6. Lunedì 6 dicembre 2010. Chi è il vero Signore?

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6. Lunedì 6 dicembre 2010. Chi è il vero Signore?
osservato a proposito di Es 4,21). Il racconto dei dieci segni che colpiscono l'Egitto
mostra come la volontà di salvezza di Dio è più forte dell'opposizione del faraone.
Le "piaghe d'Egitto" sono così invito alla conversione, espressione dell'esigenza di
libertà che Dio vuole per il suo popolo, segno della vittoria divina sulle resistenze del
faraone e, quindi, anche il segno del giudizio divino sul male. Ma c'è ancora qualcosa:
nella lotta con il faraone, che in questo racconto viene idealizzato e arriva a
rappresentare tutto ciò che si oppone a Dio, il Signore utilizza le forze della natura e
in particolare elementi che richiamano l'origine della cre azione, come l'acqua (primo
segno), la luce e le tenebre (nono segno). Le "piaghe" sono così la descrizione di uno
scontro cosmico nel quale la creazione interviene come alleata a fianco di Dio; il Dio
che ha creato il mondo è anche quello che lo salva.
Per riflettere insieme
1. Es 7,11 - La potenza di YHWH e il bastone divino ridicolizzano la sapienza magica
egiziana, «gli incantatori d'Egitto». Ancora oggi all'inizio del terzo millennio,
che sperimenta l'eclissi di Dio e si ritrova "orfano del sacro", assistiamo a
pericolose suggestioni, al fiorire di sette magiche, al prosperare di un mercato
dell'occultismo. Da credenti come ci poniamo davanti alla magia? Sappiamo qual
è il giudizio della chiesa su questo fenomeno? Riteniamo innocuo unire con
disinvoltura oroscopo, tarocchi e Vangelo? Come possiamo superare una diffusa
mentalità che interpreta sacramenti e benedizioni quali "magie efficaci"?
2. Es 7-11 - Più volte il Signore dice a Mosè: «Va' dal faraone e parlagli ...».Mosè
crede non alla logica della violenza, ma alla apparente debolezza di una parola
che cerca di persuadere e creare consenso. Quando ci troviamo in una situazione
di conflitto o di tensione qual è il nostro modo di agire? Siamo in questi casi
uomini e donne della parola, che sanno argomentare, spiegare, convincere?
Come può maturare in noi la parola del dialogo e della ricerca?
3. Es 7-11 - Le piaghe sono paradossalmente un atto d'amore di Dio nei confronti
del faraone, sono avvenimenti che mirano a recuperarlo e a farlo strumento del
suo disegno di liberazione lasciandogli però la libertà di decidere. Come leggiamo
le avversità che incontriamo nella nostra vita?
4. Es 7-11 - L'errore del faraone è quello che la Bibbia chiama il “grande peccato”
(Sal 19,4): il rifiuto di riconoscersi creatura dinanzi all'unico sovrano e creatore.
Anche l'uomo occidentale del nostro tempo ha tale difficoltà: vive in una cultura
nella quale egli è il centro, la misura e la norma del mondo, dio di se stesso. Quali
sono i tratti della nostra cultura espressione di questa mentalità?
5. Es 7-11 Lo scrittore Erri De Luca afferma che Dio «dimostra agli egiziani che il tutore
celeste dei loro schiavi è immensamente più potente di quello dei loro padroni. Non
introduce nella storia del mondo il sovvertimento dell'ordine sociale - gli schiavi non
diventano padroni e viceversa - ma la notizia che Dio rende liberi». Per noi la fede è
esperienza di libertà sia personale che sociale? È stimolo a ricercare sempre più la
"libertà dei figli di Dio"? Come riusciamo a uscire dalla logica schiavo- padrone?
Catechesi adulti 6 dicembre 2010
Invocazione allo Spirito
Vieni, Spirito Santo,
manda a noi dal Cielo
un raggio della tua luce.
Vieni, padre dei poveri,
vieni, datore dei doni,
vieni, luce dei cuori.
Consolatore perfetto,
ospite dolce dell'anima,
dolcissimo sollievo.
Nella fatica, riposo,
nella calura, riparo,
nel pianto, conforto.
O luce beatissima
invadi nell'intimo
il cuore dei tuoi fedeli.
Senza la tua forza
nulla è nell'uomo,
nulla senza colpa.
Lava ciò che è sordido,
bagna ciò che è arido,
sana ciò che sanguina.
Piega ciò che è rigido,
scalda ciò che è gelido,
drizza ciò che è sviato.
Dona ai tuoi fedeli,
che solo in Te confidano,
i sette santi doni.
Dona virtù e premio,
dona morte santa,
dona eterna gioia. Amen.
Chi è il vero Signore? Il racconto dei prodigi (Es 7,8 - 11,10)
I DRAGHI DEL FARAONE E IL SERPENTE DI MOSÈ’ (Es 7,8-13)
Questo testo serve a creare l'atmosfera del racconto delle piaghe: chi è il vero Dio, il
Signore oppure il faraone? Quest'ultimo - o meglio, i suoi maghi - prova a imitare
Dio, ma ne esce sconfitto. È significativo il fatto che il testo ebraico non parli in realtà
di "serpenti", ma di "draghi,usando lo stesso termine già utilizzato in Gen 1,21 a
proposito dei "mostri marini"; la lotta tra Mosè e il faraone è così simbolo della lotta
di Dio contro le potenze del male, lotta nella quale Dio ha già la vittoria.
Ma il cuore del faraone si indurisce.
"PIAGHE" O "SEGNI"?
Il testo biblico usa soltanto una volta (in Es 11,1) il termine «piaga», mentre per ben
11 volte il testo esodico parla di «colpi» caduti sull'Egitto; in realtà il racconto
preferisce parlare di «segni» (Es 7,3; 10,1- 2) e «prodigi» (Es 7,8; 10,1; 11,9). Questi
due termini insieme («segni e prodigi») indicano nel linguaggio biblico avvenimenti
fuori dalla norma che il credente è invitato a leggere come segni della presenza di
Dio nella storia. Questo appunto sono le "piaghe": lezioni che Dio dà al faraone e
contemporaneamente anche agli Israeliti perché imparino a riconoscerne la presenza
nella storia (si legga al riguardo l'intero Salmo 78). Molti studiosi hanno cercato, nel
passato, di dimostrare che "la Bibbia aveva ragione", cercando spiegare la plausibilità
del racconto delle piaghe in base a fenomeni realmente presenti nella natura; del
resto, a parte la grandine, si tratta per lo più di fenomeni conosciuti nell'ambiente
egiziano. Il testo biblico non si piega però a questo tipo di spiegazioni e non ha paura
di contraddirsi; nella quinta piaga muore tutto il bestiame d'Egitto; nella sesta viene
colpito dalle ulcere: ma quale bestiame? E con quali cavalli il faraone insegue gli
israeliti se tutto il bestiame era morto?
Ciò che possiamo dire è che al momento dell'oppressione si possono essere verificati
in Egitto fatti straordinari che la riflessione successiva dei credenti ha riletto come
"lezioni" («segni e prodigi») provenienti da parte di Dio.
Nel mondo antico, inoltre, la distinzione tra naturale e sovrannaturale era molto
labile; ogni fenomeno naturale poteva essere facilmente interpretato come un segno
diretto dell'azione divina. Il fine del racconto delle piaghe non è di carattere storico
ma è un fine didattico e teologico insieme: insegnarci a leggere il senso dei fatti e a
riviverli come significativi per la vita dei credenti di ogni tempo.
LA TERZA SERIE: la grandine; le cavallette; le tenebre
Nella terza serie di segni la lotta giunge al culmine. Vi sono senz'altro alcuni egiziani
che riconoscono la presenza di Dio (Es 9,20-21) e, almeno in apparenza, lo stesso
faraone si riconosce colpevole (Es 9,27; 10,16). In realtà, il faraone cerca ancora
compromessi e rimane inflessibile (Es 10,10). Gli ultimi due segni sono perciò
particolarmente significativi: l'invasione delle cavallette, che nei profeti (Gl 1-2)
diventerà un segno apocalitti co per descrivere l'intervento divino nel "giorno del
Signore", e la piaga delle tenebre, che segna la definitiva sconfitta della potenza
egiziana, incarnata da Ra, il Dio Sole.
LA SUDDIVISIONE E LA STRUTTURA INTERNA DEL TESTO
A partire da Es 7,14 fino a Es 10,20 il testo esodico racconta le prime nove "piaghe"
d'Egitto; il decimo segno, la morte dei primogeniti, è annunziato nel cap. 11, ma
verrà narrato soltanto in 12,29-30. Prima di tutto va ricordato come questo lungo
racconto è costruito sulla base di due tradizioni diverse, intrecciate tra loro. Occorre
poi riconoscere come la narrazione di ciascuno dei primi nove "segni" segua uno
schema prefissato. Dalla struttura si comprende molto bene come il motore della
narrazione è sempre Dio; Mosè e Aronne ne sono i portavoce. D'altra parte, la
narrazione delle piaghe non è affatto piatta e ripetitiva; le piaghe, infatti, possono
essere raggruppate in una triplice serie ternaria, che segna un progresso continuo
nella narrazione.
IL SENSO DEL RACCONTO
Le cosiddette "piaghe" sono, come si è detto, prima di tutto "segni e prodigi", ovvero
fatti che invitano l'uomo a riconoscere la pre senza di Dio. Emerge un primo ritornello
che appare più volte nel corso della narrazione: Da questo voi saprete che io sono il
Signore (Es 7,17; 8,6.18; 9,14.16.29; 10,2). Come afferma il testo di Es 10,1-2 tutto
questo è accaduto e viene raccontato perché voi possiate a vostra volta narrare ai
vostri figli chi è il Signore. Da questo punto di vista è davvero importante non parl are
più di "piaghe", ma appunto di "segni", di lezioni che aiutano l'uomo a scoprire la
presenza di Dio all'interno della storia. Questo lungo racconto esprime perciò una
vera e propria teologia della storia.
Un secondo ritornello. Più volte udiamo la richiesta di Mosè fatta a nome di Dio:
Lascia andare il mio popolo perché mi serva(Es 7,16.26; 8,16; 9,1.13,10,3). I dieci
colpi caduti sull’Egitto sono il segno dell'intervento di un Dio che non tollera né il
male né l'oppressione e lotta accanto al suo popolo per ottenerne la libertà. D'altra
parte, la vera libertà si ottiene solo nel servizio di Dio: liberati dalla schiavitù del
faraone per entrare al servizio del Signore. Il racconto delle "piaghe" riprende così uno
dei temi di fondo dell'intero libro dell'Esodo: JHWH vuole la libertà del suo popolo.
C'è poi un terzo ritornello che appare più volte nel racconto: quello relativo
all'indurimento del cuore del faraone (Es7,13.14.22; 8,11.15.28; 9,7.34-35; cf. 9,12;
10,1.20.27; 11,10). Il cuore del faraone (ovvero la coscienza, la ragione, la volontà)
diventa il vero campo di battaglia. Il faraone ha escluso Dio dalla sua vita; il Signore
conduce adesso il faraone a comprendere che tutto avviene secondo il disegno di Dio
e che rifiutare tale disegno non può altro che condurre alla morte. Il Signore offre al
faraone la possibilità della conversione, che il faraone tuttavia rifiuta (v. ancora quanto
I PRIMI TRE SEGNI: l’acqua cambiata in sangue; le rane; le zanzare
La prima serie di segni serve per rispondere alla domanda di fondo del libro: Chi è
YHWH, il Signore? Nei primi due segni emerge il ruolo dei maghi egiziani, che
incarnano una pseudo religione interamente prostituita al potere, che sembra aver
successo (primo e secondo segno), ma che alla fine fallisce (terzo segno) ed è
costretta a riconoscere il potere di Dio (Es 8,15).
LA SECONDA SERIE: i mosconi; la morte del bestiame; le ulcere
In questa seconda serie di segni si introduce un tema nuovo: il Signore fa distinzione
tra Israele e l'Egitto (Es 8,18-21; 9,5.9), dimostrando così la sua presenza in mezzo al
suo popolo. Inoltre, il quarto e il quinto segno vogliono essere anche una accusa al
culto egiziano degli animali. I maghi che già avevano fallito nel terzo segno vengono
essi stessi colpiti dal sesto (le ulcere).
L’ANNUNZIO DEL DECIMO SEGNO: la morte dei primogeniti
Ci troviamo di fronte a un racconto diverso dagli altri; fino a ora c'era sempre la
possibilità della conversione e quindi della cessazione dei colpi fatti cadere da Dio
sull'Egitto. Adesso tutto sembra girare a vuoto e il Signore annunzia un colpo definitivo,
una sentenza che appare ormai inesorabile: il faraone ha scelto la morte e morte otterrà,
per sé e per il suo popolo. La rottura con il faraone appare ormai insanabile.