Cinotti Nicoletta - Il piacere, l`ansia e le difese

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Cinotti Nicoletta - Il piacere, l`ansia e le difese
Il piacere, l’ansia e le difese
L’ansia è una delle emozioni più pervasive e disturbanti. Anche se non sempre possiamo de finirla patologia, è pur vero che il
disagio che provoca è così forte che raramente passa inosservato.
La prima domanda però che dovremmo farci è perché proviamo
ansia?
Perché sono ansioso?
Proviamo ansia perché desideriamo qualcosa ma sappiamo che
questo può essere, anziché un piacere, una fonte di frustrazione.
Sappiamo che quel meeting di lavoro può darci molto piacere e
soddisfazione ma non siamo sicuri del risultato: proviamo ansia.
Sappiamo che quell’incontro potrebbe andare bene ma non è certo:
proviamo ansia. Sappiamo che stiamo per avere una crescita
professionale: proviamo ansia perché non siamo sicuri di essere
adeguati. E gli esempi potrebbero continuare all’in finito. Perché
l’ansia non discrimina tra cose positive e negative: possiamo
provare ansia nei momenti più belli della nostra vita che finiscono
così per essere veramente dif ficili!
Come dice Alexander Lowen l’ansia nasce come reazione alla
frustrazione provata in una condizione piacevole. Se, ripetutamente,
quando siamo aperti, amorevoli e rilassati accade un fenomeno
avverso – una frustrazione, una punizione o un rimprovero – è molto
possibile che si strutturi una forma di ansia cronica che ci porta ad
evitare la condizione piacevole che ha scatenato il rimprovero.
Oppure, cerchiamo di ripetere quella situazione piacevole ma in
modo da non provare ansia, per esempio attraverso l’uso di alcool.
Quindi l’ansia nasce come paura del piacere, perché abbiamo
associato al piacere una esperienza negativa e delle condizioni
ambientali avverse. Ecco perché qualsiasi ansioso ha bisogno di
sentirsi in un luogo sicuro. Il luogo, lo spazio fisico in cui si trova e
il messaggio – positivo – lo confortano sul fatto che niente di male
può accadergli. Nello stesso tempo, il comportamento di evitamento
dell’ansia ha un effetto paradossale: la ampli fica. Mentre incontrarla
con gradualità offre sollievo. Una mente piena di ansia, infatti, crea
proprio le paure che teme di più. Le crea ma non riesce a comprenderle ed esplorarle. Pensa continuamente a ciò che potrebbe
succedere senza darsi strumenti per comprendere come e perché succede. L’ansia ci porta a velare le nostre risorse e le nostre
qualità e rende più dif ficile lanciare uno sguardo verso la nostra mente originaria.
Ma come fare? E soprattutto, chi saremmo se non fossimo stati frenati dalla nostra ansia? Proviamo a vederlo in teoria e in
pratica…
Accetta il fatto che quando fai qualcosa di nuovo potrebbe andare male, e questo renderà tutto più facile”Alex
Noriega
I segnali contraddittori
L’ansia nasce in risposta a segnali contraddittori e può venire evocata dal presentarsi anche di qualsiasi altro segnale
ambivalente. Le situazioni originarie risalgono all’infanzia. I bambini, come dice Lowen, sono tutto cuore, sono cioè molto aperti
e, per questa ragione anche molto vulnerabili. Man mano che incontrano frustrazioni imparano a costruire dei con fini di
personalità e un senso di quello che può essere un luogo sicuro e un comportamento sicuro. Purtroppo anche i genitori stessi
non sono sempre fonte di piacere e sicurezza e, nella mente del bambino, possono essere associati anche alla possibilità del
dolore. È così che iniziamo ad imparare che anche le relazioni possono essere “pericolose”. Se le frustrazioni superano la
finestra di tolleranza allora diventa inevitabile che l’ansia lo spinga a costruire delle difese e non solo dei con fini. Possiamo
addirittura affermare che le difese sono un uso eccessivo dei con fini che diventano rigidi e poco adattabili al mutare delle
circostanze.
La mente ansiosa non comprende che quando sogna ad occhi aperti cose avvenute nel passato, non è nel
presente. E quando non siamo nel presente è dif ficile agire saggiamente. È più probabile che faremo quello che
siamo preoccupati di fare: sbagliare. Jan Chozen Bays
L’ansia e le difese
Le difese diminuiscono l’ansia ma riducono anche la vitalità. La difesa, ovviamente,
non blocca tutte le iniziative di ricerca del piacere, ma ogni difesa, ponendo un
limite alla vitalità è anche un piccola morte. In bioenergetica i vari tipi di difese
sono considerati come insieme di tensioni psicosomatiche e formano delle
tipologie caratteriali che de finiscono lo stile di ricerca del piacere di ogni individuo.
Per Lowen infatti la ricerca del piacere è l’orientamento primario dell’essere umano
mentre la ricerca della realtà è un orientamento secondario. Questo spiega perché
per lui l’ansia è la spinta che produce le difese e non il loro effetto.
Dal crepacuore ci difendiamo rinunciando ad amare e dalla morte rinunciando a vivere. Alexander Lowen
Ogni struttura caratteriale è mantenuta da un insieme di tensioni muscolari croniche, spesso inconsce, che limitano l’impulso a
protendersi, ad esporsi, a cercare. È anche un atteggiamento psichico sostenuto da un insieme di negazioni, razionalizzazioni e
proiezioni che fanno sì ci che sia una identità funzionale tra mente e corpo e che il cambiamento, perché sia davvero stabile e
duraturo, debba partire dal corpo, ossia dallo scioglimento proprio di quelle tensioni muscolari croniche che spesso non
avvertiamo nemmeno più.
Noi terapisti bioenergetici non avviciniamo un paziente guardandolo come un tipo caratteriale. Lo consideriamo
un individuo unico la cui ricerca del piacere è impedita dall’ansia nei confronti della quale ha eretto delle difese
tipiche. Alexander Lowen
La natura del piacere
Riuscire signi fica qualcosa di diverso per ognuno di noi. Rispettalo. Alex Noriega
Il piacere può essere de finito in diversi modi: può essere piacevole un funzionamento
regolare, o una variazione nella routine. Per alcune persone è piacevole il riposo, per altre
l’attività: potremmo dire che il piacere nasce come senso di soddisfazione per quello che
stiamo facendo ed è strettamente personale. In ogni caso si accompagna ad una sensazione
fisica, radicata nel corpo, è un movimento espansivo e un flusso di sensazioni dal centro
verso le estremità. Un aprirsi, entrare in contatto, protendersi. Non nel caso dell’ansia però: in
quel caso l’idea del piacere si accompagna ad una proliferazione di pensiero ipotetico.
I movimenti opposti di ritiro, chiusura e trattenimento, anche se mettono al sicuro, non
vengono vissuti come piacevoli. È opportuno sottolineare che, molto spesso, il nostro corpo
presenta una situazione mista: parti irrorate e confortevoli, alternate a zone di tensione e ritiro.
Non sempre la linea di demarcazione è netta ma la differenza è percepibile a noi e visibile agli
altri.
La risposta piacevole è anche una risposta calda e ricca d’amore perché il cuore è in comunicazione diretta con
il mondo esterno. Alexander Lowen
L’ansia nel corpo
Così per comprendere l’ansia che le persone vivono – e comprendere come reagiscono a questa ansia – è necessario andare al
di sotto delle difese per guardare fino a che punto una persona possa espandersi senza precipitare nella paura e senza perdere
il contatto con la realtà.
Aumenta la tua disponibilità e la tua consapevolezza a guardare innanzitutto che cosa c’è. Virginia Satir
Per fare questo è necessario osservare le diverse modalità di contatto che abbiamo: le braccia e le mani, le gambe e i piedi, la
testa e il volto e la sessualità. Queste parti ci permettono il contatto con il mondo e quindi le sensazioni di tensione legate ad
ognuna di queste aree – o la loro limitazione – ci offrono una prima importantissima informazione.
La seconda importante informazione è se queste aree sono integrate e connesse tra di loro. E qui vorrei fare qualche piccolo
esempio clinico.
Esempi clinici
Le relazioni sono un innegabile terreno di contatto ed espressione del piacere. Potremmo quindi pensare che, se abbiamo una
intensa vita sessuale questo signi fichi che non abbiamo problemi di ansia rispetto alle relazioni. Ma cosa succede con la nostra
vita affettiva? Siamo innamorati delle persone con le quali abbiamo una relazione sessuale o, per evitare l’ansia che l’affettività
scatenerebbe, preferiamo avere poco coinvolgimento emotivo?
Oppure, siamo tutto cuore e affetto ma la nostra vita sessuale è limitata e non con partner innamorati? Forse sarebbe il caso di
domandarsi se non ci sia un’ansia speci fica nei confronti della sessualità.
Oppure: siamo abilissimi artigiani, ripariamo anche l’irreparabile, non ci spaventa nessun danno ma appena ci viene regalato un
libro ci domandiamo se possiamo usarlo come gamba sostitutiva dell’armadio? O, viceversa, possiamo leggere i tomi più
complessi e voluminosi ma andiamo in panico quando si fulmina una lampadina? Anche questi possono essere esempi di
un’ansia che è stata risolta eliminando – per quanto possibile – una parte di noi.
Ansia: che fare?
Anche se può sembrare paradossale, evitare le situazioni che scatenano l’ansia non è una buona
idea. Alla fine ci porta a ridurre eccessivamente la nostra sfera vitale. Quello che è necessario è
aumentare il senso di sicurezza personale e, forti di questa base, andare incontro con gradualità
alla nostra ansia. Possiamo farlo incrociando due percorsi: aumentare il radicamento nella realtà
attraverso il grounding e il lavoro corporeo e regolando le emozioni negative attraverso la pratica
di mindfulness. Perché questa integrazione funziona?
Il respiro è l’unica funzione che è sia volontaria che involontaria ed è una attività mente – corpo. Il
prestare attenzione intenzionale al respiro, inoltre, attiva il ramo parasimpatico del sistema
nervoso autonomo, rallentando quel senso di urgenza e di fretta che accompagna l’ansia.
Nello stesso tempo, se il respiro è molto accorciato – come accade quando soffriamo di ansia – è
necessario aiutarne la libertà, andando a sciogliere le contrazioni circolari che ne limitano
l’ampiezza, perché lo stesso accorciamento del respiro può indurre una sensazione di ansia.
Qualche volta può andare bene anche se la sola cosa che puoi fare è respirare. Yumi Sagukawa
I farmaci vanno presi quando sono indispensabili. Molto spesso l’ansia viene trattata con benzodiazepine che
aumentano il senso di torpore e la perdita di padronanza che, peraltro, sono sintomi tipici dell’ansia e
innescano così un circolo vizioso.
L’ansia e la mente
È molto frequente che l’ansia renda dif ficile
la concentrazione. Ci fa credere che la fuga sia la
migliore risposta mentre invece avremmo bisogno di
fermarci. Oppure ci fa rimanere chiusi in casa mentre
avremmo bisogno di uscire. Questo perché si invertono i
normali flussi di apertura e chiusura. Può essere utile
quindi fare pratiche brevi, come Addolcire, confortarsi,
aprire oppure Lavorare con i pensieri dif ficili, precedute
dal movimento corporeo,come laClasse del Mattino, o
semplicemente, una meditazione camminata.
Al di là di tutto, quello di cui abbiamo bisogno è,
progressivamente, avvicinarci proprio a quello che ci fa
paura: unica strategia che davvero scioglierà la nostra
ansia come neve al sole.
Last but not least
Ho volutamente “decorato” questo articolo – e non solo
per il piacere che mi danno queste immagini. Le
ragioni sono diverse: la bellezza è rassicurante. È vero
che non è un concetto unitario, che non a tutti piacciono
le stesse cose (e per alcuni questi disegni saranno
orribili) ma il punto è che vivere in un ambiente curato è
rassicurante. E questa è una piccola azione quotidiana
che possiamo fare per la nostra ansia.
Inoltre l’ansia ha un effetto sulla creatività. A volte un
effetto di diminuzione, a volte espressivo. Ci sono
persone che creano come modo per calmare la loro
ansia. Altre che sono ansiose rispetto alla sola idea di
esprimersi creativamente. Sotto tutto questo però,
ognuno di noi, ha una sorgente intatta di creatività. È la nostra mente originaria. Come siamo al di là e al di sotto delle nostre
difese? Siamo piccoli e grandi artisti della vita!
© Nicoletta Cinotti 2016 Cambiare diventando se stessi
Le illustrazioni di questo articolo
sono di ©Alex Noriega –
illustratore spagnolo residente
negli Stati Uniti e di ©Yumi
Sagukawa: una nuova scoperta che
mi ha preso il cuore. Visitate i loro
siti e acquistate i loro libri e le loro
illustrazioni: la bellezza salverà il
mondo ( e anche la creatività può
farlo!)
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Bibliogra fia
A. Lowen, Bioenergetica
V. Satir. Meditazioni
J Chozen Bays, How to train a wild elephant