Ricerche - Infanzia e Adolescenza
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Ricerche - Infanzia e Adolescenza
infanzia e adolescenza Ricerche Vol. 6, n. 3, 2007 Alessitimia e adolescenza: studio preliminare di validazione della TAS-20 su un campione di 360 adolescenti italiani VALERIA LA FERLITA, MARIA BONADIES, LUIGI SOLANO, LUIGI DE GENNARO, PATRIZIA GONINI Dipartimento di Psicologia Dinamica e Clinica, Università di Roma La Sapienza RIASSUNTO: Obiettivo: Effettuare una prima applicazione della TAS-20 per l’alessitimia su adolescenti e verificare la sua eventuale associazione con distress psicologico, comportamento alimentare e stili di attaccamento. Metodo: A 360 studenti di scuola media superiore è stata somministrata la TAS-20; a 160 soggetti del campione totale sono stati inoltre somministrati: SCL-90, per il distress psicologico; EAT, per i disturbi alimentari; ASQ, per lo stile di attaccamento. Risultati: L’analisi fattoriale esplorativa ha evidenziato la stabilità di 2 fattori della TAS-20 (Difficoltà di Identificazione e di Descrizione dei Sentimenti) e l’instabilità del terzo fattore che risulta diviso in due fattori che abbiamo denominato: “Difficoltà nel Contatto e nell’Utilizzo delle Emozioni” e “ Pensiero Orientato all’Esterno”. Nell’insieme i 4 fattori spiegano il 44,5% della varianza totale. La TAS-20 è risultata correlata significativamente con l’SCL-90, l’EAT e lo stile di attaccamento insicuro (ASQ). Conclusioni: La struttura della TAS-20 è risultata parzialmente replicabile negli adolescenti. Coerentemente con la letteratura su adulti, nel campione di adolescenti esaminato l’alessitimia è risultata associata a problemi psicologici e comportamentali, nonché ad attaccamento insicuro. Ulteriori indagini longitudinali sono necessarie per valutare la possibilità che tratti alessitimici adolescenziali possano predire forme cliniche di disagio in età adulta. PAROLE CHIAVE: alessitimia, adolescenza, disturbi alimentari. ABSTRACT: Objective: Applying the TAS-20 for alexithymia to adolescents and analyzing the associations with psychological distress, eating behavior, and styles of attachment. Method: TAS-20 was administered to 360 secondary school students. SCL-90 (for psychological distress), EAT (for eating disorders) and ASQ (for attachment styles) were administered to 160 students of the total sample. Results: Explorative factor analysis showed that two of the three factors of the TAS-20 (Difficulty Identifying and Describing Feelings) were stable. The third factor, however, was unstable and was divided into two further factors, “Difficulty being in Touch and Using Feelings” and “Externally Oriented Thinking.” The four factors explain the 44,5% of the total variance. The TAS-20 showed significant correlations with psychological symptoms (SCL-90), eating disorders (EAT), and insecure attachment (ASQ). Conclusions: The factor structure of the TAS-20 was partially replicable on adolescents. Consistently with findings on adults, alexithymia was associated with psychological and behavioral problems as well as with insecure attachment. Further studies are needed to investigate whether alexithymic features in adolescence might be predictors of clinical disorders in adulthood. KEY WORDS: Alexithymia, adolescence, eating disorders. ■ Introduzione al costrutto dell’alessitimia Il termine alessitimia (dal greco α= assenza, lexis = linguaggio, thymos = emozioni, ossia “assenza di parole per le emozioni”), coniato da Nemiah e Sifneos (1970), indica un disturbo affettivo-cognitivo caratteriz- zato da una particolare difficoltà a identificare e comunicare le proprie emozioni. Il soggetto alessitimico appare deficitario nella dimensione cognitiva ed esperienziale dell’emozione (Taylor, 1994), a causa di una mancanza di collegamento tra questa dimensione e quella fisiologica e 131 Infanzia e adolescenza, 6, 3, 2007 motoria-comportamentale (Taylor, Bagby e Parker, 1997). I livelli fisiologico e motorio-comportamentale rimarrebbero quindi privi di riconoscimento e di regolazione da parte di una componente più cosciente, simbolica e verbale; non vi sarebbe inoltre la possibilità, data la difficoltà di accedere alla funzione rappresentazionale degli affetti, di utilizzare l’attività immaginativa e i rapporti interpersonali nella modulazione e nella regolazione delle emozioni. L’alessitimia si manifesta dunque come una evidente incapacità a riconoscere e verbalizzare i propri stati emotivi e a distinguerli dalle sensazioni corporee; una scarsa attività onirica e povertà di fantasia (Krystal, 1988); una gestualità ridotta ed espressioni facciali molto limitate insieme ad una scarsa capacità di riconoscere le espressioni facciali delle emozioni e ad uno stile cognitivo pragmatico orientato prevalentemente all’esterno (Nemiah, Freyberger e Sifneos, 1976). Sebbene il costrutto di alessitimia nasca nell’ambito dello studio del funzionamento mentale dei soggetti affetti da malattie somatiche e il soggetto alessitimico sia risultato nei fatti più a rischio rispetto all’insorgenza di numerose patologie somatiche (Kauhanen, Kaplan, Cohen, Salonen e Salonen, 1994; Todarello, Casamassima, Daniele, Marinaccio, La Pesa e Caradonna, 1994; Carta, Orru, Hardoy e Carpiniello, 2000; Waldstein, Kauhanen, Neumann e Katzel, 2002), caratteristiche alessitimiche sono state messe in evidenza in molte problematiche non direttamente somatiche, soprattutto in quelle in cui si può teorizzare che un’emozione non regolata, non elaborata, si esprima in agito piuttosto che nel corpo: disturbi del comportamento alimentare (Jimerson, Wolfe, Franko, Covino e Sifneos, 1994; Cochrane, Brewerton, Wilson e Hodges, 1993; Bourke, Taylor, Parker e Bagby, 1992), disturbi ansiosi e depressivi (Zeitlin e McNally, 1993; Honkalampi, Saarinen, Hintikka, Virtanen e Viinamaki, 1999), attacchi di panico (Parker, Taylor, Bagby e Acklin, 1993; Sancassiani, Larocca, Di Trani e Solano, 2004), tossicodipendenze (Haviland, Hendrix, Shaw e Henry, 1994). Dall’iniziale distinzione tra alessitimia primaria e secondaria (Freyberger, 1977) e di alessitimia come tratto di personalità stabile, oppure dipendente da uno stato momentaneo (Taylor et al., 1997), si è progressivamente giunti ad una concezione evolutiva e adattiva di questo costrutto come dimensione clinica trasversale “transnosografica”. Questo spostamento di prospettiva è stato possibile grazie all’interesse crescente del ruolo svolto dagli affetti nello sviluppo infantile precoce (Infant Research: Stern, 1985; Emde, 1988) e alla contestualizzazione del costrutto all’interno del modello della Regolazione Affettiva (Taylor et al., 1997), intesa come funzione strettamente legata, nella specie umana, al rapporto con l’accudente. Grotstein (1986, 1987, 1990, 1991) ha posto il concetto di regolazione affettiva e fisiologica, realizzata inizialmente nel rapporto con il caregiver e successivamente in via autonoma, alla base della salute e della patologia. I diversi disturbi fisici e mentali, all’interno del modello della regolazione degli affetti, vengono interpretati dunque come carenze di regolazione e, allo stesso tempo, come tentativi di ristabilirla. Infatti, numerose ricerche sugli stili di attaccamento nell’infanzia hanno confermato che la sensibilità e la reattività del caregiver principale agli stati emotivi del bambino svolgono un ruolo determinante nel modo in cui il bambino, e poi l’adolescente, impara a regolare gli affetti disturbanti e ad entrare in relazione con gli altri. Le esperienze di attaccamento nella prima infanzia influenzano dunque lo sviluppo degli schemi emotivi, l’immaginazione ed altre abilità cognitive implicate nella regolazione affettiva (Cassidy, 1994; Fonagy e Target, 1997). Infatti come l’alessitimia, uno stile di attaccamento insicuro è risultato essere un fattore di rischio per l’insorgenza di patologie somatiche (Kotler, Buzwell e Romeo, 1994; Fowler, 2002; Schmidt, Nachtigall, Wuethrich e Strauss, 2002). Ricerche condotte su adolescenti e adulti mostrano che soggetti con stile di attaccamento sicuro riferiscono livelli modesti di affetti negativi e formano delle relazioni forti con gli altri, ai quali si rivolgono per cercare conforto quando si trovano in situazioni di disagio emotivo (Kobak e Sceery, 1988; Schaffer, 1993; Mikulincher e Orbach, 1995; Priel e Shamai, 1995; Pecci, De Gennaro e Solano, 2002). Adolescenti con stile di attaccamento insicuro-preoccupato mostrano invece una maggiore espressione di emozioni negative sul piano non verbale e manifestano anche dei deficit nella capacità di regolare l’ansia, la depressione e altri affetti negativi (Zimmermann, 1999). L’adolescenza negli ultimi anni sta attirando sempre più l’attenzione degli studiosi: è il periodo in cui entrano in crisi molti significati connessi alla propria immagine e alla costituzione di una propria identità, anche rispetto al contesto sociale e familiare, generando confusione nel Sé e nel contesto di appartenenza (Nicolò e Zavattini, 2003). Con il termine di adolescenza si intende, in senso strettamente cronologico, quella fase complessa della vita compresa tra la pubertà e la maturità, un periodo di transizione dalla dipendenza dell’infanzia all’indi- 132 V. La Ferlita et al: Alessitimia e adolescenza: studio preliminare di validazione della TAS-20 pendenza dell’età adulta. È molto difficile essere specifici sull’inizio di questo periodo e sulla sua fine, poiché gli avvenimenti che segnano il passaggio da una fase all’altra cambiano anche rispetto all’epoca storica e alla cultura di appartenenza. Tuttavia, nella nostra cultura, il periodo adolescenziale viene considerato in genere compreso tra i dodici e i venti anni (Nicolò e Zavattini, 2003). L’aspetto più evidente di tale periodo è la profonda trasformazione che interessa l’adolescente a diversi livelli: biologico-sessuale, sociale e psicologico, tutti strettamente interconnessi. A livello biologico, i cambiamenti somatici della pubertà, che danno inizio al periodo adolescenziale, costituiscono un momento di vera e propria trasformazione che porta alla comparsa dei caratteri sessuali secondari e della capacità riproduttiva. L’inizio di una nuova fase dello sviluppo psico-sessuale comporta sia la perdita dell’immagine del proprio corpo infantile, sia la progressiva identificazione con il proprio ruolo sessuale. La conseguenza di questa “metamorfosi” è la comparsa di ansie, insicurezze e frustrazioni, dovute all’accettazione della nuova immagine di sé e all’abbandono delle figure genitoriali come unico referente affettivo. A livello sociale Erikson (1968, 1982) colloca l’adolescenza all’interno di un periodo, che ha inizio con l’infanzia, in cui l’identità finale è il risultato di un’elaborazione delle identificazioni con le figure del passato integrate con figure significative del presente. Questo delicato processo è strettamente legato alla cultura sociale di appartenenza, elemento che secondo Erikson influenza in modo particolare l’adolescenza rispetto ad altre tappe del ciclo vitale, poiché proprio in questa fase della vita la società conferma l’individuo inserendolo in strutture ideologiche in cui egli può riconoscersi e sentirsi riconosciuto. Inoltre sul piano cognitivo si assiste in questa fase della vita all’acquisizione della capacità di ragionamento astratto che consente all’adolescente di riflettere sul proprio pensiero e su quello degli altri. Piaget (1936) definisce l’ultimo stadio dello sviluppo cognitivo, che si consegue circa a 15 anni, “pensiero operativo formale” per la capacità acquisita di capire e creare principi generali o regole formali che consentono di spiegare in astratto molti aspetti dell’esperienza umana. Dal punto di vista psicologico, per lungo tempo lo studio sull’adolescenza è rimasto ancorato alle teorie e alle osservazioni cliniche della psicoanalisi. L’aspetto su cui è stata focalizzata l’attenzione è stato quello inerente alle trasformazioni intrapsichiche, sollecitate dalla maturazione corporea e sessuale e dall’emergere delle pulsioni sessuali. Nell’adolescenza infatti, forse più che nelle altre fasi del ciclo di vita, il mondo emozionale gioca un ruolo fondamentale. L’ambivalenza emotiva degli adolescenti, inevitabile in un percorso di crescita in cui la personalità e l’identità non si sono ancora strutturate, si riflette in tutti gli aspetti del loro percorso evolutivo. Gli studi psicoanalitici hanno messo in rilievo l’estrema permeabilità emotiva che caratterizza l’adolescenza, dovuta al riacutizzarsi della conflittualità edipica, all’incremento delle spinte libidiche e aggressive, alla riedizione del processo di separazione–individuazione, alla ristrutturazione del sé corporeo e fisico. Anna Freud (1936), riallacciandosi al modello strutturale delle pulsioni di Freud e quindi sottolineando l’importanza nella pubertà, dei cambiamenti somatici e dei loro effetti sul piano mentale, considera l’adolescenza come una “lotta emotiva” contro le emozioni all’insegna dell’“estrema urgenza e immediatezza”. La concezione dell’adolescenza sviluppata nel quadro della “life-span developmental psychology” (Baltes, Reese e Lipsitt, 1980; Rutter e Rutter, 1992) e all’interno del “modello focale” dell’adolescenza (Coleman, 1974; Coleman e Hendry, 1990) fa rientrare questa fase del ciclo di vita nella normale dinamica di continuità-cambiamento che contrassegna l’intero ciclo di vita, attenuandone i caratteri di rottura e di problematicità e, conseguentemente, mitigando l’enfasi sulla instabilità e turbolenza emotiva, pone l’accento sui differenti compiti di sviluppo che in questa età si devono affrontare. Tale visione smussa gli aspetti drammatici di questa fase e ne traccia un quadro più composito e meno travagliato, in cui a momenti di intenso coinvolgimento emotivo fanno seguito periodi di calma e assestamento delle posizioni acquisite. Le ricerche empiriche condotte sulla rappresentazione che gli adolescenti hanno di sé e della propria vita emotiva, mostrano un panorama variegato e contrastante: da alcune di esse emerge che generalmente gli adolescenti si percepiscono sereni, sicuri, ben integrati nell’ambito familiare e sociale e fiduciosi rispetto alle prospettive future, mentre i conflitti o i disturbi relazionali ed affettivi sono circoscritti ad una minoranza che presenta difficoltà a fronteggiare i compiti di sviluppo (Offer, Ostrov, Kennet e Howard, 1989; Offer e Schonert-Reichl, 1992; Siddique e D’Arcy, 1984). Altre indagini hanno invece avvalorato la tesi del conflitto emozionale, evidenziando che gli adolescen- 133 Infanzia e adolescenza, 6, 3, 2007 ti manifestano un’accentuazione delle emozioni negative e disforiche, una marcata ambivalenza emotiva, e un elevato livello di intensità e labilità affettiva, a testimonianza delle difficoltà connesse alla strutturazione del senso di identità e alla costruzione di una rappresentazione di sé in cui integrare aspetti differenziati e discordanti (Flannery, Montemayor, Eberly e Torquati, 1993). Un’ulteriore linea di ricerca, ha focalizzato l’attenzione sulle modificazioni delle esperienze emotive che avvengono nel passaggio dall’infanzia all’adolescenza e nel corso stesso dell’adolescenza, mostrando che, col progredire dell’età e col diversificarsi degli interessi di vita, e con l’acquisizione di più mature competenze cognitive, mutano le tipologie degli eventi emozionali, si acuiscono la percezione delle reazioni emozionali proprie e altrui e la capacità di denominarle e comunicarle, si accresce la gamma delle emozioni provate (Labouvie-Vief, De Voe e Bulka, 1998; Haviland-Jones, Gebelt e Stapley, 1997). Negli ultimi anni la ricerca nell’ambito del modello della regolazione affettiva e dell’alessitimia ha evidenziato la presenza di tale dimensione anche tra gli adolescenti. Negli studi finora effettuati sulla popolazione adolescenziale è stata utilizzata la Twenty-items Toronto Alexithymia Scale (TAS-20) (Bagby, Parker e Taylor, 1994a), lo strumento attualmente più efficace per la misurazione del costrutto, nella versione validata sulla popolazione adulta. Da tali ricerche sono emerse interessanti associazioni con: tendenze dissociative (Sayar e Kose, 2003; Sayar, Kose, Grabe e Topbas, 2005), disturbi del comportamento alimentare (Greenberg, 1999; Merino, Godès e Pombo, 2002; Zonnevylle-Bender, Van Goozen, Cohen-Kettenis, Van Elburg e Van Engeland, 2004), disturbo post traumatico da stress (Ledouc, 2002), intelligenza emotiva (Coffey, Berenbaum e Kerns, 2003), abusi e maltrattamenti (Paivio e McCulloch, 2004). Le suddette ricerche sottolineano e confermano l’importanza delle emozioni nello strutturare le rappresentazioni interne di sé e delle interazioni (Emde,1999), avendo queste effetti di integrazione, organizzazione, sostegno allo sviluppo, soprattutto nella fase adolescenziale. Le emozioni rappresentano dunque una “fonte di informazione” sulla propria identità, i propri bisogni personali e sulle azioni necessarie a soddisfare tali bisogni (Dafter, 1996). È proprio partendo da queste premesse teoriche che emerge la necessità di porre in risalto l’importanza dello sviluppo della capacità di identificare e descrivere le emozioni oltre che dei fattori che possono fa- vorire o ostacolare tale sviluppo nella fase adolescenziale. L’alessitimia nell’adolescenza va considerata dunque come possibile fattore predisponente ad una patologia adolescenziale o adulta, come mediatore degli effetti di situazioni traumatiche o comunque sfavorite, ma anche e soprattutto come indice evolutivo, di sviluppo della capacità di regolazione affettiva. La dimensione alessitimica, all’interno di questa ricerca, viene intesa come dimensione ideale per una valutazione diagnostica che vada al di là del sintomo, o lungo la quale valutare l’efficacia di interventi clinici, sebbene sia stata finora utilizzata, salvo rare eccezioni, essenzialmente nell’ambito della psicosomatica, e soprattutto in soggetti adulti (Solano, Capozzi, Bonadies e Di Trani, 2006). Avendo quindi valutato quelli che sono stati finora gli impieghi del costrutto dell’alessitimia in età adolescenziale, appare utile di proporne un impiego valutativo che vada al di là della possibilità di predire il rischio di disturbi somatici ma soprattutto cerchi di individuare in età adolescenziale fattori favorenti e protettivi della salute psicofisica dell’adolescente e del futuro adulto. ■ La misura dell’alessitimia negli adulti L’ideazione della Toronto Alexithymia Scale (Taylor, 1994) e della successiva forma a 20 items (TAS-20) ad opera del gruppo di ricerca di Toronto (Bagby, Taylor, Parker e Loiselle, 1990; Bagby et al., 1994a, 1994b), che è attualmente lo strumento più usato per la misurazione dell’alessitimia, è stata determinante per l’evoluzione del costrutto. In particolare è stato grazie all’utilizzo della TAS-20, considerata univocamente dai ricercatori una misura affidabile e valida, che si è potuto uniformare e sistematizzare la raccolta dei dati e renderli confrontabili fra loro. Vi sono solide prove empiriche secondo cui la TAS20 è dotata di affidabilità e validità fattoriale nelle sue varie traduzioni linguistiche (Taylor, Parker e Bagby, 2003). Ciò consente sia il confronto che la generalizzazione dei risultati di lavori effettuati in paesi differenti. Attraverso la TAS-20, l’alessitimia è stata indagata più volte, soprattutto tra gli adulti, al fine di studiarne la presenza nella popolazione generale e la sua effettiva influenza sulle condizioni fisiche e psicologiche di salute. Nella sua prima elaborazione (Taylor, Ryan e Bagby, 1985) la scala consisteva di un insieme di 41 item finalizzati a misurare cinque aree tematiche del 134 V. La Ferlita et al: Alessitimia e adolescenza: studio preliminare di validazione della TAS-20 costrutto: 1) Difficoltà nel descrivere i sentimenti; 2) Difficoltà nel distinguere tra i sentimenti e le sensazioni fisiche che li accompagnano; 3) Mancanza di introspezione; 4) Conformismo sociale; 5) Scarsa vita immaginativa e difficoltà nel ricordare i sogni. Successivamente si arrivò a una scala di 26 item, in cui vennero esclusi quelli inerenti al conformismo sociale, considerato un elemento non presente in tutti i soggetti alessitimici. Questa versione della scala comprendeva 4 fattori: 1) Difficoltà nell’identificare e distinguere tra sentimenti e sensazioni; 2) Difficoltà nel descrivere i sentimenti; 3) Ridotta tendenza a sognare a occhi aperti; 4) Pensiero orientato all’esterno. Con la progressiva definizione del costrutto, vennero esclusi dalle caratteristiche fondamentali anche la ridotta capacità di ricordare sogni e la tendenza all’azione piuttosto che alla riflessione. Vennero dunque apportate ulteriori modifiche, con l’aggiunta di nuovi item ai 23 originari, ottenendo così un totale di 43 item da cui venne elaborata la TAS-R a 23 item (Taylor, Bagby e Parker, 1992). I fattori di questa scala erano due: 1) Capacità di distinguere tra i sentimenti e le sensazioni fisiche associate all’attivazione emotiva; 2) Capacità di descrivere i sentimenti degli altri. Studi successivi suggerirono che una struttura a tre fattori era più adeguata al costrutto di alessitimia, e ciò condusse a una nuova elaborazione della scala, che ha dato vita alla più recente TAS- 20 (Bagby et al., 1994a, 1994b). La TAS-20 è un questionario di autovalutazione di 20 item cui i soggetti rispondono attraverso una scala Likert a 5 punti, da “per niente d’accordo” a “molto d’accordo”. Dall’analisi fattoriale emergono 3 fattori, che corrispondono strettamente al costrutto, e che riportiamo assieme ad alcuni esempi di item che li saturano: Fattore 1): Difficoltà ad Identificare i Sentimenti; Fattore 2): Difficoltà a Descrivere i Sentimenti; Fattore 3) Pensiero Orientato all’Esterno. I soggetti con punteggio uguale o maggiore di 61 sono considerati chiaramente alessitimici, quelli con punteggio uguale o minore di 50 non alessitimici, con un’area intermedia tra 50 e 60. La scala ha mostrato una buona coerenza interna (Alfa di Cronbach =.81) e una buona affidabilità testretest su un intervallo di tre mesi (r = .77) . Per la traduzione italiana della TAS-20, sono state curate separatamente due versioni da ricercatori di Milano e di Bari e somministrate a campioni clinici e non clinici delle due città. Ogni item è stato valutato da un esperto bilingue, in termini di contenuto, signi- ficato e chiarezza rispetto all’item originale. Sulla base dei dati empirici e delle valutazioni degli esperti di lingue, è stata sviluppata una traduzione finale. Bressi, Taylor, Parker, Brambilla, Aguglia, Allegranti, Buongiorno, Giberti, Bucca, Todarello, Callegrari, Vender, Gala e Invernizzi (1996) ne hanno verificato l’attendibilità e la validità. ■ Obiettivo L’obiettivo prioritario di questo lavoro è stato quello di verificare l’applicabilità della Twenty-item Alexithymia Scale (TAS-20) su soggetti normali in età adolescenziale e se la struttura fattoriale della TAS-20 è simile in questa fascia d’età rispetto alla popolazione adulta per la quale è stata elaborata in origine. Si è inoltre voluto osservare l’effettiva presenza, anche tra gli adolescenti, della relazione tra l’alessitimia e le variabili correlate con maggior frequenza nella popolazione adulta: • Lo stile di attaccamento • Il comportamento alimentare • Il benessere psico-fisico percepito (ansia, stress, depressione e tendenza alla somatizzazione). ■ Metodo Campione Il campione della ricerca è costituito da 360 studenti: 104 studenti delle classi III, IV e V dell’Istituto Tecnico per Ragionieri e geometri “Giacomo Medici del Vascello” della città di Roma; 96 studenti delle classi II e III degli Istituti Agrari e Alberghieri inseriti nel “Progetto Regionale pilota per la Sana Alimentazione in Calabria” promosso dal Ministero delle Politiche Agricole e dall’Assessorato all’Agricoltura della regione Calabria; 160 studenti delle classi V Ginnasio e I liceo del Liceo Classico “Nicola Spedalieri” e delle classi II e III del Liceo Scientifico “Boggio Lera” della città di Catania. Sono stati inclusi nella ricerca studenti di entrambi i sessi, 195 maschi e 165 femmine, di età compresa tra i 13 e i 20 anni (m=16,13 anni). Solo sul campione siciliano (160 soggetti) è stata effettuata un’analisi di regressione unilineare tra alessitimia e le variabili inserite nel disegno di ricerca. La ricerca è stata condotta durante lo svolgimento dell’anno scolastico 2004-2005. 135 Infanzia e adolescenza, 6, 3, 2007 ■ Strumenti ■ Procedura Per la misurazione dell’alessitimia è stata utilizzata la Twenty-item Toronto Alexithymia Scale (TAS-20) (Bagby et al., 1994a), nella versione italiana (Bressi et al., 1996) standardizzata nella popolazione adulta. Gli altri strumenti utilizzati sono: 1. Scheda di raccolta dati per individuare le caratteristiche socio-demografiche degli studenti. 2. Symptom Check List (SCL-90) Revised (Derogatis, 1977), nella versione italiana (Magni, Messina, De Leo, Mosconi e Carli, 1983), per la valutazione del benessere psico-fisico percepito. L’SCL-90 è un questionario composto di 90 item e costituito da 9 sottoscale, che riflettono altrettante dimensioni sintomatiche di disagio: Somatizzazione (SOM), Ossessività Compulsiva (OC), Relazioni Interpersonali (INT), Depressione (DEP), Ansia (ANX), Ostilità (HOS), Ansia Fobica (PHOB), Ideazione Paranoica (PAR), Psicoticismo (PSY). La scala fornisce un Indice Globale di Disagio (GSI) e dei punteggi relativi ad ogni singola scala. 3. Attachment Style Questionnaire (Feeney, Noller e Hanrafahan, 1994) nella versione italiana (Fossati, Donati, Donini, Novella, Bagnato, Acquarini e Maffei, 2003) per la valutazione degli stili di attaccamento. È costituito da 40 item che descrivono una serie di atteggiamenti, opinioni, sentimenti verso se stessi e verso gli altri, cui si risponde tramite una scala che va da 1 (totalmente in disaccordo) a 6 (totalmente d’accordo). Lo strumento permette di individuare 5 dimensioni relazionali: Fiducia (riconducibili allo stile di attaccamento Sicuro), Disagio per l’Intimità e Secondarietà delle Relazioni (riconducibili allo stile di attaccamento Insicuro-Distanziante), Bisogno di Approvazione e Preoccupazione per le Relazioni (riconducibili allo stile di attaccamento Insicuro-Preoccupato). 4. Eating Attitude Test (EAT), (Garner e Garfinkel, 1979; Garner, Olmsted, Bohr e Garfinkel, 1982) per la valutazione di eventuali disturbi del comportamento alimentare presenti nel campione preso in esame. Il questionario è costituito da 40 item, con affermazioni riguardanti il rapporto con il cibo e con la nutrizione, nonché la percezione della propria immagine. I soggetti hanno cinque possibilità di scelta, da “sempre” a “mai”. I punteggi maggiori di 30 sono considerati indicativi di disturbi del comportamento alimentare. Al fine di motivare gli studenti alla collaborazione e di suscitare il loro interesse è stata loro sottolineata l’importanza di partecipare a un progetto di ricerca alla loro età. Sono stati contattati precedentemente i dirigenti scolastici delle rispettive scuole implicate nella ricerca, al fine di ottenere l’autorizzazione alla somministrazione dei questionari. Non sono stati richiesti elementi atti ad identificare i singoli soggetti, nel rispetto delle norme vigenti sulla privacy. ■ Analisi statistiche È stata effettuata in primo luogo un’analisi descrittiva del campione, per le variabili età, sesso, composizione del nucleo familiare, profitto scolastico e professione dei genitori. Successivamente è stata effettuata un’analisi fattoriale (componenti principali) di tipo esplorativo per verificare l’applicabilità della scala su tutto il campione adolescenziale. È stato in seguito effettuato un confronto tra gli studenti maschi e femmine rispetto alle medie dei punteggi ottenuti ai questionari somministrati: rispetto alle variabili continue si è utilizzata la tecnica statistica della t di Student e in merito alle variabili categoriali la tecnica del χ2. È stata valutata l’associazione tra alessitimia e le altre variabili esaminate attraverso una correlazione lineare solo nel campione siciliano di 160 soggetti. ■ Risultati Analisi fattoriale Un obiettivo prioritario di questo lavoro è stato quello di verificare l’applicabilità della TAS-20 su una popolazione adolescenziale, su cui non erano ancora stati effettuati degli studi specifici. A questo scopo, è stata effettuata un’analisi fattoriale esplorativa su 360 soggetti. Sulla base dello scree-test (vedi Tabella 1) , è emersa una soluzione a 4 fattori, che spiega il 44.5% della varianza totale, rispetto al 31% di varianza totale spiegata nella TAS-20 negli adulti in Canada (Bagby, Parker e Taylor, 1993) . Dalla rotazione Varimax (Tabella 2) e dalle relative saturazioni fattoriali nel campione di adolescenti esaminato emerge una soluzione a 4 fattori. 136 V. La Ferlita et al: Alessitimia e adolescenza: studio preliminare di validazione della TAS-20 Tabella 1 – Analisi fattoriale esplorativa. Autovalori e percentuale di varianza spiegata Autovalori % Varianza % Varianza Componenti spiegata cumulata 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 3,747 2,099 1,560 1,469 1,074 1,003 .911 .880 .826 810 18,734 10,496 7,799 7,481 5,371 5,015 4,557 4,339 4,128 4,050 18,734 29,230 37,030 44,511 49,882 54,897 59,454 63,853 67,981 72,032 Tabella 2 – Rotazione Varimax: saturazione dei fattori. ITEMS Fattore 1 Fattore 2 Fattore 3 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 .373 .0914 .689 .00606 -.0218 .515 .725 -.0573 .597 .0202 .234 .108 .596 .513 .0662 .0803 .116 -.0446 .184 .107 .507 .696 -.253 .592 .0845 .171 .108 .129 .225 .0728 .650 .541 .370 .180 .133 .000712 .513 .0146 -.143 -.00580 .119 .0164 .0414 .0694 .698 -.0387 .0355 .0723 -.0187 .810 -.113 .0699 -.0444 .0691 -.191 -.0367 -.106 .757 .459 .270 Fattore 4 .0040 .0924 .0516 -.0885 -.0562 -.0325 -.0718 .498 .287 -.0567 .253 .0336 -.0428 .166 .670 .685 .334 .0388 .322 .467 Alpha di Cronbach = 0.74 Alpha di Cronbach Standardizzato = 0.74 Split Half - Part 1: Media = 27.28; sd = 6.40; Varianza = 40.85 Split Half - Part 2: Mean = 28.08; sd = 6.83; Varianza: 46.61 Guttman Split Half = 0.73 Per quanto riguarda il Fattore 1 (Difficoltà ad Identificare i Sentimenti) il risultato è in accordo con il Fattore 1 isolato nel lavoro di Bagby et al. (1994a), tranne per l’item 1 che satura il fattore 2. Gli item corrispondenti sono: Item 3 Provo delle sensazioni fisiche che neanche i medici capiscono Item 6 Quando sono sconvolto non so se sono triste, spaventato o arrabbiato Item 7 Sono spesso disorientato dalle sensazioni che provo nel mio corpo Item 9 Provo sentimenti che non riesco a identificare Item 13 Non riesco a capire cosa stia accadendo dentro di me Item 14 Spesso non so perché mi arrabbio Anche per il Fattore 2 (Difficoltà a Descrivere i Sentimenti) il risultato è in accordo con la versione precedente, fatta eccezione, come evidenziato in precedenza, per l’Item 1 che ha una maggiore saturazione in questo fattore. Gli item inclusi sono i seguenti: Item 1 Sono spesso confuso circa le emozioni che provo Item 2 Mi è difficile trovare le parole giuste per esprimere i miei sentimenti Item 4 Riesco facilmente a descrivere i miei sentimenti Item 11 Mi è difficile descrivere ciò che provo per gli altri Item 12 Gli altri mi chiedono di parlare di più dei miei sentimenti Item 17 Mi è difficile rivelare i miei sentimenti più profondi anche agli amici più intimi Per quanto concerne invece l’originario Fattore 3 (Pensiero Orientato all’Esterno) in questo campione risulta scomposto in due fattori distinti. Il primo comprende item che evidenziano un disinteresse a utilizzare le emozioni come segnale e guida nel rapporto con se stessi e con gli altri. Per tale motivo è stato denominato “Difficoltà nel Contatto e nell’Utilizzo delle Emozioni” e include i seguenti item, tutti con lo scoring invertito: Item 5 Preferisco approfondire i problemi piuttosto che descriverli semplicemente Item 9 È essenziale essere in contatto con le proprie emozioni Item 18 Posso sentirmi vicino a una persona anche se stiamo in silenzio Item 19 Trovo che l’esame dei miei sentimenti mi serve a risolvere i miei problemi personali Infine il Fattore 4 (Pensiero orientato all’esterno) risulta conforme a quello originale (Bagby et al., 1994a). Include infatti i seguenti item: Item 6 Preferisco lasciare che le cose seguano il loro corso piuttosto che capire perché sono andate in quel modo Item 13 Con le persone preferisco parlare delle cose di tutti i giorni piuttosto che delle loro emozioni Item 14 Preferisco vedere spettacoli leggeri piuttosto che a sfondo psicologico 137 Infanzia e adolescenza, 6, 3, 2007 Item 20 Cercare significati nascosti in films o commedie distoglie dal piacere dello spettacolo. lastico), ma non è stata riscontrata alcuna differenza statisticamente significativa fra i differenti gruppi considerati. Questo dato conferma i risultati di una delle poche ricerche epidemiologiche effettuate in età adolescenziale (Joukamaa, Taanila, Veijola, Karvonen e Koskinen, 2004). L’alessitimia nel campione di adolescenti Come evidenziato nella Tabella 3, nel campione di adolescenti esaminato la media di alessitimia rilevata è più alta (m = 51,73) di quella degli adulti italiani (m = 44.7) (Bressi et al., 1996). Nella tabella vengono anche riportate le medie dei 4 Fattori. Non è stata rilevata una differenza significativa tra le medie nei due sessi, fatta eccezione per il fattore F4 (Pensiero Orientato all’Esterno), il cui punteggio risulta significativamente più alto nei maschi. Il risultato è in accordo con altri studi (Parker, Taylor e Bagby, 2002). Sono state anche effettuati confronti sulle medie dei punteggi alla TAS-20 per le altre variabili socio-demografiche considerate (genitori divorziati, numero dei fratelli/sorelle, professione dei genitori, rendimento sco- Correlazioni dei punteggi di alessitimia con le variabili psicologiche esaminate Dai risultati emerge che l’alessitimia correla significativamente e positivamente con un maggior rischio di comportamenti alimentari disturbati (EAT) e con tutte le dimensioni dell’attaccamento insicuro, in particolare con le scale Disagio per Intimità e Secondarietà delle Relazioni (stile di attaccamento Evitante) e Bisogno di Approvazione e Preoccupazione per le Relazioni (stile di attaccamento Ansioso). (Vedi Tabella 4) Come si può vedere nella Tabella 5 i punteggi di alessitimia, nel campione di adolescenti preso in esa- Tabella 3 – Medie e deviazioni standard dei punteggi della TAS-20 e dei 4 Fattori, divisi per campione totale, maschi e femmine. Totale (N = 360) TAS-20 F1 F2 F3 F4 Maschi (N = 195) Femmine (N = 165) media ds media ds media ds t p 51.73 17.96 14.97 8.50 10.28 10.81 5.71 4.87 2.80 3.76 51.36 17.04 14.38 8.68 11.26 11.37 5.64 4.70 2.78 3.86 52.05 18.74 15.48 8.35 9.43 10.36 5.68 4.97 2.32 3.47 0.40 1.90 1.43 0.74 3.15 0,687 0,06 0,155 0,463 0,002 Tabella 4 – Correlazioni unilineari fra i punteggi della TAS-20 totale e dei rispettivi fattori con il questionario sulle abitudini alimentari (EAT) e sugli stili di Attaccamento (mediante coefficiente di correlazione r di Pearson). TAS-20 EAT Fiducia Disagio intimità Secondarietà delle Relazioni Bisogno di Approvazione Preoccupazione per le Relazioni .309 -.078 .531 .271 .573 .389 In grassetto le correlazioni significative a livello di p<0.01 Tabella 5 – Correlazioni unilineari fra TAS-20 e SCL-90-R (mediante coefficiente di correlazione r di Pearson). ANX Ansia TAS20 .416. DEP HOS Depressione Ostilità 482 .348 INT OC PAR PHOB PSY SOM GSI Ossessività Ideazione Ansia Psicoticismo Somatizz. Indice Relazioni Globale Interpersonali Compulsiva Paranoica Fobica Disagio .531 .335 Tutte le correlazioni della tabella sono significative a livello di p<0.01 138 .437 .317 .469 .259 .449 V. La Ferlita et al: Alessitimia e adolescenza: studio preliminare di validazione della TAS-20 me, correlano significativamente e positivamente con i punteggi di tutte le scale di distress psicologico del questionario SCL-90. Tutte le caratteristiche psicologiche misurate nel campione di adolescenti vengono riassunte nella Tabella 6. ■ Discussione La verifica dell’applicabilità della TAS-20 sugli adolescenti da noi analizzati ha evidenziato che differentemente dalla tradizionale soluzione trifattoriale, il terzo fattore si scompone in ulteriori due fattori. L’instabilità del terzo fattore, evidenziata in questo studio in una popolazione diversa da quella adulta normale, conferma i dati emersi in alcune ricerche effettuate sulla popolazione adulta in cui la soluzione fattoriale varia a seconda dei campioni studiati (Haviland e Reise 1996; Muller, Buhner e Ellring, 2003). Un altro dato rilevante emerso è che nel campione esaminato la scala, a prescindere dall’instabilità del terzo fattore, ha una validità fattoriale anche migliore di quella riscontrata sugli adulti. In questo campione la soluzione a quattro fattori sembra funzionare meglio rispetto a quella trifattoriale mettendo in luce come, nei soggetti esaminati, una difficoltà nel contatto e nell’utilizzo della vita emozionale si correli a marcate difficoltà intrapsichiche e nell’ambito dei comportamenti. Prima di proseguire con la discussione, ci sembra opportuno sottolineare i limiti dell’utilizzo della TAS20 e in generale degli strumenti self-report, ovvero l’opportunità di misurare con un questionario autosomministrato dimensioni complesse come quella dell’alessitimia. Infatti “la valutazione del tratto psicologico che si intende misurare è inevitabilmente dipendente dalla volontà o possibilità del soggetto di riferire ciò che sente. Paradossalmente è proprio questa la capacità che dovrebbe essere deficitaria negli alessitimici” (Porcelli e Todarello, 2005) Sulla base di queste critiche, sono state recentemente sviluppate alcune misure alternative alla TAS20, in cui si utilizzano modalità diverse di misurazione, cioè la valutazione e l’attribuzione del punteggio da parte di un esaminatore esterno. Dopo le diverse versioni del Beth Israel Questionnaire (Sifneos, 1973; Martinez-Sanchez, 1996), ormai poco usato, è stata recentemente costruita la “Toronto Structured Interview for Alexithymia” (Bagby, Taylor, Parker, Dickens, 2006). Si tratta di un’intervista strutturata a 24 item, tuttora in corso di validazione. Il test, oltre a mostrare promettenti caratteristiche di validità e affidabilità in proprio, mostra discrete correlazioni con la TAS 20. I limiti propri delle scale self-report, potrebbero però stimolare una riflessione: oltre che a migliorarli Tabella 6 – Caratteristiche psicologiche del campione di adolescenti Totale (N = 160) media ds Maschi (N = 74) media ds Femmine (N = 86) media ds EAT 17.61 10.98 14.40 8.99 20.38 ATTACCAMENTO Fiducia Disagio intimità Secondarietà delle relazioni Bisogno di approvazione Preoccupazione per le relazioni 28.67 32.55 18.73 23.82 28.94 5.39 6.18 5.10 4.96 5.71 28.23 32.82 19.78 23.08 28.00 5.34 5.60 4.68 4.47 5.71 0.91 0.97 0.98 1.15 1.11 1.13 0.50 0.80 0.89 0.95 0.67 0.72 0.78 0.70 0.65 0.67 0.57 0.68 0.68 0.55 0.67 0.78 1.01 1.02 0.98 1.03 0.39 0.80 0.69 0.83 0.46 0.53 0.79 0.58 0.55 0.53 0.45 0.57 0.44 0.39 SCL-90-R ANX (Ansia) DEP (Depressione) HOS (Ostilità) INT (Sensibilità interpers.) OC (Ossessività) PAR (Sospettosità) PHOB (Ansia fobica) PSY (Psicoticismo) SOM (Somatizzazione) GSI (Distress generale) 139 t p 11.81 3.55 0.001 29.04 32.31 17.82 24.45 29.76 5.44 6.66 5.30 5.29 5.62 0.95 0.52 2.46 1.75 1.96 0,341 0,604 0.01 0,081 0.05 1.12 1.15 0.95 1.27 1.23 1.22 0.60 0.81 1.06 1.06 0.79 0.82 0.77 0.77 0.71 0.76 0.64 0.62 0.80 0.64 4.29 3.36 0.52 2.22 2.40 1.82 2.31 0.04 3.60 2.67 <0.001 0.001 0,606 0.03 0.02 0,071 0.02 0,965 <0.001 0.008 Infanzia e adolescenza, 6, 3, 2007 sul piano psicometrico al fine di renderli più affidabili, sarebbe utile considerarli come strumenti il cui risultato va esaminato anche in relazione alla popolazione e al contesto in cui vengono somministrati. Riprendendo dunque i risultati del nostro studio, ci sembra che le variazioni della struttura fattoriale della TAS-20 secondo la popolazione esaminata, non vadano necessariamente considerate solo come un “difetto” dello strumento, ma possano indicare la presenza di differenze, anche qualitative, tra una popolazione e l’altra, rispetto ad un fenomeno così complesso come il contatto con le emozioni. Possiamo ipotizzare che questo si verifichi anche tra fasce di età diverse: l’instabilità del terzo fattore nel campione esaminato, potrebbe indicare una caratteristica propria della popolazione presa in considerazione. Il dato che ci sembra interessante, infatti, è che gli item contenuti nel fattore individuato, sembrano essere in relazione con una particolare difficoltà nell’utilizzo delle emozioni come segnale e guida nel rapporto con se stessi e con gli altri. Rispetto ai motivi di questa differenza tra adulti e adolescenti possiamo ipotizzare che nell’adolescente la difficoltà nel contatto con le emozioni sia ancora vissuta in uno stato “puro”, mentre nell’adulto finisca per connettersi più strettamente alle difese adottate per fronteggiarla, quali quelle sottese dal concetto di pensiero orientato all’esterno. I risultati ottenuti nelle diverse scale dei questionari somministrati nel campione di adolescenti esaminato confermano gli studi effettuati sulla popolazione adulta. Non è stata rilevata alcuna differenza significativa di genere nel punteggio di alessitimia (Bressi et al., 1996) tranne che relativamente al Fattore 4 (Pensiero Orientato all’Esterno) i cui punteggi risultano significativamente più alti nei maschi, confermando i dati sulla popolazione adulta (Salminem, Saarijarvi, Aarela, Toikka e Kahunen, 1998; Parker et al., 2002). Sono emerse inoltre correlazioni significative tra i punteggi della TAS-20 e i punteggi relativi alle altre variabili esaminate. In particolare, sul piano del disagio è emersa una correlazione tra alessitimia e rischio di disturbi del comportamento alimentare, a conferma dei risultati ottenuti sulla popolazione adulta. L’esame degli stili di attaccamento evidenzia una correlazione significativa tra l’alessitimia e tutte le scale dell’ASQ, fatta eccezione per Fiducia. Le correlazioni significative rilevate sono quelle con le sottoscale relative allo stile di attaccamento Insicuro (Evitante e Ansioso). Nel campione totale l’alessitimia risulta significativa- mente correlata anche con l’Indice Globale di Disagio psicologico e con tutte le sottoscale dell’SCL -90, a conferma, ancora una volta, dei dati rilevati negli adulti. L’associazione tra alessitimia e distress psicologico è stata infatti verificata ripetutamente tra gli adulti e numerosi studi hanno trovato una elevata proporzione di soggetti alessitimici in pazienti con diagnosi di psicopatologia di diverso tipo. Il dato di una associazione tra punteggi alla TAS-20 e tutte le scale dell’SCL-90 fornisce un’ulteriore sostegno alla concezione di Taylor (Taylor et al., 1997) dell’alessitimia come dimensione psicologica “transnosografica”, rispetto a patologie sia somatiche che psichiatriche accomunate dalla disregolazione affettiva. A questo proposito ci sembra importante citare due studi italiani in cui è stata utilizzata la TAS-20 su una popolazione adolescenziale, nell’ipotesi di una correlazione tra alessitimia e alcuni comportamenti patologici, nello specifico i disturbi del comportamento alimentare e l’assunzione di sostanze psicotrope. Nel primo lavoro, Caretti, Franzoni, Craparo, Pellegrini e Schimmenti (2007) focalizzano l’attenzione sui disturbi del comportamento alimentare nell’ottica di una mancata regolazione affettiva. È stato indagato su un campione clinico di 73 donne di età media 18.27 anni, affette da anoressia e bulimia, il ruolo della disregolazione affettiva, dei processi dissociativi e dei vissuti traumatici nello sviluppo dei DCA. Anche in questo studio l’incapacità di identificare e simbolizzare i propri stati emotivi, esito di relazioni primarie deficitarie, è correlato in modo significativo con comportamenti patologici, in linea con le ricerche sulla disregolazione affettiva (Taylor et al., 1997). L’alessitimia, soprattutto come “Difficoltà ad identificare le emozioni”(Fattore 1 della TAS-20), presenta un’elevata correlazione con le variabili esaminate, e insieme alle esperienze dissociative predice significativamente i vissuti traumatici dei soggetti. Anche in questo caso, come nel nostro studio, il punteggio medio della TAS-20 è abbastanza elevato (54.11), e questo ci sembra un riscontro importante su questa fascia d’età. Il campione esaminato però, a differenza del nostro, è un campione clinico, in cui dunque la patologia è già evidente. Nel 2006 Caretti, Craparo e Schimmenti avevano esaminato un campione non clinico di soggetti adolescenti di scuola media superiore, di età media 17.5 anni, che dichiaravano di fare uso di sostanze psicotrope. Lo scopo era quello di valutare se l’alessitimia (sempre nell’ottica della disregolazione affettiva), insieme alla dissociazione e alla presenza di vissuti traumatici, sia un fattore di rischio per lo svilup- 140 V. La Ferlita et al: Alessitimia e adolescenza: studio preliminare di validazione della TAS-20 po di dipendenza da sostanze. Anche in questo caso l’alessitimia correla positivamente, specie nel fattore F1, con le esperienze dissociative e con le condizioni traumatiche percepite dai soggetti, confermando dunque l’ipotesi degli autori. In entrambi gli studi la media dell’età è più alta rispetto al nostro campione, mantenendosi tuttavia nella fascia di età che viene considerata adolescenziale. Le analogie con i risultati da noi ottenuti, sia nella media dell’alessitimia che nella correlazione con le variabili considerate, costituiscono un dato interessante su cui riflettere: gli studi sull’età adolescenziale sembrano infatti indicare da più parti come l’individuazione della dimensione alessitimica già nell’adolescenza dia indicazioni importanti sul ruolo che essa riveste nell’insorgenza della patologia. L’incapacità di elaborazione cognitiva delle emozioni tra gli adolescenti, così come nella popolazione adulta, è strettamente associata a comportamenti in cui il vissuto emozionale non simbolizzato viene agito attraverso il comportamento patologico, in diverse forme, e di certo approfondire questo filone di ricerca potrebbe essere utile anche in termini predittivi per evidenziare una difficoltà che inizia a manifestarsi precocemente. L’adolescenza è un’età di transizione in cui la personalità non è ancora stabile e crediamo sia rischioso dare definizioni certe, dunque riteniamo che siano necessari studi ulteriori, anche di tipo longitudinale, per capire se le associazioni riscontrate su questa fascia d’età possano costituire un fattore di rischio per la manifestazione e la stabilizzazione di disturbi clinicamente rilevanti in età adulta. Il nostro studio si propone inoltre come preliminare rispetto alla validazione della scala: il prossimo obiettivo sarà quello di effettuare un’analisi confermatoria sui dati ottenuti. In conclusione, dunque, la validazione della TAS-20 in adolescenza richiede ulteriori approfondimenti al fine di verificare l’affidabilità del test, ampliando anche la numerosità del campione e utilizzando le variabili sociodemografiche per un’adeguata stratificazione, in modo che sia più rappresentativo. Tuttavia riteniamo che la misura della dimensione alessitimica su questa fascia d’età costituisca un’opportunità per meglio comprendere il rapporto esistente tra emozioni, parole e pensieri nello sviluppo psichico normale e patologico dell’adolescente, per evidenziare un fattore di rischio per lo sviluppo di malattie psicosomatiche e disturbi psicopatologici in età adolescenziale e adulta, infine per comprendere maggiormente il legame tra sviluppo emotivo e stile di attaccamento. ■ Bibliografia Bagby RM, Parker JDA, Taylor GJ (1993), Item selection and cross-validation of the factor structure. Journal of Psychosomatic Research, 38. Bagby RM, Parker JDA, Taylor GJ (1994a), The Twenty – item Toronto Alexithymia Scale-I. Item selection and cross validation of the factor structure. Journal of Psychosomatic Research, 38, 23-32. Bagby RM, Parker JDA, Taylor GJ (1994b), The Twentyitem Toronto Alexithymia Scale-II. Convergent, discriminant and concurrent validity. 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Indirizzo per la corrispondenza: Dott.ssa Valeria La Ferlita Via F. Corridoni, 3 95129 Catania E-mail: [email protected] 144