Tra democrazia e dignità umana. Intervista a Krienke sul discorso

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Tra democrazia e dignità umana. Intervista a Krienke sul discorso
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Tra democrazia e dignità umana. Intervista a Krienke sul discorso del
Papa al Bundestag
Markus Krienke 05/12/2011
"Questa visita resterà sempre nella mia memoria". Così Benedetto XVI in una lettera indirizzata al presidente della Conferenza
episcopale tedesca, mons. Robert Zollitsch, sul recente viaggio apostolico del Papa in Germania (22-25 settembre).
Abbiamo pensato di ripercorrere una delle tappe fondamentali di quella visita – il discorso al parlamento tedesco
– e ampliarne le conseguenze, intervistando il prof. Markus Krienke che, tedesco di origine e formazione, può
aiutarci a leggere la realtà socio – politica e cristiana della Germania, suo paese natale.
Prof. Krienke perché l'intervento di Benedetto XVI al Bundestag è stato giudicato così importante dai
maggiori osservatori europei?
Penso per il fatto che ricordando ai politici che il loro compito è di cercare di realizzare la "giustizia" Benedetto XVI
abbia delineato i fondamenti per comprendere che cosa sia "giusto" e "come si debba operare in tal senso". Critica il
"principio di maggioranza" come unica fonte del "giusto". Essa non sarebbe applicabile alle "questioni fondamentali del
diritto nelle quali sono in gioco la dignità dell'uomo e dell'umanità". La tradizione europea ha chiamato questa altra fonte
"diritto naturale" e la dichiarazione dei "diritti fondamentali dell'uomo" è uno dei suoi risultati più importanti. La ragione
per cui la vita umana è dotata di una dignità (che non sta in nessun modo alla disposizione della decisione democratica)
sta nel fatto che l'uomo non si crea da sé: se una comunità politica non rispetta questo dato fondamentale – il
dato della vita umana – essa fa dello Stato una «banda di briganti» che decide sulla vita umana.
E' significativo che Benedetto XVI abbia parlato della dignità umana, proprio nella Germania che nel Terzo
Reich ha fatto la tragica esperienza di uno Stato che riteneva che fosse esso stesso l'ultimo "giudice" su ciò
che è la "dignità umana" e che ricordi oggi a tutti gli Stati che questo pericolo non è semplicemente una
esperienza storica, ma che è terribilmente attuale. Concorda?
Sì, poiché la democrazia, secondo Benedetto XVI, non è una garanzia assoluta per la tutela della dignità umana.
Dobbiamo affrontare questo problema proprio nel momento in cui l'uomo tramite la scienza e la tecnica acquista,
secondo le parole del Papa, un «potere finora inimmaginabile: l'uomo è in grado di distruggere il mondo. Può
manipolare se stesso. Può, per così dire, creare esseri umani ed escludere altri esseri umani dall'essere uomini». Su
questo potere si può veramente decidere "democraticamente"?
Il Papa ha sottolineato l'importanza della tradizione cristiana europea per lo stato di diritto secolare e neutrale
nei confronti delle varie religioni ed ideologie. Come recuperarla in Europa?
La "dignità dell'uomo" è - occorre dirlo con forza - l'eredità centrale e principale dell'identità europea, di cui Benedetto
XVI ha sottolineato la triplice origine: dalla fede ebraico-cristiana (Gerusalemme), dalla ragione filosofica (Atene) e dal
pensiero giuridico (Roma). L'Europa perderebbe la sua cultura nella misura in cui questa dignità in forma giuridica
dimenticasse sia il fondamento religioso sia quello laico. E' significativo che l'Europa non è una "nazione", ma un
insieme di Stati che vivono sulla base dei Trattati dal 1957 – Roma - al 2007 – Lisbona -, e quindi è
costruita sul diritto. Così diventa una questione centrale se il "diritto" europeo, formato dai Trattati, sia soltanto il
risultato dell'accordo di interessi nazionali, oppure se nei Trattati, cioè nel diritto, si realizzano anche valori fondamentali
non negoziabili che caratterizzano l'identità culturale d'Europa.
L'Europa - se comprendo prof. Krienke - dovrebbe riscoprire la nozione della "dignità" dell'uomo e della natura
in generale?
Esattamente. A questa riscoperta aiuterebbe anche la nuova sensibilizzazione della "questione ecologica": essa ci aiuta
a capire di nuovo che la natura – a maggior ragione la natura umana – non sta alla disposizione
dell'arbitrio democratico, ma reca a noi l'appello di un valore irriducibile.
Pag 1/3 il discorso al Bundestag?
Veniamo all'Italia, come pensa possa aver ricaduta positiva
Il Papa ha parlato come filosofo cristiano, come uno che propone con il linguaggio della ragione i valori cristiani: non ha
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argomentato in modo apologetico o missionario, ma ha sollevato la domanda che concerne tutti i partiti, ossia quale sia
la necessaria base "non negoziabile" della politica in uno Stato laico e democratico dell'Europa. Questa dimensione dei
pronunciamenti del Papa in Italia, per la esistente frammentazione politica, spesso non viene percepita: qui si tende a
vedere il Papa o come l'esponente dei "lobbyisti" cattolici o come particolarmente vicino ad un determinato partito
politico. Così spesso non si coglie, purtroppo, la dimensione universale dei suoi pronunciamenti, quella che sottolinea
i valori non negoziabili per uno Stato laico di diritto, e che è quindi al di sopra della parcellizzazione partitica. Non
dimentichiamo poi che in Italia è nato uno dei padri fondatori dell'Europa, Alcide De Gasperi, con Robert Schumann e
Konrad Adenauer… Questi tre "padri" dell'Europa hanno dato la chiara visione che la costruzione dell'Europa
sull'idea dei Trattati e del diritto presuppone, e appunto non esclude, forti convinzioni sui valori fondamentali della vita
umana e come essi caratterizzano la nostra tradizione cristiana. Questi valori non negano ma implicano anche l'apertura
ad altre religioni e comunità all'interno dell'Europa. I tre padri dell'Europa erano poi convinti che anche se la politica si
basa su forti convinzioni cristiane, essa si deve esprimere razionalmente e ragionevolmente, attraverso la ragione
politica e il diritto, per cui hanno basato l'Europa su trattati giuridici impostandola quindi anche come un'unione
economica e di interessi: fin quando le idee campano solo per aria, e non vengono realizzate in concreti progetti politici,
economici e giuridici, esse non si realizzano.
Oggi in Italia, quale eredità si potrebbe dedurre da quest'analisi dei tre padri dell'Europa?
Due conseguenze precise.
Innanzitutto il discorso politico deve rispettare di più la dimensione istituzionale e giuridica nella quale si esprimono i
valori fondamentali dello Stato di diritto: né viene rispettata dal governo (che vuole le istituzioni funzionali al proprio fine
e alla conservazione del proprio potere, usando le stesse per seguire propri interessi); né dall'opposizione (che reclama
più rispetto per le stesse istituzioni, inseguendo in realtà, anch'essa i propri interessi politici, finalizzati al potere politico);
né dal popolo (il quale non riconosce più nelle istituzioni una garanzia non solo quando protesta nei cortei degli
"indignati", ma anche quando evade le tasse e i contributi finalizzati al bene comune). In tale situazione, l'egoismo degli
interessi propri sta per travolgere quell'ordinamento politico che è l'espressione istituzionale di ciò che reclama il Papa
con la dimensione "non negoziabile" della dignità umana in una democrazia. In una spirale fatale, i partiti del governo,
dell'opposizione e il popolo sovrano erodono le istituzioni politiche che garantiscono uno svolgimento della politica
secondo la dignità umana. Una volta erose queste istituzioni, la politica può facilmente diventare preda del potere e dell'
"arbitrio" – di uno, dei pochi, delle masse – che distrugge ogni ordine politico, orientato al bene comune.
Come seconda conseguenza la vita del politico deve corrispondere ai valori cristiani fondamentali della società, che
stanno alla base della dignità umana e delle istituzioni.
Tale dimensione ultimamente è stata chiaramente sottolineata dal Presidente della Conferenza Episcopale Italiana.
La crisi europea dell'euro acuisce il tutto in Italia. Ma basta una moneta a fare unità?
È evidente che non "basta" una moneta unica, ma che la dimensione economica non è nemmeno indifferente. Il Papa
nel suo discorso al Bundestag, riprendendo Sant'Agostino, non ha diviso la questione della "cultura" e dei "valori" dalla
dimensione "politica" o "economica" dello Stato. Infatti, la "giustizia" esprime l'insieme dell'assetto istituzionale. Con lo
standardizzare le misure economiche ed istituzionali, si crea anche un'infrastruttura affinché le diverse espressioni dei
valori e della dignità umana che gli spazi europei hanno sviluppato, possono incontrarsi ed esprimere insieme ciò che
sono i comuni valori dell'uomo in Europa. La dimensione delle misure economiche e funzionali evidentemente non deve
diventare un "fine a se stessa", ma è e rimane un mezzo importante per veicolare le idee: non dobbiamo dimenticare
che anche nei primi secoli il Cristianesimo ha approfittato delle misure economiche e politiche unificate in uno spazio
politico che era l'Impero Romano, per poter espandersi e ispirare con i suoi valori spazi culturali così differenti come il
Nord Africa e l'Isola britannica.
La crisi dell'Euro nasce quindi probabilmente dal fatto che l'Unione Europea, proprio nel settore economico e
finanziario, non è ancora riuscita ad imporre sufficienti regole istituzionali. Quindi, se abbiamo da un lato troppe regole
inutili, di quelle fondamentali e necessarie ne abbiamo ancora troppo poche!
Il beato Antonio Rosmini, di cui lei è uno dei massimi studiosi in ambito tedesco, che cosa ci suggerisce?
L'idea della "sussidiarietà", anche se egli non ha mai usato questa parola esplicitamente. Sappiamo che il Trattato
sull'Unione Europea di Maastricht (1992) ha stabilito per l'Unione Europea questo principio e che l'ha inteso come
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principio di "competenza": quali competenze politiche edPag
amministrative
spettano ai vari livelli dell'organizzazione
politica, cioè al livello comunitario, nazionale ecc. E' quindi un principio contro il "totalitarismo" politico. In quanto tale,
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aiuta a realizzare quel valore della "dignità umana" reclamata dal Pontefice a Berlino. Già Rosmini insegnò che la
società non si costruisce "dall'alto", ma a partire dalla persona, cioè "dal basso", e che "sussidiarietà" significa proprio
che i valori nella società, devono trovare accoglienza, a tutti i livelli, fino a quello più alto che è il valore della persona.
Intervista comparsa sul giornale diocesano di Novara a firma di Marco Canali
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