Le pays d`Aix - liceo "Bodoni"
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Le pays d`Aix - liceo "Bodoni"
LE PAIS D’AIX: LUOGHI E TEMPI DI UNA VITA Gli esordi e gli anni della formazione Paul Cézanne nacque a Aix-en-Provence il 19 gennaio 1839 da una famiglia di origine quasi certamente italiana che da una cittadina del Piemonte alle falde del Monginevro, Cesana Torinese, si era trasferita in Francia almeno dal XVI secolo e già all'inizio del Settecento risultava stabilita a Aix. Fu appunto in quella città che nel 1848 Louis-Auguste Cézanne, il padre di Paul, fondò con un socio, dopo aver praticato per anni e con successo il mestiere di cappellaio, la Banca Cézanne e Cabanol. Paul venne dunque allevato negli agi di un ambiente borghese, in seno a una famiglia la cui situazione economica avrebbe permesso al futuro artista di non nutrire soverchie preoccupazioni per l'avvenire, consentendogli inoltre di non dover dipendere sul piano economico, a differenza di molti suoi colleghi, dalla vendita dei quadri. Qui vi trascorse un'infanzia e una gioventù idilliache, esplorando insieme ai suoi Paul Cézanne: “Autoritratto”, particolare 1870 ca: amici la campagna intorno ad Aix - "le pays d'Aix" - pescando e nuotando nel fiume Arc, perlustrando le pinete odorose di Le Tholonet, andando a passeggio per gli aspri pendii della montagna Sainte-Victoire e visitando la rocciosa costa mediterranea de L’Estaque, vicino Marsiglia. L'infanzia e l'adolescenza di Cézanne si svolgono in questi luoghi, scandite dalle nuotate nel fiume Arc insieme agli altri due "inseparabili" - Émile Zola e Baptistin Baille -, dalle letture di Balzac e Hugo, e dai sogni di una gloria inevitabile. Aix, d'altronde, non offriva al terzetto di amici molte occasioni di svago se non le passeggiate lungo il corso e le interminabili partite a carte nei caffè, rituali canonici e immutabili della vita di provincia rievocati in seguito con orrore da Zola ne “L'opera”. Nella città natale, Paul fece i primi studi tra il 1844 e il 1849; quindi, sempre a Aix, frequentò la scuola Saint-Joseph e nel 1852 entrò al collegio Bourbon dove Paul Cézanne: “Il Golfo di Marsiglia visto da l’Estaque”, 1883-1885: Cézanne ha contribuito a far conoscere la luce mediterranea alle generazioni successive, poiché prima di lui gli artisti frequentavano soprattutto le coste della Normandia. si diplomò brillantemente nel 1858. Là aveva conosciuto Emile Zola - che curiosamente aveva, in disegno, voti migliori del compagno - e ne divenne grande amico: la prima amicizia fraterna, che sarebbe risultata fondamentale 27 per la sua vocazione di artista; un legame suggellato da un dono "profetico" del giovane Zola a Paul che una volta aveva difeso l'amico a suon di pugni: un paniere di mele. Negli anni dell'adolescenza, Paul sembrava più interessato alla letteratura che al disegno; lui e i suoi amici conoscevano bene gli scrittori antichi, come Virgilio e Ovidio, imparavano a memoria Victor Hugo e Charles Baudelaire, scrivevano componimenti in versi ispirandosi ad Alfred de Musset, idolo suo e di Zola. Nel corso delle loro scorribande, durante le quali spesso si accampavano sotto le stelle, declamavano poesie o ne componevano di nuove. Piegata ai loro gusti letterari, la rigogliosa valle dell'Arc rappresentava per Cézanne e i suoi una sorta di Arcadia vivente. Tra l'altro la vallata rimandava continuamente ad associazioni storiche con l'antichità, visto che Aix era stata un'importante città termale - Aquae Sextiae - nella provincia romana detta appunto Provincia. E’ in questo spirito romantico e a contatto di compagni stimolanti come lo scultore Philippe Solari, lo scrittore Henri Gasquet e il critico d'arte Antony Valabrègue che maturò la sua vocazione pittorica. Il giovane Paul prese a frequentare il museo di Aix, dove poté vedere qualche bel dipinto del Seicento - in particolare I giocatore di carte di Louis Le Nain - e nel 1856 si iscrisse ai corsi di disegno di Joseph Gibert all'Ecole des Beaux-Arts della sua città. Molti dei disegni di quel periodo rivelano grande facilità nell'adeguarsi allo stile accademico e notevoli progressi nella padronanza della tecnica. Nulla di rivoluzionario. Di sicuro, fu quando Zola partì per Parigi, nel 1858, lasciando un grande vuoto dietro di sé, che il giovane Paul si aggrappò con forza all'idea di consacrare la sua vita all'arte. La fitta corrispondenza subito stabilitasi tra i due amici conta moltissime lettere di Cézanne zeppe di versi, disegni, acquerelli. Alla fine del 1861, la svolta decisiva: Louis-Auguste Cézanne, da sempre contrario alla carriera artistica del figlio, cedette accordando a Paul il Paul Cézanne, schizzo su cartone. 1860 ca. “Addio, mio caro Emile: ora sull’onda mobile Lieto non corro più Come le volte in cui Le nostre agili braccia Simili a serpenti Sopra i docili flutti Si muovevano insieme. ... ” A Emile Zola, 9 aprile 1858 permesso di trasferirsi a Parigi assegnandogli perfino un modesto mensile. Nell'Ottocento "salire a Parigi" è il sogno di ogni giovane ambizioso. Un'aspirazione che trova una facile spiegazione: Parigi non è solo il cuore del potere politico e amministrativo, ma ospita tutte le grandi scuole e le principali 28 istituzioni culturali. Per di più, la reputazione libertina e i "facili costumi" della bohème parigina rispondono perfettamente al rifiuto, allora di moda, del conformismo e del moralismo provinciali. L'attrazione parigina è particolarmente sentita nel mondo dell'arte, proprio quel mondo in cui il “Mi sembra che al Louvre ci sia tutto”, affermava Cézanne; “che si possa amare e comprendere tutto, per mezzo del Louvre”. Parigi, aprile 1861 giovane Cézanne sogna di entrare. Le scuole provinciali sono piuttosto spente, mentre a Parigi fervono tutte le avanguardie artistiche del momento, dal Romanticismo al Realismo. I Salon e le polemiche che puntualmente sollevano, le importanti committenze statali, le grandi opere del Secondo Impero, la personale di Courbet: l'eco dei grandi eventi parigini raggiunge largamente la provincia. È a Parigi, e solo a Parigi, che un giovane artista può formarsi e sfondare. Non è forse Parigi un polo di attrazione anche per gli artisti stranieri? Anche Cézanne, che sente la sua vocazione artistica emergere con forza, “L’arte non ha più ragione di essere, se non è realistica. Realismo significa affrontare di petto la realtà, prescindendo da qualsiasi pregiudiziale estetica, morale, religiosa”. Courbet sogna di raggiungere la capitale. Alle ambizioni di pittore si somma la volontà di affrancarsi dalle costrizioni familiari. Giunto da qualche mese nella capitale, il ventiduenne Paul trova però poco esaltante la «misera esistenza» che conduce: al mattino disegna dalle sei alle undici presso l'Académie Suisse e, dopo un pasto frugale - il mensile che gli passa il padre non consente infatti di spendere più di 15 soldi -, va «in giro quasi tutto il giorno». Visita il Louvre, il palazzo del Luxembourg e Versailles, commentando con ironia l'entusiasmo dei turisti: «Sai le sbrodolate che comportano questi "mirabili monumenti, è sconvolgente, travolgente, Courbet: Portrait de P.J. Proudho 1860 stupefacente"». La città, in definitiva, non sembra attrarlo in modo particolare: «Non credo che diventerò parigino...» afferma con decisione. E infatti Cézanne si sentirà sempre un po’ straniero a Parigi, risiedendovi solo saltuariamente e per brevi periodi, cui alterna soggiorni nell'Ile-de-France e nella natia Aix-en-Provence, dove tornerà a stabilirsi definitivamente nel 1899. Incapace di mettere radici nella ville lumière, l'artista cambia frequentemente abitazione: dalla casa al 7 di rue des Feuillantines che prende in affitto nel “Credevo, lasciando Aix, di lasciarmi alle spalle la noia che mi perseguita. Non ho fatto che cambiare luogo e la noia mi ha seguito”. Cézanne all'amico Joseph Huot, Parigi, giugno del 1861 1863, all'ultima, al 31 di rue Ballu. Frequenta assiduamente i musei - soprattutto il Louvre - e i Salon, mantenendosi informato su quanto di nuovo accade nell'ambiente artistico. Nella seconda metà dell'Ottocento gran parte della vita mondana e culturale parigina si svolge nei caffè, in quelli eleganti, frequentati da politici e finanzieri, 29 o più a buon mercato, preferiti dagli intellettuali. Nel 1866 gli esponenti dell'arte nuova eleggono a punto di incontro il Café Guerbois, dove ogni pomeriggio Manet incontra un piccolo gruppo di artisti ovvero dà udienza a una piccola corte di artisti che guarda a lui come a un maestro. A queste riunioni, che in seguito si trasferiranno al Caffè della Nouvelle Athènes, Cézanne partecipa raramente quando è a Parigi. Paul prova ammirazione per la pittura di Manet ma è insofferente verso i suoi modi brillanti e squisiti, da ricco borghese beneducato. Spesso accentua provocatoriamente una certa sua aria rozza da provinciale scorbutico, trascurando il suo aspetto per il gusto, forse, di sbalordire l'uditorio. Alle interminabili discussioni teoriche che infiammano gli animi Cézanne non prende però parte, preferendo ascoltare in silenzio, e spesso abbandona all’improvviso la riunione quando le opinioni espresse dagli altri sono diametralmente opposte alle sue. Edouard Manet: “Déjeuner sur l'herbe”, particolare, 1863. Al Salon des Refusés del 1863 Cézanne fu tra i pochi ad apprezzare l’opera. Al contrario di Monet, Renoir, Degas e degli altri impressionisti, Paul non proverà alcun interesse per la rappresentazione della "vita moderna", argomento che appassiona invece i frequentatori del Café Guerbois. La nuova Parigi dei grandi boulevard, delle stazioni ferroviarie e dell'Esposizione Universale lo lascia totalmente indifferente. Tra i pochi, malinconici scorci della capitale immortalati sulle sue tele rimangono un panorama dei tetti di Parigi, una desolata Rue des Saules a Montmartre e la tetra veduta del deposito dei vini su cui si affacciavano le finestre della sua casa di rue Jussieu: l'opera è del 1872, lo stesso anno in cui Cézanne lascia la capitale, lontano dalla quale troverà la dimensione più congeniale alla sua pittura: nella campagna di Pontoise, a diretto contatto con la natura da lui tanto amata. Cézanne: Rue des Saules, Monmartre, 1872 Cezanne, Pissarro e l’impressionismo Nel gruppo composito e litigioso degli impressionisti, l'unico che riscuote la simpatia e la stima di tutti è Camille Pissarro. Perfino Manet e Degas sono legati da sincera amicizia a questo artista modesto e generoso, appassionato seguace degli ideali anarchici, nato nelle Indie Occidentali danesi da padre ebreo e madre creola. Sempre disposto a elargire i suoi consigli ai giovani pittori, Pissarro svolgerà un ruolo determinante nell'evoluzione artistica di 30 Gauguin, di van Gogh e soprattutto di Cézanne. Si conoscono nel 1861 a Parigi, all'Académie Suisse, dove, tra i tanti compagni che deridono lo scorbutico provinciale di Aix, Pissarro è l'unico ad accorgersi della forza espressiva di quei disegni di nudi tracciati con furia. Una furia che Cézanne riuscirà a imbrigliare anche grazie all'aiuto e ai consigli di Camille, col quale tra il 1872 e il 1877, e poi ancora agli inizi degli anni Ottanta, si recherà spesso a dipingere en plein air nella campagna a nord-ovest di Parigi, a Pontoise e Auvers-sur-Oise. La cittadina di Auvers-sur-Oise, a circa trenta chilometri da Parigi, è passata alla storia per essere il luogo in cui morì Vincent van Gogh: fu lì infatti che il 27 luglio 1890 Vincent si sparò in un campo di grano, a circa due mesi dal suo arrivo. Furono per lui giorni particolarmente fertili, trascorsi a dipingere con grande ed euforico fervore i luoghi circostanti, le case dai tetti di paglia, a ritrarre la gente del posto e il medico omeopata Gachet, a cui era stato indirizzato dai Pissarro. Camille Pissarro “Quanto al vecchio Pissarro”, confesserà poi quest’ultimo (il maestro di Aix), “per me fu come un padre. Era un uomo a cui rivolgersi per consigli, qualcosa come il buon Dio ... ma non si può negare che ciascuno sia rimasto fedele alla sola cosa che conta, la sensazione unica”. Ma Auvers, sulle rive dell'Oise, con il suo villaggio, le valli e le colline, aveva offerto motivi di riflessione già a più di una generazione di pittori che dipingevano en plein air. È qui infatti che Daubigny acquista una casa nel 1860, dove ospita anche Corot; ed è in questa zona, tra Auvers e Pontoise, che Pissarro soggiorna a varie riprese. Cézanne si stabilisce a Auvers nel 1873, e vi tornerà nel 1877 e verso la fine del 1881. È in questo villaggio che avviene una fondamentale svolta nella sua arte: la tavolozza scura diventa più ariosa e chiara, usa spatole lunghe e flessibili, e una Paul Cézanne: Casette a Auvers, 1873. tecnica comunque laboriosa e lenta, tornando spesso sullo stesso dipinto, aggiungendo strati di colore. In alcuni quadri rivela una maggiore libertà nella stesura di piccoli tocchi e macchie di colore creando composizioni di grande armonia, in altri affronta il problema di una spazialità più complessa, e rende la profondità attraverso piani progressivi, rinunciando a una composizione di linee convergenti. Una delle persone che frequenta a Auvers è il dottor Gachet, che abita in una vasta casa sulla collina che sovrasta il fiume; qui riceve i suoi amici artisti - Camille Pissarro: Eremo a Pontoise, 1880 Pissarro, Guillaumin e lo stesso Cézanne - con cui intavola lunghe conversazioni sull'arte, e mette a loro disposizione lastre, rami e torchio: Cézanne eseguirà qui 31 le uniche incisioni della sua vita. Al dottor Gachet rimarrà uno dei dipinti più noti di Cézanne: Una moderna Olympia, che sarà presentata con altre due tele eseguite a Auvers - La casa dell'impiccato a Auvers-sur-Oise e uno Studio, Paesaggio a Auvers - alla prima mostra degli impressionisti nel 1874. Secondo il racconto di Paul, figlio di Gachet, Una moderna Olympia nacque proprio da una conversazione su Manet tra il pittore e il medico. Di fronte all'ammirazione mostrata da Gachet, Cézanne «risponde con una certa foga che l'invenzione di una Olympia, seppur rinnovata, non è per lui che una quisquilia. Lo può provare. E, su una tela da 10, ecco apparire, quasi di colpo a dispetto di un periodo spesso cupo, Une moderne Olympia di abbagliante freschezza, insomma uno "schizzo meraviglioso" che Gachet gli leva subito dalle mani temendo che Cézanne, nel tentativo di "spingerlo oltre", lo possa distruggere». Un racconto che spiega una spontaneità forse non del tutto Paul Cézanne: Une moderne Olympia, 1869-1870. reale, visto che il dipinto del d'Orsay è preceduto da una studiatissima versione risalente al 1869-1870. Il quadro più importante realizzato da Cézanne a Auvers è certamente La casa dell'impiccato a Auvers-sur-Oise, peraltro il primo venduto a un collezionista, il conte Doria. Il dipinto - il cui titolo non fu dato dall'artista e che raffigura una casupola in cui mai nessuno si impiccò - fu eseguito con un singolare procedimento: Cézanne fece una prima leggera composizione che poi riprese applicando strati successivi di colore per far risaltare i volumi: così, sulla superficie granulosa si "staccano" i due alberi, gli spigoli del tetto, i camini. Un procedimento che anticipa il Monet delle Cattedrali. «Si stava sempre insieme», ricorderà in seguito Pissarro, «ma non si può negare che ciascuno sia rimasto fedele alla sola cosa che conta, la sensazione unica». Il confronto tra le tele che raffigurano il medesimo soggetto dimostra, infatti, il differente procedimento adottato dai due artisti per trasferire sulla tela le loro sensazioni visive. In Pontoise: Les Mathurins Pissarro delinea le forme con pennellate brevi e vaporose che catturano la vibrazione luminosa Cézanne: La casa dell'impiccato a Auvers-sur-Oise, 1873. Il dipinto, il cui titolo non fu dato dall’artista e che raffigura una casupola in cui mai nessuno si impiccò fu eseguito con un singolare procedimento: il pittore fece una prima leggera composizione che poi riprese applicando strati successivi di colore per far risaltare i volumi; così dalla superficie granulosa si “staccano” i due alberi, gli spigoli del tetto, i camini. dell'atmosfera; ne Il convento dei monaci trinitari a Pontoise, invece, Cézanne "costruisce" il paesaggio con un colore denso e pastoso, steso sulla tela a colpi di spatola. Sembra che un passante abbia così descritto la scena: «Cézanne plasmava e Pissarro picchiettava». 32 Se è vero che Cézanne arriva a copiare una veduta di Louveciennes realizzata dall'amico, neanche Pissarro è insensibile all'influenza dello stile poderoso di Cézanne. In alcune opere realizzate in questi anni torna, infatti, a utilizzare la spatola - tecnica che aveva abbandonato da tempo, mentre in altre suggerisce la profondità dello spazio attraverso variazioni di pennellata e di tono, senza far ricorso a linee o quinte prospettiche. Il 1872 è un anno cruciale nella vita e nell'opera di Cézanne. A Parigi abita di fronte al mercato del vino, al secondo piano di rue Jussieu 45, dove il 4 gennaio la sua compagna Hortense dà alla luce il piccolo Paul. Durante una visita all'amico, Achille Emperaire lo trova «piuttosto mal sistemato», solo e abbandonato da tutti, in una casa dove «c'è un baccano da far resuscitare i morti». In aprile apprende che la giuria del Salon ha nuovamente rifiutato le sue opere, così come viene respinta anche la petizione con cui, insieme a Pissarro, Manet, Renoir e altri, chiede che venga ripristinato il Salon des Refusés. Stanco, deluso, in perenni difficoltà economiche e tormentato dai dubbi sul proprio valore, in agosto Cézanne accetta l'invito di Camille Pissarro a trasferirsi a Pontoise, prendendo alloggio con la moglie e il figlio in un villaggio poco distante, Saint-Ouen-l'Aumône, all'hotel du Grand Cerf. Situata nella regione dell'Ile-de-France a nord-ovest di Parigi, Pontoise è una comunità rurale stretta attorno al duomo, dal quale si domina la vallata dolce e luminosa del fiume Oise, che a quel tempo vede sorgere i primi, timidi Cézanne:Côte,Saint-Denis,Pontoise, 1877 insediamenti industriali. Sempre in cerca di una sistemazione a buon mercato, Pissarro vi ha già soggiornato tra il 1866 e il 1867, trovando incantevole la natura ed estremamente comodo il collegamento ferroviario con la capitale. Nel 1872 vi affitta nuovamente una casa, riunendo attorno a sé un piccolo gruppo di giovani pittori che guardano a lui come a un maestro: Guillaumin, Béliard e, appunto, Cézanne. Cézanne rimane a Pontoise fino alla fine dell'anno, recandosi spesso a dipingere en plein air con Pissarro, che segue con amichevole attenzione (attenzione e affettuosa sollecitudine) i suoi progressi. Paul fa tesoro dei consigli del più anziano collega, abbandonando i temi fantastici e visionari per dedicarsi alla pittura di paesaggio, adottando una gamma di colori chiari e brillanti, stesi a piccoli colpi di spatola e pennello. Pissarro: Côte, Saint-Denis, Pontoise, 1877 33 Le vedute disperate e tetre dipinte da Cézanne a Parigi lasciano infatti gradualmente il posto a paesaggi più forti e luminosi, in cui brillano spesso i tetti di Auvers-sur-Oise, il villaggio poco distante da Pontoise in cui Paul risiede per tutto il 1873. Da qui, l'artista si reca a piedi quasi ogni giorno a dipingere fianco a fianco con Pissarro gli scorci più caratteristici di Pontoise, soprattutto il piccolo borgo dell'eremo che Camille avrebbe immortalato in una ventina di tele. Anni “Il nostro Cézanne ci dà molte speranze e ho visto e ho in casa mia un quadro di un vigore, di una forza straordinaria. Se, come spero, resterà qualche tempo a Auvers, dove si deve stabilire, farà stupire molti artisti che hanno avuto troppa fretta di condannarlo”. Pissarro al comune amico Guillemet settembre 1872. dopo, Gauguin, vedendo nel negozio di "Père Tanguy" alcune tele realizzate a Pontoise dal maestro, le descrisse in modo entusiasta, come «meraviglie di un'arte essenziale, pura, che non ci stancheremmo mai di guardare». Sebbene senta più congeniale al suo temperamento il paesaggio spoglio e abbagliante della Provenza, Cézanne rimarrà sempre particolarmente legato alla valle dell'Oise, e tornerà a soggiornarvi anche per lunghi periodi. Qui, oltretutto, ha trovato anche uno dei suoi primi collezionisti: il signor Rondés, salumiere a Pontoise, disposto ad accettare a saldo del conto le tele di un pittore ancora sconosciuto. «Se avesse continuato a dipingere come nel 1870», affermerà anni dopo Cézanne, «Pissarro sarebbe stato il più forte di tutti». Non apprezzerà infatti l'entusiasmo con cui, nel 1886, l'anziano maestro abbraccerà la tecnica Cézanne: La côte de galet at Pontoise, 1877. “Meraviglie di un'arte essenziale, pura, che non ci stancheremmo mai di guardare”. Gauguin nel 1877, a proposito di alcune tele realizzate a Pontoise da Cézanne. pointilliste messa a punto da Seurat e Signac. L'amicizia e la stima rimangono comunque inalterate (intatte e costanti) nel tempo. È Pissarro a far ammettere l'amico alla prima mostra impressionista del 1874 - superando l'aperta ostilità di Degas, e a invitarlo anche nelle edizioni successive, pur continuando a riceverne cortesi ma fermi rifiuti. E sarà ancora Pissarro a segnalare nel 1894 Cézanne al giovane mercante Ambroise Vollard, che organizzerà la prima importante personale del pittore. Da parte sua, Paul riconoscerà sempre il suo debito nei confronti dell'amico e “Vedendo i vostri attentati mi potrò fare un’idea dei rischi che corre la pittura”: così esordisce Gilbert, il vecchio maestro di Aix, prima ancora di vedere le opere di Cézanne esposte alla prima mostra impressionista. collega. Invitato nel 1906 da un gruppo di giovani artisti di Aix a esporre con loro, Cézanne si firmerà «allievo di Pissarro». Ma il "maestro" non saprà mai di questo omaggio: nel novembre del 1903, dopo una breve malattia, era spirato serenamente circondato dall'affetto della sua famiglia. Il viaggio nella realtà e nella natura: paesaggi, ritratti, nature morte La vita dell'artista è molto più conosciuta dopo il 1890, documentata da “E’ una figura fuori dal tempo: al volto rude, incolto, e il busto avvolto da una mantella da carrettiere. Eppure questo Cézanne è un maestro”. Pissarro, 1912 Parigi 34 numerose testimonianze. Data l'agiatezza in cui vive dopo la morte del padre, Cézanne avrebbe potuto benissimo approfittarne per viaggiare oppure per raccogliere una collezione d'arte, come Monet e Degas. Ma non è così. L'artista conserva intatte le sue semplici abitudini di vita, non si allontana dai luoghi prediletti: Aix e la regione circostante, con qualche spostamento, sempre più breve, a Parigi e dintorni. A Aix vive a più stretto contatto con la sorella che non con la moglie. Conduce una vita regolare, diventa cristiano praticante e assiduo frequentatore delle funzioni celebrate nella cattedrale. Dipinge quasi ogni giorno, a casa o dopo essersi fatto condurre con una carrozza fino al "motivo" prescelto. Nel 1902 attrezza un nuovo atelier lungo il Chemin des Lauves, nei dintorni di Aix: da lì domina la città e gode di un bel panorama sulla Sainte-Victoire. Nel periodo precedente i paesaggi erano organizzati partendo da un orizzonte sgombro e da piani degradanti. Ora l'occhio si sofferma su un muro di vegetazione profusa che circonda imponenti masse rocciose. Cézanne condivide la predilezione per un ambiente selvaggio, senza orizzonte e dal quale l'uomo è escluso - come in Bibémus -, con il Monet delle grandi Ninfee. Tratta i sottoboschi con una tecnica raffinata: ogni tocco è steso con mano d'acquerellista, leggero e sicuro, e rari sono i ripensamenti. Come Poussin, Montagna di Sainte-Victoire differenzia la tecnica di stesura per sceverare le materie: l'impasto è liscio per le rocce, diviso e frammentato per il fogliame, talvolta animato da un lieve tremore, quasi a suggerire il vento nelle fronde. Nell'eccezionale Veduta del lago di Annecy l'intera tela diventa una cortina di ghiaccio azzurrato. Pochi pittori hanno saputo diversificare così radicalmente i loro mezzi tecnici. Cézanne rappresenta il Chateau-Noir una decina di volte, visto dal basso verso l'alto oppure frontalmente, in un piano parallelo a quello della tela. Ne trae un effetto sorprendente, creando un contrasto tra l'ocra dell'edificio e il verde cupo della vegetazione che invade il cielo con scie irreali. La montagna Sainte-Victoire continua a ispirarlo, ma da punti di vista e inquadrature sempre nuove. Il più delle volte Paul sistema il suo cavalletto lungo la Route du Tholonet e lo rappresenta frontalmente. Cézanne, “Lago di Annecy”, particolare 1896 Un giovane mercante d'arte, Ambroise Vollard, organizza a Parigi la prima mostra dell'opera di Cézanne, ancora sconosciuto al grande pubblico. 35 Cézanne ha già esposto alcune tele nelle mostre collettive, e l'unico luogo dove si possono vedere le sue opere è la bottega parigina di Père Tanguy, un pittoresco mercante di colori di Montmartre che prendeva i quadri "a pensione". II pittore Maurice Denis, autore nel 1900 di un solenne Omaggio a Cézanne, confesserà che intorno al 1890, all'epoca cioè delle sue prime visite al Père Tanguy, pensava a Cézanne come a una figura mitica, se non addirittura come allo pseudonimo di un artista specializzato in altre ricerche, della cui esistenza non era affatto certo. È nella bottega di Tanguy che con ogni probabilità Vollard ha visto i quadri dell'artista per la prima volta. Alle prime armi, il giovane mercante organizza nel 1895 la prima personale di Paul. Da allora Vollard s'impegna a far conoscere l'opera del suo protetto e acquista gran parte della sua produzione. L'anno successivo, due tele - Cortile di fattoria a Auvers e L'Estaque - entrano, non senza difficoltà, al Musée du Luxembourg Cézanne diventa un punto di riferimento. Artisti e critici scrivono di lui; alcuni vanno persino a trovarlo a Aix. Cézanne riceve i nuovi arrivati con affabilità e con alcuni intrattiene una corrispondenza epistolare. È il caso di Emile Bernard, un pittore seguace e rivale di Gauguin. È proprio una lettera scritta a quest'ultimo nel 1904 che sembra contenere in nuce il Cubismo e tutto un versante della pittura del Novecento. Cézanne, un po' per bonomia un po' per condiscendenza, tende ad adattare agli interlocutori il contenuto delle sue risposte. Considera Bernard un personaggio verboso, "un Maurice Denis: Ambrosie Vollard 1899 "Trattare la natura secondo il cilindro, la sfera, il cono, il tutto posto in prospettiva, in modo che ogni lato di un oggetto o di un piano si diriga verso un punto centrale. Le linee parallele all'orizzonte danno l'estensione, cioè una sezione della natura, o, se preferite, dello spettacolo che il Pater Omnipotens Aeterne Deus dispiega davanti ai nostri occhi. Le linee perpendicolari a questo orizzonte danno la profondità" Cézanne a Gauguin nel 1904 intellettuale congestionato dai ricordi museali"; ed è forse giusto convenire che Cézanne abbia – non senza malizia – enunciato per Bernard una teoria semplificatrice. Anche i ritratti di questi anni sono sottomessi a una imperiosa semplificazione dei volumi. Cézanne continua a ritrarre assiduamente la moglie, varia posture e ambientazioni, facendola posare all'esterno o in una serra. Hortense appare sempre distante e maestosa, avvolta per volontà di Paul in un'aura un po' forzata e in una luce uniforme. Il ritratto di Gustave Geffroy rientra a pieno titolo nella tradizione umanista, per la ricerca di naturalezza e per l'importanza conferita all'ambiente circostante. Geffroy è un critico d'arte molto legato a Monet, che volge la sua attenzione a Cezanne nel 1894, senza peraltro comprendere a fondo nè l’arte nè la personalità del pittore. Intuisce tuttavia che il ritratto fattogli da Cezanne è una Cézanne: Il ritratto di Gustave Geffroy 1895 36 tra le migliori opere dell’artista. Infatti la libreria, i fogli del tavolo,la rosa, la statua, che funge da quinta, fanno emergere il personaggio con una ricchezza tonale e un’armonia eccezionali. I Giocatori di carte sono tra le opere più popolari di Cézanne. Il soggetto ricorre nella storia della pittura sin dal XVII secolo, e lo stesso Musée Granet di Aix-enProvence ospitava un quadro della scuola seicentesca di Le Nain di tema analogo. Esistono ben cinque versioni del quadro e numerosi studi preparatori per i singoli personaggi: una versione conta cinque figure, un'altra quattro e tre ne presentano soltanto due. Si è discusso a lungo sull'ordine di esecuzione di tali versioni. Ragioni stilistiche fanno supporre che le tre versioni con due giocatori di carte siano successive alle altre, la cui composizione è più aperta e in cui i personaggi si stagliano su uno sfondo chiaro. Tutte le versioni si basano su uno schema compositivo Cézanne: I giocatori di carte 1893 - 96 strettamente simmetrico; nelle prime due varianti l'asse è costituito da un personaggio seduto frontalmente, da una semplice bottiglia nelle altre tre. È probabile che nella serie dei giocatori di carte Cézanne abbia inconsciamente espresso il suo conflitto interiore e la lotta con il padre. L'arma emblematica dello scontro è la carta da gioco, simbolo della sua vocazione artistica. Nel linguaggio della critica d'arte dell'epoca, così come in una lettera del 1876 dello stesso Cézanne e durante le discussioni intorno a un tavolo del Café Guerbois, il paragone con le carte da gioco serviva a defInire lo stile semplificato e il disegno appiattito dei dipinti di Manet e degli impressionisti. È ancora una volta nella natura morta che Cézanne esprime la sua ricerca. Molto più sicuro di sé di quanto non ammetta nelle lettere, ora sceglie tele di grandi dimensioni. Le composizioni sono più complesse. Le forme semplici e le superfici lisce delle mele e delle porcellane contrastano con le pieghe irregolari e mosse dei panneggi. La descrizione degli oggetti e la distribuzione dei piani sfuggono a ogni regola e costruiscono un universo coerente in cui ogni pennellata nasce in funzione della sua collocazione nell'insieme. Tra mele e panneggi Cézanne introduce anche una statuetta: un paffuto putto settecentesco. Le mele e l'amorino costituiscono segni carichi di valore simbolico o evocativo. L'amorino incarna la gioventù, la gioia di vivere, la salute. Per contrasto, verso gli ultimi anni della sua vita, tornerà a usare il motivo Cézanne: Natura morta con amorino in gesso, 1895. Le mele, dai toni accesi, realizzate col sovrapporsi di diversi strati pittorici, esprimono, nella loro evidenza plastica, una monumentalità serena e sicura. 37 del teschio, scomparso dai suoi dipinti da oltre vent’anni Cézanne usa nuovamente i colori scuri degli esordi. Contemporaneamente esegue grandi acquerelli come il Teschio su tenda, tutto giocato su effetti di trasparenze. Usa la stessa libertà anche nelle nature morte di questo periodo dove non esita, rompendo le convenzioni, a porre gli oggetti in equilibrio instabile. Le ultime opere Anche a rischio di disorientare i suoi ammiratori, Cézanne si rinnova per la terza volta. Lo fa nel momento in cui le sue opere sono conosciute e apprezzate Cézanne: Teschio su tenda, 1904 ca. perlomeno da una ristretta cerchia di persone, e lo realizza senza che la nuova maniera derivi dalle precedenti. È un caso forse unico nella storia della pittura. La scelta dei generi è sempre molto ricca: ritratti, nature morte, paesaggi, figure. Ma tra il 1890 e il 1895 si fa strada un radicale cambiamento stilistico e tecnico. Gli accordi di pieni e di vuoti delle serene architetture lasciano il posto a composizioni velate, alle tinte chiare e luminose succedono i marrone e i blu scuri. Cézanne abbandona definitivamente la prospettiva tradizionale e il modellato suggerito dalle ombre. Rinuncia talvolta all'articolazione dello spazio e riduce ogni elemento costitutivo del quadro entro un unico piano, continuo e senza profondità: è il caso dei Sotto boschi, delle Bagnanti e di alcune SainteVictoire. Altre volte definisce uno spazio nuovo con una distribuzione di piani obliqui rispetto al piano del dipinto. Negli ultimi anni di vita Cézanne mette in cantiere una tela importante sul tema delle bagnanti; lascia persino che Emile Bernard lo fotografi davanti al suo lavoro. Da sempre è attratto da questo soggetto, ma in precedenza lo aveva espresso su tele di dimensioni piuttosto ridotte. Intorno al 1900 affronta per la prima volta formati superiori al metro di larghezza. La versione maggiore misura 2,08 metri per 2,49; è di gran lunga il quadro più imponente di Cézanne, tanto che attrezza una parete del suo atelier dei Lauves con un vano per poterlo riporre senza arrotolarlo. Cézanne dipinge almeno tre grandi varianti delle Bagnanti. La quantità delle figure e la loro posizione variano sensibilmente dall'una all'altra. Lavora a lungo Cézanne: Montagna di Sainte- Victoire, 1905 ca. 38 – abbandonandole e riprendendole a più riprese – su due versioni a fregio: opere cariche di un'impressionante potenza di stilizzazione, tanto che non trovano confronto con nessun’altra sua tela dell'epoca. Si suppone che una fosse nell'atelier parigino, l'altra a Aix, e che l'artista abbia lavorato alternativamente all'una e all'altra. I volti sembrano incompiuti, un'impressione rafforzata dall'assenza di uno sviluppo in altezza. La terza variante, la più grande, descrive una maestosa fuga di archi acuti, mentre le altre due si presentano come bassorilievi. I colori della versione più grande, nei toni dell'azzurrogrigio e del verde cupo, hanno la leggerezza d'acquerello. Ancora una volta Cézanne riesce a esprimere nel modo ideale la serenità della felice alleanza tra uomo e natura. Non solo: rievoca per l’ennesima volta le più poetiche creazioni classiche di Poussin, a cui riconosce un potente ma disciplinato lirismo. Si cita spesso in modo inesatto una frase di Cézanne a proposito del grande pittore: Cézanne intende "vivificare Poussin" e non "rifare Poussin". Alla disciplina paesaggistica di Poussin, vuol fondere l’emozione provata davanti allo spettacolo della natura. Crea così paesaggi grandiosi e insieme ordinati, nei quali l'uomo si integra con armonia. Dall'ultima produzione dell'artista emerge una grande libertà e un carattere fortemente visionario. Già nel Ragazzo con il panciotto rosso o nei Giocatori di carte Cézanne non si preoccupa molto della verosimiglianza anatomica dei Cézanne: Ragazzo con il panciotto rosso, 1894 – 1895 soggetti, allungando a dismisura il braccio dei modelli, come Ingres quando aggiungeva vertebre alle sue odalische. La Vecchia con rosario o le versioni del Giardiniere Vallier hanno una qualità patetica che era scomparsa dal suo universo da vent'anni: le tinte scure (blu di Prussia, verde cupo, marrone), l'impasto denso, l'espressione tragica dei volti segnati dall'età. Cézanne rimpiange di non poter rendere "quella magnifica ricchezza di colori che anima la natura", scrive al figlio nel 1906. E prosegue: "Qui, in riva al fiume, i motivi si moltiplicano; lo stesso soggetto, visto da angolazioni differenti, offre una materia di studio così interessante e varia che credo che potrei lavorare per mesi senza cambiare posto, solo inclinandomi un po’ più a destra o un po’ più a sinistra". I suoi motivi preferiti restano i sottoboschi e soprattutto la SainteVictoire, a cui riserva, dopo il 1900, una nuova interpretazione. Cézanne lavora le nuove Sainte-Victoire con un impasto spesso o sottile, ma Cézanne: Il giardiniere Vallier, 1901–1906 39 sempre a piccole pennellate, quasi alla maniera impressionista. Il settore della tela, che per abitudine mentale è destinata al suolo, alla terra, alla vegetazione, è indecifrabile. Salvo eccezioni, è impossibile tentare di leggervi - come nelle Sainte-Victoire del passato - una casa, un albero, un acquedotto. Una linea orizzontale netta e marcata separa questa superficie in primo piano - invasa da verdi scuri, blu di Prussia e un po' di marrone - dalla Sainte- Victoire che resta sola, mentre nella parte superiore residua della tela (dove sta il cielo) si fondono un blu più intenso e un verde. Afferma di voler tradurre le proprie sensazioni, ma dipinge quadri irreali, visionari e d'intenso lirismo, che a torto sono stati associati a presunti problemi di vista dell'artista. Nelle sue ultime Sainte- Victoire, la montagna non costituisce più il naturale prolungamento del paesaggio di alberi e colline, ma la sua massa si staglia netta e distinta anche “ragionando” di colori simili. Non è più, come la piana, gli alberi o le case, un elemento del panorama. Questa lettura è la proiezione del ricordo delle Sainte-Victoire molto leggibili e dettagliate del periodo precedente. È in funzione di quella esperienza che si percepisce la forma della montagna e che si può chiamare cielo la parte superiore della tela. Ora, in alcune Sainte- Victoire (come in diversi ChateauNoir e Bibémus) ci sono macchie verdi nel cielo che non possono, nei limiti di una rappresentazione leggibile della realtà, raffigurare rami d'alberi. Cézanne: Montagna di Sainte- Victoire, ultime versioni. 1905 – 1906. È un esempio di colorazione arbitraria o, se si vuole, di rottura della verosimiglianza. Se da allora Dufy, Léger e tanti altri hanno abituato il pubblico alla dissociazione di disegno e colore, Cézanne è il primo a operarla in modo così dirompente. Il 15 ottobre 1906 un temporale lo sorprende mentre dipinge en plein air. Perde i sensi e viene ricondotto a casa sul carro di un lavandaio. Ma l'indomani stesso si rimette al lavoro su un ritratto di Vallier. Si spegne, colpito da congestione polmonare, il 22 ottobre. 40