Scarica PDF - Istituto Nazionale dei Tumori

Transcript

Scarica PDF - Istituto Nazionale dei Tumori
ATTUALITÀ
CAPIRE LE INDICAZIONI DELLE ETICHETTE
Il lato oscuro
degli ingredienti
a vita è fatta di scelte. Molte
scelte non sembrano fondamentali, ma non è così. Anche banalmente perdere un treno ci può
fare, o non fare, accadere qualcosa che indirizza la nostra vita in un
altro modo. Ma, direte voi, che
cosa c’entra questo con le etichette alimentari? Anche acquistare
un prodotto è frutto di una scelta,
solo dobbiamo decidere noi se
questa scelta la vogliamo condizionata alle pubblicità, alla bellezza della confezione, a quello che ci
viene proposto (ad altezza di
sguardo) dal negozio dove stiamo
acquistando, alle frasi messe in
bella mostra come richiamo, oppure scegliamo di acquistare un
prodotto solo dopo averlo studiato un po’ e aver capito perfettamente che cosa andremo a mangiare. Personalmente opto per
quest’ultima soluzione, perché
scegliere cosa si mangia è senza
dubbio una di quelle cose importanti che può condizionare fortemente la nostra vita futura.
E allora la «carta d’identità» di
quello che mangiamo la possiamo
cercare in etichetta, nel retro della
confezione, tra quelle frasi scritte
piccole piccole che sembrano
quasi sussurrate all’orecchio e,
proprio per questo, assumono il
valore di bellissimi segreti che
orientano la nostra vita.
E allora iniziamo a esplorare
questo mondo nascosto.
Scegliere alimenti giusti significa anche
riconoscere da cosa sono composti.
Per capire dove si trova la qualità
apparente da quella reale. E cominciare
a non farsi influenzare dalla pubblicità
L
Ogni confezione o etichetta deve
contenere alcune informazioni
obbligatorie.
8
Vita&Salute Gennaio 2010
FOTOLIA/JAMES PERAGINE
Otto punti da segnare
di Anna Villarini*
FOTOLIA/JONATHAN VASATA
Queste sono:
1. La denominazione di vendita
2. Gli ingredienti
3. Il peso (peso netto/peso
sgocciolato) e le quantità
4. Il termine minimo
di conservazione o
la data di scadenza
5. Il luogo e la ditta produttrice
6. Il titolo alcolimetrico
(nelle sostanze alcoliche)
7. Il lotto di appartenenza
8. Le modalità di conservazione.
Vediamole una alla volta.
1. La denominazione di vendita.
Consiste nel nome e permette di
distinguere prodotti che a una prima occhiata potrebbero sembrare
simili (per esempio una marmellata di frutti di bosco e una di ribes).
Questo nome non può ovviamente essere di fantasia e deve specificare anche lo stato in cui un prodotto si trova o il trattamento che
ha subito (per esempio: in polvere,
concentrato, liofilizzato, surgelato,
affumicato, ecc).
È obbligatorio segnalare anche
se l’alimento ha subito un trattamento a base di radiazioni ionizzanti con la dicitura «irradiato» o
con l’espressione «trattato con radiazioni ionizzanti». Queste radiazioni servono a distruggere batteri
e parassiti presenti negli alimenti, a
evitare anche la germogliazione
delle patate o la formazione di
muffe e altro. Le varietà di alimenti irradiati spaziano dalle carni, ai
cereali, uova, vegetali, latte, ecc.
Non è ancora ben chiaro quali
effetti possa causare l’ingestione di
cibi irradiati. In uno studio del
2004 è stato osservato, in panini
sottovuoto trattati con radiazioni contenenti arrosto di tacchino un aumento di toluene, benzene e
altri composti dannosi per la salute umana. Quanto basta per non
farci scegliere un cibo irradiato secondo il principio di «cautela» che
suggerisce di evitare le scelte di cui
non è ben dimostrata la loro innocuità. La novità sui cibi irradiati è
la proposta di utilizzare il termine
«elettronicamente pastorizzato»,
certamente più rassicurante per il
consumatore ma che sottintende
la stessa ipotesi di rischio.
2. Elenco degli ingredienti. È la
cosa più importante da leggere.
Riporta tutti gli ingredienti utilizzati, elencati in ordine decrescente di quantità. Al primo posto figura quello maggiormente presente e così via fino a quello presente in tracce (è il caso degli additivi). Solo quando si tratta di alimenti composti da un solo ingrediente non è necessario specificare, come per esempio nel caso dell’acqua. Verificando la posizione
che occupano gli ingredienti, si
può spesso capire la qualità o la
convenienza di un prodotto rispetto a un altro di prezzo diverso
o analogo. Sarà migliore un alimento che tra i primi ingredienti
non ha zuccheri o grassi o che, per
esempio, contiene olio extravergine d’oliva rispetto invece a un olio
di semi vari non ben specificati,
ma sicuramente da riporre nello
scaffale un cibo che contiene grassi idrogenati (quasi tutti ormai
sanno che fanno male). Ma in
questo caso, siamo sicuri che i
grassi «non-idrogenati» vadano
bene? In fondo ci potremmo chiedere «che grassi sono? Da dove
vengono?». Allora la cosa migliore è scegliere alimenti con ingredienti che ci sono familiari e che
sappiamo essere buoni per la nostra salute (come le farine integrali) e possibilmente senza additivi
che servono principalmente a rendere più appetibile un alimento
che altrimenti non mangeremmo.
Una cosa curiosa mi è successa
in un bar: prima di farmi versare
dello sciroppo di fragola ho chiesto di vedere cosa conteneva e in
etichetta ho trovato: sciroppo di
mais, acqua, sciroppo di mais ad
alto contenuto di fruttosio, acido
citrico, aromi artificiali, sodio
benzoato (conservante) e colorante rosso: non c’erano le fragole!
Decisamente, ho preferito evitarlo. Gli additivi alimentari, di cui è
fatto quello sciroppo di fragola
senza fragole, sono sostanze che
vengono aggiunte al cibo per allungarne la conservazione, modificarne il colore, il gusto, la consistenza, ecc.
Non tutti però sono così innocui e anche quelli apparentemente
non nocivi, potrebbero creare
problemi alla salute per assunzione prolungata. Sono classificati a
seconda della funzione e vengono
identificati da un numero e una
lettera. La lettera E indica ➥
Glutammato ed esaltatori di sapidità
➥
Gli altri da evitare
i trova naturalmente in alcuni cibi ma si può ottenere industrialmente
dalla melassa. È classificato come E620 oppure E621, esalta i sapori
senza dare il gusto di salato e rende appetibili anche ingredienti scadenti e
sgradevoli. In genere è uno degli ingredienti dei dadi da cucina, fatta
eccezione per quelli vegetali e biologici. Il glutammato può scatenare cefalee
da ipersensibilità e indurre i tessuti a trattenere liquidi ancora più del sale
causando gonfiori e ipertensione. È quindi da evitare come il guanilato
disodico (E627) e l’inosilato disodico (E631), altri esaltatori di sapidità.
S
Gennaio 2010
Vita&Salute
9
ATTUALITÀ
10
Vita&Salute Gennaio 2010
guate condizioni di conservazione
e viene indicato con la scritta: «da
consumarsi preferibilmente entro…». Oltre la data riportata il
prodotto perde alcune caratteristiche senza diventare però nocivo
per la salute, e può essere ancora
consumato per qualche giorno.
La scadenza vera e propria viene indicata con la scritta «da consumarsi entro il …» e indica la data entro cui il prodotto deve essere necessariamente consumato e
oltre la quale non può essere venduto perché potrebbero prodursi
al suo interno sostanze dannose
per la salute.
È bene ricordare che le date di
FOTOLIA/PAVEL LOSEVSKY
che l’additivo in questione è riconosciuto e permesso in tutti i paesi dell’Unione europea. Il numero
che segue ne definisce la categoria: per esempio E1 è un colorante, E3 è un antiossidante, ecc.:
❉ Coloranti (da E100 a E199)
❉ Conservanti (da E200 a E299):
il loro fine è quello di rallentare
il deterioramento del cibo
causato da batteri, lieviti e muffe
❉ Antiossidanti (da E300 a
E322): evitano il processo di
ossidazione nell’alimento
❉ Correttori di acidità (da E325 a
E385)
❉ Addensanti, emulsionanti e
stabilizzanti (da E400 a E495)
❉ Aromatizzanti: donano agli
alimenti specifici odori e sapori.
La legge italiana prevede la loro
indicazione in etichetta in modo
generico come aromi.
È sempre bene evitare o ridurre
al minimo il consumo di cibi che
contengono additivi, ma questo argomento lo affronteremo in un altro numero più dettagliatamente.
3. Peso e quantità. L’etichetta
deve riportare il peso netto di un
prodotto escluso l’imballaggio. Se
un prodotto è immerso in un liquido deve essere indicata anche
la quantità di prodotto sgocciolato. Unica eccezione quando si tratta di «prodotti soggetti a notevoli
cali di massa o volume». In questo
caso i prodotti devono essere pesati al momento dell’acquisto o devono riportare l’indicazione della
quantità netta al momento in cui
sono esposti per la vendita al consumatore. Mai farsi trarre in inganno dalle dimensioni delle confezioni, non significa che il contenuto pesi di più.
4. Termine minimo di conservazione o data di scadenza. Due
possono essere le indicazioni in
etichetta: il termine minimo di
conservazione e la data di scadenza. Il primo è la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva
le sue proprietà specifiche in ade-
Non tutti gli additivi sono così innocui.
Si riconoscono in etichetta
dalla lettera E seguita da un numero
scadenza e di durabilità sono valide finché la confezione è integra e
il prodotto è conservato come indicato in etichetta. Per tutti gli alimenti freschi o sfusi si può chiedere di visionare la data di scadenza direttamente al venditore.
LE INFO IN PIÙ
I segni della bontà
a in etichetta
possiamo trovare
anche informazioni
facoltative e
complementari che,
se ci sono, possono
essere indice di maggior
qualità di un prodotto.
Tra queste possiamo
trovare:
a. Istruzioni per l’uso.
In genere sono
indicazioni utili: fa
sempre comodo, per
esempio, sapere quanti
minuti deve cuocere
un certo tipo di pasta.
b. Tabella
nutrizionale. Riporta
una dichiarazione
relativa al valore
energetico e ai nutrienti
(proteine, carboidrati,
grassi, fibre alimentari,
sodio, vitamine e sali
minerali). Accanto ai
valori nutrizionali,
espressi per 100 g di
alimento, nell’etichetta
nutrizionale possono
M
essere specificati i valori
per porzione o per
pezzo. Se vogliamo
confrontare un prodotto
con un altro però,
paragoniamo i dati per
100 g e mai per pezzo,
perché confezioni
con pesi diversi
inevitabilmente avranno
diversi contenuti
di nutrienti.
Il valore energetico.
Un errore abbastanza
frequente è quello di
confondere le calorie
per 100 g e quelle per
pezzo. Non è detto che
un alimento sia meno
calorico di un altro solo
perché lo è una sua
porzione. Il discorso
risulta valido se, e solo
se, le due porzioni sono
equivalenti.
Le proteine. In tabella
dovrebbe essere
specificata sia la
presenza di proteine
animali che vegetali.
Carboidrati o glucidi.
Raramente viene
specificata la
percentuale o il
contenuto in grammi
di amidi (carboidrati
complessi) e zuccheri
(carboidrati semplici).
È molto importante,
invece, conoscere che
tipo di carboidrati sono
presenti perché gli
zuccheri semplici alzano
molto l’indice glicemico,
e di conseguenza
l’insulina, con
ripercussioni negative
talvolta importanti
sulla nostra salute.
I grassi o lipidi.
Raramente è invece
specificata la
percentuale o il
contenuto in grammi
di grassi saturi, insaturi,
polinsaturi, trans e
colesterolo. Ma per
scegliere un prodotto
di qualità questa
informazione è
Il lato oscuro
degli ingredienti
Attenzione all’ambiente
Meno cartone e plastica
e ci capita di dover confrontare prodotti davvero simili, possiamo scegliere
quello più rispettoso dell’ambiente. Come? A parità di qualità e prezzo
scegliamo gli alimenti confezionati con materiale riciclato/riciclabile o
confezionati in maniera semplice. Un prodotto con troppi imballaggi inoltre
determina una maggior quantità di rifiuti.
S
5. Luogo e ditta produttrice.
Indicano il nome (o la ragione sociale o il marchio depositato) e la
sede del fabbricante o del confezionatore o di un venditore stabilito nell’Unione europea; la sede
dello stabilimento di produzione
indispensabile.
Facciamo attenzione
agli alimenti in cui viene
pubblicizzato il basso
contenuto in colesterolo
di un alimento.
L’assenza di colesterolo
non è sufficiente,
da sola, a rendere
l’alimento migliore. In
realtà, occorre sempre
accertarsi che il cibo sia
allo stesso tempo privo
di acidi grassi trans,
di margarine e di
grassi vegetali
idrogenati.
Sostituire i grassi di
origine animale ricchi
di colesterolo con grassi
vegetali idrogenati
non migliora certo
la situazione; anzi, per
alcuni aspetti la
peggiora.
La fibra alimentare. Se
la fibra è presente ma
non è tra gli ingredienti,
vuol dire che il cibo
è integrale e quindi va
o di confezionamento. Da queste
indicazioni si può sapere: a chi si
può rivolgere per avere ulteriori
informazioni o per inviare reclami
o farsi cambiare la merce difettosa
o avariata; da quale regione o paese proviene un prodotto.
benissimo. Meno bene
se la fibra è anche
tra gli ingredienti, vuol
dire che è stata
aggiunta e il cibo non
è un «vero integrale».
Sodio. Mangiamo già
molto sodio nella
quotidianità, scegliamo
alimenti che non ne
contengano molto.
Vitamine e sali minerali.
Sull’etichetta
nutrizionale
vitamine
e minerali
possono
essere riportati
solo se presenti in
quantità significative.
Scegliamo alimenti con
vitamine presenti
naturalmente e non
aggiunte. Possiamo
capire se sono state
aggiunte quando
le troviamo anche tra
gli ingredienti.
Altre info cruciali
Tra le informazioni
facoltative ce ne sono
alcune particolarmente
interessanti per capire
la qualità del prodotto.
Per esempio, se su
una scatola di sgombro
sott’olio, trovate
l’indicazione «lavorato
fresco» è un’informazione facoltativa utile
perché qualifica il
prodotto: a volte infatti
si adopera sgombro
congelato. Oppure,
sull’etichetta di un olio
extravergine d’oliva può
esserci l’informazione
aggiuntiva che è «di
prima spremitura a
freddo», a indicare che
l’olio è stato ottenuto
con la prima spremitura
meccanica delle olive,
condotta a meno
di 30°C e per questo
considerato migliore.
Inoltre, poiché l’olio è
deteriorabile, è utile
l’indicazione dell’anno
di raccolta delle olive.
6. Titolo alcolimetrico. Indica
la quantità di alcol contenuta in
un prodotto. Un vino al 12 per
cento vuol dire che in 100 grammi
di prodotto 12 sono di alcol.
7. Lotto di appartenenza. Il
«numero di lotto» garantisce la
«rintracciabilità»: dove è stato fatto, chi lo ha prodotto e con quali
tecniche produttive, come è stato
confezionato, quali controlli ha
subito. Il codice che lo identifica
in genere è preceduto dalla lettera
L. Se il prodotto è italiano i primi
2 numeri sono «80».
8. Modalità di conservazione.
Sono le indicazioni che indicano
come deve essere conservato un
prodotto. Di solito in etichetta è
indicata la temperatura alla quale
il prodotto deve essere conservato: 4°C (frigorifero domestico),
una temperatura più bassa prevede la conservazione in congelatore
(-18°C). I cibi in vendita nei banchi frigo o nei surgelatori devono
essere trasportati al più presto nel
frigorifero di casa o nel congelatore per non favorire così lo sviluppo di una carica batterica elevata
nel cibo che può essere nociva.
Dopo la scongelazione i surgelati
non devono essere ricongelati, ma
consumati subito, o ricongelati solo dopo cottura.
I cibi con la scritta «conservare
in luogo fresco e asciutto» non
devono essere messi nel frigorifero che invece è umido. Attenti alle confezioni gonfie, ammaccate,
bagnate o rotte. Queste devono
essere rifiutate e buttate quelle
dalle quali, una volta aperte,
escano gas o bollicine (quando
non dovrebbero essere presenti)
o in cui vi siano muffe o abbiano
sapore, odore, consistenza non
convincenti. Le confezioni deteriorate possono essere restituite
al negoziante che è tenuto a sostituirle con altre integre.
* Ricercatrice dell’Istituto nazionale
dei tumori
Gennaio 2010
&
●
Vita&Salute
11
vegetariando
Brodo ricco per le difese
L’AÏGO BOULIDO Piatto provenzale, aromatico e depurativo
a cura di Paolo Pigozzi
FOTOLIA/SADIA
M
e lo sono ristrovato in
mano rimettendo in
ordine i miei libri. Si tratta di
un volume che ho
acquistato molti anni fa in
una libreria di La Londe, un
bel paese sulla Costa
Azzurra. Quando vado in
vacanza da qualche parte,
cerco sempre di visitare due
luoghi: una libreria e il
cimitero. Mi piace riportare
sempre a casa un libro
(quasi sempre di cucina e
di ricette) che mi ricordi
nel tempo le sensazioni,
i profumi e i momenti
significativi del viaggio.
I cimiteri, da parte loro, sono
luoghi straordinari, dove
passeggiando con calma e
in silenzio si può farsi
un’idea della storia, delle
condizioni economiche e
sociali e delle vicende che
hanno attraversato la
comunità che ti ospita per
qualche tempo. Quando
vedi che in certe tombe di
famiglia dei primi decenni
del secolo scorso sono
ospitati 3-4 figli morti a
pochi mesi di età, non puoi
non pensare alle difficili e
precarie condizioni nelle
quali, prima della stagione
del turismo, si viveva in quei
luoghi. Oppure quando, in
un’isola utilizzata per lungo
tempo come carcere, scorgi
sepolti fianco a fianco da
settant’anni in faccia al mare,
un milite della guardia
di finanza e un povero
libico deportato. Mi viene
spontaneo pensare alla
vita da reclusi (sia pur in
un posto da sogno) che
accumunava carcerieri
e carcerati. Ma veniamo
al nostro libro. Tra le diverse
ricette proposte (in larga
parte basate sull’uso
sapiente dei vegetali e
dell’olio d’oliva) ne ho
realizzata spesso una, l’aïgo
boulido. Mi ha sempre
interessato per la sua
semplicità. Si tratta, in effetti,
di far bollire per qualche
minuto quello che si trova in
qualsiasi cucina. Non solo
in quella del fortunatissimo
proprietario di un orto, ma
anche di chi coltiva con
passione sulle finestre del
AÏGO BOULIDO
PER 5-6 PERSONE
❉ 1 litro d’acqua
❉ 6 grossi spicchi d’aglio
❉ 1 ciuffo di salvia fresca
❉ 1 rametto di timo
❉ 1 foglia d’alloro
❉ 6 fette di pane integrale
raffermo
❉ 6 cucchiai di olio
extravergine d’oliva
❉ sale marino integrale
Spellate gli spicchi d’aglio,
12
Vita&Salute Gennaio 2010
schiacciateli e metteteli
nell’acqua leggermente
salata. Fateli sobbollire per
10 minuti. Aggiungete
la salvia, il timo e l’alloro e
proseguite la cottura ancora
per 3-4 minuti.
Nel frattempo, preparate
nei piatti le fette di pane
e irroratele con un filo d’olio.
Estraete dal brodo le erbe
e l’aglio. Buttate le prime
e schiacciate gli spicchi
d’aglio sul pane. Versate
finalmente nei piatti il brodo
aromatico ben caldo e
assaporate immediatamente
questa preparazione
straordinaria, dal sapore
fragrante e delicato.
suo appartamento qualche
vaso con salvia, timo e
alloro. È una preparazione
diffusa tra Avignone e Nizza,
in Provenza - come dicono
in quelle terre, questa zuppa
«n’est pas destinée à nourrir,
mais à te nettoyer le
dedans» (non serve per
nutrire, ma per pulirti
dentro) - e praticamente
gratis! Per questo la
preparano dopo le grandi
mangiate o la sera delle
feste. Ve la propongo per lo
stesso motivo. Provatela in
ogni caso, anche se le vostre
feste di fine anno sono
trascorse all’insegna della
sobrietà. Come certo sapete,
aglio ed erbe aromatiche
contengono numerose
sostanze dotate, tra l’altro,
di proprietà antibatteriche
e stimolanti del sistema
immunitario. Chissà che
questa «soupe» non vi sia
utile per scansare l’ultimo
colpo di coda dell’influenza!
Effetti benefici dell’aglio
❉ Abbassa la pressione
arteriosa elevata
❉ Abbassa il colesterolo
sanguigno
❉ Innalza il benefico
colesterolo Hdl
❉ Riduce la glicemia nei
diabetici
❉ Stimola tutte le funzioni
organiche
❉ È un antibatterico e un
antifungino
❉ Elimina i parassiti
intestinali
❉ Migliora l’efficienza del
sistema immunitario
❉ Protegge dal cancro
❉ È antigottoso e antiartritico
filo diretto con
la scienza
BUONUMORE
CON LA DIETA
MEDITERRANEA
cucina&risparmio
C
he sulle coste del Mediterraneo la
gente sia più felice e spensierata di chi
vive negli affascinanti, ma un po’
deprimenti, territori che si affacciano sul
mare del Nord o sul Baltico è cosa nota.
Si dice che dipenda soprattutto da una
questione di «carattere». In realtà, pare
proprio che c’entrino le nostre paste e
fagioli, le nostre arance e le nostre
mandorle. Uno studio, pubblicato su
Archives of General Psychiatry (2009, 66,
1090-1098), dimostra chiaramente che
consumare con regolarità la dieta
n media, il 10 per cento della spesa
alimentare finisce buttata
nell’immondizia. Lo afferma una
ricerca della Coldiretti dello scorso
autunno. Sono quasi 600 euro
all’anno per famiglia che se ne vanno
nel cassonetto. Le famiglie composte
da una sola persona (i cosiddetti
«single», ma anche molti anziani sono
in questa condizione) sono i soggetti
FOTOLIA/DANICECK
I
che sprecano di più. Non per cattiva
volontà, certamente, ma talvolta per
scarsa organizzazione e, chi lavora,
anche per la necessità di mangiare
spesso fuori casa. L’università di Milano
si è occupata del fenomeno e ha
calcolato che il cibo buttato potrebbe
sfamare più del doppio delle persone
che, in Italia, patiscono letteralmente
la fame (tre milioni). Non voglio fare
del moralismo facile, ma sono dati
che devono produrre una maggiore
consapevolezza e, quando è il caso,
anche un certo orgoglio. Di che cosa?
Lo stile alimentare che con ostinazione
queste pagine promuovono è
certamente il più compatibile anche
con redditi contenuti. Senza sacrificare
gusto e varietà. Cereali in chicco,
frutta, verdure, legumi, semi oleosi
sono alimenti eccellenti,
nutrizionalmente completi e che
consentono di mettere insieme piatti
gustosi e vari a un costo assai
modesto. Certo, occorre decidere che
un po’ di tempo dedicato alla cucina
è (anche) denaro guadagnato,
rinunciare alla cultura del «già pronto»
e utilizzare, quando è il caso,
il congelatore domestico. Che
conserva senza problemi riso integrale
avanzato, verdure cotte e legumi
rimasti, da utilizzare fra qualche giorno
in tutta sicurezza.
LE INFO UTILI
Bio in ospedali e mense
È iniziata qualche mese fa, ma per firmare c’è ancora tempo fino al 30
gennaio 2010. Di che si tratta? L’Associazione italiana per l’agricoltura biologica
(Aiab), Coldiretti e Legambiente hanno proposto una petizione rivolta alle
amministrazioni pubbliche affinché scelgano i prodotti bio e di filiera corta
nella ristorazione collettiva e in particolare nelle mense delle scuole e
degli ospedali. Per maggiori informazioni e scaricare la petizione, visita il sito
www.biodomenica.it.
FOTOLIA
MENO COSTI CON I VEGETALI
tradizionale delle popolazioni
mediterranee, ricca di vegetali, frutta,
cereali, legumi e alimenti ricchi di acidi
grassi omega-3 (si trattava di pesce nello
studio citato, ma i lettori sanno ormai
bene che i semi oleosi e l’olio di lino
spremuto a freddo sono fonti altrettanto
valide, più economiche e più rispettose
dell’equilibrio ambientale) riduce il rischio
di ammalarsi di depressione.
In particolare, i ricercatori dell’Università
di Navarra a Pamplona (Spagna) hanno
seguito per quattro anni due gruppi
(10 mila in tutto) di studenti universitari
che, all’inizio dello studio, non mostravano
alcun disturbo dell’umore e non
assumevano farmaci antidepressivi.
Un gruppo ha seguito la dieta
mediterranea, l’altro ha consumato
prevalentemente carne e latticini. Nei
soggetti che consumavano principalmente
frutta, verdura, legumi e pesce è stata
osservata una diminuzione di circa il
30 per cento del rischio di depressione
rispetto a chi si alimentava costantemente
con proteine e grassi animali.
Gennaio 2010
Vita&Salute
13
BENESSERE PRATICO
ssere tesi per un esame o per
un viaggio può essere un fatto
normale. Diventare ansiosi, molto
meno. Si comincia a star male
molto tempo prima dell’evento,
fino al punto di lasciar perdere
molte delle nostre attività e responsabilità. Colpa del temperamento, sostiene qualcuno. Vero,
ma se il fatto si ripete e si dilata, il
tutto diventa patologico.
E quando si legge nelle statistiche che ansia, depressione, attacchi di panico, fobie, cresceranno
del 15 per cento entro il 2020 nei
paesi industrializzati, chi è ansioso
potrebbe essere autorizzato a divenirlo ancora di più.
Chiariamoci un momento le
idee, poi vediamo che gradual-
E
MEDICINA PRATICA. CURARE CON
mente e con calma il problema è
sicuramente affrontabile nella
maggioranza dei casi.
Da dove viene
Mentre la paura è una reazione
primitiva, caratteristica di tutti gli
esseri viventi, l’ansia è un fenomeno tipicamente umano, al punto
che lo stato di angoscia che spesso
ne consegue è da attribuirsi anche
all’interpretazione soggettiva di
uno stimolo spiacevole.
Fino a oggi non c’è alcuna certezza circa le sue cause: perché il
cervello a un certo momento comincia a lanciare segnali di pericolo? Probabilmente c’è un eccesso di stress (inteso come iperattività fisica e psichica cui segue uno
sconvolgimento neuro-ormonale
non sempre ben misurabile), contro cui la persona non sa reagire.
Fatto è che molti diventano
sempre più preda di ansia e ciò in
modo diverso o variamente combinato.
Un vasto panorama
di sintomi
Una crisi comune di ansia può
presentarsi in modo molto articolato, ma comunque «pescando»
fra i seguenti sintomi:
❉ Palpitazioni (tachicardia)
❉ Mani fredde e sudate
❉ Bocca secca
❉ Vertigini
❉ Nausea leggera e malessere
generale
Ansia,
naturalmente
di Bruno Rimoldi*
FOTOLIA/EASTWEST IMAGING
Palpitazioni, sudore freddo, nausea…
Questi e altri sintomi annunciano
una crisi. Un problema risolvibile
nella maggioranza dei casi
14
Vita&Salute Gennaio 2010
ON PIANTE E STILE DI VITA
❉
❉
❉
❉
Formicolio alle mani e ai piedi
Vampate di calore o di freddo
Diarrea
Sensazione di indolenzimento
nella zona dello stomaco
❉ Desiderio imperioso di urinare
(e diuresi importante)
❉ Desiderio improvviso di defecare (e defecazione spesso a spruzzo)
❉ Nodo alla gola
❉ Rossore del volto oppure improvviso pallore
❉ Aumento della frequenza del
respiro.
Igiene di vita: serve?
Gli psicologi, spesso di grande
aiuto nell’affrontare l’ansia in modo corretto, stilano e valutano test
per capire bene se uno è ansioso e
fino a che punto.
In effetti, rivedere i nostri atti e
magari la nostra giornata ha un
senso per identificare qualche
possibile nostra piccola responsabilità in materia.
Per esempio, apriamo il nostro
armadio, oppure il cassetto della
nostra scrivania, o il cofano dell’auto, oppure… svuotiamoci le
tasche. Molte volte ci troveremo
cose che non sognavamo di vedere proprio lì, e magari non riusciremo a tirar fuori qualcos’altro
che non poteva che essere lì.
Un po’ d’ordine nella nostra vita e nelle nostre cose potrebbero
essere il punto di partenza verso il
conseguimento di una tranquillità
di base che contribuirebbe a diluire di parecchio i momenti ansiogeni.
LE INFO IN PIÙ
Scalate una marcia
ittorino Andreoli, illustre psichiatra e autore di libri in materia, così si
esprime nel libro-intervista E vivremo per sempre liberi dall’ansia (Rizzoli,
pp. 160, € 7,00) scritto da Marina Terragni, in risposta alla domanda «Come
si fa a valutare il proprio tasso di ansia?»:
Ci si osserva. Si valuta se si sta lavorando troppo frettolosamente, incalzati
dalla voglia di chiudere la pratica. Se ci si interrompe continuamente.
Se la concentrazione lascia a desiderare. Se si teme
costantemente di non farcela. Chi è ritenuto bravo, chi
fa le cose prima del tempo, in genere è
un ansioso. Se ci sono questi segnali di ansia - o
altri, come il pensiero fisso sui figli, sul mutuo, sulla
salute - allora bisogna scalare la marcia, accettando
il fatto che quella non sarà una giornata superproduttiva. E che andrà meglio domani. Spesso, invece,
non teniamo conto dei nostri cicli psichici.
V
cesso anche gli anziani.
Le più efficaci sono, in linea di
massima:
❉ La melissa (Melissa officinalis):
le foglie e le sommità fiorite, sapientemente miscelate in ottime
tisane, producono un naturale effetto ansiolitico, riducendo anche
lo spasmo della muscolatura liscia, in particolare del canale digestivo e di quello genitourinario. È
utilizzata anche come olio essenziale (OE), magari in associazione
con quelli di lavanda e timo: una
perla a base di 2 gocce di OE di
melissa, 1 goccia di lavanda e 1
goccia di timo agisce migliorando
insieme vari aspetti dell’ansia, come insonnia, mal di testa, vertigini, disturbi della digestione.
I vantaggi della fitoterapia
Affrontare le varie sfaccettature
dell’ansia con le piante presenta
tutta una serie di vantaggi:
❉ Non ci sono effetti farmacologici drastici come per i farmaci della chimica tradizionale
❉ Gli effetti collaterali e tossici sono molto ridotti, soprattutto se le
dosi utilizzate sono corrette
❉ Possono essere trattati con suc-
Melissa officinalis
Passiflora incarnata
❉ La camomilla romana (Anthemis nobilis) è più potente della camomilla comune (Matricaria camomilla) e possiede anche un principio amaro che aiuta il processo digestivo. È un’efficacissima alternativa alle celebri benzodiazepine
della farmacopea per curare l’ansia nelle sue diverse forme. Entrambe le camomille, se prese in
infuso, non dovranno essere molto
concentrate, per evitare che raggiungano l’effetto opposto. Una
camomilla leggera favorisce il sonno e placa la tensione, una superconcentrata (magari lasciata infondere per parecchi minuti), stimola
l’insonnia e le palpitazioni.
❉ La passiflora (Passiflora incarnata) è un vero sedativo del siste-
Gennaio 2010
Vita&Salute
15
BENESSERE PRATICO
ma nervoso centrale: i suoi principi attivi presentano un’affinità
elettiva per i recettori delle benzodiazepine che molti sono soliti
prendere (i vari Tavor, Minias,
Halcion ecc., per intendersi). È
indicata per placare gli stati di eccitazione nervosa (dall’angoscia
all’isteria, alle palpitazioni, all’intestino irritabile, ai bruciori di stomaco). La dose consigliata è 40-50
gocce di tintura madre due o tre
volte al giorno in un po’ d’acqua.
❉ L’escolzia (Eschscholtzia californica) deve la sua azione sedativa al
fatto di appartenere alla famiglia
Curare l’ansia si può grazie all’aiuto
di piante come melissa, passiflora
e lavanda. E rivedendo alcune regole di vita
delle Papaveracee, e quindi di
contenere alcaloidi ad azione sul
sistema neuro-muscolare: dunque
è un vero e proprio miorilassante,
induttore del sonno e ansiolitico
potente. Se ne potranno assumere
dalle 20 alle 50 gocce due o tre
volte al giorno.
L’essenza delle essenze
Escholtzia californica
Curare l’ansia non è sempre uno
scontro fra titani: a volte la si può
affrontare dolcemente, per esempio con essenze profumate, in
un’atmosfera tranquilla, igienica e
positiva. Anche in una stanza da
Disturbo di panico
Una catastrofe imminente
l «panico» è un timore
improvviso che annulla
per qualche istante la
ragione e rende impossibile
ogni reazione logica. In
psichiatria fino a qualche
anno fa si parlava di
«attacchi di panico», oggi è
stato ufficialmente adottato
il termine «disturbo di
panico», più per indicare
lo stato generale piuttosto
che limitarsi all’evento più
eclatante, che costituisce
solo un elemento
di un quadro complesso.
Il disturbo di panico è una
situazione particolare, in cui
si verificano insieme alcune
precise situazioni: i sintomi
comuni all’ansia possono
essere presenti, ma hanno
un carattere più marcato
e si accompagnano
a sensazioni soggettive
sentite come drammatiche:
✔ Senso di catastrofe
imminente
✔ Paura di morire
✔ Improvvise e progressive
modificazioni del
comportamento.
✔ Non c’è un evento
preciso che scateni
sicuramente il disturbo
di panico: quest’ultimo
può sopraggiungere in
qualunque momento e
per il fatto che non può
essere risolto razionalmente
in tempi brevi può far
aumentare lo stato ansioso.
La sintomatologia dura
in media una ventina
di minuti o poco più, in
qualche raro caso può
raggiungere l’ora. Una volta
che la persona ha preso
coscienza di quanto le
è già accaduto alcune volte,
vive con il costante terrore
16
Vita&Salute Gennaio 2010
FOTOLIA/VSURKOV
I
che possa risuccederle.
Per questo si instaurano in
lei tutta una serie di circoli
viziosi che vengono costruiti
per autoproteggersi:
✔ Eviterà tutti i luoghi dove
l’evento si è verificato
✔ Comincerà a
preoccuparsi per il proprio
stato di salute
✔ Richiederà l’aiuto
di un’altra persona:
un familiare, un amico, un
terapeuta. In modi diversi
questa figura diventerà a
poco a poco indispensabile
(con la presenza, il
telefono, la disponibilità…).
Dai disturbi di panico
si può guarire, sempre
che si possa intervenire
per tempo con la piena
collaborazione fra
medico e paziente.
La psicoterapia è un’alleata
importante, soprattutto se
condotta da un terapeuta
che sappia ben manipolare
anche i farmaci: dunque,
in questo caso è meglio
l’apporto di un medico
piuttosto che di uno
psicologo. Se la diagnosi
è bene impostata e
la psicoterapia bene
seguita, la durata del
consumo di farmaci
tradizionali potrà essere
contenuta in tempi
ragionevoli per evitare
dipendenza ed effetti da
accumulo. A questo punto,
l’impiego di terapie
cosiddette complementari,
in associazione (decise
e guidate da un medico
esperto, però), può
facilitare ulteriormente
il compito e portare
a diluire nel tempo
i disturbi di panico.
alcolfree
Commercianti etici
di Ennio Palmesino*
urocommerce è la
rappresentanza
presso l’Unione europea
di commercianti,
dettaglianti e grossisti. Al
suo interno esiste il
Comitato per le politiche dell’alimentazione e dei consumatori, che ha
presentato durante il recente Forum
Europeo su Alcol e Salute (Bruxelles,
12 novembre 2009) alcune linee-guida
per i commercianti, tese a ridurre i danni
alcolcorrelati. Si tratta in realtà di un
codice di autoregolamentazione che si
spera tutti i commercianti vorranno
adottare. Vengono toccati molti
argomenti, dalla prevenzione della
vendita di alcolici ai minori, ai programmi
di formazione per i dipendenti, tesi a
ricordare quali sono le leggi in vigore
per la vendita di alcolici e a diffondere
comportamenti virtuosi e responsabili
nella vendita di tali prodotti.
Si raccomanda di evitare di incoraggiare
il consumo non moderato di alcolici
o di presentare l’astinenza o la
moderazione in modo negativo, di non
collegare il consumo di alcolici con
l’attrazione sessuale, con il successo
sociale, con la riuscita dello sport, con le
prestazioni fisiche, con la guida di veicoli,
o l’uso di qualunque macchinario
potenzialmente pericoloso. In caso di
degustazioni promozionali, occorre
rifiutare di servire coloro che non hanno
l’età minima legale o che appaiono
chiaramente già intossicati, offrendo
campioni di consistenza minima, e
rifiutando ripetuti assaggi da parte della
stessa persona. Gli esercenti sono invitati
a fornire ai clienti l’indirizzo web dove
possono, per esempio, verificare le
informazioni contenute nelle etichette
dei prodotti alcolici in vendita.
Il Comitato pubblicherà un manuale
destinato ai datori di lavoro e ai lavoratori
per la promozione di un ambiente
di lavoro più sicuro. Info Comitato:
Marina Valverde Lopez email
[email protected]
FOTOLIA/DRUBIG-FOTO
E
bagno. È un po’ quello che si prefigge da sempre l’aromaterapia, o
come la chiamava il grande Jean
Valnet, «la cura delle malattie con
le essenze delle piante».
L’ansia si avvale di alcuni rimedi la cui fragranza è rinomata:
❉ Lavanda (Lavandula officinalis):
la si può impiegare per uso interno, magari alcune gocce di essenza (o, per meglio dire, di «olio essenziale») su uno zuccherino (o in
poca acqua per chi ha il diabete o
non vuole ingrassare) una volta o
due al giorno, il che placa gradualmente l’irritabilità, il senso di
angoscia, l’insonnia; o per uso
esterno, con alcune gocce di OE
versate ogni giorno nella vasca da
bagno, in cui ci si immergerà (in
acqua tiepida, per favore) per almeno una ventina di minuti e provando a rilassarsi mentalmente
pensando a cose piacevoli.
❉ Cipresso (Cupressus sempervirens): anche se qualcuno può teoricamente non apprezzare che
funzioni da ansiolitico, un estratto
della pianta dei cimiteri (ma quanti
bei viali per niente funebri sono disegnati da questi alberi forti e snelli!), sotto forma di OE serva a combattere irritabilità e spasmi intestinali. L’effetto migliore sul sistema
nervoso lo si ottiene per uso interno: 2-4 gocce di OE nelle condizioni descritte per la lavanda.
Utile una buona miscela tonica
e sedativa per l’acqua della vasca:
❉ Achillea millefolium fiori
g 100
❉ Hypericum perforatum fiori
g 100
❉ Hypericum perforatum foglie
g 100
Versare il tutto in due litri di acqua bollente, infondere per 20 minuti circa, filtrare e aggiungere all’acqua del bagno.
Metalli diluiti
Anche l’oligoterapia si rivela utile
per l’ansia.
Quando l’ansia è importante,
ma non è seguita da depressione:
Manganese-Cobalto: una fiala
sotto la lingua, al mattino a digiuno
per almeno due mesi consecutivi
(poi è necessario un mese di sosta).
Litio: una fiala nelle stesse condizioni, a giorni alterni rispetto a
Manganese-Cobalto. (Attenzione:
il litio-oligoelemento con le sue
dosi infinitesimali, non è il carbonato di litio che si usa in dosi massicce nelle sindromi maniaco-depressive! Dunque, tranquilli!).
Quando all’ansia si associa stanchezza reattiva
Rame-Oro-Argento: una fiala
tutte le sere prima di coricarsi, almeno un’ora e mezzo dopo cena e
assunzione di altri farmaci.
* Medico fitoterapeuta
&
●
*Presidente Wacat (Associazione mondiale
Club alcolisti in trattamento)
Gennaio 2010
Vita&Salute
17
l’erbario
A pieni polmoni
PULMONARIA OFFICINALIS Ottima nei disturbi respiratori
di Enza Laterza
CURIOSITÀ
Secondo la teoria della Signatura la forma delle foglie, con la caratteristica maculatura
biancastra, raffigurava il polmone, dal latino pulmo: tale indicazione giustificava l’utilizzo
terapeutico della polmonaria nelle affezioni a carico dell’apparato respiratorio.
Nel XIX e nella prima metà del XX secolo, con questa pianta si curava, infatti, la tubercolosi,
e in alcuni casi con buoni esiti. Oggi, grazie ai risultati della ricerca scientifica, la pianta
continua a essere impiegata nella cura delle affezioni respiratorie.
SCHEDA BOTANICA
La polmonaria, o Erba della Madonna, della famiglia delle Borraginaceae, è una pianta
perenne, alta fino a 30 cm, facilmente riconoscibile per le lunghe foglie ovali, inconfondibilmente macchiate di bianco. Sia le foglie sia il fusto sono pelosi. I fiori, che sbocciano da
aprile fino in piena estate, sono raccolti in ciuffi all’apice degli steli e sono di un bel colore
rosso che con il tempo diventa azzurro-violetto. I frutti sono formati da quattro capsule ovali
detti acheni. Si tratta di una specie particolarmente diffusa nel nord Italia, ma presente anche
più a sud, in particolare nei posti umidi, collinari e montani e nei boschi ombreggiati.
Della polmonaria si utilizza la pianta aerea, effettuando la raccolta dal periodo precedente
la fioritura fino a tutta la primavera inoltrata. Solo le foglie si raccolgono in autunno.
PROPRIETÀ
Tutta la pianta è ricchissima di mucillagine e di allantoina, sostanze che sono alla base
della sua azione emolliente; tannini, che la rendono astringente; una certa quantità
di saponine, che le danno una proprietà espettorante; acido salicilico, sali di potassio
e di calcio, a cui si deve l’effetto antinfiammatorio, diuretico e sudorifero. Inoltre,
è indicata per la cura di varie affezioni respiratorie: catarro bronchiale, irritazione della
gola, tosse secca o causata da irritazione, raucedine e afonia; la presenza di sostanze
minerali, carotenoidi e acido ascorbico, che determina da parte della pianta proprietà
corroboranti e ricostituenti, la rende ottima nella convalescenza e nelle forme di bronchite
cronica degli anziani.
Utile anche per combattere gli effetti nocivi del tabacco sulle vie respiratorie e integrare il
trattamento specifico nella cura della tubercolosi polmonare, sempre sotto controllo
medico. Le foglie tenere sono impiegate nelle minestre; il succo fresco ha proprietà
dietetiche per il suo contenuto di vitamina A e C. Per uso esterno, la polmonaria si utilizza
per curare ferite, contusioni, screpolature della pelle e geloni.
COME FARE
Un serbatorio di C
❉ PER USO INTERNO. Decotto: 1,5 g per tazza d’acqua
fredda, lasciare bollire brevemente; 3-4 tazze al giorno.
Infuso: 1,5 g per tazza d’acqua calda, filtrare dopo 5-10
minuti; 3-4- tazze al giorno. Polmonaria officinalis T.M.: 30
gocce tre volte al giorno. Tisana espettorante: 3 g di
sommità fiorite sminuzzate in 100 g di acqua bollente.
Filtrare dopo 10 minuti. Espettorante per il catarro: macerare
a freddo 50 g di pianta fresca in 1 litro d’acqua per 12 ore;
2-3 bicchierini al giorno. Se si ha a disposizione una certa
18
Vita&Salute Gennaio 2010
quantità di pianta fresca, si può fare una cura vitaminica
raccogliendo ogni giorno 200 g ed estraendone il succo con
una centrifuga o pestandola in un mortaio. 3-4 cucchiaini al
giorno per due settimane.
❉ PER USO ESTERNO. Gargarismi: con lo stesso decotto
preparato per uso interno. Lavaggi e impacchi: con il medesimo decotto, da applicare direttamente sulla zona colpita.
Nota: indicazioni e dosaggi sono da considerarsi puramente indicativi.
È consigliabile rivolgersi a un medico esperto.