forza di questo studio: i) risultati robusti e generalizzabili grazie ad un campione ampio e rappresentativo raccolto
in un centro di ricovero ospedaliero italiano; ii) i casi erano
gravi (oltre il 75% con indice di massa corporea<16); iii) la
CBT-E è usata come unico trattamento di psicoterapia; iv) i pazienti vengono seguiti per un anno dalla dimissione ospedaliera; v) tutti i markers clinici sono stati esaminati sia utilizzando
procedure di validazione psicometrica che il giudizio clinico.
Limitazioni: i) inevitabilmente il follow-up non era chiuso,
quindi dopo la dimissione quasi tutti i pazienti hanno seguito una terapia ambulatoriale, complicando così l’interpretazione dei risultati di follow-up; ii) un periodo di follow-up
più lungo avrebbe permesso di determinare la stabilità dei
cambiamenti a lungo termine; iii) nessuna indagine è stata
condotta sui fattori di mantenimento non specifici impedendo così un’analisi sui moderatori di trattamento; iv) l’assenza
di un gruppo di controllo impedisce di confrontare i risultati
ottenuti con quelli di altre forme di trattamento applicate in
regime di ricovero.
In conclusione, questo studio dimostra che la CBT-E è ampiamente accettata da pazienti ricoverati affetti da anoressia
nervosa in forma grave. Il 90% dei pazienti ha completato il
trattamento e la maggior parte di loro ha mostrato miglioramenti significativi. Si sono verificati segni di peggioramento
sul peso, dopo la dimissione, ma sono stati di lieve entità,
limitati nel tempo e ai pazienti adulti. Sebbene non si possa affermare che la CBT-E applicata ai pazienti ricoverati sia
più efficace di altre forme di trattamento, la CBT-E ospedaliera ha un punto di forza importante: è pienamente compatibile con la CBT-E ambulatoriale, un tipo di trattamento
adatto alla cura di pazienti dopo la dimissione ospedaliera.
In questo modo, i pazienti possono seguire un trattamento senza soluzione di discontinuità dal periodo di ricovero
fino alla terapia ambulatoriale. Questo approccio coerente e
continuativo potrebbe migliorare i risultati a lungo termine
ed evitare il passaggio da un intervento terapeutico all’altro
come spesso accade a questi pazienti dopo la dimissione.
[ 16 ] www.aidap.org
Studio della CBT-E per Anoressia
Nervosa in pazienti ricoverati
80 pazienti (di cui 78 femmine)
divisi in 2 campioni
42 = CBT-Ef e 38 = CBT-Eb
• Età compresa tra i 14 e 65 anni:
- 42,5% età media 20 anni
- 28,8% meno di 18 anni
• Pazienti gravemente sottopeso (BMI<16) 78,8%
• Durata media della malattia 5 anni
20 settimane durata del periodo
di degenza
• 13 settimane in regime di ricovero
• 7 settimane in day-hospital
Valutazione all’inizio del trattamento, alla fine del
trattamento e a 6 e a 12 mesi dopo la dimissione
• Misurazione della psicopatologia specifica (EDE)
• Misurazione della psicopatologia generale (BSI)
• Verifica di eventuale presenza di comorbidità
psichiatriche dell’asse I (SCID)
Risultati dello studio
• Il 90% ha completato il ricovero.
• Il 75% raggiunge un peso normale alla
fine del ricovero e il miglioramento della
psicopatologia specifica e generale è marcato.
• Il peso corporeo diminuisce lievemente nei
primi 6 mesi dopo la dimissione ma poi si
stabilizza (la perdita di peso si verifica solo
negli adulti).
• Non ci sono differenze nell’esito tra CBT-Ef e
CBT-Ea.
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
articolo scientifico trattamento
Trial randomizzato di restrizione calorica
a basso contenuto di grassi con alto
contenuto di proteine versus alto contenuto
di carboidrati, nell’obesità grave
A cura di: Antonino Faillaci - UOL Trapani
Fonte: Dalle Grave R, Calugi S, Gavasso I, El Ghoch M, Marchesini G. A randomized trial of energy-restricted highprotein versus high-carbohydrate, low-fat diet in morbid obesity. Obesity (Silver Spring). 2013 Sep;21(9):1774-81.
Le diete a basso contenuto di grassi, alto contenuto di carboidrati e ipocaloriche rappresentano l’approccio dietetico
raccomandato per il trattamento dell’obesità perché facilitano la restrizione energetica e migliorano i fattori di rischio
cardiovascolare. Questa raccomandazione è stata recentemente contestata da studi randomizzati che hanno dimostrato che le diete con un contenuto inferiore di carboidrati
e un maggiore apporto dietetico di proteine rispetto ai carboidrati, possono produrre una maggiore perdita di peso a
6 mesi. Tuttavia, a lungo termine (1-2 anni) la perdita di
peso è modesta con entrambi gli approcci, e i vantaggi delle
diete a basso apporto di carboidrati sulla perdita di peso non
sono universalmente dimostrati. Inoltre lo scarso utilizzo di
procedure comportamentali per migliorare l’aderenza alle
diete a basso contenuto calorico è stato riconosciuto come
motivo principale dei risultati insoddisfacenti in entrambi
gli approcci.
Il presente studio ha lo scopo di confrontare gli effetti a lungo termine (1 anno) di una dieta ipocalorica ad alto contenuto di proteine (HDP) e di una dieta ipocalorica ad alto
contenuto di carboidrati (HCD) in individui con obesità di
classe II e III. Per aumentare la compliance alle diete tutti i
partecipanti sono stati ricoverati per un periodo di 3 settimane e sono stati poi seguiti per 48 settimane, nelle quali
hanno associato al percorso di perdita di peso un intervento
di terapia cognitivo-comportamentale (CBT). Le principali
misure di esito considerate sono: il peso, i fattori di rischio
cardiovascolare e le variabili psicosociali.
Il trial randomizzato ha reclutato 88 partecipanti con obesità
grave (età media, 46,7; BMI medio, 45,6) e ha valutato gli
effetti a lungo termine di due diete ipocaloriche (1200 kcal
al giorno per le donne e 1500 kcal per gli uomini; 20% di
energia derivante dai grassi, < 10% grassi saturi) a differente
contenuto di carboidrati e di proteine. HPD prevedeva che il
34% di energie derivasse dalle proteine e il 46% dai carboidrati, mentre HCD il 17% dalle proteine e il 63% dai carboidrati.
Il programma si è svolto in due fasi: (1) trattamento ospedaliero riabilitativo (tre settimane), durante il quale i partecipanti hanno effettuato 15 gruppi di CBT (5 alla settimana),
condotti da medici, dietisti e psicologi, 18 sessioni di esercizi
aerobici (per esempio, 30 minuti di tapis roulant o cyclette)
e 6 sessioni di esercizi calistenici sotto la guida di fisioterapisti.; (2) trattamento ambulatoriale che comprendeva 12
sedute di 45 minuti ciascuna, in 48 settimane con un dietista
formato nella CBT. Le prime 4 sedute sono state effettuate
ogni 2 settimane, poi 4 sedute ogni 4 settimane e infine 4
sedute ogni 6 settimane. Inoltre tutti i partecipanti hanno
ricevuto un manuale CBT (Dalle Grave R. Perdere e mantenere il peso. Positive Press, 2011), per migliorare l’aderenza
alla modificazione dello stile di vita, e un contapassi.
I risultati ottenuti dal trial sembrano essere molto solidi.
Il dato principale di questo studio è che la perdita di peso
dopo un anno, in chi ha completato il trattamento, è stata di
circa il 15% senza differenze significative tra i gruppi HPD e
HCD. Questi dati confermano uno studio precedente che dimostra come qualsiasi differenza di aderenza alla dieta possa
essere superata da un intervento di modificazione dello stile
di vita basato sulla CBT e suggeriscono che le due diete possono essere utilizzate in associazione alla CBT per ottenere
una perdita di peso a lungo termine. Altro importante risultato dello studio è il basso tasso di abbandono (simile nei
due gruppi: HPD 25,6%, HCD 17,8%) rispetto a programmi
di perdita di peso standard nella comunità, dove il tasso di
abbandono supera abitualmente il 50%.
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2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
Importanti miglioramenti si osservano in entrambe le diete
sulla pressione arteriosa, trigliceridi, colesterolo totale, LDL
e HDL, glucosio e i livelli di insulina. Questo sostiene l’ipotesi che un diverso contenuto di carboidrati e proteine,
in presenza di un identico basso contenuto di grassi, non
ha importanti effetti sui fattori di rischio cardiovascolari, indipendentemente dalla perdita di peso. Entrambi i gruppi
hanno, inoltre, ottenuto miglioramenti significativi nei punteggi dei test che valutano la depressione, l’ansia, gli episodi
bulimici e l’insoddisfazione corporea.
I punti di forza dello studio sono: un periodo lungo di trattamento, un campione composto da uomini e donne con
obesità grave e l’elevata aderenza alla dieta.
Le limitazioni principali sono: il setting molto particolare,
che include un periodo iniziale di ricovero raramente utilizzato per il trattamento dell’obesità e che rende difficile estendere i risultati a setting più generali; mancanza di marcatori
urinari per valutare l’aderenza alla dieta; un basso potere
statistico che impedisce di rilevare piccole differenze nella
perdita di peso.
In conclusione, il contenuto di carboidrati e proteine nella dieta, quando combinata con una CBT per la perdita di
peso, non influenza la perdita di peso nei pazienti con obesità grave, se la quantità di grasso ed energia sono mantenuti
costanti. Inoltre, la perdita di peso, ottenuta con entrambe
135
130
125
120
115
110
105
100
95
inizio ricovero fine ricovero
HPD
6 mesi
12mesi
HCD
Figura. Effetti dei due trattamenti sul peso
le diete, è associata a miglioramenti nei fattori di rischio cardiovascolare e nel funzionamento psicologico. Da un punto
di vista generale, la proporzione di proteine e carboidrati
contenuta nella dieta, quando ipocalorica e a basso contenuto di grassi per contrastare i fattori di rischio cardiovascolare,
può essere lasciata alla scelta e al gusto dei pazienti.
In esclusiva ai soci AIDAP sul sito www.emozioniecibo.it
sono scaricabili i nuovi moduli
Schede CBT-E
per i pazienti
Per migliorare
l’applicazione della
CBT-E nella pratica
clinica
Sul sito www.emozioniecibo.it con l’uscita del nuovo numero
della rivista Emozioni e Cibo troverete le nuove
Schede CBT-E da consegnare al paziente per ogni fase
della terapia. In questo numero sono presentati il Modulo
Restrizione dietetica e il Modulo Eventi ed Emozioni.
1
Modulo Restrizione Dietetica
2
Modulo Eventi ed Emozioni
La dieta rigida ed estrema gioca un ruolo
centrale nel mantenimento del disturbo
dell’alimentazione.
Il comportamento alimentare delle persone
con disturbi dell’alimentazione è spesso
influenzato da eventi esterni ed emozioni.
Le schede possono essere scaricate gratuitamente
in formato pdf da parte dei soci AIDAP (per richiedere
la password è sufficiente inviare un’email a [email protected]).
Il materiale è riservato ai terapeuti e ai pazienti che praticano la
CBT-E dei disturbi dell’alimentazione e non può essere usato
per altri motivi senza il permesso dell’editore Positive Press.
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
articolo scientifico trattamento
ANTOP Study: due importanti difetti
metodologici
A cura di: Simona Calugi (AIDAP Empoli) - Riccardo Dalle Grave (AIDAP Verona)
Fonte: Zipfel S, Wild B, Gross G, et al. Focal psychodynamic therapy, cognitive behaviour therapy, and optimised treatment as usual in outpatients with anorexia nervosa (ANTOP study): randomised controlled trial. Lancet
2013. doi.org/10.1016/S0140-6736(13)61746-8.
The Lancet, una delle più importanti riviste mediche internazionali, ha recentemente pubblicato uno studio randomizzato e controllato (ANTOP study) per confrontare l’efficacia
di due psicoterapie manualizzate per pazienti con anoressia
nervosa - la terapia psicodinamica breve (TPB) e la terapia
cognitivo comportamentale potenziata (CBT-E) - con un intervento “usual care” (UC) ottimizzato.
I pazienti, tutti adulti, appartenenti a 10 dipartimenti tedeschi di medicina psicosomatica e psicoterapia, sono stati assegnati in modo casuale, per un periodo di 10 mesi,
alla TPB, alla CBT-E o ad un trattamento UC ottimizzato, da
svolgersi in un setting ambulatoriale.
Le valutazioni sono state effettuate a cinque tempi: basale, 4
mesi dall’inizio del trattamento, fine terapia e dopo 3 e 12
mesi dalla fine della terapia. L’indice di massa corporea (IMC)
è stata considerata la misura di esito primaria, mentre la psicopatologia specifica del disturbo dell’alimentazione e generale sono state considerate come misure di esito secondarie
I risultati indicano che alla fine del trattamento l’IMC è migliorato significativamente in tutti e tre i gruppi, senza differenze. La stessa cosa è successa a 12 mesi di follow-up,
dove l’IMC ha continuato ad aumentare parallelamente nei
tre gruppi. La psicopatologia del disturbo dell’alimentazione, misurata con uno strumento di autovalutazione, non ha
rilevato alcun miglioramento nei tre gruppi dal basale alla
fine del trattamento e al follow-up. Quando la psicopatologia è stata valutata usando un’intervista, si è evidenziato,
invece, che i pazienti con anoressia nervosa assegnati alla
CBT-E hanno ottenuto, a fine terapia, una riduzione più
marcata rispetto ai pazienti assegnati agli altri trattamenti.
Questa differenza tra gruppi, però, si è annullata a 12 mesi di
follow-up. Infine, a 12 mesi di follow-up i pazienti assegnati
al gruppo TPB avevano una percentuale significativamente
più alta di guarigione (35%) rispetto all’UC (13%), mentre
non sono emerse differenze significative tra TPB e CBT-E.
In conclusione, i dati di questo studio indicano che la TPB,
la CBT-E e l’UC hanno effetti simili, sebbene modesti, sull’anoressia nervosa. Dal momento che questi risultati potrebbero avere importanti implicazioni per la gestione dell’anoressia nervosa, è essenziali che siano robusti.
Leggendo con attenzione l’ANTOP study affiorano due gravi
difetti metodologici che ne limitano le conclusioni.
Uno studio randomizzato e
controllato per confrontare
l’efficacia di due psicoterapie
manualizzate
Il primo difetto riguarda la validità interna dello studio e
cioè se le psicoterapie applicate siano state implementate
bene. Mentre i terapeuti tedeschi praticano da anni la TPB
e conoscono la CBT, sono nuovi all’utilizzo della CBT-E, un
intervento terapeutico complesso da imparare e applicare e
che richiede un training intensivo e una costante supervisione da parte di un esperto. È evidente che questo non si
è verificato nell’ANTOP study, dove sia i terapeuti sia i loro
supervisori non avevano esperienza nell’usare questo nuovo
trattamento. I terapeuti e i supervisori erano esperti nella
CBT in generale, ma questo non li qualifica ad implementare
in modo ottimale la CBT-E: è come se un ortopedico sia automaticamente qualificato per eseguire una nuova procedura ortopedica chirurgica. La scarsa conoscenza della CBT-E
emerge anche dal modo in cui gli autori la descrivono nel
testo, con molte inesattezze e imprecisioni che sono facilmente identificabili da un esperto nella CBT-E. Testare un
nuovo trattamento implica la sicurezza che esso sia implementato bene. Questo non si è verificato nell’ANTOP study.
www.aidap.org [ 19 ]
2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
Di conseguenza ci sono motivi per mettere in discussione
la validità interna dello studio e le conclusioni degli autori.
Il secondo difetto riguarda il modo in cui i pazienti sono stati
trattati durante il percorso terapeutico. Gli autori dell’ANTOP study affermano di aver testato delle psicoterapie ambulatoriali, ma nel leggere i risultati emerge che circa un
terzo dei pazienti appartenenti ad ogni gruppo è stato ricoverato, o durante la terapia o durante il follow-up, in un
reparto ospedaliero, a causa del basso peso. In questo modo
gli esiti dell’intervento, e quindi i risultati della ricerca, sono
fortemente condizionati dal ricovero. è per questo motivo
che altri studi che hanno valutato gli effetti della CBT-E (2-3)
hanno preferito escludere dall’analisi dei dati i pazienti che
venivano ricoverati durante il percorso terapeutico.
In sostanza, la conclusione di Zipfel e colleghi che la TPB
breve e la CBT-E sono entrambe efficaci, e simili alla terapia
UC non è così robusta da poter essere utilizzata come linea
guida per la scelta delle terapie da parte dei clinici.
BIBLIOGRAFIA
1.Fairburn CG, Cooper Z, Doll HA, O’Connor ME, Palmer RL,
Dalle Grave R. Enhanced cognitive behaviour therapy for adults
with anorexia nervosa: A UK-Italy study. Behaviour Research
and Therapy 2013; 51: 2-8.
2. Dalle Grave R, Calugi S, Doll HA, Fairburn CG. Enhanced cognitive behaviour therapy for adolescents with anorexia nervosa:
An alternative to family therapy? Behaviour Research and Therapy 2013; 51: 9-12.
articolo scientifico trattamento
Terapie empiricamente validate
e non empiricamente validate nel trattamento
della bulimia nervosa: valutazione retrospettiva
dei pazienti
A cura di: Simona Calugi - AIDAP Empoli
Fonte: Serpell L, Stobie B, Fairburn CG, van Schaick R: Empirically-supported and non-empirically supported
therapies for bulimia nervosa: retrospective patient ratings. Journal of Eating Disorders 2013, 1:41 http://www.
jeatdisord.com/content/1/1/41.
Nel trattamento della bulimia nervosa (BN) esistono delle
psicoterapie che hanno dimostrato efficacia – la terapia cognitivo-comportamentale (CBT) e la terapia interpersonale
(IPT) – però poco si sa sulla valutazione che i pazienti fanno
degli esiti di queste terapie.
Per questo motivo Serpell e collaboratori hanno voluto valutare se le terapie psicologiche supportate empiricamente
vengano percepite come più efficaci dai pazienti con BN,
rispetto a terapie che hanno meno supporto empirico.
A tutti i partecipanti è stato inviato un questionario on-line
che permettesse di valutare retrospettivamente i contenuti
[ 20 ] www.aidap.org
specifici della più recente psicoterapia effettuata per il disturbo dell’alimentazione e di indicare, su una scala da 0 a
100 il livello di miglioramento percepito sia sui sintomi del
disturbo dell’alimentazione che su altri aspetti del benessere.
Dall’indagine emerge che, oltre la metà del campione, ha
ricevuto una psicoterapia supportata empiricamente, soprattutto la CBT (50 partecipanti su 53). Coloro che hanno
ricevuto la CBT erano poi suddivisi in due categorie, sulla
base della qualità della CBT ricevuta. La prima categoria differenziava partecipanti che, al giudizio degli esperti, avevano
ricevuto una CBT specifica per la bulimia nervosa (CBT-BN)
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
e partecipanti che avevano ricevuto una CBT standard; la
seconda categoria differenziava i partecipanti che, sulla base
delle componenti chiave della CBT, avevano ricevuto una
CBT adeguata o inadeguata. La specificità della terapia e la
sua adeguatezza erano valutate separatamente.
I risultati ottenuti non sono univoci: i partecipanti che riferiscono di aver ricevuto una CBT-BN, hanno riportato un
miglior esito del trattamento rispetto a coloro che hanno
effettuato una CBT standard. Tuttavia, quando il confronto
viene fatto tra CBT adeguata e inadeguata e tra trattamenti
empiricamente supportati e trattamenti non empiricamente
supportati, il giudizio dei partecipanti sugli esiti delle terapie
è simile.
Questo studio, che per la prima volta prende in considerazione il punto di vista del paziente con BN e la sua percezione
dell’esito delle terapie, è molto importante per due ragioni.
Primo, la CBT-BN è riconosciuta, anche dai pazienti, come
l’intervento che ha migliori esiti rispetto alla CBT standard.
Questo indica che la focalizzazione sui meccanismi di mantenimento psicologici specifici della bulimia nervosa è essenziale nel trattamento. Ciò dovrebbe spingere i clinici, anche
coloro che praticano la CBT, a direzionare il loro intervento
su ambiti specifici e a non intervenire indiscriminatamente
su qualunque tipo di patologia. La sempre maggiore specializzazione della psicoterapia, così come nella medicina,
permette di proporre interventi più raffinati e con più alta
probabilità di successo.
Secondo, esiste una discrepanza tra percezione del paziente
e trial clinici. Se da una parte in questa ricerca i pazienti
che fanno terapie empiricamente supportate riferiscono esiti
simili a coloro che fanno terapie non empiricamente supportate, dall’altra le linee guida sul trattamento della BN concordano nell’affermare che la CBT-BN sia la terapia d’elezione
per il trattamento della BN grazie all’efficacia dimostrata in
vari trial clinici (1-2). Questa discrepanza potrebbe dipendere dal modo in cui i singoli terapeuti agiscono nei loro setting
e quanto si spingano nella condivisione con il paziente di
un modello teorico e di obiettivi definiti. Mentre i terapeuti
che utilizzano terapie empiricamente supportate (in particolare nel nostro caso la CBT) condividono con il paziente un
modello teorico ben stabilito e definiscono con lui gli obiettivi da raggiungere, gli altri terapeuti lavorano con obiettivi
meno definiti e spesso non condivisi con il paziente. Questo potrebbe portare il paziente a percepire effetti a-specifici
della terapia come più importanti rispetto ad effetti specifici
sulla patologia.
Purtroppo alcuni limiti metodologici mettono in discussione
i risultati ottenuti. Primo tra tutti il basso numero di soggetti (98 in totale) non permette di raggiungere, a detta degli
stessi autori, una potenza statistica sufficiente da rendere i
risultati attendibili. Il secondo limite riguarda l’indagine retrospettiva, che, inevitabilmente, è inficiata dal bias del ricordo di terapie che possono essere state effettuate anche 10
anni prima. Infine, le scale di valutazione sull’adeguatezza e
specificità della CBT, che sono state utilizzate in questo studio per la prima volta, richiedono una validazione accurata.
BIBLIOGRAFIA
1. National Institute for Clinical Excellence (NICE): Eating disorders:
Core interventions in the management and treatment of anorexia nervosa, bulimia nervosa and related eating disorders. 2004.
http://www.nice.org.uk/nicemedia/pdf/CG9FullGuideline.pdf.
2. American Psychiatric Association: Treatments for patients with
eating disorders: Practice Guidelines. http://psychiatryonline.
org/guidelines.aspx.
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EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
articolo scientifico prevenzione
Prevenzione dei disturbi dell’alimentazione
nella scuola: progressi e sfide future
A cura di: Riccardo Dalle Grave - AIDAP Verona
Introduzione
I disturbi dell’alimentazione sono uno dei più comuni problemi di salute che affliggono le adolescenti e le giovani
donne dei Paesi occidentali (Lewinsohn et al., 1993). Sono
caratterizzati da persistenti disturbi del comportamento alimentare e/o di comportamenti estremi di controllo del peso
associati a un’eccessiva valutazione del peso e della forma
del corpo (Fairburn and Harrison, 2003) che causano spesso
una grave morbilità fisica e psicosociale (Fairburn and Harrison, 2003) e un aumentato rischio di morte (Agras, 2001).
Solo un sottogruppo di individui riceve un trattamento
(Newman et al., 1996) e spesso dopo molti anni di malattia,
quando la condizione ha prodotto danni invalidanti e a volte
irreversibili (Herzog et al., 1992). La remissione completa
dai disturbi dell’alimentazione è raggiunta da circa il 40-50%
dei pazienti che completano i trattamenti basati sull’evidenza (Fairburn et al., 2009) e un ampio sottogruppo necessita
di essere ospedalizzato per lunghi periodi in costosi reparti
specializzati (Dalle Grave et al., 2008, Dalle Grave, 2011).
Dal momento che i disturbi dell’alimentazione sono comuni
e creano danni rilevanti, negli ultimi anni si è sviluppato un
considerevole interesse nei confronti della loro prevenzione.
In particolare, molti sforzi sono stati dedicati a sviluppare programmi di prevenzione scolastici perché i disturbi dell’alimentazione iniziano nell’adolescenza e la scuola è potenzialmente il
luogo migliore per accedere alla maggior parte degli adolescenti (Dalle Grave, 2003). Programmi scolastici di prevenzione
sono stati sviluppati e valutati da studi controllati in numerosi
Paesi occidentali (es. Canada, Stati Uniti d’America, Norvegia,
Svizzera, Olanda, Inghilterra, Italia, Spagna, Croazia, Australia
ed Israele) (Dalle Grave, 2003) e un ampio bagaglio di conoscenza è oggi disponibile sulla loro efficacia e i loro limiti.
Gli scopi principali di questo capitolo sono tre: (1) fare una
revisione narrativa dell’efficacia dei programmi scolastici di
prevenzione dei disturbi dell’alimentazione; (2) consigliare alcune implicazioni per gli stakeholder del settore della salute;
(3) suggerire alcune strategie per migliorare i programmi futuri di prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione.
Prevenzione dei disturbi
dell’alimentazione: alcune definizioni
La prevenzione dei disturbi dell’alimentazione si colloca
all’interno delle aree di intervento della salute pubblica, definita come il processo di mobilizzare risorse locali, regionali,
nazionali e internazionale per risolvere i maggiori problemi
che affliggono la comunità (Detels et al., 2002)
Il sistema classificativo originario per la prevenzione nel
campo della salute pubblica, proposto dalla Commission on
Chronic Illness (1957), prevedeva tre livelli di prevenzione
(primaria, secondaria e terziaria) definiti in termini di obiettivi nei confronti del disturbo o della malattia (Tabella 1).
Tabella 1. I tre tipi di prevenzione
(Commission on Chronic Illness, 1957)
è
Prevenzione primaria. Cerca di diminuire il numero di
nuovi casi di un disturbo o di una malattia (incidenza).
è
Prevenzione secondaria. Cerca di diminuire il tasso
di casi stabiliti di un disturbo o una malattia nella popolazione (prevalenza).
è
Prevenzione terziaria. Cerca di diminuire la quantità
di disabilità di un disturbo esistente.
La definizione della Commission on Chronic Illness non è
stata universalmente accettata e ha determinato disaccordi e
confusione. Gordon (1983) ha proposto un nuovo sistemo
classificativo adottando una prospettiva basata sul “rischio
beneficio” derivata dall’assunto che il rischio di un individuo
di ammalarsi deve essere pesato contro il costo, il rischio e
il disagio dell’intervento preventivo. Il sistema classificativo
di Gordon, che prevedeva tre livelli di prevenzione (universale, selettiva e indicata), è stato successivamente modificato
dall’Institute of Medicine (Mrazek and Haggerty, 1994) ed
oggi è adottato dalla maggior parte degli operatori della salute che si occupano di prevenzione (Tabella 2).
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2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
Tabella 2. Livelli di prevenzione proposti
dall’Institute of Medicine (Mrazek & Haggerty, 1994)
Tabella 3. Definizione dei fattori di rischio
(Kraemer et al., 1997, Stice et al., 2010)
è
Prevenzione universale. Sono interventi diretti al grande pubblico o a un intero gruppo di una popolazione che
non è stato identificato sulla base del rischio individuale.
è
Fattore di rischio variabile: è un fattore che si modifica spontaneamente (es. età o peso) o in conseguenza
del trattamento.
è
Prevenzione selettiva. Sono interventi diretti agli individui o a un sottogruppo della popolazione il cui rischio
di sviluppare un disturbo mentale è significativamente
al di sopra della media, come evidenziato da fattori di
rischio biologici, psicologici o sociali.
è
Marcatore fisso: è un fattore che non può essere modificato (es. razza, sesso).
è
Fattore di rischio: è un fattore in cui non c’è un’evidenza empirica che documentai la sua variabilità o stabilità all’interno di un individuo.
è
Fattore di rischio causale: è un fattore che ha dimostrato di essere manipolabile e, quando è stato manipolato, di modificare il rischio dell’esito.
è
Marcatore variabile: è un fattore che non ha dimostrato di essere manipolabile o se manipolato non ha
dimostrato di modificare il rischio dell’esito.
è
Prodromo: sintomo o sintomi che possono indicare la
futura insorgenza del disturbo, ma che sono anche una
caratteristica del disturbo stesso (es. la restrizione dietetica e l’insoddisfazione corporea).
è
Prevenzione indicata. Sono interventi diretti a individui ad alto rischio che sono identificati per avere sintomi
o segni premonitori minimi ma rilevabili di un disturbo
mentale, o marcatori biologici che indicano la predisposizione a un disturbo mentale, ma che non soddisfano
i criteri DSM.
Nella pratica preventiva dei disturbi dell’alimentazione la distinzione in livelli distinti di prevenzione è difficile da mantenere. Molti programmi di prevenzione universali, ad esempio, sono diretti alle adolescenti o alle giovani donne, ed è
noto che il sesso femminile è un marcatore fisso dei disturbi
dell’alimentazione. Inoltre, alcuni interventi di prevenzione
selettiva includono inevitabilmente individui che adottano
comportamenti non salutari di controllo del peso – che possono essere sia un fattore di rischio variabile sia un prodomo
del disturbo dell’alimentazione (vedi Tabella 3 per la definizione dei fattori di rischio).
Evoluzione dei programmi
scolastici di prevenzione dei disturbi
dell’alimentazione
I programmi di prima generazione hanno adottato un approccio psicoeducativo (didattico) che forniva informazioni
sulla nutrizione, sull’immagine corporea, sui disturbi dell’alimentazione e sui loro effetti dannosi. Questi programmi
hanno determinato un incremento della conoscenza ma non
una modificazione delle attitudini disfunzionali (es. l’eccessiva valutazione del peso e dalla forma del corpo) e dei comportamenti non salutari (es. la restrizione dietetica) (Dalle
Grave, 2003).
I programmi di seconda generazione hanno affrontato alcuni fattori di rischio empiricamente stabiliti, mantenendo un
approccio didattico. In generale questi programmi hanno ridotto alcuni fattori di rischio, ma non i sintomi dei disturbi
dell’alimentazione.
I programmi di terza generazione, infine, hanno affrontato alcuni fattori di rischio empiricamente stabiliti utilizzando un
approccio educativo interattivo ed esperienziale e innovative
procedure e strategie progettate per modificare le attitudini
[ 24 ] www.aidap.org
N.B. È da sottolineare che i termini appropriati da usare dipendono dallo stato delle nostre conoscenze su un particolare fattore di rischio. Così un fattore di rischio variabile potrà diventare
un fattore di rischio causale se la sua manipolazione dimostrerà
di modificare il rischio di esito.
disfunzionali e i comportamenti non salutari. Esempi includono l’approccio basato sulla dissonanza cognitiva (Shaw et
al., 2009, Stice et al., 2008b), le tecniche di ristrutturazione
cognitiva per sfidare le attitudini disfunzionali nei confronti
del peso e della forma del corpo (Dalle Grave et al., 2001,
Stewart et al., 2001), i messaggio video per dissuadere i partecipanti a fare una dieta (Paxton et al., 2002), le tecniche
attive (es. automonitoraggio) per incoraggiare una modificazione delle abitudini alimentari (Stewart et al., 2001), i videotape di prevenzione sulla diete e sull’immagine corporea
(Withers et al., 2002), le strategie per migliorare l’immagine
corporea e l’autostima (O’Dea and Abraham, 2000) e i programmi multimediali su Internet con materiale psicoeducativo di autoaiuto (Winzelberg et al., 1998, Celio et al., 2000).
Questi programmi hanno ridotto alcuni fattori di rischio e
sintomi dei disturbi dell’alimentazione.
Effetti dei programmi
scolastici di prevenzione dei disturbi
dell’alimentazione
Negli ultimi 15 anni numerosi programmi scolastici di prevenzione dei disturbi dell’alimentazione sono stati valutati
da studi controllati e randomizzati e l’efficacia di questi stu-
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
di è stata analizzata da revisioni sistematiche (Dalle Grave,
2003, Stice and Shaw, 2004, Stice et al., 2007b, Yager and
O’Dea, 2008).
Le conclusioni di una recente metanalsi, che ha esaminato
66 studi di 51 programmi di prevenzione diversi, sono le
seguenti (Stice et al., 2007b):
• Il 51% ha ridotto almeno un fattore di rischio empiricamente stabilito.
• Il 29% ha prodotto una riduzione significativa dei sintomi dei disturbi dell’alimentazione.
• Il 4% (due programmi) ha ridotto il rischio futuro d’insorgenza dei disturbi dell’alimentazione.
• La riduzione dei fattori di rischio non si traduce sempre
in una riduzione dei sintomi.
• L’effect size degli interventi è piccolo (r = .10 to .18 per
i fattori di rischio al post-test; r = .13 al post-test e al
follow-up per i sintomi dei disturbi dell’alimentazione),
questo significa che c’è un ampio spazio per migliorare
l’efficacia dei programmi preventivi,
• Numerosi programmi hanno ridotto i sintomi dei disturbi dell’alimentazione anche al follow-up.
• I programmi efficaci si sono focalizzati sull’insoddisfazione corporea e sulle pressioni socio-culturali.
• Solo il programma di Stice e collaboratori (2008a), basato sull’induzione della dissonanza cognitiva, ha prodotto
effetti in studi replicati dipendenti e indipendenti.
La metanalisi ha anche valutato le seguenti categorie di moderatori dei programmi, che specificano per chi e in quale
condizione il programma funziona:
• Caratteristiche del programma: effetti più grandi sono
emersi nei programmi selettivi rispetto a quelli universali, offerti solo alle femmine e ai partecipanti di età maggiore di 15 anni.
• Caratteristiche dell’intervento: effetti più grandi sono
emersi nei programmi interattivi rispetto a quelli didattici, che hanno usato sedute multiple, somministrati da
professionisti, focalizzati sull’accettazione del corpo, che
he hanno usato un’induzione della dissonanza per cambiare le attitudini e comportamenti e che non hanno incluso materiale psicoeducativo.
• Caratteristiche del disegno sperimentale: effetti più
grandi sono emersi negli studi che hanno usato misure
validate e periodi più brevi di follow-up (un artefatto).
Le conclusioni della revisione di Stice e collaboratori (2007b)
e di altre revisioni sistematiche (Dalle Grave, 2003, Stice and
Shaw, 2004, Yager and O’Dea, 2008) forniscono utili informazioni sulla conoscenza delle caratteristiche dei programmi di prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione
associate a un esito buono che possono essere riassunte nei
punti seguenti:
è I programmi di prevenzione selettiva tendono a ottenere risultati migliori rispetto a quelli universali. La
maggior parte dei programmi universali ha raggiunto
l’obiettivo di migliorare la conoscenza dei partecipanti,
ma solo pochi hanno prodotto effetti positivi nelle attitudini disfunzionali e nei comportamenti non salutari.
La maggior parte dei programmi selettivi, al contrario,
ha prodotto effetti positivi sia sulle attitudini disfunzionali sia sui comportamenti non salutari. Effetti positivi negli individui ad alto rischio sono stati riportati da
alcuni programmi universali, ma non da tutti (Becker
et al., 2008). Due ragioni principali possono spiegare i
risultati scadenti ottenuti dai programmi di prevenzione
universale (Dalle Grave, 2003): (1) il livello di attitudini
disfunzionali e di comportamenti non salutari in campioni non selezionati può essere così basso che è difficile
dimostrare qualsiasi effetto significativo dell’intervento;
(2) il campione non selezionato può non essere sufficientemente motivato a ingaggiarsi attivamente nel programma di prevenzione.
è I programmi didattici hanno ottenuto minori effetti
positivi rispetto a quelli interattivi. I programmi edu-
cativi didattici hanno in genere determinato delle modificazioni sulla conoscenza, ma pochi miglioramenti delle
attitudini e dei comportamenti. Questa osservazione aggiunge un’ulteriore evidenza alla conclusione raggiunta
da ricercatori in altre aree che gli interventi psico-educativi didattici sono meno efficaci rispetto a quelli che
coinvolgono attivamente gli studenti e insegnano loro
nuove abilità (Clarke et al., 1995).
è I programmi diretti agli studenti più anziani (più di 15
anni) hanno prodotto un effetto preventivo più potente sulle attitudini disfunzionali e i comportamenti non
salutari. Una spiegazione possibile di questo risultato è
che pochi studenti giovani (11-12 anni) adottano comportamenti di controllo del peso non salutari o evidenziano attitudini disfunzionali nei confronti del peso, della forma del corpo e del controllo dell’alimentazione. Di
conseguenza è molto difficile raggiungere una riduzione
significativa delle misure di esito. Un modo migliore
per di valutare l’efficacia dei programmi di prevenzione
nei partecipanti più giovani potrebbe essere quello di
seguirli negli anni per valutare gli effetti a lungo termine
dell’intervento preventivo (Dalle Grave, 2003). Un’altra
possibilità è che gli studenti più giovani senza preoccupazioni sul peso, sulla forma del corpo e sul controllo
dell’alimentazione non siano sufficientemente motivati a
impegnarsi in un programma di prevenzione. Infine, gli
interventi possono essere stati più efficaci negli adolescenti perché sono stati somministrati durante il periodo
di picco di rischio di inizio della psicopatologia del disturbi dell’alimentazione (Shaw et al., 2009).
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2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
è I programmi somministrati dai professionisti sono
più efficaci di quelli somministrati da provider endogeni (es. insegnanti e consulenti). Due ragioni princi-
pali possono spiegare questo risultatp. Primo, i provider
endogeni hanno richieste competitive (es. insegnare) che
ostacolano il mantenimento della fedeltà al programma.
Secondo, i provider endogeni spesso ricevono una minore formazione sul programma in confronto a quella
dei professionisti.
è Alcuni contenuti dell’intervento sembrano produrre
un esito migliore. Il numero di procedure e strategie uti-
lizzate nei programmi è molto vario ed esiste una loro
sovrapposizione in quelli che hanno avuto un esito positivo e negativo. È di conseguenza molto difficile trarre
delle conclusioni su quali possano essere stati i contenuti
specifici del programma di prevenzione che abbiano determinato un positivo effetto sulle attitudini disfunzionali
e i comportamenti non salutari. Gli interventi di induzione di dissonanza cognitiva sembrano produrre il più
largo effetto sull’interiorizzazione dell’ideale di magrezza,
l’insoddisfazione corporea, i comportamenti dietetici, gli
stati d’animo negativo e la psicopatologia del disturbo
dell’alimentazione, rispetto agli altri programmi (Stice
et al., 2007). Risultati positivi sono stati ottenuti anche
da programmi focalizzati sull’accettazione del corpo, su
attività educative che aiutano a costruire l’autostima, sul
controllo salutare del peso, sull’analisi critica dell’ideale di
magrezza promosso dai media e sull’uso del computer e
di internet come mezzo di trasmissione delle informazioni
(Stice et al., 2007b, Yager and O’Dea, 2008). Al contrario,
interventi con un focus psicoeducativo e socioculturale
o di gestione degli eventi stressanti hanno avuto effetti
limitati (Stice et al., 2007b, Shaw et al., 2009). Questi
dati indicano che la prevenzione della psicopatologia dei
disturbi dell’alimentazione può essere ottenuta attraverso
numerose e diverse procedure e strategie.
IMplicazioni per gli stakeholder
del salute
I risultati ottenuti dai programmi di prevenzione scolastica
dei disturbi dell’alimentazione permettono di suggerire alcuni suggerimenti pratici che possono essere utili per chiunque
sia impegnato nel campo della prevenzione scolastica.
Primo, non esiste alcuna evidenza statistica indicante che i
programmi di prevenzione scolastica esaminati dalle revisioni sistematiche producano effetti dannosi negli studenti
(Pratt and Woolfenden, 2002, Dalle Grave, 2003). I risultati
fino ad ora ottenuti possono rassicurare i genitori e gli insegnanti che la prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione non ha effetti generali dannosi sui comportamenti e
le attitudini degli studenti.
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Secondo, i risultati promettenti osservati con i programmi di
prevenzione selettiva negli studenti ad alto rischio dovrebbe incoraggiare gli stakeholder della salute a promuovere ed
investire risorse economiche in questi interventi negli adolescenti, in particolare quelli con più di 15 anni, a rischio
di sviluppare un disturbo dell’alimentazione. I programmi,
preferibilmente somministrarti da professionisti, dovrebbero
affrontare i fattori di rischio empiricamente stabiliti e promuovere un salutare controllo del peso. Dal momento che i
programmi selettivi possono avere la potenzialità intrinseca
di produrre la discriminazione dei partecipanti, la ricerca futura dovrebbe studiare anche strategie per evitare che questo possa accadere. Alcune recenti tecnologie (es. CD-roms,
compiti a casa su Internet, chat room guidate) possono aiutare a risolvere questi potenziali problemi (Dalle Grave, 2003).
Terzo, i risultati scadenti ottenuti dai programmi di prevenzione universale suggeriscono che per il momento non è consigliabile dedicare risorse economiche in modo indiscriminato per
questi interventi. Dal momento, però, che alcuni casi clinici di
disturbi dell’alimentazione derivano dal gruppo di studenti a
basso rischio, la ricerca sulla prevenzione universale dovrebbe
continuare e la scuola rimane un luogo importante dove poter
effettuare queste interventi. Poiché i programmi di prevenzione universale non sono generalmente efficaci nel migliorare i
comportamenti non salutari, nel progettare nuovi programmi è
auspicabile porre più enfasi sui cambiamenti comportamentali
includendo un maggior legame tra la conoscenza, le attitudini
e i comportamenti (Steiner-Adair et al., 2002).
La Tabella 4 riporta alcuni suggerimenti per gli stakeholder
della salute per ottimizzare l’implementazione e la valutazione dei programmi di prevenzione scolastici dei disturbi
dell’alimentazione (Dalle Grave, 2003).
Direzioni future
Gli esisti scadenti dei programmi di prevenzione può essere in
larga parte attribuita alla nostra limitata conoscenza dei fattori di rischio dei disturbi dell’alimentazione e all’insufficienza
efficacia dei metodi usati per manipolare i fattori di rischio
potenziali identificati. I risultati incoraggianti ottenuti dai programmi preventivi di terza generazione suggeriscono che la
ricerca ha però le capacità potenziale di migliorare l’esito degli
interventi di prevenzione. Nei paragrafi seguenti sono suggerite alcune strategie per cercare di migliorare i programmi futuri
di prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione.
Affidarsi maggiormente alla ricerca
effettuata sui fattori di rischio
La maggior parte dei programmi di prevenzione scolastica
dei disturbi dell’alimentazione è stata progettata senza essere
guidata dalla moderna ricerca sui fattori di rischio. Sebbene
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
Tabella 4. Suggerimenti per gli stakeholder
della salute per ottimizzare l’implementazione
e la valutazione dei programmi di prevenzione
scolastici dei disturbi dell’alimentazione
1
I programmi di prevenzione devono essere inseriti facilmente nel contesto dell’orario scolastico con lezioni di
durata non superiore ai 60 minuti.
2
I conduttori dei programmi devono essere estensivamente preparati prima d’iniziare l’intervento.
3
Il programma deve essere scritto in dettaglio in un manuale per facilitare la fedeltà e la disseminazione dell’intervento.
4
La fedeltà al programma deve essere sempre monitorata, specialmente se l’intervento è effettuato lontano dal
team che conduce l’intervento. Per aumentare la fedeltà, oltre ad avere una scaletta dettagliata degli interventi
da effettuare, è necessario registrare su un audio-cassetta il programma affinché il supervisore della ricerca
possa valutare se l’intervento è stato applicato in modo
corretto.
5
Per eliminare possibili contaminazioni è consigliabile
usare un gruppo di controllo in un luogo diverso dalla
scuola in cui è applicato l’intervento di prevenzione.
6
È importante coinvolgere nel programma di prevenzione
la maggior parte degli adulti a contatto diretto o indiretto
con gli studenti (genitori, insegnati, preside, amministratori scolastici, ecc.).
7
Incontri di rinforzo (“booster sessions”) dovrebbero essere pianificati di routine per mantenere e aumentare
l’efficacia dell’intervento.
8
I programmi dovrebbero selezionare misure di esito qualitative e quantitative per valutare gli esiti primari e secondari che si desiderano raggiungere e anche la possibile
comparsa di effetti negativi.
9
Follow-up a breve termine (6 mesi) e a lungo termine (1
o più anni) dovrebbero essere pianificati ed effettuati per
valutare gli dell’intervento.
la conoscenza dei fattori di rischio causali sia ancora scadente è raccomandabile che i futuri programmi di prevenzione
siano empiricamente costruiti con lo specifico proposito di
affrontare i fattori di rischio causali evidenziati dalla ricerca.
È anche importante sviluppare nuovi strumenti per identificare gli individui ad altro rischio basandosi sulle ultime scoperte della ricerca sui fattori di rischio.
Superare i difetti metodologici
La maggior parte degli studi soffre di numerosi difetti metodologici. Molti studi pubblicati non includono un gruppo di
controllo e senza questa condizione è impossibile distinguere gli effetti dell’intervento da quelli del passare del tempo.
La maggior parte degli studi non ha usato la randomizzazione per assegnare i partecipanti alle condizioni esaminate
e solo pochi hanno incluso il placebo come condizione di
controllo. In molti casi il follow-up è stato inadeguato per
poter raggiungere delle conclusioni utili. Nella maggior parte
degli studi le misure di esito utilizzate sono state questionari
di auto-somministrazione. Tali strumenti tendono a sovrastimare la psicopatologia e non rappresentano il modo ideale
per valutare le caratteristiche dei disturbi dell’alimentazione.
Oltre a ciò, le misure di esito utilizzate, con l’eccezione dello
studio di Stice (2008a), tendono a valutare la modificazione
delle attitudini e dei comportamenti e non il vero effetto dei
programmi di prevenzione sull’incidenza dei disturbi dell’alimentazione. Numerosi studi, infine, hanno limitazioni statistiche, non avendo condotto appropriati test inferenziali
per valutare gli effetti dell’intervento (es. ANOVA per misure
ripetute) e gli effetti del dimensione del campione.
Importare strategie da altri campi della
prevenzione e dal trattamento dei disturbi
dell’alimentazione
Alcune strategie per migliorare l’efficacia dei programmi di
prevenzione per i disturbi dell’alimentazione possono essere
imparate da altri campi della prevenzione (es. depressione).
Ad esempio, alcuni interventi psicosociali sono stati disegnati con il proposito di ridurre il rischio di depressione nei figli
di genitori depressi, senza tenere conto della trasmissione del
rischio (genetico o appreso) (Pearson et al., 2002). Nessuno
studio, fino ad ora, è stato mirato ai figli dei genitori affetti da
disturbi dell’alimentazione.
Un altro campo, da dove potrebbero utilizzare qualche strategia i ricercatori che si occupano di prevenzione, è l’auto-aiuto
con manuali adottato nel trattamento dei disturbi dell’alimentazione più lievi. Questo approccio ha evidenziato effetti
positivi nel trattamento della bulimia nervosa e del disturbo
da alimentazione incontrollata (Loeb et al., 2000, Dalle Grave, 1997). L’auto-aiuto con i manuali può essere usato senza
l’aiuto di un terapeuta (auto-aiuto puro) o con il supporto e
la guida di un terapeuta, anche non specialista (auto-aiuto
guidato). I contenuti di alcuni libri di auto-aiuto [(Fairburn,
1995, Dalle Grave, 1998)] sono derivati dalla teoria e terapia cognitivo comportamentale della bulimia nervosa, la più
efficace forma di trattamento valutato nelle ricerche controllate (Wilson and Shafran, 2005). L’auto-auto con manuali
usa alcune strategie efficaci per aumentare la motivazione al
cambiamento, per ridurre la restrizione alimentare e l’ecces-
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2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
siva importanza attribuita al peso e alla forma del corpo. Le
ricerche sulla prevenzione, con poche eccezioni (Stice et al.,
2008a), hanno completamente trascurato l’importanza di aumentare la motivazione dei partecipanti e non hanno sistematicamente usato le efficaci strategie cognitivo comportamentali per ridurre i comportamenti e le attitudini disfunzionali
sull’alimentazione, sul peso e sulla forma del corpo. L’uso di
alcune strategie dimostratesi efficaci nell’auto-aiuto con manuali potrebbe essere un modo per ottenere dei risultati positivi con interventi di prevenzione indicata a individui che
mostrano i prodromi del disturbo dell’alimentazione.
Integrare la prevenzione dei disturbi
dell’alimentazione con quella dell’obesità
Ci sono molte ragioni per integrare la prevenzione dei disturbi dell’alimentazione con quella dell’obesità (NeumarkSztainer, 2003, Haines and Neumark-Sztainer, 2006, Dalle
Grave, 2003). Primo, i disturbi dell’alimentazione e l’obesità
spesso coesistono. Studi caso-controllo hanno dimostrato
che l’obesità è un fattore di rischio per la bulimia nervosa[ e
il disturbo da alimentazione incontrollata[ (Fairburn et al.,
1997) e altre ricerche hanno evidenziato che il disturbo da
alimentazione incontrollata è molto comune tre le persone
affette da obesità (de Zwaan, 2001). Secondo, un solo intervento è più economico di due, un punto importante da
considerare in un periodo di crisi economica globale. Terzo,
l’eliminazione di potenziali messaggi conflittuali sulla nutrizione, sull’attività fisica e sull’immagine corporea e di potenziali effetti iatrogeni generati da programmi somministrati separatamente (es. strategie per prevenire l’obesità, come
ad esempio monitorare l’assunzione di alimenti, potrebbero
promuovere un’eccessiva preoccupazione per l’alimentazione, il peso e le forme corporee e viceversa strategie finalizzate
ad eliminare qualsiasi forme di restrizione alimentare potrebbero favorire l’adozione di un’alimentazione in eccesso e lo
sviluppo di soprappeso).
Un approccio integrato, che bilanci l’importanza di seguire
uno stile di vita salutare per evitare lo sviluppo di obesità
con l’importanza di accettare la diversità genetica del corpo
umano per evitare lo sviluppo di disturbi dell’alimentazione,
è una sfida che dovrà essere affrontata e valutata nelle future
ricerche. Ad ogni modo, per sviluppare un efficace programma di prevenzione combinato è essenziale identificare con
maggiore chiarezza i fattori di rischio condivisi tra obesità e
disturbi dell’alimentazione. Alcuni dati preliminari indicano
che la dieta, l’uso dei media, l’insoddisfazione corporea e le
canzonature sul peso e la forma del corpo possono essere
rilevanti per lo sviluppo sia dell’obesità sia dei disturbi dell’alimentazione (Haines and Neumark-Sztainer, 2006).
Un parziale supporto all’integrazione dei due campi deriva dai risultati di un programma di prevenzione scolastica
dell’obesità (Planet Health) finalizzato a promuovere un’a-
[ 28 ] www.aidap.org
limentazione salutare e l’attività fisica che ha prodotto una
riduzione più significativa nel gruppo sperimentale rispetto
al gruppo di controllo nell’insorgenza di nuovo comportamenti disturbati di controllo del peso, come ad esempio il
vomito autoindotto o l’uso improprio di lassativi o l’uso di
farmaci dimagranti (Austin et al., 2007). Anche i risultati positivi nel prevenire sia l’aumento di peso sia l’insorgenza di
disturbi dell’alimentazione del programma Gestione Salutare
del Peso (vedi sopra) (Stice et al., 2008a) sono un’ulteriore
prova sull’utilità di integrare la prevenzione dell’obesità e dei
disturbi dell’alimentazione.
Creare un ambiente con meno
fattori di rischio
I fattori socioculturali sembrano giocare un ruolo chiave nello sviluppo dei disturbi dell’alimentazione, un’affermazione
supportata da almeno quattro line di evidenza (Striegel-Moore et al., 2007): (1) la preponderanza di individui colpiti da
disturbi dell’alimentazione appartiene al genere femminile;
(2) l’aumentata incidenza dei disturbi dell’alimentazione è
associata con la diminuzione del peso ideale delle donne; (3)
la maggiore incidenza e prevalenza di disturbi dell’alimentazione nelle culture che valorizzano l’ideale di magrezza e
(4) l’associazione significativa tra interiorizzazione dell’ideale
di magrezza e sviluppo futuro di disturbi dell’alimentazione.
È molto improbabile che semplici e brevi programmi scolastici di prevenzione saranno in grado di produrre una reale riduzione dell’incidenza e della prevalenza dei disturbi
dell’alimentazione senza azioni finalizzate a cambiare i fattori
di rischio socioculturali. Lo spostamento da un modello di
prevenzione basato sulla responsabilità personale verso un
modello di prevenzione di salute pubblica è stata promossa con forza nel campo dell’obesità (Brownell and Horgen,
2004). Le istituzione che si occupano di salute pubblica
hanno la responsabilità di assicurare la sicurezza della popolazione e i cambiamenti ambientali (Brownell and Horgen,
2004), incluso la taglia corporea delle motelle rappresentate
nei media, il controllo della pubblicità dell’industria della
dieta, la disponibilità di abiti per tutte le taglie corporee, la
lotta contro il pregiudizio nei confronti dell’obesità e la disponibilità di cibo salutare a tutte le classi sociali. Un esempio che ha prodotto cambiamenti positivi sono le campagne
anti fumo che hanno combinando l’intervento educativo con
azioni di salute pubblica, come ad esempio la proibizione di
fumare nei luoghi pubblici e le tasse sul tabacco.
Qualche tentativo per modificare alcuni fattori di rischio ambientali per i disturbi dell’alimentazione è stato fatto in alcuni Paesi occidentali. In Italia, ad esempio, è stato pubblicato
il Manifesto di Autoregolamentazione della Moda Italiana
Contro l’Anoressia (Ministro per le Politiche Giovanili e le
Attività Sportive, 2006) che ha raccomandato, ma non obbligato, ai produttori di moda di: (1) disseminare un modello di
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
bellezza mediterraneo; (2) proteggere la salute delle modelle
non permettendo di partecipare alle sfilate quelle che hanno
una diagnosi di disturbo dell’alimentazione di gravità clinica
valutato da un medico e che tenga conto anche dell’IMC;
(3) non far sfilare modelle di età inferiore ai 16 anni; (4)
promuovere presso gli associati e le aziende che sfilano l’inserimento generalizzato nella produzione delle collezioni
per il consumatore finale delle taglie 46 e 48; (5) affiancare le istituzioni e le associazioni mediche specializzate nel
promuovere campagne di comunicazione che modifichino
positivamente i modelli estetici ispiratori della formazione
dell’identità e dei comportamenti sociali; (6) impegnarsi a
prevedere nei regolamenti interni misure idonee a garantire
il rispetto dei principi espressi nel manifesto.
Sebbene nessun dato sia disponibile sull’effetto di questa e
di altre iniziative di salute pubblica, questi sforzi aprano una
nuova era nel campo della prevenzione dei disturbi dell’alimentazione.
Conclusioni
La prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione è
ancora nella sua infanzia. Recentemente, comunque, risultati promettenti sono stati raggiunti nell’identificare alcuni
fattori di rischio e piccoli, ma significativi, progressi nello
sviluppare e valutare interventi innovativi di prevenzione.
I risultati ottenuti degli studi controllati devono rassicurare
i genitori, gli insegnanti e gli stakeholder della salute che
i programmi di prevenzione scolastica dei disturbi dell’alimentazione non hanno effetti dannosi sui comportamenti
e le attitudini degli studenti. I programmi selettivi di prevenzione hanno ottenuto risultati promettenti e risultati positivi sono stati raggiunti usando un approccio interattivo,
basato sulla dissonanza e somministrato a partecipanti nella
media-tarda adolescenza. I programmi scolastici di prevenzione universale hanno purtroppo prodotto risultati deludenti e forse è giunta l’ora, se vogliamo davvero provare a
raggiungere una riduzione reale dell’incidenza dei disturbi
dell’alimentazione, di spostare gli sforzi da un approccio solo
sull’individuo a un intervento di salute pubblica che cerchi
di creare un ambiente più sano con meno fattori di rischio.
L’articolo integrale con la descrizione dettAgliata dei programmi di
prevenzione validati dalla ricerca
e la bibliografia si può scaricare sul sito
www.emozioniecibo.it o www.aidap.org.
AIDAP segnala la recente pubblicazione dei Quaderni
del Ministero della Salute sui disturbi dell’alimentazione
Appropriatezza clinica, strutturale
e operativa nella prevenzione, diagnosi
e terapia dei disturbi dell’alimentazione
n. 17/22, luglio-agosto 2013
Il Quaderno è stato
presentato a Roma
il 16 luglio 2013
Il documento è rivolto non solo agli operatori del settore, ma anche ai pazienti e ai loro
familiari e a tutti coloro che sono interessati al problema.
Esso intende fornire elementi su cui si possa costruire un’adeguata programmazione
sanitaria, che garantisca alle persone affette da questi disturbi e ai loro familiari un’assistenza qualificata e quanto più possibile uniforme su tutto il territorio nazionale.
Il Quaderno del Ministero della Salute può essere scaricato al sito:
http://www.quadernidellasalute.it
www.aidap.org [ 29 ]
2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
S.p.A.
CASA DI CURA PRIVATA AD INDIRIZZO RIABILITATIVO
37016 Garda - Via Monte Baldo 89 - Telefono (045) 6208611 - Fax 7256132
E-mail: [email protected] - sito web: http//www.villagarda.it
Direttore sanitario: Dott. Giovanni Citarella
Idoneità Nazionale D.S. Ospedaliero - Spec. in Scienze dell’Alimentazione
UNITÀ DI RIABILITAZIONE NUTRIZIONALE
Responsabile: Dott. Riccardo Dalle Grave
Spec. in Endocrinologia e Scienze dell’Alimentazione
E-mail: [email protected]
Trattamento dei disturbi dell’alimentazione (anoressia nervosa, bulimia nervosa, disturbo da alimentazione incontrollata)
e dell’obesità grave e/o complicata.
L’unità di Riabilitazione Nutrizionale ha 29 posti letto per il ricovero e nove posti con possibilità di due accessi
giornalieri per il trattamento in day-hospital, accreditati con il Servizio Sanitario Nazionale.
Il programma si basa su un modello teorico originale di tipo cognitivo comportamentale somministrato da diverse
figure professionali (medici, psicologi, dietiste, infermieri professionali). Le procedure terapeutiche applicate includono la riabilitazione nutrizionale (con l’assistenza a tutti i pasti), la psicoterapia individuale e di gruppo, la terapia
della famiglia nei pazienti più giovani.
Il programma di riabilitazione intensiva per l’Obesità grave e/o complicata è indicato per le persone affette da
obesità grave (BMI > 40) o associata a severe complicanze mediche e/o psicologiche.
Il programma si basa su un modello teorico cognitivo comportamentale originale condotto da un’équipe multidisciplinare che include la riabilitazione nutrizionale e fisica, gli incontri psicoeducazionali di gruppo e gli incontri
individuali con il medico e lo psicologo (nei pazienti con disturbo da alimentazione incontrollata).
ALTRI SERVIZI
unità di Riabilitazione cardiovascolare
Responsabile: Dott. Pierluigi Baroni
Spec. in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare
Riabilitazione post-operatoria per interventi di rivascolarizzazione e sostituzione valvolare
Trattamento riabilitativo dell’infarto
poliambulatori
> Servizio nutrizionistico - Responsabile: Dott. Riccardo Dalle Grave - Spec. in Endocrinologia e Scienze
dell’Alimentazione
> Diagnostica Cardiologica - Responsabile: Dott. Pierluigi Baroni - Spec. in Malattie dell’Apparato Cardiovascolare
> Diagnostica per Immagini - Responsabile: Dott.ssa Paola Bazzani - Spec. in Radiologia
> Servizio di Fisiokinesiterapia - Responsabile: Dott. Sergio Briani - Spec. in Ortopedia e Fisiatria
che cos’è l’aidap
AIDAP (Associazione Italiana Disturbi dell’Alimentazione e
del Peso), nata nel 1999, è un’associazione indipendente e
autonoma senza fini di lucro ed è riconosciuta come società medico scientifica da FISM (Federazione delle Società
Medico Scientifiche Italiane). Ha lo scopo di condividere
un certo tipo di conoscenza e cultura nella prevenzione,
educazione, trattamento e ricerca dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità. Si propone di promuovere e organizzare convegni, tavole rotonde, conferenze, gruppi di studio
e altre attività di informazione e formazione nel campo medico, psicologico, scolastico e sociale.
monza
varese
milano 2
milano
brescia
treviso
padova
torino
verona
parma
BOLOGNA
rimini
reggio emilia
alessandria
genova
ancona
la spezia
firenze
empoli
teramo
roma
cassino
lecce
napoli
AIDAP è stata accreditata come partner del Ministero della
Pubblica Istruzione per la promozione del piano nazionale
per la prevenzione del disagio fisico, psichico e sociale a
scuola. Come tale AIDAP ha un ruolo rilevante nella presentazione ed educazione sui disturbi dell’alimentazione e
sull’obesità nelle scuole.
napoli 2
Elenco dei Centri AIDAP (in ordine alfabetico)
salerno
palermo
oliveri
catanzaro
Cagliari
trapani
reggio calabria
acicastello
ENNA
LENTINI
Acicastello (CT)
Alessandria
Ancona
Bologna
Brescia
Cagliari
Cassino (FR)
Catanzaro
Empoli (FI)
Enna
Firenze
Genova
La Spezia
Lecce
Lentini (CT)
Milano
Milano 2
Monza
Napoli
Napoli 2
Oliveri (ME)
Padova
Parma
Palermo
Reggio Calabria
Reggio Emilia
Rimini
Roma
Salerno
Teramo
Torino
Trapani
Treviso
Varese
Verona
attività dell’aidap
Indirizzi e referenti delle varie UOL (Unità Operative Locali) AIDAP e attività svolte
RIVISTA Emozioni e Cibo
è la newsletter dell’Associazione, un punto d’incontro tra specialisti
e coloro che vogliono condividere i loro problemi, le loro lotte e i loro
successi nel campo dei disturbi dell’alimentazione e obesità.
Prevenzione
Vengono organizzati incontri educativi nelle scuole e altre istituzioni
e corsi di formazione per insegnanti, educatori e altri operatori sociosanitari non specialistici.
Sportello informativo
- Per dare sostegno e consigli ai familiari
- Per dare informazioni sulle cure e i centri terapeutici più vicini
Gruppi di studio
- Fare ricerca e sperimentazione per contribuire ad aumentare la
conoscenza dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità
- Per aggiornarsi sulle nuove evidenze scientifiche internazionali
Sito http://www.aidap.org
Dove potete trovare:
- Forum. Il luogo d’incontro per chi soffre di disturbi dell’alimentazione o vuole conoscere tali problemi.
- Novità scientifiche e Angolo Informativo. Tutte le notizie su
disturbi dell’alimentazione e obesità.
- Convegno Nazionale e Incontri. Convegni, workshop e tavole
rotonde.
- AIDAP test-online.
1) Eating Attitude test a 26 Item (EAT-26)
2) Calcola il tuo Indice di Massa Corporea (BMI)
3) Calcola la Spesa Energetica a Riposo o Resting Energy Expenditure (REE)
- Centri aidap. Per trovare la sede AIDAP più vicina.
Sito http://www.emozioniecibo.it
è la prima rivista elettronica in Italia sui disturbi dell’alimentazione e
sull’obesità.
Emozioni e Cibo online presenta tre diversi livelli di informazione
in grado di soddisfare sia il grande pubblico sia lo specialista più
esigente.
- Modulo “Emozioni e Cibo” - versione online della rivista.
- Modulo “Journal Observer” - riporta un riassunto con commento di articoli pubblicati sulle più importanti riviste internazionali.
- Modulo “News RSS” - gli abstract in lingua originale, presenti
nelle più prestigiose riviste scientifiche internazionali.
www.aidap.org [ 31 ]
2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
Abruzzo
Campania
Referente regionale: Dott. Mario Di Pietro
Referente regionale: Dott.ssa Rosa Mennella
AIDAP Teramo
AIDAP Napoli
Responsabile: Dott. Mario Di Pietro
Responsabile: Dott.ssa Rosa Mennella
Sede: Centro di Riferimento Regionale di Auxologia
e Nutrizione Pediatria (CRRANP)
c/o U.O.C. Pediatria P.O. Atri (TE)
Tel. 085 8707509
E-mail: [email protected]
- [email protected]
Sede: Via Salvo D’Acquisto, 171
80042 Boscotrecase (NA)
Tel. e Fax 0815374177
Cell. 338 5940931
E-mail: [email protected]
Calabria
Referente regionale: Dott. Giovanni Minutolo
AIDAP Catanzaro
Responsabile: Dott. Tommaso Gioffrè
Sede: Via Panoramica, 7
88068 Soverato (CZ)
Telefax 0967 528522
Cell. 335 5325535 - 347 0056700
E-mail: [email protected]
Collabora nello studio il Dott. Massimiliano Scalzo
(nutrizionista)
AIDAP Reggio Calabria
Responsabile: Dott. Giovanni Minutolo
Sede: Via R. Willermin, 1
89123 Reggio Calabria (RC)
Tel. 0965 25864 - Cell. 347 0056700
Telefax 0966 474400
E-mail: [email protected]
Orario di segreteria:
da lunedì a sabato 9:00-13:00 e 17:00-19:30
Attività svolte:
• Incontro informativo/prevenzione sui disturbi dell’alimentazione e
dell’obesità rivolto a studenti e docenti dell’istituto superiore Liceo
Classico “ Tommaso Campanella” di Reggio Calabria in maggio 2014.
• Incontro di sensibilizzazione/divulgazione scientifica sui disturbi dell’alimentazione e l’obesità rivolto al grande pubblico tenutosi presso la
farmacia “ Arcudi” di RC.
• Sono in programma progetti educativi e incontri di sensibilizzazione/
informazione, gratuiti, nelle scuole del territorio rivolti a studenti, genitori e insegnanti.
• L’équipe è disponibile a collaborare con TV, radio e giornali locali per la
divulgazione informativa e scientifica sui disturbi dell’alimentazione e
obesità.
• Sono stati già effettuati e sono in programma incontri informativi e partecipazioni a convegni organizzati da Associazioni ed Enti del territorio.
• è attivo uno sportello d’ascolto gratuito dal lunedì al sabato.
[ 32 ] www.aidap.org
Attività svolte:
• Il Mercoledì pomeriggio è attivo un servizio gratuito di ascolto e informazione sui disturbi dell’alimentazione e del peso (previo appuntamento).
• Sono attivi incontri di sensibilizzazione e di informazione sui disturbi
dell’alimentazione nelle scuole del territorio.
• L’équipe è disponibile a svolgere interventi informativi nelle scuole
per studenti, genitori, insegnanti sui temi legati all’obesità e ai disturbi
dell’alimentazione.
AIDAP Napoli 2
Responsabile: Dott.ssa Bianca Maria Saetta
Sede: Via Mergellina, 44 - 80122 Napoli (NA)
Tel. 081 667676 - Cell. 335 8181170
E-mail: [email protected]
Sito web:www.saettanutrizione.it
Attività svolte:
• è attivo una volta a settimana uno sportello gratuito di ascolto e orientamento per i disturbi dell’alimentazione e obesità.
• è in atto una collaborazione con un quotidiano locale che prevede la
pubblicazione di articoli riguardanti i disturbi dell’alimentazione e l’obesità inseriti in una rubrica bisettimanale.
• Sono in previsione incontri rivolti a pediatri e medici di base finalizzati
ad una migliore informazione e comunicazione su tematiche dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità.
• Sono in previsione incontri di informazione e sensibilizzazione in alcune scuole del territorio.
AIDAP Salerno
Responsabile: Dott.ssa Fimiani Giorgia
Sede: Corso Umberto I, 203
84013 Cava de’ Tirreni (SA)
Tel. e Fax 089 9951640
Cell 335 1091918
E-mail: [email protected]
Orario di segreteria: da lunedì a venerdì 9:00-12:30 e 15:30-19:30
Collabora nello studio la Dott.ssa Rosaria Grassi
(psicologa e psicoterapeuta)
Attività svolte:
• Il mercoledì mattina dalle 9 alle 11:30 è attivo uno sportello di ascolto
e di informazione gratuito sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità
(previo appuntamento).
• è attiva una collaborazione con quotidiani e periodici locali per la pubblicazione di articoli sui disturbi dell’alimentazione, sull’obesità e su
tematiche riguardanti l’alimentazione e lo stile di vita.
• Sono in progetto incontri educativi rivolti al grande pubblico per la diffusione di informazioni relative ai disturbi dell’alimentazione, all’obesità e ad un corretto stile di vita.
• Sono in previsione incontri informativi per medici di base e pediatri sui
disturbi dell’alimentazione e sull’obesità.
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
• L’équipe è disponibile a svolgere interventi informativi nelle scuole,
rivolti a studenti, insegnanti e genitori, sui temi legati ai disturbi dell’alimentazione e all’obesità.
Emilia Romagna
Referente regionale: Dott.ssa Lorella Fornaro
• Sono in progetto incontri educativi rivolti al grande pubblico per diffondere informazioni relative ai disturbi dell’alimentazione, all’obesità e a
un corretto stile di vita.
AIDAP Rimini
Responsabili: Dott.ssa Manuela Marchini e Dott. Amelio Marchi (vedi
foto AIDAP Bologna)
Sede: Via G. Perlasca, 15 - 47900 Rimini
Cell. 329 3790844 - E-mail: [email protected]
AIDAP Bologna
Responsabili: Dott. Amelio Marchi (in alto)
e Dott.ssa Manuela Marchini (in basso)
Sede: Via Azzurra, 1 - 40137 Bologna (BO)
Cell. 3293790844
E-mail: [email protected]
Attività svolte:
• è attivo un servizio gratuito di ascolto, informazione e diffusione di materiale scientifico sui disturbi
dell’alimentazione e del peso e sui percorsi di prevenzione e di cura.
• è possibile effettuare i colloqui informativi previo
appuntamento.
AIDAP Parma
Responsabili: Dott.ssa Lorella Fornaro (in alto) e
Dott.ssa Carlotta Bocchi (in basso)
Sede: Strada Inzani, 5 - 43100 Parma (PR)
Tel. e Fax 0521 237644
E-mail: [email protected]
Orario di segreteria:
lunedì-venerdì 9:00-13:00 e 15:00-19:00
mercoledì 9:00-12:00 (sportello di ascolto su appuntamento)
Seguici su Facebook
Attività svolte:
• È attivo un servizio gratuito di ascolto, informazione e diffusione di
materiale scientifico sui disturbi dell’alimentazione e del peso e sui
percorsi di prevenzione e di cura. Il lunedì mattina è possibile effettuare, previo appuntamento, i colloqui informativi.
• Sono attivi incontri informativi con i medici e i pediatri, allo scopo di
fornire una consulenza specialistica in relazione al riconoscimento precoce dei disturbi dell’alimentazione e ai percorsi di cura.
• Sono in fase di realizzazione una serie di incontri informativi rivolti agli
insegnanti sul tema dei disturbi dell’alimentazione e un ciclo di incontri aperti al grande pubblico sul corretto stile di vita.
• Sono in programma interventi di prevenzione e divulgazione nelle
scuole medie inferiori e superiori del territorio.
Lazio
Referente regionale: Dott.ssa Maria Grazia Rubeo
AIDAP Cassino (FR)
Responsabile: Dott. Franco Giuseppe Colella
Sede: Corso della Repubblica 232
03043 Cassino (FR) - Cell. 339 7380152
E-mail: [email protected]
Collabora nello studio la Dott.ssa Lisa Reverberi
Attività svolte:
• Si continuano a svolgere incontri educativi sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità rivolti al grande pubblico.
• è sempre attiva la collaborazione con alcuni giornalisti per interviste e
articoli pubblicati sui quotidiani della città.
• è iniziata una collaborazione con un’associazione onlus di donatori di
sangue e con una società sportiva di calcio per diffondere informazioni
e materiale scientifico sull’alimentazione e su un corretto stile di vita.
• è attivo lo sportello di ascolto e informazione il mercoledì dalle 9 alle
12 (su appuntamento).
AIDAP Reggio Emilia
Responsabile: Dott.ssa Lisa Reverberi
Sede: Via A. De Gasperi, 44
42100 Reggio Emilia
Tel. 0522 555514 - Fax 0522 334906
E-mail: [email protected],
[email protected] Collabora nello studio la Dott.ssa Lorella Fornaro
Orario di segreteria: lunedì e sabato 9:00-12:00
martedì-mercoledì-venerdì 13:30-18:30
Attività svolte:
• Il lunedì mattina dalle 9:30 alle 12:30 è attivo uno sportello di ascolto
e di informazione gratuito sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità
(previo appuntamento).
Attività svolte:
• Corsi di formazione sulla terapia dei disturbi dell’alimentazione e
dell’obesità rivolti agli operatori (medici, psicologi, dietisti, biologi nutrizionisti, infermieri professionali, fisioterapisti) che vogliono approfondire le conoscenze sulla CBT-E.
• Incontri informativi rivolti agli insegnanti, agli studenti ed al grande
pubblico sul tema dei disturbi dell’alimentazione e del peso.
• Incontri informativi e progetti educativi nei seguenti settori: palestre
e scuole di ballo, al fine di approfondire in particolare l’argomento dei
fattori di rischio che possono favorire l’insorgenza dei disturbi dell’alimentazione e soprattutto del rapporto tra attività fisica e qualità della
vita (promozione degli stili di vita riconosciuti come salutari).
• Servizio gratuito di ascolto ed informazione sui disturbi dell’alimentazione, sui problemi di sovrappeso ed obesità (previo appuntamento).
• Campagna di divulgazione informativa tramite gli organi si stampa locali.
AIDAP Roma
Responsabile: Dott.ssa Maria Grazia Rubeo
Sede: Via Levico, 9
00198 Roma (RM)
Tel. e Fax 06 8840242
Cell. 338 9098603
E-mail: [email protected]
Orario di segreteria: tutti i giorni 24 ore su 24
Collabora nello studio la Dott.ssa Lidia Nevaloro
www.aidap.org [ 33 ]
2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
Attività svolte:
• è attivo uno sportello d’ascolto per quanti fossero interessati all’informazione e alla prevenzione sui disturbi dell’alimentazione e obesità
(previo appuntamento).
• La UOL di Roma svolgerà un programma di prevenzione e informazione nelle scuole medie e superiori a partire da Ottobre.
• Sono in programmazione incontri serali informativi per il grande pubblico. è richiesta la prenotazione.
Liguria
Referente regionale: Dott. Giancarlo Sarno
AIDAP Genova
Responsabile: Dott. Giancarlo Sarno
Sede: Via Ruffini, 10/8
16128 Genova
Tel. 010 5955374
Cell. 335 6942193
E-mail: [email protected]
Attività svolte:
• Sono stati effettuati e sono in programma incontri informativi con
medici di base e pediatri allo scopo di fornire criteri idonei sia a una
prima diagnosi dei disturbi dell’alimentazione sia al riconoscimento di
eventuali altri disturbi sovrapposti
• Proseguono gli interventi informativi nelle scuole per studenti, genitori ed insegnanti.
Attività svolte:
• Il martedì e giovedì è attivo, previo appuntamento, uno sportello gratuito d’ascolto e d’informazione sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità.
• Sono in programma incontri di informazione, gratuiti, nelle scuole del
territorio.
• L’equipe è disponibile a svolgere lezioni nelle scuole e serate informative sui temi legati all’obesità e ai disturbi dell’alimentazione.
• Sono in corso incontri informativi per i medici di base sui temi del
peso e dello stile di vita.
• Collaborazione con radio e giornali locali.
• Anche per l’anno scolastico 2013-2014 l’AIDAP collaborerà con l’Assessorato allo Sport e al Tempo libero della Provincia di Brescia, per la
realizzazione del Progetto S.P.O.R.T. (Salute Passione Onestà Rispetto Territorio), nelle scuole della Provincia di Brescia.
AIDAP Milano
Responsabile: Dott.ssa Arianna Banderali
Sede: Viale Caldara, 23
20122 Milano
Tel. e Fax 02-5456738
Cell. 339-1785974
E-mail: [email protected]
Attività svolte:
• È attivo un programma di prevenzione tramite campagne svolte nelle
scuole medie inferiori e superiori del territorio.
AIDAP Milano 2
Responsabile: Dott. Sergio Colombi
AIDAP La Spezia
Responsabile: Dott. Adolfo Fossataro
Sede: Via XXIV Maggio, 152
19124 La Spezia
Tel. e Fax 0187 23414
E-mail: [email protected]
Sito web: www.fossataroadolfonutrizione.com
Orario di segreteria: da lunedì a venerdì 15:00-18:00
Collaborano nello studio la Dott.ssa Stefania Rosi (dietista)
e la Dott.ssa Monica Gomez Ortiz (psicologa e psicoterapeuta)
Attività svolte:
• A partire da gennaio 2014 sono in programma 5 incontri settimanali, rivolti a giovani tra 15 e 18 anni, in cui verranno affrontati i temi dell’ideale
di bellezza, dell’immagine corporea e dell’autostima.
• Tutti i giorni (sabato escluso) dalle 15 alle 18 presso il Centro è attivo
uno sportello informativo gratuito che fornisce informazioni su disturbi
dell’alimentazione, sovrappeso e obesità.
Lombardia
Referente regionale: Dott.ssa Arianna Banderali
AIDAP Brescia
Responsabile: Dott. Andrea Benedetto
Sede: Via Milano, 14 - 25126 Brescia
Tel. 030-292179 - E-mail: [email protected]
Orario di segreteria:
lunedì e giovedì ore 8:30-11:00
martedì e venerdì ore 14:00-18:00
[ 34 ] www.aidap.org
Collabora nello studio: dott.ssa Ornella Pastrengo (psicologa)
Sede: Corso Garibaldi, 71 - 20123 Milano
Tel. 02 86460962
Cell. 339 8898555
E-mail: [email protected]
Sportello di ascolto: martedì-mercoledì 16:00-17:00
Cell. 339-8898555 - Tel. 02-86460962
Collabora nello studio la Dott.ssa Francesca Colombi (psicologa)
Attività svolte:
• Sono previsti periodici corsi di psicoeducazione sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità, è richiesta la prenotazione.
AIDAP Monza
Responsabile: Dott.ssa Maria Grazia
Galimberti
Sede: Via Moriggia, 3
20900 Monza
Tel. 339 7777811
E-mail: [email protected]
Collaborano nello studio la Dott.ssa Chiara Galli (medico endocrinologo),
la Dott.ssa Cristina Calderone (psicoterapeuta), la Dott.ssa Vanessa
Sangiorgio (nutrizionista) e la Dott.ssa Manuela Caslini (psichiatra)
Attività svolte:
• è attivo, previo appuntamento, uno sportello d’ascolto e di orientamento sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità.
• Sono in programma serate informative aperte al grande pubblico e agli
operatori del settore
• è programmato un convegno sui disturbi dell’alimentazione con la partecipazione di esperti in questo campo.
• Sono in previsione incontri informativi per i medici di base sui disturbi
dell’alimentazione e sull’obesità.
• Sono in previsione gruppi di auto-aiuto sull’obesità.
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
AIDAP Varese
Responsabile: Dott.ssa Annarita Traini
Sede: Viale Borri, 75 - 21100 Varese
Tel. 0332 813456 (per appuntamenti)
Fax 0332 813464
Cell. 333 2056555 (per informazioni)
E-mail: [email protected]
Orario di segreteria: da lunedì a sabato: 9:00-19:00
Collabora nello studio la Dott.ssa Angela Focarelli (dietista)
Attività svolte:
• è attivo uno sportello di ascolto e di orientamento gratuito, sia telefonico che via e-mail, per fornire informazioni sui problemi dell’obesità e
dei disturbi dell’alimentazione.
• Al mercoledì mattina, previo appuntamento, sono possibili colloqui
informativi all’interno della Sede.
• Sono previsti incontri di prevenzione sui disturbi dell’alimentazione e
obesità nelle scuole di ogni ordine e grado.
• In programma corsi per gruppi di persone affetti da sovrappeso ed
obesità.
Marche
Referente regionale: Dott.ssa Silvia Filipponi
AIDAP Ancona
Attività svolte:
• Supervisione al forum AIDAP da parte della dott.ssa Cappelletti Sara.
• Sportello informativo gratuito per fornire informazioni e materiale
scientifico sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità (previo appuntamento).
• L’équipe è disponibile a svolgere lezioni nelle scuole, e organizza incontri rivolti alla popolazione sui temi legati all’alimentazione, all’obesità e ai disturbi dell’alimentazione.
AIDAP Torino
Responsabili: Dott. Mauro Cappelletti (in alto) e
Dott.ssa Sara Cappelletti (in basso)
Sede: Via San Francesco da Paola, 37
10123 Torino
Cell. 338 5077416 (Mauro Cappelletti)
Cell. 338 9892040 (Sara Cappellletti)
E-mail: [email protected]
Orario di segreteria:
lunedì-mercoledì-giovedì ore 16:00-18:00
martedì e venerdì ore 10:00-12:00
Attività svolte:
• Supervisione al forum AIDAP da parte della dott.ssa Cappelletti Sara.
• Sportello informativo gratuito per fornire informazioni e materiale
scientifico sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità (previo appuntamento).
• L’équipe è disponibile a svolgere lezioni nelle scuole, e organizza incontri rivolti alla popolazione sui temi legati all’alimentazione, all’obesità e ai disturbi dell’alimentazione.
Responsabile: Dott.ssa Silvia Filipponi
Sede: Via Giordano Bruno, 44 - 60100 Ancona
Tel. 071 2804116 - E-mail: [email protected]
Collaborano nello studio la Dott.ssa Paola Bartolini
e la Dott.ssa Lucia Piccinini
Attività svolte:
• Il lunedì dalle 17 alle 19 è attivo uno sportello d’ascolto e di informazione gratuito, su disturbi dell’alimentazione e obesità (previo appuntamento).
• Ogni primo martedì del mese viene organizzato un incontro serale (2122:30) informativo, rivolto in particolare a familiari e amici di persone
affette da disturbi dell’alimentazione.
• Sono in progetto e realizzazione incontri gratuiti aperti al pubblico nei
comuni della provincia di Ancona.
• Proseguono interventi di prevenzione-educazione nelle scuole medie
inferiori e superiori del territorio.
Piemonte
Referente regionale: Dott. Mauro Cappelletti
AIDAP Alessandria
Responsabile: Dott. Mauro Cappelletti (vedi foto AIDAP Torino)
Sede: Via Messina, 23 - 15121 Alessandria
Tel. 0131 264669 - Cell. 338 5077416
E-mail: [email protected]
Orario di segreteria:
lunedì-mercoledì-giovedì ore 15:30-18:30
martedì e venerdì ore 9:30-12:00
Puglia
Referente regionale: Dott.ssa Loredana De Luca
AIDAP Lecce
Responsabili: Dott.ssa Loredana De Luca (in alto)
Équipe: Dott. Salvatore Rizzello (in basso), Dott.ssa
Erica Garola, Dott.ssa Barbara Natalizio
Sede: Via Montello, 1 (da aprile: V.le De Pietro 1)
73100 Lecce - Tel. e Fax 0832 244063
Cell. 328 6120205 - E-mail: [email protected],
[email protected]
Facebook
: aidap-ragazzecontrocorrente
Orario di segreteria:
tutti i pomeriggi eccetto il sabato: 16:00-20:00
giorni dispari: 10:00-13:00
(Si riceve previa telefonata)
Attività svolte:
• Sportello di informazione e di ascolto gratuito (per appuntamento) sui
disturbi dell’alimentazione e del peso, anche sulle nuove espressioni
della patologia contemplate nel nuovo DMS-5; distribuzione di materiale informativo/scientifico.
• Programma “Perdere peso… senza perdere la testa”, individuale o di
gruppo per chi voglia perdere e mantenere il peso perduto senza mettere a rischio la salute, (consulenza medica, psicologica, dietistica).
• S.O.S. Genitori, gruppi di riflessione e di sostegno per affrontare e
gestire al meglio situazioni di disagio e problematicità dell’ infanzia e
dell’adolescenza.
• Programma “benessere e stile di vita”, percorso di gruppo rivolto a
chi desidera imparare strategie efficaci per mantenersi in forma (scelta di una sana alimentazione e di una equilibrata attività fisica) e gestire al meglio il proprio mondo emozionale (laboratorio guidato da
nutrizionista e psicologa).
www.aidap.org [ 35 ]
2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
• Incontri tematici in sede due volte al mese in tarda serata.
• Attività di prevenzione negli Istituti scolastici di ogni ordine e grado
che ne facciano richiesta.
• Attività formazione: sono in programma incontri presso le Scuole di
formazione per estetiste per far conoscere e sensibilizzare sui disturbi dell’alimentazione. Da Aprile, nella nuova sede di V.le De Pietro a
Lecce, si effettueranno incontri tematici sulla terapia cognitivo comportamentale dei disturbi dell’alimentazione e dell’obesità rivolti a professionisti (medici, biologi nutrizionisti, psicologi, dietisti) che vogliano
approfondire le loro conoscenze e avere un utile scambio di idee.
• AIDAP - Lecce fa parte di “ Alleanza Locale della Famiglia”, promosso dall’Assessorato alle Politiche Familiari del Comune di Lecce, e
in quanto tale promuove iniziative cittadine sull’informazione e prevenzione dei disturbi dell’alimentazione e del disagio giovanile, come
quelle svoltesi nel mese di Ottobre presso quattro postazioni pubbliche, messe a disposizione dal Comune di Lecce.
Sardegna
Referente regionale: Dott.ssa Manuela Biddau
Attività svolte:
• Ogni mattina, dalle 9 alle 11:30, è attivo uno sportello di ascolto e di
informazione gratuito sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità.
• Viene mantenuta una fattiva collaborazione con quotidiani, periodici
locali e network televisivi per la pubblicazione di articoli sui disturbi
dell’alimentazione, sull’obesità e su tematiche riguardanti l’alimentazione e lo stile di vita.
• Vengono preparate booklet informativi e monografie didattiche.
• Si attuano incontri psicoeducativi gratuiti rivolti al grande pubblico, per
la diffusione di informazioni relative ai disturbi dell’alimentazione, all’obesità e ad un corretto stile di vita.
• Incontri informativi per medici di base e pediatri sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità vengono organizzati periodicamente ad
Enna ed Acicastello.
• L’équipe ha svolto e continua ad attuare interventi informativi nelle
scuole, rivolti a studenti, insegnanti e genitori, sui temi legati ai disturbi dell’alimentazione e all’obesità.
• Vengono ospitati Psicologi tirocinanti della Università di Catania e della
Università Kore di Enna, che ricevono così una adeguata informazione
di base sui disturbi della alimentazione
• Vengono ospitati Colleghi stranieri per stage formativi sui disturbi della alimentazione. Già ospitati Operatori da: Polonia, Lituania, Ukraina,
Turchia e Serbia.
AIDAP Enna
AIDAP Cagliari
Responsabile: Dott.ssa Manuela Biddau
Responsabile: Dott. Tullio Scrimali (vedi foto AIDAP Acicastello)
Sede: Via Malpighi, 4 - 09126 Cagliari
Cell. 328 3324817 - Fax 070 7731921
E-mail: [email protected]
Sede: c/o Centro Clinico Aleteia - Via Gramsci, 6 - 95021 Acicastello (CT)
Tel. 0935 25060, 095 492945 - Fax 095 7127749 - E-mail: [email protected]
Sito web: www.centroclinicoaleteia.it
Orario di segreteria: venerdì 16-19
Orario di segreteria: da lunedì a venerdì 9:00-12:30
Collaborano nello studio la Dott.ssa Valeria Serra
e la Dott.ssa Elisabetta Gasperini
Collabora nello studio la Dott.ssa Damiana Tomasello (Psicologa, Psicoterapeuta)
Attività svolte:
• Il venerdì, dalle 16:00 alle 19:00, previo appuntamento telefonico, è
attivo uno sportello d’ascolto gratuito allo scopo di fornire informazioni
sui disturbi dell’alimentazione, sull’obesità, sulle attività del centro,
sulle cure e i centri terapeutici più vicini e di illustrare e consegnare
materiale informativo scientifico.
• Sono in corso degli interventi informativi di prevenzione presso diverse scuole superiori della città diretti a studenti e insegnanti.
• Sono in programma una serie di incontri informativi per i medici di
base sui disturbi dell’alimentazione e del peso.
• Ogni primo venerdì del mese dalle 16:00 alle 19:00 è possibile effettuare uno screening gratuito sui disturbi dell’alimentazione e del peso.
• Sono in corso cicli di incontri educativi sui disturbi dell’alimentazione
per familiari ed amici di pazienti affette da questo disturbo.
Attività svolte:
• Ogni mattina, dalle 9 alle 11:30, è attivo uno sportello di ascolto e di
informazione gratuito sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità.
• Viene mantenuta una fattiva collaborazione con quotidiani, periodici
locali e network televisivi per la pubblicazione di articoli sui disturbi
dell’alimentazione, sull’obesità e su tematiche riguardanti l’alimentazione e lo stile di vita.
• Vengono preparate booklet informativi e monografie didattiche.
• Si attuano incontri psicoeducativi gratuiti rivolti al grande pubblico, per
la diffusione di informazioni relative ai disturbi dell’alimentazione, all’obesità e ad un corretto stile di vita.
• Incontri informativi per medici di base e pediatri sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità vengono organizzati periodicamente ad
Enna ed Acicastello.
• L’équipe ha svolto e continua ad attuare interventi informativi nelle
scuole, rivolti a studenti, insegnanti e genitori, sui temi legati ai disturbi dell’alimentazione e all’obesità.
• Vengono ospitati Psicologi tirocinanti della Università di Catania e della
Università Kore di Enna, che ricevono così una adeguata informazione
di base sui disturbi della alimentazione
• Vengono ospitati Colleghi stranieri per stage formativi sui disturbi della alimentazione. Già ospitati Operatori da: Polonia, Lituania, Ukraina,
Turchia e Serbia.
Sicilia
Referente regionale: Dott. Francesco Iarrera
AIDAP Acicastello (CT)
Responsabile: Dott. Tullio Scrimali
Sede: c/o Centro Clinico Aleteia
Via Gramsci, 6 - 95021 Acicastello (CT)
Tel. 0935 25060, 095 492945
Fax 095 7127749 - E-mail: [email protected]
Sito web: www.centroclinicoaleteia.it
Orario di segreteria: da lunedì a venerdì 9:00-12:30
Collabora nello studio la Dott.ssa Damiana Tomasello (Psicologa, Psicoterapeuta)
[ 36 ] www.aidap.org
AIDAP Lentini (CT)
Responsabile: Dott. Francesco Iarrera (vedi foto AIDAP Oliveri)
Sede: Via Etnea, 185 - Lentini (CT)
Tel. 320 9117157 - Email: [email protected]
Sito: www.centrodiriabilitazionenutrizionale.it
Équipe terapeutica: Dott.ssa Mannino Valeria, medico specialista in Neuropsichiatria Infantile e la Dott.ssa Guarnera Manuela, psicologa.
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
AIDAP Oliveri (ME)
AIDAP Trapani
Responsabile: Dott. Francesco Iarrera
Responsabile: Dott. Antonino Faillaci (a destra)
Sede: Piazza Pirandello, 8 - 98060 Oliveri (ME)
Tel. 0941 313999 - Cell. 328 3727128
E-mail: [email protected]
Sito web: www.centrodiriabilitazionenutrizionale.it
Équipe: Dott. Paolo Palmeri (dietista) (in piedi),
Dott.ssa Maria Barbara (psicologa) (a sinistra)
Orario di segreteria: lunedì, mercoledì
e venerdì ore 8:30-12:30 e 14:00-18:00
Attività svolte:
• È attivo tramite il sito www.centrodiriabilitazionenutrizionale.it uno
sportello d’ascolto gratuito per ricevere informazioni sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità.
• È attivo “On line con il nutrizionist@” che permetterà ai pazienti di seguire il programma per la perdita di peso tramite un accesso internet.
• È attivo tramite il sito e la pagina facebook, “Io non sono il mio peso”,
un gruppo di mutuo supporto e di informazione sui disturbi alimentari.
• Si organizzano presso la sede del Centro programmi di prevenzione
sui disturbi dell’alimentazione, basati sulla dissonanza cognitiva, (“Io
non sono il mio peso”), terapie di gruppo per la gestione del sovrappeso (“Gestione salutare del peso”) e per il rafforzamento dell’autostima (“Io Valgo”).
• In collaborazione con la UOL Trapani organizziamo programmi di formazione sulla terapia dei Disturbi dell’Alimentazione e dell’Obesità
rivolti ai terapeuti (medici, psicologi, dietisti e biologi nutrizionisti) che
vogliano approfondire le proprie conoscenze sulla CBT.
• Si organizzano interventi di prevenzione-educazione nelle scuole e
nelle palestre del territorio.
AIDAP Palermo
Sede: Via Marconi, 21 - 91016 Erice (TP)
Tel. 0923 554244 - Fax 0923 554244
Cell. 3495742098
Email: [email protected]
Orari di Segreteria: lunedì, mercoledì, giovedì e venerdì dalle 9:00 alle
11:30. Martedì dalle 16:00 alle 19:00.
Attività svolte:
• Sono in corso programmi educativi destinati a Scuole, grande pubblico, palestre e scuole di danza.
• Sono previsti incontri con medici di medicina generale e specialisti
che vengono a contatto con persone affette da disturbi dell’alimentazione ed obesità.
• è attivo uno sportello di ascolto per persone con obesità, disturbi
dell’alimentazione e loro familiari, previa prenotazione.
• Vengono organizzati periodicamente convegni – corsi scientifici sui
disturbi dell’alimentazione e obesità.
• è possibile svolgere in sede tirocinio pre-laurea con convenzione da
stipularsi con tutte le Università Italiane e le Facoltà che svolgano attività formativa inerente le tematiche trattate dall’Associazione (ad es.
Medicina, Psicologia, Biologia, Farmacia, Dietistica).
• La UOL Trapani organizza, insieme alle UOL Oliveri (ME) e Palermo
programmi di formazione sulla terapia dei disturbi dell’alimentazione e
dell’obesità rivolti ai terapeuti (medici, psicologi, dietisti, biologi nutrizionisti) che vogliono approfondire le conoscenze sulla CBT. Inoltre partecipa alla gestione del sito www.centrodiriabilitazionenutrizionale.it.
Toscana
Referente regionale: Dott.ssa Simona Calugi
Responsabile: Dott. Antonino Faillaci
Sede: Via Gambara, 2 - 90135 Palermo - Tel. e Fax 091 551090
E-mail: [email protected]
Sportello di ascolto: su appuntamento
Équipe terapeutica: Dott.ssa Erika Cardella, Dott.ssa Rosalba Contentezza, Dott.ssa Odette Martinez, Dott.ssa Raffaella Nocito, Dott.ssa
Simona Tarantino (psicoterapeute); Dott.ssa Rosa Maria Pizzo, Dott.ssa
Vicenta Zito (dietiste); Dott.ssa Maria Stella Aliquò (medico internista e
diabetologa)
Attività svolte:
• Sono previsti programmi educativi destinati a Scuole, grande pubblico, palestre e scuole di danza.
• Sono previsti incontri con medici di medicina generale e specialisti
che vengono a contatto con persone affette da disturbi dell’alimentazione ed obesità.
• è in fase di organizzazione uno sportello di ascolto per persone con
obesità, disturbi dell’alimentazione e loro familiari, previa prenotazione, all’interno della Sede.
• La UOL Palermo si propone di organizzare, insieme alla UOL Trapani
e alla UOL Oliveri, programmi di formazione sulla terapia dei Disturbi
dell’Alimentazione e dell’Obesità rivolti ai terapeuti (medici, psicologi,
dietisti e biologi nutrizionisti) che vogliono approfondire le proprie conoscenze sulla CBT.
AIDAP Empoli
Responsabile: Dott.ssa Simona Calugi
Sede: Via L. Cherubini, 2/4 - 50053 Empoli (FI)
Tel. 0571 73922 - 0571 99281 - Cell. 345 1639017
E-mail: [email protected]
Collabora nello studio la Dott.ssa Elisa Salvi (dietista)
Attività svolte:
• Il lunedì è attivo, su appuntamento, uno sportello informativo gratuito,
per qualsiasi informazione sui disturbi dell’alimentazione, sull’obesità
e sulle attività del nostro centro.
• Collaborazione con i giornali locali per la pubblicazione e divulgazione
di articoli informativi e scientifici.
AIDAP Firenze
Responsabile: Dott.ssa Simona Calugi (vedi foto AIDAP Empoli)
Sede: Via Pacini, 23 - 50144 Firenze - Tel. 055 3245370
Cell. 345 1639017 - E-mail: [email protected]
Collabora nello studio la Dott.ssa Elisa Salvi (dietista)
Attività svolte:
• è attivo uno sportello informativo gratuito, per qualsiasi informazione
sui disturbi dell’alimentazione, sull’obesità e sulle attività del nostro
centro.
• Collaborazione con i giornali locali per la pubblicazione e divulgazione
di articoli informativi e scientifici.
www.aidap.org [ 37 ]
2013 | EMOZIONI E CIBO N. 38
Veneto
AIDAP Treviso
Referente regionale: Dott. Riccardo Dalle Grave
Responsabile: Dott. Fulvio Susanna
Sede: Via Campagnola, 3/1
31020 Villorba (TV)
Tel. 0422 444900 - Fax 0422 278987
E-mail: [email protected]
- [email protected]
AIDAP Padova
Responsabile: Dott.ssa Lucia Camporese
Sede: Via D’Alemagna, 2
35134 Padova
Tel. e fax 049 604752
Cell. 338 4464021
E-mail: [email protected]
Collabora nello studio la Dott.ssa Diana Soligo (dietista)
Attività svolte:
• È sempre attivo il servizio gratuito di ascolto e informazione sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità.
• Al martedì mattina è possibile effettuare, previo appuntamento, i colloqui informativi.
• Sono in programma per i prossimi mesi incontri educativi rivolti al grande pubblico, insegnanti e genitori per diffondere informazioni relative ai
disturbi dell’alimentazione, all’obesità e a un corretto stile di vita.
• Anche per l’anno scolastico 2013-2014 si svolgeranno gli incontri di
informazione/prevenzione sui disturbi dell’alimentazione in alcune
scuole superiori di Padova.
Orario di segreteria:
da lunedì a venerdì: 10-12 e 16-20
Équipe: Dott.ssa Zuccalà Maria Isabella e Da Ros Eva (dietiste) Gobbetto
Veronica (psicologa-psicoterapeuta)
Attività svolte:
• è operativo uno sportello informativo gratuito, su appuntamento, per
fornire informazioni sui disturbi dell’alimentazione e sull’obesità; in
sede è disponibile gratuitamente materiale informativo.
• Collaborazione con giornali locali per pubblicazione e divulgazione di
informazioni su disturbi dell’alimentazione, obesità e alimentazione in
generale.
AIDAP Verona (sede centrale)
Responsabile: Dott. Riccardo Dalle Grave
Sede: Via Sansovino, 16 - 37138 Verona
Tel. 045 8103915 - Fax 045 8102884
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tesseramento aidap 2014
n
EMOZIONI E CIBO N. 38 | 2013
Socio ordinario quota sociale annuale Euro 100,00
Dedicato ai professionisti che hanno conseguito il First Certificate of Professional Training in Eating Disorders and Obesity. Con questo
tesseramento si ha diritto a:
• sconto del 30% sull’acquisto dei libri Positive Press
• sconto del 50% sull’acquisto di almeno 10 copie dello stesso
titolo di Positive Press
• sconto del 30% sui corsi di Positive Press (escluso il First Certificate of Professional Training in Eating Disorders and Obesity)
n
• ingresso gratuito al Convegno Nazionale AIDAP
• invio della newsletter “Emozioni e cibo”
• segnalazione sul sito AIDAP come socio ordinario
SOSTENITORE professionistA quota sociale annuale Euro 50,00
Dedicato ai professionisti (medici, psicologi, dietiste). Con questo tesseramento si ha diritto a:
• sconto del 20% sull’acquisto dei libri Positive Press
• sconto del 40% sull’acquisto di almeno 10 copie dello stesso
titolo di Positive Press
n
• sconto del 20% sui corsi di Positive Press (escluso il First Certificate of Professional Training in Eating Disorders and Obesity)
• invio della newsletter “Emozioni e cibo”
SoSTENITORE NON professionistA quota sociale annuale Euro 15,00
Dedicato alle persone affette da disturbi dell’alimentazione e del peso, loro familiari, insegnanti, religiosi, educatori, ecc. Con questo tesseramento si ha diritto a:
• accesso ai centri associati all’AIDAP
• sconto del 20% sull’acquisto dei libri Positive Press
n
• invio della newsletter “Emozioni e cibo”
• partecipazione agli incontri organizzati dall’AIDAP per il grande
pubblico
ABBONAMENTO ALLA RIVISTA quota annuale Euro 15,00
Dedicato a tutte le persone che desiderano ricevere la newsletter “Emozioni e cibo” a casa anche senza essere iscritti all’AIDAP.
RICHIESTA DI AMMISSIONE ALL’ASSOCIAZIONE:
q NUOVA ISCRIZIONE
q RINNOVO TESSERA N. ........................................
q NON DESIDERO RICEVERE A CASA LA NEWSLETTER “EMOZIONI E CIBO”
COGNOME *
LUOGO DI NASCITA
DATA DI NASCITA
PARTITA IVA
CODICE FISCALE *
INDIRIZZO *
CAP *
CITTà *
PROV *
TEL.
FAX
E-MAIL *
PROFESSIONE *
* CAMPI OBBLIGATORI
INFORMATIVA AI SENSI DELL’ART. 13 DEL D.LGS. N. 196/03 E D’AUTORIZZAZIONE AL TRATTAMENTO DEI DATI
La informiamo che i Suoi dati personali potranno essere oggetto di trattamento, nel rispetto della normativa privacy, da parte dell’associazione, dei suoi dipendenti, ausiliari
e collaboratori per finalità di: servizio associati, marketing, pubblicità, promozione e informazione, analisi statistiche, indagini sulla soddisfazione della clientela, revisioni,
archiviazione di dati storici. Potrà accedere in ogni momento ai dati personali che La riguardano, ottenere l’indicazione della loro origine, del modo in cui sono utilizzati,
farli aggiornare, rettificare, integrare o cancellare, a seconda dei casi, ed opporsi alla loro utilizzazione (art. 7 del D.Lgs. 196/03), rivolgendosi direttamente al responsabile
appositamente nominato dal titolare, dott.ssa Laura De Kolitscher, in ogni modo o forma. Titolare del trattamento dei dati è: AIDAP, via Sansovino n. 16, Verona – fax
045.8102884 – e-mail: [email protected]. Per il contenuto integrale dell’informativa di cui all’art. 13, nonché dei Suoi diritti di cui all’art. 7 del d.lgs. 196/03, il Titolare rinvia al
proprio sito web: www.aidap.org.
Data................................................. Firma.............................................................................................................................................................................
Versamento della quota (barrare la casella inerente):
q effettuato tramite bonifico bancario - SPARKASSE Cassa di Risparmio di Bolzano - Verona - cod. IBAN: IT93 Y060 4511 7030 0000 5000 189 (allegare ricevuta)
q allegato alla presente richiesta con assegno bancario
www.aidap.org [ 39
q versamento su c/c postale n. 12210324 (allegare ricevuta)
]
(Abbonamento newsletter “Emozioni e Cibo”) Isc_0501 r00TesseramentoAIDAP
NOME *
Master in terapia
cognitivo
comportamentale
dei disturbi
dell’alimentazione
e Dell’obesità
Per il conseguimento del
1^ Certificate of Professional Training
in Eating Disorders and Obesity
maggio 2014 - febbraio 2015
Centro ADA
Via Sansovino, 16 - Verona
PP
POSITIVE
PRESS
Positive Press
Via Sansovino, 16 - 37138 Verona
Tel. 045-8103932 - Fax 045-8102884
E-mail: [email protected]
Sito web: www.positivepress.net
Il sistema qualità di Positive Press è certificato
a norma ISO 001:2008 con riguardo alla progettazione ed erogazione di corsi di formazione, convegni e corsi educativi su tematiche
socio-sanitarie.
Ricordiamo che i corsi non abilitano all’elaborazione di diete o piani alimentari o alla cura e al trattamento di patologie in
campo nutrizionale, in assenza di precedenti ed adeguati titoli abilitanti secondo quanto disposto dalle leggi vigenti.