Sempre di meno, più vecchi e con donne poco
Transcript
Sempre di meno, più vecchi e con donne poco
Scenario evoluzione per l’universo reti Sempre di meno, più vecchi e con donne poco rappresentate. Dal workshop organizzato da ADVISOR al Salone del Risparmio è questa la fotografia emersa. Ecco come cambiare Guarda su AdvisorProfessional il video integrale dell’evento e gli interventi dei relatori 26 a cura della redazione empre di meno, sempre più vecchi e con donne ancora scarsamente rappresentate. È questa la fotografia dei promotori finanziari italiani emersa durante il workshop “Fondi, promotori e consulenza, si vince in 3” organizzato da ADVISOR lo scorso 17 aprile nell’ambito del Salone del Risparmio. Al workshop hanno partecipato Vittorio Ambrogi, country head di Morgan Stanley Investment Management, Massimo Arrighi, partner A.T. S LEADER Kearney, Armando Escalona, amministratore delegato Finanza & Futuro Banca, Giancarlo Fonseca, head of retail distribution di Goldman Sachs Asset Management Italia, Paolo Martini, direttore commerciale del Gruppo Azimut, Giovanni Papini, amministratore delegato UBS Global Asset Management (Italia) SGR e Stefano Volpato, direttore commerciale Banca Mediolanum. Pur essendo gli attivi sotto consulenza saliti dai 231 miliardi del 2011 a 257 miliardi nel 2012, tanto che le reti pesano per il 17% sul risparmio gestito e addirittura per il 34% sul patrimonio in Oicr aperti, il numero dei promotori continua a scendere (erano 54.581 a fine 2011, di cui operativi solo 33.480) e gli uomini ne rappresentano ancora l’84%, ove il 35% ha fra 50 e 65 anni. Come cambiare? Il workshop di ADVISOR ha portato ad esempio i modelli di consulenza internazionale, a partire dagli Stati Uniti, dove la consulenza offerta è evoluta, prezzabile e vendibile. E un buon modo per aprire la strada in Italia anche a questo tipo di consulenza sarebbe dare finalmente l’opportunità ai promotori di iscrivesi all’albo non più solo come persone fisica, ma anche costituendosi con altri colleghi come studio associato. MASSIMO ARRIGHI (A.T. KEARNEY) SONO QUATTRO I DRIVER DEL SUCCESSO “Molto spesso l’innovazione nell’industria del risparmio gestito è avvenuta perché gli operatori sono stati costretti a seguire una determinata direzione. È quello che è accaduto con l’entrata in vigore della Ucits e della Mifid, due normative che da minaccia si sono trasformate in opportunità per molti attori. Ma siamo ancora nel pieno di un processo di cambiamento che sta seguendo un percorso evolutivo che sarà vincente se avverà senza strappi”. Così Massimo Arrighi, partner di A.T. Kearney, ha introdotto il tema sulla difficile sfida della consulenza che l’industria del risparmio gestito sta affrontando in questi anni. Una sfida che sarà vincente solo se si riuscirà a garantire al cliente un servizio eccellente su quattro diverse dimensioni: “La capacità di essere indipendenti, e quindi senza conflitti di interesse soprattutto verso la casa madre; la capacità di essere trasparenti, ovvero chiari ed espliciti nel pricing e nei contenuti di prodotti e dei servizi offerti; un utilizzo adeguato delle tecnologie, intese come piattaforme di advisory in grado di offrire consulenza sul patrimonio complessivo del cliente; avere le adeguate competenze. Sono questi i quattro driver del successo” spiega Arrighi che non ha dubbi su quali siano gli operatori che oggi vantano più possibilità di vincere. “Chi vincerà? Tutti hanno delle chance” conclude Arrighi “ma al primo posto metto le reti: sono quelle che già offrono questo servizio di consulenza con le adeguate competenze. Competenze che vedo anche nelle realtà di private banking mentre registro più difficoltà nelle banche. Gli istituto oggi, agli sportelli, devono fare i conti con soggetti dotati di competenze troppo diverse fra loro e non sempre adeguate alla consulenza. Per le banche che vorrano svolgere un ruolo di primo piano in questo ambito saranno necessari molti investimenti sulle risorse umane per colmare il gap di competenze specialistiche”. 27 ASSET PAOLO MARTINI (GRUPPO AZIMUT) VINCE CHI METTE AL CENTRO LE PERSONE “Oggi sono molti gli istituti di credito che vorrebbero imitare il modello dei promotori finanziari, ma le banche stanno attraversando una fase di grande difficoltà per gli elevati costi di gestione degli sportelli: tra dieci anni due terzi di quelli attuali potrebbero non esserci più, con numerose persone che si troveranno senza occupazione. Il mondo delle reti sta attraversando, invece, una fase differente e l’aumento della quota di mercato, oggi pari al 9% del totale del risparmio delle famiglie italiane, ne è una dimostrazione. Ma è un dato non ancora equo”. Paolo Martini, direttore commerciale del Gruppo Azimut, non ha dubbi la vera svolta per l’industria ci sarà quando il mondo delle reti avrà la gestione del 20-25% del totale dei risparmi delle famiglie. Ma chi riuscirà ad aggiudicarsi la quota più alta di questa torta? “Chi crederà nell’industria del risparmio gestito italiano” risponde Martini. “Non c’è un modello vincente e i numeri delle reti ne sono una conferma: la vera chiave di volta sono le persone. Sia lato clienti, sia lato promotori finanziari non dobbiamo dimenticare che al centro di ogni modello ci devono essere le persone”. I numeri sono una conseguenza che svanisce se ci si dimentica dei soggetti principali: i promotori e la loro relazione con il cliente. STEFANO VOLPATO (BANCA MEDIOLANUM) BASTA CON I SOLITI EQUIVOCI Stefano Volpato, direttore commerciale di Banca Mediolanum, avverte: “La nostra unica e vera grande ossessione deve essere il cliente: è lui il soggetto che deve vincere. Se tutte le nostre attenzioni saranno concentrate sul risparmiatore finale l’industria vincerà, altrimenti non ci sarò futuro”. E qual è la strada da seguire per ottenere un tale risultato? “La consulenza”, risponde senza esitazioni Volpato che però non nega gli equivoci che hanno accompagnato in questi anni il concetto di advisory. “Oggi, quando si parla di consulenza, si pensa soprattutto all’asset allocation, al market timing, allo stock pic- king ma queste sono tutte attività che non hanno nulla a che vedere con il concetto di consulenza” spiega il direttore commerciale di Banca Mediolanum. “La consulenza è dare risposte concrete alle domande quotidiane con le quali si confronta il nostro cliente, come ad esempio: ‘il mio mutuo sarà finito quando andrò in pensione?’ O ancora ‘quanto mi serve per far studiare i miei figli all’estero?’ Questi sono i temi centrali della consulenza. Ed è il porfessionista che deve capire cosa vuole il cliente e avere le competenze per capire quali sono le vere necessità e i bisogni del risparmiatore per andargli incontro”. ARMANDO ESCALONA (FINANZA & FUTURO BANCA) SERVE LA SVOLTA DEGLI STUDI ASSOCIATI Viviamo la più grave crisi economica degli ultimi 80 anni, ma il settore delle reti di promozione finanziaria continua a crescere guadagnando quote di mercato. La capacità di risparmiare degli italiani è in calo, ma l’industria dei fondi comuni galoppa senza sosta da agosto del 2012. Il ruolo delle reti nel risparmio gestito cresce, ma il numero di promotori finanziari operativi diminuisce senza sosta. Sono queste, secondo Armando Escalona, amministratore delegato di Finanza & Futuro Banca, le grandi contraddizioni dell’industria della promozione finanziaria oggi. Un’industria che deve affrontare il difficile tema del ricambio generazio- 28 nale e la risposta più efficace può arrivare dall’apertura della normativa italiana alla possibilità di costituire studi associati tra promotori finanziari, come previsto dalla Mifid. “Questa apertura” afferma Escalona “garantirebbe numerosi vantaggi alle società, ai promotori finanziari e ai clienti. La nostra è l’unica categoria, l’unico albo a cui può iscriversi solo una persona fisica e non la persona giuridica. Siamo un unicum in Italia e credo che l’albo debba, invece, consentire ai neofiti la possibilità di seguire la via dello studio associato. Per il futuro dell’industria questo è un tema fondamentale che mi auguro possa entrare nell’agenda del nuovo governo”. LEADER GIANCARLO FONSECA (GOLDMAN SACHS ASSET MANAGEMENT ITALIA) FORNITORI DI FORMAZIONE Giancarlo Fonseca, head of retail distribution di Goldman Sachs Asset Management Italia, ha portato nel corso del convegno organizzato da ADVISOR al Salone del Risparmio la sua esperienza internazionale e, dopo aver ricordato gli importanti numeri del settore dei financial advisor americani, ha subito puntato l’attenzione sul ruolo che oggi devono giocare le SGR in questa sfida. “Il ruolo degli asset manager, in questa importante partita per la crescita dell’industria italiana, si gioca su tre elementi chiave” ha chiarito Fonseca. “Il primo riguarda la cura dei soldi dei risparmiatori, un condi- tio sine qua non per chi svolge questa attività. Il secondo elemento riguarda l’innovazione: l’esperienza internazionale e le competenze non servono se alla fine non si traducono in idee nuove e innvoative”. “Infine” ha concluso Fonseca “il nostro ruolo diventa vincente ed efficace se ci concentriamo anche sull’importante tema dell’education, della formazione. Verso i nostri partner, i promotori e i consulenti finanziari, dobbiamo essere non solo produttori di strumenti finanziari, ma anche fornitori di formazione e di informazione”. VITTORIO AMBROGI (MORGAN STANLEY INVESTMENT MANAGEMENT) UN MODELLO DA INVIDIARE “Credo che l’industria della promozione finanziaria italiana sia molto all’avanguardia” afferma subito Vittorio Ambrogi, country head di Morgan Stanley Investment Management. “Le reti non hanno nulla da invidiare agli altri paesi europei, se guardo fuori dall’Italia non trovo un modello simile e in crescita come il nostro in grado di raccogliere masse importanti, come quelle che registriamo ormai da anni, e anche in grado di raccogliere la soddisfazione della clientela. Per questo ritengo che dobbiamo essere tutti consapevoli che il modello della promozione finanziaria in Italia è un modello vincente che sta attraversando una naturale fase evolutiva”. Secondo Ambrogi assisteremo inevitabilmente nel corso degli anni a delle modifiche, ma non ci saranno strappi anche perché il modello nostrano non è così lontano dal tanto osannato modello americano. “Sì, in America ci sono i team di financial advisor che qui in Italia non esistono, ma i promotori finanziari hanno il vantaggio di essere nati fin da subito per servire i cliente nell’ambito del risparmio gestito, una condizione di partenza che si rivelerà favorevole nel lungo periodo” conclude Ambrogi. GIOVANNI PAPINI (UBS GLOBAL ASSET MANAGEMENT ITALIA SGR) IL TEAM TRA PF? FORMULA DI SUCCESSO I team tra promotori finanziari possono tradursi in una soluzione di successo? Secondo Giovanni Papini, amministratore delegato UBS Global Asset Management (Italia) SGR, assolutamente sì. E la conferma arriva proprio dall’esperienza americana di UBS. “Negli Stati Uniti la creazione di team tra financial advisor è ormai una realtà consolidata e i numeri confermano il successo di una tale iniziativa” spiega Papini. “Ad esempio, un team di due persone creato nel 2005 ha visto crescere in otto anni notevolmente il patrimonio in gestione che è passato dai 270 milioni di dollari del 2005 agli attuali 1,2 miliardi di dollari. Stessa crescita per i ricavi passati da 2,5 milioni a 7,5 milioni di dollari”. Ma questo, ricorda l’amministratore delegato di UBS Global Asset Management, è solo un esempio di un soluzione, il teaming tra financial advisor, che si è rivelata vincente negli ultimi otto anni. Un modello di consulenza che ha visto, negli Stati Uniti, crescere la soddisfazione dei clienti dei financial advisor del 21%, i ricavi annuali degli advisor del 40%, il numero di clienti giunti per referral del 70%, il numero dei clienti che suggeriscono i propri financial advisor del 14%. 29