Osservazioni sul documento “La qualità dell`aria della

Transcript

Osservazioni sul documento “La qualità dell`aria della
WWF Italia
Sezione regionale
Friuli Venezia Giulia
Via Cussignacco 38
33100 Udine
Tel e fax: 0432 502275
e-mail: [email protected]
sito:
www.wwf.it/friuliveneziagiulia
Osservazioni sul documento “La qualità dell’aria della città
di Trieste con particolare riferimento alla zona di Servola”
(allegato alla proposta di Piano regionale di miglioramento della qualità dell’aria)
Emissioni nel Comune di Trieste
Va riconosciuto che per la prima volta viene redatto un catasto delle emissioni che permette di
individuare e quantizzare le principali fonti di inquinamento. Va sottolineato però che le emissioni
non sono direttamente correlabili con la qualità dell’aria, valutata a qualche metro dal suolo
mediante il monitoraggio tramite centraline. Infatti la quota di emissione svolge un ruolo
determinante e sotto questo profilo le emissioni da traffico sono le più penalizzanti sulla qualità
dell’aria. A parere dello scrivente questi aspetti andavano affrontati e approfonditi.
Emissioni da traffico portuale
Destano stupore e sconcerto gli altissimi valori di emissione calcolati per il macrosettore 08-Altre
sorgenti mobili (traffico portuale), in particolare il contributo sul totale delle emissioni nel comune
di Trieste per NOx (36%), PTS (41%), SO2 (55%), valori che da stravolgono completamente il
quadro emissivo finora noto. Per quanto riguarda l’emissione di PM10 da parte del traffico navale
non viene fornito alcun dato, presumibilmente per la mancanza dei relativi fattori di emissione,
comunque andava fatta perlomeno una stima, considerato che nelle combustioni la percentuale di
PM10 rispetto a quella di PTS varia tra il 50% e il 90%. Inoltre, anche in relazione al progetto di
realizzazione di un rigassificatore che comporterà un notevole incremento del traffico marittimo,
andavano approfonditi i seguenti punti:
- Ubicazione dei principali attracchi, frequenza di approdo e stazza delle navi coinvolte.
- Esplicitazione delle modalità operative di crociera.
- Calcolo diffusionale degli inquinanti nelle situazioni critiche (assenza di vento, stabilità dell’aria,
inversioni termiche) o che possono creare criticità (brezze di mare).
- Possibilmente una verifica sperimentale con centralina mobile, utilizzando come tracciante SO2.
Emissioni da traffico
Per questo tipo di emissioni andavano forniti dati sia per le emissioni lineari che per quelle diffuse,
queste ultime principali responsabili dell’inquinamento nel centro urbano di Trieste. Desta
sconcerto che questo aspetto sia stato completamente trascurato. Addirittura nell’istogramma di
pag. 30 vi è un refuso che non permette di distinguere il contributo dei due tipi di emissione a
livello provinciale.
La gestione dei Soci e del Tesseramento WWF
è certificata ISO 9001:2000 (cert. n. 03.845)
Lo scopo finale del WWF è fermare e far regredire il degrado
dell’ambiente naturale del nostro pianeta e contribuire a costruire
un futuro in cui l’umanità possa vivere in armonia con la natura.
Registrato come:
WWF Italia
Via Po, 25/c
00198 Roma
Cod.Fisc. 80078430586
P.IVA IT 02121111005
Ente morale riconosciuto con
D.P.R. n. 493 del 4.4.74.
Schedario Anagrafe Naz.le
Ricerche N. H 1890ADZ.
O.N.G. idoneità riconosciuta
con D.M. 2005/337/000950/5
del 9.2.2005 - ONLUS di
diritto
Emissioni industriali e il contributo della Ferriera
Vengono forniti dati puntuali, però non viene evidenziata l’altezza effettiva e quella efficace di
emissione. L’istogramma di pag. 33 ha un significato molto relativo se non si hanno certezze sulle
emissioni del traffico portuale.
Analisi dei dati meteoclimatici
Va sottolineato che la dispersione di un inquinante nell’aria avviene sia in senso verticale che
laterale. Nel primo caso giocano un ruolo determinante le condizioni di stabilità dell’aria, nel
secondo la velocità dei venti. Il primo aspetto viene completamente trascurato, non solo non si parla
di frequenza delle classi di stabilità dell’aria, ma nemmeno vengono forniti dati sulle inversioni
termiche che provocano accumulo di inquinanti nell’aria e, se protratte per diversi giorni, possono
addirittura modificare il quadro annuale della qualità dell’aria.
Anche il secondo aspetto non è ben delineato: manca un approfondimento sulle brezze di monte e
di mare che giocano un ruolo determinante nel periodo estivo, tenuto conto che le più importanti
attività industriali e il traffico marittimo si svolgono in prossimità della costa. Manca inoltre un
quadro dettagliato delle calme di vento, che vanno ben definite in termini di grandezza (0,5 o 1,0 o
1,5 m/s ?) e la cui frequenza va riportata in termini statistici per ogni mese dell’anno.
La rete di rilevamento della qualità dell’aria
Manca un’analisi critica sulla idoneità dell’attuale rete, al fine di un monitoraggio rappresentativo
della qualità dell’aria.
A nostro avviso è necessaria una profonda revisione di tutto il sistema perché vi è un eccesso di
postazioni nel centro cittadino a scapito della periferia e delle zone verdi, con conseguente
mancanza di dati sui valori di inquinamento di fondo. Ricordiamo tra l’altro che Trieste si sviluppa
su colline fino a 200 metri di altezza e che l’inquinamento dell’aria provocato da fonti puntuali in
certe circostanze può interessare i colli circostanti la città. Il posizionamento delle centraline è stato
fatto nel corso degli anni non tenendo conto dei risultati di modelli di dispersione degli inquinanti –
non disponibili – ma in base a conoscenze sommarie sulla qualità dell’aria e ad esigenze più
pratiche che scientifiche.
Sarebbe stato auspicabile definire per ogni centralina le finalità di monitoraggio, in relazione alla
provenienza degli inquinanti. Ad esempio a cosa serve il monitoraggio effettuato dalla centralina
situata sulla sommità del monte S. Pantaleone?
Un altro punto che andava chiarito è quello dell’affidabilità dei dati per gli anni pregressi.
Non si tratta di fare una critica del passato bensì di capire da quando i dati sono utilizzabili, ad
esempio per ricavare dati medi e trend significativi. Va infatti evidenziata l’estrema variabilità del
numero di superamenti orari o giornalieri che si verifica da un anno all’altro, causata solo e soltanto
da diverse condizioni meteoclimatiche.
A tale proposito sorge spontanea la domanda: perché si è preso in considerazione un periodo di
monitoraggio di soli quattro anni (2005-2008) che non permette di definire un trend affidabile di
evoluzione dell’inquinamento?
Biossido di azoto
Va rilevato che non è stato esplicitato il numero di superamenti del valore limite orario di
riferimento per il 2008 (220 μg/mc) e del limite previsto per il 2010 (200 μg/mc), dati molto più
significativi dei valori massimi orari riportati invece nella tabella 4 di pag. 65.
Perché non è stato riportato il numero di superamenti del valore orario di 200 μg/mc, riferiti ad un
arco di anni sufficientemente ampio, in modo da individuare un trend affidabile?
Perché in definitiva è stato trascurato l’aspetto dei superamenti orari, molto più delicato di quello
della media annua?
Se l’inquinamento da NO2 in piazza Libertà è imputabile prevalentemente al traffico urbano, quale
giustificazione hanno i valori elevati riscontrati sul monte S. Pantaleone?
Non si può parlare di trend, considerata la variabilità delle condizioni meteoclimatiche, per un
periodo di monitoraggio di soli quattro anni!
Polveri PM10 e ozono
Tutte le critiche fatte precedentemente sui trend valgono anche per questi due parametri. È
fuorviante parlare di decrementi o incrementi annui di concentrazioni con così pochi dati annui a
disposizione.
I dati di ozono fanno riferimento alle centraline di piazza Libertà e Monte S. Pantaleone; quale è
però la situazione nel resto della città, nella periferia, sull’altopiano carsico, considerato che i due
siti in cui vengono effettuate le misure sono anche i più inquinati da NO2, e quindi da NO che
reagisce con l’ozono abbassandone la concentrazione?
Diffusione di alcuni inquinanti
Per gli ossidi di azoto provenienti da sorgenti puntuali in provincia di Trieste e nel comune di
Monfalcone è stata modellizzata la loro dispersione relativamente a due giornate diverse:
- 22/07/2007 ore 05, venti da S /SO con intensità a terra di 3 m/s;
- 25/02/2008 ore 08, calma di vento.
Non vengono specificate le motivazioni di tale scelta, che presenta aspetti singolari per quanto
riguarda l’ora di riferimento (praticamente assenza di insolazione solare); non viene inoltre indicato
se le ricadute al suolo di NOx sono espresse in termini di NO o di NO2.
Non è dato sapere quali fossero le condizioni di stabilità dell’aria né se il modello utilizzato ha
tenuto conto della complessa orografia della provincia di Trieste.
Dall’esame delle figure 48 e 53 le massime ricadute sono valutabili in 20 μg/mc e vanno ad
interessare una parte della città di Trieste e della sua periferia meridionale. Viene dedotto che il
contributo delle sorgenti industriali puntuali (e a maggior ragione della Ferriera) non risulta
rilevante rispetto al contributo del traffico.
Ad avviso dello scrivente si tratta di una deduzione arbitraria, in quanto niente è dato sapere sulla
rappresentatività delle due situazioni. Sarebbe stato molto più interessante valutare le ricadute in
situazioni critiche di dispersione (calma di vento e stabilità dell’aria), tenendo conto dell’orografia
della zona. Si allegano a tale proposito le osservazioni prodotte dal WWF sullo Studio di impatto
ambientale relativo al progetto di una centrale termoelettrica da 400 MWe nel porto industriale di
Trieste, che contengono interessanti considerazioni sulle emissioni di NOx da parte dei principali
complessi industriali del Comune di Trieste e sulle loro ricadute, in particolare sulle zone collinari
abitate di Trieste.
Conclusioni
Si concorda con quanto riportato nel documento, sottolineando però la necessità di un
approfondimento per quanto riguarda il problema degli ossidi di azoto e dell’ozono nei termini
precedentemente indicati.
Va inoltre rilevato che attraverso i modelli di diffusione va fatto un paziente lavoro di raccordo tra i
dati di emissione e la situazione di qualità dell’aria, in modo da definire in modo obiettivo – per lo
meno a grandi linee – il contributo delle singole fonti emissive sull’inquinamento dell’aria in un
territorio estremamente complesso come quello triestino.
Dott. Fabio Gemiti
Referente WWF Friuli Venezia Giulia
per il settore Inquinamenti
Allegati: Centrale termoelettrica a ciclo combinato da 400 MWe nel porto industriale di Trieste proposta
dalla società “Lucchini Energia srl” - Osservazioni del WWF sullo studio di impatto ambientale.