[are_f1 - 47] testata-are/larena/sp/10 27/12/12

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[are_f1 - 47] testata-are/larena/sp/10 27/12/12
L'ARENA
Giovedì 27 Dicembre 2012
Lastoriasiamonoi
Riscopriamoigrandi personaggidello sportveronese
1915
L’ANNODINASCITA
DISERGIO
Se«ilpretedalpulpitoparlavadi
scandaloperledonnechevannoin
piscina,sispoglianoepeccano,lui
prendevamammaequattrofiglie
uscivadichiesa».
2003
L’ANNODELLASCOMPARSA
LASUAFUUNAVITAABORDOVASCA
Sport 47
Inuntempoinglistessiallenatori
facevanoigiudicidigara,se
dovevadecidere,perpauradi
daremezzovotoinpiùaisuoi,
davamezzopuntoinmeno
ILRICORDO. Fecemodificare il progettodellapiscina coperta di viaGallianoper iltrampolino
Sevalié,ilsignoredeituffi
chefecegrandeVerona
Per50 anni fu ilpuntodi riferimentodiquesto sport
nellanostra città,istruttore dellaRariNantes
Bentegodiportòanche treatleti alleOlimpiadi
Renzo Puliero
La storia dei tuffi, a Verona, è
legata a Sergio Sevalié che ne è
stato il punto di riferimento
per quasi cinquant’anni, dall’immediato dopoguerra ai primi anni Novanta quando si fece da parte per raggiunti, a suo
avviso, limiti di età. Sevalié,
classe 1915, aveva i tuffi nell’anima.
Prima della guerra e nei primi anni successivi al conflitto,
Verona era dotata di un trampolino dal quale ci si lanciava,
da tre, da cinque, da otto, da
dieci metri, all’interno del lido, il più grande d’Europa. Nell’immediato dopoguerra è subito l’istruttore per i tuffi nella
Rari Nantes Bentegodi, chiamato dall’avvocato Nereo Bercelli, al quale va il merito di creare un promettente vivaio di
giovani nuotatori e surfisti. Comincia allora una storia che
porterà la Bentegodi ai primi
posti in Italia («eravamo sempre secondi o terzi, ma una volta vincemmo il titolo italiano
assoluto a squadre», ricorda
la figlia Vera), tanti suoi atleti
a primeggiare e tre a partecipare ai Giochi olimpici.
Di Sergio Sevalié, scomparso
nel 2003, si ricordano il sorriso, la mitezza, la capacità di
Untuffatore
dovrebbepotersi
allenarefuori
perchélegare
sifannosempre
all’esterno
mettere ogni persona che l’incontrava a proprio agio. Le parole di Vera Sevalié traducono
la realtà: «Era un uomo eccezionale, un papà e un marito
che metteva sempre al primo
posto la famiglia, uno che lavorava tutto il giorno, ma trovava sempre le due ore di tempo
per la piscina. E come allenatoreera stupendo, molto coscienzioso, che voleva sempre essere sicuro che il suo atleta sarebbe riuscito a fare bene quel tuffo».
Sergio Sevalié è quello che
«quando un suo allievo saliva
sul trampolino per un tuffo,
lui era "lassù" tanto si immedesimava» e che «alla fine riferiva quello che lui aveva provato
e quello che aveva pensato, in
perfetta sintonia con quello
che aveva provato e pensato il
tuffatore».
È quello che «in tempi in cui
andare in piscina, per una donna, era... scandaloso», se «il
prete, alla messa delle sei del
mattino, dal pulpito parlava di
scandalo per quelle che vanno
in piscina, si spogliano e peccano, lui prendeva mamma e
quattro figli e usciva di chiesa».
Sergio è quello «tanto incorruttibile che, in un tempo in
cui erano gli stessi allenatori a
svolgere il compito di giudici
di gara, se doveva decidere,
per paura di dare mezzo voto
in più ai suoi, dei quali conosceva tutti i difetti, dava sempre mezzo punto in meno e così perdevamo tutte le gare».
È, ancora, quello «al quale diversi allenatori di altre squadre si rivolgevano per un consiglio su un atleta e lui, con la
sua parola, magari, trasmette-
va qualcosa in più al ragazzo,
che infatti faceva bene, e papà
se ne andava via tutto inorgoglito».
Sergio Sevalié è quello che
«con umiltà, quando arriva in
Italia il tecnico, tedesco dell’Est, Goerlitz, alla base poi dei
successi di Klaus Di Biasi e
Giorgio Cagnotto, si mette a
studiarlo, ne segue corsi e metodologie e fa fare un salto di
qualità alla sezione Bentegodi, introducendo metodologie
più scientifiche».
Il mite Sergio Sevalié, che la
qualità innata «di individuare, a colpo d’occhio, un giovane, magari spigoloso e brutto,
con le caratteristiche giuste
per provare a fare i tuffi e così
tanti ne ha avviati, sgrezzati,
portati a buon livello», è uomo
che sa alzare la voce quando vede il progetto della piscina coperta di via Galliano (il vecchio lido era stato distrutto) e
vede «che non è previsto un
trampolino, che la vasca non
ha la profondità necessaria
per un tuffo in sicurezza e allora fa casino, brontola, protesta
e così, in corso d’opera, riesce
a far fare una buca nel soffitto
per farci stare un trampolino
almeno per i tuffi da uno a tre
metri».
Ma qualcuno continuerà a
rompersi il setto nasale per la
scarsa profondità della vasca.
Sergio è quello che non parlava solo per se stesso, per la propria disciplina, «perché una
vasca più profonda sarebbe
stata utilizzabile anche dai
sub e dalla pallanuoto».
Erano battaglie per far prevalere il buon senso, ma ancora
oggi i tuffatori della Bentegodi
sono penalizzati «perché
Ilritratto
Portòinalto
gliatleti
scaligeri
Unallenamento di tuffi
SergioSevalié,classe 1915, è
statoatletacompleto. Aituffi,
abbinava l’attivitàcome
ginnastaecome pattinatore.
Lecronache anteguerra
riportanodiun suo 3˚posto
neicampionatinazionali
avanguardisti nel1928edue
quartipostiai campionati
nazionalidei giovani fascisti del
1933e1934,del suotitolo
nellacategoriagraduati 16/18
annidel1935, del3˚ aitricolori
allievi(conpromozione nella
categoriajuniores). Aveva vinto
ancheuncampionatoitaliano.
Dopola guerra, èdiventato
istruttoreehaportatola
Bentegodia primeggiarein
Italia.Ha allevatotre atletiche
hannopartecipato aiGiochi
olimpici(Massimo Castellania
Seul1988, Luisella Biselloa
Barcellona1992,Davide
Lorenzinia Barcellona1992e
Atlanta1996).Ha ricevutoil
PremoFinnel 1981come
migliortecnico, ipremi Anan,il
PremioCangrande 1994e,
comela figliaVera chel’ha
affiancatoper diversianniin
Bentegodi,ilPanathlon. • R.P.
KICKBOXING. Tra i titoliJohn vanta duemondiali e 10italiani
Barbettaaggiunge l’oro
agliEuropeinelpalmarès
Era l’unico trofeo di alto
livello che ancora mancava
Ha vinto nella categoria
«semi contact veteran»
Oltre i guai fisici e la sfortuna
porta a casa l'unico trofeo ad
alto livello che gli mancava.
John Barbetta, 40 anni, insegnante di kick boxing di Zimella, ha conquistato la medaglia
d'oro agli ultimi Europei di
specialità, disputatisi ad inizio dicembre a Bucarest, per la
categoria semi contact veteran. Barbetta, atleta della Nazionale italiana che nel suo
palmarès può vantare già due
titoli mondiali vinti nel biennio 2006-07 e ben dieci trofei
italiani, è partito per la Romania in condizioni fisiche preca-
Barbettain semifinaleha vintocon Bannon,poicon Zimmermann
rie. Negli ultimi mesi, infatti,
aveva perso ben 11 chili a causa di una colica renale che non
gli dava pace. Risolti i problemi di salute ad appena una settimana dall'inizio degli Europei, il kick boxer veronese ha
incassato il via libera dello
staff tecnico della Nazionale
formato da Gianfranco Rizzi
ed Emanuele Bozzolani.
Una volta giunto a Bucarest,
è stato costretto a cambiare categoria rispetto al passato, pro-
Foto d’epocadelLido divia Galliano,ilpiùgranded’Europa, utilizzaval’acqua dell’Adige
d’estate devono allenarsi all’interno, mentre le gare si fanno
fuori, e non è la stessa cosa». Si
spiega anche così perché non
c’è un seguito ai Massimo Castellani, Davide Lorenzini, Luisella Bisello che si sono tuffati
alle Olimpiadi «perché con la
continua evoluzione che c’è
nella disciplina, con tuffi sempre più acrobatici, un atleta dovrebbe fare almeno due allenamenti e duecento tuffi al giorno per essere competitivo».
Tra i tanti atleti dei primi tempi (Weber e Manganaro tra le
donne, Castioni, Saj, Doria, Bevilacqua, Macaccaro, Serpelloni e quel Silvano Giacometti
che sarà "probabile olimpico",
tra gli uomini), c’è anche Vera
Sevalié, la figlia.
«La piscina, allora», ricorda,
«apriva presto ed era bello potersi tuffare da due, cinque, otto, dieci metri anche se l’acqua, a volte, era gelida perché
era quella dell’Adige, che passava prima da una vasca di decanto, ma qualche volta lasciava, comunque, uno strato di
melma sul fondo».
Poi, dopo avere avuto qualche soddisfazione come atleta
(un 3˚ posto agli Europei giovanili, un successo ai tricolori di
categoria e podi in quelli assoluti), Vera affianca papà Ser-
gio come istruttrice alla Bentegodi.
«L’ho fatto», conferma, «per
diversi anni. Andavamo d’accordissimo, all’unisono. Ricordo che papà diceva di preferire
un mediocre atleta con eccezionale forza di volontà piuttosto che uno di grande talento,
ma restio agli allenamenti».
A Sevalié piacevano, tra i tanti suoi allievi, Luisella Bisello
«che aveva doti innate» e Massimo Castellani, «che lo seguivano tantissimo».
Ma Sergio amava ogni suo atleta. Ha dato l’esempio, insegnato, lasciato il segno. Ha fatto la storia. •
BOCCE. Venturini eGottardi gliunici aimpensierire AlessieMaione
prio a causa del consistente calo di peso. Nella classe degli atleti sotto i 94 Kg, la cintura nera zimellese ha dovuto affrontare campioni del calibro dell'
irlandese Martin Bannon
(sconfitto in semifinale con il
punteggio di 13 a 7) e di Gerald
Zimmermann, coriaceo lottatore austriaco favorito alla vigilia, stracciato però in finale
dall'azzurro per 12 a 2. Barbetta stesso si è stupito della sua
prestazione. «Il mio avversario era piuttosto statico e ho
deciso di utilizzare la tecnica
rapida, detta blitz. Con due calci ed un diretto al viso l'ho battuto, prima ancora che scadessero i tempi regolamentari»,
ricorda. Grazie anche all'oro
di Barbetta, la Nazionale ha
conquistato il tetto d’Europa
nella specialità del semi contact. L'insegnante di Zimella
ringrazia i compagni e i commissari tecnici.
«Grazie al loro sostegno sono riuscito a superare i miei limiti. Nonostante le difficoltà e
l'età che avanza». • P.B.
ADeCarli ePinelli vala «Viola»
Eil BurgerKing finiscea Modena
Nelle due manifestazioni
organizzate da Bardolino
si impongono la coppia
di Mozzecane e gli emiliani
20˚ Trofeo Viola Vittorio e 1˚
Trofeo “Burger King”.
Due le manifestazioni organizzate nelle ultime settimane
dalla Bocciofila Bardolino. La
provinciale a coppie “20˚ Trofeo Viola Vittorio” e di seguito
la regionale a coppie ad invito
“1˚ Trofeo Burger King”. Il “Viola” finisce a Mozzecane vinto
da Medardino Pinelli e G. Matteo De Carli, impegnati duramente solo negli ottavi contro
Pelanda/Menegazzi del Vigasio. Sotto 10-11 prima Pelanda,
poi De Carli toglie il punto
stretto in testata all’avversario, con una bocciata di preci-
Lapremazionedi Pinelli-De Carli
sione. Menegazzi non sfrutta
il vantaggio sprecando al punto le sue due bocce; De Carli al
contrario mette a segno il secondo punto e conquista un
successo che vale il trofeo. Da
qui alla fine poi tutto in disce-
sa. Pinelli/De Carli superano
senza fatica nell’ordine 12-5 Nicolai/Beschi (Amatori Bocce),
poi 12-0 Carraro/Rugolotto
(San Micheledinova) e in finale 12-1 Benetton/Caneva del
Cavaion.
Il “Burger King” prende la
strada per Modena vinto da
Daniele Alessi e Felice Maione
della Rinascita, al loro primo
successo stagionale. L’unica
coppia che ha provato a mettere in difficoltà i vincitori è la
formazione di casa del Bardolino Roberto Venturini e Alberto Gottardi, ma si sono dovuti
accontentare di sei punti. In
semifinale poi Alessi/Maione
hanno vita facile contro Trevisani/Pedocchi (Città del Tricolore, RE) mentre in finale vincono con Papandrea/Finotti
(Clusone, BG). • R. B.