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ATTUALITÀ CAPIRE LE INDICAZIONI DELLE ETICHETTE Il lato oscuro degli ingredienti a vita è fatta di scelte. Molte scelte non sembrano fondamentali, ma non è così. Anche banalmente perdere un treno ci può fare, o non fare, accadere qualcosa che indirizza la nostra vita in un altro modo. Ma, direte voi, che cosa c’entra questo con le etichette alimentari? Anche acquistare un prodotto è frutto di una scelta, solo dobbiamo decidere noi se questa scelta la vogliamo condizionata alle pubblicità, alla bellezza della confezione, a quello che ci viene proposto (ad altezza di sguardo) dal negozio dove stiamo acquistando, alle frasi messe in bella mostra come richiamo, oppure scegliamo di acquistare un prodotto solo dopo averlo studiato un po’ e aver capito perfettamente che cosa andremo a mangiare. Personalmente opto per quest’ultima soluzione, perché scegliere cosa si mangia è senza dubbio una di quelle cose importanti che può condizionare fortemente la nostra vita futura. E allora la «carta d’identità» di quello che mangiamo la possiamo cercare in etichetta, nel retro della confezione, tra quelle frasi scritte piccole piccole che sembrano quasi sussurrate all’orecchio e, proprio per questo, assumono il valore di bellissimi segreti che orientano la nostra vita. E allora iniziamo a esplorare questo mondo nascosto. Scegliere alimenti giusti significa anche riconoscere da cosa sono composti. Per capire dove si trova la qualità apparente da quella reale. E cominciare a non farsi influenzare dalla pubblicità L Ogni confezione o etichetta deve contenere alcune informazioni obbligatorie. 8 Vita&Salute Gennaio 2010 FOTOLIA/JAMES PERAGINE Otto punti da segnare di Anna Villarini* FOTOLIA/JONATHAN VASATA Queste sono: 1. La denominazione di vendita 2. Gli ingredienti 3. Il peso (peso netto/peso sgocciolato) e le quantità 4. Il termine minimo di conservazione o la data di scadenza 5. Il luogo e la ditta produttrice 6. Il titolo alcolimetrico (nelle sostanze alcoliche) 7. Il lotto di appartenenza 8. Le modalità di conservazione. Vediamole una alla volta. 1. La denominazione di vendita. Consiste nel nome e permette di distinguere prodotti che a una prima occhiata potrebbero sembrare simili (per esempio una marmellata di frutti di bosco e una di ribes). Questo nome non può ovviamente essere di fantasia e deve specificare anche lo stato in cui un prodotto si trova o il trattamento che ha subito (per esempio: in polvere, concentrato, liofilizzato, surgelato, affumicato, ecc). È obbligatorio segnalare anche se l’alimento ha subito un trattamento a base di radiazioni ionizzanti con la dicitura «irradiato» o con l’espressione «trattato con radiazioni ionizzanti». Queste radiazioni servono a distruggere batteri e parassiti presenti negli alimenti, a evitare anche la germogliazione delle patate o la formazione di muffe e altro. Le varietà di alimenti irradiati spaziano dalle carni, ai cereali, uova, vegetali, latte, ecc. Non è ancora ben chiaro quali effetti possa causare l’ingestione di cibi irradiati. In uno studio del 2004 è stato osservato, in panini sottovuoto trattati con radiazioni contenenti arrosto di tacchino un aumento di toluene, benzene e altri composti dannosi per la salute umana. Quanto basta per non farci scegliere un cibo irradiato secondo il principio di «cautela» che suggerisce di evitare le scelte di cui non è ben dimostrata la loro innocuità. La novità sui cibi irradiati è la proposta di utilizzare il termine «elettronicamente pastorizzato», certamente più rassicurante per il consumatore ma che sottintende la stessa ipotesi di rischio. 2. Elenco degli ingredienti. È la cosa più importante da leggere. Riporta tutti gli ingredienti utilizzati, elencati in ordine decrescente di quantità. Al primo posto figura quello maggiormente presente e così via fino a quello presente in tracce (è il caso degli additivi). Solo quando si tratta di alimenti composti da un solo ingrediente non è necessario specificare, come per esempio nel caso dell’acqua. Verificando la posizione che occupano gli ingredienti, si può spesso capire la qualità o la convenienza di un prodotto rispetto a un altro di prezzo diverso o analogo. Sarà migliore un alimento che tra i primi ingredienti non ha zuccheri o grassi o che, per esempio, contiene olio extravergine d’oliva rispetto invece a un olio di semi vari non ben specificati, ma sicuramente da riporre nello scaffale un cibo che contiene grassi idrogenati (quasi tutti ormai sanno che fanno male). Ma in questo caso, siamo sicuri che i grassi «non-idrogenati» vadano bene? In fondo ci potremmo chiedere «che grassi sono? Da dove vengono?». Allora la cosa migliore è scegliere alimenti con ingredienti che ci sono familiari e che sappiamo essere buoni per la nostra salute (come le farine integrali) e possibilmente senza additivi che servono principalmente a rendere più appetibile un alimento che altrimenti non mangeremmo. Una cosa curiosa mi è successa in un bar: prima di farmi versare dello sciroppo di fragola ho chiesto di vedere cosa conteneva e in etichetta ho trovato: sciroppo di mais, acqua, sciroppo di mais ad alto contenuto di fruttosio, acido citrico, aromi artificiali, sodio benzoato (conservante) e colorante rosso: non c’erano le fragole! Decisamente, ho preferito evitarlo. Gli additivi alimentari, di cui è fatto quello sciroppo di fragola senza fragole, sono sostanze che vengono aggiunte al cibo per allungarne la conservazione, modificarne il colore, il gusto, la consistenza, ecc. Non tutti però sono così innocui e anche quelli apparentemente non nocivi, potrebbero creare problemi alla salute per assunzione prolungata. Sono classificati a seconda della funzione e vengono identificati da un numero e una lettera. La lettera E indica ➥ Glutammato ed esaltatori di sapidità ➥ Gli altri da evitare i trova naturalmente in alcuni cibi ma si può ottenere industrialmente dalla melassa. È classificato come E620 oppure E621, esalta i sapori senza dare il gusto di salato e rende appetibili anche ingredienti scadenti e sgradevoli. In genere è uno degli ingredienti dei dadi da cucina, fatta eccezione per quelli vegetali e biologici. Il glutammato può scatenare cefalee da ipersensibilità e indurre i tessuti a trattenere liquidi ancora più del sale causando gonfiori e ipertensione. È quindi da evitare come il guanilato disodico (E627) e l’inosilato disodico (E631), altri esaltatori di sapidità. S Gennaio 2010 Vita&Salute 9 ATTUALITÀ 10 Vita&Salute Gennaio 2010 guate condizioni di conservazione e viene indicato con la scritta: «da consumarsi preferibilmente entro…». Oltre la data riportata il prodotto perde alcune caratteristiche senza diventare però nocivo per la salute, e può essere ancora consumato per qualche giorno. La scadenza vera e propria viene indicata con la scritta «da consumarsi entro il …» e indica la data entro cui il prodotto deve essere necessariamente consumato e oltre la quale non può essere venduto perché potrebbero prodursi al suo interno sostanze dannose per la salute. È bene ricordare che le date di FOTOLIA/PAVEL LOSEVSKY che l’additivo in questione è riconosciuto e permesso in tutti i paesi dell’Unione europea. Il numero che segue ne definisce la categoria: per esempio E1 è un colorante, E3 è un antiossidante, ecc.: ❉ Coloranti (da E100 a E199) ❉ Conservanti (da E200 a E299): il loro fine è quello di rallentare il deterioramento del cibo causato da batteri, lieviti e muffe ❉ Antiossidanti (da E300 a E322): evitano il processo di ossidazione nell’alimento ❉ Correttori di acidità (da E325 a E385) ❉ Addensanti, emulsionanti e stabilizzanti (da E400 a E495) ❉ Aromatizzanti: donano agli alimenti specifici odori e sapori. La legge italiana prevede la loro indicazione in etichetta in modo generico come aromi. È sempre bene evitare o ridurre al minimo il consumo di cibi che contengono additivi, ma questo argomento lo affronteremo in un altro numero più dettagliatamente. 3. Peso e quantità. L’etichetta deve riportare il peso netto di un prodotto escluso l’imballaggio. Se un prodotto è immerso in un liquido deve essere indicata anche la quantità di prodotto sgocciolato. Unica eccezione quando si tratta di «prodotti soggetti a notevoli cali di massa o volume». In questo caso i prodotti devono essere pesati al momento dell’acquisto o devono riportare l’indicazione della quantità netta al momento in cui sono esposti per la vendita al consumatore. Mai farsi trarre in inganno dalle dimensioni delle confezioni, non significa che il contenuto pesi di più. 4. Termine minimo di conservazione o data di scadenza. Due possono essere le indicazioni in etichetta: il termine minimo di conservazione e la data di scadenza. Il primo è la data fino alla quale il prodotto alimentare conserva le sue proprietà specifiche in ade- Non tutti gli additivi sono così innocui. Si riconoscono in etichetta dalla lettera E seguita da un numero scadenza e di durabilità sono valide finché la confezione è integra e il prodotto è conservato come indicato in etichetta. Per tutti gli alimenti freschi o sfusi si può chiedere di visionare la data di scadenza direttamente al venditore. LE INFO IN PIÙ I segni della bontà a in etichetta possiamo trovare anche informazioni facoltative e complementari che, se ci sono, possono essere indice di maggior qualità di un prodotto. Tra queste possiamo trovare: a. Istruzioni per l’uso. In genere sono indicazioni utili: fa sempre comodo, per esempio, sapere quanti minuti deve cuocere un certo tipo di pasta. b. Tabella nutrizionale. Riporta una dichiarazione relativa al valore energetico e ai nutrienti (proteine, carboidrati, grassi, fibre alimentari, sodio, vitamine e sali minerali). Accanto ai valori nutrizionali, espressi per 100 g di alimento, nell’etichetta nutrizionale possono M essere specificati i valori per porzione o per pezzo. Se vogliamo confrontare un prodotto con un altro però, paragoniamo i dati per 100 g e mai per pezzo, perché confezioni con pesi diversi inevitabilmente avranno diversi contenuti di nutrienti. Il valore energetico. Un errore abbastanza frequente è quello di confondere le calorie per 100 g e quelle per pezzo. Non è detto che un alimento sia meno calorico di un altro solo perché lo è una sua porzione. Il discorso risulta valido se, e solo se, le due porzioni sono equivalenti. Le proteine. In tabella dovrebbe essere specificata sia la presenza di proteine animali che vegetali. Carboidrati o glucidi. Raramente viene specificata la percentuale o il contenuto in grammi di amidi (carboidrati complessi) e zuccheri (carboidrati semplici). È molto importante, invece, conoscere che tipo di carboidrati sono presenti perché gli zuccheri semplici alzano molto l’indice glicemico, e di conseguenza l’insulina, con ripercussioni negative talvolta importanti sulla nostra salute. I grassi o lipidi. Raramente è invece specificata la percentuale o il contenuto in grammi di grassi saturi, insaturi, polinsaturi, trans e colesterolo. Ma per scegliere un prodotto di qualità questa informazione è Il lato oscuro degli ingredienti Attenzione all’ambiente Meno cartone e plastica e ci capita di dover confrontare prodotti davvero simili, possiamo scegliere quello più rispettoso dell’ambiente. Come? A parità di qualità e prezzo scegliamo gli alimenti confezionati con materiale riciclato/riciclabile o confezionati in maniera semplice. Un prodotto con troppi imballaggi inoltre determina una maggior quantità di rifiuti. S 5. Luogo e ditta produttrice. Indicano il nome (o la ragione sociale o il marchio depositato) e la sede del fabbricante o del confezionatore o di un venditore stabilito nell’Unione europea; la sede dello stabilimento di produzione indispensabile. Facciamo attenzione agli alimenti in cui viene pubblicizzato il basso contenuto in colesterolo di un alimento. L’assenza di colesterolo non è sufficiente, da sola, a rendere l’alimento migliore. In realtà, occorre sempre accertarsi che il cibo sia allo stesso tempo privo di acidi grassi trans, di margarine e di grassi vegetali idrogenati. Sostituire i grassi di origine animale ricchi di colesterolo con grassi vegetali idrogenati non migliora certo la situazione; anzi, per alcuni aspetti la peggiora. La fibra alimentare. Se la fibra è presente ma non è tra gli ingredienti, vuol dire che il cibo è integrale e quindi va o di confezionamento. Da queste indicazioni si può sapere: a chi si può rivolgere per avere ulteriori informazioni o per inviare reclami o farsi cambiare la merce difettosa o avariata; da quale regione o paese proviene un prodotto. benissimo. Meno bene se la fibra è anche tra gli ingredienti, vuol dire che è stata aggiunta e il cibo non è un «vero integrale». Sodio. Mangiamo già molto sodio nella quotidianità, scegliamo alimenti che non ne contengano molto. Vitamine e sali minerali. Sull’etichetta nutrizionale vitamine e minerali possono essere riportati solo se presenti in quantità significative. Scegliamo alimenti con vitamine presenti naturalmente e non aggiunte. Possiamo capire se sono state aggiunte quando le troviamo anche tra gli ingredienti. Altre info cruciali Tra le informazioni facoltative ce ne sono alcune particolarmente interessanti per capire la qualità del prodotto. Per esempio, se su una scatola di sgombro sott’olio, trovate l’indicazione «lavorato fresco» è un’informazione facoltativa utile perché qualifica il prodotto: a volte infatti si adopera sgombro congelato. Oppure, sull’etichetta di un olio extravergine d’oliva può esserci l’informazione aggiuntiva che è «di prima spremitura a freddo», a indicare che l’olio è stato ottenuto con la prima spremitura meccanica delle olive, condotta a meno di 30°C e per questo considerato migliore. Inoltre, poiché l’olio è deteriorabile, è utile l’indicazione dell’anno di raccolta delle olive. 6. Titolo alcolimetrico. Indica la quantità di alcol contenuta in un prodotto. Un vino al 12 per cento vuol dire che in 100 grammi di prodotto 12 sono di alcol. 7. Lotto di appartenenza. Il «numero di lotto» garantisce la «rintracciabilità»: dove è stato fatto, chi lo ha prodotto e con quali tecniche produttive, come è stato confezionato, quali controlli ha subito. Il codice che lo identifica in genere è preceduto dalla lettera L. Se il prodotto è italiano i primi 2 numeri sono «80». 8. Modalità di conservazione. Sono le indicazioni che indicano come deve essere conservato un prodotto. Di solito in etichetta è indicata la temperatura alla quale il prodotto deve essere conservato: 4°C (frigorifero domestico), una temperatura più bassa prevede la conservazione in congelatore (-18°C). I cibi in vendita nei banchi frigo o nei surgelatori devono essere trasportati al più presto nel frigorifero di casa o nel congelatore per non favorire così lo sviluppo di una carica batterica elevata nel cibo che può essere nociva. Dopo la scongelazione i surgelati non devono essere ricongelati, ma consumati subito, o ricongelati solo dopo cottura. I cibi con la scritta «conservare in luogo fresco e asciutto» non devono essere messi nel frigorifero che invece è umido. Attenti alle confezioni gonfie, ammaccate, bagnate o rotte. Queste devono essere rifiutate e buttate quelle dalle quali, una volta aperte, escano gas o bollicine (quando non dovrebbero essere presenti) o in cui vi siano muffe o abbiano sapore, odore, consistenza non convincenti. Le confezioni deteriorate possono essere restituite al negoziante che è tenuto a sostituirle con altre integre. * Ricercatrice dell’Istituto nazionale dei tumori Gennaio 2010 & ● Vita&Salute 11 vegetariando Brodo ricco per le difese L’AÏGO BOULIDO Piatto provenzale, aromatico e depurativo a cura di Paolo Pigozzi FOTOLIA/SADIA M e lo sono ristrovato in mano rimettendo in ordine i miei libri. Si tratta di un volume che ho acquistato molti anni fa in una libreria di La Londe, un bel paese sulla Costa Azzurra. Quando vado in vacanza da qualche parte, cerco sempre di visitare due luoghi: una libreria e il cimitero. Mi piace riportare sempre a casa un libro (quasi sempre di cucina e di ricette) che mi ricordi nel tempo le sensazioni, i profumi e i momenti significativi del viaggio. I cimiteri, da parte loro, sono luoghi straordinari, dove passeggiando con calma e in silenzio si può farsi un’idea della storia, delle condizioni economiche e sociali e delle vicende che hanno attraversato la comunità che ti ospita per qualche tempo. Quando vedi che in certe tombe di famiglia dei primi decenni del secolo scorso sono ospitati 3-4 figli morti a pochi mesi di età, non puoi non pensare alle difficili e precarie condizioni nelle quali, prima della stagione del turismo, si viveva in quei luoghi. Oppure quando, in un’isola utilizzata per lungo tempo come carcere, scorgi sepolti fianco a fianco da settant’anni in faccia al mare, un milite della guardia di finanza e un povero libico deportato. Mi viene spontaneo pensare alla vita da reclusi (sia pur in un posto da sogno) che accumunava carcerieri e carcerati. Ma veniamo al nostro libro. Tra le diverse ricette proposte (in larga parte basate sull’uso sapiente dei vegetali e dell’olio d’oliva) ne ho realizzata spesso una, l’aïgo boulido. Mi ha sempre interessato per la sua semplicità. Si tratta, in effetti, di far bollire per qualche minuto quello che si trova in qualsiasi cucina. Non solo in quella del fortunatissimo proprietario di un orto, ma anche di chi coltiva con passione sulle finestre del AÏGO BOULIDO PER 5-6 PERSONE ❉ 1 litro d’acqua ❉ 6 grossi spicchi d’aglio ❉ 1 ciuffo di salvia fresca ❉ 1 rametto di timo ❉ 1 foglia d’alloro ❉ 6 fette di pane integrale raffermo ❉ 6 cucchiai di olio extravergine d’oliva ❉ sale marino integrale Spellate gli spicchi d’aglio, 12 Vita&Salute Gennaio 2010 schiacciateli e metteteli nell’acqua leggermente salata. Fateli sobbollire per 10 minuti. Aggiungete la salvia, il timo e l’alloro e proseguite la cottura ancora per 3-4 minuti. Nel frattempo, preparate nei piatti le fette di pane e irroratele con un filo d’olio. Estraete dal brodo le erbe e l’aglio. Buttate le prime e schiacciate gli spicchi d’aglio sul pane. Versate finalmente nei piatti il brodo aromatico ben caldo e assaporate immediatamente questa preparazione straordinaria, dal sapore fragrante e delicato. suo appartamento qualche vaso con salvia, timo e alloro. È una preparazione diffusa tra Avignone e Nizza, in Provenza - come dicono in quelle terre, questa zuppa «n’est pas destinée à nourrir, mais à te nettoyer le dedans» (non serve per nutrire, ma per pulirti dentro) - e praticamente gratis! Per questo la preparano dopo le grandi mangiate o la sera delle feste. Ve la propongo per lo stesso motivo. Provatela in ogni caso, anche se le vostre feste di fine anno sono trascorse all’insegna della sobrietà. Come certo sapete, aglio ed erbe aromatiche contengono numerose sostanze dotate, tra l’altro, di proprietà antibatteriche e stimolanti del sistema immunitario. Chissà che questa «soupe» non vi sia utile per scansare l’ultimo colpo di coda dell’influenza! Effetti benefici dell’aglio ❉ Abbassa la pressione arteriosa elevata ❉ Abbassa il colesterolo sanguigno ❉ Innalza il benefico colesterolo Hdl ❉ Riduce la glicemia nei diabetici ❉ Stimola tutte le funzioni organiche ❉ È un antibatterico e un antifungino ❉ Elimina i parassiti intestinali ❉ Migliora l’efficienza del sistema immunitario ❉ Protegge dal cancro ❉ È antigottoso e antiartritico filo diretto con la scienza BUONUMORE CON LA DIETA MEDITERRANEA cucina&risparmio C he sulle coste del Mediterraneo la gente sia più felice e spensierata di chi vive negli affascinanti, ma un po’ deprimenti, territori che si affacciano sul mare del Nord o sul Baltico è cosa nota. Si dice che dipenda soprattutto da una questione di «carattere». In realtà, pare proprio che c’entrino le nostre paste e fagioli, le nostre arance e le nostre mandorle. Uno studio, pubblicato su Archives of General Psychiatry (2009, 66, 1090-1098), dimostra chiaramente che consumare con regolarità la dieta n media, il 10 per cento della spesa alimentare finisce buttata nell’immondizia. Lo afferma una ricerca della Coldiretti dello scorso autunno. Sono quasi 600 euro all’anno per famiglia che se ne vanno nel cassonetto. Le famiglie composte da una sola persona (i cosiddetti «single», ma anche molti anziani sono in questa condizione) sono i soggetti FOTOLIA/DANICECK I che sprecano di più. Non per cattiva volontà, certamente, ma talvolta per scarsa organizzazione e, chi lavora, anche per la necessità di mangiare spesso fuori casa. L’università di Milano si è occupata del fenomeno e ha calcolato che il cibo buttato potrebbe sfamare più del doppio delle persone che, in Italia, patiscono letteralmente la fame (tre milioni). Non voglio fare del moralismo facile, ma sono dati che devono produrre una maggiore consapevolezza e, quando è il caso, anche un certo orgoglio. Di che cosa? Lo stile alimentare che con ostinazione queste pagine promuovono è certamente il più compatibile anche con redditi contenuti. Senza sacrificare gusto e varietà. Cereali in chicco, frutta, verdure, legumi, semi oleosi sono alimenti eccellenti, nutrizionalmente completi e che consentono di mettere insieme piatti gustosi e vari a un costo assai modesto. Certo, occorre decidere che un po’ di tempo dedicato alla cucina è (anche) denaro guadagnato, rinunciare alla cultura del «già pronto» e utilizzare, quando è il caso, il congelatore domestico. Che conserva senza problemi riso integrale avanzato, verdure cotte e legumi rimasti, da utilizzare fra qualche giorno in tutta sicurezza. LE INFO UTILI Bio in ospedali e mense È iniziata qualche mese fa, ma per firmare c’è ancora tempo fino al 30 gennaio 2010. Di che si tratta? L’Associazione italiana per l’agricoltura biologica (Aiab), Coldiretti e Legambiente hanno proposto una petizione rivolta alle amministrazioni pubbliche affinché scelgano i prodotti bio e di filiera corta nella ristorazione collettiva e in particolare nelle mense delle scuole e degli ospedali. Per maggiori informazioni e scaricare la petizione, visita il sito www.biodomenica.it. FOTOLIA MENO COSTI CON I VEGETALI tradizionale delle popolazioni mediterranee, ricca di vegetali, frutta, cereali, legumi e alimenti ricchi di acidi grassi omega-3 (si trattava di pesce nello studio citato, ma i lettori sanno ormai bene che i semi oleosi e l’olio di lino spremuto a freddo sono fonti altrettanto valide, più economiche e più rispettose dell’equilibrio ambientale) riduce il rischio di ammalarsi di depressione. In particolare, i ricercatori dell’Università di Navarra a Pamplona (Spagna) hanno seguito per quattro anni due gruppi (10 mila in tutto) di studenti universitari che, all’inizio dello studio, non mostravano alcun disturbo dell’umore e non assumevano farmaci antidepressivi. Un gruppo ha seguito la dieta mediterranea, l’altro ha consumato prevalentemente carne e latticini. Nei soggetti che consumavano principalmente frutta, verdura, legumi e pesce è stata osservata una diminuzione di circa il 30 per cento del rischio di depressione rispetto a chi si alimentava costantemente con proteine e grassi animali. Gennaio 2010 Vita&Salute 13 BENESSERE PRATICO ssere tesi per un esame o per un viaggio può essere un fatto normale. Diventare ansiosi, molto meno. Si comincia a star male molto tempo prima dell’evento, fino al punto di lasciar perdere molte delle nostre attività e responsabilità. Colpa del temperamento, sostiene qualcuno. Vero, ma se il fatto si ripete e si dilata, il tutto diventa patologico. E quando si legge nelle statistiche che ansia, depressione, attacchi di panico, fobie, cresceranno del 15 per cento entro il 2020 nei paesi industrializzati, chi è ansioso potrebbe essere autorizzato a divenirlo ancora di più. Chiariamoci un momento le idee, poi vediamo che gradual- E MEDICINA PRATICA. CURARE CON mente e con calma il problema è sicuramente affrontabile nella maggioranza dei casi. Da dove viene Mentre la paura è una reazione primitiva, caratteristica di tutti gli esseri viventi, l’ansia è un fenomeno tipicamente umano, al punto che lo stato di angoscia che spesso ne consegue è da attribuirsi anche all’interpretazione soggettiva di uno stimolo spiacevole. Fino a oggi non c’è alcuna certezza circa le sue cause: perché il cervello a un certo momento comincia a lanciare segnali di pericolo? Probabilmente c’è un eccesso di stress (inteso come iperattività fisica e psichica cui segue uno sconvolgimento neuro-ormonale non sempre ben misurabile), contro cui la persona non sa reagire. Fatto è che molti diventano sempre più preda di ansia e ciò in modo diverso o variamente combinato. Un vasto panorama di sintomi Una crisi comune di ansia può presentarsi in modo molto articolato, ma comunque «pescando» fra i seguenti sintomi: ❉ Palpitazioni (tachicardia) ❉ Mani fredde e sudate ❉ Bocca secca ❉ Vertigini ❉ Nausea leggera e malessere generale Ansia, naturalmente di Bruno Rimoldi* FOTOLIA/EASTWEST IMAGING Palpitazioni, sudore freddo, nausea… Questi e altri sintomi annunciano una crisi. Un problema risolvibile nella maggioranza dei casi 14 Vita&Salute Gennaio 2010 ON PIANTE E STILE DI VITA ❉ ❉ ❉ ❉ Formicolio alle mani e ai piedi Vampate di calore o di freddo Diarrea Sensazione di indolenzimento nella zona dello stomaco ❉ Desiderio imperioso di urinare (e diuresi importante) ❉ Desiderio improvviso di defecare (e defecazione spesso a spruzzo) ❉ Nodo alla gola ❉ Rossore del volto oppure improvviso pallore ❉ Aumento della frequenza del respiro. Igiene di vita: serve? Gli psicologi, spesso di grande aiuto nell’affrontare l’ansia in modo corretto, stilano e valutano test per capire bene se uno è ansioso e fino a che punto. In effetti, rivedere i nostri atti e magari la nostra giornata ha un senso per identificare qualche possibile nostra piccola responsabilità in materia. Per esempio, apriamo il nostro armadio, oppure il cassetto della nostra scrivania, o il cofano dell’auto, oppure… svuotiamoci le tasche. Molte volte ci troveremo cose che non sognavamo di vedere proprio lì, e magari non riusciremo a tirar fuori qualcos’altro che non poteva che essere lì. Un po’ d’ordine nella nostra vita e nelle nostre cose potrebbero essere il punto di partenza verso il conseguimento di una tranquillità di base che contribuirebbe a diluire di parecchio i momenti ansiogeni. LE INFO IN PIÙ Scalate una marcia ittorino Andreoli, illustre psichiatra e autore di libri in materia, così si esprime nel libro-intervista E vivremo per sempre liberi dall’ansia (Rizzoli, pp. 160, € 7,00) scritto da Marina Terragni, in risposta alla domanda «Come si fa a valutare il proprio tasso di ansia?»: Ci si osserva. Si valuta se si sta lavorando troppo frettolosamente, incalzati dalla voglia di chiudere la pratica. Se ci si interrompe continuamente. Se la concentrazione lascia a desiderare. Se si teme costantemente di non farcela. Chi è ritenuto bravo, chi fa le cose prima del tempo, in genere è un ansioso. Se ci sono questi segnali di ansia - o altri, come il pensiero fisso sui figli, sul mutuo, sulla salute - allora bisogna scalare la marcia, accettando il fatto che quella non sarà una giornata superproduttiva. E che andrà meglio domani. Spesso, invece, non teniamo conto dei nostri cicli psichici. V cesso anche gli anziani. Le più efficaci sono, in linea di massima: ❉ La melissa (Melissa officinalis): le foglie e le sommità fiorite, sapientemente miscelate in ottime tisane, producono un naturale effetto ansiolitico, riducendo anche lo spasmo della muscolatura liscia, in particolare del canale digestivo e di quello genitourinario. È utilizzata anche come olio essenziale (OE), magari in associazione con quelli di lavanda e timo: una perla a base di 2 gocce di OE di melissa, 1 goccia di lavanda e 1 goccia di timo agisce migliorando insieme vari aspetti dell’ansia, come insonnia, mal di testa, vertigini, disturbi della digestione. I vantaggi della fitoterapia Affrontare le varie sfaccettature dell’ansia con le piante presenta tutta una serie di vantaggi: ❉ Non ci sono effetti farmacologici drastici come per i farmaci della chimica tradizionale ❉ Gli effetti collaterali e tossici sono molto ridotti, soprattutto se le dosi utilizzate sono corrette ❉ Possono essere trattati con suc- Melissa officinalis Passiflora incarnata ❉ La camomilla romana (Anthemis nobilis) è più potente della camomilla comune (Matricaria camomilla) e possiede anche un principio amaro che aiuta il processo digestivo. È un’efficacissima alternativa alle celebri benzodiazepine della farmacopea per curare l’ansia nelle sue diverse forme. Entrambe le camomille, se prese in infuso, non dovranno essere molto concentrate, per evitare che raggiungano l’effetto opposto. Una camomilla leggera favorisce il sonno e placa la tensione, una superconcentrata (magari lasciata infondere per parecchi minuti), stimola l’insonnia e le palpitazioni. ❉ La passiflora (Passiflora incarnata) è un vero sedativo del siste- Gennaio 2010 Vita&Salute 15 BENESSERE PRATICO ma nervoso centrale: i suoi principi attivi presentano un’affinità elettiva per i recettori delle benzodiazepine che molti sono soliti prendere (i vari Tavor, Minias, Halcion ecc., per intendersi). È indicata per placare gli stati di eccitazione nervosa (dall’angoscia all’isteria, alle palpitazioni, all’intestino irritabile, ai bruciori di stomaco). La dose consigliata è 40-50 gocce di tintura madre due o tre volte al giorno in un po’ d’acqua. ❉ L’escolzia (Eschscholtzia californica) deve la sua azione sedativa al fatto di appartenere alla famiglia Curare l’ansia si può grazie all’aiuto di piante come melissa, passiflora e lavanda. E rivedendo alcune regole di vita delle Papaveracee, e quindi di contenere alcaloidi ad azione sul sistema neuro-muscolare: dunque è un vero e proprio miorilassante, induttore del sonno e ansiolitico potente. Se ne potranno assumere dalle 20 alle 50 gocce due o tre volte al giorno. L’essenza delle essenze Escholtzia californica Curare l’ansia non è sempre uno scontro fra titani: a volte la si può affrontare dolcemente, per esempio con essenze profumate, in un’atmosfera tranquilla, igienica e positiva. Anche in una stanza da Disturbo di panico Una catastrofe imminente l «panico» è un timore improvviso che annulla per qualche istante la ragione e rende impossibile ogni reazione logica. In psichiatria fino a qualche anno fa si parlava di «attacchi di panico», oggi è stato ufficialmente adottato il termine «disturbo di panico», più per indicare lo stato generale piuttosto che limitarsi all’evento più eclatante, che costituisce solo un elemento di un quadro complesso. Il disturbo di panico è una situazione particolare, in cui si verificano insieme alcune precise situazioni: i sintomi comuni all’ansia possono essere presenti, ma hanno un carattere più marcato e si accompagnano a sensazioni soggettive sentite come drammatiche: ✔ Senso di catastrofe imminente ✔ Paura di morire ✔ Improvvise e progressive modificazioni del comportamento. ✔ Non c’è un evento preciso che scateni sicuramente il disturbo di panico: quest’ultimo può sopraggiungere in qualunque momento e per il fatto che non può essere risolto razionalmente in tempi brevi può far aumentare lo stato ansioso. La sintomatologia dura in media una ventina di minuti o poco più, in qualche raro caso può raggiungere l’ora. Una volta che la persona ha preso coscienza di quanto le è già accaduto alcune volte, vive con il costante terrore 16 Vita&Salute Gennaio 2010 FOTOLIA/VSURKOV I che possa risuccederle. Per questo si instaurano in lei tutta una serie di circoli viziosi che vengono costruiti per autoproteggersi: ✔ Eviterà tutti i luoghi dove l’evento si è verificato ✔ Comincerà a preoccuparsi per il proprio stato di salute ✔ Richiederà l’aiuto di un’altra persona: un familiare, un amico, un terapeuta. In modi diversi questa figura diventerà a poco a poco indispensabile (con la presenza, il telefono, la disponibilità…). Dai disturbi di panico si può guarire, sempre che si possa intervenire per tempo con la piena collaborazione fra medico e paziente. La psicoterapia è un’alleata importante, soprattutto se condotta da un terapeuta che sappia ben manipolare anche i farmaci: dunque, in questo caso è meglio l’apporto di un medico piuttosto che di uno psicologo. Se la diagnosi è bene impostata e la psicoterapia bene seguita, la durata del consumo di farmaci tradizionali potrà essere contenuta in tempi ragionevoli per evitare dipendenza ed effetti da accumulo. A questo punto, l’impiego di terapie cosiddette complementari, in associazione (decise e guidate da un medico esperto, però), può facilitare ulteriormente il compito e portare a diluire nel tempo i disturbi di panico. alcolfree Commercianti etici di Ennio Palmesino* urocommerce è la rappresentanza presso l’Unione europea di commercianti, dettaglianti e grossisti. Al suo interno esiste il Comitato per le politiche dell’alimentazione e dei consumatori, che ha presentato durante il recente Forum Europeo su Alcol e Salute (Bruxelles, 12 novembre 2009) alcune linee-guida per i commercianti, tese a ridurre i danni alcolcorrelati. Si tratta in realtà di un codice di autoregolamentazione che si spera tutti i commercianti vorranno adottare. Vengono toccati molti argomenti, dalla prevenzione della vendita di alcolici ai minori, ai programmi di formazione per i dipendenti, tesi a ricordare quali sono le leggi in vigore per la vendita di alcolici e a diffondere comportamenti virtuosi e responsabili nella vendita di tali prodotti. Si raccomanda di evitare di incoraggiare il consumo non moderato di alcolici o di presentare l’astinenza o la moderazione in modo negativo, di non collegare il consumo di alcolici con l’attrazione sessuale, con il successo sociale, con la riuscita dello sport, con le prestazioni fisiche, con la guida di veicoli, o l’uso di qualunque macchinario potenzialmente pericoloso. In caso di degustazioni promozionali, occorre rifiutare di servire coloro che non hanno l’età minima legale o che appaiono chiaramente già intossicati, offrendo campioni di consistenza minima, e rifiutando ripetuti assaggi da parte della stessa persona. Gli esercenti sono invitati a fornire ai clienti l’indirizzo web dove possono, per esempio, verificare le informazioni contenute nelle etichette dei prodotti alcolici in vendita. Il Comitato pubblicherà un manuale destinato ai datori di lavoro e ai lavoratori per la promozione di un ambiente di lavoro più sicuro. Info Comitato: Marina Valverde Lopez email [email protected] FOTOLIA/DRUBIG-FOTO E bagno. È un po’ quello che si prefigge da sempre l’aromaterapia, o come la chiamava il grande Jean Valnet, «la cura delle malattie con le essenze delle piante». L’ansia si avvale di alcuni rimedi la cui fragranza è rinomata: ❉ Lavanda (Lavandula officinalis): la si può impiegare per uso interno, magari alcune gocce di essenza (o, per meglio dire, di «olio essenziale») su uno zuccherino (o in poca acqua per chi ha il diabete o non vuole ingrassare) una volta o due al giorno, il che placa gradualmente l’irritabilità, il senso di angoscia, l’insonnia; o per uso esterno, con alcune gocce di OE versate ogni giorno nella vasca da bagno, in cui ci si immergerà (in acqua tiepida, per favore) per almeno una ventina di minuti e provando a rilassarsi mentalmente pensando a cose piacevoli. ❉ Cipresso (Cupressus sempervirens): anche se qualcuno può teoricamente non apprezzare che funzioni da ansiolitico, un estratto della pianta dei cimiteri (ma quanti bei viali per niente funebri sono disegnati da questi alberi forti e snelli!), sotto forma di OE serva a combattere irritabilità e spasmi intestinali. L’effetto migliore sul sistema nervoso lo si ottiene per uso interno: 2-4 gocce di OE nelle condizioni descritte per la lavanda. Utile una buona miscela tonica e sedativa per l’acqua della vasca: ❉ Achillea millefolium fiori g 100 ❉ Hypericum perforatum fiori g 100 ❉ Hypericum perforatum foglie g 100 Versare il tutto in due litri di acqua bollente, infondere per 20 minuti circa, filtrare e aggiungere all’acqua del bagno. Metalli diluiti Anche l’oligoterapia si rivela utile per l’ansia. Quando l’ansia è importante, ma non è seguita da depressione: Manganese-Cobalto: una fiala sotto la lingua, al mattino a digiuno per almeno due mesi consecutivi (poi è necessario un mese di sosta). Litio: una fiala nelle stesse condizioni, a giorni alterni rispetto a Manganese-Cobalto. (Attenzione: il litio-oligoelemento con le sue dosi infinitesimali, non è il carbonato di litio che si usa in dosi massicce nelle sindromi maniaco-depressive! Dunque, tranquilli!). Quando all’ansia si associa stanchezza reattiva Rame-Oro-Argento: una fiala tutte le sere prima di coricarsi, almeno un’ora e mezzo dopo cena e assunzione di altri farmaci. * Medico fitoterapeuta & ● *Presidente Wacat (Associazione mondiale Club alcolisti in trattamento) Gennaio 2010 Vita&Salute 17 l’erbario A pieni polmoni PULMONARIA OFFICINALIS Ottima nei disturbi respiratori di Enza Laterza CURIOSITÀ Secondo la teoria della Signatura la forma delle foglie, con la caratteristica maculatura biancastra, raffigurava il polmone, dal latino pulmo: tale indicazione giustificava l’utilizzo terapeutico della polmonaria nelle affezioni a carico dell’apparato respiratorio. Nel XIX e nella prima metà del XX secolo, con questa pianta si curava, infatti, la tubercolosi, e in alcuni casi con buoni esiti. Oggi, grazie ai risultati della ricerca scientifica, la pianta continua a essere impiegata nella cura delle affezioni respiratorie. SCHEDA BOTANICA La polmonaria, o Erba della Madonna, della famiglia delle Borraginaceae, è una pianta perenne, alta fino a 30 cm, facilmente riconoscibile per le lunghe foglie ovali, inconfondibilmente macchiate di bianco. Sia le foglie sia il fusto sono pelosi. I fiori, che sbocciano da aprile fino in piena estate, sono raccolti in ciuffi all’apice degli steli e sono di un bel colore rosso che con il tempo diventa azzurro-violetto. I frutti sono formati da quattro capsule ovali detti acheni. Si tratta di una specie particolarmente diffusa nel nord Italia, ma presente anche più a sud, in particolare nei posti umidi, collinari e montani e nei boschi ombreggiati. Della polmonaria si utilizza la pianta aerea, effettuando la raccolta dal periodo precedente la fioritura fino a tutta la primavera inoltrata. Solo le foglie si raccolgono in autunno. PROPRIETÀ Tutta la pianta è ricchissima di mucillagine e di allantoina, sostanze che sono alla base della sua azione emolliente; tannini, che la rendono astringente; una certa quantità di saponine, che le danno una proprietà espettorante; acido salicilico, sali di potassio e di calcio, a cui si deve l’effetto antinfiammatorio, diuretico e sudorifero. Inoltre, è indicata per la cura di varie affezioni respiratorie: catarro bronchiale, irritazione della gola, tosse secca o causata da irritazione, raucedine e afonia; la presenza di sostanze minerali, carotenoidi e acido ascorbico, che determina da parte della pianta proprietà corroboranti e ricostituenti, la rende ottima nella convalescenza e nelle forme di bronchite cronica degli anziani. Utile anche per combattere gli effetti nocivi del tabacco sulle vie respiratorie e integrare il trattamento specifico nella cura della tubercolosi polmonare, sempre sotto controllo medico. Le foglie tenere sono impiegate nelle minestre; il succo fresco ha proprietà dietetiche per il suo contenuto di vitamina A e C. Per uso esterno, la polmonaria si utilizza per curare ferite, contusioni, screpolature della pelle e geloni. COME FARE Un serbatorio di C ❉ PER USO INTERNO. Decotto: 1,5 g per tazza d’acqua fredda, lasciare bollire brevemente; 3-4 tazze al giorno. Infuso: 1,5 g per tazza d’acqua calda, filtrare dopo 5-10 minuti; 3-4- tazze al giorno. Polmonaria officinalis T.M.: 30 gocce tre volte al giorno. Tisana espettorante: 3 g di sommità fiorite sminuzzate in 100 g di acqua bollente. Filtrare dopo 10 minuti. Espettorante per il catarro: macerare a freddo 50 g di pianta fresca in 1 litro d’acqua per 12 ore; 2-3 bicchierini al giorno. Se si ha a disposizione una certa 18 Vita&Salute Gennaio 2010 quantità di pianta fresca, si può fare una cura vitaminica raccogliendo ogni giorno 200 g ed estraendone il succo con una centrifuga o pestandola in un mortaio. 3-4 cucchiaini al giorno per due settimane. ❉ PER USO ESTERNO. Gargarismi: con lo stesso decotto preparato per uso interno. Lavaggi e impacchi: con il medesimo decotto, da applicare direttamente sulla zona colpita. Nota: indicazioni e dosaggi sono da considerarsi puramente indicativi. È consigliabile rivolgersi a un medico esperto.